GLOSSARIO
ĀNANDA
Beatitudine, gioia. Si riferisce a una sorta di
felicità purissima scevra da ogni
coinvolgimento con la materia. Manifestazione
spirituale dell’anima che è in sintonia con
Dio e sperimenta il Sé come beatitudine sempre
nuova.
ANIMA
Lo
Spirito
[ātman)
è
individualizzato.
la
vera
e
L'anima
immortale
o
Sé
natura
dell'uomo e di tutte le forme di vita; è avvolta
solo temporaneamente dagli involucri dei corpi
causale, astrale e fisico. La natura dell'anima è
lo
Spirito,
cioè
la
Gioia
sempre
esistente,
sempre cosciente, sempre nuova.
ARJUNA
Il grande discepolo al quale Bhagavān Kṛṣṇa
trasmise il messaggio immortale
della Bhagavad Gītā (v.); Arjuna è uno dei
cinque fratelli Pāndava, figlio del dio Indra e
costituisce una figura chiave
del Mahābhārata, il grande poema epico
dell'induismo.
ĀŚRAM
Un eremitaggio spirituale, spesso un monastero
ĀTMAN
Anima
AUM
V. OM. La sillaba sanscrita radice o seme di
tutti i suoni, simbolo di quell'aspetto della
Divinità che crea e sostiene tutte le cose; la
vibrazione cosmica. L’Aum dei Veda è divenuto
la parola sacra Hum per i tibetani, Amin per i
musulmani e Amen per gli egizi, i greci, i
romani, gli ebrei e i cristiani. Le grandi
religioni del mondo affermano che tutte le cose
create traggono la loro origine dalla cosmica
energia vibratoria dell'Om o Amen, il Verbo o
lo Spirito Santo. "In principio era il Verbo e il
Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio... Tutte
le cose furono fatte da lui [il Verbo o L’Om]; e
senza di lui non è stato fatto nulla di ciò che è
stato fatto".
Amen
in
ebraico
significa
sicuro,
fedele.
"Queste cose dice l'Amen, il testimone fedele e
veritiero, il principio della creazione di Dio".2
Come un suono è prodotto dalla vibrazione di
un motore acceso, così il suono onnipresente
Om è il testimone fedele del funzionamento del
'Motore cosmico', che dà origine a tutta la vita
e a ogni atomo della creazione per mezzo
dell'energia vibratoria. V. Sat-Tat-Aum.
AVATĀRA
Incarnazione divina; dal sanscrito avatāra, le
cui radici sono ava, 'giù', e tri 'passare'. Le
anime che raggiungono l'unione con lo Spirito
e poi ritornano sulla terra per aiutare
l'umanità sono chiamate avatāra.
AVIDYĀ
Letteralmente 'non conoscenza', ignoranza; la
manifestazione nell'uomo di māyā, l'illusione
cosmica.
Essenzialmente,
avidyā
significa
l'ignoranza dell'essere umano con riferimento
alla propria natura divina e all'unica realtà:
lo Spirito.
BHAGAVAD
"Il canto del Signore". Questa antica scrittura
GĪTĀ
indiana è costituita dai diciotto capitoli che
compongono il sesto libro (Bhīṣma-parvan) del
poema epico Mahābhārata. Sostanzialmente è
un dialogo tra l’avatāra (v.) Bhagavān Kṛṣṇa e il
suo discepolo Arjuna, che si svolge alla vigilia
della storica battaglia di Kurukṣetra. La Gītā è
un profondo trattato sulla scienza dello Yoga
(unione con Dio) e un eterno insegnamento per
raggiungere la felicità e il successo nella vita
di ogni giorno. È un poema sia allegorico sia
storico, è un trattato spirituale sulla battaglia
interiore fra le tendenze buone e le tendenze
cattive dell'uomo. A seconda del contesto, Kṛṣṇa
simboleggia il guru, l'anima o Dio. Arjuna
rappresenta il devoto che desidera conoscere
Dio. Di questa sacra Scrittura il Mahatma
Gandhi ha detto: "Coloro che mediteranno
sulla Gītā ne trarranno ogni giorno una viva
gioia e nuovi significati. Non esiste un solo
problema spirituale che la Gītā non possa
risolvere".
BHAGAVĀN
Un avatāra (v.) che visse in India molti secoli
KṚṢṆA
prima dell'era cristiana. Uno dei significati
della parola Kṛṣṇa, riportati nelle scritture
induiste, è 'Spirito onnisciente'. Così Kṛṣṇa,
come Cristo, è un appellativo spirituale che sta
a indicare la grandezza divina dell'avatāra, la
sua unità con Dio. Bhagavān significa 'Signore'.
Quando pronunciò il discorso riportato nella
Bhagavad
Gītā
,
Kṛṣṇa
regnava
nell'India
settentrionale. Nei primi anni di vita, Kṛṣṇa
era un pastore che incantava i compagni con
la musica del suo flauto. In questo ruolo Kṛṣṇa
rappresenta allegoricamente l'anima che suona
il flauto della meditazione per guidare tutti i
pensieri sperduti all'ovile dell'onniscienza.
BHAKTA
Colui che segue il sentiero della Bhakti. Il
devoto che pratica l’amore assoluto per Dio.
BHAKTI
Devozione amorosa, uno dei concetti religiosi
fondamentali dell’induismo tradizionale che
descrive
l’uomo
un
e
abbandona
la
particolare
rapporto
divinità, in
totalmente
cui
con
il
un
che
lega
devoto
si
sentimento
d’intensa pietà e devozione incondizionata a
Dio ed Egli lo libera dal ciclo delle rinascite
tramite il dono della sua grazia.
BHAKTI YOGA
Il sentiero spirituale che identifica nell'amore
assoluto per Dio la via principale che porta
alla comunione e all'unione con Dio.
BRAHMĀ
Dio che presiede alla funzione di creatore
dell’universo e svolge un ruolo di primo piano
nell’induismo. Venerato come avo degli dèi e
degli uomini, è rappresentato con quattro volti
muniti di barba che osservano le quattro
direzioni dell’universo e quattro braccia che
recano
un
cucchiaio
sacrificale,
un
libro
sacro, un mālā e un vaso contenente l’acqua
sacra necessaria ai riti.
BRAHMĀVIṢṆU-ŚIVA
I tre aspetti dell'immanenza di Dio nella
creazione. Rappresentano la funzione trina
dell'Intelligenza eristica (Tat) che guida le
attività della natura cosmica: la creazione, la
conservazione e la dissoluzione. V. Trinità
BRAHMAN
Lo Spirito assoluto.
CAKRA
Nello Yoga sono i sette centri occulti di vita e
di coscienza nella spina dorsale e nel cervello,
che animano il corpo fisico e il corpo astrale
dell'uomo. Questi centri sono chiamati chakra
('ruote'), perché l'energia concentrata in
ciascuno di essi è simile al mozzo di una
ruota dal quale si irradiano raggi di luce e di
energia portatori di vita. In ordine ascendente,
i chakra sono: mūlādhāra (il centro coccigeo
alla base della spina dorsale), svādhiṣṭhāna (il
centro sacrale, circa cinque centimetri sopra il
mūlādhāra), maṇipura (il centro lombare,
opposto all'ombelico), anāhata (il centro
dorsale, dietro il cuore), viśuddha (il centro
cervicale, alla base del collo), ājñā
(tradizionalmente localizzato fra le
sopracciglia, in realtà diametralmente opposto
al midollo allungato; vedi anche midollo
allungato e occhio spirituale) e sahasrāra
(situato all'apice del cervello). I sette centri
sono divinamente predisposti come uscite,
ovvero 'botole', attraverso le quali l'anima è
discesa nel corpo, e attraverso le quali deve
nuovamente risalire mediante la meditazione.
Nel corso di sette fasi successive, l'anima si
libera nella coscienza cosmica. Nel suo
consapevole passaggio ascendente attraverso i
sette centri cerebrospinali aperti o 'risvegliati',
l'anima percorre la strada maestra verso
l'Infinito, la vera strada che deve essere seguita
per riunirsi a Dio.
I trattati di Yoga annoverano generalmente fra
i
chakra solo i sei centri inferiori e si
riferiscono al sahasrāra separatamente come al
settimo centro. Tutti i sette centri, però, sono
spesso indicati come loti, i cui petali si aprono,
ossia si rivolgono verso l'alto, nel risveglio
spirituale quando l'energia e la coscienza si
innalzano nella spina dorsale.
CASTA
La casta, nella sua concezione originale, non
era uno stato ereditario, ma una
classificazione basata sulle capacità naturali
dell'uomo. Nel corso della sua evoluzione
l'essere umano passa attraverso quattro stadi
distinti, indicati dagli antichi saggi indù come
śũdra, vaiśya, kṣatriya e brāhmin. Gli śũdra
sono interessati soprattutto alla soddisfazione
delle esigenze e dei desideri del corpo; l'attività
che meglio si addice al loro stato di sviluppo è
il lavoro fisico. I vaiśya ambiscono sia i
conseguimenti materiali sia la soddisfazione
dei sensi; possiedono maggiori capacità creative
degli śũdra e cercano occupazioni come quella
del contadino, dell'uomo di affari e dell'artista
o qualunque lavoro possa soddisfare l'uso delle
loro energie mentali. Gli kṣatriya, avendo già
soddisfatto in molte incarnazioni i desideri
degli stati śũdra e vaiśya, cominciano a cercare
il senso della vita; tentano di superare le
abitudini cattive, di controllare i sensi e di
fare ciò che è giusto. Gli kṣatriya sono nobili
legislatori, uomini di stato, guerrieri. I
brāhmin hanno superato la propria natura
inferiore, sono tendenzialmente portati alla
ricerca spirituale e conoscono Dio; sono perciò
in grado di insegnare agli altri e di aiutarli a
liberare se stessi.
CENTRO
Il kũtastha o ājñā
chakra, situato nel punto
CRISTICO
fra le sopracciglia; è connesso al midollo
allungato per polarità; è il centro della volontà
e della concentrazione, nonché della coscienza
cristica; è la sede dell'occhio spirituale.
CHAKRA
Vedi Cakra.
CITTA
Sentimento intuitivo. L'aggregato della
coscienza in cui sono insiti ahamkāra (il senso
dell'io), buddhi (l'intelligenza), e manas (la
mente o coscienza dei sensi).
CORPO
Il sottile corpo di luce dell'uomo, costituito di
ASTRALE
prāṇa o vitatroni (v.); il secondo dei tre
involucri che, in successione, racchiudono
l'anima: ossia il corpo causale (v.), il corpo
astrale e il corpo fisico. I poteri del corpo
astrale danno vita al corpo fisico, così come
l'elettricità illumina una lampadina. Il corpo
astrale è composto da diciannove elementi:
intelligenza, ego, sentimento, mente (coscienza
sensoria); cinque strumenti della conoscenza
(le facoltà sensorie degli organi fisici: vista,
udito, olfatto, gusto e tatto); cinque strumenti
dell'azione (i poteri che fanno agire gli organi
della procreazione, dell'escrezione, della
parola, del movimento e dell'abilità manuale);
cinque strumenti della forza vitale che
svolgono le funzioni della circolazione, del
metabolismo, dell'assimilazione, della
cristallizzazione e dell'eliminazione
CORPO
L'uomo come anima è un essere dotato di un
CAUSALE
corpo causale. Il suo corpo causale è un'ideamatrice dei corpi astrale e fisico. Il corpo
causale si compone di 35 idee elementari che
corrispondono ai 19 elementi del corpo astrale
e ai 16 elementi materiali del corpo fisico.
COSCIENZA
Nella coscienza mortale, l'uomo sperimenta tre
(stati di)
stati: la coscienza di veglia, la coscienza di
sonno
e
la
sperimenta
coscienza
la
di
propria
sogno.
Però
anima,
non
la
supercoscienza, e non sperimenta Dio. L'uomo
cristico, invece, ha queste esperienze. Come
l'uomo mortale è consapevole del proprio corpo,
così l'uomo
cristico
è
consapevole
di tutto
l'universo che percepisce come il proprio corpo.
Oltre la coscienza eristica esiste la coscienza
cosmica, l'esperienza dell'unione con Dio nella
sua coscienza assoluta al di là della creazione
vibratoria,
nonché
dell'unione
con
l'onnipresenza del Signore che si manifesta nei
mondi fenomenici.
COSCIENZA
Per coscienza cosmica si intende anche il
COSMICA
samãdhi, o unione con Dio sia nella creazione
vibratoria sia al di là di essa. V. Trinità.
COSCIENZA
'Cristo' o 'coscienza eristica' è la proiezione
CRISTICA
della coscienza di Dio immanente in tutta la
creazione. Nelle scritture cristiane è chiamata
'figlio unigenito', l'unico e puro riflesso di Dio
Padre nella creazione. Nelle scritture induiste
è
kũtastha
chiamata
caitanya
Tat,
o
l'intelligenza cosmica dello Spirito presente
ovunque
nella
creazione.
È
la
coscienza
universale, l'unione con Dio, manifestata da
Gesù, Kṛṣṇa e da altri avatāra. I grandi santi e
gli yogi la conoscono come samādhi, lo stato in
cui la coscienza s’identifica nell'intelligenza
immanente in ogni particella del creato; essi
percepiscono tutto l'universo come il proprio
corpo. V. Trinità.
COSCIENZA di
KṚṢṆA
Coscienza
DARŚANA
Visione, visita o incontro dei luoghi in cui si
cristica
o
kũtastha
caitanya.
V.
Coscienza cristica.
manifesta
lo
Spirito
Divino. Possono
essere
luoghi come montagne, fiumi, stagni sacri o
templi ma anche persone sante o avatāra.
DHARMA
I principi eterni di giustizia che sostengono
tutta la creazione; il dovere dell'uomo di
vivere in armonia con questi principi. V.
anche Sanātana-dharma.
DĪKṢĀ
Iniziazione spirituale; dalla radice verbale
sanscrita
dīkṣ,
dedicarsi.
La
dīkṣā,
che
comporta quasi sempre l’insegnamento di un
mantra, può essere conferita solamente da un
guru che l’abbia ricevuta lui stesso e che abbia
l’autorità di trasmetterla.
DISCEPOLO
Un aspirante spirituale che si rivolge a un
guru per conoscere Dio e che, a questo scopo,
stabilisce con il guru un rapporto spirituale
eterno.
EGOISMO
Il principio dell'ego o ahamkāra (letteralmente:
'io faccio') è la causa prima del dualismo, la
separazione
apparente
dell'uomo
dal
suo
Creatore. Ahamkāra porta gli esseri umani sotto
il dominio di māyā per cui il soggetto (l'ego)
appare falsamente come oggetto; le creature
credono di essere i creatori. Allontanando la
coscienza
dell'ego,
l'uomo
si
ridesta
alla
propria identità divina, all'unità con la sola
Vita: Dio.
ELEMENTI (i
cinque)
La vibrazione cosmica Om struttura tutta la
creazione
fisica,
incluso
dell'uomo,
attraverso
la
il
corpo
fisico
manifestazione
di
cinque elementi {tattva): terra, acqua, fuoco,
aria ed etere. Queste sono forze strutturali,
intelligenti
l'elemento
e
di
terra
natura
non
vibratoria.
esisterebbero
i
Senza
solidi;
senza l'elemento acqua non esisterebbero i
liquidi; senza l'elemento aria non esisterebbero
i gas; senza l'elemento fuoco non esisterebbe il
calore e senza l'elemento etere non esisterebbe
uno sfondo sul quale produrre lo spettacolo del
film cosmico. Nel corpo, il prāṇa (l'energia
cosmica
vibratoria)
entra
dal
midollo
allungato e si suddivide poi nelle cinque
correnti naturali per opera dei cinque chakra,
o
centri
inferiori:
coccigeo
(terra),
sacrale
(acqua),
lombare
(fuoco),
dorsale
(aria)
e
cervicale (etere). La terminologia sanscrita per
questi elementi è pṛthivi, ap, tej, prāṇa e ākāśa.
ETERE
In sanscrito ākāśa. Benché le moderne teorie
scientifiche non lo considerino un elemento
dell'universo
materiale,
l'etere
è
stato
così
identificato per millenni dai saggi dell'India.
Paramahaṃsa Yogananda ha parlato dell'etere
come dello sfondo sul quale Dio proietta il
film cosmico della creazione. Lo spazio dà agli
oggetti la loro dimensione; l'etere separa le
immagini.
creatrice
Questo
che
'sfondo',
coordina
ossia
tutte
le
la
forza
vibrazioni
spaziali, è un fattore necessario quando si
prendono in esame le forze più sottili: il
pensiero e l'energia vitale (prāṇa), nonché la
natura dello spazio e l'origine delle forze
materiali e della materia stessa.
FORZA
Prāṇa.
VITALE
GURU
Maestro spirituale. Sebbene la parola guru sia
spesso usata erroneamente per riferirsi ai
maestri o agli insegnanti in generale, un vero
guru illuminato da Dio è colui che, dopo aver
raggiunto il dominio di se stesso, ha realizzato
la propria identità con lo Spirito onnipresente.
Solo una creatura del genere può guidare il
ricercatore nel viaggio interiore verso la
realizzazione divina.
Quando un devoto è pronto per cercare
seriamente Dio, il Signore gli manda un guru.
Attraverso la saggezza, l'intelligenza, la
realizzazione del Sé e gli insegnamenti del
guru, Dio guida il discepolo. Seguendo gli
insegnamenti e la disciplina del maestro il
discepolo può esaudire il desiderio che la sua
anima prova per la manna della percezione di
Dio. Un vero guru, inviato da Dio ad aiutare i
ricercatori sinceri in risposta all'intenso
desiderio della loro anima, non è un comune
maestro, ma uno strumento umano di cui Dio
usa il corpo, le parole, la mente e la
spiritualità come canali attraverso i quali
attirare e guidare le anime sperdute affinché
ritornino alla loro casa di immortalità. Un
guru è un'incarnazione vivente della verità
delle Scritture. È il salvatore mandato da Dio
in risposta al desiderio del devoto di essere
liberato dalla schiavitù della materia.
"Stare in compagnia del Guru", ha scritto lo
Svāmi Śrĩ Yukteswar nella Scienza sacra, "non
significa soltanto trovarci alla sua presenza
fisica (perché a volte questo è impossibile), ma
vuol dire soprattutto racchiuderlo nel nostro
cuore, fare nostri i suoi principi e metterci in
sintonia con lui".
GURUDEVA
'Maestro divino', termine sanscrito di uso
comune che indica rispetto; viene usato per
rivolgersi o riferirsi al proprio precettore
spirituale, a volte tradotto con il termine
'maestro'.
HATHA YOGA
Un insieme di tecniche e di posizioni corporee
(āsana) che favorisce la salute fisica e la calma
mentale.
HINDŪ
Antica parola iranica che in origine indicava
la zona geografica del fiume Indo, la regione
dei suoi sette affluenti e i suoi abitanti.
ILLUSIONE
Māyā.
COSMICA
INTUIZIONE
La facoltà onnisciente dell'anima che pone
l'uomo in grado di percepire direttamente la
verità senza ricorrere ai sensi.
IṢṬA-DEVATĀ
Divinità d’elezione. È la divinità che il devoto
sceglie di preferire per la sua pratica spirituale
verso la quale compie offerte e dedica la pūjā
JI
Suffisso di rispetto che viene aggiunto in India
agli appellativi e ai nomi propri come ad
esempio Gandhiji, Paramahaṃsaji, Guruji.
JĪVAN-
Significa “liberato in vita”. Colui che ottiene
MUKTA
la liberazione dal ciclo delle rinascite nel
corso della sua presente esistenza senza dover
attendere la morte del corpo. Egli ha trasceso
ogni dualità e ogni vincolo, compresa la
distinzione tra bene e male, puro e impuro,
merito e demerito e vive perciò in uno stato di
completa spontaneità e totale identità con lo
Spirito Infinito.
JÑĀNA
Vocabolo derivato dalla radice jñā che
significa “conoscere”, che nella soteriologia
indiana indica la conoscenza metafisica, la
consapevolezza delle verità ultime che nasce
nell’intimo di colui che, attraverso la profonda
meditazione, si libera dalla sofferenza.
JŇĀNA YOGA
Il sentiero che conduce all'unione con Dio
attraverso
la
discriminante
trasformazione
dell'intelletto
della
facoltà
nell'onnisciente
saggezza dell'anima.
KARMA
Gli effetti delle azioni passate, di questa o di
altre vite, dal sanscrito kri, cioè 'fare'. La legge
equilibratrice del karma, spiegata nelle
scritture induiste, è quella di azione e
reazione, causa ed effetto, semina e raccolto.
Secondo il corso della giustizia naturale ogni
essere umano, mediante i propri pensieri e le
proprie azioni, diviene l'artefice del proprio
destino. Le energie saggiamente o
insensatamente messe in moto dall'uomo
ritorneranno a lui quale punto di partenza,
come un cerchio che inesorabilmente si
chiude. La comprensione della legge del
karma, intesa quale legge di giustizia, serve a
liberare la mente umana dal risentimento
verso Dio e gli uomini. Il karma segue gli esseri
umani da un'incarnazione all'altra finché
non sarà soddisfatto o trasceso spiritualmente.
V. Reincarnazione.
L'insieme
delle
azioni
buone
o
cattive
compiute dagli esseri umani in una comunità,
in una nazione o nel mondo in generale
costituisce il karma di massa che produce
effetti circoscritti o di vasta portata a seconda
dell'entità
pensieri
delle
e
le
azioni
azioni
buone
di
o
cattive.
ogni
I
uomo
contribuiscono perciò al bene o al male del
mondo e di tutti i popoli che lo abitano.
KṚṢṆA
Bhagavān Kṛṣṇa.
LAYA YOGA
Sistema Yoga che insegna la tecnica mediante
la quale la mente può concentrarsi su alcuni
suoni astrali che conducono all'unione con
Dio, come il suono cosmico Om.
LINGA
Simbolo fallico che rappresenta il potere di
Śiva.
LUCE
La sottile luce che emana dai vitatroni (v.
ASTRALE
prāṇa), l'essenza che strut tura il mondo
astrale. Attraverso l'onnisciente percezione
intuitiva dell'anima, il devoto assorto nella
profonda meditazione può percepire la luce
astrale, in particolare nell'occhio spirituale.
MADRE
L'aspetto di Dio attivo nella creazione; la śakti
DIVINA
(forza) del Creatore trascendente. Altri termini
che indicano questo aspetto della Divinità sono
Natura o Prakṛti, Om, Spirito Santo,
Vibrazione Cosmica Intelligente. È anche
l'aspetto personale di Dio quale Madre che ne
incarna l'amore e la compassione. Le scritture
induiste insegnano che Dio è immanente e allo
stesso tempo trascendente, personale e
impersonale. Può essere cercato come Assoluto,
come una delle sue eterne qualità manifeste
(amore, saggezza, beatitudine, luce); in forma
di iṣṭa-devatā (divinità), oppure come Padre,
Madre o Amico.
MAESTRO
Colui che ha raggiunto il dominio di se stesso.
Paramahansa
Yogananda
caratteristiche
che
ha
precisato:
"Le
contraddistinguono
un
maestro non sono fisiche, ma spirituali... La
prova che qualcuno sia un maestro è fornita
soltanto
dalla
capacità
volontariamente nello
respiro
(savikalpa
di
stato di
entrare
assenza
samādhi)
e
del
dal
conseguimento della beatitudine immutabile
(nirvikalpa samādhi)". V. Samādhi.
Paramahaṃsa
Yogananda
ha
inoltre
dichiarato: "Tutte le Scritture proclamano che
il
Signore
ha
creato
l'uomo
nella
sua
immagine onnipotente. Riuscire a controllare
l'universo sembra una qualità sovrannaturale,
ma in verità tale potere è insito e naturale in
ogni uomo che risvegli 'il giusto ricordo della
propria
origine
divina.
Gli
uomini
dalla
realizzazione divina... sono privi del principio
dell'ego (ahaṁkāra) e dei desideri personali che
ne conseguono; le azioni dei veri maestri sono
normalmente
conformi
ṛta,
a
la
giustizia
naturale. Questo concetto è stato espresso da
Emerson quando ha detto che i grandi non
sono virtuosi, ma sono la Virtù stessa; allora il
fine della creazione è compiuto e Dio si
compiace'".
MAHĀSAMĀD
In sanscrito: mahā (grande) samādhi. L'ultima
HI
meditazione, o comunione cosciente con Dio,
in
cui
un
perfezione
maestro
si
abbandona
fonde
il
che
ha
con
corpo
il
fisico.
raggiunto
Om e
cosmico
Un
la
maestro
sa
sempre in anticipo il momento, scelto da Dio,
in
cui
dovrà
lasciare
la
propria
dimora
corporea.
MĀLĀ
È un rosario costituito di solito da 108 grani
ed è usato dagli yogin per la recitazione dei
mantra
o
durante
meditazione. Il
le
rosario
tecniche
prediletto
di
dai
praticanti di Yoga è fatto di bacche essiccate
di rudrākṣa.
MALE
La forza satanica che oscura l'onnipresenza di
Dio nella creazione, e che si manifesta sotto
forma di disarmonie nell'uomo e nella natura.
In senso lato, inoltre, significa tutto ciò che
contrasta
la
costringendo
legge
divina
l'uomo
a
(vedere
dharma)
perdere
la
consapevolezza della sua essenziale unione con
Dio, e ostacolando il suo percorso verso la
realizzazione del Sé.
MANTRA
Letteralmente significa “strumento per pensare”
perché formato dalla radice man che significa
“pensare”, “comprendere”, “immaginare” e dal
suffisso
tra,
usato
per
strumento. Nell’antica
formare
letteratura
nomi
di
sanscrita
i
mantra erano inni vedici o formule liturgiche
che
avevano
il
manifestazione
rivolgevano
e
potere
delle
di
evocare
la
cui
si
divinità
condizionare
le
forze
della
natura. In àmbito religioso indica inoltre una
sillaba o un insieme di sillabe prive di un
significato
potere
letterale
spirituale
e
ma
che
che
sono
possiedono
un
trasmessi
da
maestro a discepolo nel corso di un rituale
iniziatico.
MANTRA
La
comunione
YOGA
ripetendo
con
divina
che
devozione
e
si
raggiunge
concentrazione
parole o suoni sacri che hanno una potenza
vibratoria spiritualmente benefica. V. Yoga.
MĀYĀ
Da una radice che significa “misurare”,
significa “illusione magica”, indica il potere
illusionistico di Dio, in grado di assumere
ogni forma e apparenza senza distinzione tra
realtà e illusione. Questo è il significato più
antico presente nei Veda, successivamente
indica l’illusione che manifesta le realtà
materiali che separano dalla coscienza
dell’unità con Dio, che sta all’origine di un
mondo privo di sostanza, quindi illusorio.
Significa anche illusione fraudolenta, trucco
magico, inganno perpetrato con l’astuzia,
incantesimo, apparizione inconsistente e
illusoria, miraggio, vana apparenza. Nello
Śivaismo, i devoti di Śiva la considerano uno
dei quattro lacci che tengono in schiavitù
l’anima immortale, il principio cosciente
individuale.
MEDITAZION
Concentrazione su Dio. In senso generale il
E
termine è usato per denotare la pratica delle
tecniche che permettono di interiorizzare
l'attenzione e rivolgerla su qualche aspetto di
Dio. In senso specifico, la meditazione si
riferisce al risultato finale della pratica di tali
tecniche: la diretta esperienza di Dio grazie
alla percezione intuitiva. È il settimo passo
{dhyānā) del sentiero Yoga di Patañjali (v.) che
il devoto raggiunge soltanto quando consegue
quella totale concentrazione interiore nella
quale è completamente libero dalle
stimolazioni sensorie del mondo esterno. Nella
meditazione più profonda si sperimenta
l'ottavo passo del sentiero Yoga: il samādhi, la
comunione o unità con Dio.
MELA
Grande festival religioso che si svolge in varie
città sacre e che si ripete in ogni luogo ogni sei
oppure dodici anni.
MENTE
Il potere onnisciente dell'anima che percepisce
SUPERCOSCI
direttamente la verità; l'intuizione.
ENTE
MIDOLLO
Il punto principale attraverso il quale la forza
ALLUNGATO
vitale (prāna) entra nel corpo; la sede del sesto
centro cerebrospinale, la cui funzione è quella
di ricevere e dirigere il flusso dell'energia
cosmica. La forza vitale viene immagazzinata
nel settimo centro (sahasrāra) situato all'apice
del cervello. Da questo serbatoio viene
distribuita in tutto il corpo. Il centro sottile nel
midollo allungato è l'interruttore principale
che controlla l'afflusso, la conservazione e la
distribuzione della forza vitale.
MONDO
La sfera sottile della creazione del Signore, un
ASTRALE
universo di luce e di colore composto di forze
più sottili di quelle atomiche, ossia di
vibrazioni di energia vitale o vitatroni (v.
prāṇa). Gli esseri, gli oggetti e le vibrazioni del
piano materiale hanno una controparte
astrale, perché l'universo astrale (cielo)
contiene il modello del nostro universo
materiale. Alla morte fisica l'anima dell'uomo,
avvolta nel corpo astrale di luce, si dirige verso
uno dei piani astrali su periori o inferiori, a
seconda dei propri meriti, per continuare a
evolversi spiritualmente nella maggiore libertà
di quel regno sottile, dove rimane, per un
periodo predeterminato karmicamente, fino
alla rinascita fisica.
MONDO
Dietro il mondo fisico della materia (atomi,
CAUSALE
protoni, elettroni) e il sottile mondo astrale
dell'energia vitale luminosa, esiste il mondo
causale, o ideazionale, il mondo del pensiero.
Quando l'essere umano raggiunge uno stato
evolutivo
tale
da
riuscire
a
trascendere
l'universo fisico e l'universo astrale, dimora
nell'universo
causale. Nella
coscienza
degli
esseri causali, l'universo astrale e l'universo
causale vengono riportati all'essenza stessa del
pensiero. L'essere causale può creare realmente
tutte
le
cose
che
l'uomo
fisico
crea
con
l'immaginazione, poiché l'unica limitazione è
il pensiero stesso. Alla fine, l'uomo si libera
dell'ultimo involucro che copre l'anima, il
corpo
causale,
per
unirsi
allo
onnipresente al di là dei regni vibratori.
Spirito
MŪRTI
Immagini
sacre,
normalmente
statue
che
riproducono le fattezze della forma divina che
i
devoti
venerano. Spesso
sono
abbigliate
e
adornate di gioielli, donati dai devoti come
offerte o ex-voto e sono ospitate nel sancta
sanctorum dei templi e mostrate ai fedeli
durante le feste dedicate alla divinità oppure
durante la pūjā.
OCCHIO
SPIRITUALE
L'occhio
singolo
dell'intuizione
e
dell'onnipresente percezione nel centro cristico
(ājñā chakra o kũtastha) fra le sopracciglia. Il
devoto che medita profondamente vede l'occhio
spirituale come un anello di luce dorata che
circonda una sfera blu opalescente con una
stella bianca a cinque punte al centro. In senso
microcosmico
queste
rappresentano,
forme
e
questi
rispettivamente,
il
colori
regno
vibratorio della creazione (la natura cosmica,
lo Spirito Santo), il Figlio o l'intelligenza di
Dio nella creazione (coscienza cristica) e lo
Spirito
senza
vibrazione
al
di
là
della
creazione (Dio Padre).
L'occhio spirituale è la porta che conduce agli
stadi più elevati di coscienza divina. Nella
meditazione profonda, quando la coscienza del
devoto penetra nell'occhio spirituale e nei tre
regni
simboleggiati
successivamente
i
in
esso,
seguenti
sperimenta
stati:
la
supercoscienza, ossia la gioia sempre nuova
della realizzazione dell'anima, e l'unione con
Dio come Om (v.) o Spirito Santo; la coscienza
eristica, l'unità con l'universale intelligenza di
Dio in tutta la creazione; la coscienza cosmica,
l'unità con l'onnipresenza di Dio sia al di là
della manifestazione vibratoria sia in essa.
OM
V. Aum. In sanscrito,'o' è fondamentalmente un
dittongo, risultante dalla contrazione di 'a' e
'u' che, pronunciate rapidamente, danno il
suono di 'o' e, in combinazione con una 'm',
producono un suono forte e permanente.
PARAMAHA
ṂSA
Appellativo spirituale che si attribuisce a un
maestro (v.). Può essere conferito soltanto da un
vero guru a un discepolo spiritualmente molto
evoluto. Paramahaṃsa significa letteralmente
'cigno supremo'. Nelle scritture induiste, haṃsa
(cigno) simboleggia il discernimento spirituale.
PARAMGUR
Letteralmente 'guru precedente'; il guru del
U
proprio guru.
PATAÑJALI
Antico esponente dello Yoga. I suoi Yoga Sũtra
tracciano
i
principi
del
sentiero
Yoga,
dividendolo in otto passi: 1) yama, condotta
morale; 2) niyama, prescrizioni religiose; 3)
ãsana,
posizione
giusta
che
riduce
l'irrequietezza fisica; 4) prāṇāyāma, controllo
del prāṇa o delle sottili correnti vitali; 5)
pratyāhāra,
interiorizzazione;
6)
dhāraṇā,
concentrazione; 7) dhyāna, meditazione; 8)
samādhi, esperienza supercosciente.
PRĀṆA
Scintille di energia intelligente, più sottili
dell'energia atomica, che costituiscono la vita;
nel loro insieme sono designate nelle scritture
induiste come prāṇa. In sostanza, sono pensieri
condensati di Dio; l'essenza del mondo astrale
(v.) e il principio vitale del cosmo fisico. Nel
mondo fisico esistono due tipi di prāṇa: 1)
l'energia cosmica vibratoria onnipresente
nell'universo, che struttura e sostiene tutte le
cose; 2) il prāṇa o l'energia specifica che
pervade e sostiene il corpo umano mediante
cinque correnti o funzioni. La corrente prāṇa
svolge la funzione della cristallizzazione; la
corrente vyāna quella della circolazione; la
corrente samãna presiede all'assimilazione; la
corrente udãna al metabolismo e la corrente
apãna all'eliminazione.
PRANAM
Una forma di saluto usuale in India. Si
congiungono le palme delle mani la cui base
tocca il cuore e la punta delle dita la fronte.
Questo gesto è in realtà una variante del
pranam che letteralmente significa 'saluto
completo', dalla radice sanscrita nam 'saluto o
inchino' e il prefisso pra 'completo'. Un
pranam è il saluto usato generalmente in
India. Rivolto ai rinuncianti e ad altre
persone tenute in alta considerazione
spirituale; può essere accompagnato dalla
parola 'pranam'.
Controllo cosciente del prāna (la vibrazione o
energia creativa che attiva e sostiene la vita
nel corpo). La scienza Yoga del prāṇāyāma è la
via diretta per distogliere consciamente la
mente dalle funzioni vitali e dalle percezioni
sensorie che legano l'uomo alla coscienza del
corpo. Il prāṇāyāma libera così la coscienza
dell'uomo perché possa comunicare con Dio.
Tutte le tecniche scientifiche che portano
all'unione dell'anima con lo Spirito possono
essere classificate sotto il termine Yoga, e il
prāṇāyāma è il metodo Yoga migliore per
raggiungere l'unione divina.
PRAPATTI
Trovare rifugio in Dio. È lo stato di coscienza
in cui il devoto confida senza riserve nella
protezione divina.
PŪJĀ
Insieme di pratiche religiose ancor oggi eseguite
scrupolosamente dalla maggior parte degli
hindū.
RĀJA YOGA
Il sentiero 'regale', o più elevato, verso l'unione
con Dio, che insegna la meditazione scientifica
come mezzo supremo per realizzare Dio, e
includei fondamenti più elevati di ogni altra
forma di Yoga.
REALIZZAZI
Il famoso maestro Paramahaṃsa Yogananda,
ONE DEL SE
autore del classico spirituale “Autobiografia di
uno Yogi” ha dato la seguente definizione
della Realizzazione del Sé: "Essere consapevoli
nel corpo, nella mente e nell'anima che siamo
una cosa sola con l'onnipresenza di Dio; che
non dobbiamo pregare per raggiungerla, perché
non solo le siamo vicini in ogni istante, ma
anche perché l'onnipresenza di Dio è la nostra
onnipresenza; che siamo parte di Lui in questo
momento proprio come lo saremo sempre. Tutto
ciò che dobbiamo fare è migliorare la nostra
conoscenza".
REINCARNA
La teoria in base alla quale gli esseri umani,
ZIONE
costretti dalla legge dell'evoluzione, si
reincarnano ripetutamente in vite sempre più
elevate; il loro progresso comunque viene
rallentato dalle azioni e dai desideri sbagliati
e accelerato dagli sforzi spirituali - fino a
quando non conseguono la realizzazione del
Sé e l'unione con Dio. Avendo così trasceso le
limitazioni e le imperfezioni della coscienza
mortale, l'anima sarà per sempre liberata
dalla reincarnazione forzata. "Chi vince lo
farò colonna nel tempio del mio Dio, e non ne
uscirà mai più".
La reincarnazione non è una teoria tipica
delle filosofie orientali, ma è stata ritenuta
una delle verità fondamentali della vita da
molte civiltà antiche. La chiesa cristiana delle
origini accettava il principio della
reincarnazione che fu esposto dagli Gnostici e
da numerosi padri della Chiesa, inclusi
Clemente d'Alessandria, Origene e san
Gerolamo. La dottrina fu dichiarata eretica per
la prima volta nel 553 d. C. dal secondo
Concilio di Costantinopoli. Oggi molti studiosi
occidentali cominciano ad adottare il concetto
della legge del karma e della reincarnazione,
vedendo in essa una grande e rassicurante
spiegazione delle apparenti disuguaglianze e
ingiustizie della vita.
ṚṢi
Veggenti, esseri superiori che manifestano la
saggezza divina; in particolare, i saggi
illuminati dell'antica India ai quali vennero
rivelati i Veda attraverso l'intuizione.
RUDRA
Dio vedico che divora ogni cosa e quindi
distrugge tutta la creazione, rappresenta il
Tempo che consuma tutto e quindi veste i
panni della morte, ma al contempo è il
vincitore della morte stessa quando diventa in
seguito il benigno dio Śiva .
RUDRĀKṢA
Pianta il cui nome significa “occhio di
Rudra”. Le bacche essiccate sono usate nella
fabbricazione dei mālā e sono i rosari preferiti
dagli yogin.
SADHANA.
Sentiero di disciplina spirituale. In
particolare, le istruzioni e le pratiche di
meditazione prescritte dal guru ai discepoli,
che seguendole fedelmente alla fine
realizzeranno Dio.
SĀDHU
Termine sanscrito che significa “buono”,
“retto”, “onesto”, “virtuoso” e designa i
rinuncianti hindū, buddhisti e jaina di ogni
ordine monastico.
ŚAKTI
Significa potenza o energia. Principio
femminile attraverso il quale si manifesta
l’universo. La Śakti per eccellenza è di Śiva e
prende i nomi di Umā ma anche Pārvatī, Durgā
e Kālī, anche se ogni divinità maschile è
affiancata dalla sua Śakti.
ŚAKTISMO
È una corrente induista che è contraddistinta
dall’adorazione dell’energia femminile di Dio
nella forma della Madre Divina, in uno dei
numerosi aspetti che assume nel panteon
indiano oppure nella sua essenza senza forma
come Śakti. È una delle tre principali correnti
della bhakti insieme alla corrente Vaiṣṇava e
allo Śivaismo.
SAMÃDHI
Il passo supremo del sentiero Yoga dagli otto
passi tracciato dal saggio Patañjali (v.). Il
samādhi si raggiunge quando colui che medita,
la meditazione (mediante la quale la mente
viene ritirata dai sensi e interiorizzata) e
l'oggetto della meditazione (Dio) divengono una
cosa sola. Paramahansa Yogananda ha spiegato
che "negli stadi iniziali della comunione con
Dio (savikalpa samādhi) la coscienza del
devoto si immerge nello Spirito cosmico; la
forza vitale viene ritirata dal corpo, che
sembra 'morto', o immobile e rigido. Lo yogi è
pienamente consapevole della propria
condizione di animazione sospesa. Progredendo
verso gli stati spirituali superiori {nirvikalpa
samādhi), egli comunica con Dio
nell'ordinaria coscienza di veglia, anche
mentre svolge impegnativi doveri terreni".
Entrambi questi stati sono caratterizzati
dall'unione con la beatitudine sempre nuova
dello Spirito, ma il nirvikalpa samādhi è
conosciuto soltanto dai maestri più evoluti.
SANÃTANA-
Letteralmente 'religione eterna'. È il nome dato
DHARMA
al complesso degli insegnamenti Vedici i quali
presero il nome di Induismo dopo che i greci
chiamarono indù i popoli dimoranti sulle rive
del fiume Indo. V. Dharma.
ŚAṄKARA,
SVĀMI
Talvolta nominato come Ādi ('il primo')
Śaṅkarācārya (Śaṅkara più ācārya, 'maestro'); il
più illustre filosofo dell'India. L'epoca in cui è
vissuto è incerta; molti studiosi la fanno
risalire all'VIII o all'inizio del IX secolo. Egli
espose il concetto di Dio non come
un'astrazione negativa, ma come Beatitudine
positiva, eterna, onnipresente, sempre nuova.
Sankara riorganizzò l'antico Ordine degli
Svāmi e fondò quattro grandi centri monastici
di educazione spirituale (maṭha), i cui capi in
successione apostolica portano il titolo di
Jagad-guru Śrĩ Śaṅkarācārya. Il significato di
Jagad-guru è 'colui che insegna al mondo'.
ŚARANAGAT
Abbandonarsi alla Compassione Divina. È lo
I
stato di coscienza del devoto che comprende
d’essere guidato dalla divinità che prova per
tutte le creature, una compassione perfetta e
per questo perdona e sostiene.
SAT-TAT-
Sat: la Verità, l'Assoluto, la Beatitudine. Tat:
AUM
l'intelligenza o coscienza universale; Aum: la
cosmica vibrazione creativa intelligente, la
parola-simbolo di Dio. V. Om, Aum e Trinità.
SATANA
In ebraico significa letteralmente 'l'avversario'.
Satana è la forza universale cosciente e
indipendente che tiene tutto e tutti
nell'illusione a causa della coscienza
materiale della finitezza e della separazione
da Dio. Per ottenere questo risultato, Satana
usa le armi di Māyā (l'illusione cosmica) e di
avidyā (l'illusione individuale, o ignoranza).
V. Māyā.
SÉ
Scritto con la lettera maiuscola, sta per ātman
(anima), l'essenza divina dell'uomo, per
distinguerlo dal comune 'sé', che indica la
personalità o ego. Il Sé è lo Spirito
individualizzato, la cui natura è la gioia
sempre esistente, sempre cosciente, sempre
nuova. Il Sé o anima è la sorgente interiore
dell'amore, della saggezza, della pace, del
coraggio, della compassione e di tutte le altre
qualità divine nell'uomo.
SEŚATVA
Lo stato di coscienza in cui il devoto
comprende di dipendere totalmente da Dio e
che qualunque cosa accada è un’espressione
della volontà divina.
SIDDHA
Letteralmente 'colui che ha ottenuto il più alto
scopo'. Colui che ha raggiunto la realizzazione
del Sé. È un epiteto generico attribuito a coloro
che hanno raggiunto la perfezione nella
pratica dello Yoga.
ŚIVA
Il nome significa “il Benigno” e in origine era
identificato nel tremendo dio Rudra. In seguito
passa a indicare la divinità suprema
della bhakti, insieme a Viṣṇu e alla Śakti.
Nell’àmbito dello Yoga è venerato come Grande
Dio, Signore degli yogin e il più grande
dei tapasvin, cioè l’asceta perfetto. Figura
divina straordinariamente complessa che
riassume in se un perpetuo erotismo e i perfetti
valori ascetici del completo controllo del potere
sessuale. Venerato come linga, espressione del
simbolo fallico è Signore del potere creativo
che trascende la fertilità nelle più alte forme
di spiritualità. La sua iconografia racchiude
un profondo valore simbolico ed esoterico.
ŚIVAISMO
È una corrente dell’induismo che venera Śiva
come Dio Supremo. È una delle tre principali
correnti della bhakti insieme alla corrente
Vaiṣṇava e allo Śaktismo.
SPIRITO
V. Om, Aum e Trinità.
SANTO
ŚRĨ
Titolo di rispetto. Quando precede il nome di
un religioso, prende il significato di 'santo' o
Venerato'.
STOTRA
Inni di laude recitati durante le pūjā.
SUONO
V. Om.
COSMICO
SUPERCOSCI
La coscienza dell'anima, pura, intuitiva,
ENZA
onniveggente e sempre beata. Il termine è
talvolta usato in senso generale per indicare
tutti i vari stati del samādhi (v.) sperimentati
nella meditazione; specificamente indica il
primo stato nel quale il devoto abbandona la
coscienza dell'ego e realizza il proprio Sé come
anima, fatta a immagine di Dio. Seguono
quindi gli stati superiori di realizzazione: la
coscienza eristica e la coscienza cosmica.
SVÃMI
Un membro del più antico ordine monastico
indiano, riorganizzato nel IX secolo dallo
Svāmi Śaṅkara (v.). Uno svāmi prende
ufficialmente i voti di celibato e di rinuncia
alle ambizioni e ai legami terreni; si dedica
alla meditazione, ad altre pratiche spirituali,
nonché al servizio dell'umanità. L'Ordine degli
Svāmi ha dieci suddivisioni: Giri, Puri,
Bhãratì, Tĩrtha, Sarasvatì e altre. Svāmi Śrī
Yukteswar (v.) e Paramahansa Yogananda
facevano parte del ramo Giri (montagna). La
parola sanscrita Svāmi significa 'colui che è
una cosa sola con il Sé (Svā).
TAPAS
È uno dei cinque niyama, le regole della
disciplina morale che costituiscono il secondo
degli otto passi dello Yoga di Patanjali. Indica
la pratica ascetica. I testi antichi indiani
presentano numerosissimi personaggi che,
attraverso le pratiche ascetiche ottennero poteri
straordinari oppure la benevolenza e la grazia
della divinità attraverso l’esaudimento di
desideri.
TAPASVIN
Colui che pratica tapas
TĪRTHA-
Luoghi santi considerati importanti mete di
YĀTRĀ
pellegrinaggio.
TĪRTHĀṬANA
Sinonimo di tīrtha-yātrā.
TRINITÀ
Lo Spirito, all'atto della creazione, diviene la
Trinità: Padre, Figlio, Spirito Santo o Sat, Tat,
Om. Il Padre (Sat) è Dio in quanto Creatore
esistente al di là della creazione. Il
Figlio (Tat) è l'intelligenza onnipresente di Dio
immanente nella creazione. Lo Spirito
Santo (Om) è il potere vibratorio di Dio che
concretizza o diviene la creazione. Molti cicli
cosmici della creazione e della dissoluzione si
sono succeduti nel corso dell'eternità
(v. Yuga). Al momento della dissoluzione
cosmica, la Trinità e le altre relatività della
creazione si dissolvono nuovamente nello
Spirito assoluto.
VAIṢṆAVA
Significa devoto a Viṣṇu. È una delle tre
principali correnti della bhakti insieme a
Śivaismo e Śaktismo.
VEDA
I quattro testi delle scritture induiste: Rg-veda,
Sāma-veda, Yajur-veda e Atharva-veda.
Consistono essenzialmente di canti sacri,
rituali e formule sacre che hanno lo scopo di
vitalizzare e spiritualizzare ogni fase della
vita e dell'attività dell'uomo. Fra tutti gli
immensi testi dell'India, i Veda (dalla radice
sanscrita vid, 'sapere') sono le uniche Scritture
prive di autore. Il Rg-veda attribuisce agli
inni un'origine celeste e ci dice che sono stati
tramandati sin dai 'tempi antichi', riformulati
in un nuovo linguaggio. Divinamente rivelati
di era in era ai ṛṣi (veggenti), si dice che i
quattro Veda possiedano una immutabilità
eterna (nityatva).
VEDĀNTA
Letteralmente 'fine dei Veda-, la filosofia che
discende dalle Upaniṣad, os sia l'ultima parte
dei Veda. Sankara (v.), è stato il più grande
commentatore del Vedãnta, in cui si asserisce
che Dio è l'unica realtà e che la creazione è
essenzialmente un'illusione. Poiché l'uomo è
l'unica creatura capace di concepire Dio, deve
egli stesso essere divino e, quindi, il suo dovere
è quello di realizzare la propria vera natura.
VIṢṆU
Antico Dio vedico che svolge un ruolo di primo
piano nell’induismo. Presiede alla
conservazione della creazione ed è il
principale garante dell’ordine morale e fisico
del mondo. Esercita le sue prerogative
attraverso vari modi, uno dei quali consiste
nella sua discesa sulla Terra incarnandosi in
un avatāra che, periodicamente, riporta
l’ordine e l’armonia nel caos. Insieme
a Śiva e Brahmā mantiene l’equilibrio nella
creazione.
YÃDAVA
Yādava si riferisce al clan di cui Bhagavān
KṚṢṆA
Kṛṣṇa era il sovrano ed è uno dei numerosi
nomi con i quali Kṛṣṇa è conosciuto. V.
Bhagavān Kṛṣṇa.
YOGA
Dal sanscrito yuj (unione). Yoga significa
l'unione dell'anima individuale con lo
Spirito; inoltre i metodi per mezzo dei quali si
raggiunge questa meta. Nel panorama più vasto
della filosofia induista, lo Yoga è uno dei sei
sistemi ortodossi: Vedānta, Mĩmāmsā, Sāṁkhya,
Vaiṥeṣika, Nyāya e Yoga. Esistono inoltre vari
metodi yoga: Hatha Yoga, Mantra Yoga, Laya
Yoga, Karma Yoga, ]ñāna Yoga, Bhakti Yoga e
Rāja Yoga. Il Rāja Yoga, lo Yoga 'regale' o
completo, è lo stesso che Bhagavān Kṛṣṇa, nella
Bhagavad Gītā , esalta parlando con il suo
discepolo Arjuna: "Lo yogi è più grande degli
asceti che disciplinano il corpo, più grande
perfino dei seguaci del sentiero della saggezza
o di quello dell'azione; sii tu, o Arjuna, uno
yogi!". Il saggio Patanjali, massimo esponente
dello Yoga, ha tracciato otto specifici passi,
attraverso i quali il Rāja Yogi raggiunge il
samādhi, l'unione con Dio: 1) yama, condotta
morale; 2) niyama, prescrizioni religiose; 3)
ãsana, posizione giusta per fermare
l'irrequietezza corporea; 4) prāṇāyāma,
controllo del prāṇa, o delle sottili correnti
vitali; 5) pratyãhāra, interiorizzazione; 6)
dhāranā, concentrazione; 7) dhyānā,
meditazione; 8) samādhi, esperienza
supercosciente.
YOGIN
Seguace dello Yoga. Uomo che pratica il
sentiero dello yoga in una qualunque delle sue
forme. Indica i mistici che già in epoca molto
antica erano dediti a pratiche ascetiche le
quali conducevano a livelli elevati dello stato
di coscienza e all’acquisizione di poteri
sovrumani. Queste pratiche furono integrate
lentamente nelle varie diramazioni
tradizionali o innovative dello Yoga.
YOGINI
È il femminile di yogin e quindi indica una
donna che pratica lo Yoga
YUGA
Un ciclo o periodo della creazione, secondo gli
antichi testi induisti. Svāmi Śrĩ Yukteswar (v.)
descrive nel libro La scienza sacra un ciclo
equinoziale di 24.000 anni e la posizione che
vi occupa attualmente l'umanità. Secondo gli
antichi testi questo ciclo si svolge nel più lungo
ciclo universale, come fu calcolato dai ṛṣi e
commentato nell’Autobiografia di uno Yogi,
cap. 16: "Secondo le Scritture, il ciclo
universale ha una durata di 4.300.560.000
anni e corrisponde a un 'Giorno della
creazione'. Questo grande numero si basa sul
rapporto fra la durata dell'anno solare e un
multiplo del k (3,1416, il rapporto tra la
circonferenza e il diametro del cerchio).
"L'esistenza di un intero universo, secondo gli
antichi veggenti, abbraccia
314.159.000.000.000 anni solari, o 'un'età di
Brahmā'".