2 Incontro del 11 dicembre 2012 2.1 Radici e coefficienti di un polinomio Nel 1799 Carl Friedrich Gauß⇤ dimostrò il seguente risultato, noto anche come Teorema Fondamentale dell’Algebra. Teorema (Gauß). Ogni polinomio di grado positivo a coefficienti complessi ha una radice complessa. Dal teorema di Ruffini discende allora facilmente che ogni polinomio monico p(x) di grado positivo n a coefficienti complessi (o reali, che sono particolari numeri complessi) si scrive come prodotto di n polinomi monici complessi di primo grado: p(x) = a0 + a1 x + · · · + an 1x n 1 + xn = (x ↵1 ) · · · (x ↵n ). Sviluppando il prodotto a destra ed eguagliando i coefficienti si trovano le formule di Viète † : an 1 = an 2 = (↵1 + · · · + ↵n ), X ↵i ↵j , 16i<j6n ⇤ Carl Friedrich Gauß (Braunschweig, 30 aprile 1777 – Gottinga, 23 febbraio 1855), talvolta definito “il principe dei matematici”, è stato un matematico, astronomo e fisico tedesco, che ha dato contributi determinanti in vari campi, inclusi analisi matematica, teoria dei numeri, statistica, calcolo numerico, geometria di↵erenziale, geodesia, geofisica, magnetismo, elettrostatica, astronomia e ottica. † François Viète, signore di Bigotière (Fontenay-le-Comte, 13 dicembre 1540 Parigi, 23 febbraio 1603), è stato un matematico e politico francese. Come matematico è noto soprattutto per l’introduzione di notazioni algebriche sintetiche capaci di rendere gli sviluppi deduttivi più compatti e più stringenti; egli si può ritenere la figura centrale ed eminente del periodo rinascimentale. È conosciuto anche con il suo nome latinizzato, Franciscus Vieta. 10 ... ... ... ak = ( 1)n X k 16i1 <i2 <···<ik 6n ... ... ... ↵ i1 ↵ i2 · · · ↵ ik , a0 = ( 1)n ↵1 · · · ↵n . In altre parole, il coefficiente ak si ottiene sommando tra loro tutti i possibili prodotti a k a k delle radici e moltiplicando il risultato per ( 1)n k . Si definisce k-esima funzione simmetrica elementare il polinomio (in n variabili X sk (x1 , . . . , xn ) = x i1 x i2 · · · x ik , (2.1) 16i1 <i2 <···<ik 6n cosicché le formule di Viète si scrivono nella forma: ak = ( 1)n k sn k (↵1 , . . . , ↵n ). (2.2) Esercizio (Giochi di Archimede 2011). Sapendo che l’equazione ax2 bx+c = 0, con a > 1, ha due soluzioni positive strettamente minori di 1, possiamo a↵ermare sicuramente che: (A) c + b < 3a, (B) c 6 b < a, (C) b 6 c, (D) c 6 b < 2, (E) b < 2 e c < a. Soluzione. Abbiamo informazioni sulle radici ↵1 e ↵2 del polinomio p(x) = x2 b c x+ a a che sono espresse nelle diseguaglianze 0 < ↵1 6 ↵2 < 1. Si ha allora c = ↵1 ↵2 < 1. a b 0 < = ↵1 + ↵2 < 2 a 0< e quindi 0 < c < a e 0 < b < 2a. Sommando queste due ultime diseguaglianze membro a membro si ottiene 0 < b + c < 3a e quindi (A) è una risposta corretta. Esercizio (Stage PreIMO Pisa 2006). Siano p e q interi positivi, e sia P (x) = (x + 1)p (x 3)q = xn + a1 xn 1 + a2 xn 2 + · · · + an 1x + an . Determinare tutte le coppie (p, q) di interi positivi per cui si ha che a1 = a2 . Soluzione. Il coefficiente a1 è l’opposto della somma di tutte le radici (ciascuna presa tante volte quante è la sua molteplicità) mentre a2 la somma dei loro 11 prodotti a due a due, pertanto, poiché ci sono p radici uguali a uguali a 3, p a1 = p 3q; ✓ ◆ ✓ ◆ q p +9 a2 = 2 2 ✓ ◆ ✓ ◆ p q 3q = +9 2 2 1 e q radici 3pq; 3pq. Liberando dai denominatori e svolgendo i calcoli si trova 3q)2 = 3p + 3q, (p da cui scopriamo che p 3q = 3h è divisibile per 3. Sostituendo otteniamo 3(p + q) = 9h2 e pertanto abbiamo il sistema da cui otteniamo ( p + q = 3h2 p 3q = 3h ( 3h(h 1) 4 3h(3h+1) 4 q= p= È facile vedere che queste formule restituiscono valori di p e di q interi se e solo se h è della forma 4s o 4s + 1 (dove s è un intero). 2.2 Polinomio reciproco Dato il polinomio p(x) = a0 +⇣a1⌘x + · · · + an 1 xn 1 + an xn (supponiamo a0 6= 0 e an 6= 0), calcoliamo p y1 = a0 + a1 y1 + · · · + an 1 yn1 1 + an y1n = 1 yn a0 y n + a1 y n 1 + · · · + an 1 y + an . Il polinomio p̃(x) reciproco di p(x) è definito come p̃(x) = a0 xn + a1 xn 1 + · · · + an 1 x + an . Per quanto appena mostrato vale l’identità: ✓ ◆ 1 p̃(x) = xn p = a 0 xn + a 1 xn 1 + · · · + a n 1 x + a n (2.3) x e si ottiene da p(x) rovesciando l’ordine dei coefficienti. È facile vedere che se p(x) = an (x ↵1 ) · · · (x ↵n ) è la scomposizione di p(x) come prodotto di polinomi di primo grado, allora p̃(x) = an (1 x↵1 ) · · · (1 x↵n ). In particolare le radici del polinomio p̃(x) sono le inverse delle radici del polinomio p(x). Una conseguenza del teorema fondamentale dell’algebra, che vedremo quando a↵ronteremo i numeri complessi, è che i polinomi irriducibili a coefficienti reali sono quelli di primo grado o quelli di secondo grado con discriminante < 0. Alla luce di quanto appena detto a↵rontiamo il seguente esercizio. 12 Esercizio. Scomporre il polinomio x4 + 1 come prodotto di due polinomi a coefficienti reali di secondo grado (si noti che il detto polinomio non ha radici reali). Soluzione. Notiamo che il polinomio p(x) = x4 + 1 coincide con il proprio reciproco, pertanto se ↵ è una radice (complessa) di p(x), anche ↵ 1 = 1/↵ lo è. Possiamo, allora scrivere p(x) nella forma x4 + 1 = p(x) = (x = (x 2 = (x 2 =x dove A = ↵ + ↵ otteniamo 1 ↵)(x 1 (↵ + ↵ 1 )(x )x + 1)(x Ax + 1)(x 4 ↵ 2 2 1 )= )x + 1) = Bx + 1) = (A + B)x + (AB + 2)x2 + 1 ( + 3 eB= 1 )(x (A + B)x + 1, . Eguagliando i coefficienti grado per grado ( A+B =0 AB = 2 p p da cui ricaviamo A = 2 e B = 2 (o viceversa) e quindi p p p(x) = (x2 + 2 · x + 1)(x2 2 · x + 1). 2.3 Identità di Newton Si definisce k-esima funzione potenza sulle variabili x1 , . . . xn la somma hk (x1 , . . . xn ) = xk1 + · · · + xkn . (2.4) Per brevità scriveremo hk per indicare hk (↵1 , . . . ↵n ) e sk per indicare la k-esima funzione simmetrica elementare sk (↵1 , . . . , ↵n ). Dato un polinomio monico p(x) = a0 + a1 x + · · · + an 1 xn 1 + xn = ( 1)n sn + ( 1)n 1 sn 1 x + · · · s1 xn 1 + xn , sempre con le notazioni della sezione precedente abbiamo 0 = p(↵1 ) = ( 1)n sn + ( 1)n 1 sn 1 ↵1 0 = p(↵2 ) = ( 1)n sn + ( 1)n .. . 1 sn 1 ↵2 0 = p(↵n ) = ( 1)n sn + ( 1)n 1 1 ↵n sn s1 ↵1n 1 + ↵1n + ··· s1 ↵2n 1 + ↵2n + ··· s1 ↵nn 1 + ↵nn . + ··· Sommando membro a membro otteniamo: 0 = ( 1)n nsn + ( 1)n 1 sn 13 1 h1 + ··· s 1 hn 1 + hn da cui si ricava hn = s 1 hn s 2 hn 1 2 + · · · + ( 1)n 2 sn 1 h1 + ( 1)n 1 nsn . Rimandando a poco più avanti per i dettagli della dimostrazione, avendo cura di porre si = 0 per i > n, notiamo che questa identità ha un carattere più generale e può essere scritta come: h k = s 1 hk s 2 hk 1 2 + · · · + ( 1)k 2 sk 1 h1 + ( 1)k 1 ksk . (2.5) Elencando i primi valori di k = 1, . . . , l si ottengono le Identità di Newton: h1 = s 1 h2 = s 1 h1 2s2 ... ... ... hn = s 1 hn 1 s 2 hn 2 ... ... ... hl = s 1 hl 1 s 2 hl 2 + · · · + ( 1)n + · · · + ( 1)n 2 2 sn sn 1 h1 + ( 1)n 1 hl n+1 1 nsn + ( 1)n 1 s n hl n per l > n. Diamo ora una dimostrazione delle Identità di Newton. Utilizzando la formula della derivata del prodotto di funzioni, calcoliamo la derivata del suo reciproco: p̃0 (x) = = d (1 dx n X x↵1 ) · · · (1 ↵i (1 i=1 x↵n ) = x↵1 ) · · · (1 x↵i 1 )(1 x↵i+1 ) · · · (1 x↵n ), e poniamo Hr (x) = h1 + xh2 + · · · + xr hr+1 . Dall’identità 1 tr+1 = (1 + t + t2 + · · · + tr ) 1 t segue che Hr (x) = h1 + xh2 + · · · + xr hr+1 = = (↵1 + · · · + ↵n ) + x(↵12 + · · · + ↵n2 ) + · · · + xr (↵1r+1 + · · · + ↵nr+1 ) = n X = ↵i 1 + (x↵i ) + (x↵i )2 + · · · + (x↵i )r = i=1 = ↵1 1 + (x↵1 ) + (x↵1 )2 + · · · + (x↵1 )r + · · · + xr+1 ↵1r+1 ) (1 xr+1 ↵nr+1 ) + · · · + ↵n (1 x↵1 ) (1 x↵n ) n X xr+1 q(x) ↵i (1 x↵1 ) · · · (1 x↵i 1 )(1 = ↵1 = + · · · + ↵n 1 + (x↵n ) + (x↵n )2 + · · · + (x↵n )r = (1 i=1 (1 x↵1 ) · · · (1 14 x↵n ) x↵i+1 ) · · · (1 x↵n ) dove q(x) è un opportuno polinomio in x, e pertanto xr+1 q(x) p̃0 (x) . p̃(x) Hr (x) = Otteniamo allora la seguente eguaglianza tra polinomi (nell’indeterminata x) che è vera per ogni valore del numero naturale r: p̃0 (x) = Hr (x)p̃(x) xr+1 q(x) Uguagliando tra loro i coefficienti delle potenze di x con esponente minore o uguale a r nei due membri della precedente equazione, troviamo, come preannuciato, le Identità di Newton per l 6 r. D’altra parte la genericità di r mostra che queste eguaglianze sono vere per ogni numero naturale l. Esercizio. Nel caso n = 2 determinare le prime quattro funzioni potenza come espressione polinomiale nelle funzioni simmetriche elementari. Soluzione. Chiaramente h1 = s1 = ↵1 + ↵2 . Dalla seconda equazione ricaviamo ↵12 + ↵22 = h2 = s1 h1 = s21 2s2 = 2s2 = = (↵1 + ↵2 )2 2↵1 ↵2 . Dall’ultima equazione di Newton elencata sopra (l = 3, n = 2) si trova ↵13 + ↵23 = h3 = = h1 s 2 + h2 s 1 = = s1 s2 + (s21 = s31 2s2 )s1 = 3s1 s2 = = (↵1 + ↵2 )3 3(↵1 + ↵2 )(↵1 ↵2 ). Infine, sempre dall’ultima equazione di Newton elencata sopra (l = 4, n = 2), abbiamo: ↵14 + ↵24 = h4 = = h2 s 2 + h3 s 1 = = (s21 = = s41 2s2 )s2 + (s31 4s21 s2 + (↵1 + ↵2 )4 2s22 3s1 s2 )s1 = = 4(↵1 + ↵2 )2 (↵1 ↵2 ) + 2(↵1 ↵2 )2 . 15 A titolo di curiosità riportiamo anche le funzioni potenza con indici più elevati (sempre per n = 2): h5 = s51 5s31 s2 + 5s1 s22 h6 = s61 6s41 s2 + 9s21 s22 h7 = s71 7s51 s2 + 14s31 s22 7s1 s32 h8 = s81 8s61 s2 + 20s41 s22 16s21 s32 + 2s42 h9 = s91 9s71 s2 + 27s51 s22 30s31 s32 + 9s1 s42 h10 = s10 1 2s32 10s81 s2 + 35s61 s22 50s41 s32 + 25s21 s42 2s52 Esercizio. Determinare i coefficienti a, b e c del polinomio x3 + ax2 + bx + c le cui radici siano i quadrati delle radici del polinomio x3 3x + 1. Soluzione. In questo caso si ha s1 = 0, s2 = sei formule di Newton per n = 3: 3 e s3 = 1. Scriviamo le prime s 1 = h1 2s2 = h1 s1 h2 3s3 = h1 s2 h2 s 1 + h3 0 = h1 s 3 0= h2 s 2 + h3 s 1 h2 s 3 + h3 s 2 0 = h3 s 3 h4 h4 s 1 + h5 h4 s 2 + h5 s 1 h6 Invertendo tali relazioni rispetto ad h1 , . . . , h6 si trova: h1 = s 1 h2 = h1 s 1 = h3 = = = s21 s1 s2 + s31 s31 = s1 s3 s41 h5 = h2 s 3 = = (s21 s51 h6 = h3 s 3 = 2s2 h1 s2 + h2 s1 + 3s3 = h4 = h1 s 3 = 2s2 (s31 2s2 s1 + 3s3 = 3s1 s2 + 3s3 h 2 s 2 + h3 s 1 = (s21 4s21 s2 2s2 )s2 + (s31 + 2s22 3s1 s2 + 3s3 )s1 = + 4s1 s3 h3 s 2 + h4 s 1 = 2s2 )s3 (s31 3s1 s2 + 3s3 )s2 + (s41 5s31 s2 + 5s21 s3 + 5s1 s22 4s21 s2 + 2s22 + 4s1 s3 )s1 = 5s2 s3 h4 s 2 + h5 s 1 = 3s1 s2 + 3s3 )s3 (s41 4s21 s2 + 2s22 + 4s1 s3 )s2 + 16 + (s51 = s61 6s41 s2 + 6s31 s3 + 9s21 s22 5s31 s2 + 5s21 s3 + 5s1 s22 12s1 s2 s3 2s32 + 5s2 s3 )s1 = 3s23 Invertendo invece le prime tre formule rispetto ad s1 , s2 , s3 si trova: s 1 = h1 s2 = s3 = h2 h2 h1 s 1 h2 = 1 2 2 h3 h3 h2 s 1 + h1 s 2 = 3 h2 h1 + h1 h21 h2 2 3 = 2h3 3h1 h2 + h31 6 In particolare si trova: a= s1 (↵12 , ↵22 , ↵32 ) = (↵12 + ↵22 + ↵32 ) = = h2 (↵1 , ↵2 , ↵3 ) = s21 + 2s2 = = 6 b = s2 (↵12 , ↵22 , ↵32 ) = = = = h1 (↵12 , ↵22 , ↵32 )2 h2 (↵12 , ↵22 , ↵32 ) 2 h2 (↵1 , ↵2 , ↵3 )2 (s21 2s2 ) 2 2 (s41 h4 (↵1 , ↵2 , ↵3 ) 4s21 s2 + 2s22 = = + 4s1 s3 ) 2 = =9 c= = = s3 (↵12 , ↵22 , ↵32 ) = 2h3 (↵12 , ↵22 , ↵32 ) 2h6 (↵1 , ↵2 , ↵3 ) 3h1 (↵12 , ↵22 , ↵32 )h2 (↵12 , ↵22 , ↵32 ) + h1 (↵12 , ↵22 , ↵32 )3 = 6 3 3h2 (↵1 , ↵2 , ↵3 )h4 (↵1 , ↵2 , ↵3 ) + h2 (↵1 , ↵2 , ↵3 ) = 6 (tenendo conto del fatto che s1 = 0) = = 2( 2s32 + 3s23 ) 3( 2s2 )(2s22 ) + ( 2s2 )3 = 6 1. 17 Soluzione alternativa. Consideriamo una radice ↵ del polinomio x3 ha allora ↵3 = 3↵ 4 ↵ = 3↵ 1; 2 ↵; ↵5 = 3↵3 6 ↵ = 3x + 1, si ↵2 = 3 ↵ + 9↵ 2 ↵2 + 9↵ 3↵ = 9↵ 3; 2 6↵ + 1. Sommando membro a membro la quarta eguaglianza e la seconda moltiplicata per 6, troviamo ↵6 6↵4 = 9↵2 + 1, da cui deduciamo che ↵2 è radice del polinomio q(x) = x3 6x2 + 9x 1. Esercizio (Olimpiadi 2008 Senior, problemi a risposta rapida). Siano a1 , a2 , a3 , a4 le radici (eventualmente complesse e ripetute a seconda della molteplicità) del polinomio x4 + 7x3 13x2 + 17x 5. Calcolare 1 1 1 1 + + + a1 a2 a3 a4 Soluzione. Detto p(x) = x4 + 7x3 13x2 + 17x 5, i numeri sono radici del polinomio monico (multiplo del reciproco) 1 p̃(x) = 5 1 5 7 13 x + x2 5 5 1 1 1 1 , , e a1 a2 a3 a4 17 3 x + x4 . 5 La somma delle radici di questultimo è uguale al coefficiente del termine di terzo grado cambiato di segno: 1 1 1 1 17 + + + = a1 a2 a3 a4 5 2.4 Radici multiple Una radice ↵ di un polinomio p(x) è detta multipla se (x ↵)2 divide p(x). Proposizione 2. Una radice ↵ di un polinomio p(x) è multipla se e solo se ↵ è una radice del polinomio derivato p(x)0 . Dimostrazione. Scriviamo p(x) nella forma p(x) = an (x ↵1 ) · · · (x ↵n ). Questo polinomio ha una radice doppia se e solo se ↵i = ↵j per qualche coppia di indici i e j con i 6= j. Otteniamo p(x)0 = an n X Y i=1 1jn j6=i 18 (x ↵j ) e quindi p(↵i )0 = an Y (↵i ↵j ). 1jn j6=i Troviamo allora che che p(↵i )0 = 0 se e solo se ↵i = ↵j per qualche coppia di indici i e j con j 6= i. Esempio (polinomi di secondo grado). Supponiamo che il polinomio p(x) = ax2 + bx + c abbia una radice multipla ↵. Per quanto appena detto si ha ( p(↵) = a↵2 + b↵ + c = 0 p(↵)0 = 2a↵ + b = 0 b b2 , ↵2 = e, sostituendo nella prima equazione e 2a 4a2 2 b + 4ac = , dove è il discriminante del polinomio 4a 4a da cui di ricava ↵ = semplificando, 0 = p(x). Esempio (polinomi di terzo grado). Supponiamo che il polinomio p(x) = x3 + a ax2 + bx + c abbia una radice multipla. Poniamo x = y 3 , sostituendo si ottiene p(x) = y 3 ay 2 + a2 y 3 a3 + ay 2 27 2a a2 y+ + by 3 9 ab +c= 3 = y 3 + py + q = l(y) dove l(y) è un polinomio in y con radici multiple e p= a2 3 2a + b, 3 q= a3 a2 + 27 9 ab + c. 3 Non si perde quindi di generalità riducendosi a considerare il caso (apparentemente particolare) dei polinomi della forma l(x) = x3 + px + q. Notiamo che se q = 0, allora una radice di l(x) è uguale a zero, e la somma delle tre radici è anch’essa nulla. Se, come stiamo supponendo, l(x) ha radici multiple e q = 0 allora due radici coincidono, una radice è nulla e le altre due sono necessariamente opposte tra loro: l’unica possibilità di avere queste condizioni è che siano nulle tutte e tre le radici. Ne deduciamo in tal caso che p = 0 e che l(x) = x3 . Supponiamo allora di essere nel caso in cui p 6= 0 6= q. Se ↵ è una radice multipla di l(x) abbiamo 0 = l(↵) = ↵3 + p↵ + q 0 = l(↵)0 = 3↵2 + p 19 ↵l(↵)0 = 2p↵ + 3q e ↵ = Pertanto 0 = 3l(↵) 27q 3 8p2 3q 2p . 3q 2 Sostituendo tale valore q 3 8p2 (4p nella prima equazione si trova 0 = +q = + 27q 2 ). È facile vedere che questa condizione è anche sufficiente: il polinomio l(x) = x3 + px + q ha una radice multipla se e solo se 4p3 + 27q 2 = 0. Infatti, se le radici di l(x) sono ↵1 , ↵2 e ↵3 , sapendo che ↵3 = ↵1 ↵2 , si trova p = ↵1 ↵2 + ↵1 ↵3 + ↵2 ↵3 = = q= = 4p3 + 27q 2 = ↵12 ↵1 ↵2 ↵22 ; ↵1 ↵2 ↵3 = ↵12 ↵2 + 4↵16 ↵1 ↵22 ; 12↵15 ↵2 + 3↵14 ↵22 + 26↵13 ↵23 + 3↵12 ↵24 = (↵1 ↵2 )2 (2↵1 + ↵2 )2 (↵1 + 2↵2 )2 = = (↵1 ↵2 )2 (↵1 ↵3 )2 (↵2 12↵1 ↵25 4↵26 = ↵3 )2 . Il numero = 4p3 27q 2 è detto discriminante del polinomio x3 + px + q e si annulla se e solo tale polinomio ha una radice multipla. Esercizio. Dato un polinomio p(x) = ax3 + bx2 + cx + d, con d 6= 0 di terzo grado a coefficienti reali chiamiamo mossa ammissibile una delle seguenti: 1. passare dal polinomio p(x) al suo reciproco p̃(x) = a + bx + cx2 + dx3 , 2. se v 2 R non è una radice di p(x) passare da p(x) a q(x) = p(x + v), 3. se u 2 R e u 6= 0 passare da p(x) a s(x) = p(u · x), 4. se w 2 R e w 6= 0 passare da p(x) a t(x) = w · p(x). È possibile passare dal polinomio p(x) = x3 7x + 6 al polinomio h(x) = x3 12x + 16 con un numero finito di mosse ammissibili? Soluzione. La risposta è no, infatti ognuna delle mosse ammissibili non altera la tipologia e il numero delle radici distinte di un polinomio. Notiamo che invece i due polinomi, avendo il primo discriminante p = 4 · ( 7)3 27 · 62 = 400 ed il secondo h = 4 · ( 12)3 27 · (16)2 = 0, hanno rispettivamente tre radici distinte il primo e radici multiple il secondo. 20