Forma sonata

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La sonata: dati orientativi
Definizioni
Il titolo “sonata” apparve per la prima volta nelle intavolature per liuto del XVI secolo. Il genere sonata
in oltre quattro secoli di vita ha avuto connotati formali e stilistici molto diversi fra loro, conservando
in comune la sola destinazione strumentale. Una definizione comprensiva di sonata potrebbe essere:
“un ciclo strumentale per uno strumento o per un complesso cameristico, che serve per un concerto o
un trattenimento musicale, e che consiste in vari movimenti contrastanti, basati su strutture d'una certa
estensione tipiche della cosiddetta musica assoluta”.1
Periodi
E' accettabile una suddivisione storica della sonata in tre periodi:
1. La sonata barocca
2. La sonata classica
3. La sonata dopo Beethoven.
I limiti cronologici sono rispettivamente:
1. dalla prima menzione (1535, Luis de Milan) al 1735 ca.;
2. dal 1735 ca. al 1823 (anno della composizione dell'op. 111 di Beethoven);
3. dal 1823 (o 1828, anno della composizione delle tre sonate postume di Schubert) in poi.
La sonata classica
Definizione
La sonata classica si può definire come un seguito di 3 o 4 movimenti contrastanti, eseguiti dal solo
pianoforte o da un duo strumentale, e composto da
- un movimento “Allegro” in forma-sonata;
- un movimento più lento;
- un minuetto o altro movimento di carattere simile (che può essere assente)
- un rondò, o altro finale di carattere allegro o vivace.
Limiti cronologici
La sonata classica copre un periodo di circa 85 anni dalla prima fioritura della sonata per tastiera, poco
prima del 1740, alle ultime sonate di Beethoven e Clementi, poco dopo il 1820. Nella storia politica
questo periodo comprende i due lunghi regni di Federico il Grande a Berlino e di Maria Teresa a
Vienna, entrambi iniziati nel 1740; la Guerra di Successione Austriaca, dal 1740 al 1748; la Guerra dei
Sette Anni (1756-1763) e l'intero ciclo formato dalla Rivoluzione Francese, dalle Guerre Napoleoniche
e dal Congresso di Vienna (1789-1815).
Caratteri stilistici
1
W.S. NEWMAN, The Sonata in the Baroque Era, New York, Norton, 1972, p. 7.
Possiamo distinguere 5 fasi:
1. Persistenza di stilemi tardo-barocchi nelle sonate preclassiche tra il 1730 e il 1750 (1° periodo
galante, ora definito preferibilmente Rococò).
Caratteri: flusso melodico continuo, stile “moto perpetuo”, ritmo armonico costante (v. per es.
G.B. Platti).
2. Secondo stile galante, 1750-1760.
Caratteri: prevalenza di una linea melodica interrotta da pause e semicadenze; Manieren (trilli,
appoggiatura “a sospiro”, ritmi scozzesi, serie di terzine); semplificazione dell'armonia alle triadi
primarie; schema tonale limitato alle modulazioni ai toni affini; trama sostanzialmente a due voci,
in cui domina il basso albertino.
3. Stile Empfindsam, cioè “sensibile”, versione musicale dello Sturm und Drang (1760-1780). Coltivato
soprattutto a Berlino da Carl Philipp Emanuel Bach e dai suoi allievi.
Caratteri: fantasia bizzarra, frequenti cadenze d'inganno, dissonanze pungenti, linee frammentate
e cura nell'evitare la quadratura delle frasi.
4. Stile aureo dell'era classica (1775-1795). E' lo stile della prima scuola di Vienna.
Caratteri: prevale, a differenza dell'Empfinsamkeit, la semplicità e la schiettezza melodica, la
coordinazione ideale di tutti i parametri musicali in un organismo perfettamente strutturato, la
tendenza verso i contrasti (Tutti-Soli) anche all'interno delle frasi musicali, attenzione per i piani
dinamici e le articolazioni di frase intesi in senso strutturale.
5. Stile del tardo periodo classico (1795-1820 ca.).
Caratteri: prevalenza della forma in tre movimenti, impulso metrico caratterizzato da sincopi e
sforzandi, armonia ricca e uso dell'enarmonia, consolidamento dell'allegro di sonata, unità del
ciclo tramite richiami motivici.
Descrizione tradizionale
Per forma-sonata si intende la forma di un movimento, generalmente il primo, di un insieme che può
chiamarsi sonata ma anche sinfonia, concerto (con qualche variante) o quartetto o altra forma
cameristica. E' anche chiamata forma di primo tempo di sonata o di allegro di sonata. Si considera
tripartita, con una implicita bipartizione dovuta alla connessione tra la seconda e la terza parte. La
prima parte, detta esposizione, presenta il materiale tematico principale nel tono di impianto e modula
alla dominante o, nel caso di impianto in modo minore, al relativo maggiore. Il primo tema, o gruppo
tematico, viene esposto nella tonalità principale, con o senza ripetizione, ed è collegato ad una sezione
detta ponte modulante, che può essere o no tematicamente indipendente, che termina alla dominante o
con una semicadenza sul V della dominante. In questo tono viene esposto il secondo tema, o meglio il
secondo gruppo tematico, di carattere contrastante col primo, alla fine del quale vi è un tema
conclusivo, o diversi temi con funzione cadenzale sulla dominante, detti anche codette. A questo punto
si trova spesso il segno di ritornello.
La seconda sezione detta sviluppo tratta il materiale tematico già esposto con tecniche di riduzione e
frammentazione dei temi, con modulazioni a toni lontani e col ricorso frequente a progressioni.
Dovrebbe iniziare col tema principale alla dominante o con un riferimento al tema conclusivo: solo
raramente è ammessa l'introduzione di un tema nuovo.
La ripresa inizia col ritorno del primo tema alla tonica ed espone il materiale tematico nello stesso
ordine dell'esposizione, con la differenza che il ponte modulante viene modificato per poter esporre
anche il secondo tema alla tonica. Le sonate più impegnative terminano con una coda.
Principali fonti teoriche
Dobbiamo questa descrizione della forma-sonata ai trattatisti della prima metà del secolo XIX. I
principali trattati sono:
Antonin Reicha, Traité de haute composition musicale, vol. II, 1826;
Adolph Bernhard Marx, Die Lehre von der musikalischen Komposition, vol. III, 1845;
Carl Czerny, School of Practical Composition, 1848. Sono trattati normativi, cioè che intendono
proporre un modello per gli aspiranti compositori, non descrittivi o analitici come quelli moderni.
L'invenzione del termine forma-sonata si deve ad A.B. Marx.
Critica alla teoria tradizionale - Altre teorie
La scarsa attendibilità della descrizione convenzionale è evidente se si esaminano le sonate del periodo
classico, che solo molto parzialmente coincidono con la Formenlehre accademica. Ad esempio, la
maggior parte delle sonate di Haydn è monotematica, oppure troviamo sonate con molti temi ma il
passaggio alla dominante è affidato al tema principale; Mozart usava di preferenza un tema nuovo, ma
spesso gli sviluppi sono molto brevi e privi di legame tematico col resto della sonata; in Beethoven poi
spesso troviamo tre aree tematiche ben distinte, oppure il secondo tema viene esposto in una tonalità
diversa da quella del V grado, o, spesso, questo tema è chiaramente derivato dal primo. Schubert
prediligeva le riprese alla sottodominante e basava lo sviluppo su un tema completamente nuovo.
Ancora, la teoria convenzionale assegna un’importanza eccessiva al primo movimento della sonata,
trascurando gli altri anche quando, in Beethoven specialmente, il loro peso è prevalente.
Le teorie elaborate successivamente ed in opposizione a quella descritta sono:
A) La teoria tonale, secondo la quale il significato della sonata sta nella successione dei piani tonali,
rispetto ai quali l'aspetto tematico è secondario, essendo i temi essenzialmente dei segnali dell'
avvenuto consolidamento della nuova tonalità;
B) La teoria lineare, il cui sviluppo si deve particolarmente al teorico austriaco Heinrich Schenker,
secondo cui la musica tonale consiste in una serie di successive sovrapposizioni di strati (Schichte)
sopra una struttura fondamentale (Ursatz) consistente in una discesa lineare della parte superiore verso
la tonica e da un arpeggio del basso (Brechung);
C) La teoria motivica, sviluppata inizialmente da Hugo Riemann e proseguita da Schoenberg e dalla
scuola californiana ( Walter Frisch). Afferma che l'unità interna della composizione va cercata in una
piccola cellula motivica (basic cell) che costituisce la base sia della micro che della macrostruttura.
Tra le nuove teorie sulla forma sonata recentemente è emersa la “sonata theory” Hepokoski e Darcy
Bibliografia essenziale
CHARLES ROSEN, Lo stile classico. Haydn Mozart Beethoven, Milano, Feltrinelli, 1982;
CHARLES ROSEN, Le forme-sonata, Milano, Feltrinelli, 1986;
Storia della musica (The New Oxford History of Music), vol. VIII, L' età di Beethoven, a cura di Gerald
Abraham, Milano, Feltrinelli, 1984;
WILLIAM S. NEWMAN, The Sonata in the Classic Era, New York, W.W.Norton & Company, 1983;
CARL DAHLHAUS, Beethoven e il suo tempo, Torino, E.D.T., 1990;
JAMES HEPOKOSKI-WARREN DARCY, Elements of Sonata Theory: Norms, Types, and Deformations in
the Late-Eighteenth-Century Sonata, New York, Oxford University Press, 2006.
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