Istituto Comprensivo "Via Casalotti 259" - Roma
L1 STUDENTI STRANIERI
Caratteristiche e problematicità linguistiche principali
LINGUA ROMENA

Pronuncia
L’alfabeto romeno coincide con quello latino. Nella maggior parte dei casi, sia nella scrittura che
nella lettura, ad ogni lettera corrisponde un suono. Quindi il romeno, come l’italiano, si pronuncia
come si scrive. La doppia consonante italiana non esiste in romeno.
Le lettere che non abbiamo in italiano:
- Le consonanti “ş” (si pronuncia sce) “ţ” (si pronuncia ts)
- Le vocali “ă” (si pronuncia come la vocale indistinta /ə/, ovvero un suono a metà strada tra
la a e la e) “â”, î hanno lo stesso suono (gutturale e sordo)
L'alfabeto romeno:
a (a)
b (be)
c (ce)
d (de)
e (e)
f (fe)
g (ghe)
h (ha)
i (i)
j (je)
l (le)
m (me)
n (ne)
o (o)
p (pe)
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r (re)
s (se)
t (te)
u (u)
v (ve)
x (iks)
z (ze)
Lettere che compaiono soltanto nei vocaboli internazionali o stranieri:
k (ka)
q (kiu)
w (dublu ve)
y (igrek)
Differenze di pronuncia tra le consonanti italiane e quelle romene:
1) La "z" non è mai dura, ma sempre dolce (es. "zaino").
2) La sibilante "s" è sempre sorda (es. "sasso").
3) La "j" è sempre morbida come nella parola francese je.
4) La "h" si pronuncia sempre come consonante aspirata.
5) La "c" e la "g" seguono le stesse regole dell'italiano (davanti a "i" o "e" sono morbide, come nella
parola "ciliegia"; davanti alle altre vocali sono dure, come nella parola "gamba"). I gruppi "ghe",
"che", "ghi" e "chi" si pronunciano esattamente come in italiano.
Differenze di pronuncia tra le vocali italiane e quelle romene:
6) In romeno è molto diffusa la "i" muta a fine parola (i breve). Si pronuncia appena e si sente ancor
meno (soprattutto se ascoltata da un italiano).
7) In alcuni vocaboli (soprattutto alcune forme del verbo essere ed alcuni pronomi) la "e" si
pronuncia "ie".
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
Morfologia
Il romeno ha le declinazioni ed è caratterizzato da cinque casi: nominativo, genitivo, dativo,
accusativo e vocativo (nella forma il nominativo è uguale all’accusativo e il genitivo al dativo). Per
ottenere il genitivo-dativo occorre flettere l’articolo posposto. La declinazione si applica infatti solo
al primo elemento.
Articoli
L’articolo ha un uso meno frequente che in italiano poiché un sostantivo non ulteriormente
determinato non ne ha bisogno dopo preposizione (ci sono però molte eccezioni). L’articolo
determinativo singolare ha la particolare caratteristica di essere posposto e si unisce al nome in
modo tale da formare una unità grafemica e fonetica unica (es. studentul, “lo studente”). Tra gli
articoli romeni vi è l’articolo possessivo genitivale (APG) che occorre quando, inserendo un
aggettivo, si rompe il legame diretto tra possessore e posseduto. In questo caso l’articolo concorda
con la cosa posseduta e non si pospone.
Preposizioni
Il romeno ha preposizioni semplici (un solo elemento, una sola parola) e preposizioni composte
(formate da due o più preposizioni semplici) che non corrispondono alle preposizioni articolate
italiane, in romeno l’articolo non viene mai unito ad una preposizione.
Sistema verbale
I verbi si suddividono in quattro coniugazioni. I modi verbali sono i seguenti: “personali” –
indicativo, imperativo, congiuntivo; “non personali” – infinito, participio, gerundio, supino. La
forma dei verbi può essere attiva, passiva e riflessiva. I tempi verbali (presente, passato e futuro) si
dividono in semplici e composti come quelli italiani.
Nomi
Il romeno presenta tre generi: maschile, femminile e neutro. Tuttavia da un punto di vista strutturale
il neutro al singolare è uguale al maschile e uguale al femminile al plurale. Sono maschili i nomi
comuni che si riferiscono ad esseri viventi maschili, i nomi che indicano alberi, catene montuose, i
mesi dell’anno, le lettere dell’alfabeto, le note musicali. Sono femminili i nomi comuni che si
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riferiscono ad esseri viventi femminili, stati, stagioni, giorni della settimana. È complesso riuscire
ad individuare delle regole per identificare i nomi neutri.
Pronomi
I pronomi personali sono otto (la III persona singolare e plurale presentano due forme diverse per il
maschile e il femminile). All’accusativo e al dativo i pronomi personali hanno due forme diverse
individuate dalla presenza o dall’assenza dell’accento.
LINGUA ALBANESE

Pronuncia
L’alfabeto albanese è stato codificato in modo da far coincidere ad ogni lettera un suono. Per questo
si contano 36 lettere, divise tra semplici e composte.
L'alfabeto albanese (tra parentesi la pronuncia):
a (a)
b (b)
c (zz di “ragazza”)
Ç (ci di “cioccolata”)
d (d)
dh (inglese “th” di “these”, “the”)
e (e)
ë (e “muta”)
f (f)
g (g dura di “gatto”)
gj (gh di “ghiaia”)
h (h aspirata, inglese “her”)
i (i)
j (come iato, “ieri”)
k (c “casa”)
l (l)
ll (inglese “fall”)
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m (m)
n (n)
nj (come gn in italiano)
o (o)
p (p)
q (“città”)
r (r di “riso”)
rr (vibrante r allungata)
s (s)
sh (sc- di “sciame”)
t (t)
th (inglese “thank”)
u (u)
v (v)
x (dz di “zona”)
xh (dZ di “gioia”)
y (u del francese “mur”)
z (z)
zh (j del francese “Jambe”)
Lettere composte:
Come si osserva dall’alfabeto, l’albanese ha 29 fonemi consonantici, dei quali nove sono consonanti
composte. Queste sono indivisibili, anche se scritte con un grafema doppio. Questa particolarità può
generare confusione, specie nell’apprendimento della doppia consonante italiana, che in albanese
non esiste.
Consonanti composte: dh, gj, ll, nj, rr, sh, th, xh, zh
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Problematicità dell’alfabeto albanese:
- Mancata corrispondenza grafema/fonema (confusione tra lettere albanesi e suoni italiani e
viceversa).
- La persistenza di alcuni errori dovuti alla sovrapposizione di caratteristiche apparentemente
omologhe tra albanese e italiano.
Soffermarsi sulle interferenze fonetico-grafiche tra italiano e albanese, può aiutare a prevenire
alcuni comuni errori che si verificano nella fase di primo inserimento. La tabella che segue
(Tab. 1) isola dall’alfabeto albanese le lettere che possono originare confusione per la
somiglianza grafica o fonetica con l’alfabeto italiano.
Tab. 1 - Interferenze fonetico-grafiche tra italiano e albanese:
la lettera c si legge come la z di “stazione” (z sorda)
la lettera ç si legge come la c di “cena” (c palatale)
la lettera g si legge solo come la g di “gatto” (g gutturale)
la lettera h è aspirata
la lettera j si legge come la i di “ieri” (semivocalica)
la lettera k si legge come la c di casa (gutturale)
la lettera ll si legge come in inglese “will”
la lettera nj si legge come il gruppo gn di agnello (palatale)
la lettera q si legge con un suono intermedio tra “ci” e “chi”
la lettera r si legge come una r piuttosto dolce, “all’inglese”
la lettera rr si legge come la r rosa o terra
la lettera s si legge come la s di sole (sorda)
la lettera sh si legge come il gruppo sc- di sciarpa
la lettera x si legge come la z di zaino (sonora)
la lettera xh si legge come la g di giallo (palatale)
la lettera z si legge come la s di isola (sonora)
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
Morfosintassi
Come il romeno anche l’albanese ha le declinazioni ed è caratterizzato da cinque casi: nominativo,
genitivo, dativo, accusativo e vocativo (nella forma il genitivo è uguale al dativo). La struttura della
frase SVO (soggetto, verbo, oggetto) rispecchia quella della lingua italiana. L’albanese tuttavia ha
un complesso sistema di declinazione e coniugazione.
Articoli
Generalizzando si può dire che solo agli articoli indeterminativi hanno funzione analoga a quella
degli articoli indeterminativi italiani e si esprimono con “një” per tutti i generi e casi. L’assenza di
articoli determinativi e di preposizioni articolate crea problemi agli studenti albanesi che studiano la
lingua italiana. Gli articoli possono occorrere sia prima che dopo il nome:
- Articolo prepositivo, non ha corrispondente in italiano. Si declina secondo numero, genere,
caso e forma. Si usa nella realizzazione del genitivo e con gli aggettivi articolati e nella
declinazione di alcuni pronomi.
- Articolo indeterminato, così chiamato perché può essere utilizzato solo preceduto
dall'articolo prepositivo. Es.: i Bukur, "bello", e bukur, "bella". Di solito segue il sostantivo e
in questo caso è l'articolo prepositivo che concorda in numero genere, caso e forma col
sostantivo cui si riferisce l'aggettivo. Es Shoku i dashur, "l'amico caro", shokut të dashur,
"all'amico caro".
Preposizioni
Non essendoci l’articolo determinativo, le preposizioni articolate non esistono.
Sistema verbale
La coniugazione è molto simile a quella dell’italiano, le desinenze mutano in base alla persona, al
numero, al modo e al tempo. Come il greco e a differenza dell’italiano ha la forma attiva e la forma
medio-passiva (importanza del contesto). I modi verbali corrispondono in generale a quelli italiani
ma possiede anche l’ottativo (esprime il desiderio del soggetto) e l’ammirativo (esprime
ammirazione o sorpresa). Le coniugazioni sono due: la prima comprende i verbi che alla prima
persona terminano in j, la seconda i verbi che terminano in consonante. Molte sono le irregolarità.
L’ausiliare è solo “avere” e ciò crea delle difficoltà nell’apprendente.
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Nomi
Anche l’albanese come il romeno presenta tre generi: maschile, femminile e neutro. La forma dei
sostantivi può essere determinata o indeterminata. La forma determinata del sostantivo richiede
l’uso dell’articolo determinativo proposto che si fonde al sostantivo (es. miku, “l’amico”); la forma
indeterminativa non richiede l’uso di alcun articolo preposto.
Gli aggettivi in genere vengono messi prime del nome e hanno gradi simili a quelli dell’italiano.
Riassumendo, le difficoltà principali dell’apprendimento dell’italiano per uno studente albanese
sono le seguenti:
- difficoltà a sentire, pronunciare e scrivere le parole con l'accento e con le doppie, dato che
questi tratti non sono presenti nella L1;
- omissione degli articoli determinativi, e dell'articolo in generale;
- uso sovraesteso dell'ausiliare avere nei tempi composti;
- mancata concordanza tra il soggetto e il participio passato;
- non uso delle preposizioni articolate (data l'assenza degli articoli determinativi in L1);
- difficoltà a esprimere il possesso, dato che in albanese avviene attraverso l'uso del genitivo e
non esiste la preposizione "di".
LINGUA HINDI

Pronuncia
Il sistema alfabetico scritto della lingua Hindi è il devanagari, scrittura sillabica in cui si combinano
lettere con grafemi vocalici e consonantici. L’India ha diverse lingue, ognuna con il proprio
alfabeto. Queste lingue possono essere suddivise in due gruppi principali - (1) le lingue derivate dal
Sanscritto parlate sopratutto al nord e al centro dell'India (Hindi, Assami, Bengali, Gujarati,
Marathi, Oriya, Punjabi, Urdu) e, (2) le lingue dravidiche nei 4 stati al sud del paese (Kannada,
Malyalam, Telgu, Tamil). Occorre sottolineare la presenza di numerose forme dialettali presenti in
ognuna di queste lingue; l’Hindi presenta 10 dialetti principali.

Morfosintassi
Il tipo sintattico più frequente è SOV (soggetto, oggetto e verbo - a differenza di quello italiano
SVO) e SOPV (soggetto, oggetto, posposizione, verbo; le preposizioni si collocano dopo il nome).
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Articoli
Non esistono.
Preposizioni
Si collocano sempre dopo il nome e il pronome a cui si riferiscono (posposizioni).
Sistema verbale
Tutte le forme verbali all’infinito terminano in –naa, la radice del verbo resta invariata per formare
tutti i tempi verbali. Le strutture verbali si differenziano moltissimo da quelle italiane: la maggior
parte dei tempi verbali si costruisce col participio presente o passato del verbo principale +
l’ausiliare “essere”. Per esprimere un evento passato generico si usano le desinenze del participio
passato. Il futuro presenta desinenze proprie. In generale i verbi indicano il numero e il genere. Sia
l’italiano che l’hindi dispongono degli strumenti grammaticali per distinguere il modo indicativo da
quello congiuntivo. Il congiuntivo, in entrambe le lingue, è usato in frasi subordinate;
differentemente dall’italiano, l’hindi usa il congiuntivo anche in frasi senza reggente. L’hindi inoltre
non ha le forme morfologiche che corrispondono al congiuntivo imperfetto e trapassato italiani.
Nomi
I sostantivi, i pronomi, gli aggettivi e i dimostrativi presentano due casi: diretto e indiretto
(obliquo). I generi sono due: maschile e femminile e assai raramente corrispondono al maschile e al
femminile della lingua italiana.
Pronomi
Nei pronomi che indicano la terza persona singolare non c’è distinzione tra genere maschile e
femminile, si attesta invece una distinzione se la persona è vicina o lontana.
Punteggiatura
I segni di punteggiatura corrispondono a quelli italiani, fatta eccezione per il punto che viene
indicato con una linea verticale “|”.

Differenze temporali hindi/italiano
- Nella lingua hindi non vi è il corrispondente italiano di “sera”;
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- Il concetto di tempo ha un carattere più relativo di quello occidentale: esiste una parola unica per
indicare “ieri” e “domani”, lo stesso occorre per le parole “l’altro ieri” e “dopodomani”.
LINGUA PUNJABI

Pronuncia
Il punjabi è una lingua tonale (la variazione di tono di una stessa sillaba ne determina il significato)
e agglutinante (le parole sono formate dall’unione di più morfemi). Sono attestati diversi sistemi di
scrittura che dipendono dalla regione, dal dialetto e dalla religione. I sistemi alfabetici più comuni
sono lo Shahmukhi e il Gurmukhi.

Morfosintassi
Differentemente dall’italiano il punjabi presenta una struttura sintattica SOV (soggetto, oggetto e
verbo).
Articoli
Non esistono.
Preposizioni
Differentemente dall’italiano il punjabi è caratterizzato da posposizioni che seguono il nome o il
pronome a cui sono legate. Gli ausiliari sono di due tipi, uno per il presente e uno per il passato.
Sistema verbale
In generale i verbi indicano il numero e il genere della persona o dell’oggetto a cui si riferiscono. Le
persone sono tre: prima, seconda e terza.
Nomi
I nomi hanno due generi (maschile e femminile), due numeri (singolare e plurale), cinque casi
(diretto, obliquo, vocativo, ablativo, locativo/strumentale).
Pronomi
Si attestano alla I e alla II persona singolare, alla III persona i pronomi si sostituiscono con i
dimostrativi. I pronomi non si distinguono per generi.
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Punteggiatura
Poiché il sistema di scrittura è da destra a sinistra, i segni di punteggiatura sono a “specchio”
rispetto a quelli italiani. A conclusione di ogni frase si pone un trattino “-“ e non il punto. Punto e
virgola è generalmente poco usato così come l’apostrofo.
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