CALENDARIO – VAGLIO Domenica 26 luglio, ore 21.00 MDA PRODUZIONI SATYRICON HOTEL da Petronio - opera per danza - banda - teatro regia e coreografia Aurelio Gatti drammaturgia Gatti/Tringali musiche Daniele D'Angelo – Marcello Fiorini con Ernesto Lama, Sebastiano Tringali, Stefano Annoni, Gianna Beduschi, Paola Bellisari, Giuseppe Bersani, Carlotta Bruni, Monica Camilloni, Annalisa D’Antonio, Gioia Guida, Cinzia Maccagnano, Rosa Merlino Giovanni Palmieri, Daniele Russo, Elisa Turlà «Ahi, che miseri siamo, che nulla a pesarlo è l'ometto! Così saremo tutti quel giorno che l'Orco ci involi. Perciò viva la vita, finché si può star bene». Nella messa in scena l'opera è un diretto riferimento ai tempi contemporanei, l'idea di viaggio come fuga e non come conoscenza, da un contesto sempre più impersonale e volgare che trova il suo apice nella Cena di Trimalchione : ospiti parlano una lingua zeppa di volgarismi e sgrammaticature e grecismi, è la cultura dei ceti medio-bassi, fatta di aneddoti e pettegolezzi, di luoghi comuni, credenza astrologiche e proverbi. La forma è quella del teatro musicale, in cui l'uso della banda è un segno di “autenticità” in un precipitare di immagini, evocazioni e pretesti. Trenta gli artisti in scena tra cantanti, danzatori, attori e musicisti. Le vicende del Satyricon si intrecciano con la vicenda del suo autore, l ‘arbitro di eleganza’ della corte di Nerone. Morì suicida, dopo l’accusa di coinvolgimento alla congiura dei Pisoni, tagliandosi le vene e banchettando con gli amici, regolando con un laccio la fuoriuscita del sangue: e se al tempo non si può fuggire la sua fine la si può decidere. Venerdì 31 luglio 2009, ore 21.00 Teatro in Quinta MINNAZZA di Fabio Grossi musiche di Germano Mazzocchetti con Leo Gullotta Il testo: Uno spettacolo per voce solista su prose e liriche siciliane, antiche e moderne. Prende spunto dall’immagine antica della Madre Terra, “La Grande Madre”, MINNAZZA è un racconto sonoro che si snoda dalle origini della letteratura dell’Isola dei Ciclopi, fino ai nostri giorni. Un viaggio tra i Miti e il quotidiano, tra il sorriso e la denuncia civile. Voce solista sarà quella di Leo Gullotta che frequentando la lingua di contemporanei illustri ci guiderà attraverso le pagine dei loro capolavori letterari e le righe dei loro componimenti poetici. Accompagnato in scena da un’originale ensemble di maestri fisarmonicisti, che eseguono musiche composte appositamente dal maestro Germano Mazzocchetti, che ci aiuteranno, anch’esse protagoniste, a scandire le stazioni, ovvero i capitoli, del nostro viaggio. Tutto questo esalterà gli scritti, tra gli altri, di Ciullo d’Alcamo, Giovanni Meli, Tomasi di Lampedusa, Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Elio Vittorini, Vitaliano Brancati, Leonardo Sciascia, Pippo Fava, Ignazio Buttitta, Andrea Camilleri, e giù scrivendo. Un volo radente sulla letteratura italiana attraverso penne siciliane che invita ad una riflessione sulla Nostra società. La scena: Semplice allestimento, che metterà in risalto il luogo della rappresentazione, luogo questo strettamente teatrabile come un teatro antico, un chiostro, una piccola piazza chiusa, o un teatro stesso! Una grande immagine tridimensionale de “La Grande Madre” campeggerà sul palcoscenico. Cinque seggiole per i maestri fisarmonicisti, in legno, semplici ma funzionali, in posizione opposta all’ ”immagine”. Davanti a questa, alla destra dell’ensemble, un leggio trasparente, segno leggero ma incisivo, sarà la postazione della nostra Voce, che accompagnerà in questo magico viaggio della parola. Lunedì 3 agosto 2009, ore 21.00 MDA PRODUZIONI SORELLE DI SANGUE da Ritsos, opera per teatro e danza musiche originali Daniele D’Angelo coreografie Aurelio Gatti di e con Elisabetta Pozzi Paola Bellisari - Carlotta Bruni - Monica Camilloni - Rosa Merlino A Sorella di Sangue ci si è arrivati “lentamente” e comunque mossi da riflessioni - sarebbe meglio chiamarle “urgenze” - differenti : da una parte il tema della corresponsabilità‚ innanzitutto storica prima che etica‚ che sembra estraneo a questa epoca per cui ogni fatto viene addomesticato da una scellerata incoscienza : che sia guerra‚ fame‚ conflitti piuttosto che scoperta di un vaccino, ritrovamento‚ dibattito – tutto sembra partecipato in superficie‚ ridotto ad una presa d'atto e a un ossequio dell'informazione. Nessuna consapevolezza dell'accadimento ‚ nessuna responsabilità dell'accaduto. D'altra parte c'è la questione di quali “risposte possibili” in un momento in cui tutto e il contrario di tutto hanno legittimità : la parola/significato è soppiantata dal messaggio‚ l'azione trasformata in atto‚ la plausibilità del contrario mortifica ogni decisione o impegno. Situazione che nulla a che vedere con la romantica visione dell'anarchia o l'invocazione nichelista del caos rigeneratore. Sembra di assistere ad una epidemia di spersonalizzazione globale per cui il contingente soverchia ogni pensiero‚ il contestuale prevale e tanto l'uomo quanto la sua arte‚ cultura o teatro vengono misurati in relazione ad una funzionalità socializzante‚ produttiva, aggregativa, educativa... Non è un caso che prevale un senso di smarrimento‚ di inconsistenza‚ di svuotamento e in cui l'uomo contemporaneo sembra non riuscire a districarsi. Il passato è ignorato‚ il futuro un'incognita e il presente sottratto giorno dopo giorno‚ secondo dopo secondo come se attendessimo una vita “vera “ da venire e provenissimo da un”passato” che non merita di essere ricordato. Da qui l'urgenza. Il ricorso al mito e alla poesia è d'obbligo come la necessità di indagare un linguaggio capace di trasmettere ed esprimere adesione al contemporaneo ‚ ri-trovare uno spazio per uomini partecipi del presente‚ scegliere un territorio a cui aderire‚ un tempo in cui vivere. La commistione di teatro‚ danza e musica è apparsa la migliore per restituire significato alla vicenda di Crisotemi. La scelta di Crisotemi non è solo la naturale conseguenza di una assidua frequentazione di Elisabetta Pozzi con il poeta Ritsos (per la Fedra e Il Funambolo e la Luna ) quanto l'aver inteso - in un personaggio “altro”‚ distante dalle eroine del mito‚ - una protagonista contemporanea sia per l'incapacità di agire il presente o‚ anche‚ per la scelta di silenziarlo. Crisotemi colei che assiste al sacrificio della sorella Ifigenia‚ che non è partecipe all'omicidio di Agamennone da parte di Clitennestra‚ che non si ribella né progetta alcuna vendetta contro la madre per i suoi illeciti rapporti con Egisto e per aver ucciso suo padre‚ dopo l'epilogo di Elettra e la partenza di Oreste‚ è la donna che rimane sospesa come umanità inespressa. Lei‚ rapidamente citata nell'Iliade‚ personaggio di relazione nell'Elettra di Sofocle e di Euripide ‚ alter ego di una Elettra invasata e dionisiaca in Hofmannsthal‚ è ritrovata da Ritsos che la ritrae come specchio lirico di una esistenza in cui prevale il senso di testimone muto immerso in un susseguirsi di fatti drammatici che sembrano non trovare soluzione se non nel silenzio. “Forse l'unica scelta di libertà è il silenzio...” e Crisotemi sembra aderire al pensiero del poeta. Giovedì 6 agosto 2009, ore 21.00 ANTONIO DE CURTIS IL POVERO PLUTO di Aristofane regia Vitantonio Cemi adattamento di Maurizio Micheli - Michele Mirabella con Denny Mendez Vito Cesaro - Antonino Miele - Monica Sallese Orazio Cerino - Ludovico Aloisi Il dio della ricchezza Pluto, colpito da cecità per volere di Zeus, amministra male i suoi poteri distribuendo la ricchezza in modo diseguale, aggravando gli squilibri sociali. Subito dopo, a seguito di eventi straordinari, Pluto ottiene la guarigione, ritorna veggente, e ricomincia a ripartire la ricchezza con equità. La ricchezza è oggi come ieri la massima aspirazione dell’uomo; il benessere, la fama, gli agi e le comodità sono il cruccio dell’uomo nella loro conquista assoluta, mentre la cultura, l’arte, la scienza sono al secondo piano nelle aspirazioni umane. E gli dei, nella concezione di Aristofane, non sono migliori degli uomini. Unica eccezione la dea della Povertà che difende sé stessa dall’ostilità umana, dichiarandosi ispiratrice di tutte le attività spirituali e materiali volte al miglioramento e al progresso dell’umanità. Per fare questo la dea della povertà appare agli umani sotto le sembianze di una splendida donna che riesce, col suo fascino, a fare innamorare di se addirittura il dio della ricchezza. Lunedì 10 agosto 2009, ore 21.00 TEATRO S.LEONARDO PSEUDOLUS di Plauto con Franco Oppini Renato Campese - Cristina Caldani - Marco Paoli Pseudolo è sicuramente una delle commedie più riuscite e rappresentative di Plauto. Appartenente al periodo della maturità del commediografo latino, fu rappresentata per la prima volta nel 191 a.c., e da allora ha avuto ininterrotta fortuna. Imperniata sulla vicenda della separazione forzata dei giovani amanti e sull’atteso ricongiungimento finale, si avvale della creazione di due personaggi , che più di ogni altro rendono comicamente esplosiva tutta la commedia: il servo scaltro Pseudolo, vero antesignano di quella genia di servi astuti, maliziosi, gioiosi e fieri di se stessi che tanto hanno animato tutto il Teatro; e il ruffiano Ballione, cinico e superbo, causa del mal d’amore dei due giovani amanti. Proprio grazie agli intrighi e alle astuzie di Pseudolo tutta la vicenda approderà al tanto atteso lieto fine. Lo spettacolo che presentiamo conserva rispetto dell’intreccio, mantenendo la partitura tipica del dialogo plautino: sagace, veemente, beffardo, a volte violento, ma sempre satirico, surreale e incredibilmente moderno. E Pseudolo, l’abile servitore, riassume tutto ciò, un purosangue da domare, che Franco Oppini, doma e riconduce ad un’attuale ironia e candida bricconeria, come lo stesso Plauto fa dichiarare a Pseudolo “ il poeta cerca quello che al mondo non esiste, eppure lo trova, e la menzogna rende simile al vero” . Un appuntamento estivo che si sfoglia scena dopo scena, che coniuga la comicità con l’amore, l’inganno con la poesia. A questo fanno cornice le musiche originali di Simone Sciumbata che accompagnano i momenti scenici e i momenti corali dello spettacolo. Maurizio Annesi