N° 4 - APRILE 2016 • NISSAN 5776 • ANNO XLIX - CONTIENE I.P. E I.R. - Una copia € 6,00 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 Roma USA ELEZIONI E VOTO EBRAICO בס’’ד ISRAELE ITALIA INTIFADA E COLTELLI IL FALLIMENTO DEI BOICOTTATORI SHALOMשלום EBRAISMO INFORMAZIONE CULTURA Tradizione e tecnologia: il Talmud tradotto in italiano Un grandioso progetto realizzato grazie alla collaborazione tra studiosi ed esperti informatici Pesach, le regole e i significati FOCUS www.positivoagency.com LASCIA UN BUON SEGNO TESTAMENTI I progetti di Lasciti e Donazioni danno pieno valore alle storie personali e collettive degli amici del popolo ebraico. Un testamento è una concreta possibilità per aiutare oggi e domani l’azione del Keren Hayesod. FONDI Il nostro buon nome dipende dalle nostre buone azioni. Un fondo a te dedicato o alla persona da te designata, è la migliore maniera di lasciare una traccia duratura associandola ad un ambito di azione da te prescelto. I temi ed i progetti non mancano. Una vita ricca di valori lascia il segno anche nelle vite degli altri. Nel presente e nel futuro. PROGETTI Il KH ha tanti progetti in corso, tra gli altri; progetti per Anziani e sopravvissuti alla Shoah - Sostegno negli ospedali - Bambini disabili - Sviluppo di energie alternative - Futuro dei giovani - Sicurezza e soccorso - Restauro del patrimonio nazionale. Progetti delicati, dedicati, duraturi nel tempo. Di cui sei l’artefice. Giliana Ruth Malki - Cell. 335 59 00891 Responsabile della Divisione Testamenti Lasciti e Fondi del Keren Hayesod Italia vi potrà dare maggiori informazioni in assoluta riservatezza Enrica Moscati - Responsabile Roma Tu con il Keren Hayesod protagonisti di una storia millenaria KEREN HAYESOD Milano, Corso Vercelli, 9 - Tel. 02.4802 1691/1027 Roma, C.so Vittorio Emanuele 173, - Tel. 06.6868564 Napoli, Via Cappella Vecchia 31, tel. 081.7643480 [email protected] EDITORIALE Un’opera che è l’anima stessa di un popolo N ei giorni nei quali il giornale Shalom inizierà ad essere distribuito, sarà stato presentato ufficialmente – davanti alle più alte cariche dello Stato – il primo volume della traduzione in italiano del Talmud. Si tratta di un progetto editoriale (non solo quindi la semplice traduzione, ma anche la produzione di nuovi testi e note) enorme ed impegnativo che ha preso avvio circa cinque anni fa. È una novità culturale di assoluta portata storica, che Shalom ha il privilegio di presentare in anteprima agli ebrei italiani, attraverso un’approfondita serie di articoli. In primo luogo perché nel Paese degli annunci, dove troppo spesso le cose si dicono ma non si fanno, questa opera è stata fatta in silenzio, annunciandola solo quando è stata completata. nei giorni del dolore… ed allegri incontro alla morte, da porgere il collo al coltello affilato ed alla mannaia tesa; da salire il patibolo o gettarsi sul rogo e morire da Santi, spirando nel nome dell’Unico… récati presso l’antico luogo dove si studia la Legge… e là vedrai ebrei curvi, dai volti solcati dalle rughe, invecchiati anzi tempo, ebrei, figli dell’esilio, di cui portano il pesante giogo e che cercano di dimenticare tutti i loro affanni nelle pagine logore di un Talmud e obliare la loro miseria….. Così scriveva il poeta Haim Nachman Bialik (nel poema Ha-matmid, che potrebbe tradursi “Il dedito allo studio”) per raccontare un modo di studiare che non ha mai fine, ma anzi che si auto alimenta, e che fa comprendere SHALOMשלום COPERTINA IL TALMUD IN ITALIANO: UN SUCCESSO DI TECNOLOGIA E SAPERE 4 PIERO DI NEPI 6 8 10 11 CHE COSA È IL TALMUD RICCARDO SHEMUEL DI SEGNI TRADIZIONE E INNOVAZIONE SI INCONTRANO CLELIA PIPERNO L’IMPORTANZA DELLO STUDIO: PER SE STESSI E LA COMUNITÀ SARAH TAGLIACOZZO IL TALMUD E IL WEB JONATAN DELLA ROCCA STATI UNITI CLINTON E TRUMP, PIÙ DIVERSI NON SI PUÒ. MA CON UNA COSA IN COMUNE 13 ALESSANDRA FARKAS perché il Talmud, per la sua vastità ed ampiezza di argomenti, venga anche soprannominato ‘Il mare’. Così come il mare non è chiuso, non ha limiti, anche il Talmud è un’opera non ‘chiusa’, ma aperta, addirittura incompiuta: “... Chiunque studi il Talmud – scrive rav Adin Even Israel Steinsaltz, la massima autorità vivente in materia - è invitato in qualche modo ad ampliarlo; ognuno deve costruire la propria parte all’interno di questa opera. In senso più ampio, il Talmud, nella lunga storia del suo studio, richiama in continuazione a completarlo, pur sapendo in partenza che non potrà mai essere terminato, finito, reso immune da possibili aggiunte”. È con questo spirito, partecipando alla catena delle generazioni che ci hanno preceduto, per ricollegarsi fino al momento della consegna della Torà sul Sinai, che oggi anche nelle case degli ebrei italiani si potrà proseguire in quello studio che è l’anima stessa dell’ebreo. 14 PRESIDENZIALI: TRA I TEMI ANCHE CHE VUOL DIRE ESSERE EBREI? UGO VOLLI ISRAELE 16 L’INTIFADA DEI COLTELLI VORREBBE DISTRUGGERE LE CERTEZZE DI ISRAELE MARIO DEL MONTE 17 L'UNITÀ DEL POPOLO È LA MIGLIORE DELLE NOSTRE ARMI MICHAEL LAITMAN ITALIA 19 27 27 BDS: PER FORTUNA IN ITALIA FINORA È UN FALLIMENTO ANGELO PEZZANA SOLIDARIETÀ AL PROFESSORE ANGELO PANEBIANCO DAVID MEGHNAGI IRAN: UN ACCORDO TRA SPERANZE E PREOCCUPAZIONI DANIELE TOSCANO APRILE 2016 • NISSAN 5776 L’opera è poi la dimostrazione – tutt’altro che scontata - del successo della collaborazione tra studiosi di diversi settori, tra enti privati e con il fondamentale sostegno finanziario di organismi pubblici. Vi è poi, fondamentale, l’aspetto educativo che il Talmud in italiano offre al pubblico ebraico e non ebraico: far conoscere in maniera approfondita, il modo erudito, fantasioso, non convenzionale con il quale i grandi Maestri dell’ebraismo costruirono un sistema di studio, di pensiero, di ragionamento, volto ad interpretare le regole e le norme di comportamento derivanti dalle parole della Torah. Conoscere e studiare il Talmud è il modo diretto, non mediato, per accedere ad un sistema di pensiero, dove il pilpul (“acuto e pungente come il pepe”) – la discussione dettagliata, oggi si direbbe la dialettica – nasce attraverso discussioni creative, svisceramenti senza fine dei molteplici argomenti che i Maestri incontrano nel loro studio e sul quale si arrovellano, giorno e notte, senza sosta, ieri come oggi. Se tu vuoi conoscere la fonte, alla quale hanno attinto i tuoi fratelli, che andavano sereni incontro alla morte, 3 COPERTINA Il Talmud in italiano: un successo di tecnologia e sapere Un ambizioso obiettivo raggiunto con la traduzione del trattato di Rosh haShanà e che proseguirà nei prossimi anni. Lo spiega ai lettori di Shalom il rabbino capo rav Riccardo Di Segni N el 2012 il Cnr ha avviato il progetto di traduzione in italiano del Talmud che ha raggiunto un primo, importante traguardo. Di che si tratta? E’ il primo volume a stampa della traduzione italiana del Talmud Babilonese, il trattato di Rosh haShanà. Come si articola il progetto? L’obiettivo ambizioso è la traduzione in lingua italiana del Talmud Babilonese. Esistono traduzioni in altre lingue, ma in italiano c’era finora solo il trattato di Berakhot, parziale e con molti aspetti discutibili e “datati”. Le dimensioni e la difficoltà di questo progetto in ambito italiano richiedevano investimenti e collaborazioni ad ampio livello. Le novità della formue lle Fest dine de la italiana consistono o‘èd - Or Sèder M nel finanziamento da parte dello Stato (Ministero dell’Istruzione) e nell’affidamento del pronno) getto a un consorzio con (Capoda due soci, il CNR e l’UCEI, entrambi con funzioni di controllo e operative. Il CNR predispone la piattaforma tecnologica digitale sulla quale lavorano tutti i traduttori e revisori, l’UCEI attraverso il Collegio Rabbinico lavora alla traduzione. Il progetto è stato recentemente presentato all’Accademia dei Lincei. Dopo anni di studi, di preparazione ed impostazione, abbiamo voluto parlare pubblicamente del progetto solo con un primo risultato concreto e tangibile davanti, un volume stampato e rilegato. Per mostrare come sono stati impiegati i fondi, e questo è l’inizio. Non ci piaceva l’idea di presentare fumo. Ora anche i più critici potranno avere qualcosa di concreto da discutere. La sede prescelta e le presenze più autorevoli dello Stato hanno sottolineato l’importanza dell’investimento e della sua realizzazione. Partito nel 2013, il progetto si concluderà nel 2017. Questi limiti temporali si riferiscono alla fase di start-up e produzione in tempi medi; il progetto necessariamente dovrà estendersi nel tempo. Cosa è esattamente l’istituto di linguistica computazionale? E’ un istituto del CNR con sede a Pisa. Si occupa di analisi delle lingue con mezzi digitali, con ricerche all’avanguardia. Nel nostro caso ha preparato la piattaforma digitale alla quale tutti i collaboratori si devono collegare per lavorare, e per farlo ha interagito sistematicamente con i nostri esperti. Quali sono le competenze ebraiche coinvolte? Le competenze necessarie per questo progetto sono di diversa natura, da quelle digitali a quelle amministrative e giuridiche e soprattutto di comprensione del testo talmudico. Per la stessa natura del progetto, di quest’ultima parte si occupano studiosi ebrei di Talmud a vari livelli di competenza, organizzati in una gerarchia che va dalla formazione al controllo della qualità dei risultati. הoשנshהhaשShאanרà R APRILE 2016 • NISSAN 5776 re Curato i l Di Segn Shemue Riccardo 4 Qual è il livello di competenza dei linguisti non ebrei? Per quanto riguarda la lingua ebraica ed aramaica, la parte digitale del progetto consente elaborazioni ed analisi delle lingue e del testo che sono un prodotto collaterale della traduzione e che richiedono a loro volta specifiche competenze non necessariamente talmudiche o religiose. Forse gli ebrei italiani non sono particolarmente preparati sulla materia… Ed è questo il motivo principale per cui si lavora alla traduzione. Eppure nei secoli scorsi gli ebrei italiani hanno avuto un ruolo importante, in alcuni casi fondamentale, nella trasmissione e nello studio del Talmud; si pensi solo alle prime edizioni a stampa (finite nei roghi di Campo de’ Fiori). Stiamo cercando di recuperare un’enorme ricchezza che qui sembrava persa. Il Talmud è il testo principale della cultura rabbinica e nessuno ne dovrebbe fare a meno, tanto più le numerose schiere che parlano di ebraismo, cultura ebraica e valori ebraici e non ne hanno mai studiato una pagina. Qual è stato il ruolo del collegio rabbinico ? Il Collegio Rabbinico ha stabilito i criteri fondamentali di traduzione, ha seguito l’evoluzione del progetto in ogni dettaglio, ha fornito un nucleo di traduttori che poi si è allargato in tutto il mondo. Stiamo dimostrando che malgrado la discesa quantitativa e qualitativa dell’ebraismo italiano è stato possibile formare negli ultimi decenni una classe di studiosi. Che tipo di traduzione, quale tipo di impostazione grafica? Il Talmud non si presta a una traduzione letterale, deve essere ben reso in italiano comprensibile e corredato di continue spiegazioni. Per questo nella nostra edizione la traduzione dell’originale è in neretto affiancata dalla spiegazione in caratteri normali. Per ogni facciata di Talmud abbiamo proposto la pagina classica in testo originale con l’aggiunta di vocalizzazione e nella pagina accanto la traduzione, con richiami numerici per scorrere dall’originale alla traduzione. Il progetto prevede anche formati digitali? Il progetto comprende una parte digitale nella quale lavorano i traduttori e un risultato finale sia in formato cartaceo che elettronico. Per ora al pubblico sarà disponibile, per motivi essenzialmente commerciali, la parte stampata. Dopo la prima diffusione si aprirà l’accesso elettronico, che comunque dovrà comportare un pagamento. Un sito internet verrà attivato a breve ma solo per conoscere i termini del progetto. Quali le principali difficoltà incontrate nella traduzione? La resa in italiano del ragionamento, le forme differenti di espressione, l’antichità del contesto e di una lingua, l’uso di termini tecnici difficilmente traducibili (ad esempio tutti conoscono l’espressione ma nishtanà, in aramaico mai shenà, che significa “che differenza c’è” ma non è la traduzione letterale, che dovrebbe essere “cosa è variata”, ovviamente improponibile); la necessità di intervenire con note, schemi, tabelle; la necessità di uniformare i criteri, perché bisogna decidere una volta per tutte se scrivere “Rabbi” maiuscolo o minuscolo, con o senza accento o con la sola sigla “r.”, o il nome ‘Akiva con o senza il segno iniziale “ ‘ ”, con la q o con la k, con o senza accento finale (e sono già otto varianti possibili). Abbiamo dovuto ragionare e mettere in discussione abitudini consolidate; per fare un esempio, noi nelle nostre scuole traduciamo letteralmente yatzà yedè chovatò “è uscito d’obbligo”, ma questa espressione in italiano non c’è (forse entrerà per nostra mediazione): si dice “adempiere un obbligo”. Ci si è ispirati alle edizioni già esistenti in inglese, francese, spagnolo? Le varie edizioni, anche quelle ebraiche, hanno fornito delle proposte, che però abbiamo rielaborato con le nostre scelte autonome dopo appassionate discussioni. Perché soltanto il Talmud Bavli’? Ogni studioso di Talmud sa che il testo base e di preferenza è il Talmud babilonese; quando avremo finito questo passeremo ad altri…. Intervista a cura di PIERO DI NEPI Un’opera viva e non solo enciclopedica L Il Talmud in italiano verrà offerto ad un prezzo molto contenuto. Lo spiega il curatore della casa editrice Giuntina a pubblicazione del Talmud in italiano è un momento di grande emozione e orgoglio per la Giuntina. Da sempre pubblichiamo testi di argomento ebraico che possano contribuire all’identità di ogni ebreo e al tempo stesso arricchire qualsiasi lettore. Pubblicare il Talmud significa dare a tutti gli ebrei italiani la possibilità di accedere allo studio di questo testo imprescindibile e donare agli italiani di altre fedi la possibilità di conoscere il cuore della tradizione e del pensiero ebraico. In altre parole, siamo onorati di dare il nostro contributo a un’operazione culturale straordinaria che cambierà gli orizzonti culturali del nostro paese. Un processo culturale che non può essere breve né si esaurirà con la pubblicazione dei singoli volumi, ma un processo che per realizzarsi avrà bisogno della partecipazione di molti, della nascita di una letteratura, del moltiplicarsi di lezioni ed eventi, di un costante lavoro di spiegazione e diffusione. A questo processo, oltre che alla pubblicazione e alla distribuzione dei volumi, speriamo di dare il nostro apporto con impegno e idee. Per affermare questa visione di un’opera viva e non solo enciclopedica, d’accordo con il Progetto Traduzione Talmud Babilonese, abbiamo fin dall’inizio scelto di proporre il Talmud a un prezzo molto contenuto, nell’intento di agevolarne l’acquisto affinché l’Opera diventi parte integrante delle case e delle vite di tutti gli ebrei italiani, oltre a essere letta e studiata anche dai numerosi appassionati e studiosi di ebraismo che vivono nel nostro paese. I volumi saranno disponibili in tutte le librerie, fisiche e online, oltreché acquistabili direttamente dalla Giuntina. Per la Giuntina, piccola casa editrice indipendente, portare avanti un progetto di tale portata è un grande impegno da tutti i punti di vista, ma al tempo stesso si tratta di un’Opera eccezionale frutto del lavoro appassionato di tante persone, un’Opera che rappresenta una grande possibilità di crescita per l’ebraismo italiano; per questi motivi non potevamo esimerci dal dare il nostro contributo diventando gli editori del Talmud e di farlo con profonda kavanà. SHULIM VOGELMANN Talmud Babilonese Tiro Mediterraneo Akko Shefaràm Lago di Tiberiade Tiberiade Ushà Tzipporì Cesarea Fiume Giordano Yafo Benè Beràq Lod Yavnè Gerico Ashdòd XVIII Ashqelòn Gaza Gerusalemme Hebròn Mar Morto La Terra d’Israele all’epoca della Mishnà e del Talmud Fiume Tigri Papunya Shilchè Pumbedìta Mechòza Nehardèa Sikrà Matà Machasyà Sura Shekantzìv Kàfri Nerèsh Fiume Eufrate Golfo Persico Babilonia all’epoca della Mishnà e del Talmud per spiegare il testo agli studenti. Dall’inizio del secondo millennio la tradizione interpretativa cominciò a consolidarsi. È della fine dell’XI secolo il lavoro fondamentale di spiegazione compiuto da rabbì Shelomò Yitzchaqì (Rashì di Troyes), che sistematicamente illustra il testo pagina per pagina. Solo poche parti non furono commentate da Rashì e il lavoro mancante fu completato dal nipote rabbì Shemuèl ben Meìr (Rashbàm). Da allora nessuna edizione del Talmud vede la luce senza il commento di Rashì. Subito dopo Rashì, le Scuole, in cui insegnavano suoi discendenti, parenti e allievi (dalla Renania ad altri centri tedeschi e francesi), si dedicarono a compilare “aggiunte” (Tosafòt) di approfondimento in cui molte sue interpretazioni vennero messe in discussione. Una parte considerevole di questa produzione è stata scelta per accompagnare il testo talmudico nelle edizioni comuni. Meno successo, ma non minore importanza, hanno avuto altre opere che hanno fornito interpretazioni e approfondimenti al testo. Alcune compaiono in appendice nelle edizioni classiche, altre sono pubblicate a parte, altre sono rimaste ignorate per secoli e hanno visto la luce solo dopo la scoperta dei manoscritti. Scheda dell’opera Presidente del Consiglio di Amministrazione del Progetto Traduzione Talmud Babilonese: Riccardo Shemuel Di Segni Direttore: Clelia Piperno Coordinatore della traduzione: David Gianfranco Di Segni Redattore capo: Sandro Servi Art director: David Piazza Coordinamento tecnico: David Dattilo Coordinamento amministrativo: Paolo Scarlatti Rosh haShanà (Capodanno) Curatore e revisore: Riccardo Shemuel Di Segni Coordinatore della traduzione: David Gianfranco Di Segni Traduttori: Ronnie Canarutto, Gabriele Di Segni, Riccardo Shemuel Di Segni, Joel Lattes, Marco Ottolenghi Redattore capo: Sandro Servi Redattori: Deborah Cohenca, Alisa Luzzatto Bidussa, Gaia Piperno, Michele Tercatin, Iaia Shulamit Vantaggiato Ha collaborato con la redazione: Silvia Bemporad (traduzioni dall’inglese) Art director: David Piazza APRILE 2016 • NISSAN 5776 La tradizione testuale e la stampa Per la posizione centrale che il Talmud Babilonese occupa nella tradizione ebraica, rappresentandone l’opera fondamentale di studio, il testo è stato accuratamente sottoposto a controlli. Molti autorevoli studiosi sono intervenuti a correggere le versioni disponibili e questa opera di definizione della versione corretta e delle varianti circolanti è ancora in corso. Nella storia del testo è intervenuto un fattore negativo molto rilevante: la persecuzione cristiana. Il pretesto era l’accusa rivolta al Talmud di contenere offese verso il cristianesimo. In realtà le notizie 5 COPERTINA Che cosa è il Talmud APRILE 2016 • NISSAN 5776 (Tratto dall’introduzione all’opera) […] Il Talmud è essenzialmente un commento alla Mishnà e per questo risulta formato da due parti: la Mishnà, divisa articolo per articolo, e la Ghemarà, che è il commento a ogni singolo articolo. Gli autori della Ghemarà hanno inserito e ordinato nel loro testo le tradizioni delle varie Scuole che hanno studiato e commentato la Mishnà, cercando di spiegarne le regole: fonti, motivi, significato delle parole, ordine di discussione, versione corretta, regole generali deducibili dai singoli casi; hanno confrontato la Mishnà con le tradizioni tannaitiche rimaste fuori della redazione della Mishnà cercando di risolvere le contraddizioni tra le fonti e le varie interpretazioni successive; hanno discusso nuovi casi per definire la regola. I procedimenti di spiegazione dei testi e di confronto tra le fonti impiegano una struttura caratteristica (con uno specifico dizionario di espressioni) di domande e risposte, obiezioni e confutazioni spesso concatenate e articolate, in modo da rendere lo studio del testo stimolante e complesso. Con diversi meccanismi di associazione di idee e di analogia la discussione si allarga ad argomenti anche molto diversi da quello iniziale. Una parte considerevole di queste “estensioni” non ha implicazioni strettamente giuridiche, e viene definita Aggadà, un campo che riguarda l’esegesi biblica, le narrazioni, gli insegnamenti morali e di buon comportamento. In tal modo, seppure con una sua peculiare struttura logica e organizzativa, il Talmud viene a comprendere una parte considerevole del patrimonio culturale dell’ebraismo antico. Alla redazione del Talmud lavorarono sia i centri di studio in Terra d’Israele che quelli della Babilonia. Da questo sono nate due 6 redazioni distinte, il Talmud “Yerushalmì” (lett. di Gerusalemme, anche se per molto tempo la presenza ebraica in quella città fu interdetta) che è il risultato del lavoro delle Scuole in Terra d’Israele, specialmente a Tiberiade e quello “Bavlì”, Babilonese. Il destino delle due opere, Talmud Yerushalmì e Talmud Bavlì, è stato molto differente. L’impero bizantino rese l’insediamento ebraico in terra d’Israele insostenibile e questo comportò all’inizio del V secolo la sospensione dell’attività delle Scuole e la fine precoce della redazione del Talmud. In Babilonia la relativa stabilità politica e il fiorire delle Scuole consentirono un ulteriore secolo di elaborazione. La prosecuzione dell’attività delle Scuole nella regione consentì l’ulteriore sistemazione del Talmud Babilonese che divenne l’autorità di riferimento per tutta la storia successiva [….] I commenti al Talmud La complessità del testo talmudico ne rende praticamente impossibile lo studio senza l’aiuto di guide e di opere di commento. Nei primi secoli successivi alla sua redazione era indispensabile un Maestro per spiegare il testo agli studenti. Dall’inizio del secondo millennio la tradizione interpretativa cominciò a consolidarsi. È della fine dell’XI secolo il lavoro fondamentale di spiegazione compiuto da rabbì Shelomò Yitzchaqì (Rashì di Troyes), che sistematicamente illustra il testo pagina per pagina. Solo poche parti non furono commentate da Rashì e il lavoro mancante fu completato dal nipote rabbì Shemuèl ben Meìr (Rashbàm). Da allora nessuna edizione del Talmud vede la luce senza il commento di Rashì. Subito dopo Rashì, le Scuole, in cui insegnavano suoi discendenti, parenti e allievi (dalla Renania ad altri centri tedeschi e francesi), si dedicarono a compilare “aggiunte” (Tosafòt) di approfondimento in cui molte sue interpretazioni vennero messe in discussione. Una parte considerevole di questa produzione è stata scelta per accompagnare il testo talmudico nelle edizioni comuni. Meno successo, ma non minore importanza, hanno avuto altre opere che hanno fornito interpretazioni e approfondimenti al testo. Alcune compaiono in appendice nelle edizioni classiche, altre sono pubblicate a parte, altre sono rimaste ignorate per secoli e hanno visto la luce solo dopo la scoperta dei manoscritti. La tradizione testuale e la stampa Per la posizione centrale che il Talmud Babilonese occupa nella tradizione ebraica, rappresentandone l’opera fondamentale di studio, il testo è stato accuratamente sottoposto a controlli. Molti autorevoli studiosi sono intervenuti a correggere le versioni disponibili e questa opera di definizione della versione corretta e delle va- rianti circolanti è ancora in corso. Nella storia del testo è intervenuto un fattore negativo molto rilevante: la persecuzione cristiana. Il pretesto era l’accusa rivolta al Talmud di contenere offese verso il cristianesimo. In realtà le notizie che si possono trovare al riguardo sono pochissime, frammentarie e molto confuse; la ragione principale della persecuzione del Talmud era la sua importanza nel sostenere la tradizione rabbinica. La persecuzione ha portato a confische, roghi (tristemente famosi quelli di Parigi del 1240 e di Roma nel 1553), proibizione dello studio, interventi di censura. In conseguenza di questa attività persecutoria sono rari i manoscritti medioevali e anche le prime edizioni a stampa, inoltre i testi risentono di pesanti interventi di censura. Nella storia del testo lo spartiacque decisivo è l’epoca delle prime edizioni a stampa. Dopo le prime prove a Guadalajara nel 1482 e poi di alcuni volumi in Italia a Soncino, la prima edizione completa veneziana di Daniel Bomberg (1519-1523) e quella del concorrente Marcantonio Giustinian divennero il riferimento per tutte le edizioni successive. Da allora le grandi pagine in folio rimangono uguali, nel senso che l’impaginazione nelle edizioni successive è rimasta la stessa [….] Il numero complessivo dei fogli è 2715. La qualità delle edizioni si è raffinata progressivamente fino a arrivare all’edizione Romm di Vilna del 1886, che, da allora, è il testo diffusamente accettato tra gli studiosi tradizionali. Negli ultimi decenni ne sono state fatte numerose edizioni puramente anastatiche o edizioni che partendo dalla struttura Romm ne hanno migliorato la leggibilità (usando caratteri diversi per il testo principale, il neretto per i capoversi dei commenti ecc.) e aggiungendo commenti di vario tipo […] Come si studia il Talmud Lo studio della Torà è per un ebreo un obbligo religioso al quale è tenuto a dedicare quotidianamente tempi fissi. Si può e si deve studiare ogni parte della Torà, con qualsiasi fonte, ma il Talmud, e in particolare quello babilonese, è prediletto negli studi per la sua caratteristica interdisciplinare e intertestuale (Bibbia, insegnamenti tannaitici, elaborazioni rabbiniche successive). La formazione rabbinica si basa sullo studio sistematico e approfondito del Talmud. Gli approcci al testo sono comunque possibili in modi molto diversi. Un primo livello è quello della comprensione essenziale, che si raggiunge leggendo il testo e integrandolo con il commento classico di Rashì. Subito dopo si studiano le Tosafòt, che allargano gli orizzonti di comprensione. Lo studio può essere esteso quantitativamente (si parla di beqiùt, esperienza) o qualitativamente (‘iyùn, riflessione), approfondendo anche singole righe con gli strumenti della ricchissima tradizione esegetica. Lo studio può fermarsi alla comprensione in varie forme e livelli del testo o avere un indirizzo pratico, alla ricerca delle regole che dal Talmud vengono dedotte; c’è quindi un percorso dalla discussione talmudica attraverso la letteratura decisoria per arrivare alla regola codificata, o un percorso inverso dalla norma codificata alle sue basi talmudiche. Nell’impegno di studio si seguono percorsi ordinati, studiando brani singoli, o più brani di argomento e struttura affine, o capitoli interi o interi trattati. Dal 1923 è stato introdotto un calendario di studio, condiviso in tutto il mondo, che si basa sullo studio quotidiano di un foglio, per cui in un ciclo di circa sette anni si completa lo studio dell’intero Talmud. Inizialmente limitato a pochi studiosi, il progetto si sta allargando anche per le possibilità offerte dalla civiltà telematica che mette a disposizione lezioni quotidiane scaricabili da Internet nelle maggiori lingue. Per il suo contenuto basilare e multidisciplinare ogni studio sull’ebraismo non può prescindere dal Talmud. L’interesse per questo testo non è limitato al mondo ebraico, ma, per il suo contenuto e la metodologia logica rappresenta sempre di più un testo attraente per tanti aspetti (giurisprudenza, storia delle religioni, esegesi biblica, filosofia, storia delle scienze). Questa traduzione, malgrado la sua apparente complessità, offre finalmente al lettore di lingua italiana il livello base, comunque imprescindibile, di comprensione. RICCARDO SHEMUEL DI SEGNI ARGENTERIA Vasto assortimento di Judaica Bomboniere con confetti casher Papa Incisioni personalizzate Oggetti da indosso Gadget aziendali Esposizione di 300 m2 Via Buonarroti, 20 Tel. 06.4873664 - 06.4870835 [email protected] APRILE 2016 • NISSAN 5776 ASTROLOGO 7 COPERTINA APRILE 2016 • NISSAN 5776 N 8 Quando tradizione e innovazione si incontrano i risultati passano alla storia el 2009 una malattia improvvisa mi ha costretto ad una lunga convalescenza, molto tempo per pensare, altrettanto per leggere ed esplorare internet. E proprio in rete ho scoperto che Rav Adin Steinsaltz stava lavorando alla traduzione del Talmud ed era possibile seguirne l’iter on line. Ne restai affascinata, mi appariva come un perfetto punto d’incontro fra tradizione e innovazione. Sette anni e svariati incontri illuminanti dopo, sono qui a raccontarvi con orgoglio come il progetto di tradurre il Talmud Babilonese in italiano sia diventato una realtà anche in Italia e come il germe di quell’idea abbia trovato il terreno fertile che lo ha aiutato a sbocciare. Talmud in ebraico significa studio, apprendimento e adempimento dello Studio della Torà. Il Talmud non è solo uno dei testi sacri della nostra cultura ma, insieme alla Bibbia, è il Testo fondamentale su cui si basa l’ebraismo. Eppure, a differenza della Bibbia che è stata tradotta in quasi tutte le lingue del mondo ed è accessibile a chiunque, il Talmud finora era stato tradotto solo in inglese ed ebraico moderno, rimanendo un testo prevalentemente legato al popolo ebraico. In tal senso il nostro Progetto di Traduzione del Talmud Babilonese mette in pratica quello che ho sempre pensato rispetto alla conoscenza e cioè che si tratti del più efficace strumento di conoscenza a disposizione dell’umanità. Anche perché la grandezza e l’universalità del Talmud vanno oltre il sacro, parliamo di un testo che riguarda tutto lo scibile umano: dalla scienza all’astronomia, dalla medicina alla zoologia, dalla botanica alla geologia, dalla matematica alla fisica. Ma immagino ci sia ancora qualcuno che potrebbe chiedersi se fosse necessaria questa traduzione, la risposta credo la possiamo cercare nella nostra storia recente. Quando nel 1938 in Italia furono varate le leggi razziali non furono solo le vite di tante donne e uomini ebrei italiani ad essere spezzate ma furono le radici stesse della cultura ebraica italiana ad essere tagliate, infatti furono espulsi dalle scuole di ogni ordine e grado. Oggi siamo qui per riprendere in mano quel filo e riannodarlo strettamente, per riunire la cultura ebraica all’Italia. Per questo è riduttivo guardare al Progetto di Traduzione del Talmud Babilonese come ad una semplice operazione di recupero della memoria o ad un progetto che riguardi esclusivamente la nostra comunità. Questo Progetto è uno straordinario lavoro di conoscenza universale che sarà messo a disposizione di tutti e che proietterà la cultura ebraica e quella italiana nel futuro. Sarà uno di quegli eventi epocali che contribuiranno ad ampliare l’identificazione culturale del popolo ebraico, troppo spesso legata solo ed esclusivamente alla tragedia della Shoà. Anche nelle nostre comunità, quanti sono oggi tra le nostre ragazze e i nostri ragazzi coloro che al di là delle letture insegnate loro per la maggiorità religiosa, sono in grado di leggere e comprendere l’ebraico? Una lettura appassionante e coinvolgente come quella del Talmud potrebbe spingere molti di loro a compiere un viaggio di ritorno verso le origini, perché il fascino del testo tradotto in italiano potrebbe far nascere in loro la voglia di approfondire lo studio della lingua dei padri. Queste sono le ragioni del cuore e dell’anima ma c’è bisogno anche della testa. Ogni progetto di ricerca che si rispetti deve essere solido, il Progetto di Traduzione del Talmud Babilonese poggia su quattro pilastri fondamentali che sono: la fatica, l’onestà, la trasparenza e la tecnologia, e su una base indispensabile che è rappresentata dalle risorse. E proprio per questo dobbiamo ringraziare lo Stato Italiano che, attraverso il MIUR, ha compreso l’universalità del Progetto finanziando la sua realizzazione. Dopo quasi tre anni e mezzo dall’inizio dei lavori del progetto si è costituito un team di 80 persone fra le quali troviamo traduttori esperti, traduttori in formazione, istruttori, revisori dei contenuti e revisori editoriali e informatici. Un team che sta lavorando contemporaneamente su migliaia di pagine, grazie all’innovativo software "Traduco" sviluppato dall’Istituto di Linguistica Computazionale del Consiglio Nazionale delle Ricerche, creato dalla collaborazione fra traduttori e informatici Il sistema include componenti per il trattamento del testo e della conoscenza, sviluppati secondo i principi della linguistica computazionale. È come se la genialità di Alan Turing avesse trovato oggi una sua nuova ed ulteriore applicazione nel mondo della linguistica e delle traduzioni. Bernard-Henri Lévy a proposito del Talmud ha scritto: “Se il Talmud è proprio quel getto di scintille che continuano a sfavillare fra coloro che hanno mantenuto il gusto di accostarsi alla parola di Mosè accantonata e riattivata a colpi di enigmi, di paradossi, di parole limpide o ingannevoli, di sensi costruiti o decostruiti, di enunciati ben articolati o bruscamente aberranti, allora tutto questo significa che gli Ebrei sono venuti al mondo meno per credere che per studiare; non per adorare, ma per comprendere; e significa che il più alto compito al quale li convocano i libri santi non è di ardere d’amore, né di estasiarsi davanti all’infinito, ma di sapere e di insegnare.” Anch’io sono dell’idea che il nostro ruolo sia quello di sapere e di insegnare, si è tentato e si tenta ancora oggi di sottrarcelo ma con la tenacia e l’orgoglio che ci appartiene, noi non lo abbiamo consentito e non lo consentiremo mai. E questo Progetto ne è la dimostrazione. Il seme è stato piantato, le prime foglie sono spuntate ma questo Progetto è una quercia che avrà bisogno di molta cura per crescere e prosperare, noi siamo qui per innaffiarla, curarla e renderla più forte. CLELIA PIPERNO Le sfide della traduzione A Un team di cinquanta tra traduttori e redattori sta lavorando al progetto. Lo spiega il coordinatore rav Gianfranco Di Segni d occuparsi del progetto sono in circa cinquanta tra traduttori, revisori e redattori, ma questo numero è una media, in quanto i partecipanti - sparsi per il mondo, residenti in Italia, America ed Israele - variano continuamente. Alcuni all’inizio coinvolti hanno lasciato dopo poco tempo, mentre nuovi se ne sono via via aggiunti. Sono ovviamente di diverso livello, alcuni, i più giovani, chiamati ‘traduttori in formazione’, lavorano con altri, esperti talmudisti, che però in compenso hanno spesso difficoltà con l’italiano, portando così avanti una collaborazione vantaggiosa per entrambi. “Per assicurare un flusso costante, invece di chiedere ad ogni traduttore di farsi carico di un intero trattato, che può essere lungo anche 100-150 dapim, si è deciso di dividere l’assegnazione in capitoli”, afferma rav Gianfranco Di Segni (responsabile del team) “cosicché, tra gli altri motivi, l’incaricato si responsabilizza sapendo che se non finisce il lavoro blocca l’intero processo, e così si velocizza considerevolmente la procedura”. “Per la traduzione si utilizza un complesso sistema informatico ideato dall’Istituto di linguistica computazionale del CNR di Pisa”, continua, “il vantaggio principale è che una volta inserita la stringa originale appare già una possibile traduzione, tramite i termini presenti già tradotti da altri in diversi trattati”. Ciò è particolarmente utile nel Talmud, in quanto ricorrenti sono i passi paralleli, le frasi idiomatiche, le strutture fisse. Stessa cosa avviene per la spiegazione di concetti fondamentali del Talmud. Quando parole tecniche, di difficile traduzione, come terumà o shofar - facilmente identificabili in corsivo, lasciate nel testo principale semplicemente traslitterate, e poi spiegate nelle note esplicative - appaiono nella stringa da tradurre, vengono mostrate al traduttore le definizioni già date, che lui potrà decidere se usare, migliorare o cambiare. “Il problema principale consiste nel rendere omogeneo il tutto”, sottolinea il Rav, ma “per ovviare a ciò un grande aiuto è dato dal sistema di traduzione, come abbiamo detto, e dal fatto che ogni trattato ha un suo curatore unico che insieme alla redazione si occupa di uniformare il tutto”. “Non è questo un progetto che poteva essere attuato da una sola persona, anche l’ArtScroll ha dovuto contare su un gran numero di collaboratori. Solo rav Steinsaltz vi è riuscito da solo, ma vi ha dedicato 40 anni e le differenze tra i diversi volumi ci sono, le note ad esempio, più rare nei primi volumi, sono diventate col tempo più frequenti”, ricorda Di Segni, che aggiunge: “Il Talmud stesso non è omogeneo, i primi capitoli di ogni trattato ad esempio sono solitamente molto più lunghi degli ultimi”. Altra particolarità è che il Talmud non è un testo che si possa tradurre letteralmente, “in quanto molto sintetico, ad ogni riga ne corrispondono solitamente 3-4” come ribadisce il rav. Per chiarezza quindi, nella pubblicazione, seguendo la formattazione delle traduzioni in altre lingue, in neretto si trova la traduzione letterale, mentre in carattere normale sono le parole aggiuntive per rendere più fluida e scorrevole la lettura. Il tutto è poi corredato da note esplicative (principalmente basate sui commenti di Rashì e Tosafot ma non solo), halakhiche, linguistiche, biografiche, scientifiche. SARA HABIB È PIÙ DI UNA COMPAGNIA AEREA, È ISRAELE È tempo di rinascita e libertà A voi e ai vostri cari, sinceri auguri da El Al. www.elal.com www.elal.com SEGUICI SU APRILE 2016 • NISSAN 5776 CHAG PE SAC H S A M E AC H 9 COPERTINA L’importanza dello studio: per se stessi ma anche per la Comunità Tradurre il Talmud in italiano sembrerebbe irrazionale, poco pratico e illogico. Ma in realtà è una sfida per la sopravvivenza. Lo spiega Thomas Nisell, collaboratore di rav Adin Steinsaltz B APRILE 2016 • NISSAN 5776 uon giorno Thomas, lei lavora con Rav Steinsaltz, uno dei più importanti Rabbini al mondo. Come ci sei riuscito e di preciso che ruolo hai? “Rav Steinsaltz è il rabbino più anticonvenzionale che conosco e la sua Torah è molto semplice forse per questo è cosi difficile”. Con queste parole Thomas Nisell, collaboratore del rav da 24 anni, inizia il nostro colloquio per spiegare ai lettori di Shalom le particolarità della traduzione in italiano del Talmud. In passato, la traduzione della Torah è stata considerata una tragedia dal popolo ebraico. Quando Rav Steinsaltz ha cominciato a tradurre e poi pubblicare in diverse lingue la traduzione del Talmud, qualcuno ha per caso pensato qualcosa di simile, che fosse una tragedia? La Torah e il Talmud non sono la stessa cosa ma senza dubbio si completano. E’ impossibile comprendere il Talmud senza la Torah. Dico sempre che tutti, ebrei o non ebrei, possono avere il Talmud a casa e questo non rappresenta un problema. Anzi, può anche essere considerato un beneficio. C’è una grande differenza fra leggere e imparare. Qualsiasi Rabbino e anche qualsiasi professore universitario può spiegare la differenza fra sentire e ascoltare. Il Talmud riguarda l’ambito dell’imparare e del porre domande. Come fai a sapere che stai imparando nel modo giusto? La risposta è che cominci con una domanda e finisci con circa cinquanta domande. L’ebraismo riguarda le domande ma devi anche avere know-how per poter porre le giuste domande. Se non hai know-how hai solo opinioni. Come nasce l’idea della traduzione in lingua italiana del Talmud? Quando mi chiesero cosa pensassi dell’idea della traduzione in italiano del Talmud, domandai quanti ebrei ci fossero in Italia. Subito dopo mi domandai quanti fra questi ultimi stessero anche studiando il Talmud, in ebraico in inglese o in altre lingue. Forse un centinaio di persone. Avrebbe avuto senso tradurre in italiano l’intero Talmud, un libro enorme e complicato che riguarda la realtà della vita, per così poche persone? Tradurre il Talmud per forse cinquanta o cento persone sembrerebbe molto irrazionale, poco pratico e illogico. Però, nell’antichità c’erano due grandissimi imperi, quello ro- 10 mano e quello greco. Erano potenze politiche, economiche, militari, culturali e cosa è rimasto di queste grandi potenze? Cosa è rimasto dell’impero romano e di quello greco? Pietre e rovine. All’interno di questi grandi imperi c’era un piccolissimo gruppo, il popolo ebraico. Gli ebrei non avevano potere militare o politico eppure si provò a sterminarli, a ucciderli. Cosa è rimasto di loro? Ebrei, persone. Le persone sono vita. Indipendentemente dal luogo dove vivano, ancora oggi continuano ad esistere gli ebrei buoni o cattivi che siano e questo è un fatto molto irrazionale. Perciò mi dissi che era giusto tradurre in italiano il Talmud, perché se fosse servito a trasformare la vita anche di una sola persona, allora sarebbe stato utile farlo. Lo so che è complicato ma tutto ciò che è semplice non è importante mentre tutto ciò che è complicato e difficile ha le potenzialità di essere importante. Quale pensi sia il modo migliore di cominciare lo studio del Talmud se non lo si è mai fatto prima? Beh, come si comincia ad imparare a nuotare? Nessun essere umano, appena nato, sa nuotare. Si ha solo bisogno dell’acqua. Non importa se cominci con Rosh haShana o berachot, puoi anche cominciare a metà e poi vai avanti. Rav Steinsaltz ha dedicato la sua vita nel tentativo di consentire a tutti, non solo ai grandi studiosi, ma ad ogni singolo ebreo di poter imparare e studiare senza scuse. La traduzione del Talmud consente a tutti di poterlo leggere, offre dunque la possibilità a tutti di avere una migliore comprensione dell’ebraismo? Non è sufficiente leggere il Talmud, è importante imparare da ciò che si legge. E’ bello che chiunque possa avere il Talmud a casa. Mi ricordo che ero a casa di Fiammetta e Maurizio Tagliacozzo c’era un gruppo di una decina di persone che erano venute per imparare ciascuno con una Ghemarà diversa ma tutti erano venuti per imparare. Le persone studiano anche se hanno altre cose da fare legate alla vita moderna eppure, nonostante la partita di calcio o il lavoro, per una o due ore a settimana in molti studiano per imparare e questo è molto importante non solo per se stessi ma anche per la comunità ebraica. A CURA DI SARAH TAGLIACOZZO Il Talmud e il web Grazie alla tecnologia c’è una grande possibilità di accesso e conoscenza di un’opera fondamentale dell’ebraismo. 2711 pagine da studiare ogni giorno per sette anni e cinque mesi L un giorno salta, non c’è problema perché tutto è archiviato ed è a disposizione dell’utente. Basta collegarsi al sito www.torah.it e andare sulla sezione Testi dell’homepage e cliccare su DafYomi di Tenenbaum. Il metodo che si segue è quello del Daf Yomi (la pagina quotidiana), che ha riscosso negli ultimi anni molto interesse, attestando una rinascita ed una moltiplicazione dello studio talmudico. Grazie alla rete si può seguire questo tipo di programma anche seguendo le lezioni fuori dalle yeshivot, in ufficio o a casa, basta avere a portata di mano un pc o uno smartphone. Il Daf Yomi nacque nel 1923, anno in cui Rabbi Meir Shapiro elaborò il programma di studio dei 63 libri che compongono il Talmud Babilonese. Il celebre rabbino di Lublino indicò lo studio quotidiano di una pagina talmudica, il Daf Yomi, cosicché gli studiosi di Gerusalemme, Mosca, New York e Roma potessero applicarsi quotidianamente sulla stessa pagina di Ghemarà. L’intera collezione talmudica è composta da 2711 pagine e per coprire l’intero studio, dedicando una pagina al giorno, servono sette anni e cinque mesi. Il grande insegnamento di Rav Shapiro è avere affermato la necessità di un rapporto quotidiano, costante, stabilito tra l’ebreo con il testo sacro, il Talmud, e tra l’ebreo e il suo correligionario, sparsi ovunque nel mondo, nell’affrontare lo stesso testo, giorno per giorno, confrontandosi, pensando e parlando dello stesso argomento. JONATAN DELLA ROCCA APRILE 2016 • NISSAN 5776 a nuova edizione talmudica in uscita con la traduzione italiana, arricchita di commenti, note ed illustrazioni arricchisce un panorama editoriale che negli ultimi decenni ha avuto una grande popolarità nelle famiglie ebraiche di tutto il mondo. Si, perché basta andare in un’abitazione ebraica di Londra o New York, senza parlare ovviamente di Gerusalemme, e sicuramente si trovano negli scaffali della libreria testi talmudici dell’ArtScroll o del Talmud di Rav Steinsaltz, soppiantando quello di Soncino che anni addietro aveva avuto il merito di essere l’apripista della democratizzazione talmudica, con la traduzione inglese della Ghemarà. Da quasi trent’anni ad oggi sia l’ArtScroll che quello di Rav Steinsaltz offrono prodotti per certi versi diversificati, a seconda dell’esigenza dei singoli lettori. Il primo, uscito in inglese e oggi pubblicato anche in ebraico, riesce a soddisfare gli alunni, oltre che con un’accurata traduzione, con delle note esplicative, ricche di commenti dei più autorevoli commentatori, che anticipano le domande che lo stesso studente si pone con risposte puntuali ed esaurienti. Il Talmud di Rav Steinsaltz, di cui questa edizione italiana ha acquistato i diritti, ha avuto il merito di offrire una traduzione completa dall’aramaico all’ebraico moderno del testo originale, con le note esplicative di halachà, penetrando in un’ampia fascia di mercato e di studio fino ad allora relegata al mondo rabbinico. Così, per chi segue corsi rabbinici oggi non c’è problema perché si riesce a recuperare qualche lezione persa del maestro, grazie a questi testi, che insieme a tutta l’offerta che è presente nel web, assicurano un valido ausilio alla didattica talmudica. E non solo in inglese o in ebraico. Grazie all’opera del professore Avraham Tenenbaum, anche in lingua italiana si possono seguire delle lezioni on line. Così anche chi non è versatile all’aramaico e all’ebraico può cliccare sul web e per un’ora al giorno studiare quello che è definito insieme al Tanach (la Bibbia) il libro per eccellenza del canone rabbinico. E se per Contatti: Yael Ilmer Giron 349 251 6993 I [email protected] I www.masaitalia.org Masa Israele è un progetto del governo Israeliano e dell'Agenzia Ebraica ed è reso possibile grazie al generoso contributo del Keren Hayesod 11 COPERTINA Talmud, l'ipertesto come metodo È una scrittura che va oltre le parole e che supera il concetto di tempo Q uando assistiamo per la prima volta a una lezione di Talmud e apriamo una pagina del libro sotto la guida di un Maestro, siamo subito consapevoli di relazionarci con un ipertesto. Dando per scontato che la definizione di ipertesto è in contrasto con un testo lineare che procede in un ordine unico. L’ipertesto può essere letto in molti modi perché consiste in parti, o nodi, o blocchi di testo che sono stati collegati in una maniera non lineare. Si può definire, quindi, l’ipertesto come un insieme di porzioni di testo che hanno un modello di collegamento non sequenziale e che quindi presenta molti percorsi di lettura possibili. La pagina del Talmud presenta al centro un testo e intorno una serie di commenti note, rimandi e riferimenti. Ma non è solo un ipertesto grafico, ma anche mentale e didattico. Perché il testo centrale ha inizio da un brano della Mischna - la legge orale - a cui segue la Ghemarà, con la discussione aperta da un Maestro che dice una cosa, un altro che ne afferma un’altra, e arriva un terzo che ne aggiunge la parabola narrativa e via dicendo. Succede molto spesso che seguendo il metodo dell’insiemistica, partendo dalla citazione di una parola, che può essere inserita in una frase di fonte biblica, si arrivino a creare dei processi logici di legame per cui ci si allontana apparentemente dagli argomenti originari di discussione. Va detto che il Talmud ha avuto l’eccezionalità di essere un ipertesto esteso nel tempo. Perché APRILE 2016 • NISSAN 5776 Rotschild 10 Bat Yam 12 Perez Haiut 4 Tel Aviv Krinizi 27 Ramat Gan tra l’affermazione del rabbino del Talmud e la citazione biblica presa dalla Torah è un viaggio a ritroso di circa due millenni. Così non è azzardato affermare che il Talmud o certi tipi di manoscritti che contengono commenti sui commenti, abbiano fatto da apripista alla possibilità di avere testi aperti, che rifiutano di essere chiusi. E questo modo di scrittura ipertestuale, apparentemente, può anche generare una confusione tra quale sia il testo principale e commento, in cui diviene problematico capire quale sia la tesi ufficiale, vista l’interdipendenza tra testo e commenti necessaria per la comprensione. Non a caso essendo un testo aperto non è arrivato a conclusioni definitive, ed in tal caso non è adottato come testo normativo, per il quale l’ebraismo dovrà pazientare circa un millennio fino ad arrivare alla stesura dello Shulkan Aruch. Un fattore strutturale dominante dell’ipertestualità talmudica è anche ravvisabile nelle conseguenze del processo storico. Grazie ad essa, è presente la rappresentazione di un carattere molteplice di relazioni che avvengono dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Perché vengono messi in collegamento attraverso la scrittura mondi ebraici dispersi tra la Babilonia e l’Europa, dando vita a un mosaico che trova nel Talmud una vitalità senza fine, dando ragione a chi sostiene che l’eternità e la costanza del popolo ebraico trova nello studio la sua profonda identità. JONATAN DELLA ROCCA Investimenti immobiliari in Israele: ci hai già pensato? Società israeliana con staff multilingue propone in vendita appartamenti nuovi e rifiniti realizzati usufruendo della tama ‘38 in zone centrali e residenziali di: Tel Aviv, Ramat Gan, Rishon e Bat yam. Si segnala inoltre che parte degli immobili è vista mare. Per facilitare le operazioni si forniscono consulenze fiscali, finanziarie, legali e di interpretariato. Possibilità di accedere a mutui bancari e permuta con immobili italiani. Il progetto è personalmente seguito da Simeone Raccah. Fondatore della Greenberg, si occupa di immobiliare dagli anni ‘80. Specializzato nella riabilitazione di edifici storici e nelle nuove costruzioni in Israele, cittadino israeliano da più di sei anni vive stabilmente a Tel Aviv. Shalom! www.g-reenberg.co.il Resp. Vendite: Samuel Dell’Ariccia 06.92939156 [email protected] Hillary Clinton e Donald Trump, più diversi non si può. Ma con una cosa in comune Hanno entrambi un consuocero ebreo condannato e incarcerato N EW YORK – Che cos’hanno in comune Hillary Clinton e Donald Trump, oltre al fatto di essere i frontrunner dei rispettivi partiti – Democratico e Repubblicano - in corsa per le presidenziali americane del prossimo novembre? La risposta è da settimane il gossip prediletto dell’intellighenzia ebraica Usa: Hillary e Trump hanno entrambi un genero ebreo ricco e famoso il cui padre è finito dietro le sbarre per aver violato la legge. Il 38enne Marc Mezvinsky, dal 2010 marito di Chelsea Clinton ed ex banchiere alla Goldman Sachs, è figlio di Edward Mezvinsky, il controverso ex membro democratico del Congresso – come pure sua moglie Marjorie - che nel 2002 si dichiarò colpevole di truffa finanziaria per 10 milioni di dollari ai danni di amici ed investitori. Dopo aver scontato 5 anni in una prigione federale, Edward, figlio di un fruttivendolo di Ames, in Iowa, nonché influente ex presidente del Partito Democratico in Pennsylvania, è stato rilasciato nell’aprile 2008. Jared Corey Kushner, 35enne businessman marito di Ivanka Trump, è figlio di Charles Kushner, il 61enne magnate immobiliare e filantropo (figlio di ebrei polacchi sopravvissuti all’Olocausto ed emigrati in Usa dall’Italia nel 1959) condannato a due anni di carcere nel 2015. L’accusa: evasione fiscale e contributi elettorali illegittimi. Oltre ad aver sborsato 10mila dollari ad una prostituta per sedurre il cognato che aveva soffiato i suoi intrallazzi ai federali, Kushner Sr. registrò l’incontro sessuale, inviando la videocassetta alla sorella. Un tempo considerato tra i massimi finanziatori del partito Democratico su scala nazionale, Kushner fu anche il principale sponsor dell’ex governatore democratico del New Jersey James E. McGreevey, costretto a rassegnare le dimissioni, nel 2004, in seguito ad una relazione omosessuale adultera. L’uomo per cui il governatore divorzierà dalla moglie era il cittadino israeliano Golan Cipel che lo stesso Kushner aveva clandestinamente fatto assumere dall’ufficio di McGreevey proprio per spiare su di lui. Fu lo stesso Kushner, si scoprì più tardi, ad aiutare Cipel ad ottenere il permesso di lavoro che aveva consentito a McGreevey di nominarlo capo di una speciale unità antiterrorismo da cui fu più tardi licenziato. Ma nonostante i peccati dei padri, i loro eredi hanno, almeno finora, un invidiabile curriculum. Entrambi si sono laureati in una prestigiosa Università Ivy League: Mark a Stanford, Jared ad Harvard. Dopo un promettente debutto come investment banker alla Goldman Sachs, nel 2011 Mezvinsky ha lanciato insieme ad alcuni soci il fondo speculativo Eaglevale Partners, che gestisce beni per oltre 350 milioni di dollari. I suoi investitori, secondo il New York Times, sono amici e sponsor dei Clinton, molti dei quali introdotti ai suoceri dallo stesso Mezvinsky. Non meno brillante il curriculum del secondo, amministratore delegato del co- losso Kushner Companies, proprietario, tra l’altro, di numerosi grattacieli per uffici a Manhattan, di uno shopping center nel New Jersey e di decine di migliaia di appartamenti dal Maine alla Florida. Kushner è anche proprietario del New York Observer, il settimanale dei ricchi snob newyorchesi, mentre suo fratello Joshua è stato tra i primissimi investitori a puntare sul miracolo Instagram. L’unica vera differenza tra i due generi, ironicamente, ha a che fare con la campagna presidenziale dei rispettivi suoceri. “Perché il genero di Hillary sfugge i riflettori della sua campagna presidenziale mentre Jared rincorre quelli di Trump?”, si è chiesto l’autorevole giornale ebraico Jewish Forward, secondo cui il giovane Marc evita come la peste i rally della suocera, forse dietro suo ordine, “perché un ricco speculatore di Wall Street non incarna l’immagine che Hillary vuole proiettare di sé nell’epico match delle primarie contro il populista e progressista Bernie Sanders”. Dal canto suo Jared, che secondo gli amici vota democratico e considera il clan Trump “troppo pacchiano e volgare per i suoi gusti raffinati”, è ospite fisso ai raduni del suocero che per catturare l’elettorato ebraico non perde occasione per ribadire, sempre sbraitando, che “ho una figlia, un genero e nipoti ebrei” (dopo la conversione all’ebraismo, Ivanka mantiene una casa kosher e celebra lo shabbat). Proprio l’attivismo pro-Trump di Jared gli ha tirato addosso le critiche dei media, anche ebraici, dopo che l’ Observer ha pubblicato un articolo al vetriolo contro il ministro della giustizia di New York Eric Schneideman, reo di aver aperto un’inchiesta contro la fantomatica Università Trump, accusata di frode ai danni di dozzine di studenti. Marc è riuscito addirittura a scomodare la destra religiosa israeliana. Yariv Levin, ministro del Likud, si è scagliato contro il matrimonio interreligioso Clinton-Mezvinsky per attaccare il grande movimento Usa degli ebrei Reform. “Un uomo che si fa chiamare rabbino si è presentato insieme ad un prete e insieme hanno sposato la figlia di Hillary senza che nessuno li abbia condannati, di fatto legittimando questa eresia”, ha tuonato dai banchi della Knesset. L’unica cosa certa è che, chiunque vincerà le elezioni, troverà una Casa Bianca già molto ‘ebraica’ dove dal 2001 si festeggia Hanukkah e dal 2008 si tengono ben due Seder pasquali. ALESSANDRA FARKAS @afarkasny Nella foto in alto: Jared Corey Kushner e Ivanka Trump. In basso: Marc Mezvinsky e Chelsea Clinton APRILE 2016 • NISSAN 5776 STATI UNITI 13 STATI UNITI Nelle presidenziali americane tra i temi anche la domanda: che vuol dire essere ebrei? C La debole identità ebraica di Bernie Sanders, incentrata solo sul ricordo della Shoà ome parecchi altri lettori di notizie della politica internazionale, sono stato colpito da una dichiarazione di Bernie Sanders, il candidato di estrema sinistra che contende la candidatura democratica a Hilary Clinton nelle primarie americane. E’ possibile che, quando leggerete questo articolo, l’ex segretario di stato americano e moglie dell’ex presidente Clinton, appoggiata dal vertice del partito e da tutte le relazioni costruite in trent’anni di permanenza nell’élite della politica internazionale, sia riuscita a sconfiggere il solo senatore Usa che si definisca socialista. Oppure proprio il suo evidente potere potrebbe danneggiarla presso un elettorato che negli Usa come da noi ha un orientamento complessivamente antipolitico. E ci sono altre ragioni (lo scandalo delle email, il caso non chiarito dell’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia, ecc) che potrebbero quantomeno rallentare la sua corsa. Ma per il mio ragionamento questo non conta, quel che mi interessa è il contenuto del discorso di Sanders, solo enfatizzato dal suo imprevisto successo elettorale – giacché esso è largamente condiviso. Sanders, come è noto, è il primo ebreo ad avere una qualche possibilità di diventare presidente degli Stati Uniti. E’ un ebreo però che non rispetta neanche vagamente i costumi religiosi ebraici, che non nasconde di appartenere allo schieramento politico americano contrario a Israele, che non parla volentieri del suo ebraismo. Un candidato alla presidenza deve però rendere conto di tutti gli aspetti della sua vita e durante un dibattito elettorale Sar tor ia gli è stato chiesto se e come si senta ebreo. La risposta è stata piuttosto sorprendentemente positiva e la spiegazione è stata che nel suo ebraismo è determinante il ricordo della Shoà: “I nazisti hanno eliminato buona parte della mia famiglia - ha detto in sostanza - e questo non posso dimenticarlo, ha segnato tutta la mia vita politica.” Si pongono qui due problemi, che riguardano non solo il candidato americano, ma in maniera diversa moltissimi ebrei americani ed anche europei. Il primo è il tema dibattutissimo di che cosa significhi essere ebrei, o ancor meglio di quali ne siano i tratti decisivi, le motivazioni esplicite. Il secondo riguarda il senso della memoria della Shoà, le conclusioni che se ne devono trarre. Sul primo punto è evidente che si incontrano di fatto modi molto diversi di identificazione con l’ebraismo, dal rispetto delle regole tradizionali e in genere dall’osservanza religiosa, al senso di responsabilità derivante dall’appartenenza a un popolo, dall’attaccamento alla produzione culturale ebraica classica o più spesso contemporanea al sostegno dello Stato di Israele, per finire col ricordo della Shoà. Naturalmente queste ragioni sono tutte compatibili e spesso di fatto si ritrovano insieme. Non è possibile analizzarle qui, ma Via Ver o APRILE 2016 • NISSAN 5776 ne 14 · se · · Parochet kippot ricami sartoria SERVICE DI CAMBIO ETICHETTE CONTO TERZI Riparazioni sartoriali e piccola tappezzeria PERSONALIZZAZIONE ABITI DA LAVORO Via Giuseppe Veronese, 60/68 - Roma Tel. 06.5594137 www.ricamiepersonalizzazioni.com · SARTORIA VIA VERONESE è chiaro che alcune sono storicamente più durature di altre. L’ebraismo si è mantenuto nella storia per millenni come osservanza della legge religiosa, o ancor meglio della forma di vita autonoma e piena di senso ma non facile che ne deriva. Al contrario tante catastrofi si sono purtroppo abbattute sul nostro popolo nel tempo, alcune percepite con acutezza analoga alla Shoà, come le crociate, la cacciata di Spagna, i pogrom del XVII secolo in Ucraina, per non parlare dei tentati genocidi persiani o egizi e delle stragi romane. Il popolo ebraico ne conserva la memoria, ma essi non sono più certamente occasioni di identificazione. Questo è un rischio che si incomincia a percepire anche per la Shoà, nonostante la sua terribile unicità e tutto quel che si fa per mantenerne il ricordo. Sanders appartiene alla prima generazione dopo il genocidio, presto arriveremo alla quarta. E’ difficile pensare che qualcuno, che non condivide le altre ragioni di appartenenza all’ebraismo, si senta ebreo perché i suoi bisnonni sono sopravvissuti a un genocidio svoltosi quasi un secolo prima di lui. Il tempo può non cancellare il ricordo, ma l’appartenenza sì; se non ci sono altre ragioni, gli antenati da “noi” diventano “loro”. Questo limite è ben iscritto nella nostra tradizione, che ha sempre messo al centro della memoria le liberazioni di cui rallegrarsi più che le stragi e i pericoli che ci hanno colpito. Dunque un’identificazione ebraica limitata alla Shoà è parziale, insufficientemente definita. Essere ebrei non può significare semplicemente ricordare di appartenere a una famiglia che ha subito un tentativo di genocidio. Bisogna almeno chiedersene il perché. Arriviamo così velocemente alla seconda questione: che cosa significa per un ebreo ricordare la Shoà? La lezione che ne hanno tratto quelli come Sanders è probabilmente questa: il genocidio è la conseguenza estrema del carattere oppressivo e divisivo del fascismo, del privilegio di una nazione che logicamente ha finito con l’assumere un’ideologia razzista. Bisogna opporvisi e lottare per l’uguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani. Si può certamente essere d’accordo con questa catena di idee, anche se non con il passo ulteriore che essi ne traggono: ricordare la Shoà e lottare contro di essa richiederebbe di aderire al socialismo. Il fatto è che c’è stato molto antisemitismo in tutti i socialismi, a partire dai modelli ottocenteschi, fino almeno alla pratica sovietica. E del resto il socialismo difficilmente è davvero egualitario, al contrario spesso assume aspetti autoritari che lo rendono simile al nazismo, il quale del resto si definiva “nazional-socialismo”. Inoltre l’antisemitismo precede il razzismo ottocentesco, ne è concettualmente e passionalmente autonomo, come mostra la storia. Il ricordo della Shoà e la decisione a impedire che si ripetesse hanno indicato al mondo sionista un ragionamento diverso, anche se non certo incompatibile, quello che si può associare all’intuizione anticipata di Herzl: la Shoà è stata la terribile prosecuzione industriale delle persecuzioni antisemite che si sono ripetute in Europa da diciassette secoli (e nel mondo musulmano da tredici). Il solo modo di farla finita con la sequenza delle stragi è vivere per conto proprio, costruire una sovranità e difendersi dalle aggressioni, come gli ebrei non avevano potuto fare nella diaspora e uno stato invece può fare. Insomma, dalla debole identificazione di Sanders come discendente delle vittime può e deve discendere quella più ricca e impegnativa di membro di un popolo che lotta per non ritrovarsi più in posizione di inferiorità e nel farlo ritrova le proprie radici anche territoriali, amplia la propria cultura, l’economia e la tecnica, conserva in maniera attiva la sua forma di vita tradizionale, insomma è l’Israele reale di oggi, con tutta la complessità e la dialettica ma anche la ricchezza che lo caratterizza, in cui hanno avuto spazio l’utopismo sociale come la tradizione religiosa. Sennonché Sanders e quelli come lui questo salto non lo vogliono fare, perché implica una responsabilità e un’identificazione attiva verso il popolo ebraico, e si limitano a pensare vagamente che l’ebraismo si giustifichi come possibile fondamento del socialismo e dell’universalismo. Al contrario non amano la specificità ebraica, l’idea di una nazione che ritrova se stessa e la contrastano attivamente. Per questo sono ebrei, ma inutili e perfino pericolosi per il loro popolo. UGO VOLLI *Contributo relativo ad uno dei Sussidi previsti dalla Mutua. La quota è pagabile con € 455,00 all’adesione e 9 rate mensili da € 130,00 con addebito C.C. o RID. É possibile aderire al Sussidio proposto fino a 65 anni, fanno parte del nucleo familiare i figli fino a 26 anni. Oscar Wilde Vuoi una garanzia ospedaliera fino a € 100.000,00 per nucleo familiare comprendente anche gli accertamenti di alta diagnostica fino a € 3.500,00 e visite e analisi fino a € 2.000,00 pagando € 1.625,00* annui per l’intero nucleo, detraibili fiscalmente e pagabili mensilmente? Grazie alla partnership realizzata oggi con la più grande Mutua Sanitaria italiana per numero di soci, siamo in grado di potertelo proporre. Anche con il pagamento diretto delle spese mediche presso i migliori Centri Convenzionati. 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Questo idillio è stato bruscamente interrotto l’8 marzo da un palestinese di ventuno anni proveniente dal campo profughi di Qalqiliya in Cisgiordania. L’uomo armato di coltello ha ferito dieci persone e ucciso un turista americano di ventinove anni ed è stato successivamente fermato da un ragazzo israeliano che lo ha colpito con una chitarra. Nello stesso giorno, mentre era in corso la visita ufficiale del vice Presidente americano Joe Biden, altri due attentati, uno a Petach Tikva e uno a Gerusalemme, hanno fatto salire il numero dei feriti a tredici persone. Ciò che è successo a Jaffa ha però dei risvolti drammatici di cui non si può non tenere conto. Innanzitutto manifesta la volontà, da parte dell’attentatore, di voler distruggere la normalizzazione a cui ebrei e arabi sono giunti a Jaffa: una realtà da cancellare perché mette a rischio la retorica dell’odio portata avanti dai media palestinesi e dai politici dell’Autorità Nazionale Palestinese. In secondo luogo ci sono le conseguenze sul turismo provocate dalla morte del ragazzo statunitense, un ex militare di nome Taylor Force. Sebbene il direttore del Ministero per il Turismo Amir Halevy si sia affrettato a dichiarare che il turismo in Israele cresce ogni anno nonostante gli attentati terroristici, il fatto che “l’Intifada dei coltelli” abbia raggiunto una località prettamente turistica come Jaffa spaventa e non poco chi fa parte del settore. Infine l’ultimo aspetto che però non è una novità ma una conferma: il modus operandi degli attentatori rende impossibile sven- 16 tare l’attacco prima che abbia inizio. Le persone aggredite nella maggior parte dei casi non sono armate e non sono addestrate a combattere, Yishai Montgomery, l’israeliano che ha fermato il terrorista di Jaffa con una chitarra, e Yonatan Azrihav, il religioso che a Petach Tikva si è autoestratto dal collo un coltello e ha ucciso l’assaltatore, sono riusciti a cavarsela perché hanno agito istintivamente, qualcosa che non tutti sono in grado di fare in momenti di pericolo. La superiorità militare e d’intelligence dell’esercito israeliano non può nulla contro ragazzini pronti a morire per la causa. E’ ovvio che questi strumenti non permettono più ai palestinesi di effettuare attacchi devastanti come nella Seconda Intifada ma, ad oggi, la routine quotidiana e il senso di sicurezza personale degli israeliani sono profondamente intaccati. Una serie di domande senza risposta riecheggia nelle radio e nelle reti televisive israeliane: cosa fare per bloccare l’incitamento alla violenza che pervade i media palestinesi? E’ possibile trovare un accordo con chi santifica i martiri e conferisce un’aura di coraggio chiamandola disperazione? E se fossero poi gli israeliani ad agire in nome della disperazione del non poter più uscire di casa tranquilli? “L’Intifada dei coltelli” vorrebbe far crollare le certezze degli israeliani, sia quelle psicologiche relative alla sicurezza che quelle più materiali come la coesistenza sul lungomare di Jaffa e le entrate economiche derivanti dal turismo. Il governo Netanyahu non ha ancora chiarito le prossime mosse per contrastare il terrorismo e fornire di nuovo almeno una parvenza di sicurezza ai propri cittadini. E’ probabile che a questo scopo venga intensificata nei prossimi giorni la presenza dell’esercito nelle strade delle maggiori città. MARIO DEL MONTE L'unità del popolo è la migliore delle nostre armi lcune settimane fa, il partito laburista israeliano ha approvato all’unanimità il piano del leader dell’opposizione Isaac Herzog per la separazione dai palestinesi; un piano che si sforza di promuovere una soluzione a due stati. Durante la sua elaborazione, Herzog ha dichiarato che “la vittoria del Sionismo sarà il riconoscimento, da parte del mondo, dei blocchi, e primo fra tutti Gush Etzion. Quelli che non vogliono vedersi imporre un accordo di pace, dovranno adottare la mia proposta, un accordo di separazione nel quale noi siamo di qua e loro sono di là, e una linea rossa ci divide”. Tutti noi vogliamo la pace ma, a parer mio, questa non è la strada per ottenerla. In primo luogo, anche se costruissimo un muro fra i due paesi, non saremmo in grado di chiudere la frontiera, perché tutto questo è semplicemente impraticabile. In secondo luogo, ma ancor più importante, il terrorismo contemporaneo non è dovuto solo all’infiltrazione fisica degli esecutori materiali, ma anche alla penetrazione ideologica delle idee, soprattutto attraverso internet. Il killer di San Bernardino che ha ucciso 14 colleghi di lavoro, è stato descritto come “normale” prima di essere radicalizzato attraverso i social media. Un altro esempio è il modo in cui l’ISIS recluta i volontari in tutto il mondo usando internet come mezzo di persuasione. Tra la metà del 2014 e la metà del 2015, quasi 30.000 persone sono entrate in Siria per unirsi all’ISIS. Tutte queste persone sono state educate all’Islam radicale interamente o parzialmente attraverso internet. Con l’attuale flusso di idee inoltre, è impossibile impedire agli arabi israeliani di venire radicalizzati. L’attacco terroristico mortale a Tel Aviv, perpetrato dall’arabo israeliano Nashat Milhem, indica che l’Islam radicale e violento si è già insediato in Israele, rendendo ogni proposta di separazione poco realistica, se non addirittura ingenua. Credo che, se vogliamo la pace, dobbiamo cercare un approccio completamente diverso da quello prospettato da Herzog. Potrebbe sembrare poco logico ma credo che ciò che dobbiamo fare è concentrarci sull’unione fra noi invece che cercare sempre di compiacere e placare il mondo. In realtà, in tutta la nostra storia come nazione, ci è stato detto che quando fra noi vi è l’unione, non solo siamo forti, ma c’è pace nel mondo, quindi non c’è bisogno di combattere. Questa è la forza che dobbiamo cercare: la forza dell’unione e dell’amore per gli altri. Non c’è modo di conquistare il favore del mondo se non impariamo ad unirci e ad estendere quell’unione al resto delle nazioni. E poiché il mondo non sarà in grado di imporre la pace al nostro popolo, ci incolperà per ogni guerra che si verificherà da ora in poi. Continuiamo a pensare che il mondo debba esserci grato per i nostri contributi alla scienza e alla cultura, ma il mondo non la pensa così. In realtà, gran parte dell’umanità ci considera come la peggior calamità del mondo, più sinistri di ogni tiranno e più distruttivi di qualsiasi terremoto. A parte qualche eccezione, le sole persone che tengono conto delle nostre qualità siamo noi, mentre il resto del mondo ci rinfaccia le nostre colpe. Se c’è una cosa per la quale il mondo ci dovrebbe ringraziare, questa è l’unione, naturalmente a condizione di avere unione da offrire. Abbiamo coniato il motto “Ama il tuo prossimo come te stesso” che è diventato una pietra miliare nella costruzione sia del Cristianesimo che dell’Islam. Infatti, la Regola d’oro (la versione più moderata di “Ama il tuo prossimo come te stesso”) appare quasi in ogni religione, sistema di credenze e tradizione etica. Chiaramente non abbiamo idea di come realizzare questa regola, tantomeno nella sua versione più “rigida”: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Gli antichi Ebrei lo sapevano ma ora non ci sono più. Ciò che ne rimane siamo noi, e il resto del mondo che sta affondando nella nefandezza, ci accusa di tutto questo. La soluzione che vedo per i nostri problemi quindi, è quella di imparare ad unirci per poi diffondere questo metodo al resto del mondo. Dato che però è impossibile farlo con soluzioni militari ed essendo falliti gli sforzi diplomatici, possiamo separarci dai palestinesi o imparare a conviverci. Come ho appena spiegato, non possiamo realmente separarci da loro, così la nostra unica opzione è quella di imparare a vivere insieme. Per fare questo, dobbiamo prima imparare a vivere fra di noi per poi condividere questa capacità con i nostri vicini. Dobbiamo cambiare il nostro atteggiamento nei confronti dei palestinesi: loro saranno nostri nemici fintanto che noi saremo nemici di noi stessi. Escludendo le necessarie e preventive misure salvavita, dobbiamo lasciarli soli per mettere a fuoco fra noi l’unione interna. Quando la raggiungeremo, potremo distribuire tutte le bombe che abbiamo, senza il minimo rischio per la vita di nessuno, e questo da entrambe le parti del confine. Sto scrivendo questo articolo a circa una settimana dal congresso annuale sulla Kabbalah tenutosi qui a Tel Aviv, durante il quale si sono riunite circa 6.000 persone provenienti da 64 paesi di tutto il mondo per vivere questa unione in prima persona. Loro porteranno questo esempio nei loro rispettivi paesi e parteciperanno alla costruzione di un domani migliore. Tuttavia Israele deve essere la prima nazione a dare il giusto esempio al mondo. MICHAEL LAITMAN Nella foto: Michael Laitman al congresso annuale sulla Kabbalah a Tel Aviv APRILE 2016 • NISSAN 5776 A Solo se ci mostreremo compatti riusciremo a superare i grandi problemi che ci spaventano 17 ITALIA Gli ostaggi italiani: un dramma avvolto nel mistero che a volte diventa tragedia D Mai confermati i pagamenti per i riscatti dei nostri connazionali, rapiti da terroristi e bande armate ei quattro ostaggi italiani detenuti in Libia solamente due sono tornati vivi nelle loro case. I tecnici della compagnia Bonatti Filippo Calcagno e Gino Pollicardo furono catturati a luglio a Sabratha, a circa ottanta chilometri da Tripoli, insieme a Fausto Piano e Salvatore Failla che invece hanno perso la vita in una sparatoria. Al momento non è ancora stato chiarito se i quattro tecnici fossero nelle mani dell’ISIS o di una banda criminale locale. Secondo le prime testimonianze dirette degli ostaggi liberati questi ultimi sarebbero riusciti a scappare senza aiuti esterni una volta realizzato che i carcerieri li avevano lasciati soli. La vicenda presenta ancora dei lati oscuri. Innanzitutto i corpi di Failla e Piano, trasferiti senza spiegazioni dal luogo di prigionia che condividevano con Calcagno e Pollicardo, sono stati ritrovati il 2 marzo in un’area dove è avvenuto uno scontro a fuoco fra militanti dello Stato Islamico e milizie islamiste locali legate al governo non riconosciuto di Tripoli, la stessa dove pochi giorni prima gli Stati Uniti avevano condotto un raid aereo contro campi d’addestramento dei jihadisti. Questo contrasta con ciò che hanno raccontato i tecnici liberati che hanno affermato alle autorità di non aver mai sentito pregare i loro carcerieri e di non aver notato nessun simbolo riconducibile allo Stato Islamico. In secondo luogo il Corriere della Sera ha riportato la notizia che era in corso una trattativa fra il governo italiano ed i rapitori naufragata dopo che una parte dei dodici milioni richiesti come riscatto era stata già pagata ma il Ministro degli Esteri Gentiloni ha negato in Senato questa ricostruzione. Un contatto però c’è stato sicuramente come confermano Calcagno e Pollicardo che hanno raccontato di aver subito percosse e di non aver ricevuto cibo nei momenti in cui i negoziati non andavano bene. Il tema del pagamento dei riscatti per gli ostaggi italiani torna perciò in auge dopo le polemiche nate in seguito alla liberazione delle due cooperanti Greta Ramelli e Vanessa Marzullo per le quali il governo Renzi ha sborsato una cifra vicina ai dodici milioni di euro al Fronte al-Nusra, l’ala siriana di al-Qaeda. In molti sono infatti contrari al pagamento perché si rischia di finanziare ulteriori operazioni jihadiste e di far gola a tutti quei gruppi criminali interessati al denaro e che quindi potrebbero cercare di rapire altri italiani. La stessa amministrazione USA ha più volte chiesto ai propri alleati di non trattare con formazioni non riconosciute politicamente. Altri aspetti di cui si continuerà a parlare nelle prossime settimane sono le falle nella sicurezza mostrate dall’azienda Bonatti, a cominciare dal tragitto percorso in auto di notte dai quattro tecnici durante il quale è avvenuto il sequestro per mano del loro autista, e la possibilità di un intervento militare italiano nel paese nordafricano piombato nel caos dopo la deposizione di Gheddafi. Per ora sia Gentiloni che il Ministro della Difesa Pinotti frenano nonostante le pressioni degli Stati Uniti perché vorrebbero prima una richiesta d’intervento ufficiale da parte del governo libico. Il problema è che quest’ultimo non ha ancora ricevuto la fiducia dal parlamento di Tobruk, riconosciuto a livello internazionale ed opposto a quello islamista di Tripoli, per mancanza del numero legale necessario. MARIO DEL MONTE Gan Eden Agenzia di Onoranze Funebri ebraica APRILE 2016 • NISSAN 5776 Siamo Kosher nei modi e nei prezzi Massimo rispetto per i defunti e per gli avelim Assistenza legale e cimiteriale 18 Via Casilina 1854/c - Roma Tel. 327/8181818 (24 ore su 24) [email protected] - www.ganeden.eu BDS: per fortuna in Italia finora è un fallimento Solo qualche sparuto gruppo, nelle Università di Cagliari e Torino, vorrebbe il boicottaggio di Israele A tutta Italia dal papà degli odiatori, il prof. Angelo D’Orsi, docente di Storia contemporanea a Torino, non è arrivato neanche a 300 firme, cioè lo 0,3% dei circa 50.000 fra insegnanti e ricercatori nelle nostre università. Le menzogne del BDS faticano a trovare seguaci nel nostro paese e questa è una buona notizia, che non deve però tranquillizzarci troppo. L’odio fanatico dei D’Orsi & Co. non verrà meno per queste sconfitte, andranno avanti, se l’apartheid qui non funziona inventeranno qualcos’altro, aiutati da una disinformazione che rifiuta di considerare un valore la democrazia israeliana, non la fa conoscere, prigioniera di una narrativa che vuole Israele nella parte del cattivo e i suoi nemici in quella dei buoni che lottano per difendere i poveri e i deboli. ANGELO PEZZANA Dal 1982 operiamo con successo nel settore dei traslochi e dei trasporti nazionali e internazionali DIVISIONE TRASLOCHI Trasporti su tutto il territorio nazionale e internazionale PARCO AUTOMEZZI ATTREZZATURE SPECIALI Scale telescopiche fino a 15 piani braccio-gru semovente DIVISIONE DEPOSITO MERCI Magazzino di 18.000 mq coperti 60.000 mq scoperti DIVISIONE ARCHIVI Catalogazione e gestione di archivi cartacei ed elettronici in ambienti sicuri ed idonei DIVISIONE AMBIENTE Gestione dei rifiuti, disinfestazioni, disinfezioni, derattizzazione sicurezza degli alimenti www.devellis.it - [email protected] SEDE DI ROMA: Via Volturno, 7 - Tel. 06.86321958 SEDE DI FROSINONE: Via ASI, 4 Tel. 0775.89881 - Fax 0775.8988211 APRILE 2016 • NISSAN 5776 Londra hanno tappezzato la metropolitana con enormi cartelli inneggianti alla ‘Apartheid Week’ contro Israele, a Parigi hanno organizzato manifestazioni nei supermercati che vendono prodotti israeliani, in Inghilterra e Usa i campus sono nelle mani di fanatici islamisti, in grado di condizionare chi ha il diritto di parlare e chi no, grazie al fiume di dollari che entrando nelle casse delle varie università stabiliscono le nuove regole che stanno stravolgendo le tradizioni democratiche che si ritenevano inamovibili. È il BDS - boicottaggio/disinvestimenti/sanzioni - sottovalutato al suo sorgere, non da tutti ma da molte istituzioni, sì, anche in Israele, che è diventato lo strumento pratico ed efficace per arrivare alla delegittimazione dello stato ebraico. E in Italia, come sta andando? Lungi da noi quel ‘italiani brava gente’, che finalmente, dopo decenni di ritardi, si sta rivelando una miserabile auto-consolazione, ma qualcosa di diverso è indubbio che sta avvenendo, se paragoniamo le iniziative messe in atto e il loro risultato. Non ci risulta che ci siano stati boicottaggi nei supermercati, tentativi locali nei mercati rionali sì, soprattutto in quelli dove predominano i banchetti gestiti da arabi-musulmani, con la distribuzione di volantini che boicottano i prodotti alimentari provenienti da Israele. Ma girando fra i banchi melograni, avocado ecc. si trovano ugualmente. Niente pubblicità su tram o bus, nulla anche nelle metropolitane, sui muri cittadini qualche volantino incollato dai non meno fanatici odiatori dei centri sociali, ma, anche in questo caso la musica è la stessa, suonata ad esempio secondo lo stile No Tav. L’unico ambito nel quale c’è stata mobilitazione è quello universitario, ma tranne ignorate iniziative locali, sui media sono uscite soltanto quelle di Cagliari e Torino, dai risultati disastrosi per chi le aveva programmate. A Cagliari, durissima è stata la dichiarazione del rettore dell’università, dopo aver letto sui volantini di aver concesso sede e patrocinio, una grossolana menzogna, che ha smentito con facilità, mandando nel caos gli odiatori per la brutta figura, ben meritata. A Torino, gli odiatori hanno mirato più in alto, far saltare l’accordo tra il Politecnico e il suo corrispettivo israeliano, il Technion, ma sono riusciti soltanto a fare imbestialire il rettore, che ha negato l’aula, con un comunicato nel quale ha ricordato il valore della collaborazione culturale fra le due illustri università. I fanatici, anche furiosi per non essere riusciti ad ottenere nessuna firma nel Politecnico e un paio nelle facoltà umanistiche, hanno occupato un’aula, ricorrendo alla violenza, dopo aver fallito la via della propaganda ideologica. Un fiasco, di dimensioni nazionali, se calcoliamo che l’appello, lanciato in 19 PESACH 5776 L Pesach: il significato del ricordo o scopo principale di Pesach e dei suoi riti è quello di mantenere e trasmettere la memoria di un evento di migliaia di anni fa, l’uscita dalla schiavitù egiziana. Un evento che fonda l’ebraismo e che ancora oggi ne rappresenta una sorta di colonna portante. Ma un conto è ricordare, e un altro dare un significato al ricordo. Che senso ha per noi, che senso ha avuto in tutte le generazioni precedenti, ricordare una libertà conquistata da un mitico Faraone, mentre si è ancora perseguitati e sballottati da un posto all’altro del mondo e sottoposti ai capricci dei potenti della terra? Pesach è un evento storico di liberazione nazionale o un evento religioso? I nostri antenati sono riusciti a liberarsi perché avevano un leader particolarmente bravo, o si è trattato invece dell’evento in cui il Signore è intervenuto nelle vicende umane per mantenere le promesse e consolidare con il popolo d’Israele l’Alleanza? O storia e religione sono indissolubili perché così è la condizione esistenziale di Israele? Pesach queste domande continua a porle, Pesach è la festa delle domande. Alle quali dovremmo pur dare delle risposte. E allora quando stiamo seduti (o meglio sdraiati) alla tavola del séder, o quando cambiamo radicalmente l’alimentazione dei giorni di questa festa proviamo a dare un senso a tutto questo, che sia attuale e coinvolgente le nostre persone; proviamo a chiederci con la memoria di millenni: che ci stiamo a fare qui? Pesach sameach wekasher RICCARDO SHEMUEL DI SEGNI SABATO 9 APRILE IL CHAMETZ ROSH CHODESH E’ da considerarsi chametz ogni cibo che contenga una quantità anche minima di grano, orzo, segale, avena o spelta impastata con acqua, che abbia lievitato prima della cottura, e comunque qualsiasi cibo la cui preparazione non sia stata controllata da un’autorità rabbinica competente. Gli Ashkenaziti vietano anche l’uso di riso e “legumi” durante Pesach. A Roma si usa permetterli (tranne quelli in scatola). La definizione di legumi non va intesa in senso stretto, ma comprende anche altre specie, come la soia ed il mais. Il mese di Nisan è considerato dalla tradizione ebraica il mese della liberazione, per via dei grandiosi miracoli che il Signore operò in occasione della redenzione dalla schiavitù egiziana, e per questo, fra tutti i mesi del calendario ebraico, gode di uno status particolare, da cui derivano alcune peculiarità, principalmente nella tefillà, volte a sottolineare il clima festivo di questo mese. Durante tutto il mese non si recita il Tachanun e Tzidqatechà nella preghiera pomeridiana di Shabbat. Inoltre non vengono decretati digiuni pubblici, ed in generale è vietato digiunare, ad esclusione del Ta’anit Chalom, il digiuno che viene osservato qualora si sia fatto un sogno sconvolgente. Durante Nisan non si fa l’hesped (orazione funebre), se non per commemorare personalità di grande rilievo. Si va al cimitero solo per sepolture, ricorrenze (settimo, mese, fine anno) ed anniversari. Di Nisan si usa inoltre recitare la birkat ha-ilanot (benedizione degli alberi), di cui riportiamo il testo: ּו ָברָא,ּבָרּוְך ַאּתָה ה׳ אֱֹלקֵינּו ֶמלְֶך הָעֹולָם ֶׁשֹּלא ִחּסַר ּבְעֹולָמֹו ָדבָר :בֹו ְּברִיֹות טֹובֹות וְאִילָנֹות טֹובִים ְלהַּנֹות ָּבהֶם ְּבנֵי ָאדָם “Barukh Attà H. Eloqenu Melech ha-‘olam shelò chissar be’olamò davar leannot baem a וְ ִצּוָנּוuvarà ִמצְֹותָיוvò ְּבberiot ְׁשנּו ָ ִקּדtovot ֲׁשר ֶ אweilanot הָעֹולָםtovim ֵינּו ֶמלְֶך ה׳ אֱֹלק ַאּתָהbenè ָרּוְך ּב dam.” :עַל ּבִיעּור ָחמֵץ “Benedetto Tu sia Signore D.o nostro, Re del mondo, che non ha fatto mancare nulla al suo mondo, e vi ha creato buone creature e buoni godessero uomini.” ִל ְבטִילalberi, ְרּתֵיּהaffinché ְדלָא ִב ַעne ֵיּה ּו דלָא ֲחזִּתgli ְ ִי ּכָל ֲחמִירָא ְדאִיּכָא ִברְׁשּות Questa benedizione si recita solamente una volta l’anno (meglio di :וְֶל ֱהוֵי ְּכ ַע ְפרָא דְַא ְרעָא Rosh Chodesh Nisan, o entro la fine del mese, preferibilmente non di shabbat) davanti ad almeno due alberi da frutto in fiore, che diano siano leבר gemme. usa לָאfrutti ֵיּה ּו ְדcommestibili, ֲחזִּתֵיּה ְד ִב ַע ְרּתe di לָאcui ֵיּה ּו ְד ֲחזִּתvisibili ְׁשּותִי ַד ִ ְדאִיּכָאSiָא מִירriuniּכָל ֲח re un minian per recitare la birkat ha-ilanot, facendo seguire un :ְַא ְרעָא ְּכ ַע ְפרָאsono ל ֱהוֵיtenute ְְֶבטִיל וaִלrecitare ַע ְרּתֵיּהlaִב Qaddish alla benedizione. Anche le דdonne benedizione degli alberi. KASHERIZZAZIONE Si possono utilizzare stoviglie e posate che siano state utilizzate durante l’anno solo dopo averne eliminato ogni forma di chametz. Esistono vari modi per kasherizzare gli utensili, in relazione ai modi in cui sono stati utilizzati; i principali modi di kasherizzazione sono: • Hag’alà (immersione del recipiente in acqua bollente); • Libbun (arroventamento); • ‘Erui miklì rishon (versamento di acqua bollente da un recipiente); Le regole della kasherizzazione sono numerose e spesso complicate; per questo si rimanda a testi come Guida alle regole di Pesach di Rav Colombo, e al libro di Rav Di Segni Guida alle regole alimentari ebraiche. L’Ufficio Rabbinico risponde a richieste di spiegazioni e mette a disposizione mercoledi 20 aprile dalle ore 13.30 alle ore 16.30, nei locali della scuola “V. Polacco” in Via del Tempio, un servizio pubblico di hag’alà (bollitura). Il materiale da trattare deve essere già pulito e non usato nelle 24 ore precedenti. Per facilitare le operazioni di kasherizzazione si prega di staccare preventivamente le parti smontabili di pentole e stoviglie. ALIMENTI PERMESSI E PROIBITI APRILE 2016 • NISSAN 5776 Mangiare chametz durante Pesach è una trasgressione estremamente grave; per questo i Maestri hanno vietato l’assunzione di qualsiasi cibo che contenga lievito, anche in piccolissime dosi. Riportiamo di seguito alcune categorie di prodotti di uso comune, indicando se sono permessi o meno durante Pesach. SABATO 16 APRILE Cibi confezionati (ad es. olio, cioccolato, margarina, liquori): vietaSHABBAT HA-GADOL ti in assenza di un controllo rabbinico. Lo shabbat che precede Pesach è detto Shabbat Ha-Gadol. L’origiZucchero: è preferibile utilizzare zucchero di canna. Lo zucchero a ne di questo nome è stata variamente interpretata, e ricorderebbe velo deve essere certificato. un grande miracolo avvenuto nel Sabato che precedette Pesach, Sale: va acquistato prima di Pesach. probabilmente una sorta di guerra civile fra egiziani favorevoli e Caffè solubile: vietato in assenza di controllo. contrari all’uscita del popolo ebraico dall’Egitto. Latte: proibito in assenza di controllo. In caso di seria necessità Secondo altri questo nome si riferisce al fatto che il Rabbino del si può acquistare latte UHT in assenza di controllo, acquistato biur chametz10.inddBet 1 Ha-Keneset (il “grande”) tiene, durante questo Shabbat, la le01/03/2010prima 13.29.51 di Pesach. zione in cui illustra le regole di Pesach. Durante questo Shabbat si Riso e legumi: proibiti per gli Ashkenaziti, permessi per i Sefarditi usa leggere come Haftarà un brano del profeta Malachì, in cui si dopo averli accuratamente esaminati. Alcune diffuse marche prepreannuncia la redenzione messianica (il giorno “grande e terribisentano confezioni con riso mescolato a cereali. le”). Alcuni, durante la preghiera pomeridiana, usano leggere parCarne e pesce freschi: permessi. Alcuni Ashkenaziti vietano la te della Haggadà, poiché il Sabato che precedette Pesach costituì carne di volatili. Alcune famiglie romane di Pesach non consu20 di fatto l’inizio della redenzione del popolo ebraico. mano pesce. בס״ד CENTRO CARNI PRODOTTI KASHER Spizzichino Claudio PESACH KASHER VESAMEACH Vasto assortimento di prodotti di Pesach OFFERTE SPECIALI NEL REPARTO SELF-SERVICE Kosher market - Carni fresche - Pronti a cuocere Glatt kosher - Self-service - Formaggi e surgelati Servizio a domicilio e spedizioni in tutta Italia Pagamento carte e bancomat anche a domicilio PUOI TROVARE I NOSTRI PRODOTTI ANCHE DA AL 2° PIANO REPARTO MACELLERIA Roma, Via Fonteiana 24/a-26 Tel. 06.66157796 Fax 06.66150166 [email protected] - www. centrokasher.com PESACH 5776 Frutta e verdura fresche: permesse. Nocciole, pistacchi, arachidi: proibiti in assenza di controllo. MEDICINE In generale è vietato assumere sciroppi e farmaci che abbiano sapore, mentre è permesso utilizzare farmaci che non vengono assunti per via orale. Per tutti gli altri farmaci è bene in ogni caso interpellare un rabbino. Esistono liste di medicine controllate a disposizione dell’Ufficio Rabbinico, che può essere contattato per ogni chiarimento, sia telefonicamente, comunicando il nome del farmaco e lasciando un recapito telefonico, sia inviando una e-mail all’indirizzo: [email protected]. Si ricorda comunque che bisogna considerare sempre la gravità della condizione del malato, in base alla quale si devono trascurare anche i divieti più rigorosi. GIOVEDI 21 APRILE DALLE 20.44 BEDIQAT CHAMETZ La ricerca serve ad eliminare eventuali residui di chametz che non siano in prima data ּו ָברָאstati ,ָדבָרtrovati ְעֹולָמֹו ּבprecedenza. ָם ֶׁשֹּלא ִחּסַרPer הָעֹולquesto, ֵינּו ֶמלְֶך אֱֹלקdiה׳questa ָרּוְך ַאּתָה ּב bisogna eseguire un’accurata pulizia di tutti quei luoghi in cui pos:נֵי ָאדָםdel ֶם ְּב ְלהַּנֹות ָּבהanche טֹובִיםin ָנֹות וְאִילquantità, ִיֹות טֹובֹות בֹו ְּבר sa essere entrato chametz, piccola durante l’anno. La Bediqà è preceduta dalla seguente benedizione: ְׁשנּו ְּב ִמצְֹותָיו וְ ִצּוָנּו ָ ֲׁשר ִקּד ֶ ּבָרּוְך ַאּתָה ה׳ אֱֹלקֵינּו ֶמלְֶך הָעֹולָם א :עַל ּבִיעּור ָחמֵץ “Barukh Attà H. Eloqenu Melech ha-‘olam asher qiddeshanu bemitzwotaw chametz” ּתֵיּה ִל ְבטִילwetzivvanu ‘ ּו ְדלָא ִב ַע ְרal ּתֵיּהbi’ur ִָא ֲחז ּכָל ֲחמִירָא ְדאִיּכָא ִברְׁשּותִי ְדל “Benedetto tu sia Signore Dio nostro Re del mondo che ci ha san:ְרעָאdiדְַאeliminare ֵי ְּכ ַע ְפרָאiהוcibi ֱ וְֶל tificato con i Suoi precetti e ci ha comandato lievitati.” ּכָל ֲחמִירָא ְדאִיּכָא ִברְׁשּותִי ַד ֲחזִּתֵיּה ּו ְדלָא ֲחזִּתֵיּה ְד ִב ַע ְרּתֵיּה ּו ְדלָא :ִב ַע ְרּתֵיּה ִל ְבטִיל וְֶל ֱהוֵי ְּכ ַע ְפרָא דְַא ְרעָא Bisogna fare attenzione a non parlare fra la benedizione e l’inizio della ricerca. In tal caso si dovrà ripetere la benedizione. E’ bene comunque evitare di parlare durante tutta la ricerca. Con un’unica benedizione si può fare la ricerca in varie abitazioni. Si possono anche riunire varie persone e assegnare loro il compito di eseguire la ricerca in diversi luoghi. La ricerca deve essere eseguita in ogni angolo della casa, anche in terrazze, pianerottoli, sotto i letti, negli armadi, e comunque in ogni luogo nel quale possa trovarsi del chametz. Bisogna eseguire la ricerca anche nelle automobili, nei negozi e nei cassetti nelle Sinagoghe. Parimenti bisogna effettuare una cernita dei medicinali in nostro possesso, cercando di individuare ed accantonare quelli contenenti chametz. Si faccia attenzione inoltre al cibo per gli animali, che spesso contiene chametz. Prima della ricerca si usa nascondere in vari punti della casa 10 pezzettini di pane (di peso inferiore a 29 grammi) avvolti nella carta, per avere la certezza di trovare del chametz da bruciare il giorno successivo. La aלlume diלuna candela o di רָאricerca ּו ָב,דבָרdeve ָ לָמֹוessere ּסַר ּבְעֹוeseguita ָם ֶׁשֹּלא ִח ְֶך הָעֹו ֵינּו ֶמ ה׳ אֱֹלקdiּתָהcera ָרּוְך ַא ּב paraffina, o, in alternativa, di una torcia elettrica. Non si possono :בֹו ְּברִיֹות טֹובֹות וְאִילָנֹות טֹובִים ְלהַּנֹות ָּבהֶם ְּבנֵי ָאדָם utilizzare candele intrecciate, come quelle che si usano per l’havdalà. Al termine della ricerca bisogna eseguire l’annullamento mentale di תָיו וְ ִצּוָנּוdel ִמצְֹוchametz, ְׁשנּו ְּב ָ ִקּדper ֲׁשר ֶilאtimore הָעֹולָםche לְֶךqualche אֱֹלקֵינּו ֶמpiccolo ּתָה ה׳pezzo ָרּוְך ַא ּב chametz sia sfuggito alla ricerca. Tale annullamento avviene at:ֵץ מ ח ָ ִיעּור ּב ַל ע traverso una breve formula in lingua aramaica, che viene recitata al termine dalla ricerca dal capo famiglia (o chi per lui): ּכָל ֲחמִירָא ְדאִיּכָא ִברְׁשּותִי ְדלָא ֲחזִּתֵיּה ּו ְדלָא ִב ַע ְרּתֵיּה ִל ְבטִיל :וְֶל ֱהוֵי ְּכ ַע ְפרָא דְַא ְרעָא “Kol chamirà deikka birshutì delà chazitè udlà viartè livtil velehevè לָאkeafrà ּתֵיּה ּו ְדdear’à” ּכָל ֲחמִירָא ְדאִיּכָא ִברְׁשּותִי ַד ֲחזִּתֵיּה ּו ְדלָא ֲחזִּתֵיּה ְד ִב ַע ְר “Qualsiasi chametz che sia in mio possesso, che non abbia visto :ִב ַע ְרּתֵיּה ִל ְבטִיל וְֶל ֱהוֵי ְּכ ַע ְפרָא דְַא ְרעָא o eliminato, sia annullato e considerato come polvere della terra.” Se non si fosse eseguita la ricerca durante la notte della vigilia, è obbligatorio eseguirla in seguito, il giorno successivo (a lume di candela), durante Pesach, o persino dopo la festa, al fine di eliminare comunque qualsiasi sostanza lievitata che sia stata in possesso di Ebrei durante la festa. Se la ricerca non è stata eseguita a tempo debito non bisogna recitare alcuna benedizione. Coloro che passano Pesach lontano da casa, se non possono affidare ad altri il compito di effettuare la bediqat chametz, devono comunque eseguire la ricerca con un lume la sera prima di partire e recitare la formula d’annullamento. In questo caso non si dovrà recitare la berakhà sulla ricerca. biur chametz10.indd 1 01/03/2010 13.29 VENERDÌ 22 APRILE DALLE 5.05 APRILE 2016 • NISSAN 5776 biur chametz10.indd 1 22 01/03/2010 13.29.51 DIGIUNO DEI PRIMOGENITI La vigilia di Pesach i primogeniti, sia da parte di madre, sia da parte di padre, digiunano dall’alba al tramonto, in ricordo di quando il Signore colpì i primogeniti egiziani, risparmiando quelli ebrei. Secondo alcuni anche le primogenite digiunano. Ciascuno è tenuto a seguire il proprio uso locale (quello romano è che non digiunino). Gli ammalati, il Mohel, il Sandaq ed il padre del bambino, nel caso in cui ci sia una milà la vigilia di Pesach, sono esentati dal digiuno. E’ possibile interrompere il digiuno assistendo al Sijum Massakhtà, una lezione pubblica che conclude lo studio di un trattato talmudico, o di un trattato di Mishnà con il commento di Rabbì Ovadià da Bertinoro. VENERDÌ 22 APRILE ENTRO LE 11.17 BI’UR CHAMETZ Il 14 di Nisan, bisogna eseguire il bi’ur chametz, l’annullamento fisico del chametz in nostro possesso. E’ assolutamente consigliabile eseguire tale annullamento entro il termine della quinta ora solare della giornata. Il chametz può essere bruciato o eliminato in altro modo. La formula di annullamento, con leggere varianti COMUNITÀ EBRAICA DI ROMA IN COLLABORAZIONE CON KOSHER CAKES K osher CaKes tutte le ciambelleTTE riescono con il buco E SICURAMENTE CASHER LE PESACH CIAMBELETTE CASHER LE PESACH 1 KG. A SOLI 9,00 € IN VENDITA PRESSO: • KOSHER CAKES: Via Michelangelo Pinto 10/16 - Tel. 06.6531328 Via del Portico d’Ottavia 1A - Tel. 06.64761135 Piazza Costaguti , 21 - Tel. 06.68309396 • KOSHER DELIGHT: Via S. Gherardi 18 - Tel. 06.5565231 Via G. Boni 18 - Tel. 06.44254461 Via S. Gherardi 44a - Tel. 06.5572565 Via del Portico d’Ottavia 11 - Tel. 06.68135002 • MACELLERIA SPIZZICHINO CLAUDIO: Via Fonteiana 24/a-26 - Tel. 06.66157796 • BET KOSHER: Via Cesare Pascarella 36 - Tel. 06.45434231 • REPHAEL ASITONAÌ: V. Maurolico 28 - Tel. 06.5560822 • KLOTCH S.R.L. Via Cremona 48 - Tel. 06.44290570 Via Michelangelo Pinto 10/16 • Via del Portico d’Ottavia 1A • Piazza Costaguti 21 www.koshercakes.it ְׁשנּו ְּב ִמצְֹותָיו וְ ִצּוָנּו ָ ֲׁשר ִקּד ֶ ּבָרּוְך ַאּתָה ה׳ אֱֹלקֵינּו ֶמלְֶך הָעֹולָם א :עַל ּבִיעּור ָחמֵץ PESACH 5776 ּכָל ֲחמִירָא ְדאִיּכָא ִברְׁשּותִי ְדלָא ֲחזִּתֵיּה ּו ְדלָא ִב ַע ְרּתֵיּה ִל ְבטִיל :וְֶל ֱהוֵי ְּכ ַע ְפרָא דְַא ְרעָא rispetto alla sera, dovrà essere recitata entro il termine della quinta ora solare: ּכָל ֲחמִירָא ְדאִיּכָא ִברְׁשּותִי ַד ֲחזִּתֵיּה ּו ְדלָא ֲחזִּתֵיּה ְד ִב ַע ְרּתֵיּה ּו ְדלָא :ִב ַע ְרּתֵיּה ִל ְבטִיל וְֶל ֱהוֵי ְּכ ַע ְפרָא דְַא ְרעָא no essere consumati con l’hasibà, cioè stando seduti ed appoggiati sul gomito sinistro. Chi non può bere vino consulti un rabbino. MATZÀ E MAROR Durante il Seder bisogna consumare matzà e maror (erba amara). Si ricorda che è assolutamente consigliabile consumare durante il Seder delle matzot shemurot, matzot preparate con farina controllata dal momento della mietitura del grano, reperibile nelle rivendite autorizzate. Bisogna fare estrema attenzione a mangiare almeno un kezait (circa 29 grammi) di matzà ed un kezait di maror. Le matzot attualmente in commercio pesano circa 30 grammi, per cui, mangiandone una intera, si esce d’obbligo. Per il maror è necessario consumare 2-3 foglie di lattuga di medie dimensioni. APRILE 2016 • NISSAN 5776 “Kol chamirà deikkà birshutì dachazitè udlà chazitè deviartè udlà viartè livtil velevè keafrà dear’à” “Qualsiasi chametz che sia in mio possesso che abbia visto o che non abbia visto, che abbia eliminato o non abbia eliminato, sia annullato e considerato come polvere della terra.” E’ bene che tale formula venga recitata direttamente dal padrone di casa; in caso contrario può recitarla (con leggere varianti testuali) un familiare o un altro incaricato. I Maestri hanno vietato tutto il chametz che non sia stato venduto ad un non ebreo prima di Pesach. La vendita deve avvenire entro la quinta ora solare della vigilia. Tutto il chametz che intenLE TEFILLOT DI PESACH biur chametz10.indddiamo 1 13.29.51 vendere deve essere riunito in una stanza, una cantina, 01/03/2010 o Le tefillot di Pesach si differenziano da quelle dei giorni feriali. un armadio, e dal momento della vendita non si deve entrare nelRiportiamo di seguito le differenze principali: la stanza, o aprire gli armadi o le casse che contengono del cha- Nei giorni di Mo’ed bisogna recitare la ‘amidà di Mo’ed, ricormetz. Per la vendita si può usare la delega pubblicata nelle pagidando nella benedizione centrale che è Pesach, zeman cherune successive. tenu, tempo della nostra libertà. Nei primi due giorni di Mo’ed si recita l’Hallel completo, menACCENSIONE DEI LUMI tre nei restanti giorni di Pesach se ne omettono alcuni Salmi Di Yom Tov, come di Shabbat, bisogna accendere dei lumi in ono(le omissioni sono indicate in qualsiasi tefillà). re della festa, recitando la benedizione leadliq ner shel Yom Tov. - A partire dal 1° giorno di Pesach, dalla tefillà di Musaf, anziché dire Mashiv ha-ruach umorid ha-gheshem (che fa soffiare VENERDÌ 22 E SABATO 23 APRILE il vento e scendere la pioggia) si dice morid ha-tal (che fa scendere la rugiada). Nel rito romano e sefardita alla fine di IL SEDER Musaf si canta l’ ‘osè shalom (“le pizzarelle”) Il Seder (letteralmente ordine) è la cerimonia che ha luogo le pri- A partire dalla seconda sera di Pesach, inizia il conteggio me due sere di Pesach, con la quale si celebra la fine della schiadell’‘omer, che si protrarrà sino alla vigilia di Shavu’ot. La bevitù egiziana e la libertà del popolo ebraico. nedizione e la formula da recitare, sono reperibili su qualsiasi I 4 BICCHIERI DI VINO tefillà. Durante il Seder è obbligatorio bere 4 bicchieri di vino. - A partire dall’uscita del secondo giorno di Mo’ed, nella 9° beQuesto obbligo, come tutti gli altri del Seder, vale anche per le nedizione della ‘amidà (barech ‘alenu) non si dice più la parodonne. la umatar. Anche gli astemi devono sforzarsi di bere. È preferibile utilizzare - All’uscita di Mo’ed si fa l’havdalà recitando la benedizione sul del vino rosso, ma all’occorrenza si potrà usare anche del vino vino e quella finale. bianco. I bicchieri devono contenere almeno 86 cc, e bisogna bere - La mattina dell’ultimo giorno di Pesach, al termine della tefilalmeno la maggior parte del bicchiere. I bicchieri vanno riempiti là, viene impartita la benedizione dei bambini. completamente. Si ricorda inoltre che, in base all’uso sefardita e italiano recente, I bicchieri di vino, come la matzà, il korech e l’afiqomen devonon si indossano i tefillin durante tutta la festa di Pesach. 24 Punti vendita prodotti kasher lePesach COMUNITARI TEMPIO BETH EL - V. Padova 92 Per la vendita l’ingresso è Viale delle Province 11 dal 4 aprile 2016 orario 9-20 – venerdì 9-13 VERIFICARE CHE LA TEUDÀ SIA AGGIORNATA BET KOSHER V. C. Pascarella 36 00153 Roma Tel. 0645434231 BOCCIONE V. Portico d’Ottavia 1 Roma tel. 06 678637 GELATERIA ROMANA Via Portico d’Ottavia 1b Tel. 06 88983229 IL MONDO DI LAURA V. Portico d’Ottavia 6 Roma Tel. 06 68806129 V. Tiburtina 263 Roma Tel. 06 5880966 KLOTCH S.R.L. Via Cremona 48 - 00162 Roma Tel 06 44290570 KOSHER CAKES V. M. Pinto 10/16 Roma Tel. 06 6531328 V. Portico d’Ottavia 1/a Roma Tel. 06 68309396 Piazza Costaguti , 21 Tel. 06 68309396 LE BON TON CATERING V. Casoria 19 00182 Roma Tel. 06 7026889 LE VIE DEI FORMAGGI Distribuzione ingrosso, catering, ristorazione, dettaglio Tel. 339-4245314 [email protected] YOTVATA CHEESE P.za Cenci 70 – Roma Tel. 06 68134481 3475080751 MACELLERIE BENDAUD SABRINA Via L. il Magnifico 70 - 00162 Roma 06 44243959 KOSHER DELIGHT Via S. Gherardi 16/18 - 00146 Roma Tel. 06 5565231 V. S. Gherardi 44 – 00146 Roma Tel. 06 5572565 V. G. Boni 18 – 00161 Roma Tel. 06 44254461 V. del Portico d’Ottavia 11 00186 Roma Tel. 06 68135002 MACELLERIA PASCARELLA Via Pascarella 24/26 - 00153 Roma Tel. 06 5881698 REPHAEL A SITONAI Via F. Maurolico 28 00146 Roma Tel. 06 5560822 SPIZZICHINO CLAUDIO Via Fonteiana 24/a e 26 - 00152 Roma Tel. 06 66157796 SUPER ISRAEL Via Stamira 27 – 00161 Roma Tel. 329 3810413 RISTORANTI APERTI DURANTE PESACH BA GHETTO Via del Portico d’Ottavia, 57 Tel. 06 68892868 BELLA CARNE Via del Portico d’Ottavia, 51 Tel. 06 6833104 LA TAVERNA DEL GHETTO Via del Portico d’Ottavia, 8 Tel. 06 68809771 APRILE 2016 • NISSAN 5776 ESERCIZI PRIVATI CERTIFICATI 25 PESACH 5776 Gli orari di Roma per Pesach 5776 Sedarim pubblici I sera Istituto Pitigliani Via Arco dè Tolomei, 1 - Info e prenotazioni tel. 06-5800539 Tempio Shirat Ha –Yam - Via Oletta, 20 info e prenotazioni Giorgio Foà 335-7250562 II sera Istituto Pitigliani Via Arco de Tolomei, 1 - info e prenotazioni Tel. 06-5800539 Tempio Shirat Ha –Yam - Via Oletta, 20 info e prenotazioni Giorgio Foà 335-7250562 Scuola Elementare - Via del Tempio Riservato a bambini e genitori fino a esaurimento posti. Info e prenotazioni Tel. 06-6896007 Pranzi e cene kasher lePesach alla scuola “Vittorio Polacco” lunedì 25 - martedì 26 e mercoledì 27 aprile dalle 12 alle 15 e dalle 19.30 alle 22.30 giovedì 28 aprile solo dalle 12 alle 15 Per informazioni Tel. 339-1285276 MERCOLEDI 20 APRILE 2016 DALLE 13.30 ALLE 16.30 verrà effettuata un’Hagalà pubblica (bollitura) nei locali della scuola “V. Polacco” V. del Tempio Rosh Chodesh Nissan: sabato 9 aprile Shabbat Ha Gadol: Ricerca del chametz: sabato 16 aprile dalle 20.44 di giovedì 21 aprile Digiuno dei primogeniti: venedì 22 aprile dalle 5.05 (secondo alcuni 4.51) Sjium massakhtà: venerdì 22 aprile Tempio Spagnolo alle 7.00 Oratorio Di Castro alle 7.30 Via Pozzo Pantaleo alle 7.30 Bet Shemuel, Bet El alle 7.30 Tempio Maggiore alle 7.45 Limite per mangiare il chametz: venerdì 22 aprile entro le 10.05 Limite per l’annullamento e la vendita: venerdì 22 aprile entro le 11.17 Seder: la sera del 22 e 23 aprile Pesach termina: alle 20.53 di sabato 30 aprile Per rispondere alle richieste di ospitalità per il Seder invitiamo chiunque sia disponibile a chiamare o contattare l’ufficio rabbinico al numero 06.68400651 fax 06.68400655 e-mail: [email protected] Delega per la vendita del chametz Il sottoscritto __________________________________________________________________________________________________________________ delega il Rabbino Capo di Roma, affidandogli per questo pieni poteri, ad eseguire in sua vece ed a suo nome: • La vendita di tutto il chametz, di cui consciamente o inconsciamente sia in possesso secondo la definizione della Toràh e delle leggi rabbiniche, o chametz che appartenga ad altri e sia a mia disposizione: chametz, mescolanze che contengano chametz, chametz dubbio ed ogni sorta di materiale contenente chametz, incluso il chametz che tende ad in­durire e ad aderire alla superficie interna degli utensili (incluso quello che verrà acquistato sino al momento dell’affitto successivamente menzionato). • L’affitto dalle ore 11.17 del 22 aprile fino alle ore 20.54 del 30 aprile 2016 di ogni luogo posseduto o di cui si abbia l’usufrutto in cui si trovi chametz ed in particolare negli immobili situati in (indicare le proprie residenze, anche quelle secondarie e usate per le vacanze, uffici, negozi) _______________________________________________________________________________________________________________________________ oltre a tutti i luoghi ed oggetti che è in mio potere affittare, in cui vi sia chametz, mescolanze di chametz, o chametz dubbio, mio o di altri. APRILE 2016 • NISSAN 5776 Lo stesso Rabbino ha il pieno diritto di vendere o affittare, nel modo che ritenga opportuno o necessario nei termini e con le formule del contratto generale, che verrà da lui compilato, per la vendita del chametz, contratto che accetto pienamente senza alcuna eccezione e che deve considerarsi parte integrante di questa delega. Conferisco inoltre all’acquirente il diritto di accedere alle mie proprietà, e mi impegno a consegnargli le chiavi di tali luoghi in qualsiasi momento egli desideri. 26 Il sottoscritto affida altresì allo stesso Rabbino i pieni poteri e l’autorità di scegliere e delegare in sua vece un sostituto Rabbino al quale poter affidare i medesimi poteri di vendita e di affitto alle condizioni della presente delega. I poteri concessi con questa delega sono in conformità con le leggi della Torà, con i regolamenti e le leggi rabbiniche e con le leggi di questo Stato. Roma, lì 14 Nisan 5776 22 Aprile 2016 Firma _____________________________________ DA CONSEGNARE COMPILATO ALL’UFFICIO RABBINICO O AL RESPONSABILE DI UN BETH HA-KNESSETH O PER FAX 06.68400655 ENTRO LE 11.17 DEL 22 APRILE. LA DELEGA SARÀ DISPONIBILE ALL’INDIRIZZO WWW.SHALOM.IT E PUÒ ANCHE ESSERE INVIATA PER E-MAIL ALL’INDIRIZZO: [email protected] ITALIA D Iran: un accordo tra speranze e preoccupazioni il terrorismo internazionale. La prospettiva che si è aperta non è in chiaroscuro dunque, ma coperta da ombre che si riflettono sulla realtà regionale. Il professor Fabrizio Luciolli, Presidente del Comitato Atlantico Italiano e docente presso il Centro Alti Studi Difesa, ha spiegato come continuino i contrasti tra le maggiori parti dell’Accordo: Khamenei ha definito Obama unreliable, inaffidabile, mentre il Presidente americano ha sottolineato che “l’accordo si basa sulla verifica e non sulla fiducia”; il compromesso poi non ferma, ma rallenta di 10-15 anni il programma nucleare. Inoltre, non viene minimamente menzionata la proliferazione missilistica, ovvero i vettori, fondamentali in un programma militare. Se si pensa poi che l’Iran ha portato avanti segretamente il programma per circa vent’anni, le misure di contenimento rischiano di essere insufficienti. C’è stato poi un immediato impatto sulla regione: non solo il rischio isolamento per Israele e Arabia Saudita, ma anche i sospetti di Egitto e Turchia che hanno avviato il riarmo. E attori esterni (Cina, Pakistan), dotati di arsenali nucleari, potrebbero inserirsi nella partita regionale. Patricia Thomas, corrispondente in Italia per l’Associated Press, ha spiegato come per gli Stati Uniti questo passo abbia un significato economico limitato, ma un profondo rilievo geopolitico. L’atteggiamento di ostilità al regime iraniano e il sostegno a Israele sono stati ribaditi dalle dichiarazioni del vice presidente Biden e della candidata Hillary Clinton. Grande partecipazione del pubblico alla Sala Regina della Camera dei Deputati: giornalisti e analisti, ma forte anche la presenza di esuli iraniani, i quali hanno fatto notare il clima illiberale che vige attualmente nel loro Paesei. DANIELE TOSCANO Solidarietà al professore Angelo Panebianco L’ idea che in uno dei luoghi simboli della cultura occidentale, il prestigioso Ateneo di Bologna, un docente debba fare lezione, protetto della polizia, ha un che d’inquietante e sinistro. Il fatto che i colleghi e gli studenti si abituino, è ancor più grave. E’ il segno di un cedimento morale che non possiamo tollerare. Il prof. Angelo Panebianco è oggetto da mesi di un’odiosa campagna all’interno dell’Ateneo bolognese che gli impedisce si svolgere con serenità le sue lezioni. L’accusa di chi violando la legge gli impedisce di fare lezione, è risibile. Panebianco sarebbe un “bellicista” e un “guerrafondaio”. Se non fosse per la gravità della situazione, verrebbe da ridere amaramente. Il motivo per cui Panebianco è entrato nel mirino di alcuni settori no global, è il coraggioso rifiuto alla demonizzazione di Israele e alle odiose manifestazioni di boicottaggio contro gli accademici israeliani. Il rifiuto appunto della cultura dell’odio e la rivendicazione che le università restino un’oasi di confronto culturale e scientifico. E’ per questo, che il prof. Panebianco è oggetto di un’odiosa campagna. Ed è anche questo, forse il motivo per cui le reazioni in sua difesa non sono state sino ad ora all’altezza della gravità della situazione. Di fronte tutto ciò la comunità scientifica e accademica nel suo insieme non può tacere. Deve far sentire la sua voce. Far pervenire ai Rettori l’espressione del suo profondo disagio e la condanna per quanto accade in uno dei più antichi centri della cultura europea. DAVID MEGHNAGI APRILE 2016 • NISSAN 5776 iverse le opinioni emerse in occasione della tavola rotonda organizzata dall’Associazione Italiana Fulbright in collaborazione con la Camera dei Deputati su “Il Medio Oriente dopo l’Accordo nucleare con l’Iran”. A moderare i relatori Ettore Greco, Direttore IAI (Istituto Affari Internazionali), il quale ha chiarito la complessità del tema: Stati Uniti e Iran hanno ribadito i contrasti geopolitici che esulano dall’Accordo, ma esiste tuttavia una convergenza di interessi. Un punto di vista ottimistico è stato quello proposto da Lamberto Dini, già Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri nel periodo 1996-2001, anni in cui i rapporti tra l’Italia e l’Iran di Khatami si rafforzarono molto. Per Dini, l’Accordo è un punto di svolta per le relazioni internazionali, ha reso l’Iran un polo di attrazione per gli investimenti europei e le elezioni di febbraio hanno confermato la fiducia al fronte riformista; inoltre, un coinvolgimento di Teheran nella lotta allo Stato Islamico è a suo avviso fondamentale, anche alla luce di un nuovo corso intrapreso da Re Salman, al trono in Arabia Saudita da gennaio 2015, con una politica estera ed energetica poco amichevole nei confronti dell’Occidente. Di diverso avviso l’Ambasciatore Giulio Terzi, già Ministro degli Esteri, il quale ha parlato di un’apertura di credito nei confronti del regime degli ayatollah da parte dell’Occidente, che ha visto l’Iran come una garanzia dello stato di diritto in quella parte del mondo; l’Accordo è stato accolto con toni entusiastico-trionfalistici, ma restano, eufemisticamente, delle inquietudini, a partire dal mancato rispetto dei diritti umani e del pluralismo politico all’interno del Paese. Il record di esecuzioni capitali nei due anni di Rouhani è emblematico; ha ricordato poi come non si possa rimuovere l’Iran dalla lista dei Paesi che sostengono www.mazaltovband.com [email protected] - cell. 335.6117141 27 LIBRI Giorgio Bassani cento anni a Ferrara S Nella sua “città di pianura”, dove il 2016 segna un doppio anniversario oltanto nel 1980 Giorgio Bassani portò a compimento il lavoro di una vita intera, consegnando ai lettori italiani l’edizione definitiva del suo Romanzo di Ferrara. Raccontava di un mondo scomparso, scomparso del tutto: proprio come il giardino e l’intera famiglia dei Finzi-Contini. Bassani restituiva agli ebrei italiani scampati alla guerra, alle milizie della Repubblica Sociale e alle SS, sopravvissuti ai lager nazisti, quella consapevolezza di sé che le leggi razziali del 1938 avevano quasi completamente distrutto nel momento stesso in cui la costruivano in negativo. Qualunque possibilità di una normale esistenza in Italia degli ebrei italiani avrebbe dovuto fondarsi sullo scavo impietoso, perfino archeologico, dentro ricordi e memorie non pacificati. Un prezzo accettabile, per l’acquisizione di un’identità nuova, mutevole in qualche misura, successiva e diversa rispetto a quella d’anteguerra: che avrebbe dovuto garantire sicurezze e certezze, e poi all’improvviso s’era rivelata una finestra spalancata sull’abisso. La Ferrara di Bassani è la città di pianura che intitola il romanzo pubblicato nel 1940 sotto lo pseudonimo di Giacomo Marchi, per aggirare le leggi razziali. “Lui conosceva, eccome, quali scarti di carattere ci si possa aspettare da un ebreo. Però una rabbia simile!”: così, quasi un’epigrafe nonostante il discorso indiretto, poche, decisive parole in Dietro la porta. E’ un libro, molto breve, del 1964. Pubblicato presso Einaudi, tra le storie ferraresi raccontate ASSOCIAZIONE D.A.N.I.E.L.A DI CASTRO AMICI MUSEO EBRAICO DI ROMA L’“Associazione Daniela Di Castro Amici del Museo Ebraico di Roma” APRILE 2016 • NISSAN 5776 è nata per aiutare il Museo Ebraico 28 di Roma nella tutela, conservazione, promozione, diffusione e sviluppo della ricchezza del suo patrimonio. PER INFORMAZIONI E PER ISCRIZIONI: www.associazionedanieladicastro.org [email protected] Tel. 334 8265285 dallo scrittore non è di sicuro la più nota. La palma va ovviamente ai Finzi-Contini, al giardino con tennis annesso, e agli Occhiali d’oro con la celebre doppia emarginazione, cardine narrativo nella vicenda parallela - del dottor Athos Fadigati e dello studente Lattes. Bassani, nato a Bologna il 4 marzo 1916, si accomiatò per sempre nel 2000, e proprio qui a Roma. Era stato studente presso il ginnasio-liceo “Ariosto” di Ferrara (il “Guarini” della finzione narrativa) dal 1926 al 1934. Adeguatamente “secchione”, come usava fino all’inizio degli anni ’70 del secolo passato per quasi tutti i ragazzi e le ragazze delle comunità ebraiche, costretti dalle famiglie a primeggiare nelle scuole statali: per motivi oggi misteriosi, allora molto chiari. “Dietro la porta” racconta il senso di straniamento e diversità del giovanissimo Giorgio rispetto all’ambiente in cui si muove. I compagni di classe, le ragazze, le chiacchiere. E poi all’improvviso le parole di troppo ascoltate per caso. Antisemitismo no, è parola grossa. Pregiudizio, incapacità di misurarsi con gli altri. La ferita si incancrenì nel 1938 e nella lunga notte del ’43, ma poi finì per malamente cicatrizzare dopo la guerra. Venne una generazione di ebrei che sui banchi del classico ancora riusciva a perdonare a Orazio, il più fenomenale e dimenticato poeta della latinità, la dura ironia contro il giudeo Apella (accusato solo di sciocca superstizione). Un mondo e una sensibilità finiti per sempre, forse al tempo della Guerra dei sei giorni. Altro che scarti di carattere. La vita di Bassani, complicata e tormentata nella sfera più intima e personale, fu segnata da un carattere schivo, riservato. Un’idea alta del ruolo degli intellettuali lo vide al fianco di quelli che davvero lo meritavano - Pasolini, Moravia, Pratolini, Soldati - e forse neppure disdegnava quel poco allora indispensabile di mondanità letteraria. Quando la letteratura significava ancora qualcosa, ovviamente. Per Feltrinelli scoprì Il dottor Zivago e Il Gattopardo. Dal 1965 al 1980 fu presidente di Italia Nostra, la prima e più benemerita associazione di tutela del nostro straordinario paese, che il potere ama innaffiare con le chiacchiere mentre lo copre di cemento e lo perfora a colpi di trivelle. Di sicuro desiderava tenersi alla larga dal circo mediatico che cominciava a inquinare ogni forma di pubblica comunicazione. Roma in quanto speciale microcosmo ebraico costituisce forse un’eccezione che conferma la regola, ma non si potrebbe comprendere l’ebraismo italiano, e dunque la condizione ebraica in Italia, negli anni decisivi tra il 1920 e il 1960, senza Bassani. Dalla vita comunitaria e dalle Comunità, che oggi lo ricordano e lo celebrano (finalmente, verrebbe da dire), si tenne in disparte. Non accettava inviti, non rilasciava interviste, aggirava i tentativi di contatto. Per quel che vale il senno di poi, si potrebbe forse dedurre che la consapevolezza del valore simbolico dell’esperienza ebraica nella storia disastrosa del Novecento dovette per forza di cose renderlo esterno e forse estraneo (ancora, di nuovo) rispetto agli ebrei della quotidianità: i quali continuavano caparbiamente a vivere la propria vita collettiva. Ma Ferrara deve quest’anno misurarsi con un doppio anniversario. E’ tuttora città misteriosa, di nebbie e foschie padane, e di luce abbagliante - quando c’è - come nei dipinti dei suoi pittori quattrocenteschi. Soltanto alla letteratura è data la capacità di produrre intersezioni singolari nel tempo e nello spazio, svelando così corrispondenze impreviste e imprevedibili. La storia si scrive e si interpreta sulle prove provate di ciò che è accaduto, sui documenti d’archivio, dunque sulla fisicità. La letteratura invece è mediazione continua che si colloca su un limite incerto, tra il gioco di specchi e la rappresentazione oggettiva della realtà. Proprio come Bassani, Ludovico Ariosto tormentò la sua opera con un lavoro infaticabile di cesello. Orlando furioso apparve in prima edizione a Ferrara appunto nel 1516. Cinque secoli dopo c’è gran fervore ministeriale per le celebrazioni. Visto lo stato d’abbandono della storia della letteratura nelle nostre università, meriterebbero più attenzione e precisione. Quando poteva, Messer Ludovico leggeva i canti del suo romanzo nelle sale del castello, accanto al fuoco, per i principi della Casa Estense (il termine poema definì qualche decennio più tardi i lunghi componimenti in ottave). Ma il cardinale Ippolito del quale era al servizio l’aveva reso “cavallaro” costringendolo a viaggiare di continuo. Poi il duca Alfonso lo spedì in Garfagnana a reprimere il brigantaggio. Seguì un’edizione nel 1521, ma quella buona e valida fu stampata nel ’32. Sul tavolo di lavoro, accanto al letto di morte del poeta, c’era nel 1533 una copia piena di varianti e correzioni. PIERO DI NEPI Pagine di storia A ntisemitismo Un’ideologia del Novecento di Francesco Germinario (edito da Jaca Book) prende in esame una questione che molti ritengono secolare e che, invece, è il frutto della cultura del XX secolo. L’analisi dell’autore è brillante e ricca di molti elementi originali. Il caso Dreyfus e la nascita dell’intellettuale moderno di Agnese Silvestri (dedito da Franco Angeli) è una ricostruzione precisa del celebre caso giudiziario e politico, ascoltando i protagonisti e le loro testimonianze autentiche. Ottimo. Le comunità ebraiche di Siena e di Pitigliano nel censimento del 1841 e il loro rapporto con quella fiorentina di Lionella Viterbo (edito da Belforte) racconta un momento molto importante della storia degli ebrei in Italia e lo fa con competenza e con una cura ai dettagli; ammirevole. Scritti politici e filosofici di un ebreo scettico nella Venezia del Seicento di Simone Luzzatto, a cura di Giuseppe Veltri (edito da Bompiani) è un libro straordinario che raccoglie le opere di rara importanza di un rabbino veneziano del Seicento. Una splendida sorpresa. Il Vangelo ebraico di Daniel Boyarin, professore di cultura talmudica all’Università di California, edito da Castelvecchi, è un libro concettualmente originale e ricco di ipotesi interessanti. Tra identità e memoria di Pierangela Di Lucchio (edito da Clueb) è un viaggio nella comunità ebraica di Napoli: un itinerario in bilico tra memoria e testimonianza ricco di suggestioni Il pugile polacco di Eduardo Halfon, edito da Rubbettino è un L’orrore per tutti i totalitarismi “Il dominio del terrore”: Claudio Vercelli focalizza i tanti perché dei genocidi del “secolo breve” P resentazione vivace e polemica, quella dell’ultimo saggio di Claudio Vercelli, “Il dominio del terrore”, al Circolo “Pitigliani”. Con le storiche e giornaliste Anna Foa e Lucetta Scaraffia: la quale ha contestato sia l’equiparazione sostanziale tra nazismo e comunismo fatta da Vercelli, sia le sue osservazioni sulla tendenza dei regimi totalitari a creare vere e proprie religioni politiche, con culti e rituali parareligiosi centrati sulla personalità del dittatore di turno (“La religione è una cosa, l’ideologia un ‘altra”). Eppure l’equivalenza tra i due totalitarismi fatta da Vercelli in questo saggio non ha nulla di crociano, di condanna - pur giustissima - dei due totalitarismi, nero e rosso, in nome del loro comune rifiuto della libertà. Ma è fatta - come Vercelli stesso ha spiegato nel suo intervento - in base all’osservazione obiettiva, non ideologica, dei disastri planetari causati da ogni ideologia che ha legittimato lo sterminio degli avversari in nome d’un mondo migliore, liberato da quelli che erano considerati agenti nocivi (armeni, capitalisti, ebrei, zingari, omosessuali, infedeli, ecc...). Vercelli, giornalista e ricercatore presso l’Istituto di studi storici “Gaetano Salvemini” di Torino, già autore di vari saggi di storia contemporanea, con quest’ ultimo non ha voluto fare un “regesto” delle deportazioni e dei genocidi novecenteschi. Ma, “premesso che non può esistere una gerarchia delle vittime, che, per bel libro. Ecco una frase originale: “Voi ebrei nascete con un romanzo già scritto sotto il braccio”. Mai ci eravamo annoiati di Renata Adler, edito da Mondadori, è un romanzo che può essere letto in tanti modi differenti. Può essere divertente, ma anche irritante. Intelligente, qualche volta caustico. Levante di Erica Ianiro, edito da Marsilio, è una brillante analisi storica sui rapporti tra Veneti e Ottomani nel XVIII secolo: a Salonicco avevano un ruolo gli ebrei. Il ghetto di Roma nel Cinquecento di Kenneth Stow, edito da Viella, è un libro eccellente, scritto da uno storico illustre che da anni si occupa degli ebrei romani. Una piacevole lettura. Esortazione agli ebrei di Gioacchino da Fiore edito da Viella a cura di Roberto Rusconi è un testo in cui il frate non si rivolge agli ebrei cercando di convertirli, come molti altri ecclesiastici avevano fatto prima di lui, ma si rivolge ai cristiani per convincerli che la storia di Israele dopo l’incarnazione di Gesù non era finita e che sarebbe arrivato il giorno in cui ebrei e cristiani sarebbero stati credenti insieme. In Quaderni di storia numero di gennaio giugno 2014 vi è un brillante articolo di Giorgio Fabre su Pio XI e gli ebrei. Da non perdere, per capire alcuni risvolti delle vicende degli ebrei nel XX secolo in Italia. RICCARDO CALIMANI il solo fatto d’esser state tali, sono tutte sullo stesso piano, ho cercato di capire ha spiegato - i perché dei genocidi. Quasi tutti avvenuti nel contesto generale, nato con la Prima guerra mondiale, di quella ‘nazionalizzazione delle masse’ già studiata da George Mosse; e quasi sempre in società fortemente laicizzate, secolarizzate, non più intrise di religione”. Ci sono stati, chiaramente, anche altri fattori, come i lasciti delle politiche coloniali dell’ 800 (vedi, ad esempio, i primi campi di concentramento per civili deportati creati dagli inglesi nella guerra anglo-boera). Da tutti questi fattori, ecco la somma dei genocidi di Stato del ‘900 che denunciano chiaramente il coinvolgimento di intere società (pur con vari gradi di responsabilità interni), e non solo di dittatori e classi politiche. E che sono stati sempre storie di disintegrazione, non di integrazione: esempio tipico, la modernizzazione dell’URSS fatta dallo stalinismo nel modo che sappiamo. “Ogni genocidio, poi”, ha concluso Vercelli, "ha avuto una sua specificità, che va rispettata; se non si può assolutizzare una tragedia pur immane come la Shoah, non si può neanche negarne la peculiarità (come fanno indirettamente quanti, ad esempio, recentemente hanno definito la tragedia delle foibe “La Shoah degli italiani”)". FABRIZIO FEDERICI C. VERCELLI, “Il dominio del terrore Deportazioni, migrazioni forzate e stermini nel Novecento”, Roma, Salerno editrice, 2016, pp. 168, €. 9,99. APRILE 2016 • NISSAN 5776 PAGINE SU PAGINE. DI EBREI E DI COSE EBRAICHE 29 LIBRI EDITORIA PER RAGAZZI Gli eroi, tra realtà e fantasia E APRILE 2016 • NISSAN 5776 roi e ribelli tra realtà e leggenda: un libro che parla di storia ed uno che nasce da una avventura. Il primo è il “Partigiano Rita” di Paola Caprioglio – Einaudi Ragazzi, 11 euro: la storia vera di una ragazza triestina che durante la Resistenza combatté con la banda partigiana Pasubio. Rita Rosani venne uccisa dai tedeschi il “17 settembre del 1944 prima di compiere 24 anni”, e nel “1948 le è stata conferita la Medaglia d’oro della Resistenza, l’unica assegnata ad una donna italiana morta in combattimento”. Rita Rosani è morta partigiana ma la storia che la conduce a combattere sulle montagne inizia da lontano, quando la sua famiglia arrivò a Trieste dalla Moravia e di cognome faceva Rosenzweig, ebrei come tanti. E come i loro amici più stretti i Nagler con Kubi, amico di infanzia di Rita e poi suo fidanzato. Rita è una ragazza, anzi una ragazzina, quando le leggi razziali arrivano a stravolgerle la vita. Leggere la sua vicenda nel volume della Caprioglio aiuta a seguire i passaggi solo in apparenza “normali” che condussero l’Italia dal fascismo alla guerra, alla partecipazione allo sterminio antiebraico, alla Resistenza. ‘Partigiano Rita’ è uno di quei libri che raccontano insieme la storia ed una storia: un 30 Sistemi di allarme - Telecamere Nebbiogeni Servizi di sicurezza Servizi di intervento e di SOS Servizi di vigilanza Servizi fiduciari e di trasporto Per sopralluoghi e preventivi gratuiti Email: [email protected] Tel.: +39 06 35343941 / +39 340 1469717 Sicurezza Etica è una Società autorizzata ex art.115 TULPS Per maggiori informazioni: www.sicurezzaetica.com volume per questo particolarmente interessante. Non fa sconti infatti, né da un lato, né dall’altro, non cede alla semplificazione nel ricostruire i passaggi storici ma non abdica alla fantasia nel raccontare la trasformazione di una ragazzina dai riccioli rossi, un po’ vanesia che legge le riviste femminili e che quando si fidanza con Kubi, ha la nostalgia anticipata di qualche palpito in più, e si preoccupa dell’argenteria che le verrà regalata per il matrimonio. Ma la storia porta Rita in un’altra direzione. Rita e Kubi si lasciano mentre lui è al confino in Abruzzo e lei avrà un nuovo compagno con cui condividerà la vita partigiana: “sulla soglia – il colonnello Ricca – trova ad accoglierlo una giovane donna stranamente mutata che lo accoglie sorridendo con quieta semplicità, e gli rivolge uno sguardo fermo, dritto”. “Colonnello non ci lasceremo più – spiega Rita – farò parte anche io della tua banda partigiana. (…) Non hai capito: io voglio fare il soldato, non la cuoca o la staffetta. Sarò un membro del gruppo Pasubio, come tutti gli altri”. Dopo la morte di Rita il colonnello cambierà il suo nome di battaglia, diventerà il “comandante Rito”. Per l’avventura invece c’è la graphic novel “La leggenda di Zumbi l’immortale” di Fabio Stassi e Federico Appel – Sinnos edizioni, 10 euro. Zumbi è un personaggio mitologico la cui storia si svolge nei ‘quilombos’, i villaggi clandestini fondati fra il XVII e XVIII secolo dagli schiavi che riuscivano a sfuggire. Zumbi nasce “per i piedi, senza piangere e senza cordone ombelicale. E’ nato libero!”, il suo nome significa elfo, o forse fantasma, o magari ombra. La storia della sua vita è leggenda, sospesa tra l’urgenza della ribellione e quella della narrazione orale in cui i disegni in bianco e nero e ricchi di chiaroscuri, focosi e ribelli anche loro, sottolineano la drammaticità. Una ribellione che ci vollero decenni a sedare, una manciata di schiavi contro uno degli eserciti più potenti e più crudeli del mondo di allora. Magia e scomparse si alternano a misteriose apparizioni: “Non mi riconosci” - tuona Zumbi da dietro la maschera che ne nasconde le fattezze - “Io sono Zumbi, a cui avete distrutto il villaggio, ucciso gli amici, rubato la libertà. O meglio, ci avete provato. Ma noi combattiamo ancora. State all’erta”. Ma alla fine il capitano Furtado de Mendoza lo scovò: “Zumbi fu pugnalato sette volte in sette punti diversi del corpo. Ma nemmeno questo riuscì a togliergli la vita. Il 20 novembre del 1695 lo giustiziarono con i suoi compagni a Recife... ma il suo cuore continuò a battere ancora a lungo”. Da allora Zumbi è diventato il simbolo della lotta per la libertà: “Finché ci sarà qualcuno in catene, da qualsiasi parte, nessun uomo sarà davvero libero”. Sempre di libertà, e che libertà, si parla nel libriccino “Mosè, viaggiatore del deserto” scritto con grazia, delicatezza e poesia, da Beatrice Masini per EL (8 euro). La traduttrice di Harry Potter ha scritto un libro adatto ai bambini più piccoli senza aver mai un linguaggio banale. “Ho viaggiato e vagato per i deserti - racconta Mosè - mi sembra di conoscere ogni granello di sabbia, di averli calpestati tutti quando erano bollenti di sole e quando erano gelidi di notte e di luna”. Un Mosè vecchio e stanco che dalla cima del monte Nevò scruta l’orizzonte “Da quassù, una terrazza di pietra in cima al mondo, guardo la distesa di sabbia e rocce e monti e valli che ho sfidato e non ho vinto. Non ho portato le mie pecore nel recinto, la Terra Promessa è ancora lontana. Però c’è. Io sono Mosè e questa è la mia storia”. Il libro racconta la storia di un ‘bambino salvato dalle acque’ con un nome che è insieme ebraico ed egiziano e con congruità al racconto ebraico. Non è tenero questo Mosé con il popolo d’Israele, lo fa arrabbiare a più riprese, soprattutto quando gli sembra adagiarsi: “E’ l’effetto della schiavitù. Ti abitui a tutto, e ti accontenti di avere la pancia piena, anche se la schiena è rigata di segni di frusta e non possiedi la libertà. Quando la trovi non sai cosa fartene, ti spaventa, ti soffoca”. Il contesto e la conclusione della storia è ben nota ai lettori di Shalom ma è un libro che vale la pena di leggere, un ripasso per la storia di libertà che racconteremo nei prossimi giorni. LIA TAGLIACOZZO CINEMA "Grimsby, attenti a quell’altro": un film delirante, irriverente ma soprattutto divertente L’attore comico Sacha Baron Cohen supera se stesso in una parodia di James Bond Ali G sfigato rapper di periferia, amante della marijuana e dell’alcol e Borat, un giornalista proveniente dal Kazakhistan che se ne andava in giro per l’Inghilterra girando falsi documentari per fare scoprire al suo popolo i segreti e le magie del Regno Unito. Senso dell’assurdo, violazione sistematica del politicamente corretto, interviste volte ad imbarazzare irrimediabilmente l’interlocutore sono, oggi, diventate un inedito mix di azione e volgarità, di situazioni esilaranti ed imbarazzanti e di momenti, perfino, commoventi, sublimando l’imbarazzo di ieri in commedie fuori dagli schemi al punto da lasciare ‘attoniti’. Grimsby, attenti a quell’altro, quindi, pur rischiando di sembrare molto offensivo e volgarissimo è talmente ‘oltre’ da risultare quasi “candido”, perché pur a fronte di situazioni estreme, il talento visionario e stralunato di Cohen, porta il suo personaggio ad affrontare il mondo con un candore stupefacente e, alla fine, inconfessabilmente divertente ed irresistibile. Come quando, viene ferito un ragazzino affetto da AIDS con gocce di sangue che infettano il probabile candidato alla Presidenza degli USA, Donald Trump... una scena al limite del profetico, che la dice lunga sulla follia piacevolmente sfrenata di un comico visionario come Sacha Baron Cohen. MARCO SPAGNOLI CHIRURGIA ANO-RETTALE CHIRURGIA DELLE ERNIE IN DAY HOSPITAL CHIRURGIA DEFINITIVA DEL PROLASSO EMORROIDARIO IN 1 GIORNO SENZA MEDICAZIONI - DOLORE E DISAGIO MINIMI RIPRESA DELLA FUNZIONE INTESTINALE IMMEDIATA ED INDOLORE Prof. Silvestro Lucchese Chirurgo specialista Casa di Cura “Sanatrix” - Via di Trasone, 61 Tel. 06.86.32.19.81 (24h) - www.silvestrolucchese.com URGENZE: 336.786113 / 347.2698480 / 06.86321981 APRILE 2016 • NISSAN 5776 D a sempre il comico Sacha Baron Cohen ha fatto della volgarità estrema un portabandiera di un senso dell’umorismo, nella migliore delle ipotesi, “oltraggioso” e i suoi film come protagonista hanno sempre suscitato critiche e clamori, in un crescendo divertente e divertito di vilipendi e sconcezze. Ebbene, qualora fosse perfino impossibile pensarlo, la parodia bondiana Grimsby, attenti a quell’altro va oltre tutto questo puntando ad una categoria di premio da creare appositamente, ovvero l’Oscar per l’assoluta e totale mancanza di qualsiasi senso di politicamente corretto. La storia di un super agente segreto stile James Bond, separato da ragazzino dal fratello adorato, rimasto a crescere nei sobborghi di Londra diventando un hooligan disonesto, proletario, pieno di figli, diventa l’occasione per un film d’azione “assurdo” ed estremo. Diretto da Louis Leterrier ed interpretato da Cohen al fianco dell’attore di teatro e di cinema Mark Strong e dalla Musa di Almodovar Penelope Cruz (proprio lei) è una vera e propria follia dove il peggio di tutto quello che uno non si aspetta, invece, accade. Del resto Cohen non è nuovo a stupire e a spaventare il pubblico con trovate di insolito gusto: due anni fa, durante una premiazione del premio Britannia Award dedicato a Chaplin, scandalizzò tutti facendo finta di far cadere rovinosamente sul palco una vecchietta che aveva presentato come l’ultima superstite della lavorazione del film Il Monello (1921). In realtà si trattava di una stunt woman, ma il terrore passato sul volto di divi come George Clooney ignari e presenti alla cerimonia, resta come emblema della capacità di un comico di prendere così sul serio il proprio lavoro da terrorizzare tutti e, alla fine, divertirli. Nato nel dicembre del 1970 da madre israeliana e padre gallese, proprietari di una serie di negozi tra la capitale e Cardiff, a diciannove anni è entrato a fare parte della sezione giovanile dello Habonim Jewish Group e dopo un po’ è partito per trascorrere un anno nel Kibbutz Rosh Hanikra in Israele per riflettere in tranquillità sulle sue radici e sulla storia della sua famiglia, nonché sulla sua fede. Tornato in Inghilterra si è laureato a Cambridge con una tesi sulla discriminazione della minoranza ebraica comparata a quella nera. Dopo la laurea e qualche anno trascorso nei locali notturni come stand up comedian Sacha Baron Cohen ha iniziato a inventarsi alcuni personaggi televisivi come Bruno, il biondo intervistatore austriaco che alle sfilate di moda importunava con domande imbarazzanti tutti VIP del mondo sul canale satellitare della Paramount. Dopo altre esperienze è nato il personaggio di Ali G, titolare di uno show televisivo di enorme successo la cui cifra comica era fondata su un senso visionario (dalla matrice tipicamente ebraica) della narrazione e del confronto con le persone. Sacha Baron Cohen nella doppia veste di 31 ROMA EBRAICA Ospedale Israelitico, la Regione concede il nuovo accreditamento L o scorso metà marzo – in una conferenza stampa con il prefetto di Roma Franco Gabrielli, il subcommissario alla Sanità Giovanni Bissoni, il capo della cabina di regia della Sanità Alessio D’Amato e il commissario dell’Israelitico Narciso Mostarda – il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha annunciato la firma per il riaccreditamento dell’Ospedale Israelitico di Roma. Il provvedimento interessa per ora la sede di via Fulda e l’ambulatorio in via Veronese e consente all’Ospedale – dopo un periodo di fermo durato alcuni mesi - di riprendere la normale attività medico-chirurgica in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale. Attualmente, la capacità ricettiva della struttura è stata ridotta da 126 posti letto a 114 suddivisi in degenza ordinaria e day hospital. “È importante sottolineare la firma – ha sottolineato Zingaretti perché non solo è il primo caso affrontato con nuove norme che prevedono il commissariamento per le strutture ospedaliere colpite dal ritiro dell’accreditamento a causa di motivi giudiziari, ma è anche un bell’esempio di collaborazione istituzionale che di fronte all’emergere di un problema molto serio come poteva essere il fallimento di un istituto privato dell’accreditamento ha saputo essere un sistema pubblico che si è unito per garantire due principi fondamentali: la difesa della legalità e la salvaguardia del valore delle eccellenze di un sistema sanitario, del diritto al lavoro di chi non ha alcuna responsabilità per le situazioni che sono emerse, e del diritto all’assistenza”. “Vorrei ringraziare – ha proseguito Zingaretti - il ministro della Salute Lorenzin e il prefetto Gabrielli per il suo ruolo sia nella ‘pre-crisi’ sia in questi mesi di dialogo come interlocutore con i la- voratori, la proprietà, la Comunità Ebraica. Insieme abbiamo fatto un lavoro che oggi a pochi mesi dall’esplosione della vicenda giudiziaria, ci permette di chiudere positivamente una fase storica. L’accreditamento è un giro di boa importante, ora si tratterà di continuare con questo rapporto tra Israelitico e Regione Lazio di ridare vita a un’attività dell’ospedale per ridarlo alla città”. “Solo la disponibilità del Governo è riuscita a risolvere la vicenda dell’ospedale Israelitico”, ha spiegato da parte sua il prefetto di Roma Franco Gabrielli. Con l’estensione della normativa già prevista per il commissariamento degli appalti pubblici, che viene disposto dal prefetto su richiesta dell’Anac, “il Governo ha recepito il nostro grido d’allarme con tempistiche non comuni alle nostre latitudini”, ha spiegato Gabrielli. Infine il Commissario Narciso Mostarda, ha spiegato quali saranno le prossime scelte e azioni da intraprendere per risanare l’Ospedale Israelitico: “Qui ho trovato dall’inizio le porte aperte con tutti, incontrando nell’istituto professionisti di buonissima qualità in stato di trauma e shock devastante per quello che era successo”. “Accenderò immediatamente degli strumenti e proposte per capire quale modello di intervento possiamo mettere in campo per censurare e azzerare il rischio di comportamenti criminosi e nefasti: il cerino è tutto nelle mani delle istituzioni pubbliche e mi sento di fare la proposta di organizzate una struttura agilissima e snella con professionisti dell’Israelitico ma anche delle Asl competenti per i controlli, a via Fulda è la Roma3, che potrebbe essere uno strumento per garantire il pubblico e controllare quotidianamente il privato, una certezza per le istituzioni ma anche per l’Israelitico stesso”, ha aggiunto. Israel Days: una risposta alla domanda di alyà Masa - ed ogni progetto, o struttura, aveva il suo spazio, dove si potevano liberamente fare domande e richiedere informazioni. Per aiutare le persone nel processo di alya erano presenti esponenti del Naale, dell’Irgun Olei Italia, della Sochnut, del ministero dell’Educazione, della banca Mizrahi-Tefahot, del Misrad Alya veKlità - ministero dell’immigrazione ed integrazione, e dell’Ebenezer ‘progetto Esodo’, un’organizzazione cristiana che offre supporto pratico ed aiuto in vari campi agli ebrei che vorrebbero trasferirsi in Israele. Ampia scelta anche per chi era interessato ad esperienze di tipo temporaneo, che poteva contare su rappresentanti di vari atenei - Technion, Bar Ilan, IDC Herzlya, l’università di Tel Aviv, di Haifa, e quella Ebraica di Gerusalemme - e programmi Masa come l’anno di hachsharà del Benè Akiva, Project TEN per fare volontariato ed approfondire la propria identità ebraica, con base nel kibutz Harduf; Aardvark: programma altamente personalizzabile che prevede volontariato o internships, classi universitarie, gite e la residenza in appartamenti indipendenti; Hebrew international: in cui l’enfasi è posta soprattutto sull’apprendimento dell’ebraico, con 25 ore di ulpan settimanali; e Tzofim Garin Tzabar, che aiuta i ‘chaialim bodedim ‘soldati soli’, ragazzi che si arruolano senza avere famigliari stretti in Israele. SARA HABIB APRILE 2016 • NISSAN 5776 S 32 Le prestazioni in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale riguardano le due sedi di via Fulda e via Veronese e fino a qualche anno fa, come ricordato all’evento da Vito Anav, presidente dell’ Irgun Olei Italia, si andava a vivere in Israele principalmente per questioni ideologiche, oggi ciò è molto più comune, e lo si fa anche per merito delle “università d’eccellenza, dei posti di lavoro disponibili, e della società sana, che sta crescendo”. L’Israel Day alle scuole ebraiche, è stato quindi un’opportunità utile a molti, unica per chiunque fosse in cerca di informazioni riguardo a Israele. Che si fosse interessati a fare l’Alya, o si stesse pensando di andarci per un’esperienza di un anno, o per frequentare l’università, l’evento era un’occasione imperdibile, in quanto, come è stato ricordato dalla presidente CER Ruth Dureghello, si potevano trovare disponibili “in un unico posto tutti gli enti, gli strumenti e le strutture” di cui si ha solitamente necessità, con cui altrimenti si sarebbe potuto parlare, come sottolineato da Vito Anav, “solo in una decina di giorni su e giù per Israele”. Tutte le classi del secondo piano erano state adibite per l’evento - due per gli enti relativi all’alya e le restanti per i programmi Consulta: si è discusso del dialogo ebraico-cristiano Partendo dalla recente visita di papa Francesco, ne hanno parlato rav Riccardo Di Segni, la prof. Serena Di Nepi e lo storico David Kertzer In attesa di una nuova Consulta Annullata dai probiviri dell’Ucei l’attuale composizione che non rispecchia la proporzione tra eletti e nominati L o scorso 29 febbraio si è tenuta una riunione della Consulta della CER sul tema: “I rapporti tra Ebraismo e Cristianesimo all’esito della visita del 17 gennaio 2016 di Papa Francesco al Tempio Maggiore”. La serata è stata aperta dagli interventi del Rabbino Capo di Roma, Rav Riccardo Shmuel Di Segni, e della Prof.ssa Serena Di Nepi: il primo si è soffermato su alcuni dettagli significativi dell’organizzazione della visita del Papa e più in generale sui rapporti attuali tra Ebraismo e Cristianesimo, che devono superare le differenze teologiche per lavorare in un serio dialogo interreligioso, mentre la seconda ha ripercorso i rapporti storici tra le due Confessioni, mettendo in evidenza importanti passaggi che hanno segnato la vita degli ebrei romani nel corso dei secoli. La seconda parte della serata ha visto invece trattare la crisi economica che investe la CER, con interventi della Presidente Ruth Dureghello e dell’Assessore al Bilancio Roberto Coen: è stato spiegato il lavoro in atto della Commissione appositamente formata per tagliare spese e consentire di migliorare i conti degli anni 2015 già concluso e 2016, attualmente in esercizio provvisorio fino al prossimo 30 aprile; la Giunta conta quindi di presentare alla Consulta entro tale data il bilancio CER per acquisirne il necessario parere. La Consulta avrebbe voluto comunque approfondire i temi economici, chiamando a fine marzo a relazionare sullo stato di crisi i responsabili di Enti e Dipartimenti della CER, ma questo appuntamento verrà necessariamente rinviato di circa un mese: la Consulta ha infatti dovuto prendere atto in quella stessa serata della decisione dei Probiviri dell’UCEI (dello scorso 14 gennaio e comu- sti permessi per risiedere permanentemente in queste zone, ed i locali cominciavano a lamentarsi, il compito di cacciarli passava all’inquisizione, a chi si occupava della sfera spirituale.” “Dopo la cacciata degli ebrei dalla Spagna, gli ebrei romani si aspettavano probabilmente qualcosa di simile da parte del papa Paolo IV” continua poi la Di Nepi. “Tuttavia la sua reazione fu diversa, la sua risposta al problema della ‘gestione delle minoranze’ fu il ghetto, per motivi teologici legati alla conversione. È inoltre importante notare come gli ebrei dell’epoca tenessero a mantenere sempre vivo un qualche tipo di rapporto con il Papa in carica. La cerimonia del possesso, nella quale il nuovo Papa prendeva possesso della propria cattedra vescovile, comprendeva una cavalcata per Roma nella quale egli incontrava tutti i corpi sociali, compresa, intorno all’arco di Tito, l’università ebraica, rappresentata dal rabbino e tre fattori, che lo aspettavano con cartelloni beneauguranti in ebraico e gli offrivano un Sefer Torà, puntualmente rifiutato dal pontefice. Era una cerimonia estremamente umiliante per gli ebrei, eppure quando ne furono esclusi, a fine ‘700, da papa Pio VI, protestarono.” Ospite d’eccezione lo storico David Kertzer, autore di importanti scritti sulla storia degli ebrei in Italia, ed interessato in particolar modo al caso di Edgardo Mortara, che ha sottolineato come la maggior parte delle testimonianze sugli ebrei italiani si trovi negli archivi ecclesiastici, e come, tutt’oggi, sia difficile accedervi. SARA HABIB nicata alla CER a fine Febbraio), con cui è stato accolto un ricorso presentato da quattro consultori (Tagliacozzo, Sestieri, Bassan e Coen), che chiedevano l’annullamento della delibera del Consiglio della CER (del 1 ottobre 2015), relativa alla composizione della Consulta e al numero massimo di partecipanti. Si ricorderà infatti che il Consiglio CER, a maggioranza, con tale delibera aveva interpretato le norme attuali che regolamentano la composizione della Consulta, allo scopo di allargare gli aventi diritto a sedere in Consulta, anche dopo avere esaminato la relazione di un’apposita Commissione nominata, ma evidentemente in maniera non conforme al regolamento della CER e dallo Statuto dell’UCEI. Presidente e Segreteria della Consulta si sono quindi dimessi dai propri incarichi nella stessa serata, in attesa che il Consiglio convochi una nuova Consulta, opportunamente riformata nella sua composizione, onde consentire la nomina delle nuove cariche ed il suo pieno funzionamento, permettendo alla stessa di discutere, come da Statuto, il Bilancio preventivo 2016 prima della presentazione in Consiglio. Consiglio CER e Consulta saranno quindi chiamati a procedere presto con una nuova revisione del regolamento della CER, in modo tale da favorire la massima partecipazione degli iscritti nel pieno rispetto delle regole. Rimane comunque difficile il compito di stabilire come andranno scelti, per un numero massimo di 14 consultori, i rappresentanti degli Enti, dei Templi e delle Associazioni, sia romane che internazionali, con una sede locale a Roma, da aggiungere agli 86 consultori eletti, nominati e di diritto, per rientrare nel numero massimo di 100, senza correre il rischio di fare discriminazioni ed eventuali nuovi ricorsi agli stessi Probiviri. Speriamo quindi di poter contare presto su una nuova Consulta, pienamente valida ed efficiente. CLAUDIO MOSCATI APRILE 2016 • NISSAN 5776 L’ ultima Consulta è stata l’occasione per interessanti approfondimenti sul dialogo tra ebrei e cristiani. Ha cominciato il Rabbino capo, parlando del recente incontro al Tempio Maggiore con Papa Francesco, un incontro a cui si voleva inizialmente dare un tono basso, “essendo ormai il terzo in epoca recente”, che voleva essere, più di tutto, un simbolo di continuità. “È stata una scelta per alcuni aspetti conflittuale” ricorda Rav Di Segni. “Se quando venne Benedetto XVI si stava andando avanti con il processo di beatificazione di Pio XII, ora il problema era rappresentato dall’apertura dei rapporti diplomatici con i palestinesi”. È intervenuta poi la professoressa Serena Di Nepi, ricercatrice di Storia Moderna alla Sapienza, parlando del “rapporto di lunga data destinato a vivere nella contraddizione” tra il Papa e gli ebrei di Roma “che come ‘ebrei sotto le sue in finestre’ rivendicavano il ruolo speciale di rappresentati dell’ebraismo mondiale”. “Il papa aveva il ruolo unico di ‘Sovrano pontefice’, riunendo in sé il potere temporale con quello ecclesiastico, e allo stesso tempo gli ebrei andavano considerati sotto entrambi gli aspetti, creando inevitabili contraddizioni. Ad esempio, era per gli ebrei piuttosto facile ottenere dalla camera apostolica - che si occupava delle questioni secolari - dei ‘salvacondotti’ necessari per recarsi temporaneamente in luoghi in cui gli ebrei solitamente non potevano risiedere, in quanto incrementavano il commercio, e l’economia locale ne beneficiava. Quando però, spesso, alcuni ebrei usavano que- 33 ROMA EBRAICA L’ebraismo europeo? Un declino continuo Se ne è discusso nel dibattito organizzato dall’Associazione di Cultura Ebraica Hans Jonas “C’è un futuro per gli ebrei in Europa?” è stato il quesito di partenza nel dibattito organizzato dall’Associazione di Cultura Ebraica Hans Jonas presso il Pitigliani: un quesito provocatorio che non si sarebbe posto 5 anni fa, secondo il moderatore Tobia Zevi. Il quadro dipinto dagli ospiti ha contribuito a minare le certezze: dati demografici e riflessioni culturali e religiose hanno infatti evidenziato la crescente destabilizzazione nel rapporto tra gli ebrei e la società circostante. Sergio Della Pergola (Università Ebraica di Gerusalemme) e Linda Laura Sabbadini (ISTAT) hanno “dato i numeri” di questa situazione: gli ebrei in Europa sono appena un milione e mezzo (un milione nell’UE), un’esigua minoranza (meno del 10%) e le prospettive non sono incoraggianti. Come ha spiegato Della Pergola, infatti, si assiste a due processi demografici: anzitutto, una bassa tendenza del tasso di natalità che, in virtù anche dell’aumento della longevità, provoca un sostanziale invecchiamento delle popolazione; in secondo luogo, vi è un mutamento qualitativo dell’identità, definibile semplicisticamente con il termine di assimilazione. La conclu- sione di queste analisi è che il declino continuerà, a meno di un evento rivoluzionario. Parallelamente, è in crescita l’antisemitismo, in tre matrici diverse: nella sua forma classica, secondo cui gli ebrei detengono il potere mondiale; mediante il negazionismo e l’accusa di strumentalizzazione della Shoah; nell’antisionismo. La conseguenza è un disagio che ha portato le emigrazioni verso Israele da parte di alcuni Paesi europei (Francia, Belgio, ma anche Italia) ai massimi storici. La minore presenza di ebrei provoca però un circolo vizioso: si riduce anche la resistenza all’antisemitismo, che può così autoalimentarsi. L’andamento delle comunità ebraiche è uno spaccato della realtà europea ha spiegato la Sabbadini: l’incremento annuale della popolazione del Vecchio Continente recentemente è stato di 1 milione e 300mila persone, a fronte di un aumento di 3 milioni l’anno nei decenni ’60-’90; è cambiata anche la composizione, con un aumento degli immigrati. Tuttavia, a dispetto di ciò che si possa pensare, la comunità musulmana nel nostro Paese non è maggioritaria, ma costituisce solo un quarto degli immigrati: sono soprattutto marocchini e albanesi. Diversa, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, è la situazione in Francia: per questo bisogna differenziare le strategie a seconda dei contesti e degli interlocutori, dando più importanza al dialogo interreligioso laddove questa componente è più sentita. Serve dunque un nuovo approccio culturale, che coinvolga le comunità ebraiche e i Paesi europei in generale. Un nuovo umanesimo, come ha suggerito Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio: a suo avviso il ruolo degli ebrei in Europa sarà di guida in questo processo. Tale funzione è stata analizzata anche dal Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni: è necessario misurarsi in un mondo che sta radicalmente cambiando. L’antisemitismo è un rischio reale, che potrebbe essere accentuato dal fenomeno dell’immigrazione, per il quale servono regole condivise al fine di non avere reazioni di collisione e rigetto. Come prepararsi a queste novità? Bisogna investire in formazione e cultura risponde Rav Di Segni, al fine di costruire una preparazione professionale adatta a diversi contesti. DANIELE TOSCANO El Al: Ambasciatore del vero volto di Israele APRILE 2016 • NISSAN 5776 I 34 Ha preso avvio anche in Italia il progetto che vede protagonisti alcuni equipaggi della compagnia aerea l programma El Al Ambassador è un’iniziativa congiunta dell’El Al, l’Agenzia Ebraica, l’organizzazione ‘Stand With Us’ e il Ministero degli Esteri Israeliano, in cui alcuni membri di equipaggio dell’El Al utilizzano il loro tempo libero, nelle pause tra i voli, per tenere degli incontri con gli ebrei della diaspora, condividendo storie personali sulla loro vita in Israele, mostrando così aspetti della loro terra spesso appena accennati dai media. Il programma è ora arrivato anche in Italia, e l’anteprima si è tenuta presso il tempio Bet Michael, dopo la Tefillà del Sabato mattina. “Non siamo qui per parlarvi del conflitto israelo-palestinese, o delle problematiche israeliane, ma per farvi capire perché, nel 2016, si sceglie di vivere in Israele”, ha esordito il direttore del progetto, per lasciare poi la parola allo staff El Al, che presentandosi ha voluto anche ricordare “gli altri incontri El Al Ambassador che in questo stesso momento si stanno tenendo a Barcellona, in una scuola di economia di Hong Kong, ed in una chiesa a Londra”, invitando i presenti a rendersi anche loro ambasciatori del vero volto di Israele, con chi non ne ha mai avuto un’esperienza. Il loro discorso non era però l’unica particolarità di questo Shabbat, in cui il Sefer utilizzato per la lettura della Torà era quello portato dai membri El Al. “Un sefer torà con una grande storia alle spalle”, come ricordato dal Maskil Gadi Piperno, “nato dal desiderio di Shimon Peres di portare con sé al Bunderstag, il parlamento tedesco, qualcosa di particolarmente simbolico”. “È infatti il Sefer Torà l’oggetto che più di tutti accomuna ogni ebreo nel mondo”, sottolinea, “e questo Sefer ‘Achdut - per l’unità di - Israel’ venne portato in giro per il globo, nei posti dove erano presenti comunità ebraiche e dove non vi era alcun ebreo, alcune lettere sono state scritte dal nostro rabbino capo Di Segni, altre in posti specialmente significativi, vicino ai cancelli di Auschwitz, sulla muraglia cinese, presso l’arco di Tito”. Presente all’incontro, conclusosi con un ricchissimo kiddush, era inoltre il vicepresidente della comunità ebraica di Roma, Ruben Della Rocca, che non ha mancato di ringraziare i rappresentanti per l’accoglienza e l’atmosfera ‘di casa’ che si respira su ogni viaggio El Al, e il vice ambasciatore Israeliano a Roma Dan Haezrachy. SARA HABIB La salute passa attraverso il cibo Musica in chiave ebraica, nell’offerta formativa degli Asili israelitici N ella cornice degli Asili Infantili Israelitici “Rav Elio Toaff” si è svolta la presentazione del libro “Domilla e le fate del pentagramma”, un testo didattico edito dalla Sovera Edizioni, grazie al finanziamento UCEI dell’8 per mille. Il testo riassume il percorso svolto dai bambini, dai primi rudimenti fino ad una conoscenza più complessa delle tecniche musicali, nell’ambito del progetto “Musica per bambini in chiave ebraica”, promosso dall’insegnante Cinthia Tagliacozzo e dal musicista Michele Cusanno e con il sostegno della direttrice Judith Di Porto, che ha inserito il progetto in modo stabile nel Piano dell’Offerta Formativa. I bambini sono stimolati alla creatività e scoprono le loro potenzialità tramite l’attività musicale che occupa un posto di rilievo nella strutturazione del pensiero e nell’elaborazione delle parole e della comunicazione in genere; inoltre influisce positivamente sul piano emotivo, sociale e motorio dell’alunno e migliora la sua fiducia nell’istituzione scolastica. Presenti il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello e il Rabbino Capo, Rav Riccardo Di Segni. Rav Roberto Colombo ha ricordato che per leggere la Torah bisogna saper cantare e conoscere le note musicali; nell’interpretazione di Rabbì Akivà, il Signore risponde a Mosè, il quale chiedeva come poteva farsi ascoltare dal popolo ebraico, che senza cantare gli ebrei non lo avrebbero ascoltato: da qui l’obbligo di cantare quando si va al Tempio, poiché il canto genera felicità e senza gioia non si può insegnare Torah. La serata è stata ulteriormente impreziosita dalla performance dei bambini alle prese con balli di gruppo e strumenti musicali, tra tamburi, trombe, bacchette, batterie, solfeggio e coronata dalla stupenda voce del maestro Claudio Di Segni, accompagnato al pianoforte da Carolina Di Segni, dalla coinvolgente interpretazione yiddish di Evelina Meghnagi che si è avvalsa dell’aiuto dei piccoli musicisti in erba e dall’omaggio alla cantante israeliana Noa con il brano “Beautiful That Way” eseguito dalla coordinatrice Judith Di Porto. YURI DI CASTRO I l 26 gennaio 2016 ha avuto luogo il terzo appuntamento del ciclo di incontri a sostegno della genitorialità. Un giovedì del mese il progetto fornisce a insegnanti, educatori, genitori e curiosi uno spazio dove riflettere su temi legati alla genitorialità, fornendo il punto di vista di esperti nei vari campi esaminati. Questo incontro – svolto con la collaborazione tra il Dipartimento Educativo Giovani e la Scuola Ebraica di Roma – ha avuto per tema la nutrizione. Ospite dell’incontro il prof. Carmelo Rizzo, Presidente dell’Accademia Internazionale di Nutrizione Clinica ed esperto di intolleranze alimentari e nutrigenetica. Si dice spesso che siamo ciò che mangiamo: tema portante della lezione del prof. Rizzo è stato appunto il ruolo fondamentale della corretta alimentazione nella prevenzione di un disturbo. In particolare l’esperto ha illustrato la “Sindrome generale di adattamento” del medico e biologo Hans Selye (1907-1982), secondo cui lo stress si identifica con una risposta non specifica dell’organismo a uno stimolo negativo. Qualunque sia l’agente stressante (alimenti, sostanze chimiche, allergeni vari, ferite, traumi fisici o psichici), la risposta dell’organismo si articola in tre fasi: una fase d’allarme, una fase di adattamento in cui l’organismo riesce a mantenere un certo equilibrio con l’agente stressante ed infine una fase di esaurimento, con conseguente comparsa di sintomi o malattie. Ognuno di noi ha un livello di capacità di gestione dello stress diverso. Per semplificare il concetto, è utile immaginare un grande barile, coincidente con la nostra capacità di controllo dello stress, più o meno grande a seconda dell’individuo. Qualora venisse raggiunto il limite del barile, si presentano infiammazioni: sintomi comuni di reazioni infiammatorie sono l’e- micrania, la stanchezza, il prurito, l’acne o perfino la depressione. Se individuiamo le cause che scatenano l’infiammazione, possiamo modificare questi fattori e controllare le malattie infiammatorie eliminando o riducendo i rischi individuali per lo sviluppo di un’enormità di sintomi correlati. L’infiammazione coinvolge centinaia di processi biologici e chimici che hanno effetti diversi su qualsiasi organo. Uno dei fattori stressanti più importanti è quindi l’alimentazione, che finisce per influenzare inconsapevolmente la nostra vita quotidiana, specialmente se intolleranti a determinati alimenti. Connessa alla capacità del barile immaginario di tener sotto controllo i fattori stressanti è la propria predisposizione genetica. Molte volte i nostri geni causano una iper-reazione del nostro sistema immunitario scatenando disordini autoimmuni in ambito familiare. Un fattore che ci influenza costantemente e che possiamo controllare è dunque ciò che immettiamo quotidianamente nel nostro organismo con l’alimentazione. Il prof. Rizzo conclude la conferenza svelando un segreto: conoscendo meglio l’effetto che i nutrienti hanno sulla nostra particolare costituzione genetica, possiamo esercitare un controllo più efficace sulla qualità e le aspettative di vita. Una dieta corretta ed equilibrata è essenziale per una vita sana e lunga, ma non può essere standard per tutti. MICOL SONNINO APRILE 2016 • NISSAN 5776 Domilla e le fate del pentagramma Dedicato all’alimentazione il terzo appuntamento di incontri a sostegno della genitorialità 35 ROMA LIBRIEBRAICA Il difficile equilibrio tra affetto e imposizione delle regole L’educazione ebraica il tema di un incontro con il prof. Gavriel Levi “I l principale problema dell’educazione ebraica consiste nel bilanciare due aspetti: l’affetto e le regole”, questa è stata la frase chiave dell’incontro ‘Buon senso, Talmud e psicanalisi,’ tenuta dal Professor Gavriel Levi. Non era questa semplicemente una lezione di Torà. “Il professor Levi è molto rinomato anche come psichiatra neuroinfantile”, dice infatti Elizabeth Cetorelli, organizzatrice dell’evento: “volevo che queste lezioni unissero la Torà con il lato scientifico, di modo che fossero ancora più mirate e si potessero avere anche dei pareri medici, si potessero trovare soluzioni, chiarire dubbi. Per quanto riguarda i temi delle serate ci volevamo concentrare su temi inerenti la sua specializzazione sull’aspetto infantile, la famiglia ebraica, i rapporti familiari, in particolare quando ci si trova in un contesto non ebraico”. E’ stata una lezione in parte interattiva che si prefiggeva di “tentare di vedere l’educazione in funzione del benessere dei bambini, ma anche dal punto di vista della Torà”, infatti, dice il professor Levi “è ovvio che tutti noi cresciamo i nostri figli in modo che possano essere persone che vivano nel mondo, ma che tipo di persone? Che conducono la loro vita secondo quali valori? Con che obiettivi da raggiungere? Ad esempio, cavarsela nella vita è importante, ma è giusto insegnare ai bambini che l’unica regola vigente è quella della giungla? (..). Si tratta di due modelli che vanno bilanciati, eppure questo obiettivo, così basilare, viene raramente discusso, nella scuola e tra i genitori”. Inoltre, continua il professore “è importante notare che tutti i bambini sono molto diversi l’uno dall’altro, hanno ritmi diversi, pensare che tutti, nello stesso momento, faranno le stesse cose, significa soffocare l’individualità del bambino, è il grande miracolo della creazione che tutti gli esseri umani siano differenti tra loro, le regole date, così come l’halachà, devono essere adattate alla situazione, al caso specifico.” Altra cosa importante, sottolinea Levi, è sapere come comportarsi quando queste regole vengono infrante. “Nel libro di Bereshit, vediamo come, dopo l’episodio del frutto proibito, D.o offra ad Adamo ed Eva delle pelli per coprirsi meglio, è una risposta pratica, ma affettiva, questo è il modello base della Torà. Nel primo capitolo di Bereshit solo il nome Elokim è usato, mentre nel secondo viene accompagnato dal tetragramma; un noto midrash, riportato da Rashì, spiega che l’intenzione di D.o era di creare il mondo solo come Elokim, con la sua midat Adin-misura del giudizio, ma si rese presto conto che ciò era impossibile, e subito aggiunse il tetragramma, che simboleggia la sua midat rachamim- misura di misericordia; è importante che sebbene ci sia una punizione il rapporto affettivo rimanga identico a prima della rottura della regola.” Molte sono state le domande rivolte al professore durante la serata, e l’incontro si è concluso con un aneddoto rabbinico che sottolinea come i bambini “riflettano anche i punti deboli dei genitori”, ed un’esercitazione per gli ascoltatori venuti in coppia che prevedeva il confronto degli aggettivi che entrambi associavano ad uno dei propri figli. SARA HABIB APRILE 2016 • NISSAN 5776 S 36 In mostra le carte di Georges De Canino i è da poco conclusa la mostra di Georges de Canino alla galleria Aleandri Arte Moderna di Roma, curata da Giorgia Calò. L’esposizione, dal titolo Carte 1973-2015, ripercorre la carriera dell’artista dagli anni Settanta a oggi. Se il fil rouge è la carta, mezzo con cui l’artista si esprime, il percorso è scandito da tematiche diverse: il rapporto con la poesia e in particolare con Rimbaud che evoca in Georges un intimo processo di identificazione, l’importanza della parole e il suo dialogo con il segno, l’impegno politico, la memoria nella rappresentazione della Shoah, la mitologia, fino ad arrivare all’ultima produzione, la serie delle Palme. In queste carte si può riscontrare la sapienza tecnica con cui l’artista riesce a maneggiare la matita, e la sua eccezionale penna con cui si esprime attraverso motti e versi che accompagnano il disegno e il collage. È un’arte, la sua, dove il segno, il colore e la parola si fondono in una lingua universale fatta di idee, esperienze, angosce personali, visioni. Tra le opere in mostra va segnalata L’Éternité, uno straordinario lavoro dedicato a Rimbaud e alla sua celebre poesia scritta nel 1872 realizzato da de Canino in pieno stile simbolista. Francesco, lattaio di Piazza che salvò due bambini ebrei Un riconoscimento alla memoria di chi non fu indifferente alla tragedia della Shoah fisso e li scaraventò dentro alla latteria, salvandogli la vita. Il fatto era parte della memoria collettiva degli anziani di Piazza, una delle poche storie concluse con una liberazione. Per anni Gabriele aveva cercato di ritrovare i figli di Nardecchia o i loro eredi. Con l’intervento di Sandra Mieli, direttore dell’Ufficio Contributi della CER, e della sig.ra Tiziana Mieli, funzionaria del Comune di Roma, si è riusciti finalmente a rintracciare Virginia, la figlia del lattaio. Il Capo Rabbino Rav Riccardo Shmuel Di Segni con il verso del Salmo 15:5 “chi fa queste cose non vacillerà mai” ha dato risalto al valore dell’azione salvatrice di Francesco. La pergamena è stata consegnata alla sig.ra Virginia con la motivazione scritta dal prof. Claudio Procaccia (direttore del Dibac): “Contro l’ignavia e l’indifferenza, terreni fertili dove attecchì l’orrore, il gesto semplice ed eroico di Francesco Nardecchia, il 16 Ottobre 1943, salvò le vite di Gabriele e Sara Sonnino. Con profonda gratitudine la Comunità ebraica di Roma ringrazia”. Nel corso degli interventi musicali e dei cori dei bambini, la presidente della CER Ruth Dureghello ha presentato la medaglia d’argento splendidamente realizzata dai fratelli Picciotti, maestri orafi e offerta da Gabriele Sonnino. Erano presenti, con tutte le generazioni dei salvati, numerosi amici e dirigenti delle istituzioni ebraiche tra cui Rav Benedetto Carucci Viterbi, la dott.ssa Miriam Haiun, direttrice del Centro di Cultura ebraica e Elio Limentani.. GEORGES DE CANINO APRILE 2016 • NISSAN 5776 N egli stessi luoghi che videro i soldati tedeschi accompagnati dai militi italiani fascisti e dalle spie a caccia di ebrei romani, bambini e adulti, 73 anni dopo la CER e la scuola primaria “Vittorio Polacco” hanno ricordato e onorato il gesto eroico e coraggioso del lattaio di Piazza, Francesco Nardecchia, che salvò due bimbi, i fratelli Sara e Gabriele Sonnino, strappandoli dalle braccia dei nazisti in pieno rastrellamento. La cerimonia è stata coordinata e organizzata dalla direttrice Milena Pavoncello, coadiuvata da moroth e insegnanti tra cui rav Roberto Colombo e il maestro Josi Anticoli. L’evento è stato celebrato prima di Purim per affermare ancora di più il valore e il significato di quel gesto, che ha distinto Francesco Nardecchia dai tanti indifferenti. Un gesto più unico che raro, non si conoscono altre storie simili in quel 16 Ottobre 1943: Roma fu indifferente ai bambini avviati allo sterminio. Francesco Nardecchia e la famiglia vivevano nel cuore della Comunità ebraica, tra le famiglie povere e disperate che ogni giorno dovevano inventarsi un pasto per i figli affamati, inconsapevoli dell’abisso che li aspettava. Gabriele Sonnino non poteva ricordare, troppo piccolo, la sorella più grande Sara gli raccontava la storia del lattaio che li salvò. Il portiere di Palazzo Pediconi, Giuseppe Bernardini, li aveva nascosti, ma si sporsero dal portone e un soldato tedesco prese il braccio della sorella. Dalla latteria uscì Francesco Nardecchia. Urlò al tedesco che erano suoi figli, gli mostrò il croce- 37 ROMA LIBRIEBRAICA L “Fora sia lo pane” a paura cominciò a serpeggiare nelle case. I controlli diventavano sempre più serrati, tornelli da saltare e check point invalicabili. Una mattina che sembrava come tutte le altre i ragazzi si guardarono negli occhi ed un brivido corse loro lungo la schiena. Capirono subito che nulla sarebbe stato più lo stesso. La loro mamma, la loro bella e dolcissima mamma non sarebbe stata più la stessa. Aveva infatti preso l’elettrodomestico e cominciato a prepararlo in vista di ciò che sarebbe accaduto. Lo accese: bruum bruum. “Nessuno si muova!” Urlò. Il Folletto era partito, a tutto gas: erano ufficialmente cominciate le micidiali pulizie di Pesach! Colei che fino ad un attimo prima li aveva accarezzati delicatamente in viso si sarebbe trasformata in un caterpillar. L’avevano vista con una mano passare il folletto e con l’altra sollevare il divano. Con loro sopra. Una volta l’avevano anche vista con una mano alzare il letto, con una pulire con uno straccio e con una passare la scopa... ma forse lo avevano sognato. Forse. Intanto Il padre stretto in un angolo, attaccato al muro si era fatto piccolo piccolo ed aveva cominciato a trattenere il respiro pensando: “Sarà questa la vita della bresaola sottovuoto?” Nel frattempo la madre era già al primo pit stop arrivata all’altezza della camera: 1… 2… 3… 6 secondi e 32 centesimi per effettuare il cambio delle spazzole: nuovo record del giro del corridoio. I ragazzi terrorizzati chiedevano al padre: “Ma mishtaná Pesach dura 7 giorni in Israele, 8 nella diaspora e 45 a Roma?”. Il sentore dell’imminente dramma si era avuto già nei giorni precedenti, quando, al tentativo di apertura di uno sportello, il padre pensò: “Scotch! Non La pasta a Pesach? Un vero miracolo Ve ne sono di vari tipi con farina di mais o di tapioca. Ma si può ancora chiamarla pasta? S e parliamo di cucina mediterranea, italiana, buona tavola insomma, non possiamo non parlare di pasta: e a Pesach? A priori c’è chi evita qualsiasi tipo di cibo che possa trarre in errore, mi riferisco alle varie pizze e pagnottelle fatte con la fecola di patate, ma la cui apparenza inganna facilmente: ciò è legato a diversi precetti relativi appunto all’inganno della vista. Non entro nel merito religioso della questione. Ma negli ultimi anni, SALMONì OFFICINA SPECIALIZZATA VIA GALVANI 51C/D/E - 00153 ROMA ORARIO NO STOP 8,30 - 18,00 CHIUSO IL SABATO ELETTRAUTO APRILE 2016 • NISSAN 5776 AUTO DIAGNOSI 38 MECCANICA GENERALE DIESEL E BENZINA INIEZIONE BENZINA E DIESEL FRENI ABS - ESP ASSISTENZA SCOOTER AMMORTIZZATORI ALZACRISTALLI ELETTRICI SERVIZIO CARRO ATTREZZI TAGLIANDI PROGRAMMATI E AUTORIZZATI DALLE CASE COSTRUTTRICI Tel. 06.5741137 Cell. 3394510504 - [email protected] può essere, non possiamo essere già a questo punto, mancano due mesi, si sarà staccato da un pacco ed erroneamente sarà andato a finire preciso preciso tra i due sportelli:”. Illuso, povero illuso. Ed ingenuo anche. Aveva infatti creduto alla moglie quando, alle sue rimostranze per il montaggio di quello strano aggeggio all’uscita della cucina, lei aveva risposto che era il montante della futura porta. Senza capire che era il micidiale “Briciole Detector” dove, dopo esserci passati sotto prima di uscire dalla cucina, la mamma li attendeva vestita con la tuta bianca dei RIS (acronimo di “Rimanete Indo State”), ed il terribile aspirapolvere Imma tec da 3.000 watts. :”Nooo!! Fermi!! Non vi muovete!! Datevi tutti una sgrullata!!” Ecco che cosa li avrebbe aspettati nei prossimi giorni. Nell’ultimo disperato tentativo di normalizzare la situazione i ragazzi si rivolsero di nuovo al padre cambiando completamente argomento: “Papà che idea ti sei fatto della step child adoption?” E lui atterrito ed attonito:”Non lo so, non sono preparato e non ho la cultura adatta per poter esprimere un giudizio, ma il mio primo pensiero va al bimbo adottato da due Yiddish Mame!!”. ATTILIO BONDÍ complice anche il numero crescente degli intolleranti al glutine, molte aziende si sono dedicate a produrre pasta senza grano, ed alcune sono addirittura riuscite ad ottenere la certificazione Kosher for Passover/Kasher Le Pesach. Un’azienda in Finlandia, con il marchio Gluto, produce pasta fresca, certificata dal rabbinato di Finlandia, e visto che viene prodotta con il mais viene certificata come adatta per Pesach. Attenzione però, solo per chi ha l’uso di consumare kitniot, ovvero cereali e legumi. La maggior parte degli ashkenaziti, per esempio, non ne fa uso, e questo crea sempre qualche scompiglio negli usi, e nelle proposte commerciali di Pesach, nei diversi paesi. Grazie all’intraprendenza dell’imprenditore Paolo Sabbadini, che ha tra l’altro presentato la gamma Gluto all’ultimo KosherFest, quest’azienda è ora importata e distribuita anche in Italia nel segmento kosher. Altro discorso per la pasta Manishewitz: il marchio statunitense, attore di peso mondiale nell’alimentazione kasher (non c’è focolare ebraico in USA, ma anche ad Anversa, dove non ci sia in dispensa un Gefilte fish ed un succo d’uva del marchio) ha risolto la questione del kitniot, producendo la pasta, in secco ed in confezioni del tutto simili alla pasta comune, con farina di tapioca, un vegetale derivato da una pianta originaria del Sud America: adatta all’uso di tutti dunque? Sì, se non fosse per il prezzo elevato. Infine il colosso Sam Mills, con il marchio Pasta d’Oro: che, proprio per la troppa similarità con la pasta standard, l’ente di Certificazione kasher incaricato ha ritenuto opportuno non certificare più per Pesach. Conclusione? Tutti liberi di comportarsi come coscienza comanda, magari con un occhio di riguardo in più in caso di ospiti a Pesach che, in fondo, alla fine dura solo otto giorni. MOSÈ SILVERA P Il seder er tutta l’infanzia Berto si era faticosamente barcamenato fra la fede ebraica di suo padre e quella cattolica di sua madre ma non aveva mai preso partito per l’una o per l’altra. Nel suo personale Olimpo, confuso ma rassicurante, convivevano senza screzi il Kadosh Baruchù di suo padre con Gesù, la Madonna e qualcuno di quei Santi che sua mamma particolarmente venerava. La sera recitava lo Shemà e poi a seguire il Pater Noster, ma non si inginocchiava perché questo, diceva la mamma, sarebbe dispiaciuto al papà. Crescendo, Berto aveva goduto di quella libertà di coscienza che viene spesso concessa ai figli dei matrimoni misti, più per l’incapacità dei genitori di coniugare in qualche modo le reciproche tradizioni che per una vera scelta laica. Ma era una libertà cui le timide catechesi materne e il prorompente orgoglio identitario di suo padre mettevano la mordacchia. In breve, era venuto su senza una religione o una fede, se non quella tutta interiore fatta di buoni propositi e buoni sentimenti. Era un credente? Forse si, ma solo a modo suo. Senza regole e senza orpelli. Per carattere si sentiva più attratto dall’ebraismo paterno che dalle gerarchie e dalle iconografie sontuose della Chiesa. Una volta si era messo perfino a studiare con un rabbino ma l’impatto non era stato felice. Lui voleva essere ebreo come suo padre. Condividere un sentimento di appartenenza e fare blandamente proprie certe tradizioni. Non era pronto invece ad affrontare la radicale conversione che gli veniva richiesta per essere ammesso a un mondo cui, in cuor suo, sentiva di appartenere. Berto pensava a tutto questo mentre saliva le scale a piedi, smaltendo, pianerottolo dopo pianerottolo, quel filo di apprensione che gli si era insinuato addosso.Scrutava i nomi nella penombra delle scale ma quando vide la mezuzah seppe di essere arrivato. Terzo piano. Prese fiato, si rassettò la giacca e finalmente suonò il campanello. Nel sentire il tramestio di passi all’interno, si chiese ancora una volta se avesse fatto bene ad accettare l’invito. In realtà non aveva avuto scelta. Un Seder in famiglia dopo decenni di emarginazione: perché mai avrebbe dovuto rifiutare? La porta si aprì sul sorriso di Eleonora. Dietro di lei s’accalcavano i ragazzi e in fondo lo aspettava suo cugino Daniele. Rispetto a lui un ragazzo, ma l’unico dei familiari con cui avesse conservato negli anni un simulacro di rapporto. Qualche telefonata di auguri. Qualche visita in edicola. Non molto di più a dire il vero, ma pur sempre un legame. Berto si fece avanti. Aveva portato qualcosa per i ragazzi e un mazzo di fiori per Eleonora. Ruppe il ghiaccio con loro e si lasciò guidare verso la sala da pranzo. C’era una lunga tavolata e molti ospiti che non conosceva. Lo presentarono a tutti e lo coinvolsero nelle chiacchiere. L’atmosfera era cordiale e festosa. Lui se ne lasciò prendere di buon grado e mentre faceva del suo meglio per apparire a proprio agio, stringeva fra le mani la sua Haggadah tradotta e traslitterata. L’aveva cercata a lungo in casa. Non la vedeva da anni. Da quando, almeno, alla morte di suo padre, aveva smesso di partecipare al Seder della scuola: da solo non aveva senso si era detto allora, anche se oggi non ne era più così sicuro. Di certo il suo legame con l’uscita degli ebrei dall’Egitto era un corollario dell’amore che portava a suo padre. Lui ne aveva fatto in casa una sorta di evento laico. Una ricorrenza da celebrare non tanto per i significati religiosi quanto per il suo prorompente senso di affrancamento da ogni giogo servile. Suo padre aveva decriptato le scritture a modo suo. Questa è la festa della libertà, diceva. Questa è la più grande delle lezioni. Valida per tutti i popoli e tutti gli individui. In ogni tempo e ad ogni latitudine. Le aveva decriptate escludendone l’aspetto divino, o quanto meno relegandolo ad un ruolo marginale. Certo, diceva, l’oppressione de- gli egiziani è stata spezzata dalle dieci piaghe. Ma la svolta è giunta quando un popolo intero si è messo in marcia verso il deserto, lasciandosi alle spalle ogni certezza, pur di conquistare la libertà. Quello, diceva, era stato il vero miracolo. Un popolo di schiavi che scopre la libertà e gioca il tutto per tutto pur di emanciparsi. Ora erano a tavola e due o tre bimbi intonavano Ma Nishtanah, ponendo la domanda che avrebbe innescato tutta la narrazione. Perché, chiedevano, questa sera è diversa da tutte le altre? Berto lo sapeva: la più semplice delle domande era anche la più complessa. Aveva smanettato su internet quel tanto che bastava per sapere che la narrazione era piena di significati riposti. Concetti espressi perché fossero comprensibili ai bambini avevano impegnato per secoli menti erudite. E lo sforzo esegetico era tutto nel cavare da quel momento topico della storia degli ebrei, la road map del loro sviluppo futuro. Il senso profondo della loro diversità, coltivata generazione dopo generazione. Certo, Berto non aveva il bagaglio culturale necessario a indagare nel labirinto dei significati riposti, ma una cosa credeva di averla capita. Noi non siamo qùui a celebrare una ricorrenza. Non siamo qui a santificare un miracolo. Siamo qui per appropriarci di quegli eventi. Per immedesimarci fino in fondo nell’afflato vitale che spinse i nostri padri a portare la rivoluzione nei propri cuori, prima ancora che negli editti duri del Faraone. In fondo, si chiedeva, non siamo tutti noi protagonisti di quella stessa rivoluzione? Non siamo chiamati in ogni giorno e in ogni generazione a liberarci del giogo oppressivo di qualche tiranno? A ragionare con la nostra testa per liberarci dagli insulsi stereotipi che ci cuciono addosso? E che differenza c’è fra un popolo che esce dai tormenti della schiavitù per avviarsi verso il deserto e un popolo che si lascia alle spalle i cancelli di Aushwitz per dirigersi verso le colline della Galilea? Berto provò un senso di amarezza a quel pensiero. La vera costante della nostra storia, pensava, è che c’è sempre un Faraone pronto a scagliarsi contro di noi. E ogni volta siamo costretti a batterci per la giustizia e la libertà, senza far conto sull’aiuto decisivo di piaghe miracolose. Era un pensiero laico quello. Un popolo determinato non ha bisogno di miracoli per emanciparsi dalla tirannide. Berto ne era convinto e consapevole ma questo non gli impedì di sollevare un dito e di intonare con convinzione: “Uno è il D-o che in cielo è, uno fu e uno è!” MARIO PACIFICI [email protected] Il Fiocco Chic bomboniere e non solo Creazioni artigianali, uniche, ricercate e personalizzate per matrimoni, nascite, bar/bat mitzvà con confetti casher by Laura Palazzo Borghese Largo Fontanella Borghese, 19 - 00186 Roma Tel. 06.68135703 - Cell. 334.8966343 [email protected] - www.bombonierechic.com È gradito appuntamento APRILE 2016 • NISSAN 5776 Berto l’edicolante 39 DOVE E QUANDO APRILE 14 regimi nazista e fascista In collaborazione con Magen David Keshet Italia ------------------------------------------------------------------------------- 16.30 LE PALME Facciamo il “pane” kasher le-Pesach? L U N E D I ------------------------------------------------------------------------------- 16.30 ADEI Discuteremo della terna che parteciperà alla XVI edi- MERCOLEDI zione del premio letterario ADEI WIZO Adelina Della 22 23 IL PITIGLIANI “Le ragioni del silenzio - Il triangolo rosa nella Shoah”, G I O V E D I per ricordare la persecuzione degli omosessuali sotto i 18 20 NOTES 20.30 Il PitiglianI Pergola: “I Traditori” di David Bezmozgis Ed.Guanda, “Sette anni di felicità” di Etgard Keret Ed.Feltrinelli, “Una notte soltanto Markovic” di Ayelet Gundar Goshen Ed.Giuntina ------------------------------------------------------------------------------- Da giovedì 7 aprile a giovedì 21 aprile Preparazione delle “ciambellette” di Pesach Chiamaci per prenotare il tuo turno, posti limitati! Prenotazioni: 065897756 – 065898061 Gruppo Ghimel Tutti i giovedì dalle 16.30 con Davide Spagnoletto ed Elisabetta Anticoli Moscati. Info: [email protected] Programmi educativi Domenica 17 aprile dalle ore 10.30 alle ore 15.30 Domeniche di ebraismo: facciamo le ciambellette di Pesach! Info e prenotazioni: Roberta [email protected] SHABAT SHALOM 20.30 Il PitiglianI Seder di Pesach al Pitigliani! Con Daniele Boari Parashà: Metzorà V E N E R D I Info e prenotazioni: Linda - [email protected] ------------------------------------------------------------------------------- 09.00 LE PALME della festività di Pesach 21.00 Il PitiglianI - ADEI WIZO 24 Venerdì 15 APRILE Il Pitigliani, Via Arco de’ Tolomei, 1 – ore 21.00 Seder di Pesach con Daniele Boari Info e prenotazioni: Linda [email protected] ------------------------------------------------------------------------------- 09.00 LE PALME Venerdì 29 APRILE Nerot Shabath: h. 19:33 Sabato 16 APRILE Tempio della Casa di Riposo S A B A T O Funzione religiosa in occasione Parashà: Pesach Mozè Shabath: h. 20:38 -------------------------------------Parashà: Pesach Nerot Shabath: h. 19.49 Sabato 30 APRILE Mozè Shabath: h. 20.53 -------------------------------------Parashà: Acharè mot Venerdì 22 APRILE Nerot Shabath: h. 19.41 Sabato 23 APRILE Mozè Shabath: h. 20.45 Venerdì 6 MAGGIO Nerot Shabath: h. 19.56 Sabato 7 MAGGIO Mozè Shabath: h. 21.01 Tempio della Casa di Riposo G I O V E D I Funzione religiosa in occasione della festività di Pesach MAGGIO 01 03 17.30 LE PALME 05 09 09.30/17,30 Il PitiglianI 12 17.00 LE PALME Mangiamo un panino: merenda nel giardino DOMENICA ------------------------------------------------------------------------------- 10.00 ADEI WIZO Chiostro del Bramante, via Arco della Pace, 5 Visita alla mostra I Macchiaioli. Le collezioni svelate MARTEDI guidati dalla Prof.ssa Paola Sonnino. Info in sede ------------------------------------------------------------------------------- APRILE 2016 • NISSAN 5776 Seminario Yad Vashem G I O V E D I “La scuola, l’allontanamento e il ritorno” ------------------------------------------------------------------------------- 40 19,45 Il PitiglianI Talmud a cura di Rav Benedetto Carucci Viterbi: L U N E D I pagine scelte dal trattato di Sotà Info: Micaela - [email protected] ------------------------------------------------------------------------------Festeggiamo Yom Hazmauth, la nascita dello Stato di G I O V E D I Israele. Interverrà Rav Roberto Di Veroli ricordando i momenti più significativi della nostra storia ------------------------------------------------------------------------------- 12/15 Il PitiglianI Pitiviaggio a Torino: viaggio in treno, albergo ***, pasti kasher e Shabbat in Comunità Visite: Salone del Libro, GIO-DOM Museo Egizio e Museo del Cinema Info e prenotazioni: Micaela - [email protected] LA TOP TEN DELLA LIBRERIA KIRYAT SEFER 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 L’OROLOGIO DI ORFEO di S.Goodman ed. Electastorie LA BAMBINA NUMERO OTTO di K.van Alkemade ed. Bokkme SCORPION DANCE di S. Horn ed. Fazi E SARA RISE di J.Jules ed.Giuntina UN’IPOTESI DI VIOLENZA di D.A.Mishani ed.Guanda L’IMPOSTORE di J.Cercas ed.Guanda QUANDO TORNÒ L’ARCA DI NOE’ di L. Levi ed. Il Battello a Vapore SERRA CON CICLAMINI di R. West ed. Skira LA PRINCIPESSA DEL SOLE di D. Grossman ed. Mondadori LA COMPARSA di A. Yehoshua ed. Einaudi AUGURI NASCITE David, Alberto Sonnino di Andrea e Beatrice Di Cori Michael, Shabbatai Gattegna di Cesare e Giada Camerini Yosef Pinhas Hassan di Robert e Micol Anticoli e sempre pe’ questo ce se venga ... partecipazioni - mishmaroth - birchonim - editoria ebraica Via Giuseppe Veronese, 22 - Tel. 06.55302798 BAR/BAT MITZVÀ Marco Menasci di Cesare e Debora Galante Miriam Efrati di Massimo e Stefania Di Segni Benedetta Mieli di Alberto e Vanessa Piazza O Sed Carola Di Porto di Luca e Federica Fiorentini Ginevra, Leah Di Porto di David e Alexia Sasson Orach e Shirel Moscato di Fabio e Giulia Pavoncello Angelo Astrologo di Leo e Letizia Moscato Rachel Orly Di Veroli di Carlo e Ester Terracina Joram Anav di Enrico e Debora Sciunnach Giulia Sermoneta di Benedetto e Barbara Di Porto Eleonora Ruben di Alessandro e Monica Limentani Le giornate delle buone azioni Anche quest’anno Roma ospiterà dall'8 al 10 aprile il Good Deeds Day Il Good Deeds Day - nato nel 2007 grazie all’imprenditrice e filantropa Shari Arison - è una manifestazione internazionale di attivazione sociale, giornate di solidarietà e responsabilità, per aiutare chi ha più bisogno. Lo scorso anno alla ‘Giornata delle buone azioni” hanno partecipato 930.000 persone di 61 Paesi, dando vita a 11.000 progetti, per un totale di 3.000.000 di ore di servizio offerto. Quest’anno la manifestazione romana prenderà avvio venerdì 8 aprile, con una raccolta di beneficenza di cibo e giocattoli promossa dalla Comunità Ebraica di Roma, che si terrà presso la Scuola Ebraica di Roma e con un momento di riflessione sui temi della cooperazione in Africa che si terrà a Montecitorio. Si continuerà sabato 9 aprile, con iniziative di cittadinanza attiva e solidarietà diffuse nella città. Domenica 10 aprile, infine, tutte le associazioni di volontariato si incontreranno al Circo Massimo, con stand e attività varie. Stage presso Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma (ASCER) “Giancarlo Spizzichino” L’ASCER sta selezionando stagisti per la schedatura e la digitalizzazione delle fonti documentali ivi conservate. L’Archivio storico della Comunità è ritenuto uno tra più importanti archivi d’Europa per ciò che riguarda la storia degli ebrei e al suo interno sono custoditi, prevalentemente, documenti relativi al periodo compreso tra l’inizio del Cinquecento e la fine degli anni Novanta del XX secolo. Il materiale è composto da più di 1.300 faldoni e 1.600 registri. Per informazioni tel: 0668400663 –fax: 0668400664 - Email: [email protected] I migliori auguri a Sion Raffaele Hassan e Diletta Cesana, responsabile organizzativa ed economato del Pitigliani, per la nascita di Lea Marina. È nato Michael, Shabbatai Gattegna. Mazal tov a Cesare Gattegna, figlio di Rav Settimio Gattegna Z.L. e Giuditta Di Porto, ex insegnante della scuola ebraica, e a Giada Camerini. Auguri a tutta la famiglia. Mazal tov a Robert Hassan e Micol Anticoli, collaboratrice di Progetto Dreyfus, per la nascita di Yosef Pinhas. Lo scorso sabato 5 marzo, all’oratorio Di Castro, Enzo e Graziella Della Seta hanno celebrato – festeggiati da amici e parenti – uno straordinario anniversario di matrimonio: le nozze di diamante. Auguri. La Prof.ssa Milena Pavoncello, preside della scuola elementare ebraica "V. Polacco", si è laureta lo scorso marzo concludendo, con il massimo dei voti, il corso universitario triennale in studi ebraici. Davanti alla commisssione giudicatrice, composta tra gli altri dai rabbini capo di Roma e Milano rav Di Segni e rav Arbib, la Prof.ssa Pavoncello ha discusso la tesi "Dal fascismo alla libertà ritrovata", ricostruendo la storia degli aspetti socioculturali ed educativi della scuola elementare ebraica di Roma. Alla neo dottoressa gli auguri della direzione. "Niggun Livorno" in memoria di Rav Elio Toaff z.l. La Comunità Ebraica di Livorno, per onorare la memoria del compianto morenu harav Elio Toaff z.l., di cui il 13 marzo ricorrono gli undici mesi dalla scomparsa, presenta il Cd “Niggun Livorno - Cento anni di composizioni ebraiche a Livorno”, interpretato dal Coro Ernesto Ventura diretto dal Maestro Paolo Filidei. Il disco contiene una significativa raccolta delle musiche per Coro scritte dai compositori ebrei livornesi degli ultimi cento anni ed è disponibile presso la Comunità di Livorno. CI HANNO LASCIATO Sara Atijas ved. Dresner 12/09/1924 – 04/03/2016 Fortuna Belhassan 07/01/1925 – 06/03/2016 Roberto Calò 16/05/1921 -13/03/2016 Giulia Di Capua ved. Dell’Ariccia 09/05/1923 – 08/03/2016 Debora Di Veroli ved. Di Segni 05/03/1932 – 05/03/2016 Federico Falk 28/12/1919 – 26/02/2016 Sion Marcello Hassan 01/09/1934 – 28/02/2016 Rina Mieli in Verani 21/04/1922 -22/02/2016 Gianna Pace ved. Piperno 16/10/1936 – 02/03/2016 Annarosa Piperno ved. Di Capua 12/10/1926 – 06/03/2016 Renato Sciunnach 01/08/1964 – 03/03/2016 Giancarlo Terracina 09/01/1929 – 29/02/2016 Franca Sorani 28/08/1924 – 11/03/2016 IFI 00153 ROMA - VIA ROMA LIBERA, 12 A TEL. 06 58.10.000 FAX 06 58.36.38.55 APRILE 2016 • NISSAN 5776 Lea Marina Hassan di Sion Raffaele e Diletta Cesana 41 LETTERE AL DIRETTORE voce lettori La dei Aiutiamo i bambini di Alyn a rincorrere un aquilone e… a sognare Seguo dolce Un colpo di vento un volo d’aquilone abbatte alto il lieve balocco, sempre più alto un tuffo al cuore e mi perdo mi desta nel silenzio infinito. e la mano di un bimbo mi stringe. (Antonio Tirri da Il tuo viso cantava, Giuntina, Firenze 2004) APRILE 2016 • NISSAN 5776 Com’è possibile restare indifferenti di fronte a un bambino che non può correre dietro a un aquilone? Come reggere lo sguardo di due occhi che chiedono aiuto a noi? A noi che tra poco festeggeremo Pesach, festa della nostra libertà, raccolti nelle nostre case attorno alla tavola apparecchiata per il seder; a noi che abbiamo vissuto l’esperienza della schiavitù d’Egitto; a noi che abbiamo attraversato il deserto; a noi che sappiamo cos’è la libertà! Ma cos’è la libertà per i bambini di Alyn (www.alyn.org) così duramente colpiti? Per loro, libertà è poter mettere un piede davanti all’altro utilizzando uno speciale deambulatore; libertà è poter respirare attraverso un respiratore; libertà è divertirsi in una piscina terapeutica dimenticando di essere stati operati di tumore al cervello; libertà è sognare di poter fare le stesse cose che fanno tutti i bambini del mondo più fortunati di loro. Per la libertà si soffre e si combatte, si vive e si muore, lo sanno bene i bambini di Alyn per i quali la vita è una continua e dura lotta. Aiutiamoli quindi a conquistare la loro libertà! A noi, genitori e nonni fortunati, l’Ospedale Alyn chiede poco, chiede di ricordare i suoi bambini con un’offerta di qualsiasi entità, nelle occasioni liete (Bar/Bath Mitzwà, compleanni, successi scolastici ecc.), negli anniversari per onorare o ricordare una persona cara, o quando si sale al Sefer Torà. Si può aiutare Alyn anche con lasciti/testamenti, o iscrivendosi all’Associazione “Amici di Alyn” come Socio Ordinario (quota minima annuale € 60,00), Socio Sostenitore (quota minima annuale 42 [email protected] € 180,00), Socio Benemerito (quota minima annuale € 600,00), oppure rinnovando per il 2016 lapropria iscrizione all’Associazione. I versamenti possono essere effettuati: - tramite bonifico bancario sul conto corrente intestato a “Associazione Amici di Alyn” presso la Banca Intesa Sanpaolo di Venezia: IBAN: IT70T0306902117100000010470; - sul conto corrente postale n° 18520304 intestato a “Associazione Amici di Alyn”. Nel ringraziarvi per l’aiuto, auguro a tutti un Pesach Kasher ve sameach, nella speranza che l’amore trasformi questo vecchio mondo in un’oasi di pace e di serenità, dove anche i bambini di Alyn possano un giorno rincorrere un aquilone e guardare a un futuro di speranza. ANTONIO TIRRI, Consigliere Nazionale Associazione “Amici di Alyn” Prorogata la mostra Anne Frank "Una storia attuale" La Fondazione Museo della Shoah, Anne Frank e la Casina dei Vallati hanno composto un’irresistibile miscela che ha funzionato, come una calamita, per il numero di privati e di studenti di istituti scolastici di Roma e Provincia che hanno avuto modo di visitare la Mostra imperniata sulla genesi del diario, che tutto il mondo conosce, della “ Ragazza di Amsterdam”. La Fondazione stessa, la Direzione del Museo Anne Frank di Amsterdam e l’Ambasciata Olandese, che ha patrocinato l’operazione, mai avrebbero pensato che, alla data originaria di chiusura della mostra (il 6 marzo scorso), questa avrebbe raccolto un totale di oltre 8.500 visitatori. Numeri importanti, soprattutto pensando ai 1.400 studenti, dalle quinte delle elementari alle quinte del liceo, coinvolti. Oltre cinquanta classi di venti istituti diversi hanno avuto modo di calarsi nel clima storico che portò alla Shoah ed alla morte di Anne Frank, con l’ ausilio di una decina di volontari che hanno fatto la differenza tra una mostra illustrata da muti pannelli e un appassionato racconto delle vicende, narrandole in ben quattro lingue oltre l’italiano: l’inglese, il francese, il tedesco e l’ebraico. E sono stati proprio gli studenti più giovani a lasciare il segno in più che farà ricordare, a tutte le parti coinvolte, questo avvenimento. Sollecitati ad esprimere, a caldo attraverso disegni, le loro emozioni, hanno meravigliato per la profondità dei loro pensieri espressi attraverso gli elaborati realizzati. Probabilmente queste “opere” meriterebbero una mostra a parte. La Casina dei Vallati e la sua collocazione nel cuore di quella che era l’antica zona del Ghetto di Roma, ha implementato fortemente il numero dei visitatori privati che, passando lì davanti nel corso della loro visita al quartiere, alla Sinagoga o al Museo Ebraico della Comunità, non hanno potuto fare a meno di entrare, magari soltanto per dare una occhiata. Visti i risultati ottenuti, l’Ambasciata Olandese ha permesso alla Fondazione di poter utilizzare il materiale esposto per altri quaranta giorni, fino a Pesach, al fine di far fronte alle numerosissime richieste di istituti scolastici che non hanno avuto la possibilità di effettuare la visita nel periodo originariamente stabilito. Dunque, un successo che segna un punto di svolta significativo nella tormentata vicenda del progetto del Museo della Shoah e che ci invita a ben sperare nella sua futura realizzazione. MASSIMO E. MOSCATI Bar mitzvà per 30 ragazzi in Israele Il movimento Lubavitch Chabbad invita ad aiutare i ragazzi bisognosi a festeggiare il loro bar mitzvà in modo dignitoso il giorno 7 giugno 2016. Con un contributo di 700 euro si aiuterà un ragazzo in occasione del suo bar mitzvà sostenendo così le spese per i tefilin, gli abiti, il pullman per i parenti e per una piccola festa. Ogni contributo è ben accetto. Per offerte e informazioni rav Y. Hazan o Lillo Naman 3476716163. Smokéd / affumicato: un gioco di parole. Una sfida nel segno di uno humor che non vuole offendere nessuno, ma sorridere di tutto. Sulla via di Damasco, come si narra, Paolo di Tarso cadde da cavallo. Conservati entrambi a Roma, uno nella Basilica di Santa Maria del Popolo e l’altro nelle raccolte della famiglia Odescalchi, due splendidi dipinti di Caravaggio sono dedicati al fatto. Anche nell’età imperiale di Roma raggiungere Damasco non era agevole. Fino a qualche anno fa la nomenklatura italica si recava volentieri nel regno degli Assad. Si cercavano affari e contatti. Adesso invece politici, burocrati e imprenditori si affollano sulla via di Teheran, che ritengono la più vantaggiosa dopo il nuclear deal essendo lifted the sanctions (o almeno così credono e sperano). Nell’anno del Giubileo sarebbe forse consigliabile un pellegrinaggio a piedi lungo la Via Francigena. Soprattutto, non si rilascerebbero incaute, pittoresche dichiarazioni appena scesi dall’aereo. Smokéd SHALOMשלום EBRAISMO INFORMAZIONE CULTURA Giacomo Kahn Direttore responsabile Attilio Bondì Claudio Moscati Riccardo Calimani Mario Pacifici Georges De Canino Angelo Pezzana Mario Del Monte Clelia Piperno Jacqueline Sermoneta Segretaria redazione Jacqueline di Sermoneta Jonatan Della Rocca Yuri Di Castro Mosè Silvera Piero Di Nepi Micol Sonnino Riccardo Shemuel Di Segni Marco Spagnoli Alessandra Farkas Lia Tagliacozzo Fabrizio Federici Sarah Tagliacozzo Ghidon Fiano Francesca Tardella Sara Habib Daniele Toscano Michael Laitman Shulim Vogelman David Meghnagi Ugo Volli [email protected] Cell. 392.9395910 DIREZIONE, REDAZIONE Lun­gotevere Sanzio, 14 - 00153 Roma Tel. 06.87450205/6 - Fax 06.87450214 E-mail: [email protected] [email protected] - www.shalom.it Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. 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I dati non saranno ceduti, comunicati o diffusi a terzi, e i lettori potranno richiederne in qualsiasi momento la modifica o la cancellazione al responsabile del trattamento Prof. Emanuele Di Porto scrivendo alla Segreteria della Comunità - Lungo­tevere Cenci - Tempio 00186 - Roma • Tel. 06/68400641. APRILE 2016 • NISSAN 5776 PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ 43 UNA COSA SOLA NON È MAI DIFFERENTE: &UM PCK. Perché Pesach merita il meglio. Anche per questo Seder sulla vostra tavola non possono mancare i simboli della tradizione, e l'abbacchio è parte da secoli della storia degli ebrei di Roma. Per una sera che sarà differente dalle altre, potete stare sicuri ed affidarvi alle nostre carni, alla nostra cura, al nostro amore per le cose fatte bene e con sapienza. Qualità, vantaggi, attenzione all'ambiente. PCK sarà anche quest'anno l'amico vero del vostro Pesach. PESACH KASHER VE SAMEACH. 1�] PR!iCRRELLR CARNI KASHER Via Cesare Pascarella, 24/26/28 - 00153 Roma - T: 06 58.81.698 pascarellakasher.it I Follow us on (D z (!) lf) w o >­ >>­ z w o .J .J w o.. o.. <( u