MUSEO DI STORIA NATURALE DI MILANO Corso Venezia 55 (M1 Palestro) Info 0288463337 www.comune.milano.it/museostorianaturale [email protected] Sottostima delle minacce per la biodiversità da parte di specie aliene di insetti Maurizio Pavesi Il problema della naturalizzazione di specie aliene, introdotte accidentalmente o deliberatamente, e del loro possibile impatto negativo non solo sulle biocenosi autoctone, ma anche sulle attività umane, è noto da oltre un secolo, ma negli ultimi anni ha assunto un’importanza cruciale, a causa della difficoltà di controllare efficacemente l’enorme quantità di merci che quotidianamente viaggiano da un capo all’altro del pianeta. Nel caso degli insetti alieni, l’attenzione si rivolge soprattutto alle specie conosciute come infestanti, in grado di causare danni economici, o anche problemi di ordine igienico-sanitario, talora molto gravi. Le specie la cui invasività rimane limitata all’ambiente naturale, senza un’importanza economica diretta, sono state finora per lo più trascurate, e la loro espansione ha costituito oggetto di interesse soprattutto per gli studiosi di entomologia, in quanto il loro impatto sulla biodiversità era generalmente ritenuto non significativo; valutazione che potrebbe in alcuni casi rivelarsi totalmente erronea. Per contro, specie aliene di insetti vengono talora introdotte deliberatamente, in vista di una loro possibile utilità a scopo di lotta biologica. I propositi, ossia limitare per quanto L’imenottero sfecide Sceliphron caementarium, originario del Nordamerica, costruisce nidi di fango su supporti di vario genere, compresi edifici e manufatti. La presenza di tali nidi, poco appariscenti e quindi generalmente passati inosservati, su casse di merci e veicoli da trasporto, è senza dubbio il fattore che ha consentito a questo imenottero di espandere enormemente il suo areale originario; areale che attualmente include l’America tropicale, l’area pacifica dal Giappone all’Australia e l’Europa. In Italia la prima segnalazione, per la Toscana, risale al 1990; in seguito la specie si è ampiamente diffusa in varie regioni, divenendo localmente abbondante. E’ stato accertato che la comparsa massiccia di S. caementarium in una determinata area ha in molti casi coinciso con un drammatico declino delle specie autoctone, se non con la loro totale scomparsa. Probabilmente S. caementarium non si limita a competere con le specie indigene, ma è in grado di scacciarle dai loro nidi per impadronirsene. Particolarmente indicativa è la situazione rilevata alla Pineta di San Vitale (Ravenna). Nel corso di uno studio eseguito nel 1987 mediante raccolta e successivo allevamento di alcune decine di nidi, è stata rilevata una florida popolazione di Sceliphron destillatorium. Un successivo campionamento effettuato nel 1995 ha portato al rinvenimento di oltre 600 nidi, risultati senza eccezione appartenenti a S. caementarium, con la totale scomparsa della specie autoctona soppiantata da quella aliena. Altre osservazioni compiute nell’anno in corso, in differenti siti in Lombardia e in Emilia-Romagna, hanno evidenziato una presenza regolare di S. caementarium, unitamente all’assenza apparentemente totale delle specie indigene S. destillatorium e S. spirifex. S. caementarium, come le altre specie del genere, è un cacciatore generalista di ragni, che paralizza con la puntura e utilizza per approvvigionare i nidi. Qualora l’insediamento di S. caementarium ai danni delle altre specie si accompagnasse ad un incremento consistente della popolazione totale di Sceliphron, e quindi ad una accresciuta pressione sulle popolazioni di ragni, gli effetti sia sugli ecosistemi naturali che su quelli agricoli potrebbero rivelarsi ben più imponenti della semplice scomparsa dei nostri Sceliphron indigeni. Una femmina di Sceliphron caementarium intenta a raccogliere fango per costruire il nido. Le nostre specie indigene si distinguono facilmente per il torace interamente nero o quasi, il peduncolo dell’addome giallo e i femori posteriori gialli nella metà basale. Foto: Maurizio Pavesi Il coleottero coccinellide Harmonia axyridis, di origine centroasiatica, viene commercializzato ormai da molti anni in Europa e Nordamerica a scopo di lotta biologica; si tratta di una specie molto adattabile a differenti condizioni ambientali e dal rapido ritmo riproduttivo, pertanto facilmente allevabile, nonché di un vorace predatore di afidi, particolarmente efficiente nel limitare le popolazioni di questi ultimi in ambienti agricoli. L’impatto di H. axyridis sugli ecosistemi è tuttavia assai più ampio e drammatico. Anzitutto la sua efficienza come predatore di afidi, e quindi come competitore nei confronti degli altri coccinellidi, costituisce di per sé una minaccia per le specie autoctone. A ciò si aggiunge il fatto che H. axyridis è un predatore decisamente meno specializzato di quanto non siano generalmente i coccinellidi, le cui larve attaccano e divorano in primo luogo tutto ciò che si trova nei pressi o all’interno delle colonie di afidi, come uova, larve e pupe di altri coccinellidi, ma anche larve di altri predatori afidofagi, come neurotteri crisopidi o ditteri sirfidi. Sono stati osservati attacchi a prede del tutto differenti e talora più grandi del predatore stesso, come bruchi di lepidotteri o ditteri ed imenotteri adulti, e addirittura casi di morsicature ad esseri umani. In Nordamerica, dove la specie è stabilmente insediata da tempo, sono ampiamente documentati casi di vistoso declino delle specie autoctone di coccinellidi nelle aree di diffusione della specie. A ciò si aggiunge il fatto che H. axyridis, ancor più degli altri coccinellidi, per il suo sapore disgustoso è ben difesa nei riguardi dei predatori che potrebbero altrimenti limitarne la proliferazione. Negli ultimi anni anche in alcuni paesi europei la progressiva espansione di H. axyridis ha portato ad avviare programmi di monitoraggio della specie, allo scopo di valutarne l’impatto sull’ambiente. La presenza di H. axyridis negli ambienti naturali in Italia per alcuni anni è rimasta apparentemente contenuta, e limitata a individui di una singola forma cromatica, probabile espressione di una limitata variabilità genetica. Molto recentemente è tuttavia iniziata una fase di rapidissima espansione, con la comparsa di una sempre maggiore variabilità cromatica, il tutto come probabile conseguenza di una maggiore variabilità in seguito alle ripetute introduzioni. Nel 2008, unitamente ad un aumento esponenziale delle località conosciute, è stata osservata in diverse stazioni lombarde una massiccia presenza di H. axyridis, che è arrivata a costituire oltre il 90% delle popolazioni globali di coccinellidi, con un vistoso declino delle altre specie. Qualora l’attuale tendenza dovesse essere confermata, le conseguenze sui nostri ecosistemi e sulla biodiversità potrebbero essere imprevedibili. possibile l’utilizzo di pesticidi nella difesa delle colture, sono indubbiamente encomiabili, ma gli effetti collaterali possono risultare gravemente controproducenti. L’impiego di parassitoidi teoricamente monofagi per contrastare l’invasività di un fitofago alieno contiene comunque un margine piccolo ma ineliminabile di rischio che il parassitoide possa successivamente adattarsi alle specie indigene; ben più pericolosa per le specie autoctone può tuttavia rivelarsi l’introduzione di predatori scarsamente specializzati per combattere genericamente determinate categorie di fitofagi. Tre differenti varianti cromatiche di Harmonia axyridis. La vivace colorazione segnala ai predatori che si tratta di un insetto non commestibile. Foto: Matteo Di Nicola Larva di Harmonia axyridis, caratteristica per le spine ramificate. Foto: Matteo Di Nicola Harmonia axyridis sverna in luoghi riparati, ad esempio all’interno di edifici, talvolta in gruppi numerosissimi. È qui visibile la grande varietà di forme cromatiche caratteristica della specie. La tendenza di H. axyridis a invadere in massa le abitazioni in autunno, alla ricerca di un luogo dove svernare, può costituire un problema diretto per l’uomo. Sono stati infatti registrati numerosi casi di reazioni allergiche, provocati dalle sue secrezioni tossiche in seguito al contatto con insetti incautamente schiacciati, e più di rado da morsicature da parte delle coccinelle. Foto: Maurizio Pavesi