CAPITOLO 6
La guerra dei Trent’anni
La guerra dei Trent’anni è considerata la più grande calamità dal tempo delle guerre barbariche in Europa.
Essa rientrava nell’ambito delle guerre di religione del XVI secolo.
Una causa fu la politica degli Asburgo che vollero unificare l’Europa, sopratutto la Germania, sotto un'unica
guida e intorno alla fede cattolica per liberare il paese dal disordine causato dalle diverse religioni, e dalle
rivalità tra i principi elettori e tra gli stessi Asburgo. I principi luterani tedeschi si unirono nel 1608 nell’Unione
Evangelica e nel 1609 i cattolici formarono, in risposta, la lega Cattolica.
La Francia era preoccupata per i tentativi di espansione degli Asburgo. Comunque la Francia aveva una
visione più moderna dello stato che si opponeva a quella più medievale degli Asburgo.
A dar fuoco alle polveri fu nel 1618 l'imperatore del Sacro Romano Impero Mattia II: egli impose come re alla
Boemia, prevalentemente protestante (hussita), il cattolico Ferdinando II, che vietò la costruzione in Boemia di
alcune chiese protestanti, provocando una violenta ribellione, che culminò con la defenestrazione di Praga nel
1618 quando 2 luogotenenti dell'imperatore furono scaraventati giù dalle finestre del palazzo reale; i due
tuttavia ne uscirono illesi in quanto atterrarono su della paglia. La Guerra dei Trent'Anni si divide in quattro
periodi:
1. Boemo-palatino (1618–1623)
2. Danese (1623–1629)
3. Svedese (1630–1635)
4. Francese (1635–1648)
I Boemi insorti offrirono la corona del loro Paese all'elettore Federico V del Palatinato, disconoscendo
Ferdinando d'Asburgo. La ribellione boema si estese ad altre regioni del Sacro Romano Impero,come
l’Ungheria. Ferdinando II (1610-1637) divenne imperatore nel 1619. Solidamente appoggiato dalla Spagna e
dal duca Massimiliano di Baviera, questi stroncò le truppe boeme nella battaglia della Montagna Bianca
(novembre 1620), alla quale fece seguire una spietata repressione e costrinse Federico V ad andare in esilio.
Tra la prima e la seconda fase ci fu la guerra della Valtellina che vedeva Savoia Venezia e Francia contro gli
Asburgo che vinsero e grazie alla pace di Monzon ottennero il protettorato della Valtellina.
L'antagonista dell'impero nella seconda fase fu Cristiano IV di Danimarca. Richelieu favorì un'alleanza
antiasburgica fra Olanda, Danimarca ed Inghilterra, stipulata all'Aia nel 1625. Le truppe dell'Impero riuscirono
ad occupare parzialmente la Danimarca e Cristiano IV dovette firmare la pace di Lubecca (maggio 1629) con
la quale egli si impegnava a non inserirsi nelle vicende germaniche, in cambio della restituzione dei territori
invasi. Lo spostamento della guerra nel Nord e l'occupazione imperiale di importanti porti sul Mar Baltico
provocarono l'intervento della Svezia. Per non perdere la fedeltà dei principi cattolici, l'imperatore nel marzo
1629 emanò l'Editto di restituzione, che imponeva la restituzione alla Chiesa delle terre secolarizzate dopo la
Pace di Augusta che aveva concesso la libertà di culto ai luterani, ma il provvedimento suscitò la reazione anche
dei principi luterani che erano rimasti neutrali.
Nella 3° fase Gustavo Adolfo di Svezia intraprese una guerra contro l'Impero per difendere i protestanti e per
impadronirsi di una testa di ponte in Pomerania che gli assicurasse l'egemonia sul Baltico. Alleato della
Francia, Gustavo Adolfo passò di successo in successo grazie al suo ottimo esercito, invase Monaco e proseguì
in un'avanzata che terminò solo con la battaglia di Lützen (novembre 1632), nella quale gli Svedesi vinsero,
ma il loro sovrano perse la vita. La giovanissima regina Cristina, figlia del defunto re, fece però continuare le
operazioni militari, e gli Svedesi migliorarono le posizioni conquistate. Solo nel settembre del 1634 gli eserciti
imperiali, rafforzati da contingenti militari spagnoli, ottennero a Nördlingen una vittoria decisiva. La grave
sconfitta svedese indusse i principi protestanti ad accettare la pace di Praga (1635), con la quale essi si
sottomettevano all'imperatore, ottenendo a loro volta che l'Editto di restituzione fosse sospeso per quarant'anni.
L'ultima fase della guerra, si risolse in ambito politico, infatti, mentre la situazione militare era equilibrata, lo
stesso non poteva dirsi delle condizioni economiche e finanziarie della Francia e della Spagna. Lo sforzo
imposto dalla guerra era stato gravosissimo per entrambi i Paesi, ma la Francia riuscì a reggere a tutti gli
inasprimenti fiscali, la Spagna, invece, già provata dalla politica di Filippo II, precipitò in una spaventosa
miseria. In Catalogna fu proclamata la repubblica (1640). Anche il Portogallo si ribellò e riuscì a scacciare
gli Spagnoli e a insediare sul trono la dinastia nazionale dei Braganza (1641). Il nuovo imperatore, Ferdinando
III d'Asburgo (1637-1657), si rese conto che il Paese era stremato e che non c'era più alcuna speranza di vittoria,
intavolò perciò, sin dal 1642, le trattative di pace, che si svolsero in Westfalia, mentre i maggiori responsabili
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della guerra scomparivano dalla scena politica: il Richelieu morì alla fine del 1642, e fu sostituito dal Cardinale
Mazarino, ma la guerra durò ancora per anni. Solo quando la supremazia francese fu indiscutibile, Ferdinando
III, vedendosi minacciato non solo come imperatore, ma negli stessi domini ereditari di Casa d'Asburgo, firmò,
nell'ottobre del 1648, la pace di Westfalia. La sola Spagna continuò per oltre un decennio una lotta ormai
disperata. La pace di Westfalia pose fine alle sanguinose guerre di religione riconoscendo l’esistenza di tre
confessioni; resta comunque il fatto che il regnante definisce la religione di appartenenza, ma i sudditi liberi
potevano seguire la religione di famiglia se era professata da almeno 25 anni, altrimenti dovevano lasciare il
paese. Afferma il principio secondo cui ogni stato è libero e sovrano e ha il diritto di essere rispettato nella
propria unità territoriale e indipendenza. Inoltre tende a stabilire una politica di equilibrio tra gli Stati senza
che uno possa acquisire tanta potenza da imporre il predominio sugli altri. Infine inaugura l’era dei regolari e
stabili rapporti tra gli stati sulla base della diplomazia che da origine al moderno diritto internazionale.
La pace decreto l’indipendenza dell’Olanda e della Svizzera e divise l’impero in 360 stati.
La guerra tra Francia e Spagna finì nel 1659 con la Pace dei Pirenei dopo la vittoria della Francia sugli spagnoli
che dovettero cedere alcuni territori.
La guerra provocò anche una crisi sociale e economica, caratterizzata da una catastrofe demografica, da
epidemie e dalle carestie causate anche dai saccheggi degli eserciti che avevano solo un modo per trovare cibo.
Questo portò al regredimento di una buona parte dell’Europa centrale.
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