1 Algebre e σ-algebre Dato un insieme Ω, l’insieme di tutti i suoi sottoinsiemi si dice insieme delle parti di Ω, e si indica con P(Ω) o con 2Ω . Se Ω è un insieme finito di n elementi, P(Ω) ha 2n elementi. Ad esempio per n = 2, se Ω = {0, 1}, allora P(Ω) = {∅, {0}, {1}, Ω}. Un sottoinsieme A di P(Ω)1 è un’algebra su Ω se è chiuso rispetto alle operazioni di complementazione e di intersezione finita2 : • Se A ∈ A, allora anche Ω \ A ∈ A. • Se A, B ∈ A, allora anche A ∩ B ∈ A. Non è difficile, partendo da queste ipotesi, verificare che un’algebra contiene sempre l’insieme vuoto ed è chiusa anche rispetto alla differenza tra insiemi (esercizio!). Un sottoinsieme A di P(Ω) è una σ-algebra su Ω se è un’algebra e inoltre è chiuso rispetto all’intersezione numerabile3 : T • Se {An }n∈N è una successione in A, allora anche An ∈ A. Un qualunque sottoinsieme I di P(Ω) può essere ingrandito fino ad ottenere una σ-algebra. La più piccola σ-algebra contenente I è detta generata da I e si denota con σ(I). L’argomento standard per dimostrarne l’esistenza è il seguente (i vari passi sono semplici verifiche che possono essere fatte per esercizio): i. Vi è almeno una σ-algebra contenente I. Infatti P(Ω) lo è. ii. L’intersezione di σ-algebre (una quantità qualsiasi!) è una σ-algebra. iii. Se si definisce σ(I) come l’intersezione di tutte le σ-algebre che contengono I si ottiene certamente la più piccola di queste. 2 Boreliani Sia I l’insieme degli intervalli chiusi di R: I = {[a, b] ⊂ R|a ≤ b}. La σ-algebra generata da I è detta insieme dei Boreliani di R e si denota con B(R). L’insieme B(R) può essere visto come la σ-algebra generata da varie classi di insiemi. Alcuni esempi sono: • Gli intervalli chiusi [a, b] con a ≤ b. • Gli intervalli aperti (a, b) con a < b. • Le semirette4 sinistre chiuse (−∞, a] con a ∈ R. 1 Si ragioni sul fatto che un qualunque sottoinsieme P(Ω) è un insieme di sottoinsiemi di Ω. 2 È facile verificare (esercizio!) che si ottengono definizioni equivalenti se si chiede la chiusura rispetto all’intersezione di due, o di qualunque numero finito di elementi, o anche all’unione, nelle stesse varianti. 3 Questa definizione non è equivalente alla precedente. Anche qui comunque si può sostituire la chiusura per intersezione numerabile con quella per unione numerabile. 4 Sinistre o destre, chiuse o aperte, funziona comunque. 1 • Gli insiemi aperti di R (questa è la definizione classica, che si estende a tutti gli spazi topologici). Per verificare che due classi di insiemi generano la stessa σ-algebra, bisogna mostrare che ogni insieme dell’una può essere ottenuto da quelli dell’altra (e viceversa) con le operazioni lecite nelle σ-algebre. Ad esempio per la seconda e la terza di quelle elencate: i. Per ogni intervallo aperto (a, b), si può scrivere (−∞, b) = ∞ [ 1 , −∞, b − n n=1 (a, b) = (−∞, b) \ (−∞, a]. ii. Per ogni semiretta (−∞, a], si può scrivere (a, ∞) = ∞ [ (a, a + n), (−∞, a] = (a, ∞)c . n=1 Non tutti i sottoinsiemi di R sono Boreliani (vedremo più avanti un famoso controesempio); per quelli che lo sono, la strategia per dimostrarlo è simile a quelle appena viste. Ad esempio l’insieme di Cantor C si ottiene sottraendo all’intervallo [0, 1] il terzo centrale, poi il terzo centrale dei due segmenti restanti, poi il terzo centrale dei quattro segmenti restanti, e cosı̀ via. Con le operazioni delle σ-algebre: n C0 = [0, 1], Cn+1 = Cn \ 3 [ 3−n (i − 2/3), 3−n (i − 1/3) , C= ∞ \ Cn , n=1 i=1 quindi C ∈ B(R). I Boreliani di sottoinsiemi di R, si definiscono nel modo ovvio. Ad esempio nel seguito useremo quelli dell’intervallo (0, 1]: B(0, 1] = {A ∈ B(R)|A ⊂ (0, 1]}. 3 Misure e probabilità Se Ω è un insieme e F è una σ-algebra su Ω, la coppia (Ω, F) si dice spazio misurabile o probabilizzabile. Una misura di probabilità su (Ω, F) è un’applicazione P : F → R tale che: • P è non negativa. • P (Ω) = 1. • P è σ-additiva, ovvero se {A S Pn }n∈N è una successione in F di insiemi disgiunti, allora P ( An ) = P (An ). Se si toglie la seconda richiesta si ha la definizione di misura; noi studieremo però solo le misure di probabilità. Tra le conseguenze immediate di questi assiomi, dimostrabili per esercizio, vi sono: i. P (∅) = 0. ii. P (Ac ) = 1 − P (A). 2 iii. A ⊂ B implica che P (A) ≤ P (B). iv. P (A ∪ B) = P (A) + P (B) − P (A ∩ B). v. Se {A Sn }n è una successione crescente di eventi A1 ⊂ A2 ⊂ . . . con limite A = An , allora lim P (An ) = P (A). vi. Se {ATn }n è una successione decrescente di eventi A1 ⊃ A2 ⊃ . . . con limite A = An , allora lim P (An ) = P (A). 4 Carathéodory e Lebesgue Il Teorema di Carathéodory (che non dimostriamo) dice che se A è un’algebra su un insieme Ω e P : A → R+ è una funzione σ-additiva e tale che P (Ω) = 1, allora esiste un’unica misura di probabilità P̃ su (Ω, σ(A)) che coincide con P su A. La richiesta che P (che è definita solo su A) sia σ-additiva, va intesa cosı̀: se {An }n è una successione diSeventi inPA a due a due disgiunti e tali che la loro unione stia in A, allora P ( An ) = P (An ). La prima applicazione di questo teorema è quella di ottenere una famosa misura di probabilità su Ω definito come l’intervallo (0, 1] (dovuta a Lebesgue). La misura di Lebesgue viene definita prima di tutto sugli intervalli (a, b] come la loro lunghezza b − a. Si estende poi all’insieme A di tutte le unioni finite di intervalli disgiunti di questo tipo: se H ∈ A e H = n [ (ai , bi ], con bi ≤ ai+1 per i < n, i=1 allora si definisce P (H) := n X (bi − ai ). i=1 Non è difficile verificare che quella data è una buona definizione5 , e si vede subito che la misura di Ω è 1 e che A è un’algebra. Verificare la σ-additività di P non è difficile, ma richiede delle nozioni di topologia e quindi omettiamo la dimostrazione. L’applicazione del Teorema di Carathéodory dimostra che esiste un’unica misura di probabilità (che denotiamo con L) sui Boreliani di (0, 1] che coincide con P su A. Usando gli assiomi e le proprietà delle misure di probabilità si vede facilmente che: i. I punti hanno probabilità nulla. Infatti per ε < x, \ ε (x − ε/n, x], quindi L(x) = lim L(x − ε/n, x] = lim = 0. {x} = n n n n ii. Conseguenza immediata: L(a, b) = L(a, b] = L[a, b) = L[a, b]. Inoltre si può estendere la misura di Lebesgue su [0, 1] senza problemi. iii. L’insieme di Cantor ha misura nulla. Infatti si vede facilmente (ad esempio T per induzione) che L(Cn ) = (2/3)n e C0 ⊃ C1 ⊃ C2 ⊃ . . . con C = Cn . 5 Vuol dire che P (H) non cambia anche se si usa per H un’altra decomposizione in intervalli. 3 iv. L è invariante per rotazioni. Diciamo che τ è una rotazione su (0, 1] di ampiezza t se τ (x) = x + t − bx + tc dove b·c rappresenta la parte intera. In pratica, stiamo considerando x + t modulo 1 o la parte frazionaria di x + t. Dire che una funzione come L è invariante per rotazioni significa dire che per ogni rotazione τ e per ogni insieme A ∈ B(0, 1], L(τ (A)) = L(A), ovvero che L ◦ τ = L. È immediato (ma andrebbe verificato) che P è invariante per rotazioni su A. Se il risultato non si estendesse a L, avremmo due probabilità diverse L e L ◦ τ su B(0, 1], entrambe però coincidenti con P su A (perché P = P ◦ τ ). Per Carathéodory però l’estensione di P è unica. 5 Insieme di Vitali Sia Ω = (0, 1]. L’insieme di Vitali è un esempio di sottoinsieme di Ω che non appartiene ai Boreliani. Definiamo la relazione ∼ su Ω dicendo che x ∼ y se x − y ∈ Q. Si vede subito che si tratta di una relazione di equivalenza, che quindi divide Ω in classi di equivalenza, una delle quali è composta dai razionali stessi. Sia V un insieme che abbia esattamente un elemento di ciascuna delle classi di equivalenza e consideriamo le rotazioni razionali di V . Sia cioè Vq la rotazione di ampiezza q di V , per ogni q ∈ Q. Si verifica facilmente che: i. Gli insiemi Vq sono tutti disgiunti. Infatti se q, r sono razionali e x è un qualunque elemento di Vq , allora y = x − q + r è un elemento di Vr . Se per assurdo anche x lo fosse, siccome y − x = r − q e quindi y ∼ x, Vr conterrebbe due rappresentanti della stessa classe di equivalenza, ma ciò è impossibile. ii. Gli insiemi Vq ricoprono tutto Ω: [ Vq = Ω. q∈Q iii. Se gli insiemi Vq fossero Boreliani, la loro probabilità secondo L sarebbe la stessa (per quanto detto alla fine della sezione precedente). Denotiamo con p ∈ [0, 1] questo numero. Se ne deduce che se gli insiemi Vq fossero Boreliani, si dovrebbe avere, per la σ-additività che [ X X p, L(Vq ) = 1 = L(Ω) = L Vq = q∈Q q∈Q q∈Q ma non esistono valori di p che rendono vera questa equazione. Quindi V non è un insieme Boreliano. 4