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Mito degli Cherokee

Mito degli Cherokee
In principio, c'era solo l'acqua. Tutti gli animali vivevano sopra di essa ed
il cielo era sommerso. Erano tutti curiosi di sapere cosa ci fosse sotto
l'acqua ed un giorno Dayuni'si, lo scarabeo acquatico, si offrì volontario
per esplorare questo immenso mare. Esplorò la superficie, ma non riuscì a
trovare nessun terreno solido. Esplorò sotto la superficie fino al fondo e
tutto quello che trovò fu del fango che portò in superficie. Dopo averlo
preso il fango cominciò a crescere e a spargersi tutto intorno, fino a che
non divenne la Terra così come la conosciamo. Poi uno degli animali
attaccò questa nuova terra al cielo con quattro stringhe. La terra era ancora
troppo umida, così mandarono il grande falco nel Galun'lati per preparala.
Il falco volò giù e quando raggiunse la terra dei Cherokee era così stanco
che le sue ali cominciarono a colpire la terra. Ogni volta che colpivano la
terra si formava una valle od una montagna. Gli animali poi decisero che
era troppo buio, così crearono il sole e lo misero lì dove è oggi.
Mito degli Indiani d’America sull’origine degli animali e dell’uomo5 Tanto tempo fa il Sole era un
grande capo tribù e aveva la sua tenda in cielo. Il Sole brillava tutto il giorno e riscaldava il mondo.
Gli altri lavori erano fatti da Napi, l’aiutante del Sole. Napi un giorno finisce presto il suo lavoro e
si sdraia vicino a una fontana. Napi non sa cosa fare, allora prende l’argilla e comincia a impastarla.
Impasta una bestiolina, poi un’altra, poi ancora un’altra e fa tante bestioline quante sono le specie
animali che oggi vivono sulla Terra. Poi Napi prende in mano la prima bestiolina, soffia addosso e
dice: - Figlio mio, tu sei il bisonte. - Poi Napi prende una forma dopo l’altra, soffia addosso a tutte
le forme e così nascono tutti gli animali della Terra e agli animali Napi mostra il posto dove devono
vivere. Alla fine a Napi rimane solo un pezzo di argilla. Napi guarda l’argilla e pensa. Poi prende in
mano il pezzo, ci soffia sopra e dice: - Ecco figlio mio, tu sei l’uomo.- Così gli animali compaiono
sulla Terra e insieme agli animali anche l’uomo.
LA LUNA
IL vecchio pellerossa non era più in grado di andare a caccia. Da
giovane aveva trovato sempre di che cibarsi, cervi o renne.
Ora era inverno e la selvaggina se n'era andata, e accanto alla
porta e attorno alla sua casa c'era ormai molta neve. "Che faremo
ora?", diceva il vecchio. Chiese allora alla sua vecchia di guardare
se c'era Luna fuori.
"Sì", disse la donna, "Luna è là".
Il vecchio uscì e, volgendosi a Luna, parlò: "Amica, come stai
questa sera? Noi qui non stiamo molto bene. Siamo a corto di
cibo. Vuoi aiutarmi? Da giovane ero cacciatore; potevo colpire
cervi e renne e anche inseguirli. Vuoi aiutarmi? Fammi trovare un
cervo accanto alla porta".
La vecchia di dentro gridò: "Che stai dicendo là fuori?". "Sto
parlando al mio amico Luna", rispose il vecchio.
All'alba la vecchia si alzò e aprì la porta: un grande cervo era
disteso presso un banco di neve. Il vecchio dormiva e la donna lo
svegliò. Egli prese l'arco e con una freccia colpì il cervo
all'orecchio, mentre con l'altra gli trafisse il cuore. Così Luna gli
fece questa grazia.
Tutti dicono che, se si chiede qualcosa a Luna nel giusto modo, si
ottiene.
Nel domandare uno non deve pensare "Voglio provare ad ottenere
la tal cosa"; non deve "provare"; deve sentire che dovrà ottenerla.
La leggenda dell’aurora
Molto tempo fa c’era un paese sempre al buio. Gli abitanti decisero di affidare ad una persona veloce nella corsa il compito di rubare l’aurora ad un altro paese.
Fu inviato Ghiandaia Azzurra.
Egli si mise a correre verso est e finalmente giunse in una capanna.
Qui c’era un bambino, il quale gli disse che tutti gli abitanti erano fuggiti via.
C’erano tre ceste a terra. Chiese al bambino cosa ci fosse. Egli rispose: Nella prima cesta c’è “Prima sera”; nella seconda c’è “Appena buio” e nell’ultima c’è
“Aurora”.
Ghiandaia Azzurra lesto lesto afferrò l’ultima cesta e se ne scappò di corsa.
Il bambino cominciò a gridare: “Ci hanno rubato l’Aurora!”.
Tutti accorsero e si misero ad inseguire Ghiandaia Azzurra, che correva verso ponente.
Lo raggiunsero presso la Grande Valle, ma prima che lo afferrassero egli aprì la cesta e la luce volò fuori. E da allora ogni mattina spunta l’aurora su tutti i paesi
del mondo.
La leggenda dei corvi
Un tempo tutti i corvi erano bianchi come la neve. In quei tempi antichi la
gente si procurava cibo cacciando il bufalo usando solo pietre e archi e non
avevano altre armi. Inoltre i corvi erano amici dei bufali e li proteggevano
contro i cacciatori. Uno dei corvi era molto grande ed era la guida di tutti
gli altri. Dall’alto puntavano i cacciatori e davano l’allarme, così i loro
amici bufali scappavano via. La gente, che soffriva la fame, tenne un
consiglio per decidere il da farsi.
Un vecchio e saggio capo propose di catturare il grosso corvo bianco con
l’astuzia. Travestì un giovane mettendogli una grande pelle di bufalo sul
corpo e gli disse di insinuarsi tra i bufali. Il giovane, camuffato da bufalo,
strisciò tra la mandria e nessun animale gli prestò attenzione. Quando i
suoi compagni cacciatori si avvicinarono, i corvi in volo diedero l’allarme
e tutti i bufali fuggirono, tranne il giovane, che fece finta di pascolare.
Allora il grosso corvo bianco si avvicinò per spingerlo alla fuga, ma il
giovane lestamente lo afferrò e gli legò le zampe. La tribù decise di
bruciare il corvo come punizione. Il corvo, benché fosse legato, riuscì a
liberarsi e, bruciacchiato, spelacchiato e completamente annerito, fuggì
via e decise di non occuparsi mai più dei bufali.
1) Un tempo i corvi di che colore erano?
2) I corvi di chi erano amici?
3) I corvi da chi proteggevano i bufali?
4) Il grande corvo cosa faceva dall’alto?
5) Un vecchio saggio cosa propose?
6) Il giovane, camuffato da bufalo, cosa fece?
7) Il giovane lestamente cosa afferrò?
8) La tribù cosa decise di fare?
9) Il corvo riuscì a liberarsi?