descrizione storica

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Lo Sbarramento di Passo Predil nella campagna militare del 1809.
Dalla vetta del Mangart, come appare nella
foto storica, si possono osservare le vestigia
dello
Sbarramento
di
Passo
Predil,
fortificazione che fu tra le prime a far parte
degli
“Sbarramenti
Carinziani”1
eretti
dall’Impero Austro – Ungarico per la difesa
dell’importante nodo stradale di Tarvisio.
Lo Sbarramento di Passo Predil fu costruito
per ordine dell’Arciduca Giovanni, Direttore
del Genio Militare austriaco, tra il 1808 e il
1809 a 1130 metri slm, fra la località Predil e Oberbreth (Stermec) con il compito di bloccare
un’eventuale avanzata nemica proveniente dalla zona dell’Isonzo che attraverso la Val Coritenza e
il Passo del Predil sarebbe penetrata nella Valle della Sava Dolinka in direzione di Lubiana.
Agli ordini del capitano e ingegnere Johan Herman von Hermannsdorf il 15 maggio 1809 il forte
ebbe il suo battesimo del fuoco resistendo per quattro giorni all’offensiva napoleonica.
Questo episodio si inserisce nel contesto delle operazioni militari del 1809 quando l’Austria,
approfittando delle difficoltà in cui si era venuto a trovare Napoleone nella Guerra di Spagna, decise
di aderire ad una nuova coalizione con l’Inghilterra (la quinta) ed attaccò la Francia e la Baviera
sua alleata.
Il 09 aprile 1809 l’Austria aprì le ostilità contro la Francia varcando il confine in Baviera con
l’armata comandata dall’Arciduca Carlo.
Il 10 aprile 1809 l’esercito Austriaco, comandato dall’Arciduca Giovanni, avanzò invece verso
l’Italia con due corpi d’armata (l’8° agli ordini del feldmaresciallo Albert Gyulai, acquartierato da
Tarvisio e Armoldstein e il 9°, al comando del feldmaresciallo Ignaz Gyulay , posizionato tra Passo
di Wurzen e Kranjska Gora) che potevano contare in tutto su circa 45.000 combattenti di prima
linea, tra fanteria cavalleria supportati da appropriata artiglieria. Tale forza era inoltre appoggiata
da oltre 25.000 soldati appartenenti alla milizia territoriale .
L’ “Armèee d’Italie” agli ordini del Viceré Eugenio de Beauharnais (figlio adottivo di Napoleone
Buonaparte) era composta dai Corpi d’Armata
Macdonald (Divisioni: Broussier, Lamarque,
Cavalleria Guerin), Grenier (Divisioni: Saras, Abbè) Baragueey d’Hilliers (Divisioni: Rusca,
Fontanelli) e, in riserva dalla Divisione Duruite e dalla Cavalleria di Sahuc e Pully. Tale Armata
consisteva in 24 battaglioni, uno squadrone di Dragoni Francesi, 2 compagnie di Artiglieria a
cavallo con 20 bocche da fuoco e relativi approvvigionamenti per un totale di circa 65.000 uomini
ma di questi solo circa 18.000 erano presenti in Friuli.
L’offensiva Asburgica si sviluppò secondo gli
ordini dell’Arciduca Giovanni su tre colonne. La
prima formata dal grosso dell’esercito, agli ordini
diretti
dell’Arciduca
Giovanni,
transitò
per
Caporetto e attraversando le Valli del Natisone
invase la pianura friulana. Da Gorizia
seconda
colonna marciò
una
su Cormons e
Palmanova, mentre la terza dalla
Val Canale
scese lungo la Canal del Ferro e guadando il
fiume Fella
arrivò
alla confluenza del
Forte di Passo Predil oggi
Tagliamento a nord di Venzone.
Il Viceré Eugenio l’11 aprile, poiché ritenne che le due divisioni in quel momento disponibili erano
insufficienti per contrastare la massiccia offensiva austriaca, decise di abbandonare il Friuli per
radunare le sue forze sulla destra del Tagliamento.
Il 15 aprile la retroguardia francese lasciata a Pordenone, sorpresa dall’arrivo dell’avanguardia
nemica, subì gravi perdite e venne quasi completamente catturata.
Il giorno successivo i reparti dell’ “Armèee d’Italie”, (le divisioni in ritirata dal Friuli e le prime
che stavano giungendo di rinforzo) schierati su un lungo fronte sulla riva sinistra del Livenza, (una
posizione giudicata pessima dal punto di vista militare avendo il fiume alle spalle e con terreni
argillosi impraticabili dalla pioggia che era caduta in quei giorni), senza attendere le altre divisioni
che in un paio di giorni avrebbero potuto congiungersi con queste forze, affrontarono in inferiorità
numerica l’esercito austriaco.
La battaglia di Sacile o di Fontanafredda, fu il più grande scontro delle guerre napoleoniche in
Friuli e sicuramente uno dei maggiori avvenuti in Italia terminò con la sconfitta dell’Armata franco
- italiana.
Dopo la sconfitta, i reparti dell’”Armèe d’Italie” se pur presi dal panico riuscirono, anche se in
modo disordinato, a ritirasi senza essere inseguiti dal nemico: ciò avvenne soprattutto grazie al
maltempo, poiché dopo la battaglia la pioggia riprese a cadere copiosa e gli austriaci non poterono
sfruttare a fondo la vittoria, infliggendo nuove perdite al nemico già in rotta.
Tra il 19 e il 25 aprile le divisioni dell’Arciduca Giovanni continuarono ad avanzare riuscendo ad
occupare, Conegliano, Treviso, Mestre, Castelfranco, Bassano, Padova e Vicenza mentre a Venezia,
rimasero a contatto con i francesi nella testa di ponte di Marghera mentre gli altri reparti dell’Armee
si erano intanto attestati sulla linea dell’Adige
a est di Verona.
Mentre le truppe austriache avanzavano
vittoriose
in
Italia,
nel
centro
Europa,
l’imperatore Napoleone Buonaparte guidava il
suo esercito contro quello dell’Arciduca Carlo
in Baviera e, dopo aver resistito all’iniziale
avanzata austriaca, i francesi mossero a loro
volta
con
decisione
contro
l’
esercito
asburgico che venne sconfitto il 22 aprile ad
Lastra con incisa la data che ricorda la battaglia sostenuta dai
difensori forte di passo Predil.
Eggmul nei pressi di Ratisbona. Dopo la
vittoria, l’Armata francese continuò velocemente l’avanzata verso Vienna per evitare che gli
austriaci potessero nuovamente concentrarsi per difendere la capitale.
La sera del 29 aprile la notizia dei rovesci subiti dagli austriaci di fronte all’avanzata di Napoleone
arrivò tramite un corriere all’Arciduca Giovanni, al quale fu dato l’ordine di abbandonare l’Italia
per portarsi al più presto in difesa della capitale asburgica.
Gli austriaci iniziarono immediatamente a ripiegare e il 2 maggio l’esercito del Viceré ne iniziò
l’inseguimento portando la sua armata sul fiume Piave, dove il giorno 8 maggio si scontrò
vittoriosamente con gli Austriaci.
L’avanzata francese proseguì velocemente: il 9 maggio raggiunse il Livenza, il 10 si schierò sulla
riva destra del Tagliamento, e dopo averlo oltrepassato il giorno seguente si scontrò vittoriosamente
con gli austriaci a San Daniele. Il 12 vi fu la sortita della guarnigione francese assediata sul forte di
Osoppo, il 14 venne riconquistata Venzone e dopo l’attraversamento dell’ Isonzo e si portò a
Pontebba e a Malborghetto. Il 14, il 15 e il 16 la divisione del generale Seras marciò lungo la valle
di Plezzo Il 15 e 16 la divisione del Generale Fontanelli attraversò le Vallate di Dogna e della
Raccolana. Il 17 fu attaccato il Forte di Malborghetto dove avvenne l’epica resistenza della sua
guarnigione comandata dal capitano del genio militare Fiedrich Hensel .
Il 17 l’Avanguardia dell’”Armèe d’Italie” e la divisione Fonatnelli marciarono su Tarvisio ove il 18
gli austriaci vennero battuti.
Mentre l’armata del Viceré Eugenio avanzava vittoriosa, il Capitano Hermann si apprestava a
difendere lo sbarramento di Predil, allora composto in tre grosse palizzate di legname. Egli aveva
agli ordini due compagnie del reggimento croato Szluiner e disponeva solamente di 2 cannoni da
3 libbre in casamatta, 2 da 6 libbre e 4 bombarde per il complesso centrale e 2 cannoni da campo
da 3 libbre per l’opera avanzata. Dal 15 maggio il forte bloccava il passaggio della divisione del
generale Seras, dietro alla quale si trovavano i carriaggi per i rifornimenti anche per le divisioni che
si trovavano con il Viceré Eugenio. La Divisione di Seras, che aveva ricevuto il 14 maggio l’ordine
di attraversare le Valli del Natisone e di risalire il corso dell’Isonzo verso il Passo del Predil,
respinse le deboli retroguardie austriache lasciate nella zona e giunse il giorno 15 maggio di fronte
alle fortificazioni, ma quando avanzando lungo la strada giunse a portata di tiro delle opere di
difesa, la batteria austriaca aprì il fuoco costringendo i francesi a retrocedere fuori dal campo di tiro
dell’artiglieria.
Sulla destra delle fortificazioni, formate da un trinceramento che sbarrava la strada, la neve
impediva i possibili passaggi, mentre sulla sinistra i precipizi non consentivano alcuna manovra di
aggiramento.
L’accanita resistenza del Forte di Predil bloccava il passaggio della divisione del generale Seras,
con la quale si trovavano i carriaggi dei rifornimenti anche per le divisioni che si trovavano con il
Viceré Eugenio e ciò impediva l’arrivo dei necessari rifornimenti alle truppe avanzanti dalla Val
Canale motivo per il quale il Viceré il 17 maggio decise di inviare in aiuti alle unità di Seras due
battaglioni di linea e uno di volteggiatori (tiratori
scelti) e due cannoni sulla strada per Predil.
Il capitano Hermann, nonostante il forte fosse
interamente
circondato
dal
nemico
e
senza
possibilità di ricevere aiuti, rifiutò la resa offerta
dal nemico. Alle 11.00, del 18 maggio 1809, i
battaglioni
francesi
mossero
all’assalto
dello
sbarramento, ove tutti i difensori perirono. Alcuni
croati, e con loro anche il Capitano Hermann,
ebbero una fine atroce poiché perirono bruciati
all’interno della ridotta dove si erano barricati
rifiutandosi di arrendersi anche quando ogni
resistenza era ormai vana.
Con il Capitano Hermann perì quasi tutta la
guarnigione del forte composta di 242 effettivi, tra
Monumento ricordo dei difensori del forte
confinari croati del reggimento Szluiner ed artiglieri, e solo una decina furono i sopravvissuti,
mentre 150 francesi rimasero sul campo tra morti e feriti.
Il Sacrificio dei difensori di dello sbarramento del Predil (e quelli del forte di Malborghetto) fu
paragonato a quello degli Spartani di Leonida e i due forti vennero spesso citati come “Le Termopili
Austriache”
Nel 1847 laddove sorgevano gli sbarramenti di Malborghetto e di Predil furono eretti dei
monumenti in onore e memoria dei comandanti e delle truppe che si erano immolati per la difesa
dei due forti2.
BIBLIOGRAFIA:
Per approfondire l’argomento, si segnalano i seguenti testi:
-
ERNESTO DE AGOSTANI, Ricordi Militari del Friuli 1797 – 1870, 2° Vol., Tarantola
Tavoschi, Udine 1976;
-
WALTHER SCHAUMANN, Le Nostre montagne Teatro di Guerra III b – Alpi Carniche
Orientali – Val Canale – Alpi Giulie Occidentali,Ghedina e Tassotti Editori, Bassano –
Cortina – Padova , 1976;
-
PAOLO FORAMITTI, L’ASSALTO – Malborghetto 1809 tra gli Asburgo e Napoleone,
Edizioni del Confine , novembre 1999, Udine (UD).
1
Gli sbarramenti Carinziani comprendevano Forte Hensel di Malborghetto, Sbarramento Passo Predil, Fortezza Chiusa
di Plezzo, Capisaldi Sella Predil, Forte Lago Predil e Forte Gola Aibl.
2
Una iscrizione in tedesco incisa sulle lastre in marmo ricorda il sacrificio del capitano Hermann e dei soldati che
difesero il forte con le seguenti parole “IN MEMORIA DELLA MORTE DA EROE DELL’IMPERIAL REGIO
CAPITANO JOHANN HERMANN VON HERMANNSDORF, CHE IL 18 MAGGIO 1809 SI SACRIFICO’ CON I
SUOI SOLDATI PER DIFENDERE LA POSIZOIONE – IMPERATORE FERDINANDO I” (Nell’identico
monumento eretto a Molborghetto il nome Hemann è sostituito con quello del capitano del genio Friedrich Hensel”
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