Al cor gentil rempaira sempre amore

5. «amor ch’a nullo amato amar perdona».
alle origini della poesia d’amore
Guido Guinizzelli
Questa canzone è considerata il manifesto dello Stilnovismo, anche se Guido Guinizzelli,
bolognese, la scrive almeno un cinquantennio prima dell’affermarsi effettivo del movimento
poetico in questione. In essa viene esposta la teoria della corrispondenza tra amore e cuor
gentile, ossia della corrispondenza tra la capacità di provare amore e la (necessaria) nobiltà
d’animo dell’individuo amante. Lo stesso concetto è ripetuto e ampliato in ciascuna delle sei
stanze e illustrato attraverso metafore e similitudini assai complesse, desunte dalla scienza
e dalla teologia; nelle ultime due stanze l’autore compie un passaggio fondamentale: l’identificazione della donna con una creatura angelica, concetto che poi sarà portato alle estreme
conseguenze da Dante.
canzone di sei strofe (stanze). I versi sono endecasillabi e settenari, con il seguente schema
di rime: ABAB cDcEdE.
schema metrico n
Al cor gentil rempaira1 sempre amore
come l’ausello in selva a la verdura;
né fe’ amor anti che gentil core,
né gentil core anti ch’amor, natura:
5 ch’adesso con’ fu2 ’l sole,
sì tosto lo splendore fu lucente,
né fu davanti ’l sole;
e prende amore in gentilezza loco
così propïamente
10 come calore in clarità di foco.
L’amore ritorna sempre al cuore nobile come alla sua
sede naturale, come l’uccello torna sempre nel verde
della foresta; né la natura creò l’amore prima del cuor
gentile né il cuor gentile prima dell’amore: perché non
appena fu creato il sole, nello stesso istante fu (creato)
anche lo splendore né (la luce) fu creata prima del sole;
e l’amore trova il suo luogo naturale nella nobiltà in
maniera così appropriata proprio come il caldo ha la
sua sede naturale nella fiamma del fuoco.
Foco d’amore in gentil cor s’aprende
come vertute in petra prezïosa,
che da la stella valor no i3 discende
anti che ’l sol la faccia gentil cosa;
15 poi che n’ha tratto fòre
per sua forza lo sol ciò che li è vile,
stella li dà valore4:
così lo cor ch’è fatto da natura
asletto, pur, gentile,
20 donna a guisa di stella lo ’nnamora.
Il fuoco d’amore si accende nel cuor gentile come la
virtù nella pietra preziosa: alla quale non si trasmette
la virtù della stella prima che il sole la renda una cosa
nobile; dopo che il sole, grazie alle sue capacità, ha tratto fuori dalla pietra quanto vi è di vile, la stella dà alla
pietra una particolare virtù.
Allo stesso modo la donna, proprio come la stella, fa
innamorare quel cuore che è stato creato dalla natura
eletto, puro, nobile.
1. rempaira: rimpatria, ritorna sempre come
si torna nel proprio luogo d’origine.
2. ch’adesso con’ fu: «adesso» è un termine
provenzale da tradurre con “subito”; «con’»
sta per “come”: l’espressione va dunque resa
in questo modo: “non appena fu”, “non appena fu creato”.
3. che da la stella valor no i: «che» è complemento di luogo (in cui: riferito alla pietra
preziosa); «i» (“gli”) è complemento di termine e in realtà è una ripetizione, si riferisce
ancora alla pietra preziosa.
4. Foco d’amore … valore: in questi versi
l’autore si riferisce alle teorie scientifiche
dell’epoca, secondo le quali il valore (la virtù
specifica) delle pietre preziose proviene da
un influsso astrale (ogni pietra ricava la sua
specifica virtù da una stella); ma questa “vir-
tù” si manifesta solo quando il sole illumina
la pietra, perché prima la stella non può agire
su di essa. Allo stesso modo, il cuore che la
natura ha fatto nobile e gentile è predisposto
a rivelare la sua specifica virtù quando entra
sotto il benefico influsso della donna che lo
fa innamorare (e che svolge dunque la stessa
funzione della stella).
5. lo foco … fero: il fuoco è «fero», ossia “fieLetteratura Terzo Millennio
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TW11 Guinizzelli Al cor gentil rempaira sempre amore
Al cor gentil rempaira sempre amore
i modi, i generi
TESTO
W11
1
i modi, i generi
2
il medioevo
Amor per tal ragion sta ’n cor gentile
per qual lo foco in cima del doplero:
splendeli al su’ diletto, clar, sottile;
no li stari’ altra guisa, tant’è fero5.
25 Così prava natura
recontra amor come fa l’aigua il foco
caldo, per la freddura.
Amore in gentil cor prende rivera
per suo consimel loco
30 com’adamàs del ferro in la minera6.
L’amore risiede nel cuore nobile per la stessa ragione
per cui il fuoco sta in cima al candelabro: lì risplende
a suo piacere chiaro, brillante, e non potrebbe starvi in
altro modo, tanto è fiero.
Così una natura malvagia rigetta l’amore come l’acqua
fa con il fuoco, che è caldo, mentre l’acqua per natura
è fredda.
L’amore prende dimora nel cuore nobile, in quanto luogo adatto a lui, come il diamante prende dimora nel
minerale di ferro.
Fere lo sol lo fango tutto ’l giorno:
vile reman, né ’l sol perde calore;
dis’omo alter: «Gentil per sclatta torno»;
lui semblo al fango, al sol gentil valore:
35 ché non dé dar om fé7
che gentilezza sia fòr di coraggio
in degnità d’ere’
sed a vertute non ha gentil core,
com’aigua porta raggio
40 e ’l ciel riten le stelle e lo splendore8.
Il sole colpisce il fango tutto il giorno: il fango resta vile
e il sole non perde il suo calore; dice il superbo: “io sono
nobile per eredità familiare”; ebbene, lui lo paragono al
fango, e il sole alla nobiltà (vera): perché non si deve
dar credito al fatto che la nobiltà risieda fuori dal cuore,
in titoli ereditari, se non ha un cuore nobile e disposto
alla virtù, allo stesso modo in cui l’acqua veicola la luce
del sole e il cielo trattiene in sé le stelle e la loro luce.
Splende ’n la ’ntelligenzïa del cielo
Deo crïator più che [’n] nostr’occhi ’l sole:
ella intende suo fattor oltra ’l cielo,
e ’l ciel volgiando, a Lui obedir tole9;
45 e con’ segue, al primero,
del giusto Deo beato compimento,
così dar dovria, al vero,
la bella donna, poi che [’n] gli occhi splende
del suo gentil, talento
50 che mai di lei obedir non si disprende10.
Dio creatore risplende nell’intelligenza degli angeli del
cielo più di quanto nei nostri occhi risplenda il sole; essa
ha la capacità di intendere il volere del suo creatore che
si trova oltre i cieli, e, facendo ruotare il cielo, comincia
a obbedire a Lui; e come immediatamente l’esecuzione beata segue alla volontà del giusto Dio, allo stesso
modo la bella donna dovrebbe, in verità, non appena
splende negli occhi del suo nobile amante, dare (a lui)
un desiderio di non smettere mai di obbedire alla sua
volontà.
ro”, “altero” poiché per sua natura tende verso l’alto: è ancora un riferimento alla scienza
naturale.
6. com’adamàs … minera: con riferimento
alla credenza medievale per cui il diamante
attirerebbe a sé il ferro più di quanto non
faccia la calamita, a significare che il ferro è
la dimora naturale del diamante.
7. ché non dé dar om fé: il verso ha una
struttura impersonale che ricalca un modello linguistico provenzale; alla lettera si dovrebbe parafrasare così: “poiché non si deve
credere (al fatto che)”.
8. Fere lo sol … splendore: versi difficili e
ricchi di riferimenti. Il fango, per quanto
illuminato tutto il giorno dal sole, rimane
tale, così come il sole non perde nulla del
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suo calore illuminando il fango, perché non
glielo trasmette. Chi si crede nobile in virtù
delle sue origini familiari è simile al fango:
per quanto il sole (che rappresenta la nobiltà)
lo irradi, non ne riceve i benefici se non è
nobile di cuore, perché il cuore non nobile è
come l’acqua che riceve i raggi del sole ma
non li trattiene.
9. Splende … tole: dagli argomenti scientifici
si passa a quelli teologici. Secondo la teologia cristiana, infatti, esistevano nove cieli,
al centro dei quali si trovava Dio, immobile
motore di tutto l’universo. Dio imprime a
questi cieli un movimento rotatorio attraverso la mediazione degli angeli, che sentono
la volontà di Dio e la trasmettono alle sfere
celesti. Negli angeli (intelligenze angeliche)
Dio si rispecchia immediatamente, più di
quanto nei nostri occhi si rispecchia il sole.
Ciò vuol dire che gli angeli conoscono immediatamente e perfettamente Dio e la sua
volontà. Gli angeli “sentono” la volontà di Dio
(«fattore» cioè “creatore”, perché ha creato gli
angeli e l’intero universo) e si uniformano ad
essa: imprimendo ai cieli il moto rotatorio e
facendoli girare obbediscono al volere divino.
10.con’ segue … disprende: seguito della
similitudine impostata nei versi precedenti:
come gli angeli mettono immediatamente
in atto il volere di Dio (e in questo consiste
la loro beatitudine: adeguarsi alla volontà del
«giusto Dio» è fonte di felicità), così la donna
dovrebbe inculcare nell’uomo che la ama il
desiderio di obbedirle e rispettarne le volontà.
Donna, Dio mi dirà, quando la mia anima sarà davanti a
lui: «Che presunzione hai avuto? Hai attraversato i cieli
e sei arrivata fino al mio cospetto e hai usato me come
immagine di un amore vano (terreno): mentre a me [solo]
spettano le lodi, e alla signora del degno reame (cioè del
Paradiso, la Madonna), colei grazie alla quale ogni colpa
è cancellata (che intercede per cancellare ogni colpa)».
Potrò rispondergli: «Quella donna assomigliava a un angelo appartenente al tuo regno (il Paradiso); non è stata
mia la colpa, perciò, se mi sono innamorato di lei».
(da G. Guinizzelli, Al cor gentil rempaira sempre amore,
in Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, op. cit.)
LEGGIAMO INSIEME
L’identità di amore e cuor gentile
■Una forma difficile e raffinata
■Un nuovo modello poetico e sociale
La canzone di Guinizzelli ha una struttura assai complessa: sei stanze di dieci versi, endecasillabi e settenari,
combinati tra loro in maniera tale che l’ultimo verso di
una stanza si concluda con la medesima parola che apre
la stanza successiva, secondo un procedimento che era
stato inaugurato dai provenzali e ripreso, in parte, dai
siciliani. Così abbiamo «foco» alla fine della prima stanza e all’inizio della seconda, «’nnamora» e «amor» alla
fine della seconda e all’inizio della terza, «splendore»
e «splende» tra la quarta e la quinta. Tra la terza e la
quarta stanza il collegamento è formale, non sostanziale: «ferro» e «fere», infatti, hanno significati differenti;
solo l’ultima stanza non rispetta la regola generale, probabilmente perché ha la funzione di congedo.
Dal punto di vista retorico, il testo è costruito su una
serie ininterrotta di lunghe e difficili similitudini, che
prendono spunto dalla fisica, dalla filosofia e dalla teologia, e ribadiscono quasi ossessivamente due concetti
essenziali, interconnessi tra loro: la corrispondenza naturale (e dunque necessaria) tra amore e cuore gentile,
e la non corrispondenza tra nobiltà spirituale e nobiltà
di nascita. La lingua è preziosa e ricercata, piena di riferimenti al provenzale (solo a titolo d’esempio possiamo
notare «rempaira», «ausello», «asletto», «adamàs»),
al siciliano («foco», «doplero», «aigua»), al latino («tole», «alma»). Bisogna però tener presente che questo
testo, trasmesso da copisti molto spesso poco dotti
nelle questioni filosofiche, è stato tramandato con numerosi errori di scrittura soprattutto nelle ultime due
stanze, che non a caso sono le più complesse; quello
che noi leggiamo, dunque, è frutto di una interpretazione della critica successiva, che ha tentato di risanare le
forme del testo più gravemente corrotte dagli errori e
dalle incomprensioni.
Pur recuperando elementi caratteristici della lirica provenzale e modalità espressive tipiche della lirica siciliana, Guinizzelli introduce in questa canzone alcuni
elementi assai innovativi. Tutta la poesia è incentrata,
come si è detto, sul concetto per cui l’amore è una
qualità possibile solo in presenza di nobiltà di cuore e la
nobiltà di cuore non ha nulla a che vedere con la nobiltà
ereditaria. Si tratta di una vera e propria rivoluzione,
legata all’affermarsi di una nuova classe sociale all’interno della realtà comunale, la borghesia, che rivendica
per sé un ruolo di guida e di modello.
La poesia di amore diventa lo strumento attraverso cui
i poeti (non più aristocratici e nobili, ma appartenenti
all’alta borghesia) aspirano a fondare e proporre una
nuova visione del mondo, ratificando l’egemonia politica ed economica della loro classe sociale. L’amore che
questi poeti vanno perseguendo, perciò, non è più quello
cantato dai provenzali, ma si veste di una nuova sfumatura: l’identità di amore e cuore nobile rappresenta la fine
della supremazia della vecchia nobiltà feudale e l’atto di
fondazione della civiltà borghese comunale, che rifiuta
i privilegi di nascita e pretende di sostituire la nobiltà di
ceto con la nobiltà intellettuale e morale: è nobile solo
chi merita di esserlo o di diventarlo. Le strofe che si susseguono hanno il compito di ribadire e spiegare questo
messaggio nei suoi molteplici aspetti, sulla scorta della
fisica naturale e della filosofia; non c’è più, come nei
poeti precedenti, la descrizione dello stato d’animo del
poeta, e la donna – di cui non ci viene detto nulla – diventa lo strumento di questa complessa rivendicazione.
■I riferimenti alla scienza naturale
In linea con un procedimento già ampiamente utilizzato dai poeti siciliani, la canzone-manifesto di GuinizLetteratura Terzo Millennio
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TW11 Guinizzelli Al cor gentil rempaira sempre amore
Donna, Deo mi dirà: «Che presomisti?»,
sïando l’alma mia a lui davanti.
«Lo ciel passasti e ’nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
55 ch’a Me conven le laude
e a la reina del regname degno,
per cui cessa onne fraude».
Dir Li porò: «Tenne d’angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
60 non me fu fallo, s’in lei posi amanza».
3
i modi, i generi
5. «amor ch’a nullo amato amar perdona».
alle origini della poesia d’amore
i modi, i generi
4
il medioevo
zelli è segnata da una rete di richiami alle conoscenze
e alle credenze scientifiche del tempo. Così, nella prima stanza, per esprimere l’identità di amore e cuore
nobile è utilizzata la similitudine del “luogo naturale”:
come la scienza del tempo insegnava (seguendo il modello del filosofo greco Aristotele), il luogo naturale del
calore è nel fuoco e, allo stesso modo, il luogo naturale
dell’amore è il cuore nobile.
Nella seconda stanza Guinizzelli si riferisce alla teoria
per cui ogni pietra preziosa è dotata di un potere speciale, conferitogli da una determinata stella; nel Medioevo erano molto diffusi i Lapidari, testi che avevano il
valore di veri trattati scientifici e spiegavano quale fosse
la virtù di ciascuna pietra, mescolando tra loro elementi
di scienza ed elementi di fantasia. Come il sole toglie
dalla pietra le sue caratteristiche più volgari e poi la
stella le conferisce una virtù, così la natura (sole) purifica il cuore (pietra) e la donna (stella) lo fa innamorare.
Nella terza stanza i riferimenti alla scienza naturale
sono numerosi: come il fuoco sta in alto, al di sopra
della candela, perché è un elemento nobile che tende a
tornare al cielo, così l’amore sta nel cuore nobile e non
potrebbe stare altrove; come l’acqua, elemento freddo
per definizione, si oppone al fuoco, elemento caldo, così
l’amore, elemento nobile, si oppone alle nature vili, malvagie, non è compatibile con esse. Infine, come il diamante trova la sua sede naturale nel minerale di ferro,
così l’amore trova la sua sede naturale nel cuore nobile.
Nella quarta stanza il concetto per cui la nobiltà non si
ottiene per titolo ereditario, ma è qualità connaturata
alla gentilezza di cuore, è espresso attraverso il riferimento alla scienza e alla filosofia: come è un fatto di
natura che l’acqua si lasci attraversare dai raggi delle
stelle, che però rimangono in cielo e conservano intatto il loro splendore, così la nobiltà può illuminare an-
Maestro del Castello della Manta,
Fontana della giovinezza, particolare,
1430 ca, affresco (Saluzzo, Castello della
Manta, sala baronale).
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che gli spiriti volgari, ma si ferma solo in quelli nobili,
indipendentemente dal rango di appartenenza (cioè a
prescindere dalla «dignità d’erede»).
■I riferimenti ai precetti della teologia
Le ultime due stanze sono le più complesse: abbandonano i riferimenti alla scienza e, con un notevole
innalzamento di tono, procedono a similitudini di natura teologica. Il ruolo della donna nell’innamoramento
maschile è paragonato al ruolo svolto dalle intelligenze
angeliche: come queste obbediscono a Dio, dal momento che comprendono la volontà divina e muovono i
cieli, così la donna, risplendendo negli occhi dell’uomo,
gli infonde il desiderio di amarla; l’uomo si comporta
proprio come le intelligenze angeliche, realizzando il
desiderio della donna (invece di quello divino), mostrandole servizio di amore e continua obbedienza.
Si tratta di una similitudine estremamente ardita che
il poeta stesso riconosce come tale, immaginando
nell’ultima strofa le possibili obiezioni: come ha osato,
egli, paragonare la donna e il sentimento amoroso al
rapporto che lega gli angeli e Dio, utilizzando le cose
divine a misura di quelle umane? Il testo si conclude
con la giustificazione dell’autore, che ricusa ogni responsabilità, affermando che il paragone tra la donna
e l’angelo deriva dalla natura intrinseca della donna,
creata da Dio sul modello della bellezza angelica. La
donna si trova insomma in una posizione intermedia
tra il cielo e la terra: la sua natura è terrena, ma rispecchia quella celeste degli angeli; amando e venerando la
donna l’amante impara ad amare e desiderare qualcosa
di superiore, di divino; impara a rivolgersi verso il cielo.
Su queste basi, la natura “spirituale” dell’amore viene
portata alle estreme conseguenze, diventa una pratica
di raffinamento interiore e di tensione verso Dio.
5. «amor ch’a nullo amato amar perdona».
alle origini della poesia d’amore
P e r c api r e
Per a pprofondire
1. Qual è la sede “naturale” dell’amore?
11.Scheda tutte le similitudini presenti nel testo, indicando di volta in volta i due termini del paragone e il
concetto che si vuole illustrare tramite esso.
2. Quale similitudine è utilizzata per illustrare la definizione di “patria naturale” dell’amore?
3. Che cosa vuole affermare il poeta, quando dice che
il sole e lo splendore sono stati creati contemporaneamente?
4. Di preciso, quali sono i termini della similitudine
della seconda strofa?
12.In che rapporto stanno amore e nobiltà di cuore?
E qual è il giudizio sulla nobiltà ereditaria nella nuova
visione del mondo che Guinizzelli sta delineando?
13.Com’è la lingua utilizzata da Guido in questa canzone? Quali sono i suoi modelli?
5. «Così prava natura / recontra amor come fa l’aigua
il foco / caldo, per la freddura». Spiega il significato di
questi versi.
14.Leggi il passo del Purgatorio in cui è raccontato l’incontro tra Dante e il poeta bolognese (XXVI, 91-114):
come viene rappresentato Guinizzelli? Che cosa viene
sottolineato della sua poesia?
6. L’amore prende dimora nel cuore gentile come…
Completa la frase citando i versi di Guinizzelli.
Per scrivere
7. Che cosa pensa il poeta dei nobili che si dichiarano
tali per diritto di nascita?
15.Realizza un breve elaborato (max 15 righe) in cui
esponi i concetti principali di questo componimento.
8. Chi – secondo il poeta – può essere paragonato al
fango?
9. Qual è il ruolo delle intelligenze angeliche nella similitudine della quinta stanza?
10.Perché nella conclusione il poeta deve giustificarsi
e quale motivazione fornisce al proprio gesto di “presunzione”?
verso l’esame
16.Prima prova. B - Saggio breve
Le novità della canzone di Guinizzelli rispetto ai provenzali e ai siciliani.
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Attività
17.Terza prova. A - Trattazione sintetica di argomenti
La teoria amorosa di Guinizzelli (max 20 righe).
i modi, i generi
5
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