I PARAMETRI VITALI LA PRESSIONE ARTERIOSA: La pressione del sangue sulle arterie è determinata dalla “pompa” cardiaca durante la fase di contrazione e rilasciamento del muscolo cardiaco. La pressione sanguigna è la pressione che esercita il sangue contro le pareti dei vasi sanguigni. La pressione arteriosa è la pressione esercitata dal sangue contro le pareti delle arterie. Ogni volta che il ventricolo sinistro del cuore si contrae, spinge il sangue nel grande circolo. Quindi: Pressione sistolica o massima: pressione esercitata dal sangue contro le pareti delle arterie durante la contrazione (sistole) del ventricolo sinistro. In questa fase la pressione arteriosa è massima. Pressione diastolica o minima: pressione esercitata dal sangue contro le pareti delle arterie quando il ventricolo sinistro del cuore si rilascia e si riempie (diastole). La pressione arteriosa minima. L’andamento giornaliero della pressione arteriosa non è costante. I valori sono massimi durante la mattinata, scendono nel primo pomeriggio, risalgono la sera e si abbassano di nuovo durante la notte, raggiungendo i valori minimi nella prime ore del mattino. Nelle rilevazioni della PA viene riportata prima la pressione sistolica o massima poi quella diastolica o minima (ad es. PA 130/80 ). I millimetri di mercurio sono l’unità di misura della PA. Come interpretare i valori di PA rilevati? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) e la Società Internazionale dell’Ipertensione (I.S.H.) per soggetti di età superiore ai 45 aa: Pressione normale Ipertensione lieve Ipertensione moderata Ipertensione grave PA diastolica < 90 mmHg ≥ 90 e < 100 mmHg ≥ 100 e < 110 ≥ 110 PA sistolica < 140 mmHg ≥ 140 e < 160 mmHg ≥ 160 e < 180 mmHg ≥ 180 mmHg N.B. Per definire un paziente iperteso non è sufficiente una singola rilevazione di valori pressori elevati; infatti sempre secondo l’O.M.S. occorre rilevare valori di PA eccedenti i normali per almeno tre-quattro volte a distanza di una settimana fra una misurazione e l’altra. K ⇒ quando preoccuparsi: - PA sist. > 180 oppure < 90 - PA diast. > 110, < 60 La misurazione della PA deve sempre essere accompagnata dalla misurazione delle pulsazioni cardiache. POLSO ARTERIOSO PERIFERICO: E’ la percezione palpatoria dell’ espansione di un’arteria periferica (in un punto dove questa decorre in superficie sopra un piano osseo) dovuta all’onda di pressione generata dal passaggio del sangue sotto la spinta del cuore. Come si misura un polso arterioso? 9 Si utilizza la punta delle dita indice-medio–anulare di una mano. 9 Si comprime leggermente il vaso arterioso contro il piano osseo sottostante. 1 9 Si contano le pulsazioni per 15 secondi e quindi si moltiplicano per 4 oppure si contano le pulsazioni per un minuto. Quali sono i polso arteriosi utili? 9 Radiale → arteria radiale (polso dal lato del pollice) 9 Carotideo → arteria carotide (collo: cercate il pomo d’Adamo con i polpastrelli di indice e medio, quindi spostatevi lateralmente: lo potete palpare nel solco compreso tra la trachea e i muscoli del collo premendo dolcemente verso la colonna vertebrale) 9 Femorale → arteria femorale (radice della coscia) 9 Brachiale nel neonato Caratteristiche di un polso arterioso: 9 Frequenza: numero di pulsazioni al minuto Adulto a riposo= 60-80 bpm • 100 bpm ⇒ Tachicardia • < 60 bpm ⇒ Bradicardia La frequenza cardiaca non e' costante o uguale per tutti, ma puo' variare a seconda dell'eta' (piu' e' avanzata, meno frequenti sono le pulsazioni), del sesso (le donne hanno la frequenza piu' elevata rispetto agli uomini), dell'allenamento (un soggetto allenato ha il cuore che batte piu' lentamente di un sedentario), dell'esercizio fisico (che di qualsiasi natura sia, porta ad un aumento dei battiti del cuore), della temperatura corporea (la frequenza cardiaca aumenta di dieci battiti al minuto ogni due centigradi di aumento della temperatura. 9 Ritmo: regolarità degli intervalli tra le pulsazioni Polso ritmico ⇒ gli intervalli tra le singole pulsazioni sono regolari e costanti. Polso aritmico ⇒ gli intervalli non sono costanti oppure mancano uno/più battiti 9 Volume o Forza: entità della pressione esercitata dal flusso sanguigno sulla parete dell’arteria Polso ampio o pieno ⇒ pulsazione forte Polso piccolo o debole ⇒ pulsazione fievole e sottile PATOLOGIE A CARICO DELL’APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO IPERTENSIONE ARTERIOSA Con il termine di ipertensione arteriosa si definisce un aumento dei livelli pressori al di sopra dei valori che sono comuni nella popolazione normale. L’ipertensione arteriosa è una delle malattie a più larga diffusione nei paesi industrializzati e rappresenta uno dei maggiori e più frequenti fattori di rischio delle patologie cardiovascolari (infarto miocardico, insufficienza cardiaca). L’ipertensione arteriosa può determinare alterazioni a carico non solo del cuore e dei vasi arteriosi ma anche del cervello (ictus cerebrale) del rene e della retina. In Italia circa il 15-20 % della popolazione adulta è affetta da ipertensione arteriosa. Il rischio di sviluppare la malattia aumenta con il crescere dell’età ed in dipendenza dal sesso. Infatti nella 2 popolazione occidentale con il trascorrere degli anni la pressione arteriosa tende ad aumentare gradualmente negli uomini, bruscamente dopo la menopausa nelle donne. Cause di ipertensione: -ipertensione essenziale ⇒ nella stragrande maggioranza dei pazienti (circa il 95 %) non è possibile riscontrare una causa vera e propria dell’ipertensione, che viene pertanto definita “essenziale” o “primitiva”. Nei confronti di quest’ultima esiste una predisposizione familiare. -ipertensione secondaria ⇒ causata da altre patologie soprattutto renali ed endocrine. -ipertensione iatrogena ⇒ dovuta a trattamenti farmacologici. Spesso il primo riscontro di ipertensione arteriosa è occasionale e avviene generalmente da parte del medico di base. Le persone con età oltre i 40 anni e con normali valori pressori dovrebbero controllare la pressione arteriosa almeno una volta all’anno. Sintomi e segni di una crisi ipertensiva: -più frequentementente cefalea, per lo più a livello della nuca o della fronte, o sensazione di “testa vuota” a volte accompagnata da ronzii alle orecchie. -epistassi -vertigini -palpitazioni -stanchezza improvvisa Prevenzione: E’ stato dimostrato che modificazioni nella dieta e nello stile di vita possono abbassare i valori pressori riducendo il rischio di sviluppo della malattia e nei casi di ipertensione favorendo l’azione dei farmaci. Ovvero: -riduzione di peso se si è in sovrappeso: l’eccesso di peso è strettamente correlato con il rischio di ipertensione (oltre che di dislipidemia, diabete e mortalità da cardiopatia ischemica)!!!! -riduzione del consumo di alcool a un massimo di 30 grammi al giorno (c.ca 300 ml di vino e 700 ml di birra)… un po’ meno per le donne che assorbono l’alcool in quantità superiore e per le persone con peso inferiore alla media. -attività fisica regolare: bastano 30-45 minuti al giorno di corse leggere, nuoto, bicicletta o anche di cammino a passo svelto!! -smettere di fumare !!!! -dieta adeguata: limitare l’assunzione di sale (cercare di usare la metà del sale consigliato dalle ricette!), di grassi saturi e colesterolo (carni rosse, insaccati, salumi, formaggi); assumere in buona quantità frutta fresca e vegetali che sono ricchi di potassio; ridurre l’assunzione di caffeina. IPOTENSIONE ARTERIOSA Brusca riduzione della pressione arteriosa. Quando ciò avviene la persona improvvisamente si sente mancare le forze e “cade a terra” o “sviene”. La riduzione della PA si verifica anche a livello del cervello, quindi se si prolunga nel tempo il paziente può perdere coscienza. Pertanto la caduta della pressione arteriosa può essere rapida e transitoria o può perdurare per lungo tempo. Può essere causata da : 1. il cuore come pompa non funziona. 2. diminuzione della massa di sangue circolante ⇒ per: - emorragia - disidratazione: perdita di acqua e sali attraverso i reni (aumentata diuresi), il tratto gastroenterico (vomito e diarrea) e la cute (sudorazione importante) 3 3. le piccole arterie periferiche si dilatano molto e bruscamente richiamando al loro interno molto sangue (questo avviene nel così detto shock anafilattico che viene scatenato quando un soggetto viene a contatto con una qualche sostanza verso la quale è fortemente allergico) Quadri clinici di ipotensione arteriosa: o Sincope: brusca ma transitoria perdita di coscienza. E’ causata da una diminuzione dei valori pressori tale da provocare una ischemia diffusa del cervello. o Crisi lipotimica: senso di debolezza generale con offuscamento della vista senza perdita di coscienza. E’ causata da una diminuzione della PA meno marcata rispetto sincope. o Shock: stato in cui una importante e prolungata riduzione della PA determina un grave ridotto apporto di sangue e quindi di ossigeno a tutti i tessuti dell’organismo. Se molto prolungata può portare ad alterazioni irreversibili dei suddetti tessuti. Trattamento: - in caso di riduzione della pressione arteriosa il paziente va posto in posizione antishock POSIZIONE ANTISHOCK: posizione antishock • • • • • • Quando usarla Improvvisa debolezza con caduta a terra accompagnata o non accompagnata da perdita di coscienza (malore dovuto a crisi lipotimica o a sincope) Stato di ipotensione arteriosa Importante emorragia sia esterna che interna esteriorizzata Importante disidratazione per perdita di liquidi con il vomito, diarrea, urine, sudorazione intensa Reazione allergica importante con caduta della PA (shock anafilattico) Ustioni estese posizione antishock combinata a PLS • • • • • • Quando NON usarla Sospetto trauma della colonna vertebrale Trauma cranico Sospetta frattura del femore (non sollevare le gambe) Politrauma Pressione arteriosa elevata Dispnea CARDIOPATIA ISCHEMICA Comprende un gruppo di patologie secondarie, nella stragrande maggioranza dei casi, ad aterosclerosi ostruttiva a carico delle arterie coronarie. 4 Aterosclerosi: E’ un processo degenerativo che può colpire l’aorta e tutte le arterie, e quindi anche le arterie coronarie, caratterizzato dal deposito di grassi a livello della superficie interna dell’arteria. Successivamente, per lo scatenamento di una complessa cascata di eventi (deposito e adesione di altre sostanze, tra cui le piastrine, e liberazione di diversi fattori ed enzimi), tale processo si organizza nella così detta “placca aterosclerotica”. La placca può andare incontro a calcificazione per il deposito di calcio sulla sua superficie. Col tempo la placca aumenta di volume protrudendo nel lume e occludendolo progressivamente fino alla sua chiusura completa. Questa condizione determina un ostacolo al flusso ematico. Quando colpisce le coronarie si parla di coronaropatia. Va differenziata dall’arteriosclerosi con cui si definisce l’indurimento generalizzato delle pareti delle arterie dovuta al deposito diffuso di calcio (è un processo degenerativo fisiologicamente legato all’invecchiamento delle arterie). Complicanze legate alla placca: 1) sulla placca si può verificare una trombosi (formazione di coaguli di sangue) con occlusione completa delle arterie di medio-piccolo calibro; 2) la placca può rompersi generando degli emboli che possono andare ad occludere arterie più piccole situate a valle. FATTORI DI RISCHIO per aterosclerosi e quindi per cardiopatia ischemica PRINCIPALI SECONDARI 9 Ipercolesterolemia (alti livelli di colesterolo) 9 Sesso maschile 9 Fumo di sigarette 9 Diabete 9 Ipertensione arteriosa 9 Alcool 9 Età 9 Obesità 9 Contraccetivi orali 9 Familiarità Fattori di rischio modificabili: (sui quali si può agire per fare prevenzione) • Ipercolesterolemia • Fumo • Ipertensione arteriosa • Tra i secondari: alcool, prevenzione dell’obesità, prevenzione e corretto trattamento del diabete Meccanismo dell’ischemia: In condizioni di riposo, la quantità di sangue portata dall’arteria coronaria ostruita (per la presenza della placca occludente il vaso) è sufficiente alla porzione di miocardio da essa irrorata. 5 Il miocardio sotto sforzo aumenta la frequenza cardiaca e quindi aumenta la sua richiesta di sangue ovvero di ossigeno → l’arteria coronaria in questione non è più in grado di soddisfare la richiesta perché la quantità di sangue (e quindi di O2) che passa attraverso di essa è insufficiente al lavoro da sostenere ⇒ squilibrio tra la richiesta metabolica del miocardio e l’apporto di ossigeno al miocardio ⇒ ischemia (= mancanza di ossigeno) della porzione di miocardio irrorata dall’arteria coronaria in questione. Quanto più è grande il calibro della coronaria ostruita, tanto più esteso è il territorio di miocardio ischemico. Ischemia temporanea → angina pectoris Ischemia prolungata → infarto del miocardio Quando lo stato di ischemia del miocardio si prolunga per troppo tempo (più di trenta minuti), subentrano danni irreversibili a carico di quella porzione di miocardio perchè le sue cellule vanno incontro a morte (= infarto o necrosi). Sintomo tipico: dolore al torace detto precordiale. Dolore precordiale: Sede ⇒ centro del torace (retrosternale) Caratteristiche ⇒ dolore di tipo oppressivo che insorge bruscamente. Viene indicato con una mano aperta. Perdura per tutto l’attacco. Non è influenzato da movimento/respirazione/tosse. Irradiazioni (sono possibili ma non sempre ci sono, subentrano man mano che l’attacco peggiora): • verso le estremità superiori del torace (di solito a sinistra), spalla, una od entrambe le braccia fino alla mano (di solito fino al mignolo) • collo, mandibola, mascella, nuca • regione interscapolare • regione mediana dell’addome N.B.: talvolta un infarto del miocardio può simulare una “indigestione” (→ sospetto infarto della parete inferiore del cuore, quella che poggia sul diaframma). 6 Manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica: • Morte improvvisa (arresto cardiaco) • Angina pectoris • Infarto del miocardio • Scompenso cardiaco • Aritmie ANGINA PECTORIS = ischemia miocardica transitoria (situazione reversibile). • Durata: 3 –5 minuti • Fattori scatenanti: sforzo fisico, intensa emozione, freddo, pasti abbondanti • Sintomatologia: - dolore precordiale con le caratteristiche suddette, che dura dai 3 ai 5 minuti e che si risolve o si allevia con il riposo o con nitrati/nitroglicerina - In più possono esserci: sudorazione fredda, nausea, vertigini, palpitazioni/tachicardia, difficoltà respiratoria, pallore Il paziente che ha già avuto esperienza di questo dolore (per uno o più precedenti episodi di angina pectoris) spesso porta con sé o ha già in casa dei farmaci per l’urgenza. Si tratta di “pastigliette” da mettere sotto la lingua o di uno spray orale da assumere all’insorgere dell’attacco di angina. Questi farmaci sono nitrati o nitroglicerina. Trattamento: - porre il paziente semiseduto e invitarlo a non muoversi - slacciare tutti gli indumenti che stringono - rilevare i parametri vitali, ABCDE - erogare ossigeno a flussi medio-alti (almeno 5l/min) 7 - aiutare il paziente ad assumere la sua abituale terapia d’urgenza per l’attacco, qualora ne sia provvisto contattate la Centrale Operativa dare supporto emotivo (è un evento molto drammatico!!) monitorate continuamente i parametri vitali INFARTO DEL MIOCARDIO (IMA= infarto miocardico acuto) = necrosi irreversibile di parte del muscolo cardiaco causata da → ischemia prolungata • Durata: > 30 minuti fino a molte ore • Fattori scatenanti possono essere i medesimi dell’angina pectoris. A volte l’infarto può comparire a riposo o durante il sonno. • Sintomatologia: - dolore precordiale con le caratteristiche suddette, improvviso, costrittivo, più intenso del dolore dell’angina, prolungato, non alleviato dal riposo. A volte caratteristiche subdole (per es. simulazione di una “indigestione” con nausea e vomito). - Paziente angosciato (sensazione di morte imminente!) - Alterazione dello stato di coscienza, perdita di coscienza. - Cute pallida, sudorazione fredda e intensa. - Polso tachicardico a volte aritmico. Possibile caduta PA (a volte è aumentata). - Difficoltà respiratoria (“fame d’aria”) Trattamento: - Porre il paziente semiseduto e invitarlo a non muoversi - Slacciare tutti gli indumenti che stringono - Valutazione funzioni vitali, ABCDE - Anamnesi - Erogare ossigeno a flussi medio-alti (almeno 5l/min) - Immobilità assoluta, nessuno sforzo - Coprire il paziente - Tranquillizzare il paziente - Non somministrare cibi o bevande. Evitare brusche variazioni di temperatura - Contattare la Centrale Operativa - Monitorate continuamente i parametri vitali - Nel paziente incosciente: - pervietà delle vie aeree - erogare ossigeno ad alti flussi - coprire il paziente - se necessario BLS SCOMPENSO CARDIACO o INSUFFICIENZA CARDIACA Avviene quando il cuore come pompa non funziona più. Tra le cause riconosciamo la disfunzione delle valvole cardiache, l’ipertensione, l’enfisema. Spesso rappresenta una complicanza dell’infarto miocardio acuto che può comportare la perdita di una porzione importante della parete cardiaca e quindi la perdita di grossa parte dell’attività del cuore. Lo scompenso è caratterizzato da una stasi generalizzata del sangue all’interno dei vasi (che prevarrà nel grande o nel piccolo circolo a seconda della metà del cuore danneggiata), dovuta all’incapacità del cuore di pompare il sangue nelle arterie, e quindi da un accumulo di 8 liquidi nei polmoni e/o in altri organi (= edema). L’insufficienza cardiaca sinistra se non viene curata di solito può portare ad un’insufficienza cardiaca destra e viceversa. Infatti se la circolazione polmonare congesta non è in grado di accogliere altro sangue (perché la metà sinistra del cuore a valle non pompa a sufficienza il sangue nella circolazione sistemica) la parte destra del cuore si congestiona a sua volta con conseguente accumulo di liquidi negli organi che stanno a monte (arti inferiori, vene giugulari, fegato e milza). Segni/Sintomi: - Dispnea Tachicardia, PA normale, ridotta o aumentata Segni di cianosi Edemi alle estremità inferiori (entrambe le gambe sono gonfie) Vene del collo (giugulari) dilatate e congeste, distensione dell’addome per presenza di ascite (sono segni tardivi) Diaforesi (= sudorazione profusa) Edema polmonare: è un’emergenza medica, rappresenta l’ultimo stadio dell’insufficienza cardiaca. Avviene per il passaggio di liquidi dai capillari alveolari congesti all’interno degli alveoli, con grave compromissione della funzione polmonare sia meccanica che di scambio gassoso. In caso di edema polmonare: - dispnea con rantoli - emissione di espettorato schiumoso bianco o rosato - alterazione dello stato di coscienza per il ridotto apporto di sangue al cervello - diaforesi - stato di shock Trattamento: - valutare lo stato di coscienza e i parametri vitali, ABCDE - lasciare il paziente in posizione semiseduta o semiortopnoica - somministrare ossigeno a medie- alte concentrazioni - monitorare continuamente i segni vitali - se necessario BLS 9