LA SECONDA GUERRA MONDIALE (1939

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LA SECONDA GUERRA MONDIALE (1939‐1945) LE CAUSE DEL CONFLITTO, I SUOI CARATTERI E GLI SCHIERAMENTI CONTRAPPOSTI Sinteticamente e schematicamente, possiamo affermare che le cause scatenanti del secondo conflitto mondiale furono:  il fallimento della Società delle Nazioni, creata all’indomani del primo conflitto mondiale per garantire la pace e la risoluzione pacifica delle vertenze internazionali, rivelatasi incapace per debolezza strutturale di svolgere il suo compito di mediazione;  l’emergere di poteri autoritari nazionalisti e totalitari (il fascismo italiano e il nazismo tedesco) caratterizzati da una aggressiva ed espansionistica politica estera in aperta sfida all’ordine europeo stabilito nei trattati di pace che chiusero il primo conflitto mondiale: l’uscita della Germania dalla Società delle Nazioni, la rimilitarizzazione della Renania, l’annessione dell’Austria e del popolo dei Sudeti, la questione di Danzica, la conquista italiana dell’Etiopia e dell’Albania;  dopo l’iniziale incertezza delle potenze occidentali europee (in primis Inghilterra e Francia) sulla linea da tenere nei confronti della Germania e dell’Italia, il progressivo radicalizzarsi dell’opinione pubblica internazionale e la mobilitazione di fronti antifascisti ostili a qualsiasi compromissione con i regimi dittatoriali e totalitari, e il desiderio di salvaguardare i propri interessi nazionali, sia politici che economici;  una colossale opera di riarmo e di potenziamento dell’apparato bellico. Attraverso una serie di patti e alleanze si formarono, così, i due schieramenti contrapposti: gli Alleati (Inghilterra e Francia, Stati Uniti e Unione Sovietica, Canada, Polonia, Australia, Nuova Zelanda, Olanda, Grecia, Sudafrica, India, Cina) e le potenze dell’Asse (Germania, Italia e Giappone, Finlandia, Romania, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia). La guerra che insanguinò il mondo tra il 1939 e il 1945 è stata “mondiale” e “totale” in un senso ancora più ampio e profondo di quanto fosse stata quella del 1914‐1918. Essa coinvolse tutti i continenti e vide le operazioni militari dispiegarsi, su una scala e con un’intensità senza precedenti, in Europa, in Africa e in Asia, sugli oceani e nei cieli. Richiese una mobilitazione di risorse materiali e umane tale da superare qualsiasi paragone con il passato. E trascinò direttamente nel conflitto la popolazione civile. Mentre, infatti, la prima guerra mondiale era stata combattuta dagli eserciti e i civili si erano limitati a sostenere lo sforzo militare dietro i fronti, durante la seconda guerra mondiale essi furono massicciamente colpiti dalle distruzioni dei centri abitati in conseguenza dei bombardamenti aerei, 1
coinvolti nelle operazioni belliche attraverso la guerra partigiana, costretti dallo spostarsi dei fronti a giganteschi trasferimenti collettivi e infine, nei paesi sottoposti all’occupazione degli eserciti dell’Asse, fatti oggetto di feroci persecuzioni di massa. La mobilitazione totale delle risorse umane e tecnologiche indusse tutte le potenze belligeranti a un massiccio sforzo propagandistico diretto ai milioni di combattenti inquadrati negli eserciti e agli ancor più numerosi civili chiamati a sostenere lo sforzo bellico. La guerra divenne, così, anche “ideologica”: le potenze occidentali fecero della democrazia e della pace la loro bandiera ideale, in contrapposizione al militarismo e all’autoritarismo del nazismo e del fascismo e del loro alleato giapponese. Questi ultimi, dal canto loro, agitarono il mito di un “nuovo ordine”, che doveva dare ai paesi giovani e poveri il diritto storico di creare un rinnovato ordine internazionale, ponendo fine all’imperialismo delle vecchie e ricche potenze democratiche borghesi come a quello del bolscevismo. Dal canto suo l’Unione sovietica, alleata dal 1941 con le potenze occidentali, si associò strumentalmente alla crociata per la democrazia, avendo però lo scopo di espandere il comunismo. 1939‐1941: “STRANA GUERRA” E BLITZKRIEG Il 1° settembre 1939 la Germania, che aveva le spalle coperte dal patto di non aggressione firmato nell’agosto con l’Unione Sovietica (patto Ribbentrop‐Molotov), attaccò la Polonia, dando il via al conflitto. A fine settembre Varsavia capitola e i governi tedesco e sovietico si dividono la Polonia e altre aree dell’est europeo. La reazione di Francia e Inghilterra non è particolarmente incisiva, eppure rifiutano le nuove proposte di pace di Hitler e i tentativi di mediazione di Mussolini, la cui posizione è per ora di non belligeranza: davvero una strana guerra. La situazione precipita nel 1940. Dopo aver invaso Danimarca e Norvegia, Lussemburgo, Olanda e Belgio, l’esercito tedesco attacca con la strategia della guerra lampo la Francia, impreparata psicologicamente e militarmente: essa capitola nel giugno, e accetta le pesanti condizioni imposte dalla Germania. Nella Francia non occupata dai tedeschi si forma il regime di Vichy che, sebbene formalmente indipendente, si allinea al nazismo, e Mussolini decide di entrare in guerra a fianco di Hitler. L’Inghilterra, sostenuta dai massicci aiuti militari degli Stati Uniti, prosegue nella resistenza, e riesce a contenere l’attacco aereo della Luftwaffe, tra agosto e settembre (operazione Leone Marino). Tra il 1940 e il 1941 si collocano le fallimentari campagne militari italiane in Africa e in Grecia, che si risolvono positivamente solo grazie all’intervento tedesco. 2
1941‐1942: LA GUERRA DIVENTA TOTALE Nell’autunno del 1940 Germania, Italia e Giappone stipulano il patto tripartito, nell’agosto del 1941 Stati Uniti e Inghilterra sottoscrivono la Carta Atlantica in chiave antinazista: il conflitto si allarga, e sta diventando davvero mondiale e ideologico. Nel giugno del 1941 la Germania assale senza una preventiva dichiarazione di guerra l’Unione Sovietica per assicurarsi le sue immense ricchezze (operazione Barbarossa). Nel dicembre 1941 il Giappone attacca gli Stati Uniti a Pearl Harbor, nelle isole Hawaii, deciso a restituire l’Asia agli asiatici. Gli Stati Uniti rompono con il loro tradizionale isolazionismo ed entrano ufficialmente nel conflitto. Siamo all’apice della potenza dell’Asse in Europa e nel mondo: in quasi tutti i paesi occupati nascono governi e movimenti collaborazionisti, e l’Europa sembra unificarsi sotto il segno della svastica. 1942‐1943: I PRIMI ROVESCI DELL’ASSE A partire dall’estate del 1942, però, la situazione militare inizia a mutare a tutto svantaggio delle potenze dell’Asse, impegnate su un fronte troppo vasto e logorate da uno sforzo bellico spropositato rispetto alle loro potenzialità. Nell’ottobre l’esercito britannico costringe sulla difensiva le truppe italo‐tedesche nella battaglia di el‐Alamein. Nel dicembre l’armata italiana in Russia (Armir) è costretta a una terribile ritirata dalla controffensiva sovietica, mentre nel febbraio del 1943, dopo aver conquistato nei mesi precedenti Stalingrado, i tedeschi sono costretti ad arrendersi, imprigionati dal terribile inverno russo e dai continui attacchi delle riorganizzate truppe sovietiche. Sul fronte del Pacifico i giapponesi sono sconfitti in terribili scontri aeronavali tra il giugno e il settembre del 1942. La situazione dell’Asse appare sempre più critica: è ormai giunto il momento di organizzarsi nella resistenza contro il nazionalsocialismo e i suoi alleati. Si risveglia, così, il sentimento nazionale, ferito dalla sconfitta e umiliato dalla brutale occupazione tedesca, desideroso di libertà dall’autoritarismo. È in questo periodo, tuttavia, che i nazisti intensificano l’utilizzo di quell’universo concentrazionario costituito dai campi di concentramento e di sterminio contro gli ebrei e dissidenti politici, nonché dei rastrellamenti a tappeto sulla popolazione civile in seguito agli attentati dei partigiani. 3
1943‐1945: L’ASSALTO ALLA “FORTEZZA EUROPA” All’inizio del 1943 le sorti della guerra sembrano ormai decise, e anzi lo sono: le potenze dell’Asse hanno fallito su tutti i fronti, e la loro capitolazione è solo una questione di tempo. Dopo il bombardamento a tappeto contro molte città tedesche ad opera dell’aviazione inglese (che però non dà i risultati sperati), i vertici anglo‐americani decidono di passare all’offensiva attaccando l’Italia, il contraente più debole del patto tripartito, per provocare il collasso del regime fascista, già oggetto di numerose critiche, e mettere in difficoltà la Germania: è lo sbarco il Sicilia (10 luglio 1943). Il 25 luglio Mussolini viene arrestato e gli subentra il maresciallo Badoglio, che il 3 settembre (ma la notizia viene resa nota solo l’8 settembre tramite un comunicato radio) stipula la resa incondizionata. Il re e Badoglio abbandonano Roma per recarsi a Brindisi, già occupata dalle truppe anglo‐americane (Regno del Sud). Il 6 giugno del 1944 le truppe anglo‐americane sbarcano in Normandia (operazione Overlord) dirette verso Parigi, nel frattempo insorta grazie al generale De Gaulle, in una corsa contro il tempo con l’armata rossa sovietica. Al Regno del Sud si contrappone, per poco, la Repubblica sociale italiana (Rsi), fondata da Mussolini, liberato dagli alleati tedeschi per fargli recitare l’ultimo atto della sua avventura di dittatore: i repubblichini di Salò si riveleranno essere solamente una macchina repressiva all’ombra dei tedeschi contro ebrei, partigiani, civili e soldati italiani. Mentre gli anglo‐americani e i sovietici si avvicinano a Berlino, in Germania Hitler, ormai prigioniero nella follia dei suoi ideali imperialisti, ordina la difesa a oltranza; nella conferenza di Yalta, in Crimea, Roosevelt, Churchill e Stalin si incontrano per accordarsi sul futuro assetto dell’Europa. Il nord Italia viene progressivamente liberato e Mussolini, arrestato mentre cercava di fuggire in Svizzera, viene fucilato il 28 aprile 1945. nei primi di maggio Hitler si uccide nel suo bunker, lasciando ai suoi fedeli l’ingrata necessità di firmare, il 7 maggio, la resa incondizionata. Infine, sul fronte del Pacifico, il 6 e il 9 agosto gli Stati Uniti sganciano su Hiroshima e Nagasaki due ordigni nucleari, ponendo così fine al conflitto. 4
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