CAP 9
LE DIFFICOLTA’ DELL’ECONOMIA
EUROPEA NEGLI ANNI VENTI
Negli anni Venti Germania e GB pur essendo i due paesi
europei più solidi ebbero l’andamento più
insoddisfacente
Francia e Italia ebbero risultati economici meno negativi,
a causa di questo l’Europa di questo periodo non fu in
grado di dar vita ad un nuovo ciclo di sviluppo
L'Europa nel 1920
1.Repubblica di
Portogallo
2.Regno di Spagna
3.Principato di
Andorra
4.Terza Repubblica
Francese
5.Regno d'Italia[1]
6.Svizzera
7.Regno del Belgio
8.Regno di Olanda
9.Repubblica di
Weimar
10.Regno di
Danimarca e di
Islanda
11.Prima repubblica
austriaca
12.Repubblica
Cecoslovacca
13.Seconda
repubblica polacca
14.Slesia
15.Regno
d'Ungheria
16.Regno di
Jugoslavia
17.Regno di
Romania
18.Regno di Albania
19.Grecia
20.Regno di
Bulgaria
21.Ucraina
22.Russia Sovietica
23.Lituania Centrale
24.Repubblica di Lettonia
25.Costantinopoli
26.Turchia
27.Repubblica di Finlandia
28.Regno di Svezia
29.Regno di Norvegia
30.Impero britannico
31.Rif
32.Regno del Marocco
33.Algeria (colonia francese)
34.Tunisia (protettorato francese)
35.Tripolitania (Libia)
36.Egitto
37.Repubblica di San Marino
38.Vaticano (Regno d'Italia)
39.Libera Città di Danzica
40.Granducato del Lussemburgo
41.Repubblica Democratica di Georgia
Germania: dall’iperinflazione alla crisi
La nuova Repubblica di Weimar si avviò sotto i peggiori
auspici:
Le colonie furono confiscate, come:
elevate perdite umane a causa della guerra (2mln),
perso il 13% del territorio con il 75% delle miniere di ferro,
68% di zinco,
26% di carbone
la marina militare
il materiale bellico
le navi mercantili
parte della flotta dei pescherecci
migliaia di locomotive,
carri ferroviari,
camion …
e vi fu l’obbligo di invii in natura agli alleati di prodotti in
conto riparazioni fino al 1923
La moneta divenne iperinflazionata
Novembre 1923, 1$ = 4.200 miliardi di marchi … venne
introdotto un nuovo marco “Renten Mark”
Venne lasciato molto potere agli industriali siderurgici
unico gruppo coeso e organizzato
1924 con il piano Daws si stabilizza la circolazione
monetaria con il Reichs Mark (v. tab 9.1)
il primo anno dopo la stabilizzazione monetaria il reddito
pro capite era l’89% di quello prebellico, esportazioni
pari al 51%
La stabilità fu raggiunta grazie all’afflusso di capitali
stranieri (2/3 dagli USA) che finanziarono tra il 19251927 1/3 degli investimenti interni quali le rate delle
riparazioni mantenendo la bilancia dei pagamenti in
equilibrio
Il Trattato di Versailles, anche detto Patto di Versailles, è
uno dei trattati di pace che pose ufficialmente fine alla I^
guerra mondiale. Fu stipulato nell'ambito della
Conferenza di Pace di Parigi del 1919-1920 e firmato da
44 stati nel giugno del ’19 a Versailles.
Tra le disposizioni previste dal Trattato di Versailles c'era
la perdita delle colonie e di territorio da parte della
Germania. La lista di ex-province tedesche che
cambiarono appartenenza comprende:
l‘Alsazia-Lorena, restituita alla Francia;
lo Schleswig settentrionale alla Danimarca;
gran parte della della Prussia occidentale e parte della Slesia alla
Polonia;
la città di Danzica con il delta della Vistola sul Mar Baltico, venne
resa Città libera di Danzica, sotto l'autorità della Società delle
Nazioni e della Polonia.
L'articolo 156 del trattato trasferì al Giappone le
concessioni tedesche nello Shandong, in Cina, piuttosto
che il ritorno dell'autorità sovrana alla Cina
Il trattato stabilì una commissione che doveva
determinare le esatte dimensioni delle riparazioni che
dovevano essere pagate dalla Germania. Nel 1921,
questa cifra fu ufficialmente stabilita in 33 miliardi di
dollari. I problemi economici che questi pagamenti
comportarono sono spesso citati come la principale
causa della fine della Repubblica di Weimar e della
ascesa di Hitler, che inevitabilmente portò allo scoppio
della II^ guerra mondiale.
gli Stati Uniti in seguito negoziarono una pace separata
con la Germania: il trattato di Berlino del 1921, che
confermò il pagamento delle riparazioni e altre
disposizioni del Trattato di Versailles
La Germania doveva mantenere alti i tassi di interesse
per attirare capitali privati stranieri
Prendevano a prestito perlopiù i Comuni per progetti
infrastrutturali pubblici e per il settore agricolo. Non
riuscendo a garantire una profittabilità sufficiente per
coprire gli interessi questi ultimi tesero a calare
Diminuì l’attrattività del mercato tedesco per gli stranieri
(americani in primis)
Fine 1927 vi fu il ritiro dei capitali americani che aggravò
e rallentò l’economia tedesca provocando nel 1928 una
vera e propria crisi dovuta principalmente alla vicenda
delle riparazioni
L’iperinflazione aveva azzerato tutti i capitali liquidi
(depositi bancari, titoli di stato), oltre alla moneta
corrente mettendo in ginocchio la classe media
Dopo la stabilizzazione si discusse inutilmente in
parlamento la possibilità di recuperare queste perdite
subite dalla classe media, portandola così verso partiti
estremi contro la Repubblica di Weimar
La grande crisi del 1929 rafforzerà tali partiti
Gran Bretagna: primato della sterlina a qualunque costo
Mentre la crisi della Germania era prevedibile anche a
causa delle condizioni imposte dal Trattato di Versailles
Diverso fu per la GB, potenza vincitrice: reddito pro
capite analogo al livello prebellico, disoccupazione alta,
(7-11%), esportazioni stagnanti
La guerra aveva molto indebolito la GB sia
finanziariamente che sul piano industriale e
commerciale:
gli impianti non erano stato rinnovati,
le esportazioni tradizionali erano state soppiantate da altri paesi,
aveva un debito di 4,7 miliardi nei confronti degli USA,
i crediti nei confronti degli alleati europei erano inesigibili,
L’inflazione era superiore a quella americana (sterlina svalutata)
Politici e economisti erano convinti di poter risolvere le
cose ristabilendo le condizioni prebelliche come quella
della stabilità monetaria
Gli europei ritornano al gold standard: GB nel 1925
decide di tornare al tasso di cambio di prima della guerra
(4,86$ per 1 sterlina) pensando di essere ancora leader
e che il ritorno all’equilibrio sarebbe stato garantito dalla
flessibilità dei prezzi e dei salari, nei pagamenti
internazionali e nell’uso delle riserve
La decisione di Churchill venne appoggiata sia dalla City
(che voleva rafforzare la sterlina), sia dagli industriali non
preoccupati dalla perdita di competitività delle
esportazioni
Solo Keynes criticò questa scelta dichiarando che la
combinazione di “sopravvalutazione e deflazione” non
avrebbe garantito l’equilibrio
Il governo per mantenere il cambio sopravvalutato della
sterlina dovette tenere alti i tassi di interesse che
disincentivavano gli investimenti, con esportazioni
sempre più calanti (a causa anche di uno sciopero di
minatori nel 1926)
La bilancia dei pagamenti divenne negativa e le riserve
calarono. La banca di Inghilterra non voleva fare ricorso
a prestiti
Francia: una stabilizzazione monetaria realistica
La Francia uscita dalla guerra con grosse perdite tentò di
ottenere mezzi esterni tramite le riparazioni, mentre in
realtà per la lentezza e esiguità di questi pagamenti finì
per affrontarla tutta da sola (I°paradosso)
Positivi furono: il recupero dell’Alsazia e Lorena (molte
materie prime e industrie) e l’ampliamento dell’industria
pesante
Periodo caratterizzato da grande instabilità politica (tra il
1924 e il 1926 vi furono 11 governi diversi, II°
paradosso)
Nel 1926 Poincaré stabilizzò il franco senza danni per la
democrazia: il franco venne stabilizzato a 25,53 franchi
per $ (vs 5,18 prima della guerra)
Il governo francese svalutò la moneta anche se aveva
oro in eccedenza per sottrarre mercati esteri alle
esportazioni inglesi
Questo fu possibile poiché non esistevano organismi
economici internazionali multilaterali che armonizzassero
le decisioni
Ne uscì con una economia in generale migliore rispetto a
quella degli altri paesi analizzati: esportazioni +50%,
reddito pro capite +1/3 rispetto agli altri
Italia: dalla democrazia alla dittatura
1.
2.
3.
Le difficoltà dell’Italia furono di gran lunga superiori a quelle
della Francia scivolando in vent’anni di dittatura
Fattori che hanno spinto il paese all’uscita dalla
democrazia:
Difficile processo di riconversione delle industrie dalla
produzione di guerra a quella di pace (non sostenibile dallo
stato in deficit), con fallimenti di imprese e banche
Grosso conflitto sociale dovuto a disoccupazione e
inflazione (occupazione delle terre e delle fabbriche nel
“biennio rosso” 1919-1920)
1919 nascita del Partito Popolare, cambiamento dal
sistema elettorale maggioritario a proporzionale (viene
sconfitto il partito liberale e nascono il Socialista e
Popolare, non collaborativi fra loro)
1919 nascita del movimento fascista di Mussolini
5.
Atteggiamento poco garantista del re che non bloccò la
marcia su Roma (1922): Mussolini ha l’incarico di formare
un nuovo governo
Non aiutava inoltre la mancanza di qualsiasi aiuto
internazionale per la ricostruzione oltre alla mancanza di
fatto di una democrazia di massa (il suffragio universale
maschile era stato introdotto solo nel 1912)
I sindacati vennero aboliti (nel 1925), iniziò però un periodo
inflazionistico (1924) e dovette negoziare la cancellazione dei
debiti verso la GB e gli USA e stabilizzare la lira per rientrare
nel gold Standard. Impose un tasso di cambio sopravvalutato
di 90£ per sterlina. Riuscì a consolidare il debito pubblico
4.
La Banca d’Italia diventa la sola banca di emissione
Le manovre al ribasso di prezzi e salari evitano di
sprofondare nella crisi e nel 1928 si vede una ripresa.
Il governo si dedica all’organizzazione delle bonifiche
per migliorare l’agricoltura
Gli anni Venti furono abbastanza positivi per l’economia
italiana
La produzione industriale aumenta abbastanza,
soprattutto nel chimico: si affacciano imprese come
Montecatini, Snia Viscosa