verif_3d_2011-2012 Istituto Superiore “G. Falcone”

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Istituto Superiore “G. Falcone” - Bergamo
verif_3d_2011-2012
Saggio breve
Argomento: l’immagine della luce nella lirica amorosa del Duecento
Ambito: artistico-letterario
Documenti:
Al cor gentil rempaira sempre amore
come l’ausello in selva a la verdura;
né fe’ amor anti che gentil core,
né gentil core anti ch’amor, natura:
ch’adesso con’ fu ’l sole,
sì tosto lo splendore fu lucente,
né fu davanti ’l sole;
e prende amore in gentilezza loco
così propiamente
come calore in clarità di foco.
Foco d’amore in gentil cor s’aprende
come vertute in petra preziosa,
che da la stella valor no i discende
anti che ’l sol la faccia gentil cosa […]
Amor per tal ragion sta ’n cor gentile
per qual lo foco in cima del doplero:
splendeli al su’ diletto, clar, sottile;
no li stari’ altra guisa, tant’è fero. […]
Fere lo sol lo fango tutto ’l giorno:
vile reman, né ’l sol perde calore;
dis’omo alter: «Gentil per sclatta torno»;
lui semblo al fango, al sol gentil valore:
ché non dé dar om fé
che gentilezza sia fòr di coraggio
in degnità d’ere’
sed a vertute non ha gentil core,
com’aigua porta raggio
e ‘l ciel riten le stelle e lo splendore.
Splende ’n la ’ntelligenzia del cielo
Deo criator più che [’n] nostr’occhi ‘l sole:
ella intende suo fattor oltra ’l cielo,
e ’l ciel volgiando, a Lui obedir tole;
e con’ segue, al primero,
del giusto Deo beato compimento,
così dar dovria, al vero,
la bella donna, poi che [’n] gli occhi splende
del suo gentil, talento
che mai di lei obedir non si disprende.
Guido Guinizzelli, Al cor gentile rempaira sempre
amore, vv. 1-14; 21-24; 31-50
Can vei la lauzeta mover
de joi sas alas contral rai,
que s’oblida e·s laissa chazer
per la doussor c’al cor li vai,
ai! tan grans enveya m’en ve
de cui qu’eu veya jauzion!
Meravilhas ai, car desse
lo cor de dezirer nom fon.
Bernart de Ventadorn, De las domnas me dezesper, vv.
1-8
La splendiente luce, quando apare,
in ogne scura parte dà chiarore;
cotant'ha di vertute il suo guardare,
che sovra tutti gli altri è 'l suo splendore:
così madonna mia face alegrare,
mirando lei, chi avesse alcun dolore;
adesso lo fa in gioia ritornare,
tanto sormonta e passa il suo valore.
E l'altre donne fan di lei bandiera,
imperatrice d'ogni costumanza,
perch'è di tutte quante la lumera;
e li pintor la miran per usanza
per trare asempro di sì bella cera,
per farne l'altre genti dimostranza.
Chiaro Davanzati, La splendiente luce, quando apare
Io voglio del ver la mia donna laudare
ed asembrarli la rosa e lo giglio:
più che stella diana splende e pare,
e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.
Guido Guinizzeli, Io voglio del ver la mia donna
laudare, vv.1-4
Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,
che fa tremar di chiaritate l’âre
e mena seco Amor, sì che parlare
null’omo pote, ma ciascun sospira?
Guido Cavalcanti, Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la
mira, vv- 1-4
In procinto di ristrutturare la navata dell'abbazia di Saint Denis (1144), dopo il coro, prototipo dell’architettura gotica,
l'abate Suger scrive: "Quando la nuova parte posteriore sarà raccordata a quella anteriore, la chiesa intera risplenderà
con la sua parte centrale rilucente. Perché luminoso è ciò che luminosamente si unisce al luminoso. E luminoso è il
nobile edificio inondato dalla nuova luce" […]
Tommaso D’Aquino e Ugo da San Vittore, sommi teologi, identificano la bellezza con l'armonia delle proporzioni ma
anche con la luminosità."Cosa vi è di più bello della luce – scrive Ugo da SanVittore – essa che, pur priva di colore,
illuminando rivela il colore delle cose?” […]
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L’estetica della luce è strettamente connessa con la metafisica della luce, con l'idea cioè, affermata nel Vangelo di
Giovanni e negli scritti di Sant'Agostino [...] che Dio è luce e la creazione fu un atto di illuminazione. L’universo è
concepito come un insieme di luci che, per analogia, rimandano alla fonte del tutto, il chiarore divino. Ma se la luce è
un principio ordinatore del cosmo, ne deriva una duplice conseguenza: la luminosità è un segno di distinzione nella
gerarchia degli esseri - un segno di vicinanza a Dio - e la visione della lucentezza materiale [...] è fonte di piacere in
quanto metafora, o riflesso dell'Uno.
da N. E Grazzini, La Luce nell'arte gotica,
in: P. De Vecchi- E. Cerchiari, Arte nel tempo,Bompiani, Milano, 1997
SVILUPPARE IL SEGUENTE SACGIO BREVE SEGUENDO LE INDICAZIONI OPERATIVE:
1. Dopo aver letto attentamente i documenti proposti, analizzare in che modo emerge, in ciascuno di
essi il tema della luce e porre i testi a confronto tra loro in modo da rilevare analogie e/o differenze.
 Qual è il concetto fondamentale che si cela dietro all'immagine della luce nei testi proposti?
 L’idea della luce è spesso associata ad altre immagini (il sole, la stella, il fuoco ecc.).Riflettere su
ciascuna immagine, cercando di cogliere le diverse sfumature di significato che l'idea della luce
assume in ogni singolo caso.
 L’immagine della luce si trova frequentemente collocata all'interno di una similitudine. Riflettere
sull’utilizzo di tale figura retorica nella lirica duecentesca e identificare, in ogni similitudine, i
due soggetti posti a confronto.
 Il testo poetico più complesso è Al cor gentil rempaira sempre amore di Guinizzelli, all'interno
del
 Quale l'immagine della luce ricorre più volte con diversi significati (talvolta filosofici o
scientifici). Analizzare con attenzione i versi di Guinizzelli, cercando di spiegare in che senso
essi si differenzino da quelli delle liriche degli altri poeti presi in considerazione
 Quale significato simbolico assume la luce nell'architettura gotica?
2. Richiamare alla memoria le proprie conoscenze di così da leggere i documenti proposti alla luce
del contesto storico-culturale al quale appartengono
 A quale scuola o corrente appartengono i poeti presi in analisi: provenzale, siciliana, toscana o
stilnovista?
 Quali sono le analogie e le differenze tra le diverse scuole?
 In che cosa gli stilnovisti possono essere considerati debitori nei confronti della tradizione lirica
precedente e in che cosa, invece, si pongono come innovatori?
3. Definire il titolo, individuare il destinatario e la possibile collocazione editoriale di questo saggio
breve.
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Saggio breve
Argomento: Donna come oggetto?
Ambito: socio-economico
Documenti:
1.
Noi donne, fra tutti gli esseri animati e dotati di senno, siamo certo le creature più misere. Da prima con un’enorme
quantità di soldi è necessario acquistarsi un merito, prendersi uno che si fa padrone del nostro corpo. Ma c'è assai di
peggio (e proprio qui sta il punto più spinoso): prendersi un uomo tristo o un galantuomo. Ché non fa onore a una donna
il divorzio né, d'un marito, è lecito il ripudio. Se poi la donna arriva in un paese nuovo con nuove leggi e costumanze,
dev'essere indovina ché da prima, a casa sua, nessuno gliel'ha detto con quale sposo avrà rapporto. Metti che l'ardua
impresa ci riesca e che il marito sopporti di buon grado il giogo coniugale: un'esistenza invidiabile: ché, se non succede,
meglio la morte. L’uomo, se si stanca di stare insieme alla gente di casa, esce e vince la noia. Ma per noi non c'è che
fare: c'è un'anima sola a cui guardare. Dicono che noi viviamo un'esistenza senza rischi, dentro casa, e che loro invece
vanno a combattere. Errore! Accetterei di stare in campo, là, sotto le armi, per tre volte, piuttosto che figliare solo una
volta.
(Euripide, Medea, trad. it., Einaudi, Torino 2002)
2.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua,
di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. [...]
(Costituzione della Repubblica Italiana, art. 3)
3.
Se io voglio definirmi, sono obbligata anzitutto a dichiarare: – Sono una donna –; questa verità costituisce il fondo sul
quale si ancorerà ogni altra affermazione. Un uomo non comincia mai col classificarsi come individuo di un certo sesso;
che sia uomo è sottinteso. È pura formalità che le rubriche MASCHILE e FEMMINILE appaiano simmetriche nei
registri dei Municipi e negli attestati di identità. Il rapporto tra i due sessi non è quello di due elettricità, di due poli:
l'uomo rappresenta insieme il positivo e il negativo, al punto che diciamo "gli uomini" per indicare gli esseri umani.
(S. de Beauvoir, Il secondo sesso, trad. it., ll Saggiatore, Milano 1965)
4.
Il Financial Times di ieri in un articolo di quattro pagine denuncia severamente il trattamento riservato alle donne nel
nostro paese: l'uso di vallette seminude in ogni genere di programma televisivo, gli spot pubblicitari dominati da
allusioni sessuali, il prevalere della donna come oggetto, destinata a stuzzicare "i genitali dell'uomo, anziché il
cervello". Non solo: secondo I'autore del servizio, Adrian Michaels, corrispondente da Milano dell'autorevole
quotidiano finanziario, potrebbe esserci un legame fra l'onnipresenza di maggiorate in abiti discinti sui nostri mezzi di
comunicazione e la scarsità di donne ai vertici della politica, del business, delle professioni in Italia. [...]
Arrivato a Milano tre anni fa da New York insieme alla moglie, Michaels ammette di essere rimasto stupefatto dal
modo in cui televisione e pubblicità dipingono le donne; e ancora più sorpreso dal fatto che apparentemente nessuno
protesta o ci trova qualcosa di male. [. .. ]
L’articolo considera quindi una serie di dati da cui risulta che le donne italiane sono fra le più sottorappresentate
d'Europa nelle stanze dei bottoni: il numero delle parlamentari, 11%, è lo stesso di trent'anni fa; nelle maggiori aziende
italiane le donne rappresentano solo il 2% dei consigli d'amministrazione (rispetto al 23% nei paesi scandinavi e al 15%
negli Stati Uniti); e un sondaggio internazionale rivela che la presenza di donne in politica, nella pubblica
amministrazione e ai vertici del business è più bassa che in Italia soltanto a Cipro, in Egitto e in Corea del Sud. «La mia
sensazione è che il femminismo, dopo le importanti battaglie per il divorzio e l'aborto, da noi non esista più», gli dice il
ministro Emma Bonino, interpellata sul tema.
(F. Franceschini, L'Italia un paese di veline. Le donne sono solo oggetti, «la Repubblica», 15 luglio 2007)
5.
E se rimettessimo un po' di buon vecchio maschilismo nelle relazioni? Se, insomma, ritornassimo a una sana rigida
divisione dei ruoli: i maschi a guadagnare la pagnotta e a dirigere il mondo, mentre le femmine restano a casa ad
aspettare il ritorno dei guerrieri allevando figli e prendendosi cura del proprio corpo? Perché diciamolo: vale davvero la
pena di fare sforzi sovrumani per essere sempre le eterne seconde in azienda quando potremmo essere le leader
incontrastate della sfera domestica? È davvero gratificante fare settimane di settanta ore – quaranta in ufficio, trenta a
casa – nel nome della parità e dell’indipendenza? E per che cosa? Portare a casa uno stipendio i cui due terzi andranno
alla baby-sitter? Dunque, schematizzando: che senso ha dannarsi nello sforzo di imitare Wonderwoman quando
potremmo vivere come delle Barbie?
(M.G. Meda, La strategia della Barbie, in «la Repubblica delle donne», 24 maggio 2008).
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SVILUPPARE IL SEGUENTE SACGIO BREVE SEGUENDO LE INDICAZIONI OPERATIVE:
1. A partire dall'antichità greca, il rapporto tra i sessi è sempre stato problematico. Ritieni che lo sia
ancora oggi? Ritieni che la parità tra i sessi sancita dalla nostra Costituzione sia stata raggiunta o
no? Che cosa si intende oggi per “pari opportunità”?
2. Il documento più specifico - e quindi anche più importante - è il quarto, che denuncia lo
sfruttamento strumentale dell'immagine femminile per scopi pubblicitari. La dinamica pubblicitaria
è evidente, in quanto, come dice l’articolista del Financial Times, l'immagine femminile stuzzica «i
genitali dell'uomo, anziché il cervello». Ti sembra che questo “uso” della donna sia ammissibile o
rappresenti una forma di mercificazione del corpo? E la proliferazione ossessiva di immagini
provocanti non potrebbe anche avere qualche connessione con la giustificazione da parte di
qualcuno degli atti di violenza sulle donne?
3. Da un po' di tempo a questa parte capita di riscontrare che la stampa straniera sia molto più
critica di quella nazionale di fronte a fatti di malcostume ordinario, politico, finanziario, ecc. Per
quali ragioni questo può accadere?
4. Definire il titolo, individuare il destinatario e la possibile collocazione editoriale di questo saggio
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