Il Romanticismo Il Romanticismo è un movimento filosofico letterario

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Il Romanticismo
Il Romanticismo è un movimento filosofico letterario e artistico che comincia alla
fine del Settecento e ha la sua massima fioritura nella prima metà dell’Ottocento.
Più precisamente, il Romanticismo è al tempo stesso una visione del mondo che, in
quanto tale, abbraccia l’uomo, l’esistenza, l’arte, la filosofia, la natura, e un
atteggiamento nei confronti dell’esistenza, ossia uno stile di vita, un modo di
affrontare la vita.
Nato in Germania, come reazione all’esasperato culto illuministico della ragione, il
Romanticismo si configura, soprattutto all’inizio, come il primo movimento giovanile
europeo di rivolta, nel senso che, tanto i pensatori che danno vita a questa corrente
culturale, quanto coloro che la abbracciano sono giovani e che le loro idee si
scontrano con i valori dominanti della società borghese. I tipici romantici sono molto
spesso studenti. Hanno un atteggiamento spiccatamente “antiborghese”: ad es.
giudicano i difensori dell’ordine costituito “piccoli borghesi” e le faccende di tutti i
giorni cose insignificanti. Questi giovani romantici sono affascinati dai lati oscuri
dell’esistenza, da tutto ciò che è oscuro, misterioso e vanno alla ricerca di sensazioni
forti. Si possono distinguere due forme di Romanticismo. Il Romanticismo
universale, primo in ordine cronologico, che fiorisce nella città di Jena e si
caratterizza per l’interesse per la natura, l’uomo ed il genio artistico; il Romanticismo
nazionale, che si sviluppa più tardi, ha il suo centro a Heidelberg, e si occupa in
particolare di storia.
1) Il Romanticismo problematizza innanzitutto l’uomo, sollevando la questione
socratica della sua essenza. Viene cioè posto il bimillenario interrogativo “Che cos’è
l’uomo?”
Se si esclude qualche nobile eccezione presente nel Settecento illuministico, come
quella di Hume, il quale sostiene che non sia la ragione a distinguere il bene dal male,
bensì i sentimenti, e fonda la morale sul concetto di “simpatia”, intesa come
compassione e Rousseau, che descrive l’uomo naturale in termini di sentimento –
bisogni primari e amor di sé, sentimento positivo che spinge l’uomo a conservare la
propria vita e alla benevolenza, dall’antichità classica fino a Kant, l’uomo è stato
sempre concepito come Logos, razionalità e mai come sensibilità.
Il Romanticismo critica l’eccessivo peso dato dalla tradizione alla ragione e pone al
centro la categoria spirituale del sentimento. La sola ragione non copre infatti la
totalità della natura umana. La coscienza non è riducibile all’attività del pensiero,
perché è anche e soprattutto costituzione sensibile, ha, cioè, una struttura
emozionale. I filosofi hanno ignorato o disprezzato il sentimento, perché hanno
riconosciuto alla facoltà razionale la funzione di conoscere e in ciò hanno commesso
un grave errore, giacché essa si è rivelata incapace di comprendere la realtà profonda
dell’uomo, dell’universo e di Dio. L’esaltazione romantica del sentimento è fondata
infatti su una particolare concezione dell’esistenza e della realtà, che rende impotente
la ragione e richiede di conseguenza di prenderlo in considerazione in quanto unica
via d’accesso possibile ad esse. Il poeta romantico Novalis così si esprime in un
significativo verso: “Il pensiero è soltanto un sogno del sentimento”, ossia un suo
pallido riflesso. Un altro grande poeta romantico, Holderlin, esclama: “Un Dio è
l’uomo quando sogna (il sogno è l’espressione del sentimento), un mendicante
quando pensa”.
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Al posto della ragione, i Romantici propongono nuove parole d’ordine quali il
“sentimento”, la “fantasia” e la “nostalgia”. Il significato corrente del termine
“romantico” che significa “sentimentale” deriva proprio dal riconoscimento del
valore attribuito dal movimento romantico al sentimento.
2) “Che cos’è l’essere?” L’infinità di coscienza e la nuova concezione
organicistica e finalistica della natura. Non solo l’essere umano è intessuto di
sentimento, in quanto possiede la coscienza, ma la natura intera, perché la realtà è
Infinità di coscienza. L’ontologia o metafisica romantica, è fondata sul concetto che
l’Infinito, principio spirituale creativo, si dia nel finito e si identifichi con esso.(anche
l’Infinito degli idealisti si fa mondo, si risolve nel finito. L’Infinito
dell’Idealismo, quello che Fichte chiama Io, Schelling Assoluto e Hegel Idea, è si
un Principio spirituale creativo, ma è inteso come attività razionale e non come
sentimento).
Il Romanticismo rappresenta la rinascita dell’antico senso cosmico, espressione con
cui si indica che la realtà viene considerata una totalità, infinità, ossia spirito e natura,
un organismo vivente, un’ entità animata che si autoproduce. In questo i romantici si
riallacciano all’immanentismo e al panteismo di Spinoza e Giordano Bruno, i quali
credevano nella presenza di un “io” divino nella natura mentre si distaccano da
Cartesio e Kant che avevano nettamente distinto l’io (Dio e la coscienza) da una parte
e la natura “estesa” dall’altra (dualismo ontologico). I romantici sono monisti e
spiritualisti. Usano le espressioni “anima del mondo” o “spirito del mondo”. Lo
spirito che anima la natura è il sentimento, l’infinità di coscienza. Secondo i
romantici, la dualità spirito – materia è solo apparente.
L’ uomo infatti non può che percepire esclusivamente se stesso come coscienza,
giacché lo spirito è invisibile e dunque egli è indotto a credere che la natura, il
mondo in cui pensa e agisce, sia materia pura, realtà fisica a se stante, separata
dall’io. Per i romantici, non vi è la dualità spirito e natura. Esiste un’unica realtà,
infinita (perché non limitata esternamente da un’altra), che essi chiamano Assoluto o
Infinito, la quale è un principio spirituale creativo che si sviluppa o manifesta nella
materia. Ciò significa che il finito, la natura, è in realtà l’infinito e che la natura è
materia vivente, spirituale, intrisa di coscienza. La coscienza pertanto costituisce il
mondo, si fa mondo e questo è la sua manifestazione. La natura è un organismo
vivente, dotato di vita interna (lo spirito immanente), totalità nelle quali le parti
vivono in funzione del Tutto, e presenta una particolare finalità, essendo strutturata
secondo determinati scopi. Questa concezione organicistica, vitalista, finalistica,
spiritualistica e dialettica (= la natura è organizzata secondo coppie di forze opposte e
dinamiche, i contrari), riporta alla luce la fisica aristotelica e taglia i ponti con la
tradizione meccanicistica inaugurata da Galileo, secondo la quale la natura è scevra di
forme spirituali e di finalità, è materia in movimento governata da leggi meccaniche.
L’essere umano è dunque un microcosmo, porta dentro di sé tutto l’universo: ciò
significa che l’uomo può in linea di principio rinvenire lo “spirito del mondo”,
l’essere infinito, sia contemplando la natura, sia ricercandolo nella nostra anima.
L’uomo può fare esperienza vissuta del mistero del mondo penetrando in se stesso.
Novalis affermò che: “La via misteriosa va verso l’interno”. Difatti, se idealità e
realtà, coscienza e natura non sono due realtà separate che si auto-limitano, bensì ma
un'unica entità infinita, l’essere e l’esistenza costituiscono un mistero in quanto
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inaccessibili alla ragione, alla filosofia, ancorata all’esperienza e ai suoi schemi
logici.
3) “Che cosa sono l’arte e la filosofia?”
Di qui la conseguente esaltazione dell’arte come via di accesso al mistero
dell’Infinito, dell’essere invisibile. (l’essere è infinità spirituale, invisibile e pertanto
misterioso.) il genio artistico rappresenta la quintessenza della personalità romantica.
Gia Kant aveva affermato che il genio è l’artista che innova, che produce la sua opera
in modo originale e l’aveva posto su un piano superiore rispetto al mero talento e
all’artista imitativo. Il Romanticismo, come già aveva fatto il Rinascimento,
conferisce all’arte un grande peso ai fini della conoscenza umana. Anche qui Kant era
stato un precursore: nella sua Critica del giudizio aveva cercato di spiegare che cosa
avviene allorché contempliamo qualcosa di bello, per esempio un’opera d’arte.
Quando ci accostiamo ad essa senza altri interessi se non quella di “sentirla”, di
coglierne il senso profondo, allora oltrepassiamo i limiti di ciò che noi possiamo
sapere, i limiti della nostra ragione, raggiungendo l’infinito. L’idea rinascimentale e
di Kant secondo la quale l’artista geniale è in grado di trasmetterci qualcosa che i
filosofi e gli scienziati non possono esprimere, venne ripresa dai pensatori romantici.
Il poeta tedesco Friedrich Schiller dice che l’attività dell’artista è come un gioco con
la sua facoltà conoscitiva, e solo quando l’essere umano gioca è libero perché è lui a
creare la realtà (cosa che la ragione, prigioniera dei suoi schemi logici, non è in grado
di fare). Secondo i romantici, soltanto l’arte ci può avvicinare all’”ineffabile”. Alcuni
arrivano a paragonare l’artista a Dio, in quanto egli crea la propria realtà proprio
come Dio ha creato il mondo. Si attribuisce cioè all’artista una forza immaginativa
tale, in grado di creare il mondo. All’apice del suo rapimento estatico, il genio ha il
privilegio di sentire che la divisione tra sogno (infinità di coscienza, il sentimento) e
realtà (la materia) scompare. L’essere si disvela nell’opera dell’arista geniale e in
parte nel fruitore (concezione abbracciata da Schelling e rifiutata da Hegel).
3a) “Che cos’è la vita?” La situazione esistenziale dell’uomo romantico intessuta
di sentimento. Il sentimento dell’ inquietudine è costitutivo della vita,
accompagna sempre l’uomo. La vita viene concepita dai poeti e dai filosofi
romantici come inquietudine, aspirazione brama, sforzo incessante. I romantici
ritengono infatti che l’uomo sia in preda ad un “demone dell’infinito”, ad un anelito
incommensurabile verso il mistero dell’infinito. L’uomo è pervaso da “una brama
d’infinito”, (poiché è parte di esso ma essendo invisibile perché spirituale non lo
coglie) che lo rende insofferente di ogni limite e mai pago della realtà. La sua
situazione esistenziale è caratterizzata da un perenne stato d’irrequietezza e di
tensione oltre la datità, il “qui” ed “ora”. La vita è dunque qualcosa di misterioso.
L’uomo percepisce che il suo senso profondo gli sfugge. La vita è inquietudine e
desiderio struggente, frustrato perchè l’uomo, il finito, tende incessantemente verso
l’infinito, ma non lo afferra perché invisibile, lontano e irraggiungibile (eccetto che
nell’arte e nell’amore, ma anche in questi casi si tratta di uno degli infiti modi in cui
l’essere si dà e viene colto temporaneamente). (lo Streben=Sforzo teorizzato da
Fichte, che vede l’io impegnato in un infinito superamento del finito, coincidente
con una battaglia mai conclusa per la conquista della propria umanità,
costituisce l’espressione filosofica di tale concetto);
b) L’ironia. E’ un atteggiamento tipico dell’uomo romantico consistente nella
consapevolezza che ogni realtà finita, ossia ogni impresa umana, risulta impari di
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fronte all’infinito. L’infinito si manifesta infatti in infiniti modi che sfuggono
all’uomo, per cui egli non deve prendere sul serio, come cosa salda, le sue opere,
anche se provengono dall’intimo, se ispirate dal sentimento;
c) Il titanismo. E’ un atteggiamento di sfida e di ribellione , proprio di chi si propone
di combattere, pur sapendo che alla fine risulterà perdente, ossia incapace di superare
le barriere del finito.
d) La tendenza all’evasione. I romantici, mal sopportando il finito, aspirano a
evadere il quotidiano vivendo esperienze fuori dalla norma, capaci di produrre
emozioni intense, come ad es. la fuga in eccezionali mondi remoti nel tempo e nello
spazio, che si concretizza nel culto dell’Ellade, nella riscoperta del Medioevo, e il
culto per il misticismo orientale.
4) L’individualismo. I romantici professano uno sfrenato culto dell’io, non però nel
senso di atteggiamento di rifiuto alla socialità, bensì di rivendicazione della propria
identità, della unicità della propria personalità. E’un atteggiamento connesso al
primato del sentimento, perché se la ragione eguaglia ed uniforma, poiché tutti
pensano allo stesso modo, il sentimento specifica e distingue, poiché nessuno “sente”
le emozioni alla stessa maniera. Scrive Novalis: “Quanto più solo – tanto più
potente”. “Si è solo con tutto ciò che si ama”.
5) L’amore romantico. L’amore appare ai romantici come il sentimento più forte in
assoluto, l’estasi suprema, l’essenza stessa della vita. L’amore è un fatto globale,
perché si ama con l’anima e con il corpo, è unità o unificazione, perché i due amanti,
si fondono in modo tale che “ciò che due possa diventare uno” (concezione ripresa
da Hegel, vedi Abbagnano liceo, pag. 31) e come terza caratteristica in esso si
manifesta l’Assoluto, giacché si fondono due creature diverse (l’uomo e la donna),
così come l’Infinito è unione di uomo e natura. L’amore viene idealizzato. Nasce il
tema dell’amore irraggiungibile, raccontato da Goethe nel romanzo epistolare I dolori
del giovane Werther, che si conclude con la morte del protagonista, che si spara
perché non può avere colei che ama. Il dovere per i romantici è vivere profondamente
la vita. Se ciò non è possibile essi o se ne allontanano, sognando un’altra realtà,
oppure optano per il suicidio.
6) La nuova concezione della storia. Il filosofo Herder, elabora una nuova
concezione della storia, secondo la quale essa è il risultato di un processo orientato
verso un fine (teleologico). I romantici hanno dunque una concezione dinamica,
progressiva, della storia, che si contrappone a quella statica precedentemente espressa
dagli illuministi, secondo i quali esisteva una ragione universale che poteva essere più
o meno presente nelle diverse epoche. Herder , che concepisce l’Infinito in termini di
Ragione e non di Sentimento, sostiene che ogni epoca possiede un suo valore
intrinseco, giacchè la storia è un processo necessario nel quale la Ragione Infinita
manifesta o realizza se stessa, diviene, si fa mondo, per cui in essa non c’è nulla
d’irrazionale, inutile o casuale. La storia è governata dalla necessità. Di qui
l’ottimismo romantico. (Concezione ripresa da Hegel).
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