Capitolo 10 Riferimenti di corrente e di tensione 10.1 Riferimenti di corrente I circuiti di polarizzazione nell’elettronica integrata sono spesso costruiti a partire da riferimenti di corrente o di tensione che presentano particolari caratteristiche. Parlando di riferimenti di corrente, i parametri di prestazione maggiormente utilizzati per valutarne la bontà sono la sensibilità rispetto agli elementi del circuito, in particolare rispetto alla tensione di alimentazione, ed il coefficiente di temperatura. Se si esprime la corrente di riferimento come: I 2 = f ( x1 , x2 ,....., xn ) (10.1) la sensibilità rispetto xi è definita come segue: S xIi2 = ∂I 2 xi ∂xi I 2 (10.2) dove xi è un qualunque parametro dei componenti attivi e passivi o, più frequentemente, la tensione di alimentazione. Il coefficiente di temperatura, TC , è invece definito nel modo seguente: TC = ∂I 2 1 I 2 ∂T (10.3) In realtà, la sensibilità rispetto alla tensione di alimentazione è un parametro di prestazione molto adeguato, per esprimere la dipendenza dall’alimentazione stessa, solo nei circuiti di uso generale, come per esempio gli amplificatori operazionali commerciali, nei quali è possibile operare con un’ampia gamma di tensioni di alimentazione. In questi circuiti, infatti, è di fondamentale importanza che la sensibilità della corrente di riferimento sia molto bassa al fine di garantire una prestazione elettrica indipendente dalla tensione di alimentazione stessa. Una tale situazione è in qualche modo simile a quella dei circuiti integrati per apparecchiature portatili alimentate da batterie la cui tensione diminuisce nel tempo. A parte queste situazioni particolari, il problema più grosso nei circuiti integrati non è tanto quello dell’ampia variabilità della tensione di alimentazione, bensì la presenza di disturbi su un ampio spettro di frequenza sovrapposti alle linee di alimentazione, generati dalla presenza di circuiti digitali operanti con fronti di segnale molto ripidi, o dalla presenza di oscillatori ad alta frequenza, come per esempio avviene nei circuiti integrati a radio frequenza. Pertanto, bisogna introdurre un parametro di prestazione che tenga conto della bontà del riferimento di corrente ed attenuare questi disturbi. Trattandosi di un riferimento di corrente esso verrà così definito: PSNA = Ir Vcc (10.4) X-1 Riferimenti di corrente e di tensione PSNA sta per ”Power Supply Noise Attenuation” ed è definito come il rapporto della corrente di segnale, I r , sovrapposta alla corrente di riferimento I R , ed il segnale applicato sulla tensione di alimentazione, VCC . Altri parametri quali la banda possono essere di importanza in un riferimento di corrente, specialmente quando le condizioni di lavoro necessitano di un comportamento dinamico di accensione e spegnimento. Infine, per quanto riguarda la precisione in senso assoluto della corrente generata, si vedrà che essa è, nel migliore dei casi, determinata dalla precisione assoluta di un resistore integrato ( 10% ÷ 30% di tolleranza). Riferimenti di corrente di elevata accuratezza possono essere realizzati, ma richiedono soluzioni complesse che si giustificano solo nel caso di particolari applicazioni. 10.1.1 Riferimento di corrente basato sullo specchio di corrente semplice Un riferimento di corrente basato su un semplice specchio di corrente è mostrato in fig. 10.1: VCC R I1 I2 Q1 Q2 VEE Fig. 10.1 Riferimento di corrente a specchio semplice Osservando il circuito, la corrente di riferimento è data da: I1 = VCC − VBE1 R I 2 = I1 (10.5) Trascurando la variazione di V BE1 con la tensione di alimentazione, la sensibilità rispetto alla tensione di alimentazione risulta essere: SVICC2 = VCC ∂I 2 VCC 1 VCC = = ∂VCC I 2 R I 2 VCC − VBE1 (10.6) Con VCC = 3V ⇒ SVI 2 = 1.3 . Il coefficiente di temperatura può essere calcolato come segue (si suppone VCC regolata CC in temperatura, per cui si trascura il termine ∂VCC ): ∂T TC = 1 I2 ∂VBE1 1 ∂R 1 ∂R 1 1 ∂VBE1 + − R ∂T − (VCC −VBE1 ) R 2 ∂T = − V − V ∂T R ∂T BE1 CC (10.7) Con VCC = 3V ed essendo tipicamente: 1 ∂R = 2 ⋅10 −3 °C R ∂T (Coefficiente di temperatura della resistenza) X-2 (10.8) Riferimenti di corrente e di tensione si ha: ∂VBE1 = − 2.2mV °C ∂T (Variazione della V BE con la temperatura) (10.9) Il coefficiente di temperatura di I 2 risulta essere uguale a 0.1% °C . Se c’è una variazione di temperatura di 50 gradi centigradi si produce una variazione sulla corrente I 2 del 5%. Questo circuito ha un buon coefficiente di temperatura. 10.1.2 Riferimento di corrente basato sullo specchio di Widlar Tale riferimento è mostrato in fig. 10.2. VCC R1 I1 I2 Q1 Q2 R2 VEE Fig. 10.2 Riferimento di corrente a specchio di Widlar Assumendo AE1 = AE 2 = AE e c, si trova la relazione che lega I 2 ad I 1 : VBE1 − VBE 2 VT I C1 α F 2 I ES 2 = ln R2 R2 α F 1 I ES 1 I C 2 I2 = (10.10a) ma I C1 = I 1 , I C 2 = I 2 e α F 1 = α F 2 ; segue quindi: VT I 1 ln R 2 I 2 I2 = (10.10) La sensibilità rispetto all’alimentazione è calcolata a partire dalla definizione (10.2): ∂I SVICC2 = 2 ∂VCC VCC I2 (10.11) La derivata della corrente I 2 rispetto a VCC è data da: V I 1 ∂I 1 I ∂I 2 ∂I 2 = T 2 − 12 ∂VCC R2 I 1 I 2 ∂VCC I 2 ∂VCC (10.12) Essendo: I1 = VCC − VBE1 R1 X-3 Riferimenti di corrente e di tensione e ∂ I1 1 = ∂ VCC R1 la derivata di I 2 rispetto a VCC è pari a: VT V ∂ I2 ∂ I2 ∂ I2 1 VT I 2 = − T ⇒ = ∂ VCC R1 I 1 R2 R1 I 2 ∂ VCC ∂ VCC I 1 R1 R2 I 2 + VT (10.13) quindi la sensibilità rispetto alla tensione di alimentazione è: SVICC2 = VCC VT VCC − V BE1 VT + R 2 I 2 (10.14) Assumendo VT = 26mV , VCC = 3V ed R2 I 2 = 100mV , SVI 2 è pari a 0.27. Il suo valore è quindi cinque volte più CC piccolo di quello dello specchio semplice. 10.1.3 Riferimento di corrente basato sulla VBE Un riferimento di corrente può essere ottenuto utilizzando come tensione la caduta tra base ed emettitore, come mostrato in fig.10.3. VCC R1 I2 Q2 I1 Q1 R2 VEE Fig. 10.3 Riferimento di corrente basato sulla VBE. Essendo: I1 = VCC − VBE1 − VBE 2 R1 segue: ∂ I1 1 = ∂ VCC R1 (10.16) e: I2 = VBE1 VT I 1 = ln R2 R2 α F I ES 1 (10.17) X-4 Riferimenti di corrente e di tensione La sensibilità rispetto alla tensione di alimentazione ha la seguente espressione: SVICC2 = VCC V ⋅ T VCC − VBE1 − VBE 2 VBE1 (10.18) mentre il coefficiente di temperatura risulta dato da: . TC I 2 = TCVCC − TC R2 (10.19) Assumendo sempre i valori tipici precedentemente menzionati si trova: TC = − 0.5% °C SVICC2 = 0.07 10.1.4 Tecniche di autopolarizzazione Per quanto riguarda la dipendenza dalla tensione di alimentazione è possibile rendere tale dipendenza estremamente bassa, adottando la tecnica della autopolarizzazione. Un esempio di riferimento autopolarizzato è mostrato in fig. 10.4. La presenza dello specchio di corrente impone un’ulteriore vincolo alle correnti I 1 ed I 2 in maniera tale da renderle, con buona approssimazione, indipendenti dalla tensione di alimentazione. VCC Q4 I 2 = I1 I2 Q3 B Q2 I1 I2 = Q1 R A VT I 1 ln R α F 1 I ES 1 I1 VEE Fig. 10.4 Riferimento a specchio autopolarizzato Fig. 10.5 Soluzione grafica del sistema (10.20), in tratteggio è indicato il reale andamento della prima equazione del sistema. Assumendo AE 3 = AE 4 si possono scrivere le seguenti equazioni: V I1 I 2 = T ln R α F 1 I ES1 I1 = I 2 (10.20) da cui è possibile notare che non compare la tensione di alimentazione. La soluzione del sistema di equazioni (10.20) può essere mostrata graficamente come disegnato in fig. 10.5. La curva logaritmica è stata modificata leggermente per imporne il passaggio per lo zero. Infatti, quando la corrente I 1 è uguale a zero anche V BE1 è zero e così pure I 2 . Questa condizione è stata persa in quanto nelle equazioni (10.20) si è semplificato l’equazione del transistore conservando solo la parte esponenziale, come solitamente viene fatto. D’altra parte, questa approssimazione è buona in tutte le situazioni per cui la corrente di lavoro è molto maggiore della corrente inversa di saturazione e non lo è più quando le correnti tendono a zero. Il diagramma in fig. 10.5 dice che nel circuito sono possibili due punti di lavoro: uno è quello desiderato, l’altro è caratterizzato da una corrente nulla. X-5 Riferimenti di corrente e di tensione E’ necessario quindi ricorrere ad un circuito aggiuntivo, chiamato circuito di start-up, che costringa il punto di lavoro a stabilizzarsi al valore desiderato di corrente. Un esempio di circuito di start-up basato su diodi è mostrato in fig. 10.6: VCC R2 Q4 D3 Q3 Vx D2 Q2 I1 Q1 D1 R1 VEE Fig. 10.6 Circuito di START-UP a diodi (in tratto più marcato) collegato con un riferimento a specchio di corrente. Se il punto di lavoro all’accensione del circuito si posiziona nel punto indesiderato A, la tensione sul nodo V X è pari a zero ed il diodo D3 sarà percorso da corrente, mentre D1 e D2 saranno spenti. Tale corrente porterà il punto di lavoro nella posizione desiderata B. In questa situazione di lavoro V X è pari a due cadute di diodo, D3 è forzato all’interdizione e la corrente in R2 fluirà tutta su D1 e D2. Pertanto, il circuito di start-up risulterà elettricamente disaccoppiato dal circuito principale e non avrà alcun effetto su di esso. Un altro circuito di start-up, spesso utilizzato in quanto ha una migliore prestazione a bassa tensione, è quello basato sullo specchio di Widlar come mostrato in fig. 10.7. Essendo la corrente di start-up (in Q6) permanentemente attivata, essa viene fissata ad un valore sufficientemente basso da non disturbare in maniera apprezzabile il circuito principale. VCC R3 Q4 I5 Q5 Vx Q3 I6 Q6 Q2 R2 Q1 R1 VEE Fig. 10.7 Circuito di START-UP a specchio di Widlar. 10.1.5 Riferimento di corrente basato su ∆VBE Uno dei riferimenti di corrente maggiormente utilizzato è quello basato su ∆V BE , come mostrato in fig. 10.8. Si tratta di un riferimento del tipo autopolarizzato che spesso è anche identificato con il nome di PTAT (Proportional To Absolute Temperature). Essendo AE 2 = kAE1 ed AE 3 = AE 4 , è possibile scrivere le seguenti equazioni: I 2 = I1 − V I = BE1 VBE 2 = VT ln (k ) 2 R1 R1 (10.21) X-6 Riferimenti di corrente e di tensione VCC Q3 Q4 I1 I2 Q1 Q2 R1 VEE Fig. 10.8 Riferimento di corrente PTAT Da tali equazioni sembra che la corrente I 2 sia definita in maniera univoca dal rapporto di area tra Q2 e Q1. In realtà ciò è la conseguenza, come già detto precedentemente, di aver considerato solo il termine esponenziale nell’equazione della corrente del transistore, approssimazione valida quando la corrente di riferimento è molto maggiore della corrente inversa di saturazione. Infatti, se la corrente I 1 è uguale a zero, V BE1 e, quindi, anche I 2 sono uguali a zero. Ciò significa che deve esistere un’altra soluzione in cui entrambe le correnti I 1 ed I 2 sono nulle. Il problema può essere trattato graficamente come mostrato in Fig. 10.9: I2 I 2 = I1 B I2 = I1 A Fig. 10.9 VT I 1 ln R α F 1 I ES 1 Determinazione dei punti di lavoro del riferimento PTAT Il circuito presenta quindi due possibili punti di lavoro, uno dei quali con correnti nulle. Pertanto anche questo riferimento dovrà essere provvisto di un circuito di start-up. I riferimenti che trattati fin qui possono essere realizzati con una tecnologia bipolare che disponga di entrambi i transistori NPN e PNP, o con una tecnologia BiCMOS con soli transistori NPN, in quanto si possono sostituire gli specchi di corrente di tipo PNP con degli specchi di corrente a transistori PMOS. Il problema che ora ci si pone è se è possibile realizzare i riferimenti appena visti con una tecnologia puramente CMOS. A questa domanda si può rispondere affermativamente grazie alla presenza, in una qualsiasi tecnologia CMOS, di transistori NPN o PNP parassiti, che, sebbene di basse prestazioni, possono essere comunque impiegati per realizzare i circuiti precedentemente descritti, in maniera sufficientemente accurata. Se si considera una tecnologia CMOS del tipo n-well è possibile realizzare un transistore parassita PNP con il collettore connesso al substrato e, più in particolare, un diodo come mostrato in fig.10.10 (a) e 10.10 (b). X-7 Riferimenti di corrente e di tensione B C E B p+ p+ n+ p+ p+ C n-well p-bulk E Fig. 10.10 (a) Transistore PNP parassita Fig. 10.10 (b) Diodo parassita Un riferimento del tipo basato su V BE è mostrato in fig.10.11. Se si assume: (W L )1 = (W L )2 (W L )3 = (W L )4 è possibile scrivere le seguenti equazioni: I 2=I 1 VGS1=VGS 2 I 2= V EB1 R1 (10.22) (10.23) (10.24) VDD VDD M3 M4 M1 M2 M3 M4 M1 M2 R R Q2 Q1 VSS Fig. 10.11 Q2 VSS Riferimento basato sulla VBE Fig. 10.12 Riferimento PTAT Un riferimento del tipo PTAT è mostrato in fig. 10.12. Anche in questo caso assumendo: (W L )1 = (W L )2 (W L )3 = (W L )4 AE 2 = kAE1 X-8 (10.25) Riferimenti di corrente e di tensione si possono scrivere le equazioni: I 2=I 1 VGS1=VGS 2 V − VEB 2 VT I 2= EB1 = ln (k ) R1 R (10.26) (10.27) (10.28) Chiaramente entrambi i riferimenti essendo del tipo autopolarizzato necessitano di un circuito di start-up. 10.2 Riferimenti di tensione I riferimenti di tensione sono molto impiegati nei circuiti integrati per le più svariate esigenze. Essi infatti forniscono una grandezza elettrica di elevata precisione e stabilità che può essere utilizzata in generale come riferimento in vari blocchi circuitali, quali per esempio, i circuiti di rivelazione e/o di misura, i convertitori analogico/digitali e digitale/analogici, ecc. I riferimenti di tensione vengono anche utilizzati per definire accurate tensioni di lavoro ed amplificazioni con elevata stabilità sia rispetto a tolleranze di processo, sia rispetto alla temperatura. A differenza dei riferimenti di corrente la cui precisione è nel caso migliore legata al valore assoluto di un resistore integrato, i riferimenti di tensione possono essere realizzati con ottima precisione assoluta e stabilità termica. Questo è il caso del riferimento di tensione di tipo band-gap, nel quale si sfrutta il salto di potenziale della banda proibita per generare una tensione accurata e indipendente dalla temperatura. 10.2.1 Riferimento di tensione band-gap Il riferimento di tensione di tipo band-gap nasce dalla constatazione che una tensione indipendente dalla temperatura (per un ben fissato valore di temperatura) è possibile ottenerla implementando la seguente equazione: VR = VBE + nVT (10.29) Infatti, come ben noto, la tensione tra base ed emettitore di un transistore bipolare diminuisce all’aumentare della temperatura (-2.2 mV/°C a T=300 °K), mentre la tensione termica VT è proporzionale alla temperatura stessa. Se si pone la derivata di V R uguale a zero per T = T * , si trova che il valore di n per il quale il coefficiente di temperatura di V R è nullo è dato da: n(T *) = − q ∂VBE k ∂T (10.30) Sostituendo la (10.30) nella (10.29) si trova che la tensione V R il cui coefficiente di temperatura è nullo per T = T * è data da: q ∂ VBE (10.31) k ∂T Essendo n dipendente dalla temperatura, la tensione V R così determinata varia al variare della temperatura T * . A temperatura ambiente (T=300 °K) n assume il valore di 25.38 ed essendo la tensione tra base ed emettitore pari a circa 0.7V, la tensione di riferimento che si ottiene è circa uguale ad 1.3V. In realtà questo calcolo è al momento solo approssimativamente corretto. Dall’equazione (10.31) ancora non si evince la dipendenza di V R dai parametri di processo e da quelli di progetto. E’ possibile comunque esplicitando la dipendenza di V BE dalla temperatura e introducendo un parametro α che tiene conto VR (T *) = VBE − della dipendenza della corrente dalla temperatura ( I = CT α ), trovare per V R la seguente semplice espressione: T* VR (T *) = VG 0 + VT (γ − α )1 + ln T (10.32) X-9 Riferimenti di corrente e di tensione In questa equazione compaiono: il salto di potenziale della banda proibita a zero °K (1.205 V), VG 0 (da qui il nome di band-gap), un parametro di processo γ (valore tipico 3.2) ed uno di progetto, α (valore tipico 1), dipendente da come la corrente che determina la V BE è generata. La dipendenza della tensione V R dalla temperatura, per tre diversi valori di T * , è mostrata in fig. 10.13. VR (V) T*=500 °K T*=400 °K T*=300 °K 300 400 500 Fig. 10.13 T (°K) Dipendenza di V R dalla temperatura Il valore di V R nel punto a coefficiente di temperatura nullo, ottenuto dalla (10.31) per T = T * , è pari a: VR (T *) = VG 0 + (γ − α ) KT * q (10.33) che, assumendo γ = 3.2 e α = 1 , risulta essere: VR (T *) = VG 0 + 2.2 KT * q (10.34) Quest’ultima equazione dà i valori di V R per i quali il coefficiente di temperatura è nullo, in funzione della temperatura di lavoro desiderata. Per esempio la tensione di band-gap che ha un coefficiente di temperatura nullo per T = 300° K è pari a 1.26V. Questo in altre parole significa che, quando si va ad operare sul circuito per ottenere un coefficiente di temperatura nullo alla temperatura di 300 °K, si troverà per V R il valore di 1.26V. Chiaramente, i valori dati dall’equazione (10.34) sono dipendenti, seppure non fortemente, dal tipo di processo (con ) e dal tipo di implementazione (con α ). A quest’ultimo proposito è possibile fissare opportunamente la corrente che γ determina V BE al fine di compensare la dipendenza di V R dalla temperatura mostrata nella (10.32) e, almeno in linea di principio, rendere le curve in fig. 10.13 piatte. 10.2.2 Riferimento di tensione di Widlar Il riferimento di tensione band-gap di Widlar è probabilmente quello maggiormente impiegato data la sua semplicità ed il fatto che non richiede un circuito aggiuntivo di start-up. L’implementazione più semplice è quella mostrata in fig. 10.14. Qualora si richiede una migliore reiezione dei disturbi di alimentazione, il resistore R4 può essere sostituito da uno specchio di corrente alimentato da un riferimento di corrente. Assumendo AE 2 = kAE1 , AE 3 = AE1 e ponendo per semplicità V EE = 0 , si ottiene: V R = V BE 3 + R3 I 2 (10.35) X - 10 Riferimenti di corrente e di tensione Essendo: IC2 = I V BE1 − V BE 2 VT A = ln C1 ⋅ E 2 R1 R1 I C 2 AE1 (10.36) e supponendo I C1 = I C 3 e quindi V BE1 = V BE 3 si trova che: R2 I C1 = R3 I C 2 e quindi: IC2 = VT R3 ln R1 R2 k (10.37) e infine sostituendo la (10.37) nella (10.35): VR = VBE 3 + R3 R3 ln k ⋅VT R1 R2 (10.38a) Il parametro n, definito precedentemente dalla (10.30), risulta pari a: n= R3 R3 ln k R1 R2 (10.38b) VCC R4 Q4 VR R2 R3 Q3 Q1 Q2 R1 VEE Fig. 10.14 Riferimento band-gap di Widlar Esempio Se si pone k = 8 e R2 = R3 = 10kΩ , siccome per ottenere una tensione di riferimento con coefficiente di temperatura nullo a 27°C n va fissato a 25.38, R1 risulta pari a 820Ω. Infine, per soddisfare la condizione I C1 = I C 3 , bisogna dimensionare R4 nel modo seguente: R4 = (VCC − V BE 4 − V R ) I C1 . In questo caso: I C1 = I C 2 = I C 3 = (V R − V BE1, 3 ) R 2, 3 = (1.26 − 0.7 ) 10kΩ = 56mA X - 11 Riferimenti di corrente e di tensione 10.2.3 Riferimento di tensione di tipo autopolarizzato Un riferimento di tensione, nel quale la corrente di polarizzazione è svincolata dalla tensione di alimentazione grazie alla tecnica di autopolarizzazione, è quello mostrato in fig. 10.15: VCC RE RE Q4 Q5 Q3 VR Q2 Q1 IB R2 R1 VEE Fig. 10.15 Riferimento di tensione autopolarizzato Assumendo AE 2 = kAE1 , AE 3 = AE1 e ponendo per semplicità V EE = 0 , si ottiene: V R = V BE1 + (I C1 + I C 2 )R1 (10.39a) Siccome lo specchio di corrente Q3-Q4 impone che I C1 = I C 2 , si può scrivere: I C1 = I C 2 = VT ln k R2 (10.39b) e quindi per la tensione di riferimento: V R = V BE1 + 2 R1 VT ln (k ) R2 (10.40) Questo riferimento richiede un circuito di start-up in quanto il punto di lavoro con correnti nulle è compatibile con il circuito stesso. 10.2.4 Riferimento di tensione in tecnologia CMOS Un riferimento di tipo band-gap in tecnologia CMOS si può realizzare utilizzando i diodi parassiti visti precedentemente. Una possibile implementazione che fa uso di un amplificatore operazionale è mostrata in fig. 10.16. L’amplificatore operazionale svolge la duplice funzione di realizzare una corrente proporzionale a VT e di garantire una tensione di riferimento a bassa impedenza, cosa auspicabile quando il riferimento deve erogare corrente. Grazie all’amplificatore è V + = V − , per cui assumendo AE 2 = kAE1 e ponendo per semplicità V SS = 0 , si ottiene: R2 I C1 = R3 I C 2 X - 12 Riferimenti di corrente e di tensione Quindi: IC2 = VT R3 ln R1 R2 k (10.41) Osservando il circuito risulta: VR = VEB1 + R2 I C1 = VEB1 + R3 I C 2 (10.42) e dalla (10.41): V R = V EB1 + R R3 VT ln 3 R1 R2 k (10.43) VDD R3 R2 - VR + R1 Q1 Q2 VSS Fig. 10.16 Riferimento band-gap in tecnologia CMOS X - 13 VSS