Odontostomatologia Introduzione: L'anatomia dentale prevede la distinzione tra la corona dentaria (la porzione visibile del dente) e la radice (in numero di 1-3 fissate nelle cavità alveolari). La dentizione decidua comprende 4 incisivi, 2 canini e 2 molari per ogni arcata dentaria. Tra i 6 e i 12 anni la dentizione è mista con la contemporanea presenza di denti di latte e quelli permanenti. La dentizione permanente comprende invece 4 incisivi, 2 canini, 2 premolari e 3 molari per ogni arcata dentaria (32 denti nel complesso). I denti sono numerati per convenzione dall'avanti all'indietro in ogni emiarcata: • Emiarcata superiore destra: 11-18 • Emiarcata superiore sinistra: 21-28 • Emiarcata inferiore sinistra: 31-38 • Emiarcata inferiore destra: 41-48 Principi di anestesia: L'anestesia può essere seguita con diverse modalità: • Anestesia di superficie: diffusione lenta in profondità, non ha impiego in odontoiatria: o Spray o Pomate di lidocaina • Anestesia per infiltrazione: è di due tipi o Plessica (terminale): iniezione in prossimità del nervo. È efficace solo in alcune zone dal momento che l'inezione si effettua nella sottomucosa e il principio attivo deve diffondere attraverso l'osso. Pertanto è indicata in anestesia dell'arcata mascellare (dove l'osso è 1 meno compatto) e nei soli denti frontali dell'arcata mandibolare. Dal canino indietro la penetrazione dell'anestetico è scarsa. o Di conduzione (tronculare): agisce su tutto il tronco nervoso a valle. Può essere effettuata secondo le seguenti modalità: Arcata mascellare: le emergenze dei tronchi nervosi per la puntura sono: • Foro infraorbitale: nervo alveolare superiore, anteriore e medio. Anestetizza gli incisivi, i canini e parte dei premolari. • Forame incisivo: nervo nasopalatino – anestetizza la parte anteriore del palato. • A livello del 2° molare superiore: nervo palatino maggiore. Anestetizza il palato posteriore. Arcata mandibolare: • Foro mentoniero: nervi mentoniero e incisivo, anestetizza il labbro inferiore, gli incisivi, i canini e i premolari. • Spina di Spix (lingula della mandibola): nervo alveolare inferiore, anestetizza tutti i denti dell'emiarcata, il labbro inferiore e la lingua. • Gow-Gates: nervo mandibolare a livello della sua emergenza dal cranio. Anestetizza tutta l'emiarcata e la gengiva linguale. Malattie del Dente Le patologie dentarie principali sono la carie dentale, le pulpopatie, le parodontopatie e la disodontiasi del 3° molare (dente del giudizio). Le malattie del dente hanno tutte eziologia infettiva da batteri della placca dentale. Il biofilm (la placca) può essere • Sopragengivale: attaccato alla corona, composto da circa 10 strati cellulari e ospita batteri gram+, aerobi (80%) o aerobi/anaerobi facoltativi. • Sottogengivale: 100 o più strati cellulari, popolazione anaerobia (40-80% anaerobi obbligati), perlopiù (70%) gram-. Le popolazioni diverse della placca riflettono eziologie diverse nelle patologie superficiali e quelle profonde del dente. Carie Dentale Definizione: Distruzione progressiva della componente inorganica del tesuto mineralizzato del dente dovuta ad un aumento critico dell'acidità locale. Avendo inizio superficiale la distruzione interessa dapprima lo smalto. Eziologia e patogenesi: Per il determinarsi della carie sono necessari tre fattori concomitanti: • Alimentazione con saccarosio • Contaminazione batterica 2 • Fattori dell'ospite I batteri coinvolti nella patogenesi sono: • Streptococcus mutans: è il batterio determinante della carie, possiede delle adesine specifiche per lo smalto e riesce a sopravvivere in ambiente acido mantenendolo. • Lattobacilli: contribuiscono alla riduzione locale del pH. • Actinomiceti: aderiscono bene alla dentina, sono di frequente riscontro nella carie radicolare. I fattori dell'ospite possono essere sintetizzati in • Immunità • Anatomia • Flusso salivare • Igiene orale Alimentazione: il saccarosio è fondamentale per il metabolismo dello S. mutans (metabolizzato in lattato). I fattori negativi legati all'alimentazione sono: o Elevato consumo do zucchero o Elevata frequenza di assunzione o Viscosità dell'alimento o Clearance orale individuale Patogenesi: La riduzione del pH al di sotto di 5,2 solubilizza la struttura portante dello smalto – l'idrossiapatite interferendo nell'equilibrio di mineralizzazione e demineralizzazione. Clinica: • Macchia bianca: smalto non penetrato, asintomatico • Cavità non penetrrante nella polpa: dolore a stimoli termici e alla masticazione. • Cavità penetrante nella polpa: pulpite con dolore continuo Prevenzione: • Interventi sull'ospite/dente: o Miglioramento dell'igiene orale o Sigillatura dei solchi dentari nei bambini o Applicazione locale di fluoro (riduce la solubilità dello smalto e ha proprietà antibatteriche) • Alimentazione: o Riduzione della frequenza di assunzione di zuccheri o Sostituzione di zucchero con mannitolo, xilitolo o Fluoroprofilassi topica nei bambini • Interventi sui batteri: o Dentifrici con fluoro e sostanze antibatteriche Pulpopatie Le pulpopatie sono complicazioni della carie penetrata nella polpa (organo complesso poco conosciuto che occupa lo spazio interno del dente circondato dalla dentina). La superficie interna della cavità è tappezzata da odontoblasti i cui 3 prolungamenti si addentrano nella dentina arrivando fino allo smalto. Gli odontoblasti nutrono lo smalto, hanno una funzione sensoriale e una di difesa in quanto capaci di ricreare la dentina e rallentare la penetrazione della carie in profondità. La pulpite (flogosi infettiva della polpa) si ha in diverse situazioni: • Carie dentale: è la causa pricipale • Trauma con esposizione della polpa • Esposizione iatrogena della polpa Patogenesi: L'invasione della polpa da parte dei germi provoca una reazione di difesa proporzionale alla quantità dei germi penetrati. In penetrazioni minime (o esposizioni poco estese) si ha una tipica reazione flogistica a cui segue una rigenerazione di dentina e guarigione entro 30 giorni. In penetrazioni massive (o esposizioni estese) si ha la necrosi della polpa accompagnata da un esagerato afflusso ematico che comporta un aumento della pressione nella cavità dentaria che comprime i vasi riducendo così l'afflusso. In questo modo le difese naturali vengono sopraffatte rendendo ragione della necrosi. In caso di carie nelle prime fasi la penetrazione dei germi (e la diffusione delle loro tossine) è lenta e cronica percui compare la pulpite cronica. In fasi successive quando l'erosione della dentina diventa ampia si assiste ad una penetrazione massiva dei germi con la conseguente pulpite acuta (unico caso di flogosi cronica che precede la flogosi acuta). Clinica: La pulpite cronica può decorrere asintomatica o presentarsi con ipersensibilità termica o dolore alla masticazione. La pulpite acuta in genere si presenta con un quadro eclatante di dolore intenso e continuo esacerbato a stimoli pressori e termici. La necrosi pulpare in sé è asintomatica ma può rendersi clinicamente evidente con le sue complicanze. La necrosi della polpa esita nella formazione di un granuloma (parodontite apicale cronica). Granuloma Il granuloma (o parodontite apicale cronica) è una reazione fisiologica di difesa volta a limitare la diffusione dei germi dal canale apicale del dente nei tessuti circostanti. Consiste in una reazione immunoallergica (di tutti i tipi di Gell Coombs) che confina l'infezione. Il tentativo di limitazione può fallire e provocare un ascesso – parodontite apicale acuta. La parodontite cronica è asintomatica nella maggioranza dei casi ma talvolta si presenta con dolore alla pressione. Le complicanze del granuloma (essenzialmente l'ascesso, cisti odontogena e batteriemia) possono essere dovute a • Disfunzioni immunitarie • Presenza di particolari specie batteriche: o Sintomatici: Prevoltella intermedia Peptostreptococchi o Asintomatici: Streptococchi 4 Enterobatteri Malattie Parodontali Le malattie parodontali consistono in un gruppo di malattie infiammatorie che colpiscono il parodonto superficiale (gengive) o profondo (parodontite p.d.). il parodonto è in sostanza l'apparato di sostegno del dente nella sua cavità alveolare. Mentre il parodonto superficiale comprende solo la gengiva, il parodonto profondo è composto da più strutture complesse che possono essere la sede della parodontite: • Il legamento parodontale: è composto da fibroblasti, cementoblasti e osteoblasti. Le fibre collageno del legamento ancorano il cemento all'osso alveolare. Le fibre collageno sono disposte in varie direzioni ma sul piano clinico le più importanti sono le fibre transsettali che separano i denti tra loro e mantengono l'integrità della gengiva. • Il cemento • L'osso alveolare Gengivite L'infiammazione della gengiva si presenta con • Ispessimento, alterazioni di colore e di forma gengivale • Sanguinamento, apprezzato sopratutto nello spazzolamento dei denti • Dolore diffuso Nella gengivite la flogosi non supera le fibre transsettali del legamento percui il solco gengivale rimane di profondità inalterata (circa 3mm) mentre nella parodontite profonda il solco viene approfondito. Eziologia: • Gengivite da placca: è il tipo più comune che deriva dall'accumulo di placca batterica sulle gengive. Tipicamente compare non spazzolando i denti per una settimana anche in soggetti peraltro sani. • Gengivite ormonale: appannaggio quasi esclusivo delle donne gravide ma può comparire anche in pubertà o con l'uso di contraccetivi orali. • Gengivite secondaria a malattie sistemiche: tipicamente da leucemia. • Gengivite ulcero-necrotica: associata a spirochete (frequente in Africa), è particolarmente dolorosa. • Gengivite ipertrofica: da farmaci (frequentemente da ciclosporina, doseindipendente), consiste in un'ipertrofia delle gengive. 5 Parodontite È una flogosi del parodonto profondo. Colpisce più frequentemente le donne e presenta una forte componente ereditaria. La sintomatologia è analoga alla gengivite. A differenza della gengivite nella parodontite profonda si viene a creare una tasca parodontale (>3mm) a partire dal solco gengivale per la progressione del processo nel parodonto profondo. La parodontite può comportare la perdita del dente interessato. Eziologia e patogenesi: Il fattore chiave della parodontite è l'accumulo di placca. Infatti il 10% delle gengiviti progredisce verso l'interessamento del parodonto profondo. Questo fatto è legato strettamente alle specie batteriche presenti nella placca e alla recettività individuale (fattori dell'ospite). La gengivite per contro è determinata da una placca aspecifica. Il maggior rischio di progressione in profondità è dato dalla presenza nella placca di specie microbiche capaci di penetrare nel parodonto profondo. La distruzione dell'apparato di sostegno e l'eventuale estensione della flogosi all'osso alveolare determinano prima la vacillazione e poi la perdita del dente. Classificazione: Le parodontiti sono classificati dall'OMS in: • Parodontite a insorgenza precoce: da Actinomyces comitans, distinta a sua volta in o Prepuberale: 5-12 anni o Giovanile: dell'adolescenza • Parodontite dell'adulto: associata a Paphyromonas gengivalis, insorge dopo i 18 anni ed è la forma più frequente. • Parodontite rapidamente progressiva: insorge nell'adulto (i casi pediatrici sono rari), la specie microbica è ignota. Disodontiasi del 3° Molare Anche la disodontiasi è una patologia infettiva dell'apparato di sostegno del dente. In caso del 3° molare l'infezione è facilitata dall'anatomia del dente. La flogosi del parodonto del 3° molare ha normalmente come causa l'anatomia della mascella che non permette il posizionamento normale del dente (mancanza di spazio) e pertanto è più frequente nell'arcata superiore. Clinica: L'infiammazione nel punto di perforazione della gengiva dal dente emergente è sostenuta dai batteri della placca e comporta: • Dolore cronico: può essere causato anche dall'emergenza del dente • Pericoronarite, ascessi, complicanze sistemiche • Carie dentale del 2° molare (parete posteriore) • Danni parodontali del 2° molare • Riassorbimento delle radici del 2° molare • Cisti follicolari 6 Indicazioni alla rimozione del 3° molare: • In presenza di complicanze: ascesso, carie, danni al 2° molare, cisti. • In assenza di complicanze quando: o Problemi odontoiatrici che richiedono retrazione del 2° molare o Impossibilità di eruzione del 3° molare (troppo grande, orizzontale eccetera) Nel porre l'indicazione all'estrazione va valutato il rapporto rischio/beneficio prendendo in cosiderazione che nel giovane l'estrazione è più facile tecnicamente e la possibilità di prevenzione di complicanze a carico del 2° molare. Ascesso Odontogeno Anatomicamente l'ascesso può essere • Pulpare • Parodontale • Pericoronale L'ascesso è un processo infiammatorio acuto che si presenta di solito con il gonfiore di una guancia. La terapia è antibiotica, i farmaci di prima scelta sono: • Penicilline: Amoxicillina, Zimox, Augmentin • Macrolidi: Zitromax, Rovamicina, Miocamen Patologia dell'Articolazione TemporoMandibolare Sindrome Algico-Funzionale Le patologie articolari sono abbastanza rare. La più frequente è sicuramente la sindrome algico-funzionale che deriva da una disarmoniosa funzione delle due articolazioni temporomandibolari, più strettamente legata a traumi e malocclusioni anche se nella maggioranza dei casi è idiopatica. La sindrome algico-funzionale dell'articolazione si presenta nelle sue fasi iniziali con uno schiocco in apertura della bocca e progredisce in una limitazione dei movimentio fino al blocco dell'articolazione (locking). Questa patologia è dovuta ad anomalie del disco interarticolare che, non mantenuto fisso dai legamenti, tende a spostarsi in avanti per ritornare in situ schioccando. Quando il disco non può più essere forzato a ritornare nella sua posizione giusta compare il blocco dell'articolazione con l'impossibilità di aprire la bocca. Frequentemente gli episodi di limitazione dei movimenti si accompagnano a dolore e cefalea, nonché a dolori cervicali irradiati. La storia naturale è progressiva con una crescente limitazione dei movimenti. La terapia può essere: • Trattare la causa di base: malocclusione per esempio • Uso di "bite" (come i pugili) che mette a riposo l'articolazione allontanando i denti. Rimosso il bite la patologia ritorna. 7 Miscellanea Traumatologia La traumatologia stomatologica comprende fratture dentali, della mandibola eccetera. Sono state proposte diverse classificazioni del trauma dentale di cui la più seguita è quella di Ellis che si basa sui componenti del dente interessati: • Classe I: solo lo smalto • Classe II: interessa lo smalto e la dentina • Classe III: smalto, dentina e polpa • Classe IV: trauma senza frattura • Classe VI: frattura radicolare • Classe VII: sublussazione • Classe VIII: frattura della corona. Classificazioni simili esistono anche per traumi della mandibola e del mascellare. Cisti Le cisti sono cavità rivestite da epitelio ripiene di materiale liquido e possono essere: • Cisti odontogene: infiammatorie e non • Cisti non odontogene: rare, non derivano dalle strutture dentarie • Pseudocisti: cavità non rivestite da epitelio. Cisti odontogene: Possono derivare da: • Cisti odontogene infiammatorie: la più frequente è la cisti post-granuloma (cisti radicolare) • Cisti odontogene non infiammatorie: dentigene – cisti follicolari, più spesso con il dente incluso che è frequentemente il 3° molare o un canino. • Cheratocisti: sono di solito pluricamerate e tendono a recidivare Cisti non odontogene: Possono originare da • Condotto naso-palatino • Condotto naso-lacrimale Pseudocisti: Spesso sono formazioni cistiche solitarie Tumori Odontogeni Ameloblastoma: Come tutti i tumori del dente è rarissimo. L'ameloblastoma è un tumore maligno molto aggressivo localmente che non dà però metastasi a distanza. Origina dallo smalto. 8 Odontomi: Gli odontomi sono tumori benigni e sono distinti in • Semplici: composti da un solo tessuto, sono radiopachi e autolimitanti. Possono originare da o Smalto (ameloma) o Dentinoma o Cementoma • Complessi: composti da tessuti dentari poco formati dando origine a strutture predentarie. • Composti: composti da tutti i tessuti dentari organizzati generando dei "minidenti" formati. Lesioni del Cavo Orale L'unica patologia pericolosa del cavo orale è il cancro che nel caso del cavo orale è quasi sempre preceduto da lesioni preneoplastiche che possono rendersi utili per la diagnosi precoce. Le lesioni elementari del cavo orale sono distinte in 4 tipi: • Lesioni vescicolo-bollose • Lesioni erosivo-ulcerose: le erosioni sono distinte dalle ulcere perche le prime non olterpassano l'epitelio. • Lesioni bianche: espressione di un ispessimento dell'epitelio • Lesioni rosse: espressione di un assottigliamento dell'epitelio Lesioni Vescicolo-Bollose Le lesioni vescicolo-bollose non sono precancerose, sono lesioni a contenuto sieroso di dimensioni variabili: • Vescicola: <2-3mm, Herpes Simplex (sopratutto HSV-1), Zoster • Bolla: lesioni più grandi, pemfigo, pemfigoide, Lichen bolloso Herpes Simplex: L'infezione da HSV-1 nel 99% è asintomatica al primo contatto mentre nell'1% dei casi causa una gengivostomatite erpetica primaria (in bambini e in soggetti immunocompromessi). L'infezione latente può riattivarsi in alcuni momenti della vita provocando quadri diversi anatomicamente ma caratterizzati dalla stessa evoluzione delle lesioni: • Herpes labiale • Herpes intraorale ricorrente: coinvolge le gengive, il palato. La diagnosi di Herpes è prettamente clinica, in casi dubbi si può ricorrere ad un test 9 diagnostico citologico. La terapia dell'Herpes è topica con acyclovir (Zovirax) nelle fasi precoci. Herpes Zoster: L'infezione da VZV dà come manifestazione primaria la varicella. Le lesioni orali sono delle riattivazioni dell'infezione latente. Rispetto alle lesioni da HSV lo Zoster presenta lesioni più estese, di durata e di aggressività maggiore interessando di solito un intero ramo trigeminale. La terapia si basa sullo Zovirax e.v. per 7-10 giorni nelle fasi precoci. Entrambe le malattie erpetiche sono comunque autolimitantisi. Pemfigo e pemfigoide: Le lesioni del pemfigo sono caratteristicamente delle lesioni bollose – sono bolle intraepiteliali con frequente interessamento cutaneo. Le lesioni sono dovute ad auto-anticorpi che colpiscono zone diverse dell'epitelio. Le bolle tendono a rompersi. Nel pemfigo vulgaris l'interessamento cutaneo è la regola. Il pemfigoide ha la stessa presentazione clinica con frequente coinvolgimento gengivale ma l'interessamento cutaneo è raro. Ci sono casi di lesioni congiuntivali nel pemfigoide che guarendo per cicatrizzazione lasciano esiti oftalmologici da retrazione. La diagnosi è facilitata dal segno di Nikolsky – sfregando la cute o la mucosa apparentemente sana entro pochi secondi compaiono le caratteristiche bolle. Il segno di Nikolsky positivo pone la diagnosi di patologia bollosa ma non discrimina tra pemfigo e pemfigoide. La diagnosi differenziale tra le due è posta solo alla biopsia che evidenzia depositi di autoAc diffusi in tutto l'epitelio nel pemfigo mentre nel pemfigoide gli autoAc si localizzano solo nello strato basale. La terapia della patologia bollosa, vista la sua origine autoimmmune, è basata su corticosteroidi. Schema riassuntivo: Lesioni Erosivo-Ulcerative Le erosioni possono rappresentare la conseguenza evolutiva delle bolle o delle vescicole oppure possono essere erosioni primarie in caso di: 10 • • • • • Trauma Aftosi: molto frequente Eritema multiforme Lichen erosivo: il lichen si può presentare con tutti e quattro tipi di lesioni elementari. Sifilide Aftosi: Le erosioni aftose sono la maggioranza dei casi. Le afte sono ulcere minori di origine autoimmune che possono comparire con modalità diverse: • Aftosi orale minore • Ulcere orali maggiori: lesioni maggiori di 1cm che possono lasciare esiti cicatriziali. Vanno sotto il nome di malattia di Sutton. • Ulcere erpetiformi: multiple, spesso disposte a grappolo ricordando le lesioni erpetiche. • Sindrome di Behcet: questa sindrome autoimmune consiste in o Ulcere orali o Ulcere genitali ricorrenti o Lesioni papulo-pustolose cutanee o Lesioni oculari o Artralgie e artriti La diagnosi è clinica. La terapia è sintomatica con FANS, cortisone locale. In forme gravi la terapia può includere corticosteroidi e immunosoppressori sistemici. Eritema Multiforme: Lesioni ulcerose muco-cutanee acute e sintomatiche. L'eritema multiforme è una patologia immunoallergica ed è relativamente frequente. Può manifestarsi in modi differenti: • EM orale: interessa solo il distretto della cavità orale • EM minor: interessamento orale e cutaneo a zone (lesioni a bersaglio) • EM major: lesioni cutanee confluenti, detto anche la sd. di Steven-Johnson • Necrolisi epidermica tossica: è una forma gravissima detta anche sd. di Lyle Le lesioni dell'eritema multiforme sono lesioni molto dolorose, spesso Nikolsky positive e anche visivamente possono assomigliare alle lesioni del pemfigo. La diagnosi è clinica. L'anamnesi può rivelare un'associazione con farmaci, infezioni virali (anche herpes labiale). La conferma della diagnosi può essere bioptica. La terapia è corticosteroidea. Sifilide: La malattia passa attraverso 3 stadi dall'ulcera dura indolente del sifiloma primario fino alle gomme sifilitiche terziarie che possono presentarsi (anche se raramente) a livello orale. Schema riassuntivo: 11 Lesioni Bianche e Rosse Le lesioni bianche e quelle rosse riflettono un alterato turnover dell'epitelio del cavo orale cioé una riduzione o un aumento dello spessore epiteliale. In questa categoria di lesioni sono comprese le lesioni precancerose anche se sono la minoranza rispetto al totale. Tra le lesioni bianche o rosse non preneoplastiche vanno ricordate: • White sponge nevus: assolutamente benigno • Leucoplachia: dovuta ad un edema sottomucoso • Granuli di Fordyce: ghiandole sebacee ectopiche (frequenti) • Hairy leucoplachia: tipico dell'AIDS • Ipercheratosi funzionale • Ipertrofia delle papille filiformi: lingua a carta geografica Candidosi: L'infezione da Candida albicans è una causa molto frequente di lesioni bianco-rosse. Questo micete è un saprofita del cavo orale che in certe occasioni riesce a penetrare nei tessuti diventando patogeno trasformandosi da lievito a ife. Le manifestazioni da Candida albicans sono: • Candidosi acuta: frequente in bambini e in immunocompromessi dove ci sono le premesse per una maggiore aggressività del fungo. La lesione può essere rossa (eritematosa) o bianca (pseudomembranosa formata da ife e detriti cellulari) è va sotto il nome di mughetto. Deriva quindi da uno squilibrio tra immunità e aggressività. • Candidosi cronica: presuppone condizioni particolari di alterazioni epiteliali locali come protesi dentarie ad esempio. La lesione può essere: o Rossa: da protesi o Bianca: da placca o Cheilite angolare: lesioni bianco-rosse a livello della commissura labiale. La diagnosi delle candidosi è clinica e può essere facilitata da un prelievo microbiologico (tampone). 12 La terapia antimicotica è efficiente se si eliminano le cause favorenti nella candidosi cronica. Cancro del Cavo Orale Le neoplasie del cavo orale sono più frequenti di quello che si crede rappresentanso il 3-4% di tutte le neoplasie umane. La mortalità è elevata e l'intervento chirurgico comporta in ogni caso gravi problemi estetici e funzionali. Il carcinoma orale può essere diagnosticato in fase precoceo addirittura previsto attraverso l'identificazione delle lesioni precancerose. Dal punto di vista fisiologico bisogna tener in mente che il turnover dell'epitelio orale è controllato da tre fattori di fondamentale importanza: • Geni: si stima che occorrino 3-5 mutazioni di geni chiave nel processo dell'oncogenesi. È un sistema intracellulare ovviamente. • Fattori extracellulari • Sistema immunitario Come detto prima il cancro del cavo orale è preceduto da lesioni preneoplastiche che presentano già delle lesioni geniche specifiche ma non sufficienti per un totale perdita di controllo proliferativo, queste lesioni sono • Leucoplachia: lesione bianca della mucosa non ascrivibile a cause note • Eritroplachia: idem per lesioni rosse • Lichen • Cheilite attinica: di pertinenza dermatologica, dovuta ad abbondanti esposizioni alla radiazione solare. I difetti epiteliali nelle lesioni preneoplastiche possono essere sostanzialmente di due tipi: • Erroti quantitativi: iperplasia (prognosi più favorevole) • Errori qualitativi: displasia 13 Clinica: La maggior parte delle lesioni sono lesioni miste ma la leucoplachia è molto più frequente della eritroplachia. La leucoplachia può essere omogenea o non omogenea (la non omogenea ha correlazioni maggiori con la presenza di displasia). Anche le lesioni rosse possono essere descritte come omogenee o meno. Predittività della trasformazione maligna: • Biopsia: o Displasia: è il fattore più importante o Immunoistochimica: citocheratine, attività mitotica, p53, Ki-67. anche la mappa cromosomica può avere aspetti orientativi • Clinica: aspetto delle lesioni La gestione del paziente dipende da questi parametri prognostici e può essere riassunta come: • Alterazione quantitativa: follow up • Displasia lieve/moderata: asportazione semplice • Displasia severa: asportazione allargata Presentazione clinica: Nelle fasi iniziali il carcinoma del cavo orale ha l'aspetto di una papula o di una vegetazione verruciforme, può altresì presentarsi ulcerato. I fattori prognostici sfavorevoli sono: • Sede: lingua – metastasi precoci • Stadio • Istologia – grado di differenziazione • Biologia molecolare: p53, Ki-67 Lichen Oral Planus È una patologia molto diffusa di origine autoimmune (reazione lichenoide cellulo-mediata) contro le cellule dello strato basale dell'epitelio. La patologia conferisce un rischio cancerogeno aumentato. Patogenesi: Alterazione antigenica delle cellule basali porta all'attivazione delle cellule T che esita in una flogosi tissutale persistente fintanto che è presente il fattore scatenante. Morfologicamente è caratteristico l'infiltrato con predominanza di linfociti T al di sotto della membrana basale epiteliale. Clinica: Le manifestazioni cliniche dipendono dall'aggressività della reazione lichenoide e possono essere: • Manifestazioni reticolari bianche: le strie di Wickham • Manifestazioni rosse arofico-erosive Inquadramento nosologico: In base alla prevalenza del meccanismo patogenetico si distinguono due tipi di lichen: 14 • • Lichen classico: prevalente patogenesi autoimmune. È una forma cronica inguaribile. Il lichen classico è generalmente bilaterale e presenta quasi sempre le strie di Wickham. Istologicamente si presenta con infiltrato lichenoide a banda con interruzione della continuità della membrana basale, presenza di corpi di Civatte (corpiccioli rosa composti da epiteliociti anucleati). Il lichen classico si associa spesso a manifestazioni cutanee: papule rossastre pruriginose. Lesioni lichenoidi: prevalente azione dell'agente causale, queste lesioni regrediscono con la rimozione dell'agente iniziale. La reazione lichenoide si presenta di solito monolateralmente, le strie di Wckham sono rare, la membrana basale non viene interrotta, non sono presenti i corpi di Civatte e non ci sono manifestazioni cutanee. I possibili agenti causali sono: o Amalgama o Resine o Metalli o Dentifrici o Collutori o Farmaci: specie antiipertensivi o Allergeni Rischio di trasformazione maligna: Secondo alcuni Autori il rischio cancerogenetico non dipende tanto dal lichen stesso quanto da anomalie primitive dell'epitelio e dalla presenza di infiltrato linfocitario, cioé attribuiscono i casi di lichen maligno ad errori diagnostici tra lichen e carcinoma iniziale (leucoplachia) con infiltrato linfocitario reattivo. Nonostante ciò il lichen attualmente viene considerato come malattia a rischio di carcinoma. I fattori predittivi di una trasformazione maligna sono: • Lesioni atrofico-erosive sembrano conferire un rischio maggiore ma questo non è univoco • Espressione di Ki-67 e p53 • Alterazioni grossolane del cariotipo. Terapia: • Lichenoide: va trattato come la leucoplachia: biopsia (come qualsiasi lesione bianca) dovrebbe porre la diagnosi e in seguito il trattamento consiste nel cercare di rimuovere la causa scatenante con cambio dei farmaci domiciliari, patch test alla ricerca di eventuali allergeni. • Lichen classico: se sintomatico si usano i cortisonici. La diagnosi di lichen classico richiede un follow up annuale con biopsia. Se il turnover epiteliale è aumentato ogni 6 mesi o addirittura ogni 3 mesi (questo vale anche per il lichenoide ovviamente). Il riscontro di displasia porta naturalemnte all'asportazione della lesione. 15