Glossario per il modulo sullo Sviluppo Cognitivo del Professor Stella

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Glossario per il modulo sullo Sviluppo Cognitivo del Professor Stella
Algoritmo e Algoritmo computazionale
Un algoritmo è un insieme ordinato di operazioni/istruzioni eseguibili su numeri o simboli che
svolge una qualche funzione. Per esempio, le regole di sintassi nella costruzione del periodo, o
quelle di moltiplicazione in aritmetica.
Un algoritmo si definisce computazionale quando le istruzioni in esso contenute sono talmente
esplicite e articolate da potere essere tradotte in un linguaggio di programmazione, e di conseguenza
implementato su computer.
Il termine algoritmo computazionale viene frequentemente esteso all’ambito dei processi cognitivi.
Si cerca cioè di tradurre idee e teorie inerenti alle facoltà cognitive in algoritmi effettivamente
eseguibili su computer. Vi è per esempio il modello di Coltheart, Curtis e Atkinson (1993), il quale
implementa un algoritmo per la conversione grafema-fonema (GPC). L’algoritmo permette di
ricavare la pronuncia di una parola presentata in forma scritta. Questo algoritmo computazionale
specifica in un preciso linguaggio di programmazione quali fonemi corrispondono a particolari
grafemi quando una parola viene presentata in forma ortografica ad un computer. Può per esempio,
convertire il grafema ‘c’ nel fonema /k/1 quando seguito dal grafema ‘a’ come in ‘c-a-rr-o’ o nel
fonema /t ? / quando seguito dal grafema ‘i’ in ‘cima’.
La realizzazione di algoritmi computazionali comporta vantaggi alla psicologia cognitiva.
Esprimere teorie in forma computazionale vincola il teorico ad una chiarezza e precisione superiori
a quelle che sarebbero richieste in altre forme. Un programma in cui tutti i passi non sono
completamente chiariti o sono lasciati sottointesi non funziona. Inoltre l’implementazione, in
termini computazionali, di una teoria permette di valutare le conseguenze empiriche e di cogliere
conseguenze inaspettate della teoria. Infine permette di valutare l’adeguatezza esplicativa
paragonandola in modo chiaro con gli esiti di teorie alternative ugualmente implementate (in
termini di semplicità, generalità, accuratezza ed efficienza).
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Per convenzione i grafemi sono interposti tra ‘virgole’ mentre i fonemi tra /slash/.
Intelligenza Artificiale
L’intelligenza artificiale e quell’area delle scienze informatiche che si applica allo sviluppo di
programmi in grado di eseguire compiti tipici dell’attività cognitiva umana (per esempio, correttori
grammaticali, sintetizzatori vocali o visione artificiale).
La relazione tra intelligenza artificiale e psicologia cognitiva è duplice. Da una parte lo sviluppo di
un programma capace di eseguire compiti “intelligenti” richiede uno studio dettagliato di come ciò
avviene negli esseri umani. Per esempio, nella costruzione di potenti programmi per giocare a
scacchi, come il “Deep Blue”, è stato necessario studiare le strategie utilizzate da scacchisti esperti.
Dall’altra parte, lo sviluppo di teorie computazionali all’interno dell’intelligenza artificiale ha
permesso alla psicologia cognitiva di proporre modelli sempre più completi e dettagliati dell’attività
mentale. Per esempio, le teorie connessioniste, concepite inizialmente nel campo dell’intelligenza
artificiale, sono state impiegate nello studio della memoria semantica per spiegare fenomeni
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rilevanti quali gli effetti di prototipicità e di gradazione categoriale nella formazione di categorie
mentali.
Modularità
Il termine ‘Modularità’ in psicologia si riferisce ad una concezione del sistema cognitivo che
considera questo come un’entità scomponibile in sottosistemi funzionalmente distinti. Questo
approccio analitico si impone nel momento in cui lo psicologo cerca di dar conto di una capacità
cognitiva molto complessa come, ad esempio, la lettura. Il compito di leggere può essere compreso
meglio se viene scomposto in parti distinte fissate da componenti specifiche o ‘moduli’ del sistemi
di lettura. Il termine Modularità si è evoluto da una concezione classica ad una moderna grazie ai
contributi teorici di Fodor (1983).
Gli schemi classici, costituiti da ‘scatole’ e frecce’ (detti formalmente ‘diagrammi di flusso’),
indicano come sono collegate tra loro le diverse componenti a formare un sistema. Questi schemi
esprimono così l’architettura funzionale del sistema studiato. In questo tipo di modellizzazione,
ciascuna componente è caratterizzata dalla natura delle rappresentazioni e dalle procedure che le
vengono associate.
Come esempio di tale impostazione prendiamo in considerazione un preciso sotto sistema di lettura
della parola scritta: quello fonologico. Ci sono essenzialmente due procedure attraverso le quali
l’adulto legge una parola. Una di queste procedure si basa sulla conversione di ogni singolo
grafema presente nella parola in un specifico fonema (per esempio, i grafemi <‘c’, ‘a’, ‘n’, ‘e’>1
vengono uno per uno convertiti in fonemi: </k/, /a/, /n/, /e/>) e da qui poi ricava la pronuncia
dell’intera parola. L’altra procedura invece associa l’intera parola scritta (una precisa combinazione
di grafemi) alla sua corrispondente pronuncia fonologica (un preciso pattern acustico). La prima
procedura viene chiamata fonologica e la seconda viene chiamata visiva.
Al fin di chiarire il concetto classico di modularità verrà presa in considerazione la via Fonologica
di lettura. Sotto (Fig. 1) viene riportato il sotto-sistema di lettura fonologica in forma di diagramma
di flusso. Con riferimento alla figura, la procedura fonologica è composta da tre moduli disposti in
serie, ognuno riceve come input un certo tipo di rappresentazione e attraverso l’applicazione di una
particolare procedura fornisce un certo tipo di rappresentazione in output. Il primo modulo riceve
una rappresentazione visiva della parola e attraverso un processo di segmentazione scompone
l’immagine in parti trasformando l’input in una rappresentazione composta da elementi grafemici
distinti (es. l’immagine della parola ‘cane’ viene suddivisa in parti: ‘c’, ‘a’, ‘n’, ‘e’). Il secondo
modulo riceve come input la rappresentazione fornita dal modulo che lo precede, e attraverso il
processo di conversione prende ogni singolo grafema e lo associa con il suo fonema corrispondente
(per esempio, per ogni grafema presente nella rappresentazione grafemica, <‘c’, ‘a’, ‘n’, ‘e’>, viene
determinato il segmento fonemico/acoustico corrispondente: </k/, /a/, /n/, /e/>). Infine, il terzo
modulo attraverso un processo di assemblaggio unisce i diversi segmenti in un unico pronunciabile
pattern acustico/fonologico che corrisponde, in forma astratta alla pronuncia della parola.
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Rappresentazione
di Input
Rappresentazione olist ico-visivo della parola
Modulo
Segmentazione grafemica
Rappresentazione della parola in parti
grafemiche distinte
Rappresentazione
di Output
Rappresentazione della parola in parti
grafemiche distinte
Conversione seg. grafemico in seg. fonemico
Rappresentazione della parola in parti
fonemiche distinte
Rappresentazione della parola in parti
fonemiche distinte
Assemblaggio fonemico
Rappresentazione della parola in forma
fonologica intera
Figura 1 Rappresentazione
schematica della via Fonologica
nella Lettura
Nella schematizzazione classica (come quella appena esposta) vengono stabilite solo le
caratteristiche specifiche dei processi che si stanno esaminando. La concezione moderna di
modularità del sistema cognitivo, sviluppata da Fodor nel 1983, postula invece una serie di
caratteristiche generali che sono applicabili a tutti i processi periferici. Si delinea così una classe di
meccanismi cognitivi periferici ben distinguibile da meccanismi cognitivi centrali. I processi
periferici, come quelli implicati nella lettura di parole o nella percezione dei colori, si occupano
delle prime fasi di elaborazione di uno stimolo mentre i processi centrali, come quelli coinvolti nella
coscienza e nel ragionamento, si occupano delle fasi più evolute di elaborazione.
I processi cognitivi modulari possiedano tre caratteristiche:
Incapsulamento informazionale e Accesso centrale limitato.
Specificità
di
dominio,
Specificità di dominio
Per specificità di dominio si intende che ogni modulo è sensibile ad un dominio preciso di stimoli,
dove per dominio si intende quel particolare insieme di stimoli o informazioni ambientali che
possiedono determinate proprietà. Per esempio, il modulo per la segmentazione grafemica è in
grado di segmentare solo rappresentazioni di grafemi o simboli linguistici, altre configurazioni non
sarebbero interpretabili dal sotto-sistema in quanto appartenenti a domini con proprietà diverse.
Incapsulamento informazionale
Prima di spiegare il concetto di incapsulamento informazionale è necessario descrivere quello che
Fodor ritiene essere il principio di funzionamento di tutti i sistemi modulari. L’autore concepisce i
sistemi modulari come meccanismi che generano e successivamente confermano delle ipotesi.
Il sotto-sistema di conversione descritto sopra rispetta questo principio: avendo un grafema come
rappresentazione di input, il modulo dapprima genera delle ipotesi sulle sue possibili
corrispondenze fonemiche, e poi ne conferma una2 . Nel caso del segmento grafemico ‘c’,
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corrispondono almeno due possibili fonemi: il /k/ di ‘carro’ e il /t ? / di ‘cinema’. Quindi vengono
generate almeno due ipotesi. La prima associa al grafema in esame il valore fonemico /k/, l’altra
ipotesi associa al grafema il valore /t ? /:
1) ‘c’ ? /k/
2) ‘c’ ? /t ? /.
Per confermare una di queste due ipotesi la procedura di conversione dovrà considerare il grafema
successivo: ‘a’. Siccome di regola un ‘c’ seguito da un ‘a’ ha il suono /k/3 il modulo arriva,
attraverso questa regola, a confermare la prima ipotesi4 .
Dato questa premessa, Fodor stabilisce che i moduli sono informazionalmente incapsulati: il
processo di generazione e conferma di ipotesi avviato da ciascun modulo si basa esclusivamente
sulle informazioni contenute nella rappresentazione di input e sulle procedure interne che servono
per trasformare la rappresentazione iniziale in un dato finale (es. grafema ? fonema). Altre fonti di
informazione derivanti per esempio dall’attività di altri moduli o da processi centrali non
influenzano il processo di generazione e conferma attuato dal modulo in esame.
L’incapsulamento del sotto-sistema di conversione grafema-fonema può essere descritto facendo
riferimento al caso in cui uno deve leggere la parola ‘cane’ posta in un contesto frasale anticipatorio
come ‘domenica porto a spasso il mio __’. Questo contesto frasale permette di intuire che la parola
finale è ‘cane’ ancora prima che questa venga letta. Il contesto mette quindi a disposizione del
lettore delle informazioni semantiche che permettono di predire sia il contenuto concettuale che la
pronuncia del termine finale della frase.
Il lettore scandirà la frase da sinistra a destra leggendo le parole sequenzialmente così, al fin di
ricavare la pronuncia corrispondente, il modulo di conversione grafema-fonema sarà applicato ad
ogni parola. Quando il lettore si concentrerà sulla lettura della parola ‘cane’ il modulo in
esame attuerà la conversione dell’elemento scritto in forma fonologica senza tenere in
considerazione le informazioni sul contenuto semantico e sulla forma fonologica già rese
disponibili dal contesto (Fig. 2). In altri termini, le procedure del modulo sono incapsulate e
refrattarie a qualsiasi informazione ausiliaria esterna. Questo è dimostrato dal fatto che i tempi di
lettura di parole target poste in un contesto frasale anticipatorio, come quello dell’esempio
precedente, non sono minori di quelle riscontrate per parole target poste in un contesto non
anticipatorio5 .
Contesto frasale (‘domenica porto a
spasso il mio __’)
Informazioni che predicono il
contenuto concettuale della parola
finale
Informazioni
esterne al sistema
per la lettura di
singole parole
Domenica porto a spasso il miocane
Sistema di
lettura di
singole
parole
Informazioni che predicono la
forma fonologica della parola finale:
/k-a-n-e/
/kane/
Figura 2 Incapsulamento del sistema modulare di lettura di singole parole. L’esempio riporta il
sistema al momento di lettura della parola ‘cane’ e la sua refrattarietà ad informazioni esterne di
origine semantica.
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Un altro esempio di incapsulamento modulare è l’illusione verticale-orizzontale in cui due linee,
una ortogonale all’altra e di lunghezza obbiettivamente uguali sono invece percepite come aventi
lunghezze diverse (Fig 3). Si ha l’illusione che la linea verticale sia più lunga di quella orizzontale.
Il soggetto, pur sapendo che le linee sono di lunghezza uguale (per esempio, dopo averle misurate
con un righello) non riesce ad annullare l’effetto illusorio. Ciò implica che i processi percettivi
impiegati nel vedere le linee sono incapsulati: cioè refrattari alle conoscenze che il soggetto ha a
disposizione per interpretare la figura.
L’incapsulamento informazionale dunque limita l’elasticità dei processi periferici rendendoli meno
intelligenti ma, dato il carico ridotto delle informazioni che elaborano, molto veloci. La velocità è
una caratteristica fondamentale per i sistemi periferici che devono svolgere compiti in tempo reale.
Figura 3 Illusione ve rticale-orizzontale
Accesso centrale limitato
L’accesso centrale limitato si riferisce al fatto che i processi superiori/centrali hanno accesso solo
alle rappresentazioni di output dei moduli e non alle rappresentazioni intermedie che questi
generano. Nell’esempio riportato precedentemente il modulo per la conversione generava una serie
di ipotesi sulla forma fonologica dei segmenti grafemici:
1) ‘c’ ? /k/
2) ‘c’ ? /t ? /.
Le ipotesi generate costituiscono le rappresentazioni intermedie che il modulo produce al fine di
ricavare una soluzione finale (</k/>; </t ? />). Queste rappresentazioni non sono accessibili alla
coscienza durante il processo di lettura della parola. Nel leggere ‘cane’ uno percepisce solo i suoni
pertinenti alla parola (rappresentazione finale), e non percepisce per esempio /t ? /.
La sistematizzazione fornita da Fodor ha contribuito fortemente a chiarire la distinzione tra processi
periferici e centrali dando inoltre spunto a numerose ricerche sperimentali.
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Per convenzione i grafemi sono interposti tra ‘virgole’ mentre i fonemi tra /slash/.
In alcuni casi possono essere confermate anche diverse ipotesi se sono ugualmente valide.
Mentre se per esempio viene seguito da un ‘i’ ha il suono /t ? /.
Le regole di conversione grafema-fonema sono contenute all’interno del modulo stesso.
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Invece, se il modulo facesse uso di informazioni semantiche disponibili a priori e utili per inferire la forma fonologica
di parole il suo compito sarebbe velocizzato e la lettura di parole poste in un contesto facilitante sarebbe più rapida di
quelle non presenti in un contesto facilitante.
Motivazione
Si riferisce alla regolazione (in termini di attivazione, mantenimento o indirizzamento) di
comportamenti tendenti ad una meta. La motivazione a continuare ad inserire monete in una slot
machine si mantiene elevata finche ci sono vincite (meta) non troppo distanziate e invece
diminuisce quando la distanza tra una vincita e l’altra aumenta notevolmente.
Neurone
L’unità anatomo-funzionale del sistema nervoso. Il neurone si divide in tre componenti: il corpo
cellulare, i dendriti e l’assone (Fig. 1). I dendriti, che assomigliano ad una folta ramificazione,
trasmettono al corpo cellulare l’impulso proveniente da altri neuroni. Il corpo cellulare è il centro
del neurone su cui convergono i segnali in entrata e da cui partono i segnali trasmessi ad altri
neuroni. L’assone, che ha la forma di un filamento allungato, conduce il segnale elettro-chimico
prodotto dal corpo cellulare ad altri neuroni attraverso numerose ramificazioni terminali. Fra le
terminazioni di un assone, di un neurone, e i dendriti di un altro neurone vi è uno spazio vuoto,
denominato sinapsi, attraverso cui avviene la trasmissione dell’impulso nervoso.
Questo sistema di connessioni e di trasmissione di segnali elettro-chimici è alla base dell’attività
cognitiva.
Figura 1 Componenti del Neurone
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Neuropsicologia
La neuropsicologia studia i rapporti tra cervello e comportamento e più in specifico gli effetti delle
lesioni cerebrali focalizzate su processi cognitivi come il linguaggio, la percezione e la memoria.
I deficit cognitivi studiati sono in genere riferiti a danni cerebrali focalizzati: danno cerebrovascolare, tumore benigno, lesione da arma da fuoco etc.
Paradigma
Il paradigma è un modello teorico comunemente accettato dalla comunità scientifica che semplifica
l’approccio ad un oggetto di studio complesso. Un paradigma definisce le variabili e i processi
rilevanti, il metodo con cui gli esperimenti vanno condotti, e i risultati interpretati.
Un esempio è il paradigma della psicologia cognitiva che definisce processi quali loop-articolatorio,
variabili quali numero di rievocazioni corrette, e tecniche di indagine come quella del doppio
compito nel affrontare lo studio della Memoria a Breve Termine.
Un esempio complementare è quello delle neuroscienze che affronta lo studio della memoria in
termini molecolari facendo riferimento ai paradigmi della biologia.
Psicologia Cognitiva
La psicologia cognitiva si occupa dello studio dell’organizzazione del sistema cognitivo e dei
processi cognitivi quali memoria, attenzione, pensiero etc. In particolare studia questi processi
analizzandone le operazioni e le rappresentazioni coinvolte.
Psicologia dello sviluppo
Quell’area della psicologia che si occupa dello studio dei cambiamenti che avvengono nelle
rappresentazioni mentali, nelle capacità, e nei processi cognitivi durante la crescita di un individuo.
Rappresentazione
La funzione che un oggetto o evento possiedono di rinviare a un altro oggetto o evento.
Le entità che fungono da rappresentazione di altre entità sono spesso concepite come ‘strutture di
dati’. Per struttura si intende un insieme composto da almeno due argomenti e almeno una
relazione/operazione che si applica agli argomenti. Una notazione molto usata per costruire
rappresentazioni analitiche prevede che gli argomenti siano racchiusi tra parentesi e che la relazione
o operazione che si applica ad essi sia posta all’inizio delle parentesi.
Esempi semplici sono la rappresentazione di operazioni aritmetiche, la somma degli argomenti ‘1’ e
‘3’ può essere espresso con: < +(1,3) >. Un rappresentazione del tipo: < + (‘1’, _) > sarebbe
incompleta perché una somma si esegue su almeno due argomenti numerici. Il concetto ‘la palla è
sopra il tavolo’ può essere espresso con: sopra(palla, tavolo).
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Rappresentazioni come modello del mondo:
L’idea fondamentale della psicologia cognitiva e che i processi mentali si basino sulla messa in
opera e la manipolazione di rappresentazioni. Attraverso le sue esperienze, l’individuo costruisce un
modello interiorizzato del suo ambiente, degli oggetti che incontra e delle interazioni che sviluppa
con queste.
Un esempio quotidiano è il modello rappresentazionale che deriva dall’uso di un editore di testi.
Nell’interazione con l’editore, l’individuo si costruisce un modello della disposizione spaziale
assoluta e relativa di determinate icone grafiche, nonché della loro specifica funzione. “Si sa”, per
esempio, che l’icona per ‘copiare’ testo è a sinistra di quella per ‘incollare’1 .
L’individuo si costruisce, inoltre, dei percorsi mentali per arrivare alle funzioni presenti nei vari
‘menu’. Nel caso si volesse centrare un titolo di testo il percorso che si fa cliccando con il mouse è:
Formato/Paragrafo/Allineamento/Centrato2 .
Conoscere a priori queste operazioni implica avere a disposizione una rappresentazione mentale
dell’ambiente virtuale dell’editore di testi.
Formato rappresentazionale:
Un’altra proprietà della rappresentazione è la forma con la quale viene immagazzinata in memoria.
La mente umana possiede la capacità di elaborare informazioni in forme e organizzazioni molto
differenti.
Alcune rappresentazioni vengono immagazzinate in memoria in un formato ‘proposizionale’. Una
rappresentazione proposizionale è composta di ‘parti’ simboliche in cui ogni simbolo/parte è
associato convenzionalme nte ad un aspetto o relazione dell’oggetto che si sta rappresentando.
Prendendo in esempio il concetto secondo cui un ragazzo di nome Giovanni prova sentimenti
amorosi per una ragazza di nome Maria, una delle possibili rappresentazioni proposizionali del
concetto in linguaggio naturale è: ‘Giovanni ama maria’. Dall’esempio si può vedere che ogni
parola/parte della rappresentazione è associata convenzionalmente con un particolare aspetto del
concetto corrispondente: la parola/simbolo ‘Giovanni’ si riferisce al giovane che ama, e la parola
‘Maria’ si riferisce a colei che viene amata. Analogamente il verbo ‘ama’ rappresenta la relazione
che esiste tra i due. Rispetto alla notazione di cui sopra la rappresentazione mentale del concetto
può venire espresso come: ama(giovanni, maria).
L’esempio dato qui è relativamente semplice, le rappresentazioni proposizionali costituiscono
comunque un apparato rappresentazionale che può esprimere concetti o stati del mondo alquanto
complessi. Le applicazioni moderne in Intelligenza Artificiale fanno uso estensivo di
rappresentazioni di questo tipo. Da notare che non vi è nessuna somiglianza fisica tra le parti della
rappresentazione e gli aspetti visivi cui rimanda il concetto preso in esame.
Altre rappresentazioni vengono immagazzinate in memoria attraverso un formato ‘analogico’.
Questo formato, al contrario di quello precedente, preserva la struttura fisica/percettiva dell’oggetto
rappresentato. Le parti di una rappresentazione analogica sono associate per ‘somiglianza’ alle parti
dell’oggetto rappresentato. In psicologia queste forme rappresentazionali sono chiamate immagini
mentali. I diversi aspetti dell’immagine mentale del volto di un amico hanno una somiglianza
fisico-percettiva con il volto reale.
Dunque, le rappresentazioni proposizionali sono basate su di un principio di associazione
convenzionale, mentre quelle analogiche sono basate su di un principio di somiglianza fisica.
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Per motivi di semplicità queste rappresentazioni non sono state espresse con la notazione esposta precedenemente.
Per motivi di semplicità queste rappresentazioni non sono state espresse con la notazione esposta precedenemente.
Sistema complesso
Un sistema è composto da una serie di elementi che interagiscono tra loro. Attraverso l’interazione
dei suoi elementi un sistema svolge una funzione o induce un fenomeno particolare. Un esempio è il
sistema solare, composto da un insieme di pianeti (elementi) che interagiscono attraverso le leggi
della fisica gravitazionale. Un esempio di sistema sociale invece è l’azienda. Al suo interno le
interazioni tra individui sono di tipo lavorativo e mirate a produrre un bene di consumo.
Un sistema composto da una rete di interazioni talmente complicata da non permettere un’analisi di
tutte le interazioni che avvengono costituisce un sistema complesso. Quest’impossibilità spesso
comporta problemi nel predire l’evoluzione di un sistema partendo da una situazione iniziale. Per
esempio, dato un cambiamento nel quadro dirigenziale di un’azienda, non è certo se si avranno
effetti benefici in termini di un aumento nelle entrate di fine anno. Tanti altri fattori non sempre
rintracciabili, come un calo nel mercato economico, possono incidere sulla crescita dell’azienda.
Soglia
Valore di un particolare pattern di energia al di sopra o al di sotto del quale viene evocato un effetto
sensoriale a carico di un organo recettore. Per esempio, la soglia uditiva di un giovane per suoni di
100 Hz è di circa 50 decibel; suoni al di sotto di tale intensità non sono percepibili.
Stimolo (fisiologico)
Pattern di energia o variazione energetica di sufficiente intensità (vedi soglia) da essere rilevato dai
sensi e percepito da un organismo. Gli organi di senso rilevano gli oggetti nel nostro ambiente
circostante attraverso i pattern di energia che questi inducano nell’ambiente stesso (energia
luminosa, acustica, meccanica etc.). Quindi, lo stimolo non è l’oggetto in sè bensì l’effetto che
l’oggetto induce nell’ambiente. Un cubo posto su un tavolo può essere percepito perché riflette una
precisa configurazione di energia luminosa. Quest’ultima per il fatto di colpire la retina e di avere
precise caratteristiche fisiche determina la percezione del cubo. Quindi il cubo può indurre una
stimolazione percettiva quando provoca un pattern di energia nell’ambiente circostante. Al buio un
cubo non costituisce uno stimolo. Se l’oggetto è molto distante i pattern di energia luminosa che
riflette non arrivano ai nostri organi di senso e non viene percepito. Rispetto al cubo, un oggetto di
forma piramidale produce una configurazione energetica diversa.
Il concetto di stimolo come pattern di energia rilevabile si estende oltre la modalità visiva a tutte le
forme di energia a cui i nostri meccanismi sensoriali sono sensibili, vale dunque anche per l’udito, il
tatto, l’olfatto, il gusto e l’equilibrio. Una qualche entità che provoca variazioni di energia
ultravioletta non produce uno stimolo, in quanto i nostri organi di senso non sono recettivi a queste
forme di energia.
Stimolo (psicologico)
È l’informazione contenuta in un oggetto o evento ambientale cui un individuo può accedere
attraverso i propri processi cognitivi. Lo stimolo in senso cognitivo o psicologico si colloca ad un
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livello più astratto di quello fisiologico. Se si prende il caso di due parole, una scritta in lingua
madre e l’altra in lingua straniera entrambe costituiscono uno stimolo fisiologico in quanto
entrambe sono percepibili, ma solo da quella scritta in lingua madre si può ricavare il significato
linguistico, e perciò solo questo costituisce uno stimolo psicologico.
I processi coinvolti nella elaborazione dello stimolo in lingue madre non sono solo di tipo
fisiologico-percettivo (legati all’elaborazione visiva di pattern di luce recepite dalla retina), ma
anche di tipo cognitivo legati all’elaborazione linguistica della parola scritta.
Stimolo target
In un esperimento di psicologia è lo stimolo, tra diversi presenti cui il soggetto deve fornire una
risposta. Per esempio, nel compito di Stroop al soggetto viene presentata una parola contenente 2
tipologie di stimoli: il colore espresso dalla parola e il colore delle lettere con cui la parola viene
scritta. Si può quindi avere la parola ‘rosso’ scritta in caratteri blu. Sono perciò presenti due stimoli:
uno di tipo linguistico e l’altro di tipo visivo.
Siccome il compito dato al soggetto è di pronunciare il colore dei caratteri appena si presenta la
parola, è quest’ultimo stimolo che costituisce lo stimolo target. Lo stimolo distrattore invece è il
significato linguistico.
Il compito di Stroop permette di valutare l’automaticità della lettura di singole parole. Infatti
quando il colore espresso dal significato della parola non corrisponde a quello del colore delle
lettere, i tempi di risposta nei soggetti rallentano per via dell’interferenza prodotta dal processo di
lettura di parole che si innesca indipendentemente dal controllo volontario del soggetto.
L’esecuzione automatica delle risposte allo stimolo linguistico distrattore fa “attendere” la risposta
dovuta allo stimolo target.
Dunque fra i due stimoli presenti nel disegno sperimentale il soggetto deve fornire una risposta al
target.