La teoria della popolazione - Dipartimento di Scienze Politiche

T. R. Malthus (1766-1834)
La teoria della popolazione
Contesto storico
La crescente tensione tra la Francia
rivoluzionaria e le potenze
monarchiche d’Europa sfocia nelle
cosiddette “guerre rivoluzionarie
francesi” (1792-1801). Le ostilità
cessano con il Trattato di Amiens
(1802). Per gli eventi militari
successivi al 1802 si parla di “guerre
napoleoniche”.
In tutte le coalizioni che si formano contro la
Francia è presente l’Inghilterra. Il conflitto tra
Francia e Inghilterra procede quasi
ininterrottamente dal 1793 al 1815 (battaglia di
Waterloo).
Il trentennio compreso tra il Congresso di
Vienna (1815) e le rivoluzioni del 1848 è noto
come “l’era della restaurazione”: tentativo delle
forze aristocratiche di restaurare l’antico ordine
assolutista.
Impero di Napoleone
(1813)
Europa dopo il
Congresso di Vienna
(1815)
Conflitto politico (interno a Francia e Inghilterra): si delinea una dinamica
politica basata su tre diversi orientamenti politici: quello «conservatore»,
quello «liberale», quello «democratico (o rivoluzionario)».
Dietro di essi vi erano delle forze sociali identificabili in «proprietari terrieri»,
«borghesia», «proletariato».
Inghilterra. Conflitto interno proprietari fondiari vs capitalisti: l’Inghilterra
dove rimanere un’economia agricola o invece accelerare il ritmo del suo
sviluppo industriale?
Guerre napoleoniche: ↓ importazione derrate alimentari ⇒ ↑ prezzo dei
cereali (in particolare del grano). Pace di Amiens: prezzo grano da 50 a 63
scellini. Nel 1816 new corn laws.
Dura reazione industriali. Anti Corn Law League (1838); abolizione dazi sul
grano 1846. La borghesia vince il confronto.
Il Saggio sulla popolazione di Malthus (e la «legge di Say») si inseriscono
all’interno del dibattito sulle «leggi sul grano»
Protagonisti Malthus, Ricardo, Torrens, West.
Questione teorica di fondo: cos’è la «rendita»? quale il suo significato
economico?
Malthus (1766-1834)
Brevi note biografiche:
- Studente al Jesus College di Cambridge del
1784 al 1788
- Dopo la laurea viene ordinato sacerdote
anglicano
- Si sposa nel 1804 e ha tre figli
- Dal 1805 è professore di storia ed economia
allo East India College.
Malthus “popolazionista”
Prima versione: Saggio sul principio di popolazione (1798)
Pamphlet politico che diventa un’erudita analisi nelle edizioni successive (1803,
1806, 1807, 1817, 1826).
Quali fattori all’origine del «Saggio»?
• pressione della popolazione sull’offerta di cibo (in
particolare dopo 1790)
• impoverimento progressivo classi a basso
reddito (in seguito a urbanizzazione)
• discussione col padre Daniel
Padre attratto dal pensiero di:
• William Godwin (1756-1836)
• Jean-Antoine Caritat, marchese di Condorcet
(1743-1794)
L’uomo è “perfettibile”. Rilevanza delle istituzioni
politiche e sociali.
Saggio di Malthus: risposta “conservatrice” alle posizioni del radicalismo inglese
condivise dal padre.
Per Malthus la povertà non è causata dalle istituzioni (cioè da fattori sociopolitici).
Qual è la tesi di Malthus?
«Principio della popolazione»:
la popolazione tende a
crescere con maggiore velocità
dell’offerta di cibo
• la prima in progressione
geometrica (1, 2, 4, 8, 16,
ecc.)
• la seconda in progressione
aritmetica (2, 4, 6, 8, ecc.).
Questa è la vera causa della
povertà e della miseria.
Soluzione proposta da Malthus:
Due forme di controllo:
1) freno positivo: aumento mortalità dovuto a guerre, carestie, malattie;
2) freno negativo (o preventivo): diminuzione tasso natalità, in particolare
tramite il rinvio dei matrimoni nel tempo.
In quest’ultimo caso sarebbero aumentati vizio, miseria, degrado a causa
dell’aumento delle relazioni sessuali prematrimoniali. Dunque il cambiamento
istituzionale non avrebbe rimosso il vizio e la miseria presenti nella società.
Nella seconda edizione (1803), Malthus sceglie un approccio più scientifico,
affidandosi all’evidenza statistica. Adesso considera che può esistere un freno
di natura morale a escludere i rapporti prematrimoniali.
La tesi di Malthus non è stata sempre prevalente né era nuova
L’attenzione verso i problemi della popolazione è presente fin dagli inizi
dell’analisi economica ed è giustificata sia da ragioni filosofiche che (e
soprattutto) pratiche (disponibilità alimenti: problema di sovrappopolazione vs
problema di sottopopolazione).
In primo luogo, non sempre hanno prevalso preoccupazioni da eccesso di
popolazione. Fino alla metà del XVIII sec.: ↑ popolazione come causa principale
della ricchezza.
Esempi di “ottimismo”:
- HUME chiamò la felicità della società e la sua popolosità “compagne
inseparabili”
- Gran parte dei mercantilisti;
- SMITH precisò che «ogni specie di animali si moltiplica naturalmente in
proporzione ai mezzi della loro sussistenza e nessuna specie può mai
moltiplicarsi oltre quel limite», ma aggiunse: «il segno decisivo della prosperità di
un paese è l’aumento del numero dei suoi abitanti» (Ricchezza delle nazioni)
In secondo luogo, la tesi di Malthus non era nuova
- Giovanni BOTERO nel 1588 (Delle cause della grandezza delle città):
virtus generativa vs virtus nutritiva
Ne derivava un limite all’↑ della popolazione, tramite: freno a non sposarsi (il
“ritegno morale” di Malthus) + guerre, pestilenze, ecc. (il freno positivo di
Malthus).
- Riguardo la «legge della progressione geometrica» era stata già suggerita
da PETTY (1686), Robert WALLACE (1753), e dall’italiano Gianmaria ORTES
nelle sue Riflessioni sulla popolazione (1790).
- Altri autori nel ‘700 (Franklin, Mirabeau, Steuart, Townsend): la popolazione
aumenta fino al limite posto dalla disponibilità dei mezzi di sussistenza.
R. CANTILLON (1680-1734): la popolazione si adatta alla domanda di lavoro
e, nel contempo, è regolata dalla legge dei salari tendenti al livello minimo
vitale.
QUESNAY (1694-1774): la pressione della popolazione sulle sussistenze era
dimostrata dalla presenza di persone che vivevano nella povertà e
nell’indigenza.
E ancora: Jacques NECKER (1732-1804):
«la miseria dei poveri è un fatto di natura»;
la crescita della popolazione, conseguenza dell’«impetuosa attrazione che la
natura ha imposto tra i sessi» è destinata a essere bloccata «con sofferenze e
mortalità» quando la crescita della popolazione eccede quella dei mezzi di
sussistenza.
Inoltre il «principio» malthusiano – che presuppone la «legge dei rendimenti
decrescenti» - soffre di un limite decisivo: nega in linea di principio la soluzione
offerta dal progresso tecnico.
E allora perché tale «principio» ha avuto così tanto successo?
E perché si ricorda la versione di Malthus?
Per l’importanza specifica che ebbe nel dibattito del tempo (strumento teorico per
giustificare determinate scelte di politica economica).
Molti economisti dell’epoca (in particolare Ricardo) si richiamarono al «principio
della popolazione» di Malthus per sostenere una teoria del salario – la cosiddetta
«legge ferrea (o bronzea) dei salari» – secondo la quale il salario tende a
oscillare attorno al livello di sussistenza.
Hp: ↑ w sopra la sussistenza; ↑ popolazione
(quindi di alimenti); ma ↑ produzione agricola
insuff. (principio malthusiano); ↑ p generi
alimentari; ↓ w/p fino al livello di sussistenza.
Hp: ↓ w sotto la sussistenza: ↓ la popolazione; ↓ la
domanda di beni salario, ↓ p (dei beni salario);
↑ w/p fino al livello di sussistenza.
Quali conseguenze in termini di politica economica?
Nei primi decenni dell’Ottocento si svolge un dibattito sulle leggi sui poveri
(Poor Laws): cosa fare di fronte alla miseria che colpisce gli strati più poveri
della popolazione?
Nella seconda metà del ‘700 e nei primi decenni dell’800, soprattutto in
Inghilterra, il processo di industrializzazione aveva spiazzato l’artigianato
tradizionale creando un pauperismo di massa.
Le leggi sui poveri erano state introdotte nell’Inghilterra elisabettiana:
- «Statuti del 1601»: gestione locale; outdoor relief/indoor relief
- “Settlement Laws” (1662) : vincoli alla mobilità; lamentele per l’incentivo
all’ozio
- “Poor Law” (1772): “workhouses”
L’assistenza ai poveri raggiunge nel 1803 l’11% della popolazione del Galles e
dell’Inghilterra; nel 1830 gli aiuti assorbono il 2% del reddito nazionale
- “sistema di Speenhamland” (1795): integrazione salari
Il «principio malthusiano» ebbe un ruolo centrale nel dibattito sulle leggi sui
poveri.
Se il salario era destinato a ruotare attorno al livello di sussistenza, qualsiasi
tentativo di migliorare il benessere economico dei gruppi a basso reddito
sarebbe stato vanificato da un aumento della popolazione.
Il ragionamento economico mostrava, dunque, che le speranze di
miglioramento non andavano riposte nei cambiamenti istituzionali o in
politiche sociali a favore dei poveri, ma solo dal «freno preventivo» alla
crescita della popolazione.
Due osservazioni conclusive:
- Il Saggio di Malthus ebbe una decisiva influenza sull’opera di C. Darwin
(1809-1882), L’origine della specie (1859). Ha scritto Darwin:
«poiché […] nascono più individui di quanti possano vivere [principio
malthusiano], dev’esserci, in ogni caso, lotta per l’esistenza, sia con un
altro individuo della stessa specie, sia con individui di specie differenti, sia
con le condizioni fisiche della vita: è la dottrina di Malthus applicata a tutto
il regno vegetale e a tutto il regno animale»
- Il pessimismo malthusiano indusse Thomas Carlyle a ribattezzare la
scienza economica come la scienza triste (dismal science)