Un grosso sperone corazzato era parte integrante della prua della bireme romana Esso costituiva una terribile arma offensiva e quasi sempre provocava l’affondamento della nave nemica.Spesso sopra tale sperone vi era una scultura o sperone ausiliario (“proembolion”) che aveva lo scopo di ridurre i danni al proprio scafo durante lo speronamento. Nel corso delle prime due guerre puniche (264-242 a.C. e 218-202 a.C.),i Cartaginesi si erano affidati molto allo speronamento come tattica offensiva. Per opporsi validamente i Romani adottarono dei sistemi onde garantire che la nave speronatrice non potesse piu’ disimpegnarsi dopo l’attacco e che la loro fanteria avesse la possibilita’ di abbordare il nemico e combattere corpo a corpo come sulla terraferma.Cio’ fu possibile grazie alla invenzione del “corvo”: una passerella che montava all’estremita’ un pesante arpione di ferro (corvo) che poteva penetrare nel ponte della nave nemica,quando la passerella vi veniva fatta cadere,bloccandola saldamente in modo che consentisse alla fanteria romana di abbordarla. La Bireme Romana portava due ordini di remi per lato ,forse 18 remi per ciascun ordine . Avendo i remi delle file superiori due uomini per remo il totale dei rematori era 108 ai quali si aggiungevano circa 20 marinai ed 80 soldati per un totale di piu’ di 200 uomini per nave. Il modello raffigurato,anche se presenta il “corvo” che sarebbe stato poi non piu’ utilizzato ed uno sperone alquanto eccessivo, e’ databile all’epoca della Battaglia di Azio (31 a.C.) che vide contrapporsi la flotta di Marco Antonio a quella di Agrippa che comandava la flotta vincitrice di OTTAVIANO. Modello di Luigi Tufolo Modello di Domenico Serpe