note - Comune di Massarosa

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NOTE QUARTA/DE MARIA
SCHUBERT
Nel corso dell'anno 1816, Franz Schubert compose tre Sonate per violino e pianoforte che furono
pubblicate, otto anni dopo la morte del compositore, come op. 137. Sebbene sul manoscritto fossero
esplicitamente denominate Sonate, l'editore Diabelli, all'atto della pubblicazione, optò per il titolo di
Sonatine; tale scelta è giustificabile dalla brevità dei brani, dalla difficoltà tecnica non eccessiva,
dalla piacevole fruibilità da parte dell'ascoltatore. Nello stesso anno, 1816, Schubert fu anche
impegnato alla composizione della Quinta Sinfonia, una partitura di ispirazione classica: Mozart e il
primo Beethoven, compositori amati da Schubert, riecheggiano sia nel lavoro sinfonico che nelle
Sonate per violino e pianoforte. La scrittura è molto concisa, il carattere rientra in pieno stile
"Biedermeier" con architetture limpide e melodie orecchiabili. Rifacendosi alla moda dell'epoca,
Schubert compone dei capolavori di "Hausmusik" (musica domestica) superando di gran lunga i
limiti di tale genere, offrendo un fluido dialogo tra i due solisti che denota una notevole maturità
stilistica. La Sonata op. 137 n. 1 in re maggiore è l'unica della raccolta ad essere composta in tre
movimenti.
Giorgio Spugnesi
BEETHOVEN
Con la Sonata op. 96 in sol maggiore, composta quasi dieci anni dopo Top. 47, Beethoven
conclude il ciclo di sonate per violino e pianoforte. Come è avvenuto per quasi tutte le altre forme
affrontate dal compositore, l'ultimo lavoro si fa portatore di un messaggio riassuntivo e, in un certo
senso, definitivo; si pensi alla Nona Sinfonia, alle ultime Sonate per pianoforte, agli ultimi
Quartetti. Non si tratta solo di aver raggiunto una maturità e una maestria di scrittura
straordinariamente alte quanto, piuttosto, di essere riusciti a lasciare una sorta di testamento
spirituale, di aver detto quello che c'era da dire. Senza nulla togliere alle opere giovanili, quelle
dell'ultimo Beethoven sommano complessità musicale a complessità di significati. Anche la forma
si piega alle esigenze espressive e comuncative. La Sonata op. 96 espande la tradizionale forma in 3
o 4 tempi presentando un percorso continuo in cui ogni movimento confluisce con logica nel
successivo. L'Allegro moderato si apre con uno spunto del violino solo da cui prende corpo una
trama costruita con saggezza ed eleganza. Segue un dolce e lirico Adagio espressivo da cui sgorga
un agile Scherzo : Allegro. Un motivo popolare viennese è adoperato come tema per il movimento
conclusivo, Poco Allegretto, estremamente articolato. Lo svolgimento del motivo popolare è prova
della abilità compositiva di Beethoven che si esprime in una serie di variazioni sfocianti nell'Adagio
espressivo. L'epilogo trae avvio dal tempo lento per animarsi poi nelle ultime veloci battute. La
Sonata fu composta nel 1812 per il celebre violinista francese Pierre Rode, che la esegui quello
stesso anno, e pubblicata, nel 1816, con dedica all'arciduca Rodolfo d'Austria.
Giorgio Spugnesi
FRANK
La Sonata per violino e pianoforte di Cesar Franck, composta nel 1886 e dedicata al celebre
violinista belga Eugène Ysaye (1858-1931), occupa un posto singolare nella storia della Sonata
violinistica francese. Se la Sonata di Paure del 1876 rappresenta lo spirito francese, questa di Franck
appare di concezione fondamentalmente germanica, ispirata ai modelli di Beethoven e di Schumann
ma con contenuto latino evidenziato dalle frequenti aperture liriche. Il carattere di improvvisazione,
derivante dalla pratica organistica del compositore, è evidente nel "recitativo-fantasia" mentre nel
Rondò finale il procedimento a canone fa riferimento a Bach, che Franck studiò con interesse, ed
alla produzione sonatistica del Settecento italiano. Franck, al pari di Brahms, si mantenne fedele
alle forme tradizionali, adottando per la Sonata la cosiddetta forma ciclica dove tutti i tempi sono
plasmati su gli stessi temi ricorrenti, modificati e rinnovati di volta in volta. Questa forma, già
presente nel Quintetto del 1879, fa apparire la Sonata come un complesso sinfonico, superando i
limiti di una composizione per due strumenti. Come accade per quasi tutte le composizioni di
Franck, anche in questa Sonata si avverte molto forte la tensione religiosa dell'autore che si
concretizza in atmosfere altamente meditative.
Giorgio Spugnesi
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