LA GUERRA DEI TRENT`ANNI ( 1618

LA GUERRA DEI TRENT'ANNI (1618-1648) E IL ‘600. UN’EPOCA DI CRISI?
TRACCIA PER LO STUDIO A CASA.
LA GUERRA DEI TRENT'ANNI (1618-1648)
Capitolo 20 del manuale, paragrafo 4, pp. 489-494 (vedi scansione piattaforma e-learning
Claroline)
Lettura aggiuntiva fornite in fotocopia in classe: Lettura n. 20 “La pace di Westfalia”
La cosiddetta “Guerra de Trent’anni” coinvolse l'Europa centrale dal 1618 al 1648. Combattuta
soprattutto sul suolo tedesco e boemo ebbe conseguenze fortemente negative per l'economia degli
stati tedeschi provocando, tra l'altro, una forte caduta demografica.
Le cause furono di ordine religioso e politico.
Religioso
La pace di Augusta del 1555 concessa dal cattolico imperatore Carlo V d’Asburgo (Imperatore del
Sacro Romano Impero, re di Spagna, re d’Italia e Arciduca d’Austria) e la Lega di Smalcalda,
guidata dal Duca d’Assia e composta da principi e principi elettori (cioè membri del collegio
elettorale al quale spettava l’elezione dell’imperatore) aveva sancito il principio della libertà
confessionale dei principi tedeschi. Ciò significava che i principi cattolici e luterani avevano il
diritto di imporre nei loro Stati territoriali la propria religione ai loro sudditi (cuius regio, eius
religio), mitigato dal diritto dei sudditi di emigrare.
Tale libertà confessionale dei principi tedeschi servì soprattutto per garantire la pace interna e la
concordia religiosa dopo l'indebolimento dell'autorità imperiale in seguito alla guerra dei principi.
Situazione geopolitico e religiosa
Diffusione confessione cattolica: Francia, Spagna e Italia
Diffusione confessione luterana: Mondo Germanico
Calvinismo: in espansione in Francia, Paesi Bassi, Inghilterra, Scozia e nell’Europa centroorientale (Polonia, Boemia, Ungheria e Transilvania).
Come si vede nella mappa sottostante, però, la situazione all’interno di questi paesi era più
complessa con la presenza di più confessioni.
1
Diffusione della Riforma
Le diverse confessioni (cattoliche, luterane e calviniste), irrigiditesi dal punto di vista dogmatico (in
particolare quella cattolica dopo il Concilio di Trento) e irrobustitesi dal punto di vista istituzionale,
in modo da poter esercitare un’influenza decisiva sulle coscienze dei propri fedeli, avrebbero
provocato un’esasperazione delle divisioni religiose, culturali, politiche e sociali, aprendo la strada
a nuovi conflitti destinati a lacerare per anni la Francia, i Paesi Bassi e l’Inghilterra fino alle
dimensioni assunte dalla Guerra dei 30 anni.
Cause politiche
Con la Guerra dei 30 anni esplode la vecchia rivalità politica ed economica tra gli Asburgo
d’Austria e vari stati del Sacro Romano impero1.
A questo si aggiunge la monarchia francese che, dopo un periodo di forti conflitti interni, aspirava a
contrastare il ruolo egemonico degli Asburgo, mentre la Svezia era interessata a rafforzarsi sul Mar
Baltico.
1
Attenzione a propositori dei due rami d’Asburgo: L’imperatore Carlo V nel 1555-1556 aveva deciso di abdicare e
ritirarsi in un convento in Estremadura, lasciando al fratello Ferdinando la corona tedesca e il compito di firmare la
pacificazione di Augusta, e al figlio Filippo II la Spagna, i Paesi bassi e i possedimenti italiani. Da qui nasce la
divisione tra il ramo d’Asburgo d’Austria e il ramo d’Asburgo di Spagna.
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Le zone più problematiche erano però il regno di Boemia e d’Ungheria, dove già al tempo
dell’imperatore del Sacro Romano Impero Ferdinando I d’Asburgo (dal 1559), già sovrano dei due
regni, le rispettive Diete erano state accantonate dall’imperatore costringendole a riconoscere alla
casa d’Asburgo il possesso ereditario dei due regni.
Dopo alcune concessioni fatte ai protestanti di Boemia che sancivano la libertà di confessione
religiosa (Lettera di maestà, 1609), il nuovo imperatore Mattia ( dal 1612 al 1619) proibì in alcune
città boeme la costruzione di edifici di culto protestante su terre di proprietà della Corona e della
Chiesa cattolica.
NB sulla successione degli imperatori.
Quindi la successione temporale è:
Ferdinando I d’Asburgo: imperatore dal 1559
(anche se indicato già nel 1556 come erede alla
corona imperiale dal predecessore Carlo V) al
1564.
1) Ferdinando I D’Asburgo (1559-1564)
A Ferdinando I succedono il figlio
Massimiliano II, imperatore dal 1564 al 1576, e
poi il figlio di Massimiliano Rodolfo dal 1576 al
1612.
4) Mattia (1612-1619)
2) Massimiliano II (1564-1576)
3) Rodolfo II (1576-1612)
5) Ferdinando II d’Austria (1619-1637)
6) Ferdinando III d’Austria (1637-1657)
Alla morte di Rodolfo succede il fratello Mattia
Tutti questi imperatori appartengono
(1612-1619) il quale indica nel 1617 come suo
dinastia degli Asburgo del ramo austriaco.
successore il cugino Ferdinando d’Austria,
divenuto imperatore con il titolo di Ferdinando
II d’Asburgo d’Austria (1619-1637).
alla
Nel 1637 a Ferdinando II succede Ferdinando
III (1637-1657)
Davanti a questa politica antiprotestante di tedeschizzazione e cattolicizzazione portata avanti anche
dal re di Boemia e Ungheria, Ferdinando II d’Asburgo d’Austria (re dal 1617 al 1619), cugino di
Mattia e suo erede designato per il trono imperiale, alcuni nobili di confessione hussita - cioè gli
appartenenti al movimento fondato da Jan Huss (1371- 1415)2, defenestrarono alcuni rappresentanti
del governo asburgico fuori dall’università di Praga (23 maggio 1618).
2
Riformatore religioso boemo (Husinec, Boemia Merid., probabilmente 1369 - Costanza 1415). Ordinato prete, divenne
predicatore a Praga, dando prova di vasta cultura filosofico-teologica. Suoi argomenti principali erano l'accusa della
corruzione del clero e la necessità di una riforma della vita morale di laici ed ecclesiastici. Sostenitore delle dottrine di
J. Wycliffe e scomunicato nel 1410, fu costretto ad abbandonare Praga; condannato dal concilio come eretico per le tesi
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La ribellione si fece più accesa e dichiarata quando la dieta boema, non riconoscendo Ferdinando II
quale successore di Mattia per il trono imperiale (1619), elesse a re di Boemia il protestante
(calvinista) Federico del Palatinato V. La dieta boema espresse le sue posizioni politiche-religiose
nella Costituzione boema (1619).
La rivolta si trasforma in una vera e propria guerra combattuta inizialmente sul suolo boemo dalle
truppe imperiali, sostenute da contingenti spagnoli, dai principati tedeschi cattolici (Baviera,
Sassonia) e dalla Polonia, contro le truppe boeme coadiuvate dai soldati di Federico V.
La guerra, che conobbe più fronti e fasi, si allargò poi ad altre monarchie europee interessando
anche alcune aree della Francia, della Danimarca e dell’Italia.
Fase boemo palatina (1618-1625): L’esercito asburgico sconfigge duramente i boemi nella
battaglia della Montagna bianca (1620) e penetra anche nel Palatinato. Alla sconfitta di Federico V
seguono violente repressioni e una campagna di riconquista cattolica, mentre la corona boema vine
dichiarata eredità degli Asburgo. I Gesuiti usano la stampa per diffondere caricature di Federico V
ritratto in fuga e si impegnano attraverso il monopolio dell’istruzione a realizzare la restaurazione
cattolica.
Fase danese (1625-1629): Cristiano IV (protestante) re di Danimarca interviene contro Ferdinando
II d’Asburgo per mantenere il controllo del Baltico, anticipando la Svezia, e la riscossione dei dazi
sul canale del Sund.
Nonostante il sostegno di Inghilterra e Olanda, la Danimarca viene sconfitta dalle truppe mercenarie
imperiali di Alberto di Wallenstein, capo dell’esercito asburgico, che consente ai propri militari la
pratica del saccheggio.
Con la Pace di Lubecca (1629) Cristiano IV rinuncia ad ogni ingerenza nell’Impero che estendeva il
controllo sul Mare del Nord e nel Baltico.
Fase svedese (1629-1635): Gustavo Adolfo II di Svezia grazie (dal 1631) al sostegno economico
della Francia guidata da Richelieu, cardinale e primo ministro di re Luigi XIII, muove guerra
all’Impero.
1631-32: re Gustavo Adolfo II di Svezia vince a Lützen, in Sassonia ma muore in battaglia (cade da
cavallo e raggiunto dai colpi dei soldati imperiali).
Nel 1634 le truppe svedesi vengono sconfitte dalle forze imperiali aiutate dalla Spagna.
1635 pace di Praga: mentre la guerra continua, l’Impero Asburgico è però costretto a fare
concessioni ad alcuni stati germanici pur mantenendone l’egemonia su di essi.
Fase francese o franco-svedese (1635-1648): Richelieu, interessato a costruire l’egemonia
francese, decide di scendere direttamente in campo contro gli eserciti alleati di Filippo IV di
Asburgo di Spagna (1621-1665) e Ferdinando III d’Asburgo d’Austria, a fianco della Svezia.
sostenute nel De ecclesia, nel 1415 fu arso sul rogo. Le dottrine di H. furono riprese dal movimento nazionale ceco, che
si chiamò appunto hussitismo.
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Mentre la Spagna era impegnata militarmente su più fronti contro le Province unite (Paesi Bassi,
Lussemburgo e Belgio dove dal 1568 era in atto una guerra per l’indipendenza delle stesse), la
Francia alleata con la Svezia conseguì nel 1643 la vittoria di Rocroi sulla Spagna e penetrò nei
Paesi tedeschi sino nella Baviera.
Teatri di guerra
La fine del conflitto - solo Francia e Spagna continuarono le ostilità tra di loro fino alla pace nel
1659 (Pace dei Pirenei) - fu sancita dalla pace di Vestfalia, firmata nelle due località di Münster tra
l’imperatore Ferdinando III (succeduto a Ferdinando II) e la Francia con i suoi alleati e Osnabrück
(1648), tra l'imperatore Ferdinando III e la Svezia con i suoi alleati.
Dal punto di vista religioso, la pace di Vestfalia estende a tutte le confessioni religiose, calvinisti
compresi, le norme della pace di Augusta (1555), la quale prevedeva che la confessione ufficiale di
uno Stato fosse quella delle autorità politiche governanti (quindi sostanzialmente quella dei
sovrani).
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Diversamente dalla pace di Augusta, con la pace di Vestfalia viene riconosciuta la libertà di
professare privatamente culti diversi da quella ufficiale.
Dal punto di vista della mappa geopolitica:
-
La Spagna riconosce ufficialmente la Repubblica delle Provincie Unite (Gheldria, Olanda,
Zelanda, Utrecht, Frisia, Overijssel e Groninga)
-
la Francia ottenne i vescovati (ovvero libere città imperiali, cioè direttamente dipendenti
dall’imperatore e non soggette ad altri poteri intermedi) rette da un principe Vescovo, di
Metz, Toul e Verdun , l’Alsazia e le fortezze di Breisach e di Pinerolo.
-
All’elettore del Palatinato viene restituito il titolo di elettore imperiale. Ora gli elettori
imperiali (cioè coloro i quali eleggono l’imperatore) sono 8.
-
Gli stati inclusi entro l’Impero Germanico – i cui confini sono limitati dall’area tedesca –
vedono riconosciute le loro prerogative sovrane in materia sia civile che religiosa.
Contemporaneamente si conferma l’enorme frammentazione politica con l’indebolimento
dell’autorità politica dell’imperatore. Gli Asburgo d’Austria consolidano il loro potere su
propri territori dinastici che ora comprendono Austria, Boemia e Ungheria.
Europa post-Pace di Vestfalia.
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Conseguenze della guerra e l’Europa del ‘600. Epoca di Crisi?
Capitolo 21 del manuale: paragrafi 1, 2, 3, 6 (pp. 505-526) (vedere scansioni nella cartella del
corso)
Capitolo 22 del manuale: paragrafi 5, 6, 7 (pp. 557-567) (vedere scansioni nella cartella del corso)
Lettura aggiuntiva fornite in fotocopia in classe: Lettura n. 21 “La decadenza economica dell’Italia
sotto il predominio spagnolo non fu così rapida e totale come si è dipinta”; Lettura n. 9 “La
potenza economica dei Paesi Bassi”
Con la pace di Vestfalia ebbero fine le guerre a carattere confessionale.
Dal punto di vista politico, fu confermata la frammentazione della Germania, cioè i territori tedeschi
sottoposti all’autorità imperiale, formata da stati di fatto indipendenti.
Come accennato qualche riga sopra, per la Spagna, che continuò ancora a combattere con la
Francia dopo la firma della pace di Vestfalia, furono resi evidenti i segni della inarrestabile
decadenza già iniziata negli ultimi decenni del secolo XVI.
Sconfitta sul fronte pirenaico e su quello dei Paesi Bassi, tormentata al suo interno da rivolte in
Catalogna e Portogallo, si vide costretta a riconoscere l’indipendenza dell'Olanda prima (1648)
con il trattato di Münster e del Portogallo poi, che venne messo sotto protezione dell'Inghilterra.
Il ruolo della Spagna in Europa veniva parzialmente ridimensionato: doveva rinunciare al suo ruolo
egemonico, ma rimaneva detentrice di un vasto impero coloniale e di un esercito efficiente.
La Svezia assunse invece un ruolo preminente nell'Europa settentrionale. Grazie ai nuovi strategici
acquisti territoriali e al succedersi di sovrani energici, il Mar Baltico divenne a tutti gli effetti un
“lago svedese”, fino a quando, agli inizi del XVIII secolo, la Russia la sostituirà nel suo ruolo di
potenza nell'Europa del nord.
Anche la Francia uscì dalla guerra rafforzata: grazie al declino spagnolo e alla frammentazione
del’Impero, divenne una potenza di primo rango, uscendo trionfalmente da un periodo di eclissi che
durava ormai da molti decenni.
Conseguenze ed effetti collaterali.
Stabilire i danni riportati dalla popolazione tedesca durante il conflitto non è stato semplice ed
oggetto di disputa fra storici.
È ipotizzabile però che, se consideriamo l’intera Germania, il calo demografico (cioè la
diminuzione della popolazione) sia stato dell’ordine fra il 15 e il 20 per cento della popolazione.
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Nell’impero significò che si passò dai circa 20 milioni del 1618 a un totale di circa 16-17 milioni
nel 1650.
Da zona a zona si registrano tuttavia notevoli differenze in base alla frequenza degli scontri e del
passaggio degli eserciti. Le più colpite furono la Pomerania, il Meclemburgo, il Brandeburgo e il
Württemberg, mentre le regioni nord-occidentali furono in gran parte risparmiate.
La causa principale del calo demografico non è tanto legata a eventi bellici, che contribuirono in
maniera relativamente bassa, ma alla mancanza di vettovaglie (viveri) e al ripetuto diffondersi di
epidemie.
Il passaggio delle truppe, in gran parte eserciti di mercenari che traevano sostentamento dal
saccheggio sistematico dei luoghi che attraversavano, generava una carenza di viveri che indeboliva
gli abitanti, rendendoli facile preda di malattie infettive la cui diffusione era favorita dai flussi di
profughi e dal concentramento degli sfollati nelle città.
Bisogna però ricordare che questo ricorrere di epidemie e calo demografico, che trova riscontro in
vari documenti dell’epoca, come i registri parrocchiali e delle tasse, fosse in parte un fenomeno
cominciato prima della guerra dei 30 anni, la quale forse non fece altro che accelerare un processo
già innescato, e che è legato più in generale a quella cosiddetta “crisi del ‘600”, un concetto
storiografico elaborato negli anni ’50 del ‘900 ma che non descrive maniera corretta i cambiamenti
economici, demografici, produttivi che andarono a ridefinire i rapporti di forze dei vari paesi.
La popolazione di tutta l’Europa continuò però a crescere nel corso del XVII secolo passando da
110 a 125 milioni di abitanti circa ma in molte regioni ci furono cadute seguite da riprese (come in
Germania, Francia, Italia, Spagna, Portogallo).
Alcuni temi di questa crisi del ‘600.
1)
Ristagno della popolazione (aumento minimo). Cause
a)
Malattie (sifilide), peste, guerre, carestie.
Peste nell’Italia del Nord (1629-1630) e in quella meridionale (1656)
Peste in Castiglia, Spagna, (1648-1649)
Durante le guerre la coltivazione cessa nelle zone interessate dalle battaglie
b) Aumento della mortalità per denutrizione:
c) Mortalità infantile (61/100 arrivano a 15 anni; 41/100 maschi superano i 50 anni).
d) Aumento età media del matrimonio.
e) Diminuzione nascite.
Questi due ultimi sono strettamente connessi: prima di “mettere su” famiglia (sposarsi e avere figli),
c’è bisogno di disporre di mezzi economici sicuri.
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2)
Economia e Finanza
a)
Contrazione dei consumi e del mercato lavoro.
b)
Diminuisce la quantità di argento importato dalle Americhe. Di conseguenza crollano i
prezzi di mercato (anche per la diminuzione della popolazione) di cui soffrono soprattutto le
potenze commerciali europee, in particolare la Spagna.
c) Crescita dell’urbanizzazione nel Nord anche per le emigrazioni forzate per motivi religiosi.
d) Centri del capitalismo europeo diventano: Amsterdam, Londra e Parigi.
Agricoltura: all’espansione cinquecentesca segue una crisi agraria.Perché?
-
Andamento dei raccolti condizionato da una fase climatica negativa (nel ‘600 ci fu una
piccola glaciazione)
Il calo della domanda fa ristagnare (rimanere fermi) o decrescere i prezzi dei cereali.
Aumenta il costo del lavoro.
Tutto ciò provoca
- Diminuzione delle aree coltivate e conseguente ritorno al pascolo.
- Aumento dei gravami fiscali: ri-feudalizzazione: aumentano cioè i canoni di affitto delle
terre a scapito dei contadini e a vantaggio dei proprietari terrieri, soprattutto nobili. Ciò
provoca una diminuzione delle libertà personali dei contadini, costretti a compiere prestazioni
d’opera gratuite nei confronti dei proprietari.
Geografia della crisi: paesi che emergono e paesi in crisi
Europa orientale: rafforzamento della servitù della gleba. Ovvero, come detto sopra, i contadini
tornano ad essere asserviti ai nobili proprietari di terra.
Olanda e Inghilterra riconvertono con successo i loro sistemi produttivi grazie ad innovazioni
tecnologiche. Ad esempio con le new draperies (fabbricazione di panni più leggeri ed economici)
mettono in difficoltà il sistema produttivo italiano, costretto e bloccato dalle rigide regole delle
corporazioni che tengono alti i prezzi per produzioni fuori mercato, mentre in Inghilterra e Olanda
potenziano il sistema proto-industriale ( o industria rurale).
Inghilterra: si avvia la rivoluzione agricola con recinzioni, redistribuzione e accorpamento delle
terre.
Il baricentro del commercio internazionale si sposta dal Mediterraneo all’Atlantico. Per questo
vanno in difficoltà Venezia, Genova, Siviglia e Lisbona.
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Olanda e Inghilterra potenziano le loro flotte mercantili prendendo praticamente il monopolio
marittimo. In questo settore agiscono grandi compagnie commerciali (Compagnia olandese delle
indie orientali, 1602) che raccoglievano denaro da investire emettendo azioni acquistate presso la
Borsa, in particolare quella di Amsterdam.
Vi è poi un circuito argento-spezie, che integra l’importazione dei metalli preziosi dall’America in
Europa, e l’importazione delle spezie dalle Indie (pepe, chiodi di garofano, noce moscata, cannella)
indispensabili non solo per arricchire le pietanze ma usate per conservare i cibi e per usi medicinali.
Per pagare queste spezie, l’argento che arriva dalle Americhe prende la via delle Indie Orientali.
Vi è poi il cosiddetto commercio triangolare: Dall’Europa le navi (portoghesi prima, olandesi e
inglesi poi) trasportano tessuti, armi, prodotti artigianali da vendere sui mercati africani della costa
di Guinea.
I mercanti in cambio comprano schiavi di colore soprattutto da mercanti arabi.
Questi schiavi vengono poi caricati sulle navi e condotti in Brasile o Caraibi dove gli schiavi
vengono venduti ai responsabili delle piantagioni di caffè e zucchero che pagano i mercanti di
schiavi con questi prodotti che arrivano ad Amsterdam e a Londra.
Un altro mezzo adottato da inglesi e olandesi per contrastare la posizione dominante della Spagna
nella via commerciale che dai Caraibi porta all’Europa è quello della pirateria legalizzata.
Ad es. Hawkins e Drake ricevono da Elisabetta I d’Inghilterra la “lettera di corsa” che li autorizza a
tentare di attaccare le basi spagnole nei caraibi o le navi spagnole che periodicamente portano
carichi di argento e altre merci dall’America.
Un altro strumento praticato era infine quello del contrabbando.
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Imperi coloniali nel ‘600
Gli stati moderni
Fare le guerre costa denaro e per recuperarlo i sovrani fanno ricorso a vari strumenti, talvolta
limitando le assemblee dei ceti (Cortes, Stati, Diete generali o locali, Parlamenti) che avevano il
compito di votare l’imposizione di nuove tasse. Tali strumenti sono:
-
Prestiti dalle banche o da singoli investitori che acquistano titoli di debito pubblico
-
Affidando la raccolta delle tasse a ditte appaltatrici
-
Aumentando direttamente le imposte
-
Legalizzando la vendita ed ereditarietà degli uffici statali.
In questo periodo pertanto prende forma lo Stato moderno come organizzazione politica
accentrata e assoluta.
-
Gli stati si dotano di un esercito permanente, che richiede un flusso costante di entrate, di
apparati coercitivi (monopolio della forza), istituzioni giudiziarie per garantire l’uniforme
prelievo fiscale e l’istituzione di un sistema burocratico creando figure di funzionari che
controllavano l’operato dei governatori locali (es. intendenti in Francia). Tali funzionari
diventano un nuovo ceto nobiliare (nobiltà di toga).
La formazione dello stato moderno viene a coincidere con lo sviluppo di monarchie assolute,
accentrate sulla figura del sovrano che detiene un potere assoluto (cioè sciolto da ogni vincolo).
In tali monarchie il sovrano tenta di limitare o ridimensionare il peso politico della nobiltà.
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Ma il sovrano non può controllare tutto e si circonda di persone di cui si possa fidare.
Ad esempio Filippo III di Spagna concede al suo favorito – un cortigiano a lui vicino– il potere di
trattare un buon numero di questioni di governo al posto suo come se fosse un informale primo
ministro.
Il favorito, a sua volta, ai avvale di un’ulteriore collaborazione di altri membri della corte,
provocando però contrasti e fazioni all’interno della corte.
Negli stati moderni operano quindi ministri e altri organi di governo nella forma di Consigli del
re, composti dai membri scelti dal sovrano e dal “primo ministro” quando è in carica, i quali hanno
il compito di occuparsi di specifiche materie. Un po’ come avviene adesso con il Consiglio dei
ministri.
L’organo principale di governo è quindi il Consiglio.
A seconda dei vari stati poi, c’erano diverse tipologie di Consigli con competenze specifiche: vedi
l’Impero Asburgico, la Spagna.
Le rivolte
Nella società europea del ’600, l’instabilità si presentò almeno in parte come riflesso delle difficoltà
economiche. In quasi tutti i paesi europei vi furono frequenti rivolte e agitazioni nelle campagne e
nelle città che culminarono, intorno alla metà del secolo, in vere e proprie rivoluzioni (Catalogna,
Portogallo, Napoli, Parigi, Ucraina e Inghilterra – Ma delle rivoluzioi in Inghilterra parleremo
nelle prossime lezioni).
Numerose furono le rivolte tra il 1566 e il 1653, in particolare nel periodo tra il 1640 e il 1653.
Se si osservano le cause, le rivendicazioni, i luoghi dove queste rivolte avvennero, possiamo
dividerle in:
-
Rivolte dell’élite urbana contro l’autorità monarchica:
o Francia (1648-1653): insurrezione urbana di Parigi (Fronda)
-
Rivolte popolari urbane:
o ribellione delle Provincie Unite contro la Spagna
o insorgenza boema
o insorgenza in Catalogna (1640-1652)
o insorgenza in Portogallo (1640-1688) a seguito della quale il Portogallo ottiene
l’indipendenza.
o Napoli (1647-1648): proclamazione della Repubblica di Napoli e sua successiva
soppressione per intervento spagnolo.
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- Rivolte rurali: in Francia tali rivolte hanno un carattere tradizionalista o lealista, cioè non
contestano l’autorità del re. Bisogna infatti sottolineare come in genere, e almeno nella fase
iniziale, queste rivolte hanno idee politiche conservatrici nel senso che non vogliono
rovesciare l’ordine politico e sociale.
Quadro geopolitico dell’Europa a metà del ‘600:
-
Ovest: monarchie nazionali come Francia e Spagna
-
Est: monarchie elettive (cioè il sovrano viene scelto da un ristretto collegio di principi):
come Polonia, Boemia, Ungheria. Queste due ultime sono ormai inserite nelle strutture
dell’Impero degli Asburgo d’Austria.
-
Vi sono poi altre monarchie come Svezia e Brandeburgo Prussia
-
L’area a sud-est (Balcani) sono sotto il dominio dell’Impero Turco.
-
Frammentazione della Germania, dove i territori tedeschi sono sottoposti all’autorità
imperiale, formata da stati di fatto indipendenti dove è sempre più evidente l’indebolimento
dell’Impero.
-
Italia: presenta un quadro composito dove non è presente un unico sovrano:
o Sotto il predominio spagnolo stanno: Regno di Napoli, Regno di Sicilia, Regno di
Sardegna, Ducato di Milano e Stato dei Presidi
o Stati fortemente condizionati dalla Spagna: Genova, Granducato di Toscana, Stato
della Chiesa, Repubblica di Venezia e Ducato di Savoia.
Vecchi fantasmi e nuovi orizzonti
Tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600 riprende la caccia alle streghe soprattutto nelle zone dove si
verificano contrasti tra diverse confessioni religiose. La diffusione della peste crea lo spettro
dell’esistenza di untori che infettano le città (vedi la peste di Milano del 1630 raccontata dal
Manzoni nei Promessi Sposi).
Vi è poi una nuova ondata di persecuzione nei confronti degli ebrei (pogrom di Francoforte del
1614).
Dall’altra parte il ‘600 costituisce un secolo di transizione alla modernità grazie a nuove o
perfezionate teorie scientifico-filosofiche: Giovanni Keplero (1571-1630) che migliora la teoria
copernicana teorizzando l’ellitticità delle orbite dei pianeti; Galileo Galilei (1564-1642), Renato
Cartesio (1596-1650), Isaac Newton (1642-1727).
Nascono le Accademie delle scienze, luoghi che diventano centrali per lo scambio intellettuale
universale in merito ai progressi della scienza: nasce ad esempio a Roma l’Accademia dei Lincei
(1603), l’Accademia del Cimento a Firenze (1657), la Royal Society a Londra (1662),
l’Academie Royale des Sciences a Parigi (1666). Un forte incremento si registra poi nel campo
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dell’editoria e del mercato librario. Anche qui Amsterdam, Rotterdam, Leida e Parigi furono le città
dove i giornali e periodici di informazione ebbero grande rilievo.
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