Master in Terapia intensiva Neonatale e Pediatrica 2011 ENCEFALOPATIA POST-ASFITTICA E TRATTAMENTO CON IPOTERMIA. ESPERIENZA DELLA TIN DELLA CLINICA PEDIATRICA DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PERUGIA. Diletta de Benedictis Terapia Intensiva Neonatale Perugia ENCEFALOPATIA IPOSSICO ISCHEMICA Si instaura quando ad un evento asfittico perinatale segue un interessamento del sistema nervoso centrale a seguito di un ridotto apporto di ossigeno (ipossiemia) e/o per una ridotta perfusione (ischemia) cerebrale. Si presenta con necessità di rianimazione alla nascita, depressione neurologica, convulsioni ed anomalie EEG ENCEFALOPATIA IPOSSICO ISCHEMICA L’incidenza dell’asfissia perinatale è di 2-4 ogni 1000 neonati a termine. L’asfissia moderata determina sequele neurologiche permanenti nel 20% dei neonati, tale percentuale sale fino al 100% se l’asfissia è severa. Il 30% dei casi di paralisi cerebrale sono conseguenza di un danno ipossico-ischemico perinatale. Oltre alle disfunzioni neurologiche, nel 50 % dei casi l’asfissia determina alterazioni multiorgano, con conseguenti alterazioni metaboliche e sistemiche che contribuiscono ad aggravare le condizioni di un sistema nervoso già compromesso. SEGNI CLINICI DI ENCEFALOPATIA IPOSSICO-ISCHEMICA Convulsioni Alterazioni dello stato di coscienza (1: ipereccitabilità, 2: letargia, 3: coma) Anomalie posturali Scomparsa dei riflessi arcaici Anomalie del ritmo cardiorespiratorio (apnee, bradicardia) Tensione della fontanella anteriore ENCEFALOPATIA IPOSSICO-ISCHEMICA SECONDO SARNAT STADIO CLINICA I LIEVE Ipereccitabilità, esame neurologico ed EEG normali, veglia protratta, riflessi vivaci, tono normale o aumentato, midriasi, tachicardia II MODERATA Letargia, apatia, ipotonia, riflessi neonatali torpidi, convulsioni, miosi, bradicardia, EEG con punte/onde III GRAVE Coma, riduzione/assenza riflessi, flaccidità, rare convulsioni, variabilità di dilatazione pupillare, variabilità di frequenza cardiaca, EEG inattivo o abnorme FASI DEL DANNO CEREBRALE PRIMA FASE: morte di una quota di cellule nervose per il primitivo esaurimento di riserve di energia. SECONDA FASE: necrosi neuronale (apoptosi) a seguito di una serie di eventi biochimici a cascata. Esiste pertanto una finestra temporale che separa il danno acuto dal danno mediato dalla liberazione di sostanze tossiche che potrebbe offrire una possibilità terapeutica. FINO A POCO TEMPO FA … SUPPORTO GESTIONE PARAMETRI VITALI SINDROME MULTIORGANO TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLE CONVULSIONI TERAPIA DEGLI ESITI Tuttavia nessuna azione diretta a ridurre il danno neurologico … L’Ipotermia Terapeutica è un trattamento medico volto ad ottenere una riduzione della temperatura corporea centrale. La raccomandazione attuale è quella di utilizzare temperature comprese fra 32 e 34°C (ipotermia postarresto cardiaco e post-asfissia perinatale). LA STORIA DELL’IPOTERMIA Prime notizie aneddotiche dagli Egizi Ippocrate (460-370 a.c.) Celsio “De Medicina” Galeno “Opera Omnia” Generale Larrey, chirurgo delle armate napoleoniche nella Grande Armée in Russia (1800) Temple Fay neurochirurgo, primo studio scientifico con ipotermia terapeutica nei traumi cranici (1945) Botterell in interventi di neurochirurgia (Anni ’50) Bigelow in cardiochirurgia (Anni ’50) Rosomoff: studi in animali e poi con Safar in pazienti con ischemia cerebrale e danno cerebrale traumatico trattati con ipotermia profonda (Anni ’50-60) Benson: 12 pazienti con arresto cardiaco, sopravvivenza nel gruppo di intervento del 50% senza deficit residui (1959) Williams sopravvivenza nei soggetti trattati pari all’83% vs 25% dei non trattati (1959) Nonostante risultati promettenti gli esperimenti vennero sospesi per i marcati effetti collaterali ed i problemi di gestione del paziente. NEGLI ’80 SI RIACCENDE L’INTERESSE: Studi sperimentali dimostrano benefici anche a temperature meno estreme (ipotermia lieve/moderata 32-35°C),con effetti collaterali minori e meno gravi. Progressi in terapia intensiva con aumentata capacità di prevenire e/o trattare gli effetti collaterali. Nel 2002 nel New England Journal of Medicine due grandi studi clinici controllati e randomizzati sull’ipotermia terapeutica in pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco. Studi in animali neonati tra il 1998 ed il 2002 dimostrano che una lieve ipotermia dopo insulti cerebrali si associa ad un migliore outcome istologico e comportamentale. Al momento le evidenze più importanti riguardano: Encefalopatia postanossica, Trauma Cranico, Asfissia Perinatale. PUNTI FERMI DELL’IPOTERMIA DI OGGI La temperatura cerebrale ottimale per la neuroprotezione è compresa tra 32 e 34°C Affinché tale intervento produca benefici massimi, il trattamento deve essere immediato o precoce (entro 6 ore dall’insulto) Un trattamento prolungato, fino a 72 ore appare essere migliore L’impatto neuroprotettivo dell’ipotermia è maggiore nel danno neuronale moderato rispetto al severo. EFFETTI SISTEMICI DELL’IPOTERMIA EFFETTI CARDIOVASCOLARI ED EMODINAMICI Comuni variazioni di ECG Rischio di aritmia con Temperature < 30°C Nell’induzione aumento di gittata cardiaca e consumo miocardico di ossigeno per incremento di adrenalina e noradrenalina Successivamente diminuzione della F.C. per riduzione del metabolismo con diminuzione del 25% della gittata cardiaca. EFFETTI SULLA COAGULAZIONE Riduzione conta e funzionalità piastrinica e alterazioni della cinetica degli enzimi della cascata coagulativa. INFEZIONI Inibizione funzione chemotattica dei neutrofili, fagocitosi e rilascio di citochine proinfiammatorie. EFFETTI METABOLICI Riduzione della sensibilità all’insulina e la sua secrezione determinando iperglicemia Lieve acidosi in conseguenza dell’aumento del metabolismo lipidico e di chetoni e lattati. METABOLISMO DEI FARMACI Molti enzimi sono termosensibili e pertanto la clearance di alcuni farmaci è ridotta in corso di ipotermia E NEL NEONATO? L’IPOTERMIA NEL NEONATO Sinora sono stati pubblicati tre importanti trials multicentrici randomizzati sull’ipotermia per il trattamento della encefalopatia neonatale, uno con ipotermia cerebrale selettiva e due con ipotermia generalizzata. Gluckman PD Selective head cooling with mild systemic hypothermia after neonatal encephalopathy: multicentre randomised trial. Lancet 2005;365:663-70. Eicher DJ Moderate hypothermia in neonatal encephalopathy: efficacy outcomes. Pediatr Neurol 2005;32:11-7. Shankaran S. National Institute of Child Health and Human Development Neonatal Research Network. Whole-body hypothermia for neonates with hypoxic-ischemic encephalopathy. N Engl J Med. 2005;353:1574-84. Il controllo della omeostasi termica è un dogma irrinunciabile in TIN. Raffreddare attivamente un neonato comporta quindi un profondo cambiamento di pensiero e della normale pratica assistenziale. LA NOSTRA ESPERIENZA PZ SEX EG KG INBORN PH BE 1° 5° 10° 1 F 38 2,84 NO 6,88 28 6 6 6 2 M 39 3,00 NO 7,10 15 0 5 8 3 M 40 3,88 NO 7,21 19 4 7 4 M 40 2,92 NO 6,79 18,3 2 5 5 M 37 3,13 SI 6,92 16,9 1 5 6 IDENTIFICAZIONE DEL NEONATO EVIDENZA DI ASFISSIA PERINATALE IDENTIFICAZIONE DEL NEONATO EVIDENZA DI HIE MODERATA-SEVERA IDENTIFICAZIONE DEL NEONATO EEG PATOLOGICO LA NOSTRA ESPERIENZA PZ ESITO EEG RMN 1 VIVO Ipovoltato Burst RMN controllo ABR FOLLOW-UP HIE corona radiata OK Normale Normale OK Normale Suppression 2 VIVO Ipovoltato Monomorfo 3 VIVO Ipovoltato HIE grave Netto miglioramento OK Ritardo motorio con lieve disorganizzazi one in trattamento con fisioterapia ICH ICH in riassorbimento SPB Normale OK Normale Burst Suppression 4 VIVO Burst Suppression Trombosi SLS 5 VIVO Burst Suppression Normale SLS in ricanalizzazione IL CASO CLINICO Neonato: E.G. 40 s, PC urgente asfissia perinatale, Apgar 4-7, rianimazione All’ingesso: Proteina C-Reattiva (215 mg/dl, VN:< 8 mg/dl); (ALT 156 UI/ml, VN:< 45 UI/mL); (AST 381 UI/mL, VN:< 45 UI/m); (Troponina 0.48 ng/ ml,VN:< 0.04 ng/ml) Ecocardiografia: lieve ipertensione polmonare con rigurgito tricuspidale (peak velocity 3.0 m/s) (PAP stimata di 41 mmHg rispetto ad una PA sistolica di 87 mmHg) EEG: Burst Suppression. Trattamenti: ipotermia lieve, antibiotici ed Ossido Nitrico Inalatorio (iNO) a 20 ppm. Dopo l’inizio del raffreddamento ipotensione trattata con espansione di volume e Dopamina. Ipotensione di difficile trattamento peggiorata in terza giornata al momento di effettuare il riscaldamento (41/17 mmHg, MAP 32 mmHg). Dopamina sostituita con Adrenalina e Noradrenalina in infusione. Ecocardiografia prima del riscaldamento: incremento del rigurgito tricuspide (peak velocity 4.6 m/s) e PAP a livelli soprasistemici (PAP > 85 mmHg vs PAS = 80 mmHg). Output ventricolare Sx e Dx (256 e 430 ml/kg/min,) e flusso in VCS (55 ml/kg/min). Incremento della richiesta di O2, iniziata HFOV ed incremento di iNO a 35 ppm. Dopo riscaldamento ipotensione (51/23 mmHg, MAP 30 mmHg) ed oliguria (0.7 ml/kg/h) non responsive all’espansione di volume ed alla Furosemide. IL CASO CLINICO Intrapreso trattamento con Terlipressina (TP) alla dose di 0.02 mg/kg ogni 6 ore. Dopo 10 minuti la Pressione Arteriosa è aumentata drammaticamente (116/66 mmHg, MAP 79 mmHg) rimanendo stabile ai controlli successivi. La diuresi è ripresa dopo circa 60 minuti. La richiesta di O2 è rimasta elevata (FiO2 = 0.9), ma la SatO2 buona e stabile. Il trattamento con TP è stato mantenuto per 12 ore (3 dosi). La valutazione Ecocardiografica eseguita dopo 30 minuti dalla seconda dose di TP ha evidenziato: Rigurgito tricuspidale invariato (peak velocity 4.5 m/s) Incremento Cardiac Output Sx e Dx (465 e 688 ml/kg/min) Incremento flusso in Vena Cava Superiore (80 ml/kg/min) Le condizioni cliniche sono migliorate e O2 ed iNO sospesi dopo 1 settimana. Ecocardiografia alla dimissione (a 34 giorni di vita): buona funzione biventricolare e completa scomparsa dei segni di ipertensione polmonare. Non sono stati registrati effetti avversi dopo l’uso di TP fatta eccezione per un transitorio incremento delle AST (da 68 a 103 UI/ml), ALT (da 21 a 68 UI/ml) e della Troponina (da 1.04 a 2.27 ng/ml) CASO CLINICO: DISCUSSIONE L’ipotermia lieve generalizzata normalmente non causa gravi modificazioni emodinamiche nella circolazione sistemica e polmonare. Sepsi e asfissia possono compromettere la vasocostrizione termoregolatoria determinando instabilità cardiovascolare durante il riscaldamento. La TP è un analogo sintetico della Vasopressina a lunga emivita con una elevata selettività per i recettori V1 presenti sulla muscolatura liscia vasale ed è stata usata con successo in vari casi di ipotensione anche in pediatria. Nel neonato l’esperienza con TP è scarsa e prevalentemente limitata al trattamento dell’ipotensione nello shock settico, anche se vi è la descrizione del suo utilizzo nell’Ipertensione Polmonare refrattaria associata ad Ernia Diaframmatica Congenita e nell’Ipotermia Terapeutica, suggerendo effetti vasodilatatori sul circolo polmonare. Sia Vasopressina che Terlipressina sono state efficaci nel trattamento dell’ipotensione da shock settico e nel ridurre la richiesta di Catecolammine. Di particolare interesse è sapere se la TP eserciti un effetto vasodilatatorio sul letto polmonare come è stato descritto per la Vasopressina. CASO CLINICO : CONCLUSIONI Paziente con Multiorgan System Failure secondaria ad asfissia perinatale e sepsi Severa ipotensione sistemica ed ipertensione polmonare non responsive al trattamento. L’Ecocardiografia dopo il secondo bolo di TP ha mostrato incremento del 60% nell’output ventricolare e nessun cambiamento nel rigurgito tricuspidale. Pertanto, poichè il flusso è proporzionale al gradiente pressorio ed inversamente proporzionale alle resistenze, si può affermare che, dato il rimanere costante della PAP e l’aumento dell’output cardiaco, le resistenze polmonari sono diminuite di circa il 40%. Il trattamento è stato ben tollerato anche se l’incremento dei valori di Troponina sottolinea un rischio di vasocostrizione coronarica, suggerendo che una infusione venosa a basse dosi sia preferibile in presenza di trattamento con Catecolammine. La nostra esperienza suggerisce che la TP possa essere utile nelle alterazioni cardiocircolatorie complesse, come quella di questo caso, in cui ha determinato risoluzione dello stato di shock ed un miglioramento del flusso polmonare probabilmente mediante la riduzione delle resistenze vascolari polmonari.