GLOSSARIO ĀNANDA Beatitudine, gioia. Si riferisce a una sorta di felicità purissima scevra da ogni coinvolgimento con la materia. Manifestazione spirituale dell’anima che è in sintonia con Dio e sperimenta il Sé come beatitudine sempre nuova. ANIMA Lo Spirito [ātman) è individualizzato. la vera e L'anima immortale o Sé natura dell'uomo e di tutte le forme di vita; è avvolta solo temporaneamente dagli involucri dei corpi causale, astrale e fisico. La natura dell'anima è lo Spirito, cioè la Gioia sempre esistente, sempre cosciente, sempre nuova. ARJUNA Il grande discepolo al quale Bhagavān Kṛṣṇa trasmise il messaggio immortale della Bhagavad Gītā (v.); Arjuna è uno dei cinque fratelli Pāndava, figlio del dio Indra e costituisce una figura chiave del Mahābhārata, il grande poema epico dell'induismo. ĀŚRAM Un eremitaggio spirituale, spesso un monastero ĀTMAN Anima AUM V. OM. La sillaba sanscrita radice o seme di tutti i suoni, simbolo di quell'aspetto della Divinità che crea e sostiene tutte le cose; la vibrazione cosmica. L’Aum dei Veda è divenuto la parola sacra Hum per i tibetani, Amin per i musulmani e Amen per gli egizi, i greci, i romani, gli ebrei e i cristiani. Le grandi religioni del mondo affermano che tutte le cose create traggono la loro origine dalla cosmica energia vibratoria dell'Om o Amen, il Verbo o lo Spirito Santo. "In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio... Tutte le cose furono fatte da lui [il Verbo o L’Om]; e senza di lui non è stato fatto nulla di ciò che è stato fatto". Amen in ebraico significa sicuro, fedele. "Queste cose dice l'Amen, il testimone fedele e veritiero, il principio della creazione di Dio".2 Come un suono è prodotto dalla vibrazione di un motore acceso, così il suono onnipresente Om è il testimone fedele del funzionamento del 'Motore cosmico', che dà origine a tutta la vita e a ogni atomo della creazione per mezzo dell'energia vibratoria. V. Sat-Tat-Aum. AVATĀRA Incarnazione divina; dal sanscrito avatāra, le cui radici sono ava, 'giù', e tri 'passare'. Le anime che raggiungono l'unione con lo Spirito e poi ritornano sulla terra per aiutare l'umanità sono chiamate avatāra. AVIDYĀ Letteralmente 'non conoscenza', ignoranza; la manifestazione nell'uomo di māyā, l'illusione cosmica. Essenzialmente, avidyā significa l'ignoranza dell'essere umano con riferimento alla propria natura divina e all'unica realtà: lo Spirito. BHAGAVAD "Il canto del Signore". Questa antica scrittura GĪTĀ indiana è costituita dai diciotto capitoli che compongono il sesto libro (Bhīṣma-parvan) del poema epico Mahābhārata. Sostanzialmente è un dialogo tra l’avatāra (v.) Bhagavān Kṛṣṇa e il suo discepolo Arjuna, che si svolge alla vigilia della storica battaglia di Kurukṣetra. La Gītā è un profondo trattato sulla scienza dello Yoga (unione con Dio) e un eterno insegnamento per raggiungere la felicità e il successo nella vita di ogni giorno. È un poema sia allegorico sia storico, è un trattato spirituale sulla battaglia interiore fra le tendenze buone e le tendenze cattive dell'uomo. A seconda del contesto, Kṛṣṇa simboleggia il guru, l'anima o Dio. Arjuna rappresenta il devoto che desidera conoscere Dio. Di questa sacra Scrittura il Mahatma Gandhi ha detto: "Coloro che mediteranno sulla Gītā ne trarranno ogni giorno una viva gioia e nuovi significati. Non esiste un solo problema spirituale che la Gītā non possa risolvere". BHAGAVĀN Un avatāra (v.) che visse in India molti secoli KṚṢṆA prima dell'era cristiana. Uno dei significati della parola Kṛṣṇa, riportati nelle scritture induiste, è 'Spirito onnisciente'. Così Kṛṣṇa, come Cristo, è un appellativo spirituale che sta a indicare la grandezza divina dell'avatāra, la sua unità con Dio. Bhagavān significa 'Signore'. Quando pronunciò il discorso riportato nella Bhagavad Gītā , Kṛṣṇa regnava nell'India settentrionale. Nei primi anni di vita, Kṛṣṇa era un pastore che incantava i compagni con la musica del suo flauto. In questo ruolo Kṛṣṇa rappresenta allegoricamente l'anima che suona il flauto della meditazione per guidare tutti i pensieri sperduti all'ovile dell'onniscienza. BHAKTA Colui che segue il sentiero della Bhakti. Il devoto che pratica l’amore assoluto per Dio. BHAKTI Devozione amorosa, uno dei concetti religiosi fondamentali dell’induismo tradizionale che descrive l’uomo un e abbandona la particolare rapporto divinità, in totalmente cui con il un che lega devoto si sentimento d’intensa pietà e devozione incondizionata a Dio ed Egli lo libera dal ciclo delle rinascite tramite il dono della sua grazia. BHAKTI YOGA Il sentiero spirituale che identifica nell'amore assoluto per Dio la via principale che porta alla comunione e all'unione con Dio. BRAHMĀ Dio che presiede alla funzione di creatore dell’universo e svolge un ruolo di primo piano nell’induismo. Venerato come avo degli dèi e degli uomini, è rappresentato con quattro volti muniti di barba che osservano le quattro direzioni dell’universo e quattro braccia che recano un cucchiaio sacrificale, un libro sacro, un mālā e un vaso contenente l’acqua sacra necessaria ai riti. BRAHMĀVIṢṆU-ŚIVA I tre aspetti dell'immanenza di Dio nella creazione. Rappresentano la funzione trina dell'Intelligenza eristica (Tat) che guida le attività della natura cosmica: la creazione, la conservazione e la dissoluzione. V. Trinità BRAHMAN Lo Spirito assoluto. CAKRA Nello Yoga sono i sette centri occulti di vita e di coscienza nella spina dorsale e nel cervello, che animano il corpo fisico e il corpo astrale dell'uomo. Questi centri sono chiamati chakra ('ruote'), perché l'energia concentrata in ciascuno di essi è simile al mozzo di una ruota dal quale si irradiano raggi di luce e di energia portatori di vita. In ordine ascendente, i chakra sono: mūlādhāra (il centro coccigeo alla base della spina dorsale), svādhiṣṭhāna (il centro sacrale, circa cinque centimetri sopra il mūlādhāra), maṇipura (il centro lombare, opposto all'ombelico), anāhata (il centro dorsale, dietro il cuore), viśuddha (il centro cervicale, alla base del collo), ājñā (tradizionalmente localizzato fra le sopracciglia, in realtà diametralmente opposto al midollo allungato; vedi anche midollo allungato e occhio spirituale) e sahasrāra (situato all'apice del cervello). I sette centri sono divinamente predisposti come uscite, ovvero 'botole', attraverso le quali l'anima è discesa nel corpo, e attraverso le quali deve nuovamente risalire mediante la meditazione. Nel corso di sette fasi successive, l'anima si libera nella coscienza cosmica. Nel suo consapevole passaggio ascendente attraverso i sette centri cerebrospinali aperti o 'risvegliati', l'anima percorre la strada maestra verso l'Infinito, la vera strada che deve essere seguita per riunirsi a Dio. I trattati di Yoga annoverano generalmente fra i chakra solo i sei centri inferiori e si riferiscono al sahasrāra separatamente come al settimo centro. Tutti i sette centri, però, sono spesso indicati come loti, i cui petali si aprono, ossia si rivolgono verso l'alto, nel risveglio spirituale quando l'energia e la coscienza si innalzano nella spina dorsale. CASTA La casta, nella sua concezione originale, non era uno stato ereditario, ma una classificazione basata sulle capacità naturali dell'uomo. Nel corso della sua evoluzione l'essere umano passa attraverso quattro stadi distinti, indicati dagli antichi saggi indù come śũdra, vaiśya, kṣatriya e brāhmin. Gli śũdra sono interessati soprattutto alla soddisfazione delle esigenze e dei desideri del corpo; l'attività che meglio si addice al loro stato di sviluppo è il lavoro fisico. I vaiśya ambiscono sia i conseguimenti materiali sia la soddisfazione dei sensi; possiedono maggiori capacità creative degli śũdra e cercano occupazioni come quella del contadino, dell'uomo di affari e dell'artista o qualunque lavoro possa soddisfare l'uso delle loro energie mentali. Gli kṣatriya, avendo già soddisfatto in molte incarnazioni i desideri degli stati śũdra e vaiśya, cominciano a cercare il senso della vita; tentano di superare le abitudini cattive, di controllare i sensi e di fare ciò che è giusto. Gli kṣatriya sono nobili legislatori, uomini di stato, guerrieri. I brāhmin hanno superato la propria natura inferiore, sono tendenzialmente portati alla ricerca spirituale e conoscono Dio; sono perciò in grado di insegnare agli altri e di aiutarli a liberare se stessi. CENTRO Il kũtastha o ājñā chakra, situato nel punto CRISTICO fra le sopracciglia; è connesso al midollo allungato per polarità; è il centro della volontà e della concentrazione, nonché della coscienza cristica; è la sede dell'occhio spirituale. CHAKRA Vedi Cakra. CITTA Sentimento intuitivo. L'aggregato della coscienza in cui sono insiti ahamkāra (il senso dell'io), buddhi (l'intelligenza), e manas (la mente o coscienza dei sensi). CORPO Il sottile corpo di luce dell'uomo, costituito di ASTRALE prāṇa o vitatroni (v.); il secondo dei tre involucri che, in successione, racchiudono l'anima: ossia il corpo causale (v.), il corpo astrale e il corpo fisico. I poteri del corpo astrale danno vita al corpo fisico, così come l'elettricità illumina una lampadina. Il corpo astrale è composto da diciannove elementi: intelligenza, ego, sentimento, mente (coscienza sensoria); cinque strumenti della conoscenza (le facoltà sensorie degli organi fisici: vista, udito, olfatto, gusto e tatto); cinque strumenti dell'azione (i poteri che fanno agire gli organi della procreazione, dell'escrezione, della parola, del movimento e dell'abilità manuale); cinque strumenti della forza vitale che svolgono le funzioni della circolazione, del metabolismo, dell'assimilazione, della cristallizzazione e dell'eliminazione CORPO L'uomo come anima è un essere dotato di un CAUSALE corpo causale. Il suo corpo causale è un'ideamatrice dei corpi astrale e fisico. Il corpo causale si compone di 35 idee elementari che corrispondono ai 19 elementi del corpo astrale e ai 16 elementi materiali del corpo fisico. COSCIENZA Nella coscienza mortale, l'uomo sperimenta tre (stati di) stati: la coscienza di veglia, la coscienza di sonno e la sperimenta coscienza la di propria sogno. Però anima, non la supercoscienza, e non sperimenta Dio. L'uomo cristico, invece, ha queste esperienze. Come l'uomo mortale è consapevole del proprio corpo, così l'uomo cristico è consapevole di tutto l'universo che percepisce come il proprio corpo. Oltre la coscienza eristica esiste la coscienza cosmica, l'esperienza dell'unione con Dio nella sua coscienza assoluta al di là della creazione vibratoria, nonché dell'unione con l'onnipresenza del Signore che si manifesta nei mondi fenomenici. COSCIENZA Per coscienza cosmica si intende anche il COSMICA samãdhi, o unione con Dio sia nella creazione vibratoria sia al di là di essa. V. Trinità. COSCIENZA 'Cristo' o 'coscienza eristica' è la proiezione CRISTICA della coscienza di Dio immanente in tutta la creazione. Nelle scritture cristiane è chiamata 'figlio unigenito', l'unico e puro riflesso di Dio Padre nella creazione. Nelle scritture induiste è kũtastha chiamata caitanya Tat, o l'intelligenza cosmica dello Spirito presente ovunque nella creazione. È la coscienza universale, l'unione con Dio, manifestata da Gesù, Kṛṣṇa e da altri avatāra. I grandi santi e gli yogi la conoscono come samādhi, lo stato in cui la coscienza s’identifica nell'intelligenza immanente in ogni particella del creato; essi percepiscono tutto l'universo come il proprio corpo. V. Trinità. COSCIENZA di KṚṢṆA Coscienza DARŚANA Visione, visita o incontro dei luoghi in cui si cristica o kũtastha caitanya. V. Coscienza cristica. manifesta lo Spirito Divino. Possono essere luoghi come montagne, fiumi, stagni sacri o templi ma anche persone sante o avatāra. DHARMA I principi eterni di giustizia che sostengono tutta la creazione; il dovere dell'uomo di vivere in armonia con questi principi. V. anche Sanātana-dharma. DĪKṢĀ Iniziazione spirituale; dalla radice verbale sanscrita dīkṣ, dedicarsi. La dīkṣā, che comporta quasi sempre l’insegnamento di un mantra, può essere conferita solamente da un guru che l’abbia ricevuta lui stesso e che abbia l’autorità di trasmetterla. DISCEPOLO Un aspirante spirituale che si rivolge a un guru per conoscere Dio e che, a questo scopo, stabilisce con il guru un rapporto spirituale eterno. EGOISMO Il principio dell'ego o ahamkāra (letteralmente: 'io faccio') è la causa prima del dualismo, la separazione apparente dell'uomo dal suo Creatore. Ahamkāra porta gli esseri umani sotto il dominio di māyā per cui il soggetto (l'ego) appare falsamente come oggetto; le creature credono di essere i creatori. Allontanando la coscienza dell'ego, l'uomo si ridesta alla propria identità divina, all'unità con la sola Vita: Dio. ELEMENTI (i cinque) La vibrazione cosmica Om struttura tutta la creazione fisica, incluso dell'uomo, attraverso la il corpo fisico manifestazione di cinque elementi {tattva): terra, acqua, fuoco, aria ed etere. Queste sono forze strutturali, intelligenti l'elemento e di terra natura non vibratoria. esisterebbero i Senza solidi; senza l'elemento acqua non esisterebbero i liquidi; senza l'elemento aria non esisterebbero i gas; senza l'elemento fuoco non esisterebbe il calore e senza l'elemento etere non esisterebbe uno sfondo sul quale produrre lo spettacolo del film cosmico. Nel corpo, il prāṇa (l'energia cosmica vibratoria) entra dal midollo allungato e si suddivide poi nelle cinque correnti naturali per opera dei cinque chakra, o centri inferiori: coccigeo (terra), sacrale (acqua), lombare (fuoco), dorsale (aria) e cervicale (etere). La terminologia sanscrita per questi elementi è pṛthivi, ap, tej, prāṇa e ākāśa. ETERE In sanscrito ākāśa. Benché le moderne teorie scientifiche non lo considerino un elemento dell'universo materiale, l'etere è stato così identificato per millenni dai saggi dell'India. Paramahaṃsa Yogananda ha parlato dell'etere come dello sfondo sul quale Dio proietta il film cosmico della creazione. Lo spazio dà agli oggetti la loro dimensione; l'etere separa le immagini. creatrice Questo che 'sfondo', coordina ossia tutte le la forza vibrazioni spaziali, è un fattore necessario quando si prendono in esame le forze più sottili: il pensiero e l'energia vitale (prāṇa), nonché la natura dello spazio e l'origine delle forze materiali e della materia stessa. FORZA Prāṇa. VITALE GURU Maestro spirituale. Sebbene la parola guru sia spesso usata erroneamente per riferirsi ai maestri o agli insegnanti in generale, un vero guru illuminato da Dio è colui che, dopo aver raggiunto il dominio di se stesso, ha realizzato la propria identità con lo Spirito onnipresente. Solo una creatura del genere può guidare il ricercatore nel viaggio interiore verso la realizzazione divina. Quando un devoto è pronto per cercare seriamente Dio, il Signore gli manda un guru. Attraverso la saggezza, l'intelligenza, la realizzazione del Sé e gli insegnamenti del guru, Dio guida il discepolo. Seguendo gli insegnamenti e la disciplina del maestro il discepolo può esaudire il desiderio che la sua anima prova per la manna della percezione di Dio. Un vero guru, inviato da Dio ad aiutare i ricercatori sinceri in risposta all'intenso desiderio della loro anima, non è un comune maestro, ma uno strumento umano di cui Dio usa il corpo, le parole, la mente e la spiritualità come canali attraverso i quali attirare e guidare le anime sperdute affinché ritornino alla loro casa di immortalità. Un guru è un'incarnazione vivente della verità delle Scritture. È il salvatore mandato da Dio in risposta al desiderio del devoto di essere liberato dalla schiavitù della materia. "Stare in compagnia del Guru", ha scritto lo Svāmi Śrĩ Yukteswar nella Scienza sacra, "non significa soltanto trovarci alla sua presenza fisica (perché a volte questo è impossibile), ma vuol dire soprattutto racchiuderlo nel nostro cuore, fare nostri i suoi principi e metterci in sintonia con lui". GURUDEVA 'Maestro divino', termine sanscrito di uso comune che indica rispetto; viene usato per rivolgersi o riferirsi al proprio precettore spirituale, a volte tradotto con il termine 'maestro'. HATHA YOGA Un insieme di tecniche e di posizioni corporee (āsana) che favorisce la salute fisica e la calma mentale. HINDŪ Antica parola iranica che in origine indicava la zona geografica del fiume Indo, la regione dei suoi sette affluenti e i suoi abitanti. ILLUSIONE Māyā. COSMICA INTUIZIONE La facoltà onnisciente dell'anima che pone l'uomo in grado di percepire direttamente la verità senza ricorrere ai sensi. IṢṬA-DEVATĀ Divinità d’elezione. È la divinità che il devoto sceglie di preferire per la sua pratica spirituale verso la quale compie offerte e dedica la pūjā JI Suffisso di rispetto che viene aggiunto in India agli appellativi e ai nomi propri come ad esempio Gandhiji, Paramahaṃsaji, Guruji. JĪVAN- Significa “liberato in vita”. Colui che ottiene MUKTA la liberazione dal ciclo delle rinascite nel corso della sua presente esistenza senza dover attendere la morte del corpo. Egli ha trasceso ogni dualità e ogni vincolo, compresa la distinzione tra bene e male, puro e impuro, merito e demerito e vive perciò in uno stato di completa spontaneità e totale identità con lo Spirito Infinito. JÑĀNA Vocabolo derivato dalla radice jñā che significa “conoscere”, che nella soteriologia indiana indica la conoscenza metafisica, la consapevolezza delle verità ultime che nasce nell’intimo di colui che, attraverso la profonda meditazione, si libera dalla sofferenza. JŇĀNA YOGA Il sentiero che conduce all'unione con Dio attraverso la discriminante trasformazione dell'intelletto della facoltà nell'onnisciente saggezza dell'anima. KARMA Gli effetti delle azioni passate, di questa o di altre vite, dal sanscrito kri, cioè 'fare'. La legge equilibratrice del karma, spiegata nelle scritture induiste, è quella di azione e reazione, causa ed effetto, semina e raccolto. Secondo il corso della giustizia naturale ogni essere umano, mediante i propri pensieri e le proprie azioni, diviene l'artefice del proprio destino. Le energie saggiamente o insensatamente messe in moto dall'uomo ritorneranno a lui quale punto di partenza, come un cerchio che inesorabilmente si chiude. La comprensione della legge del karma, intesa quale legge di giustizia, serve a liberare la mente umana dal risentimento verso Dio e gli uomini. Il karma segue gli esseri umani da un'incarnazione all'altra finché non sarà soddisfatto o trasceso spiritualmente. V. Reincarnazione. L'insieme delle azioni buone o cattive compiute dagli esseri umani in una comunità, in una nazione o nel mondo in generale costituisce il karma di massa che produce effetti circoscritti o di vasta portata a seconda dell'entità pensieri delle e le azioni azioni buone di o cattive. ogni I uomo contribuiscono perciò al bene o al male del mondo e di tutti i popoli che lo abitano. KṚṢṆA Bhagavān Kṛṣṇa. LAYA YOGA Sistema Yoga che insegna la tecnica mediante la quale la mente può concentrarsi su alcuni suoni astrali che conducono all'unione con Dio, come il suono cosmico Om. LINGA Simbolo fallico che rappresenta il potere di Śiva. LUCE La sottile luce che emana dai vitatroni (v. ASTRALE prāṇa), l'essenza che strut tura il mondo astrale. Attraverso l'onnisciente percezione intuitiva dell'anima, il devoto assorto nella profonda meditazione può percepire la luce astrale, in particolare nell'occhio spirituale. MADRE L'aspetto di Dio attivo nella creazione; la śakti DIVINA (forza) del Creatore trascendente. Altri termini che indicano questo aspetto della Divinità sono Natura o Prakṛti, Om, Spirito Santo, Vibrazione Cosmica Intelligente. È anche l'aspetto personale di Dio quale Madre che ne incarna l'amore e la compassione. Le scritture induiste insegnano che Dio è immanente e allo stesso tempo trascendente, personale e impersonale. Può essere cercato come Assoluto, come una delle sue eterne qualità manifeste (amore, saggezza, beatitudine, luce); in forma di iṣṭa-devatā (divinità), oppure come Padre, Madre o Amico. MAESTRO Colui che ha raggiunto il dominio di se stesso. Paramahansa Yogananda caratteristiche che ha precisato: "Le contraddistinguono un maestro non sono fisiche, ma spirituali... La prova che qualcuno sia un maestro è fornita soltanto dalla capacità volontariamente nello respiro (savikalpa di stato di entrare assenza samādhi) e del dal conseguimento della beatitudine immutabile (nirvikalpa samādhi)". V. Samādhi. Paramahaṃsa Yogananda ha inoltre dichiarato: "Tutte le Scritture proclamano che il Signore ha creato l'uomo nella sua immagine onnipotente. Riuscire a controllare l'universo sembra una qualità sovrannaturale, ma in verità tale potere è insito e naturale in ogni uomo che risvegli 'il giusto ricordo della propria origine divina. Gli uomini dalla realizzazione divina... sono privi del principio dell'ego (ahaṁkāra) e dei desideri personali che ne conseguono; le azioni dei veri maestri sono normalmente conformi ṛta, a la giustizia naturale. Questo concetto è stato espresso da Emerson quando ha detto che i grandi non sono virtuosi, ma sono la Virtù stessa; allora il fine della creazione è compiuto e Dio si compiace'". MAHĀSAMĀD In sanscrito: mahā (grande) samādhi. L'ultima HI meditazione, o comunione cosciente con Dio, in cui un perfezione maestro si abbandona fonde il che ha con corpo il fisico. raggiunto Om e cosmico Un la maestro sa sempre in anticipo il momento, scelto da Dio, in cui dovrà lasciare la propria dimora corporea. MĀLĀ È un rosario costituito di solito da 108 grani ed è usato dagli yogin per la recitazione dei mantra o durante meditazione. Il le rosario tecniche prediletto di dai praticanti di Yoga è fatto di bacche essiccate di rudrākṣa. MALE La forza satanica che oscura l'onnipresenza di Dio nella creazione, e che si manifesta sotto forma di disarmonie nell'uomo e nella natura. In senso lato, inoltre, significa tutto ciò che contrasta la costringendo legge divina l'uomo a (vedere dharma) perdere la consapevolezza della sua essenziale unione con Dio, e ostacolando il suo percorso verso la realizzazione del Sé. MANTRA Letteralmente significa “strumento per pensare” perché formato dalla radice man che significa “pensare”, “comprendere”, “immaginare” e dal suffisso tra, usato per strumento. Nell’antica formare letteratura nomi di sanscrita i mantra erano inni vedici o formule liturgiche che avevano il manifestazione rivolgevano e potere delle di evocare la cui si divinità condizionare le forze della natura. In àmbito religioso indica inoltre una sillaba o un insieme di sillabe prive di un significato potere letterale spirituale e ma che che sono possiedono un trasmessi da maestro a discepolo nel corso di un rituale iniziatico. MANTRA La comunione YOGA ripetendo con divina che devozione e si raggiunge concentrazione parole o suoni sacri che hanno una potenza vibratoria spiritualmente benefica. V. Yoga. MĀYĀ Da una radice che significa “misurare”, significa “illusione magica”, indica il potere illusionistico di Dio, in grado di assumere ogni forma e apparenza senza distinzione tra realtà e illusione. Questo è il significato più antico presente nei Veda, successivamente indica l’illusione che manifesta le realtà materiali che separano dalla coscienza dell’unità con Dio, che sta all’origine di un mondo privo di sostanza, quindi illusorio. Significa anche illusione fraudolenta, trucco magico, inganno perpetrato con l’astuzia, incantesimo, apparizione inconsistente e illusoria, miraggio, vana apparenza. Nello Śivaismo, i devoti di Śiva la considerano uno dei quattro lacci che tengono in schiavitù l’anima immortale, il principio cosciente individuale. MEDITAZION Concentrazione su Dio. In senso generale il E termine è usato per denotare la pratica delle tecniche che permettono di interiorizzare l'attenzione e rivolgerla su qualche aspetto di Dio. In senso specifico, la meditazione si riferisce al risultato finale della pratica di tali tecniche: la diretta esperienza di Dio grazie alla percezione intuitiva. È il settimo passo {dhyānā) del sentiero Yoga di Patañjali (v.) che il devoto raggiunge soltanto quando consegue quella totale concentrazione interiore nella quale è completamente libero dalle stimolazioni sensorie del mondo esterno. Nella meditazione più profonda si sperimenta l'ottavo passo del sentiero Yoga: il samādhi, la comunione o unità con Dio. MELA Grande festival religioso che si svolge in varie città sacre e che si ripete in ogni luogo ogni sei oppure dodici anni. MENTE Il potere onnisciente dell'anima che percepisce SUPERCOSCI direttamente la verità; l'intuizione. ENTE MIDOLLO Il punto principale attraverso il quale la forza ALLUNGATO vitale (prāna) entra nel corpo; la sede del sesto centro cerebrospinale, la cui funzione è quella di ricevere e dirigere il flusso dell'energia cosmica. La forza vitale viene immagazzinata nel settimo centro (sahasrāra) situato all'apice del cervello. Da questo serbatoio viene distribuita in tutto il corpo. Il centro sottile nel midollo allungato è l'interruttore principale che controlla l'afflusso, la conservazione e la distribuzione della forza vitale. MONDO La sfera sottile della creazione del Signore, un ASTRALE universo di luce e di colore composto di forze più sottili di quelle atomiche, ossia di vibrazioni di energia vitale o vitatroni (v. prāṇa). Gli esseri, gli oggetti e le vibrazioni del piano materiale hanno una controparte astrale, perché l'universo astrale (cielo) contiene il modello del nostro universo materiale. Alla morte fisica l'anima dell'uomo, avvolta nel corpo astrale di luce, si dirige verso uno dei piani astrali su periori o inferiori, a seconda dei propri meriti, per continuare a evolversi spiritualmente nella maggiore libertà di quel regno sottile, dove rimane, per un periodo predeterminato karmicamente, fino alla rinascita fisica. MONDO Dietro il mondo fisico della materia (atomi, CAUSALE protoni, elettroni) e il sottile mondo astrale dell'energia vitale luminosa, esiste il mondo causale, o ideazionale, il mondo del pensiero. Quando l'essere umano raggiunge uno stato evolutivo tale da riuscire a trascendere l'universo fisico e l'universo astrale, dimora nell'universo causale. Nella coscienza degli esseri causali, l'universo astrale e l'universo causale vengono riportati all'essenza stessa del pensiero. L'essere causale può creare realmente tutte le cose che l'uomo fisico crea con l'immaginazione, poiché l'unica limitazione è il pensiero stesso. Alla fine, l'uomo si libera dell'ultimo involucro che copre l'anima, il corpo causale, per unirsi allo onnipresente al di là dei regni vibratori. Spirito MŪRTI Immagini sacre, normalmente statue che riproducono le fattezze della forma divina che i devoti venerano. Spesso sono abbigliate e adornate di gioielli, donati dai devoti come offerte o ex-voto e sono ospitate nel sancta sanctorum dei templi e mostrate ai fedeli durante le feste dedicate alla divinità oppure durante la pūjā. OCCHIO SPIRITUALE L'occhio singolo dell'intuizione e dell'onnipresente percezione nel centro cristico (ājñā chakra o kũtastha) fra le sopracciglia. Il devoto che medita profondamente vede l'occhio spirituale come un anello di luce dorata che circonda una sfera blu opalescente con una stella bianca a cinque punte al centro. In senso microcosmico queste rappresentano, forme e questi rispettivamente, il colori regno vibratorio della creazione (la natura cosmica, lo Spirito Santo), il Figlio o l'intelligenza di Dio nella creazione (coscienza cristica) e lo Spirito senza vibrazione al di là della creazione (Dio Padre). L'occhio spirituale è la porta che conduce agli stadi più elevati di coscienza divina. Nella meditazione profonda, quando la coscienza del devoto penetra nell'occhio spirituale e nei tre regni simboleggiati successivamente i in esso, seguenti sperimenta stati: la supercoscienza, ossia la gioia sempre nuova della realizzazione dell'anima, e l'unione con Dio come Om (v.) o Spirito Santo; la coscienza eristica, l'unità con l'universale intelligenza di Dio in tutta la creazione; la coscienza cosmica, l'unità con l'onnipresenza di Dio sia al di là della manifestazione vibratoria sia in essa. OM V. Aum. In sanscrito,'o' è fondamentalmente un dittongo, risultante dalla contrazione di 'a' e 'u' che, pronunciate rapidamente, danno il suono di 'o' e, in combinazione con una 'm', producono un suono forte e permanente. PARAMAHA ṂSA Appellativo spirituale che si attribuisce a un maestro (v.). Può essere conferito soltanto da un vero guru a un discepolo spiritualmente molto evoluto. Paramahaṃsa significa letteralmente 'cigno supremo'. Nelle scritture induiste, haṃsa (cigno) simboleggia il discernimento spirituale. PARAMGUR Letteralmente 'guru precedente'; il guru del U proprio guru. PATAÑJALI Antico esponente dello Yoga. I suoi Yoga Sũtra tracciano i principi del sentiero Yoga, dividendolo in otto passi: 1) yama, condotta morale; 2) niyama, prescrizioni religiose; 3) ãsana, posizione giusta che riduce l'irrequietezza fisica; 4) prāṇāyāma, controllo del prāṇa o delle sottili correnti vitali; 5) pratyāhāra, interiorizzazione; 6) dhāraṇā, concentrazione; 7) dhyāna, meditazione; 8) samādhi, esperienza supercosciente. PRĀṆA Scintille di energia intelligente, più sottili dell'energia atomica, che costituiscono la vita; nel loro insieme sono designate nelle scritture induiste come prāṇa. In sostanza, sono pensieri condensati di Dio; l'essenza del mondo astrale (v.) e il principio vitale del cosmo fisico. Nel mondo fisico esistono due tipi di prāṇa: 1) l'energia cosmica vibratoria onnipresente nell'universo, che struttura e sostiene tutte le cose; 2) il prāṇa o l'energia specifica che pervade e sostiene il corpo umano mediante cinque correnti o funzioni. La corrente prāṇa svolge la funzione della cristallizzazione; la corrente vyāna quella della circolazione; la corrente samãna presiede all'assimilazione; la corrente udãna al metabolismo e la corrente apãna all'eliminazione. PRANAM Una forma di saluto usuale in India. Si congiungono le palme delle mani la cui base tocca il cuore e la punta delle dita la fronte. Questo gesto è in realtà una variante del pranam che letteralmente significa 'saluto completo', dalla radice sanscrita nam 'saluto o inchino' e il prefisso pra 'completo'. Un pranam è il saluto usato generalmente in India. Rivolto ai rinuncianti e ad altre persone tenute in alta considerazione spirituale; può essere accompagnato dalla parola 'pranam'. Controllo cosciente del prāna (la vibrazione o energia creativa che attiva e sostiene la vita nel corpo). La scienza Yoga del prāṇāyāma è la via diretta per distogliere consciamente la mente dalle funzioni vitali e dalle percezioni sensorie che legano l'uomo alla coscienza del corpo. Il prāṇāyāma libera così la coscienza dell'uomo perché possa comunicare con Dio. Tutte le tecniche scientifiche che portano all'unione dell'anima con lo Spirito possono essere classificate sotto il termine Yoga, e il prāṇāyāma è il metodo Yoga migliore per raggiungere l'unione divina. PRAPATTI Trovare rifugio in Dio. È lo stato di coscienza in cui il devoto confida senza riserve nella protezione divina. PŪJĀ Insieme di pratiche religiose ancor oggi eseguite scrupolosamente dalla maggior parte degli hindū. RĀJA YOGA Il sentiero 'regale', o più elevato, verso l'unione con Dio, che insegna la meditazione scientifica come mezzo supremo per realizzare Dio, e includei fondamenti più elevati di ogni altra forma di Yoga. REALIZZAZI Il famoso maestro Paramahaṃsa Yogananda, ONE DEL SE autore del classico spirituale “Autobiografia di uno Yogi” ha dato la seguente definizione della Realizzazione del Sé: "Essere consapevoli nel corpo, nella mente e nell'anima che siamo una cosa sola con l'onnipresenza di Dio; che non dobbiamo pregare per raggiungerla, perché non solo le siamo vicini in ogni istante, ma anche perché l'onnipresenza di Dio è la nostra onnipresenza; che siamo parte di Lui in questo momento proprio come lo saremo sempre. Tutto ciò che dobbiamo fare è migliorare la nostra conoscenza". REINCARNA La teoria in base alla quale gli esseri umani, ZIONE costretti dalla legge dell'evoluzione, si reincarnano ripetutamente in vite sempre più elevate; il loro progresso comunque viene rallentato dalle azioni e dai desideri sbagliati e accelerato dagli sforzi spirituali - fino a quando non conseguono la realizzazione del Sé e l'unione con Dio. Avendo così trasceso le limitazioni e le imperfezioni della coscienza mortale, l'anima sarà per sempre liberata dalla reincarnazione forzata. "Chi vince lo farò colonna nel tempio del mio Dio, e non ne uscirà mai più". La reincarnazione non è una teoria tipica delle filosofie orientali, ma è stata ritenuta una delle verità fondamentali della vita da molte civiltà antiche. La chiesa cristiana delle origini accettava il principio della reincarnazione che fu esposto dagli Gnostici e da numerosi padri della Chiesa, inclusi Clemente d'Alessandria, Origene e san Gerolamo. La dottrina fu dichiarata eretica per la prima volta nel 553 d. C. dal secondo Concilio di Costantinopoli. Oggi molti studiosi occidentali cominciano ad adottare il concetto della legge del karma e della reincarnazione, vedendo in essa una grande e rassicurante spiegazione delle apparenti disuguaglianze e ingiustizie della vita. ṚṢi Veggenti, esseri superiori che manifestano la saggezza divina; in particolare, i saggi illuminati dell'antica India ai quali vennero rivelati i Veda attraverso l'intuizione. RUDRA Dio vedico che divora ogni cosa e quindi distrugge tutta la creazione, rappresenta il Tempo che consuma tutto e quindi veste i panni della morte, ma al contempo è il vincitore della morte stessa quando diventa in seguito il benigno dio Śiva . RUDRĀKṢA Pianta il cui nome significa “occhio di Rudra”. Le bacche essiccate sono usate nella fabbricazione dei mālā e sono i rosari preferiti dagli yogin. SADHANA. Sentiero di disciplina spirituale. In particolare, le istruzioni e le pratiche di meditazione prescritte dal guru ai discepoli, che seguendole fedelmente alla fine realizzeranno Dio. SĀDHU Termine sanscrito che significa “buono”, “retto”, “onesto”, “virtuoso” e designa i rinuncianti hindū, buddhisti e jaina di ogni ordine monastico. ŚAKTI Significa potenza o energia. Principio femminile attraverso il quale si manifesta l’universo. La Śakti per eccellenza è di Śiva e prende i nomi di Umā ma anche Pārvatī, Durgā e Kālī, anche se ogni divinità maschile è affiancata dalla sua Śakti. ŚAKTISMO È una corrente induista che è contraddistinta dall’adorazione dell’energia femminile di Dio nella forma della Madre Divina, in uno dei numerosi aspetti che assume nel panteon indiano oppure nella sua essenza senza forma come Śakti. È una delle tre principali correnti della bhakti insieme alla corrente Vaiṣṇava e allo Śivaismo. SAMÃDHI Il passo supremo del sentiero Yoga dagli otto passi tracciato dal saggio Patañjali (v.). Il samādhi si raggiunge quando colui che medita, la meditazione (mediante la quale la mente viene ritirata dai sensi e interiorizzata) e l'oggetto della meditazione (Dio) divengono una cosa sola. Paramahansa Yogananda ha spiegato che "negli stadi iniziali della comunione con Dio (savikalpa samādhi) la coscienza del devoto si immerge nello Spirito cosmico; la forza vitale viene ritirata dal corpo, che sembra 'morto', o immobile e rigido. Lo yogi è pienamente consapevole della propria condizione di animazione sospesa. Progredendo verso gli stati spirituali superiori {nirvikalpa samādhi), egli comunica con Dio nell'ordinaria coscienza di veglia, anche mentre svolge impegnativi doveri terreni". Entrambi questi stati sono caratterizzati dall'unione con la beatitudine sempre nuova dello Spirito, ma il nirvikalpa samādhi è conosciuto soltanto dai maestri più evoluti. SANÃTANA- Letteralmente 'religione eterna'. È il nome dato DHARMA al complesso degli insegnamenti Vedici i quali presero il nome di Induismo dopo che i greci chiamarono indù i popoli dimoranti sulle rive del fiume Indo. V. Dharma. ŚAṄKARA, SVĀMI Talvolta nominato come Ādi ('il primo') Śaṅkarācārya (Śaṅkara più ācārya, 'maestro'); il più illustre filosofo dell'India. L'epoca in cui è vissuto è incerta; molti studiosi la fanno risalire all'VIII o all'inizio del IX secolo. Egli espose il concetto di Dio non come un'astrazione negativa, ma come Beatitudine positiva, eterna, onnipresente, sempre nuova. Sankara riorganizzò l'antico Ordine degli Svāmi e fondò quattro grandi centri monastici di educazione spirituale (maṭha), i cui capi in successione apostolica portano il titolo di Jagad-guru Śrĩ Śaṅkarācārya. Il significato di Jagad-guru è 'colui che insegna al mondo'. ŚARANAGAT Abbandonarsi alla Compassione Divina. È lo I stato di coscienza del devoto che comprende d’essere guidato dalla divinità che prova per tutte le creature, una compassione perfetta e per questo perdona e sostiene. SAT-TAT- Sat: la Verità, l'Assoluto, la Beatitudine. Tat: AUM l'intelligenza o coscienza universale; Aum: la cosmica vibrazione creativa intelligente, la parola-simbolo di Dio. V. Om, Aum e Trinità. SATANA In ebraico significa letteralmente 'l'avversario'. Satana è la forza universale cosciente e indipendente che tiene tutto e tutti nell'illusione a causa della coscienza materiale della finitezza e della separazione da Dio. Per ottenere questo risultato, Satana usa le armi di Māyā (l'illusione cosmica) e di avidyā (l'illusione individuale, o ignoranza). V. Māyā. SÉ Scritto con la lettera maiuscola, sta per ātman (anima), l'essenza divina dell'uomo, per distinguerlo dal comune 'sé', che indica la personalità o ego. Il Sé è lo Spirito individualizzato, la cui natura è la gioia sempre esistente, sempre cosciente, sempre nuova. Il Sé o anima è la sorgente interiore dell'amore, della saggezza, della pace, del coraggio, della compassione e di tutte le altre qualità divine nell'uomo. SEŚATVA Lo stato di coscienza in cui il devoto comprende di dipendere totalmente da Dio e che qualunque cosa accada è un’espressione della volontà divina. SIDDHA Letteralmente 'colui che ha ottenuto il più alto scopo'. Colui che ha raggiunto la realizzazione del Sé. È un epiteto generico attribuito a coloro che hanno raggiunto la perfezione nella pratica dello Yoga. ŚIVA Il nome significa “il Benigno” e in origine era identificato nel tremendo dio Rudra. In seguito passa a indicare la divinità suprema della bhakti, insieme a Viṣṇu e alla Śakti. Nell’àmbito dello Yoga è venerato come Grande Dio, Signore degli yogin e il più grande dei tapasvin, cioè l’asceta perfetto. Figura divina straordinariamente complessa che riassume in se un perpetuo erotismo e i perfetti valori ascetici del completo controllo del potere sessuale. Venerato come linga, espressione del simbolo fallico è Signore del potere creativo che trascende la fertilità nelle più alte forme di spiritualità. La sua iconografia racchiude un profondo valore simbolico ed esoterico. ŚIVAISMO È una corrente dell’induismo che venera Śiva come Dio Supremo. È una delle tre principali correnti della bhakti insieme alla corrente Vaiṣṇava e allo Śaktismo. SPIRITO V. Om, Aum e Trinità. SANTO ŚRĨ Titolo di rispetto. Quando precede il nome di un religioso, prende il significato di 'santo' o Venerato'. STOTRA Inni di laude recitati durante le pūjā. SUONO V. Om. COSMICO SUPERCOSCI La coscienza dell'anima, pura, intuitiva, ENZA onniveggente e sempre beata. Il termine è talvolta usato in senso generale per indicare tutti i vari stati del samādhi (v.) sperimentati nella meditazione; specificamente indica il primo stato nel quale il devoto abbandona la coscienza dell'ego e realizza il proprio Sé come anima, fatta a immagine di Dio. Seguono quindi gli stati superiori di realizzazione: la coscienza eristica e la coscienza cosmica. SVÃMI Un membro del più antico ordine monastico indiano, riorganizzato nel IX secolo dallo Svāmi Śaṅkara (v.). Uno svāmi prende ufficialmente i voti di celibato e di rinuncia alle ambizioni e ai legami terreni; si dedica alla meditazione, ad altre pratiche spirituali, nonché al servizio dell'umanità. L'Ordine degli Svāmi ha dieci suddivisioni: Giri, Puri, Bhãratì, Tĩrtha, Sarasvatì e altre. Svāmi Śrī Yukteswar (v.) e Paramahansa Yogananda facevano parte del ramo Giri (montagna). La parola sanscrita Svāmi significa 'colui che è una cosa sola con il Sé (Svā). TAPAS È uno dei cinque niyama, le regole della disciplina morale che costituiscono il secondo degli otto passi dello Yoga di Patanjali. Indica la pratica ascetica. I testi antichi indiani presentano numerosissimi personaggi che, attraverso le pratiche ascetiche ottennero poteri straordinari oppure la benevolenza e la grazia della divinità attraverso l’esaudimento di desideri. TAPASVIN Colui che pratica tapas TĪRTHA- Luoghi santi considerati importanti mete di YĀTRĀ pellegrinaggio. TĪRTHĀṬANA Sinonimo di tīrtha-yātrā. TRINITÀ Lo Spirito, all'atto della creazione, diviene la Trinità: Padre, Figlio, Spirito Santo o Sat, Tat, Om. Il Padre (Sat) è Dio in quanto Creatore esistente al di là della creazione. Il Figlio (Tat) è l'intelligenza onnipresente di Dio immanente nella creazione. Lo Spirito Santo (Om) è il potere vibratorio di Dio che concretizza o diviene la creazione. Molti cicli cosmici della creazione e della dissoluzione si sono succeduti nel corso dell'eternità (v. Yuga). Al momento della dissoluzione cosmica, la Trinità e le altre relatività della creazione si dissolvono nuovamente nello Spirito assoluto. VAIṢṆAVA Significa devoto a Viṣṇu. È una delle tre principali correnti della bhakti insieme a Śivaismo e Śaktismo. VEDA I quattro testi delle scritture induiste: Rg-veda, Sāma-veda, Yajur-veda e Atharva-veda. Consistono essenzialmente di canti sacri, rituali e formule sacre che hanno lo scopo di vitalizzare e spiritualizzare ogni fase della vita e dell'attività dell'uomo. Fra tutti gli immensi testi dell'India, i Veda (dalla radice sanscrita vid, 'sapere') sono le uniche Scritture prive di autore. Il Rg-veda attribuisce agli inni un'origine celeste e ci dice che sono stati tramandati sin dai 'tempi antichi', riformulati in un nuovo linguaggio. Divinamente rivelati di era in era ai ṛṣi (veggenti), si dice che i quattro Veda possiedano una immutabilità eterna (nityatva). VEDĀNTA Letteralmente 'fine dei Veda-, la filosofia che discende dalle Upaniṣad, os sia l'ultima parte dei Veda. Sankara (v.), è stato il più grande commentatore del Vedãnta, in cui si asserisce che Dio è l'unica realtà e che la creazione è essenzialmente un'illusione. Poiché l'uomo è l'unica creatura capace di concepire Dio, deve egli stesso essere divino e, quindi, il suo dovere è quello di realizzare la propria vera natura. VIṢṆU Antico Dio vedico che svolge un ruolo di primo piano nell’induismo. Presiede alla conservazione della creazione ed è il principale garante dell’ordine morale e fisico del mondo. Esercita le sue prerogative attraverso vari modi, uno dei quali consiste nella sua discesa sulla Terra incarnandosi in un avatāra che, periodicamente, riporta l’ordine e l’armonia nel caos. Insieme a Śiva e Brahmā mantiene l’equilibrio nella creazione. YÃDAVA Yādava si riferisce al clan di cui Bhagavān KṚṢṆA Kṛṣṇa era il sovrano ed è uno dei numerosi nomi con i quali Kṛṣṇa è conosciuto. V. Bhagavān Kṛṣṇa. YOGA Dal sanscrito yuj (unione). Yoga significa l'unione dell'anima individuale con lo Spirito; inoltre i metodi per mezzo dei quali si raggiunge questa meta. Nel panorama più vasto della filosofia induista, lo Yoga è uno dei sei sistemi ortodossi: Vedānta, Mĩmāmsā, Sāṁkhya, Vaiṥeṣika, Nyāya e Yoga. Esistono inoltre vari metodi yoga: Hatha Yoga, Mantra Yoga, Laya Yoga, Karma Yoga, ]ñāna Yoga, Bhakti Yoga e Rāja Yoga. Il Rāja Yoga, lo Yoga 'regale' o completo, è lo stesso che Bhagavān Kṛṣṇa, nella Bhagavad Gītā , esalta parlando con il suo discepolo Arjuna: "Lo yogi è più grande degli asceti che disciplinano il corpo, più grande perfino dei seguaci del sentiero della saggezza o di quello dell'azione; sii tu, o Arjuna, uno yogi!". Il saggio Patanjali, massimo esponente dello Yoga, ha tracciato otto specifici passi, attraverso i quali il Rāja Yogi raggiunge il samādhi, l'unione con Dio: 1) yama, condotta morale; 2) niyama, prescrizioni religiose; 3) ãsana, posizione giusta per fermare l'irrequietezza corporea; 4) prāṇāyāma, controllo del prāṇa, o delle sottili correnti vitali; 5) pratyãhāra, interiorizzazione; 6) dhāranā, concentrazione; 7) dhyānā, meditazione; 8) samādhi, esperienza supercosciente. YOGIN Seguace dello Yoga. Uomo che pratica il sentiero dello yoga in una qualunque delle sue forme. Indica i mistici che già in epoca molto antica erano dediti a pratiche ascetiche le quali conducevano a livelli elevati dello stato di coscienza e all’acquisizione di poteri sovrumani. Queste pratiche furono integrate lentamente nelle varie diramazioni tradizionali o innovative dello Yoga. YOGINI È il femminile di yogin e quindi indica una donna che pratica lo Yoga YUGA Un ciclo o periodo della creazione, secondo gli antichi testi induisti. Svāmi Śrĩ Yukteswar (v.) descrive nel libro La scienza sacra un ciclo equinoziale di 24.000 anni e la posizione che vi occupa attualmente l'umanità. Secondo gli antichi testi questo ciclo si svolge nel più lungo ciclo universale, come fu calcolato dai ṛṣi e commentato nell’Autobiografia di uno Yogi, cap. 16: "Secondo le Scritture, il ciclo universale ha una durata di 4.300.560.000 anni e corrisponde a un 'Giorno della creazione'. Questo grande numero si basa sul rapporto fra la durata dell'anno solare e un multiplo del k (3,1416, il rapporto tra la circonferenza e il diametro del cerchio). "L'esistenza di un intero universo, secondo gli antichi veggenti, abbraccia 314.159.000.000.000 anni solari, o 'un'età di Brahmā'".