MUSICA E STRESS INFLUENZA DELLA MUSICA SULLA RISPOSTA DA STRESS IN RELAZIONE AL CONCETTO DI DOPING MUSICALE Lavoro di maturità di Gaia Di Salvo Biologia e Musica Docenti responsabili: Prof.sse Laura De Biasio e Francesca Dellea Liceo cantonale di Locarno, anno scolastico 2013-2014 Indice Indice ................................................................................................................................ 2 1. Abstract ........................................................................................................................ 4 2. Introduzione ................................................................................................................ 5 2.1 Scopo del lavoro ................................................................................................... 6 3. Sistema endocrino e ormone cortisolo .................................................................... 7 3.1 La percezione della musica .................................................................................. 7 3.2 Sistema endocrino ................................................................................................ 8 3.3 Reazione da stress e cortisolo ........................................................................... 13 3.4 Effetti del cortisolo sulla prestazione sportiva ............................................... 18 4. Materiali e metodi ..................................................................................................... 21 4.1 Considerazioni generali ...................................................................................... 21 4.2 Scelta dei partecipanti ........................................................................................ 22 4.3 Ambiente e condizioni ambientali .................................................................... 22 4.4 Materiali utilizzati................................................................................................ 23 4.5 Test salivare ......................................................................................................... 25 4.6 Musica e volume ................................................................................................. 27 4.7 Formulario ........................................................................................................... 28 5. Risultati....................................................................................................................... 33 5.1 Andamento dell’esperimento ............................................................................ 33 5.2 Risultati dei test salivari...................................................................................... 35 5.3 Impressioni dei partecipanti .............................................................................. 37 5.4 Temperatura ambientale .................................................................................... 37 6. Discussione dei risultati ........................................................................................... 38 7. Conclusione ............................................................................................................... 41 8. Ringraziamenti........................................................................................................... 42 9. Bibliografia ................................................................................................................. 43 9.1 Articoli ................................................................................................................. 43 9.2 Sitografia .............................................................................................................. 44 2 9.3 Fonte immagini ................................................................................................... 45 10. Allegati...................................................................................................................... 46 10.1 Formulario ......................................................................................................... 46 10.2 E-mail ................................................................................................................. 50 10.3 CD o file: brano creato per l’esperimento .................................................... 51 3 1. Abstract Da qualche anno l’argomento del “doping musicale” sta prendendo sempre più piede nel mondo della ricerca scientifica. Diversi studi hanno già dimostrato che esiste una relazione tra l’ascolto di musica e l’incremento della resistenza fisica. In questo lavoro di maturità è stato approfondito questo tema collegandolo con la supposizione che la musica è in grado di provocare una situazione di stress nell’organismo, con i relativi vantaggi per esso. È stato eseguito un esperimento di ascolto di musica con dieci ragazzi per avvalorare questa teoria. Ad ognuno è stato misurata la concentrazione salivare di cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”. I risultati finali non rispondono pienamente alle ipotesi iniziali, dato che la concentrazione di cortisolo non è aumentata all’ascolto di musica. Attrezzature più adeguate e un numero maggiore di partecipanti sono gli elementi necessari affinché questi risultati possano venire confermati. 4 2. Introduzione La musica occupa una parte molto importante nella vita degli esseri umani. Fin dalla preistoria l’uomo ha scoperto i benefici indotti dalla musica e ancora oggi, quotidianamente, milioni di persone in tutto il mondo si rilassano, si distraggono, si motivano grazie all’ascolto di brani musicali. Come sicuramente ognuno ha già notato, l’ascolto di musica provoca in noi la nascita di emozioni e sensazioni non indifferenti. Studi scientifici che sono stati condotti al riguardo hanno accertato che generi di musica differenti ci portano a provare emozioni altrettanto diverse1. La musica tuttavia non agisce solo a livello emotivo, dato che al suo ascolto si possono verificare anche dei cambiamenti fisiologici riguardanti: il battito cardiaco, la respirazione, la pressione sanguigna, il volume di sangue pulsato, le onde cerebrali, la risposta elettrochimica della pelle e i livelli neurochimici dei neurotrasmettitori dopamina, serotonina, adrenalina e noradrenalina2. La musica dunque produce una risposta a tutti gli effetti chimica. Tra gli ormoni soggetti all’influsso della musica, uno dei più conosciuti è la dopamina (ormone del benessere), che se stimolato è in grado di donarci sensazioni gratificanti. In questo modo la musica riesce ad avere un effetto simile a quello provocato dalle droghe e dal sesso (Levitin, 2007). È anche reso noto che la musica ha un’effettiva influenza sulla respirazione, può alterare il livello di ossigeno nel sangue e causa una migliore saturazione dell’emoglobina con l’ossigeno (Koelsch, 2005). Se la musica provoca le risposte fisiologiche tramite le emozioni o tramite l’attivazione di altre sensazioni, è ancora da chiarire definitivamente. Risposte fisiologiche come quelle citate sopra possono tuttavia essere riconducibili alle risposte fisiologiche provocate dalla percezioni di una situazione di stress. La musica potrebbe quindi produrre la percezione di una situazione stressante da parte di chi ascolta. Uno studio ha dimostrato che un certo genere musicale stimola la concentrazione plasmatica di cortisolo, la produzione di ATCH e prolattina e aumenta la norepinefrina in circolo (Hébert, 2005). Questa ipotesi è quindi già stata presa in considerazione. L’influsso che la musica detiene sull’uomo non è sottovalutato e viene utilizzato anche in ambito sportivo. Molto spesso, prima dell’inizio delle competizioni, si vedono atleti che si preparano con le cuffiette nelle orecchie. 1 Informazioni tratte da: Chanda Mona Lisa e Levitin Daniel J., Trends in Cognitive Sciences - The neurochemistry of music, Cell Press, 2013 2Informazioni provenienti da diversi studi riassunti in: Levitin Daniel J. e McGill James, Life Sundtracks: the uses of music in everyday life, 11/05/2007 5 Addirittura, in alcuni ambiti sportivi, c’è la possibilità di competere direttamente ascoltando musica. Alcuni atleti considerano sacra la propria playlist pre gara, come il nuotatore Michael Phelps che tutt’ora, malgrado glielo sia stato più volte domandato, non ha ancora rivelato quali canzoni ascoltava prima di salire sul blocchetto di partenza. Dal 2010, gli atleti della maratona di New York non possono più correre con le cuffiette perché, a detta degli organizzatori, l’ascolto di musica durante la gara altera le prestazioni e non permette di godere del tifo del pubblico. Chi ascolta musica durante la maratona sarebbe quindi più avvantaggiato di chi corre in silenzio. Si è perciò arrivati al punto di considerare la musica come se fosse un doping. Ma la musica può veramente essere considerata uno stimolante, o per l’atleta è solo un fattore motivante a livello psicologico? Secondo la definizione di doping, qualsiasi cosa può essere classificata come stimolante se provoca l’aumento della capacità di trasporto dell’ossigeno nel corpo umano. Le opinioni sull’argomento sono contrastanti e non si è ancora giunti a prendere una vera e propria decisione in merito. 2.1 Scopo del lavoro Lo scopo del mio lavoro di maturità è quello di approfondire il tema del “doping musicale” conducendo un esperimento pratico nel quale si è cercato di provocare un cambiamento fisiologico dell’organismo (stress) grazie all’ascolto di musica e di spiegarne e analizzarne gli sviluppi. Sarà l’ormone cortisolo a farla da padrone. Il lavoro si concentrerà soprattutto sull’influenza della musica sulla sfera fisiologica dell’uomo più che su quella psicologica, nonostante le due siano strettamente collegate. 6 3. Sistema endocrino e ormone cortisolo 3.1 La percezione della musica I cambiamenti fisiologici dovuti all’ascolto della musica, pur avendo scopi diversi, hanno tutti un punto di partenza comune: il cervello. Le onde sonore percepite dalle orecchie sono immediatamente decodificate da diverse aree cerebrali. L’azione della musica che si ripercuoterà sul corpo parte dalla stimolazione del sistema nervoso centrale, coordinatore dei movimenti e di moltissime reazioni fisiologiche del nostro organismo. Questo processo vale per tutti gli stimoli esterni che noi recepiamo, anche se ogni stimolo differente sollecita solo l’area del cervello a cui è destinato. Il sistema nervoso centrale recepisce le informazioni e gli stimoli esterni e si occupa di coordinare le risposte fisiologiche date da essi. È interessante specificare che il sistema nervoso può essere suddiviso in due parti: la prima è composta dalla corteccia cerebrale, che è la parte razionale e dalla quale provengono le nostre decisioni controllate, e dal sistema nervoso autonomo, che si trova nella parte più interna del cervello e comprende gli istinti primitivi; la seconda parte comprende invece il sistema limbico, la sede delle emozioni. Gli stimoli esterni raggiungono sia la corteccia cerebrale che la parte autonoma, ma solo gli stimoli dati dal sistema limbico, i quali sono oltretutto molto più rapidi di quelli provenienti dalla parte razionale, vengono concretizzati a livello fisiologico. Questo processo, chiamato integrazione delle informazioni, non sarebbe possibile senza il supporto del sistema endocrino e del sistema sensoriale. Il primo si occupa di captare gli stimoli esterni tramite gli organi di senso, mentre il secondo, al quale ci interesseremo maggiormente, concretizza le reazioni fisiologiche dettate dal sistema nervoso (Figura 1). 7 Figura 1: Processo di concretizzazione degli stimoli esterni a livello fisiologico. 3.2 Sistema endocrino 3.2.1 Rapporto fra ipotalamo e ipofisi Il sistema endocrino e il sistema nervoso costituiscono i due principali sistemi di comunicazione dell’organismo. Essi sono anche strettamente collegati: come è già stato spiegato in precedenza, il sistema endocrino si occupa di concretizzare le reazioni fisiologiche imposte dal sistema nervoso. Questo collegamento è reso possibile dall’ipotalamo, una struttura del sistema nervoso che è collegata al sistema endocrino. L’ipotalamo svolge un ruolo regolatore per l’organismo e moltissimi ritmi fisiologici sono dettati da questa struttura, come il ritmo sonno/veglia, la sete e la fame o la temperatura corporea. Esso è anche in grado di controllare l’umore, gli stati d’animo, il comportamento sessuale, il metabolismo basale, la risposta allo stress e moltissime altre situazioni dettate dal sistema nervoso centrale. L’ipotalamo viene sollecitato dall’azione del talamo e si 8 trova al disotto di esso. Il talamo si trova nel mezzo dei due emisferi cerebrali e si occupa di filtrare ogni informazione motoria o sensoriale percepita o inviata dal cervello. A sua volta l’ipotalamo è collegato all’ipofisi tramite l’infundibolo, un peduncolo ricco di vasi sanguigni e fibre (Figura 2). Pur essendo collegata a una struttura del sistema nervoso come l’ipotalamo, l’ipofisi è una ghiandola appartenente al sistema endocrino e si occupa di regolare l’attività metabolica e endocrina dell’organismo. Questa struttura è composta da due lobi, denominati rispettivamente ipofisi anteriore (adenoipofisi) e ipofisi posteriore (neuroipofisi). Figura 2: Posizione di talamo, ipotalamo, infundibolo e ipofisi. L’azione di controllo che l’ipotalamo esercita sull’ipofisi si separa in due vie, differenti sia per il luogo d’azione che per le sostanze che entrano in gioco. Da un 9 lato l’ipotalamo rilascia specifici neurormoni (ormoni ipofisotropi) nel sangue che raggiungono poi l’ipofisi anteriore. Il rilascio di ormoni ipofisotropi è permesso dagli stimoli ormonali e nervosi ricevuti dai neuroni ipotalamici. Questi neurormoni stimolano la produzione da parte dell’ipofisi di ormoni chiamati tropine ipofisarie che a loro volta vanno a stimolare altre ghiandole endocrine per la produzione di diversi altri ormoni. Successivamente questi ormoni prodotti provocheranno un feedback negativo, andando ad agire di nuovo sul sistema ipotalamico-ipofisario, inibendo la produzione delle tropine ipofisarie e dei neurormoni iniziali1. Tramite questo processo l’ipofisi produce gli ormoni GH, TSH, ACTH, FSH e LH2. L’adenoipofisi ha un raggio d’azione più ampio rispetto alla neuroipofisi dato che secerne un numero maggiore di ormoni. Dall’altro lato un fascio di neuroni collega direttamente l’ipotalamo all’ipofisi posteriore, facendo sì che questa parte dell’ipofisi possa venir direttamente considerata un prolungamento dell’ipotalamo e quindi parte del sistema nervoso (da qui il nome neuroipofisi). Gli assoni che terminano nell’ipofisi posteriore rilasciano ossitocina e vasopressina (ormoni neuropofisari), coinvolti nella riproduzione e nella contrazione muscolare. 3.2.2 Struttura del sistema endocrino e ormoni Il sistema endocrino è rappresentato da tutte le ghiandole che secernono ormoni, chiamate ghiandole endocrine. Le principali sono l’ipofisi, le paratiroidi, la tiroide, il pancreas, i surreni e le gonadi (testicoli e ovaie) (Figura 3). Inoltre sono considerate sistema endocrino tutte le cellule che sono in grado di produrre ormoni, localizzate in diversi organi tra cui cuore, reni, fegato e stomaco. Un esempio di questo ciclo è quello della produzione/inibizione del cortisolo, vedi capitolo 3.3. ormone della crescita, ormone stimolante della tiroide, fattore adrenocorticotropo, prolattina e due ormoni gonadotropi/ormone follicolo-stimolante, ormone luteinizzante (Widmaier Eric P., Raff Hershel e Strang Kevin. T., Fisiologia). 1 2Rispettivamente: 10 Figura 3: Le principali ghiandole endocrine e l’ipotalamo. Gli ormoni sono sostanzialmente dei messaggeri molecolari: il loro scopo è quello di portare il messaggio dato dal cervello fino alle cellule su cui devono agire. Essi sono suddivisi in tre categorie: ormoni aminici, peptidici e steroidei. Gli ormoni aminici derivano tutti da un aminoacido: la tirosina. In questa categoria sono compresi gli ormoni tiroidei (prodotti dalla ghiandola tiroidea) e le catecolamine, a cui appartengono ormoni conosciuti come adrenalina, noradrenalina (prodotte dalla parte interna del surrene, la midollare) e dopamina (prodotta dai neuroni dell’ipotalamo). Gli ormoni peptidici sono ormoni proteici che spesso vengono sintetizzati nei ribosomi delle cellule endocrine sotto forma di proteine di grandezza maggiore denominate proormoni. I proormoni nell’apparato di Golgi si dividono e producono l’ormone attivo che viene rilasciato dalla cellula per esocitosi. Gli ormoni steroidei invece sono di struttura lipidica e derivano tutti dal colesterolo. Essi si possono suddividere in due classi: i mineralcorticoidi, il cui scopo è quello di regolare la concentrazione di elettroliti (specie chimiche che possiedono una carica elettrica, per esempio ioni di sodio) nel sangue, e i glucocorticoidi, i quali hanno la funzione di moderare il metabolismo dei carboidrati. Gli ormoni steroidei vengono principalmente sintetizzati dalla corteccia surrenale (la parte esterna del surrene) e dalle gonadi. Alcuni esempi di ormoni steroidei sono il cortisolo, prodotto dalla corteccia surrenale, il progesterone e gli estrogeni, prodotti dalle ovaie. Gli ormoni, dopo essere prodotti dalle ghiandole endocrine, vengono rilasciati nel liquido interstiziale dal quale poi, tramite la diffusione, entrano nel sistema 11 circolatorio. Essi vengono trasportati dal sangue fino alle cellule che possiedono i recettori specifici adatti. Lo scambio di informazioni con la cellula bersaglio è permesso solo all’ormone che possiede la stessa conformazione chimica del recettore specifico e il meccanismo d’azione varia per i diversi tipi di ormoni. La specificità tra un ormone e un recettore si basa principalmente sulla complementarietà tra la conformazione della struttura molecolare dell’ormone e quella del sito attivo del recettore. Gli ormoni aminici e peptidici si legano ai recettori specifici presenti sulla membrana cellulare della cellula bersaglio. Il contatto tra ormone e recettore scatena la produzione di una proteina detta di categoria G (primo messaggero intracellulare), la quale ha lo scopo di attivare uno specifico enzima che a sua volta sintetizza un secondo messaggero intracellulare. Quest’ultimo provoca una cascata enzimatica, cioè porta alla sintetizzazione di diversi altri enzimi collegati tra loro da legami chimici, i quali vanno a modificare il metabolismo della cellula provocando il cambiamento richiesto dal sistema nervoso tramite l’ormone (Figura 4). Figura 4: Meccanismo d’azione degli ormoni aminici e peptidici. Gli ormoni steroidei, al contrario, data la loro natura liposolubile sono in grado di spostarsi attraverso i fosfolipidi della membrana cellulare della cellula bersaglio. Il recettore specifico per questo tipo di ormoni si trova all’interno della cellula e l’incontro tra recettore e ormone avviene solo dopo che l’ormone è 12 entrato nel citoplasma. Il complesso ormone-recettore accede al nucleo della cellula, mutando la conformazione abituale dei geni e attivando di conseguenza la sintesi di nuove proteine atte a modificare il metabolismo della cellula (Figura 5). Figura 5: Meccanismo d'azione degli ormoni steroidei. 3.3 Reazione da stress e cortisolo Finora sono stati approfonditi i temi riguardanti la percezione degli stimoli esterni da parte del cervello e il funzionamento del sistema endocrino, ma non sono ancora stati toccati i punti più importanti per la comprensione di questo lavoro di maturità e sui quali si basano le ipotesi iniziali: la reazione da stress e l’ormone cortisolo. Malgrado entrambi questi temi siano ricollegabili rispettivamente ai capitoli 3.1 e 3.2, dove peraltro sono già stati velocemente citati, in questo capitolo essi verranno approfonditi singolarmente, senza ripetere la teoria generale che si trova già nei capitoli precedenti. 3.3.1 Reazione da stress Le situazioni percepite come stressanti dall’uomo sono infinite e spesso sono diverse da persona a persona dato che vanno a colpire la soggettività di ognuno. 13 Lo stress può però essere differenziato per la sua natura in stress negativo o positivo, malgrado oggi venga spesso associato soltanto a sensazioni e situazioni ostili. In verità, la risposta da stress è un processo normale per il nostro organismo che comprende ogni tipo di sforzo e dispendio considerevole di energia. La sostanziale differenza tra i due tipi di stress è l’approccio con il quale si gestisce la reazione da stress: lo stress è detto positivo quando è desiderato e viene utilizzato per motivarsi, mentre lo stress negativo è indesiderato e di conseguenza dona sensazioni spiacevoli. Se il primo dà la sensazione di saper padroneggiare le proprie risorse e accresce l’autostima, il secondo crea smarrimento e incapacità di ragionare lucidamente (Seyle, 1974). I cosiddetti stressori, cioè gli input esterni che, quando percepiti, portano a una risposta da stress, sono fortemente collegati con il nostro sistema emozionale. Per esempio, affrontare un colloquio di lavoro può portare una persona ad avvertire sensazioni molto diverse e forti, come paura o ansia, che scatenano una reazione da stress. D’altro canto però, anche momenti di gioia o euforia sono propriamente considerate situazioni stressanti, dato che anche emozioni positive portano ad un consumo energetico considerevole. La reazione da stress può essere messa in relazione anche con la prestazione sportiva. Generalmente prima di affrontare uno sforzo fisico voluto il nostro organismo, percependo la situazione stressante, si prepara in modo inconscio attivando la risposta da stress. L’atleta però, allo stesso tempo, può ricercare lui stesso lo stress positivo per aumentare la sua motivazione. La musica potrebbe essere un mezzo utile per aumentare questo stress, come si è cercato di dimostrare nell’esperimento esposto in seguito. 14 Figura 6: Schema delle reazioni fisiologiche in risposta ad una situazione stressante percepita. Lo schema (Figura 6) rappresenta nel dettaglio la risposta allo stress dell’organismo umano con le conseguenze a livello fisiologico. In questo capitolo verranno però approfondite solamente le reazioni principali. Le reazioni avvengono a livello molecolare, come il rilascio di sostanze di emergenza, e alcune conseguenze sono anche percepibili dall’esterno e dall’io, come l’aumento del battito cardiaco, l’aumento della respirazione, l’inibizione del dolore e dei bisogni primari (sete, fame, stanchezza) e l’aumento dell’attenzione e della capacità percettive. Quando una certa area del sistema nervoso centrale percepisce una situazione stressante, vengono sempre rilasciati quasi contemporaneamente i tre principali 15 ormoni dello stress: adrenalina, noradrenalina e cortisolo. La produzione dei primi due ormoni è dovuta all’attivazione di una parte del sistema nervoso autonomo di emergenza (simpatico), il quale ha una reazione “lotta e fuga” che consiste nel mandare un segnale molto rapido all’ipotalamo permettendogli a sua volta di inviare impulsi nervosi al midollo spinale. Il midollo spinale stimola la midollare del surrene (Figura 7) a produrre i due ormoni adrenalina e noradrenalina. Al raggiungimento delle cellule bersaglio essi permettono principalmente l’accelerazione della frequenza cardiaca e degli atti respiratori, l’aumento della sudorazione e l’aumento della pressione sanguigna. Adrenalina e noradrenalina vengono prodotti e diffusi nel sangue molto più rapidamente del cortisolo, il cui ciclo verrà approfondito in seguito. Questo è dato dal fatto che gli impulsi nervosi viaggiano a velocità estremamente maggiori di quelli ormonali. 3.3.2 Cortisolo È opportuno soffermarsi su questo ormone, soprannominato per giusta causa “ormone dello stress”, siccome i risultati della sperimentazione sono basati sulla sua misurazione. Il cortisolo è un ormone steroideo appartenente alla famiglia dei glucocorticoidi e viene prodotto dalla corteccia surrenale (Figura 7). Oltre ad avere un ruolo protettivo per l’organismo nella risposta da stress, quest’ormone svolge diverse altre funzioni fisiologiche come il catabolismo proteico, la lipolisi e la gluconogenesi, inoltre ha effetti antinfiammatori e immunosoppressori. Durante una situazione stressante tutte queste funzioni vengono accentuate. Esso è comunque sempre presente nell’organismo e una sua mancanza porta a diverse disfunzioni fisiologiche. Lo Figura 7: Surrene. stimolo precursore del cortisolo parte dall’ipotalamo con la produzione di un neurormone di rilascio di corticotropina CRH. In seguito esso permette il rilascio di ACTH, l’ormone adrenocorticotropo, nell’adenoipofisi. Tramite il flusso sanguigno l’ACTH raggiunge le cellule bersaglio della corteccia surrenale inducendole a produrre nuove quantità di cortisolo, che a sua volta entrerà nel flusso sanguigno per raggiungere le proprie cellule bersaglio. A livelli sufficientemente alti di cortisolo, altri ormoni vengono 16 attivati per andare ad inibire la produzione di CRH nell’ipotalamo o di ACTH nell’ipofisi. Questa reazione è il cosiddetto feedback negativo (Figura 8). Figura 8: Meccanismo d'azione per la produzione/inibizione del cortisolo. Come gran parte dell’attività biochimica dell’organismo, la produzione del cortisolo è regolata da un ciclo circadiano, un ciclo che si ripete ogni 24 ore e con i ritmi dettati dal giorno e dalla notte. I ritmi fisiologici seguono una curva sinusoidale: essa cresce fino a raggiungere il punto massimo, l’acrofase, per poi scendere al punto minimo, che varia intorno a dei valori detti mesor (Figura 9), e così via. Per il cortisolo, la secrezione di quest’ormone raggiunge il picco massimo nelle prime ore del mattino, mentre il punto minimo è raggiunto tra le ore 21-22 e le ore 24, che per convenzione segnano il valore minimo di cortisolo in circolo (Figura 10). 17 Figura 9: Andamento di un ciclo circadiano. Figura 10: Approssimazione del ritmo circadiano del cortisolo su 24 ore. 3.4 Effetti del cortisolo sulla prestazione sportiva Lo stress è una reazione che necessita un considerevole dispendio di energia, caratteristica che accomuna questo processo allo sport. Uno sforzo fisico, che sia amatoriale o competitivo, comporta la mobilitazione di diverse risorse energetiche. Si può quindi dire che lo sport è una sottospecie di stress fisico, senza dimenticare, in caso di competizione, che vi è anche lo stress da prestazione percepito dall’atleta prima dello sforzo. L’ormone cortisolo svolge un ruolo interessante per chi pratica sport, e a maggior ragione per chi lo pratica a livello agonistico. Molte delle sue funzioni infatti hanno degli effetti che potrebbero contribuire ad un miglioramento della prestazione sportiva. Esso non è comunque il solo ormone ad avere un effetto di questo genere, perché, come possiamo vedere nello schema della figura 6, i messaggeri molecolari in gioco 18 sono molti (per esempio adrenalina, noradrenalina o le endorfine). Il cortisolo fa in ogni caso la sua parte ed è interessante capire quanto essa sia consistente anche in rapporto all’esperimento di “doping musicale”, nel quale è stato misurato solamente questo ormone. Il cortisolo è considerato l’ormone più importante nella reazione da stress. Durante una situazione stressante, nel nostro caso dovuta all’attività sportiva, la concentrazione plasmatica di cortisolo aumenta. Le sue funzioni nell’organismo vengono dunque accentuate, ma non tutte hanno un effetto relazionato all’incremento delle capacità condizionali, che è l’argomento che ci interessa analizzare. Le funzioni che potrebbero, per così dire, “dopare” l’organismo in caso di stress da sforzo fisico sono il catabolismo proteico, la gluconogenesi e la lipolisi. Il catabolismo proteico è un processo che provoca un aumento nella scissione di proteine in aminoacidi, poi rilasciati nel flusso sanguigno. Esso avviene soprattutto nelle cellule muscolari. La gluconogenesi invece svolge la sua azione in particolare sulle cellule epatiche: stimola queste cellule alla conversione in glucosio di alcuni tipi di aminoacidi e dell’acido lattico. La lipolisi, infine, non si occupa anch’essa di proteine ma bensì di lipidi. Nel tessuto adiposo, questa funzione stimola la scissione dei trigliceridi in glicerolo e acidi grassi, i quali vengono poi rilasciati nel sangue. Il fine ultimo di queste tre funzioni è quello di aumentare le sostanze di riserva necessarie al metabolismo per far fronte a una situazione anormale come lo stress. Queste sostanze sono proprio il glucosio, gli aminoacidi, il glicerolo e gli acidi grassi. Esse sono tutte implicate, oltre che per altri aspetti specifici di ogni sostanza che non tratteremo, nella respirazione cellulare, il processo metabolico chiave per il funzionamento del nostro organismo. La respirazione cellulare avviene, come dice il nome, all’interno della cellula e per la precisione in specifici organelli: i mitocondri. Questa respirazione permette di demolire i legami chimici delle varie sostanze nutritive tramite una complessa serie di reazioni chimiche e enzimatiche (Figura 11). La rottura dei legami chimici provoca un rilascio di energia, la quale viene immagazzinata sotto forma di molecole chiamate ATP (adenosina trifosfato). I due elementi necessari per compiere questo processo sono il glucosio (C6H12O6) e l’ossigeno (O2), che viene inalato tramite la respirazione polmonare e trasportato fino alle cellule dal sistema circolatorio. Le molecole di glucosio, acidi grassi e aminoacidi vengono digerite durante la glicolisi e la decarbossilazione ossidativa, che sono le prime due fasi della respirazione cellulare. L’ossigeno invece viene utilizzato solamente nell’ultima fase di questo elaborato processo: la cosiddetta cascata di elettroni. In questo stadio viene liberato il maggior numero di molecole di ATP. I prodotti di scarto di questa reazione sono il diossido di carbonio (CO2) e l’acqua (H2O). In totale, la respirazione cellulare è in grado di produrre, al concludersi di un ciclo, 19 36 molecole di ATP utilizzabili come energia per altre funzioni metaboliche. Tutte le cellule compiono questa respirazione, che è necessaria per il funzionamento di tutto il metabolismo. Maggiori solo le sostanze energetiche a disposizione e maggiore è la produzione di ATP. Se l’energia disponibile è molta, l’organismo sopporta una situazione di forte dispendio energetico più facilmente dato che dispone di più riserve. Esso ha un cedimento minore. Figura 11: Meccanismo della respirazione cellulare, che avviene nel mitocondrio. A questo punto entra in gioco un’altra funzione dei glucocorticoidi: la capacità di favorire l’aumento della pressione arteriosa. Il cortisolo, durante lo stress, è in grado di aumentare la capacità di contrazione della muscolatura liscia dei vasi sanguigni. Di conseguenza, la pressione arteriosa aumenta grazie alla vasocostrizione. Nel sistema circolatorio, le arterie ospitano il flusso sanguigno diretto alla periferia del corpo. In esse, dunque, scorre il sangue appena ossigenato proveniente dai polmoni. L’ossigeno è trasportato nel flusso sanguigno grazie alle molecole di emoglobina presenti nel globuli rossi. L’emoglobina è una proteina strutturata in quattro unità molecolari, e sono i quattro ioni di ferro che essa contiene a permettere il trasporto dell’ossigeno. Una molecola di emoglobina può dunque trasportare quattro molecole di diossigeno (O2). Un aumento della pressione arteriosa velocizza l’arrivo dei globuli rossi carichi di ossigeno alle cellule, dato che il sangue scorre più velocemente. In questo modo tutto il processo dell’ossigenazione delle cellule legato al sistema circolatorio viene incrementato, permettendo un maggiore apporto di ossigeno 20 utile per la respirazione cellulare. Un flusso sanguigno più rapido implica anche un aumento del battito cardiaco. Tutto l’organismo diviene più funzionale. Risulta dunque chiaro, ora, che il cortisolo incrementa alcuni processi fisiologici utili per far fronte a uno sforzo fisico. Se la musica riuscisse a creare un ulteriore stress all’organismo (positivo, s’intende), le funzioni del cortisolo e di altri ormoni verrebbero ulteriormente accentuate. Questo porterebbe il fisico a disporre di ulteriori fonti energetiche e permetterebbe una maggiore trasporto di ossigeno. Se così fosse, la musica potrebbe essere considerata un doping, come già alcuni affermano. 4. Materiali e metodi 4.1 Considerazioni generali La sperimentazione è stata programmata con lo scopo di dare una risposta all’ipotesi iniziale di questo lavoro, e cioè se la musica può provocare uno stress all’organismo. Lo stress ricercato è il cosiddetto stress positivo, che permette alla persona di motivarsi per compiere uno sforzo mentale e fisico. Nel nostro caso esso è legato all’attività sportiva e si è cercato di stimolarlo tramite l’ascolto di musica per creare l’ormai conosciuto effetto del doping musicale. Lavorare con il cortisolo, l’ “ormone dello stress” per eccellenza, ha dato la possibilità di misurare il livello dell’ormone nell’organismo con un test salivare. I risultati sono stati ottenuti tramite l’ascolto di diversi brani musicali. Se la musica fosse in grado di stressare l’organismo, la concentrazione salivare di cortisolo potenzialmente dovrebbe aumentare, dato che la produzione di quest’ormone verrebbe accentuata. Senza l’influsso dei suoni, invece, la concentrazione di cortisolo dovrebbe restare invariata. Lavorando con il sistema endocrino e specialmente con l’ormone cortisolo, il rischio di avere dei risultati inesatti è piuttosto alto a causa degli infiniti stimoli esterni e interni che possono portare l’organismo a stressarsi. È stato dunque necessario valutare con estrema precisione l’impostazione della sperimentazione e si è cercato di evitare il maggior numero di situazioni che avrebbero potuto portare i partecipanti a stressarsi. Questo, comunque, non assicura del tutto la possibilità di variazioni impreviste nei risultati dei test. Malgrado il doping musicale sia pensato come stimolante durante lo sforzo, l’esperimento è stato eseguito su persone che al momento non stavano facendo 21 un’attività fisica. In quel caso, le variabili di cui tener conto sarebbero state molte di più. Si ritiene che un eventuale aumento dello stress sarebbe visibile anche senza sforzo fisico. 4.2 Scelta dei partecipanti Hanno preso parte all’esperimento 10 ragazzi di età compresa tra i 18 e i 19 anni che hanno partecipato volontariamente. Si è scelto di compiere tutto l’esperimento solamente con individui di sesso maschile per motivi prettamente biologici: l’organismo del maschio non è soggetto a sbalzi ormonali e di umore dovuti alle ciclo mestruale e l’uomo non assume farmaci anticoncezionali che, contenendo ormoni, potrebbero modificare il ciclo circadiano del cortisolo. Questa decisione semplifica la scelta dei candidati e dà maggiore sicurezza ai risultati del test salivare. Onde evitare differenze troppo marcate nei valori di cortisolo misurati è stato necessario porre l’intervallo d’età nel quale cercare i partecipanti, dato che a dipendenza dell’età la concentrazione di cortisolo nell’organismo varia. La fascia d’età dei 18-19 anni ha permesso il reclutamento dei partecipanti con più facilità, infatti tutti i ragazzi che si sono messi a disposizione sono studenti delle classi III del Liceo cantonale di Locarno nell’anno 2012-2013. La scelta dei partecipanti idonei è stata fatta mediante un formulario, il quale viene illustrato nel punto 4.7. 4.3 Ambiente e condizioni ambientali L’esperimento si è svolto in una stanza al pianterreno di circa 25 metri quadrati (3,80 per 6,50 metri) e provvista di due finestre. Quasi tutti i pezzi di arredamento precedentemente presenti sono stati tolti, tranne una scaffalatura, un mobile con televisione e un quadro alla parete. Questi ultimi due oggetti sono stati coperti da lenzuoli bianchi. L’intenzione era di creare l’ambiente più neutro possibile. All’interno della stanza sono stati sistemati due tavoli rettangolari di 90x180 cm parallelamente alle pareti della stanza e allineati per il proprio lato più corto a una distanza di circa 1 metro. Attorno ad ogni tavolo sono state disposte cinque sedie, due per ogni lato lungo e una a capotavola (Figura 12). Un tavolo ospitava il gruppo di controllo, mentre il secondo il gruppo di esperimento. Una lampada, che produce una luce soffusa, è rimasta accesa durante tutto l’esperimento. 22 Questo ha evitato che il successivo passaggio dalla luce al buio completo potesse causare un cambiamento troppo marcato per l’organismo e stressarlo inutilmente. Figura 12: Disposizione dei mobili (qui sono presenti anche le apparecchiature). Nella stanza la temperatura è rimasta costante a 26-27 °C per tutta la durata dell’esperimento. Cambiamenti repentini di temperatura possono causare squilibri ormonali date le diverse percezioni di caldo o freddo recepite in poco tempo dal corpo. 4.4 Materiali utilizzati Durante l’esperimento, tutti i partecipanti hanno indossato una mascherina copri occhi di marca Samsonite. Essa permette un isolamento totale dalla luce esterna anche grazie alla sua conformazione: la mascherina è composta da due strati di stoffa cuciti insieme e all’interno è riempita di pallini di Sagex, i quali le consentono di adeguarsi perfettamente alla forma dell’occhio di ognuno. Sono state utilizzate per il gruppo di controllo cinque cuffie da lavoro isolanti “Pamir” di marca Peltor e cinque coppie di tappi per orecchie in schiuma di poliuretano antirumore, modellabili. Indossati insieme, hanno permesso un isolamento quasi totale dai rumori circostanti e sicuramente hanno evitato che i ragazzi potessero percepire l’eco della musica che in parte fuoriusciva dalle cuffie del gruppo a fianco. 23 Il gruppo di esperimento era provvisto di cinque cuffie per l’ascolto della musica chiuse Sennheiser HD 25-SP II (Figura 13), regolabili e coprenti le intere orecchie. Tutte le cuffie erano collegate a due dispositivi “splitter” Micro AMP HA400 (Figura 14). Ogni “splitter” possiede quattro entrate per le cuffie, una delle quali utilizzata per il cavo ponte che collega i due dispositivi, e un’entrata per il cavo di collegamento con un dispositivo esterno. Essi inoltre permettono di regolare i volumi delle cuffie di modo da ottenerli tutti della stessa intensità. Il dispositivo esterno, dal quale è stata fatta partire la musica, è un laptop Asus. Per la misurazione della temperatura ambientale è stato utilizzato un termometro elettrico Xplorer GLX (Figura 15). Figura 13: Una delle cinque cuffie e il computer. Figura 14: I due "splitter" con i cavi inseriti. 24 Figura 15: Il termometro elettronico Xplorer GLX. 4.5 Test salivare I valori di cortisolo in circolo sono stati misurati con un test salivare monouso. Questi test sono stati forniti dalla ditta farmaceutica Viollier, la quale si occupa anche dell’analisi dei campioni. Per l’esperimento sono stati necessari venti test salivari, due per ogni partecipante. Inizialmente essi erano suddivisi in quattro buste di plastica con chiusura ermetica (ogni busta conteneva cinque test). Alla fine dell’esperimento i test sono stati rispediti alla ditta nelle stesse buste. Un singolo test salivare è composto da una piccola provetta in plastica contenente un contenitore intermedio chiuso, anch’esso in plastica, nel quale si trova un tampone ovattato di 4 cm circa. Per avere un prelievo salivare corretto bisogna separare il contenitore intermedio dalla provetta, svitarne il tappo ed estrarre il tampone ovattato. In seguito si mastica leggermente il tampone per 1 minuto. Dopodiché lo si estrae dalla bocca e lo si reinserisce nel contenitore intermedio, che a sua volta deve essere riavvitato alla provetta (Figura 16). Questo tipo di test è molto comodo perché può essere fatto direttamente dalla singola persona senza bisogno di aiuti esterni visto che non necessita procedimenti estremamente complicati. I test utilizzati vanno subito messi in un ambiente freddo. In questo caso è stata utilizzata una scatola in Sagex con coperchio dello stesso materiale isolante, con posizionati all’interno tre siberini precedentemente lasciati raffreddare in congelatore (Figura 17). La temperatura interna si aggirava attorno agli 0 °C. Questo tipo di mantenimento è possibile solo temporaneamente, infatti le provette sono state trasferite già il giorno successivo in laboratorio. 25 Figura 16: Punto 1: immagine stilizzata della provetta. Punti 4, 5, 6, 7, 8: modo d’uso del test. Figura 17: Metodo di conservazione temporaneo. Le provette si trovano nelle buste di plastica. 26 4.6 Musica e volume Sono stati selezionati otto brani, da ognuno dei quali è stato prelevato un estratto ritenuto particolarmente adatto per la situazione di stress che si voleva simulare. Il titolo e la posizione dei vari spezzoni nella traccia complessiva è la seguente: 00:00 – 02:25 02:26 – 03:36 03:37 – 05:02 05:03 – 07:11 07:12 – 11:26 11:27 – 13:26 13:21 – 15:25 Kodo – O’Daiko Data Romance – Factory Riccardo Moretti – Gravity Stomp – Stomp Out Loud Philip Glass – Serra Pelada (Powaqqatsi) Dmitri Shostakovich – Sinfonia n. 7, Op. 60, Leningrado, 1° Movimento Frank Zappa – G-Spot Tornado (The Yellow Shark) Il brano complessivo, che è poi stato sottoposto ai ragazzi, ha una durata di 15 minuti 25 secondi. Generalmente gli estratti scelti sono parti dai ritmi molto elevati e contenenti varie percussioni. Ricerche spiegano che brani con ritmi alti sono adatti all’attività sportiva per la loro capacità di creare emozioni in chi le ascolta e perché permettono all’atleta, nel caso che pratichi uno sport con movimenti ripetitivi (atletica, nuoto, ecc.), di sincronizzare il proprio movimento con il ritmo della musica (Levitin, 2007, Karageorghis, 2010). Le emozioni create dalla musica vanno poi a colpire lo stress dell’atleta. Nell’esperimento questo effetto ha molto più peso rispetto alla sincronizzazione del movimenti, visto che ai partecipanti non è stato chiesto di compiere uno sforzo fisico. È comunque un aspetto da considerare. Tornando all’esperimento, è giusto specificare che i brani dai quali sono stati estratti gli spezzoni sono stati scelti senza il consulto dei partecipanti sui loro gusti musicali. Inoltre, non sono presenti parti cantate in una lingua conosciuta dai ragazzi per evitare che essi possano eventualmente esserne influenzati: il testo di una canzone potrebbe generare ricordi e emozioni in grado di modificare l’equilibrio psicofisico richiesto per l’esperimento. Nell’estratto di Serra Pelada è tuttavia presente un canto africano in sottofondo, e in Stomp Out Loud si sentono degli urli. Per il montaggio dei vari spezzoni è stato usato il programma Audacity®. Come già detto precedentemente, la regolazione dei volumi è stata eseguita mediante i dispositivi “splitter”. I volumi sono stati regolati come nella figura 13: le manopole, collegate alle entrate delle cuffie, sono state posizionate tutte alla stessa intensità di volume. Non avendo avuto l’occasione di disporre di un 27 misuratore di decibel, un apparecchio piuttosto difficile da reperire, non è stato possibile determinare precisamente l’intensità del volume fuoriuscente dalle cuffie. I volumi di tutte le cuffie sono stati comparati e controllati più volte per avere la certezza che fossero regolati in modo corretto e omogeneo per tutti gli apparecchi e che il suono non risultasse troppo forte. Si è cercato comunque di evitare di avere un volume troppo basso: gli unici suoni che dovevano essere percepiti erano quelli della musica. 4.7 Formulario1 Durante la ricerca dei candidati per l’esperimento è stato distribuito nelle classi interessate un formulario contenente tutte le informazioni necessarie per permettere ai ragazzi di capire a cosa erano invitati a partecipare. In esso sono precisate tutte le condizioni obbligatorie da rispettare al fine di poter avere dei risultati pertinenti. In questo modo erano tenuti a rispondere solo i ragazzi idonei a partecipare. Per confermare poi la presenza alla sperimentazione, ad ognuno era richiesto di compilare un piccolo formulario con i proprio dati personali e di firmare una dichiarazione di impegno. I dati personali non sono divulgati all’interno di questo lavoro e sono stati richiesti unicamente a scopo organizzativo. 4.7.1 Introduzione Innanzitutto una piccola introduzione spiega di che cosa tratta il LAM e del perché sia utile compiere questa sperimentazione. Essa comprende poi la data e l’orario dell’esperimento, fissati per mercoledì 19 giugno dalle ore 22:00 alle ore 23:30 all’incirca. Mentre la data è stata una scelta dettata da motivi legati allo stress dei partecipanti, l’orario era un punto non modificabile nel programma. Il test del cortisolo può essere effettuato solo in un lasso di tempo compreso tra le 22:00 e le 24:00, perché è durante questo periodo che la concentrazione del cortisolo nel sangue è più bassa (vedi ciclo circadiano, fig. 9 a pag. 17), ed è solo in questa situazione che eventuali variazioni dell’ormone possono venire rilevate con precisione. La data è invece stata scelta per la sua posizione strategica: si situa nell’ultima settimana dell’anno scolastico 2012-2013, terminato venerdì 21 giugno 2013. Si è supposto che i ragazzi in quel periodo, generalmente, si sentissero 1 Una copia del formulario è allegata nelle ultime pagine di questo Lavoro di Maturità. 28 meno stressati dagli impegni scolastici e che quindi non avessero problemi legati a stress che potessero compromettere sia la loro partecipazione alla sperimentazione, sia i risultati dei test salivari. È presente inoltre una rassicurazione sulla semplicità e sicurezza del test salivare, dato che la preoccupazione di molti era che il test sarebbe potuto essere un prelievo sanguigno. 4.7.2 Requisiti di partecipazione Tutte le condizioni qui di seguito elencate sono state giudicate essenziali per la riuscita dell’esperimento e quindi obbligatorie da rispettare da chi decidesse di partecipare. Lo scopo principale di questi requisiti era quello di normalizzare il più possibile il gruppo di esperimento, in modo da avere meno differenze possibili a livello fisico e mentale. L’alto numero di requisiti inizialmente ha avuto un effetto scoraggiante ed è sicuramente stato un fattore limitante per molti ragazzi. Nonostante ciò il numero di dieci partecipanti è stato infine raggiunto. Gli obblighi richiesti sono stati suddivisi in due categorie: condizioni generali e condizioni da seguire prima della sperimentazione. Condizioni generali Non essere uno sportivo d’élite Malgrado che la sperimentazione si concentri proprio sulla reazione da stress nell’attività fisica, questo requisito è stato giudicato necessario in quanto un atleta d’élite sa gestire lo stress in modo differente rispetto ad una persona che pratica sport saltuariamente o che non lo pratica del tutto. Un atleta agonistico è più abituato a questo genere di stress per via della frequenza con cui ne ha a che fare (competizioni, allenamenti), che solitamente è alta. Questo potrebbe portare lo sportivo ad avere un maggior controllo sullo stress, anche inconsciamente. La mescolanza di ragazzi sportivi e non avrebbe portato ad avere dei risultati inesatti proprio per questo fattore. Inoltre, anche scegliere dieci candidati tutti sportivi d’élite non sarebbe stato l’ideale visto che, se la musica fosse davvero in grado di stressare l’organismo, le variazioni della concentrazione di cortisolo potrebbero risultare meno visibili, sempre per i motivi legati alla diversa gestione dello stress. Non avere alcuna malattia legata al sistema ormonale Le malattie legate al sistema endocrino, come per esempio il diabete, sono causate da una disfunzione di un organo o di uno o più processi legati a questo sistema. La disfunzione, qualunque essa sia, porta ad una modifica dei cicli endocrini abituali, dato che l’organismo cerca sempre di supplire la mancanza o di reprimere l’eccesso di produzione di una data sostanza (in questo caso quella 29 modificata dalla disfunzione) producendo altri ormoni. Questi ormoni sono prodotti con lo scopo di riportare l’omeostasi al livello abituale, processo che, purtroppo, spesso non arriva a compimento a causa della progressione della malattia. Anche nella normalità il ciclo endocrino varia da una persona all’altra, ma con una patologia a livello di questo sistema le differenze si acuiscono e, nel caso dell’esperimento, avrebbero diminuito l’attendibilità dei risultati. Non avere avuto nessuna infezione di recente Una qualsiasi infezione già di per sé è uno stress fisico. La malattia è percepita dall’organismo come un pericolo e dunque viene attivato direttamente il meccanismo di autodifesa della reazione da stress. L’organismo già sotto stress difficilmente potrebbe reagire ad un ulteriore stimolo stressante in modo evidente. I livelli degli ormoni dello stress, tra cui il cortisolo, sarebbero già più alti del normale e quindi nell’esperimento non si avrebbero eventualmente delle variazioni significative dopo il test. Non assumere regolarmente medicamenti Non conoscendo i vari effetti che tutti i medicamenti potrebbero avere sul sistema endocrino, si è preferito chiedere che i ragazzi partecipanti non ne assumessero di nessun genere regolarmente. Ovviamente non tutti i farmaci che devono essere assunti regolarmente hanno delle ripercussioni sui cicli ormonali, ma per evitare incomprensioni o dover controllare gli eventuali farmaci di quei partecipanti che ne facessero uso si è preferito evitare inconvenienti mettendo questa condizione. Non essere soggetto a stress di alcuna natura (scuola, situazione famigliare, ecc.) Questa condizione può apparire piuttosto astratta, ma non è stato possibile formularla diversamente per evitare di ledere la sensibilità degli interessati. Principalmente la preoccupazione era che alcuni ragazzi, pur essendo idonei a tutti gli altri obblighi del formulario, potessero trovarsi in un periodo stressante per loro stessi. Per esempio se, in chiusura di anno scolastico, si trovassero in bilico tra la bocciatura e la promozione o se avessero dei problemi in famiglia. Queste situazioni e altre, come tutti sanno, non sono piacevoli e possono avere un effetto stressante molto marcato sulla persona. Qui è stato chiesto il buonsenso di ognuno nel giudicare la propria situazione e decidere se mettersi a disposizione per un esperimento di questo genere. Condizioni da rispettare prima della sperimentazione Non mangiare almeno per due ore prima della sperimentazione (è consigliato avere l’ultimo pasto al massimo alle ore 20.00) La funzione di questa condizione è prevalentemente normalizzante. La digestione non ha una particolare influenza sulla produzione di cortisolo, ma la decisione di fissare un’ora massima in cui mangiare ha permesso di poter essere 30 in grandi linee a conoscenza della situazione a livello nutrizionale dei candidati. In seguito, inoltre, ai dieci partecipanti è stato richiesto di mangiare un piatto di pasta (preferibilmente in bianco), in modo da omogeneizzare ulteriormente la situazione metabolica il gruppo. Non fumare (o, perlomeno, non fumare nelle ultime 24 ore) La nicotina presente nel fumo della sigaretta ha un’azione diretta sul sistema nervoso centrale. Essa agisce specificatamente nei centri della gratificazione, modificandone il funzionamento. Questo falso neurotrasmettitore fa sì che il fisico possa avvertire una sensazione di rilassamento e di gratificazione quando viene inalato. Siccome il rilassamento è l’opposto dello stress, se nella risposta da stress il cortisolo aumenta, nella situazione opposta la sua produzione viene inibita. Chi fuma regolarmente subisce quindi anche regolarmente un’alterazione dei cicli nervosi e endocrini, tra cui quello del cortisolo. Questi cicli però, cessando l’inalazione di questo principio attivo, possono essere ristabiliti automaticamente. È per questa ragione che eventualmente si può partecipare all’esperimento avendo fumato al massimo un giorno prima. Non assumere droghe (cannabis, ecc.) o alcol nelle ultime 24 ore Per le droghe il discorso è analogo a quello per il fumo, dato che anch’esse agiscono sui centri del piacere del sistema nervoso. Il risultato di quest’azione non è uguale ma simile a quello che la nicotina ha sul fisico, sempre tenendo presente che invece della nicotina agiscono i principi attivi specifici delle droghe. L’alcol invece ha molteplici conseguenze sull’organismo, sia sul cervello che direttamente su certi organi, come il fegato. Questa azione multipla, modificando diversi processi nel metabolismo, sconvolge temporaneamente anche diversi cicli endocrini. In entrambi i casi, queste sostanze portano ad una variazione di questi cicli, tra cui quello del cortisolo (dato che quest’ormone svolge molteplici funzioni), portando l’organismo per un determinato tempo in una situazione fuori norma. Un ciclo del cortisolo modificato, anche temporaneamente, nel test salivare non porterebbe a risultati attendibili. Non assumere nessun medicamento nelle ultime 24 ore Questo discorso è rapportabile a quello fatto per la condizione generale di non dover assumere farmaci regolarmente. Di conseguenza questa condizione implica anche di non essere stati o di non essere ancora soggetti ad un’infezione. Come è già stato detto, alcuni farmaci hanno un effetto che va a modificare alcuni cicli ormonali che potrebbero avere un collegamento con quello del cortisolo, o addirittura agire su quest’ormone direttamente. Questo causerebbe degli squilibri marcati tra gli organismi dei partecipanti sotto farmaci e quelli che invece non ne assumono, non rendendo poi validi i risultati dei test. 31 4.7.3 E-mail In seguito alla raccolta di tutti i formulari, ai partecipanti è stata inviata un’email informativa contenente informazioni più precise riguardo alla serata (in allegato). Questa misura è stata presa per evitare di mettere sotto pressione i ragazzi durante la serata dell’esperimento dovendogli comunicare molte informazioni pratiche. Inoltre, nell’e-mail viene specificato che non tutti i ragazzi potranno ascoltare la musica, per evitare di illudere qualcuno. Una reazione di rabbia o delusione avrebbe potuto modificare lo stato emotivo richiesto per l’esperimento. Nell’e-mail viene anche chiesto ai ragazzi di non bere bibite zuccherate, thè o caffè per evitare l’aumento improvviso di glucosio nel sangue e per non dover incorrere in cambiamenti del metabolismo riguardanti l’effetto che la teina e la caffeina detengono sul cervello (simile, anche se leggermente, a quello delle droghe). 32 5. Risultati 5.1 Andamento dell’esperimento L’esperimento si è svolto come da programma mercoledì 19 giugno 2013 e il ritrovo è stato fissato per le 21:45. Prima dell’arrivo dei ragazzi è stato fatto un controllo del funzionamento delle apparecchiature elettroniche e dei volumi. All’arrivo del partecipanti tutti i materiali erano disposti sui tavoli: una mascherina davanti ad ogni sedia, le cuffie Pamir e i tappi sul tavolo per il gruppo di controllo e le cuffie per la musica sull’altro tavolo del gruppo di esperimento (Figura 18). Figura 18: La stanza appena prima dell'inizio dell'esperimento. Davanti ad ogni sedia, inoltre, precedentemente era stato disposto un cartellino numerato dall’1 al 10: i numeri dall’1 al 5 segnano i ragazzi del gruppo di esperimento, mentre i numeri dal 6 al 10 segnano quelli del gruppo di controllo. Questa misura è stata presa per mantenere l’anonimato dei candidati. Siccome le varie postazioni erano assolutamente prive di differenze, l’assegnazione dei numeri è stata casuale. Con questo metodo sono stati denominati anche i test salivari. Dato che i prelievi salivari sono stati due, per ogni ragazzo erano previste due provette. Seguendo il metodo dei numeri, le provette sono state indicate con il numero del ragazzo (1-10) seguito dalla lettera A o B a dipendenza se si trattasse del primo prelievo o del secondo. In questo 33 modo il partecipante numero 1 ha avuto le provette 1A e 1B, il numero 2 le provette 2A e 2B, eccetera. Alle 21:45 tutti i ragazzi erano presenti all’appello e dunque si è potuto procedere con una piccola spiegazione della sottoscritta nella quale sono stati ribaditi i concetti principali per poter affrontare l’esperimento (modalità d’azione, funzionamento del test salivare). In seguito è stato chiesto a tutti di spegnere il proprio telefonino e di lasciarlo in un’altra stanza. Fatto questo, si è proceduto all’estrazione del gruppo di controllo e del gruppo di esperimento. L’estrazione è stata eseguita in un modo semplice, ma sempre efficace: in una bacinella sono stati inseriti dieci foglietti con i numeri da 1 a 10 scritti sopra; poi a turno si è fatto pescare un foglietto ad ognuno dei partecipanti. Questo ha determinato casualmente chi di loro avrebbe ascoltato la musica e chi sarebbe restato in silenzio. Terminata questa parte introduttiva, i partecipanti sono stati invitati a prendere posto dove il proprio numero era segnato. Alle 22:05 tutti i partecipanti erano seduti attorno ai tavoli. Inizialmente, a questo punto dell’esperimento erano previsti 15 minuti cosiddetti “di rilassamento”, nei quali i ragazzi avrebbero potuto chiacchierare o stare in silenzio per abituarsi al nuovo ambiente e raggiungere uno stato ottimale di rilassamento. Siccome si è notato che i ragazzi erano già rilassati a sufficienza dopo una decina di minuti, si è deciso di procedere. Alle 22:12 infatti è stato fatto il primo prelievo salivare, dove tutti i ragazzi hanno inserito nella bocca il tampone ovattato del test nello stesso istante seguendo un segnale dato. Come da spiegazione, dopo un minuto cronometrato tutti hanno rimosso il tampone dalla bocca e lo hanno reinserito nella provetta. Le prime dieci provette sono state riposte immediatamente nella scatola preparata per la conservazione. Alle 22:19 è stato fatto partire il brano musicale per il gruppo di esperimento. A quel punto i ragazzi del gruppo di controllo avevano già inserito nelle orecchie i tappi ma non indossavano ancora le cuffie isolanti, mentre i ragazzi che avrebbero ascoltato la musica indossavano già le cuffie. Il brano musicale è stato attivato nello stesso momento in cui i ragazzi del controllo hanno indossato le cuffie Pamir (tutti più o meno insieme). Il volume della musica era piuttosto elevato e, per evitare che questo fattore potesse innervosire o agitare inutilmente chi fosse sensibile a suoni eccessivamente alti, è stato permesso ai partecipanti di indicare, eventualmente, la propria necessità di avere un volume più basso. Si poteva far sapere questo desiderio tramite un gesto della mano. Uno dei ragazzi infatti ha richiesto l’abbassamento del volume dopo qualche minuto ed esso è stato sì abbassato, ma del minimo indispensabile in modo da non differenziare troppo la qualità del suono rispetto a quello degli altri. 34 Passati i 15:25 minuti del brano i ragazzi del gruppo di controllo sono stati avvisati di poter togliere le cuffie tramite una leggera pacca sulla spalla. Di questa mossa erano già stati avvisati in precedenza, per evitare un eventuale spavento dal tocco. Tutti e dieci i ragazzi si sono poi liberati delle mascherine, delle cuffie e dei tappi. Un paio di minuti più tardi è stato fatto il secondo prelievo salivare esattamente con le stesse modalità del primo. Come ultima cosa, verso le 22:40 è stato consegnato ad ogni ragazzo un piccolo formulario dove venivano chieste le impressioni sulla musica ascoltata o rispettivamente sul periodo di silenzio (le impressioni sono esposte in seguito nei risultati). Dopodiché l’esperimento è terminato. 5.2 Risultati dei test salivari Le provette dei test salivari sono state trasportate alla ditta farmaceutica addetta all’analisi dei campioni il mattino dopo l’esperimento. I valori di cortisolo nella saliva sono espressi in nmol/L (nanomoli1 per litro). Per questo genere di analisi non esiste un valore medio generale per la concentrazione di cortisolo nella saliva in un dato orario. Solitamente la ditta fornitrice dei test indica un valore medio basandosi sul metodo di analisi e sul metodo di prelievo che essa stessa offre, quindi il valore medio varia da una casa farmaceutica all’altra. Nel nostro caso, la ditta Viollier rende noto che in media il valore di cortisolo nella saliva tra le ore 20:00 e 24:00 è minore di 6.0 nmol/L, ma non entra più in dettaglio. Se la concentrazione risulta essere più bassa delle 1.0 nmol/L essa non viene analizzata più in dettaglio siccome la quantità diventa poco rilevante. Il risultato viene indicato con “< 1.0”. Qui di seguito sono esposti i risultati dei test salivari del gruppo di esperimento e del gruppo di controllo, prima (prelievo A) e dopo (prelievo B) la musica o il silenzio. 1 1 nanomole = 10-9 moli 35 Tabella 1: Gruppo di esperimento Partecipante Prelievo A Prelievo B 1 < 1.0 < 1.0 2 1.9 < 1.0 3 < 1.0 1.7 4 3.1 < 1.0 5 < 1.0 < 1.0 Valore medio1 prelievo A: 1.54 nmol/L Valore medio prelievo B: 1.06 noml/L Tabella 2: Gruppo di controllo Partecipante Prelievo A Prelievo B 6 < 1.0 < 1.0 7 < 1.0 < 1.0 8 < 1.0 < 1.0 9 < 1.0 1.5 10 < 1.0 Valore medio prelievo A: Valore medio prelievo B: < 1.0 0.90 noml/L 1.02 noml/L Dei cinque ragazzi sottoposti all’influsso della musica, come è mostrato nella tabella 1, soltanto nel numero 3 è stato rilevato un aumento della concentrazione di cortisolo nella saliva dopo i 15 minuti di ascolto, che varia di 0.7 unità. Nei casi 2 e 4 si è verificata, al contrario, una diminuzione della concentrazione salivare e i ragazzi 1 e 5 non hanno subito differenze rilevanti nella produzione di cortisolo dato che la concentrazione è rimasta all’incirca al di sotto delle 1.0 nmol/L. I valori del gruppo di controllo (tabella 2) tendenzialmente si trovano quasi tutti sotto le 1.0 nmol/L, sia prima che dopo il silenzio. Soltanto il partecipante 9 ha subito un leggero aumento nella concentrazione di cortisolo nel secondo prelievo, che è aumentata di circa 0.5 unità. 1 Per i risultati denominati con “< 1.0”, non avendo a disposizione dati più precisi si è preso come valore di riferimento per la media il numero 0.90. Questo relativizza in parte il valore medio. 36 5.3 Impressioni dei partecipanti Come già anticipato in precedenza, dopo aver terminato il secondo prelievo salivare ai ragazzi è stato chiesto di esprimere la propria opinione personale in merito alle emozioni e alle sensazioni provate durante l’ascolto della musica o il silenzio. Le domande per il gruppo di esperimento erano le seguenti: 1. Il genere di musica che hai appena ascoltato ti piace? 2. I brani ascoltati ti hanno provocato qualche emozione? Se sì, quale/i? 3. Il volume della musica ti ha dato fastidio? I ragazzi 1, 4, e 5 hanno affermato di non amare la musica ascoltata, mentre i ragazzi 2 e 3 hanno gradito la scelta musicale. Tutti i partecipanti hanno percepito delle sensazioni durante i quindici minuti di ascolto e tutti hanno dichiarato di essersi sentiti nervosi. Soltanto il candidato numero 3 ha aggiunto di aver avvertito anche una sensazione di piacere. L’unico ad essere stato infastidito dal volume elevato è stato il partecipante numero 5. Al gruppo di controllo, invece, è stata proposta una sola domanda: 1. In questi 15 minuti ti sei sentito a disagio? 2. Eventuali osservazioni personali. I partecipanti 6, 7, 9, e 10 non si sono sentiti a disagio durante il silenzio, mentre il numero 8 è riuscito a raggiungere uno stato di tranquillità solo dopo qualche minuto. Nelle osservazioni personali è emersa una leggera sensazione di noia da parte di alcuni, ma in generale l’isolamento non ha creato sensazioni sgradevoli. 5.4 Temperatura ambientale Per quanto riguarda la temperatura ambientale, essa è rimasta costante per l’intera durata dell’esperimento aggirandosi sempre intorno ai 26 e 27 °C. Per esattezza, all’accensione del termometro alle ore 22.10 la temperatura era di 26.9 °C mentre alle 22.45 (fine dell’esperimento) era di 26.3 °C. 37 6. Discussione dei risultati Seguendo le ipotesi iniziali di questo esperimento, teoricamente dopo l’ascolto della musica si sarebbe dovuto riscontrare un tendenziale aumento nella concentrazione salivare di cortisolo dei cinque partecipanti al gruppo di esperimento. Come si può notare dando un colpo d’occhio alle tabelle, i risultati della sperimentazione non danno l’esito ipotizzato. Al contrario, i dati tendono a segnalare una diminuzione della produzione di cortisolo (valore medio da 1.54 a 1.06 nmol/L). Sembrerebbe che la musica ascoltata, al posto di aver stressato l’organismo, abbia avuto un effetto quasi rilassante sui partecipanti. I risultati del gruppo di controllo, d’altro canto, generalmente rispondono alle previsioni iniziali dato che in quattro casi su cinque non è stato riscontrato né un aumento né una diminuzione della concentrazione salivare di cortisolo. Questo risultato fa supporre che in mancanza di stimoli esterni l’organismo non ha una reazione stressante e, d’altra parte, nemmeno una reazione rilassante. I ragazzi stessi hanno affermato di non aver avvertito nessuna sensazione particolare durante l’isolamento. Un eventuale effetto stimolante si otterrebbe dunque solo grazie ad un fattore esterno in grado di innescare, tramite l’attivazione di emozioni o sensazioni, la reazione da stress. Dato che i valori di concentrazione di cortisolo misurati non soddisfano le ipotesi iniziali, è necessario valutare quali possano essere state le cause di questi risultati. Diversi studi si sono occupati dell’effetto che la musica detiene sull’uomo e in molti di essi emerge che l’ascolto di musica rilassa l’organismo (informazioni da Chanda, Levitin, 2013). In questi esperimenti, tuttavia, solitamente viene utilizzato un genere di musica diverso da quello scelto per questa sperimentazione, infatti spesso vengono ascoltati brani di musica classica o contemporanea dai ritmi molto lenti. Noi invece abbiamo utilizzato brani di diversi generi musicali tutti dai ritmi veloci e con diverse percussioni, proprio perché lo scopo era di cercare di creare l’effetto opposto al rilassamento. Siccome non si è riscontrato un generale aumento del cortisolo è dunque plausibile ipotizzare che la musica scelta, anche se contenente diverse percussioni, non fosse quella adatta per stimolare a dovere l’organismo. Un altro fattore che potrebbe aver influito sui risultati dell’esperimento è il fatto che la musica scelta per i 15 minuti di ascolto non era di un genere amato dai partecipanti. Solamente due dei cinque ragazzi hanno apprezzato i brani ascoltati, ed è infatti ad uno tra questi (numero 3) che la produzione di cortisolo è aumentata (da < 1.0 a 1.7 noml/L). Ciò sottolinea l’importanza del centro delle emozioni nella reazione da stress. Forse durante l’esperimento questa parte 38 neuronale non è stata stimolata sufficientemente. È possibile che se si fosse chiesto ai partecipanti di ascoltare per un quarto d’ora la musica che sono soliti scegliere personalmente per motivarsi i risultati sarebbero stati differenti. D’altra parte, ci sarebbe stata la possibilità che le canzoni personali riportassero a ricordi capaci di scatenare una reazione emotiva al di fuori di quella legata allo stress positivo, con il rischio di non compiere un esperimento pertinente. In questo genere di sperimentazioni è comunque sempre difficile prevedere le reazioni che i partecipanti avranno alla musica, tanto che è stato pure dimostrato che ogni persona reagisce diversamente agli stimoli dati dalla musica, sia psicologicamente che fisiologicamente (Chamorro-Premuzic, Furnham, 2007). La temperatura non dovrebbe aver influito sul metabolismo visto che è rimasta più o meno costante durante tutta la durata della sperimentazione. Passando al lato più tecnico dell’esperimento, analizzando l’andamento della serata è emerso un fatto che potrebbe aver compromesso in parte il risultato dei test salivari. Il secondo campione di saliva è stato prelevato un paio di minuti dopo la fine dei 15 minuti di ascolto o del silenzio. È possibile che, visto che gli stimoli ormonali sono più lenti di quelli neuronali, il cortisolo in quel momento non fosse ancora del tutto in circolo o in quantità non misurabile dal test. Aspettando qualche momento in più, magari, le differenze di concentrazione sarebbero state più visibili. In una sperimentazione di questo genere sarebbe stato interessante poter effettuare un prelievo sanguigno per rilevare le concentrazioni di adrenalina e noradrenalina nel sangue. La produzione di questi due ormoni è stimolata da impulsi neuronali: in caso di aumento dello stress il loro incremento sarebbe stato più veloce e eventuali differenze di concentrazione sarebbero state evidenziate più facilmente nei risultati. Tuttavia, eseguire un prelievo sanguigno è molto più complicato sia nella pratica che nell’approccio dei candidati (paura e diffidenza). Per evitare di creare uno stress a causa dell’idea del prelievo, si è preferito attenersi all’idea iniziale del test salivare. Sempre restando nel lato tecnico, è necessario specificare i limiti di un test salivare in un esperimento del genere. Le analisi di questo genere di test non sono mai del tutto precise, sia per la scarsa quantità di liquido di analisi sia per il metodo di analisi stesso, che non necessita di essere estremamente preciso per i suoi scopi abituali, e cioè dare un chiarimento al medico sulla situazione ormonale di un paziente (cortisolo alto o basso). I risultati delle analisi hanno quindi un margine di errore che bisogna tenere in considerazione. Siccome il tema portante di questo lavoro è lo stress legato all’attività sportiva, sarebbe stato molto interessante svolgere lo stesso esperimento a ragazzi già sotto sforzo fisico, per esempio impegnati a correre su un tapis roulant. Un esperimento di questo genere, però, è molto più difficile da mettere in atto prima 39 di tutto per il numero maggiore di fattori da tenere in conto, dato che ognuno reagisce in modo molto diverso durante lo sforzo fisico, e poi per la necessità di disporre di specifiche attrezzature per la misurazione dei dati. Altre ipotesi più concentrate sulla musica che sulla biologia, ma facenti sempre capo ai principi della ricerca scientifica, hanno preso già piede, come per esempio la tesi del dottor Kostas Karageorghis (2010) che si basa principalmente sulle variazioni di ritmo della musica per creare una reazione a livello psico-fisico. In questo studio è stato riscontrato un aumento della resistenza fino al 20% nella corsa sincronizzata con musica ritmata. Questo esperimento sottolinea l’ampiezza di elementi che un tema di questo genere può implicare. Tenendo conto dei mezzi a disposizione della sottoscritta, tuttavia, la sperimentazione esposta in questo lavoro di maturità è stata la soluzione più ottimale. 40 7. Conclusione La scarsità di materiali e di risultati disponibili ha sicuramente influito sull’esito dell’esperimento. Dieci partecipanti, tra cui solamente la metà esposti alla musica, non sono sufficienti per arrivare ad una conclusione certa sui risultati scoperti. Inoltre, non avendo a disposizione test salivari più precisi, non è stato possibile tracciare un andamento preciso dei valori di cortisolo. Il nostro piccolo esperimento non dimostra che la musica sia in grado di incrementare la concentrazione plasmatica dell’ormone cortisolo, ma può comunque determinare che senza nessuno stimolo esterno l’organismo non attiva una risposta allo stress di sua iniziativa. Evidentemente ulteriori studi, che in parte sono già stati fatti, dovranno riproporre questo argomento e approfondirlo con maggiore cura e precisione. L’influenza che musica detiene sull’organismo umano rimane sempre un argomento molto aperto: gli studi sviluppati in proposito sono moltissimi, ma spesso le conclusioni di uno studio non coincidono con quelle di una sperimentazione analoga. La complessità del centro delle emozioni nel cervello umano e l’infinità di reazioni, diverse da persona a persona, che l’uomo può avere alla percezione di uno stimolo esterno come la musica rendono estremamente difficile la determinazione di un risultato definitivo in materia. Lo studio neurochimico della musica è un campo vastissimo che propone molti punti di interesse, anche perché la musica fa parte della nostra quotidianità. Per quanto riguarda il doping musicale, malgrado che sul piano fisiologico non si trovi una soluzione pienamente soddisfacente che riesca a spiegare le sue potenzialità, ci sono prove concrete della sua influenza sull’organismo. Il polverone che il doping musicale ha scatenato quale anno fa in alcuni ambiti sportivi può forse essersi calmato, ma il fascino destato da questo stimolante astratto non è diminuito e continua a interessare, come abbiamo visto, studiosi di tutto il mondo. 41 8. Ringraziamenti Posso dirmi molto soddisfatta di aver concluso questo lavoro di maturità, il quale integra tre mie passioni: la biologia, la musica e lo sport. Sono felice, inoltre, di aver avuto l’occasione di potermi confrontare con il mondo della ricerca scientifica tramite l’esperimento pratico sul doping musicale. Devo un grazie a tutte le persone che mi hanno sostenuto e aiutato durante questo percorso. Ringrazio innanzitutto il Dottor Gianni Soldati sia per la disponibilità e l’aiuto nella pianificazione dell’esperimento, sia per il suo ruolo di intermediario tra la ditta farmaceutica Viollier e me. Ringrazio la professoressa Laura De Biasio per l’aiuto nella pianificazione dell’esperimento e per gli utili consigli in merito al sistema endocrino. Un grazie particolare va a Fabio Grassi, della ditta Electronic Studio, per avermi messo a disposizione i materiali multimediali, e al Dottor Giovanni Togni per aver offerto le analisi dei test salivari. Vorrei ringraziare il Dr. Med. Fabio Ramelli e il professor Steven Badà per l’aiuto e i consigli in merito al sistema endocrino e alla percezione della musica. Ringrazio inoltre la professoressa Francesca Dellea per l’aiuto nella scelta delle musiche e nel montaggio del brano finale, Anaïs De Marchi per il sostegno e l’aiuto durante la serata dell’esperimento e Stefano Cavalli per la parte documentativa fotografica della serata. Ringrazio poi i miei genitori, Corrado e Elena Di Salvo, per il supporto morale e gli utili consigli pratici che hanno sempre saputo trasmettermi. Per ultimi, ma non per questo meno importanti, ringrazio di cuore i dieci ragazzi che si sono messi a disposizione per il mio esperimento. Senza di loro non avrei potuto sviluppare questo LAM. 42 9. Bibliografia Widmaier Eric P., Raff Hershel e Strang Kevin. T., Fisiologia, Casa Editrice Ambrosiana, 2011, pp. 310-349/566-568 Levitin Daniel J. e McGill James, Life Sundtracks: the uses of music in everyday life, 11/05/2007 http://www.russballard.com/rbv7workshop/physics/Unit%203%20Vibrations/LifeSoundtracks.pdf Seyle Hans, Stress without Distress, Lippincott Williams & Wilkins, 1974 Riferimento:http://www.my-personaltrainer.it/allenamento/stressbenessere1.html Tonellato Mauro, Dispense: Respirazione Cellulare, ITIS Marconi, Padova http://www.pianetachimica.it/didattica/documenti/Respirazione_cellulare.pdf Chanda Mona Lisa e Levitin Daniel J., Trends in Cognitive Sciences - The neurochemistry of music, Cell Press, 2013 http://daniellevitin.com/levitinlab/articles/2013-TICS_1180.pdf Karageorghis Kostas e Terry Peter, Inside Sport Psychology, Human Kinetics (Trade), 15/11/2010 Riferimento: http://www.termolionline.it/rubriche2012/dopati-di-musica/ Robert M. Julien, Claire D. Advokat e Joseph E. Comaty, Droghe e farmaci psicoattivi, Zanichelli, 2012 Dispense scolastiche di prof. Laura De Biasio e di prof. Steven Badà riguardanti il sistema endocrino e il cortisolo 9.1 Articoli The biology of music , The Economist, 10/02/2000 http://www.economist.com/node/329414 43 Cromie William J., Music on the brain: researches explore the biology of music, Harvard Gazette, 22/03/2001 http://www.news.harvard.edu/gazette/2001/03.22/04-music.html L’influenza diretta della luce su umore e apprendimento, Le Scienze, 16/11/2012 http://www.lescienze.it/news/2012/11/16/news/luce_apprendimento_distu rbo_umore-1368399/ Fiori Michele, Il corpo è musica, la musica è corpo., Notiziario dell’Associazione Culturale “Anton Rubinstein” di Roma, maggio 2007 http://www.antonrubinstein.net/ARS/Anno_4/18ArsMaggio07.pdf Koudinov Alexei, Scientific evidence invalidates Beijing 2008 Olympic Swimming Medals, Doping Journal, 13/08/2008 http://dopingjournal.org/content/5/2/dopingj082008-01.html#ref5 Rossen Jake, Music in Mind, American Athlete Magazine http://www.americanathletemag.com/ArticleView/tabid/156/ArticleID/178 /Music-In-Mind.aspx Calabresi Mario, Divieto di iPod alla maratona. La musica è come un doping, Repubblica, 02/11/2007 http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/esteri/maratonanewyork/maratona-newyork/maratona-newyork.html 9.2 Sitografia http://en.wikipedia.org/wiki/Exercise_and_stimulants http://my-personaltrainer.it/fisiologia/ormoni/cortisolo.html http://www.sapere.it/sapere/medicina-e-salute/atlante-anatomico/Sistemaendocrino.html http://it.wikipedia.org/wiki/Ipotalamo#Rapporti_anatomici http://it.wikipedia.org/wiki/Ormone http://lnx.endocrinologiaoggi.it/2011/06/ipotalamo-e-ipofisi/ http://it.wikipedia.org/wiki/Ipofisi 44 http://ilpopolodelcielo.altervista.org/index.php?option=com_content&view= article&id=109%3Ameccanismo-di-azione-degliormoni&catid=48%3Aendocrinologia&Itemid=91&limitstart=1 http://it.wikipedia.org/wiki/Emoglobina http://blogs.saschina.org/pudongtok/2008/08/27/music-doping/ http://www.erboristeriarcobaleno.com/ritmi_circadiani.html 9.3 Fonte immagini Immagine di copertina: http://8tracks.com/benmarcelle/workout-music Figure 12, 13, 14, 15, 17, 18: Fotografie scattate durante la serata dell’esperimento. Figura1: immagine scannerizzata dalle dispense di Steven Badà. Figura2: http://www.neuroscienze.net/wp-content/uploads/2011/08/3.jpg e http://www.summagallicana.it/Volume3/018fig002%20ipofisi.jpg Figura3: http://www.my-personaltrainer.it/fisiologia/ormoni.jpg Figura4:http://ilpopolodelcielo.altervista.org/index.php?option=com_content&vie w=article&id=109%3Ameccanismo-di-azione-degliormoni&catid=48%3Aendocrinologia&Itemid=91&limitstart=1 Figura5:http://ilpopolodelcielo.altervista.org/index.php?option=com_content&vie w=article&id=109%3Ameccanismo-di-azione-degliormoni&catid=48%3Aendocrinologia&Itemid=91 Figura6: immagine scannerizzata dalle dispense di Laura De Biasio. Figura7:www.liceodavincifi.it/_Rainbow/Documents/sistema%20endocrino.ppt Figura8:http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/18/HPA_Axis_Diagr am_(Brian_M_Sweis_2012)-IT.png Figura9: http://www.erboristeriarcobaleno.com/ritmi_circadiani.html Figura10: http://oculistaweb.altervista.org/cortisolo.gif Figura11:http://www.larapedia.com/biologia_appunti/biologia_appunti_parte_3_cl ip_image004.gif Figura16: immagine scannerizzata dal libretto illustrativo compreso nel kit dei test salivari. 45 10. Allegati 10.1 Formulario 46 LAM: sperimentazione sugli effetti della musica sul cortisolo Gaia Di Salvo, 3B Sperimentazione La musica ritmata può essere un fattore di stress per l’organismo umano? Con il mio LAM cercherò di verificare questa ipotesi con una sperimentazione basata sulla misurazione dell’ormone cortisolo, tramite un prelievo salivare, su una decina di persone. Siccome il test del cortisolo deve essere eseguito in tarda serata, mi occorrono dieci ragazzi di età compresa tra i 17-19 anni, disposti a sottoporsi alla sperimentazione che avrà luogo mercoledì 19 giugno 2013, dalle 22.00 alle 23.30 circa. Partecipare è semplice: basta rispettare i seguenti requisiti e compilare il formulario qui sotto. Osservazione: il test salivare consiste semplicemente nell’immettere un po’ della propria saliva in una provetta. Non comporta nessun prelievo del sangue o simili (lo preciso perché mi è già stato chiesto). Requisiti di partecipazione Dopo aver verificato la tua presenza per mercoledì 19 giugno 2013, controlla di poter rispettare queste condizioni di partecipazione, che sono obbligatorie: In generale: Non essere uno sportivo d’élite Non soffrire di malattie legate agli ormoni (per es. diabete) Non avere avuto infezioni di recente (influenza, ecc.) 47 Non assumere regolarmente medicamenti Non essere soggetti a stress di qualsiasi natura (scuola, situazione famigliare, ecc.) Prima della sperimentazione: Non mangiare almeno per due ore prima della sperimentazione (è consigliato avere l’ultimo pasto al massimo alle ore 20.00) Non fumare (o, perlomeno, non fumare nelle ultime 24 ore) Non assumere droghe (cannabis, ecc.) o alcol nelle ultime 24 ore Non assumere nessun medicamento nelle ultime 24 ore Se non ti è possibile seguire anche solo una di queste condizioni purtroppo non sei idoneo a partecipare alla sperimentazione e non è necessario riconsegnarmi il formulario. Generalità Nome ……………………………………………………… Cognome ……………………………………………………… Data di nascita ………/………/……… Email ……………………………………………………… Nr. di cellulare ……………………………………………………… Dichiarazione di impegno Firmando questo documento mi prendo l’impegno di partecipare a questa sperimentazione e di rispettare tutte le condizioni di partecipazione. Data Firma dell’autorità parentale o dell’allievo maggiorenne …………………… …………………………………………… 48 Per favore, riconsegnami questo formulario il più presto possibile oppure lascialo nella casella della 3B. Grazie per esserti messo a disposizione! Riceverai ulteriori informazioni via email. Gaia Di Salvo 49 10.2 E-mail Ciao a tutti, volevo ancora ringraziarvi per aver deciso di partecipare a questo esperimento: mi sarete di grande aiuto! Qui sotto troverete informazioni utili sull’andamento della serata. È un po’ lungo, ma leggete tutto pf. Ora di ritrovo: 21:45, mercoledì 19 giugno L’esperimento si farà a casa mia, in Via Cappuccini 9 a Locarno. È una casa rosa salmone, si trova a 5 min a piedi dalla stazione ed è in faccia al Collegio Sant’Eugenio ( per info: https://maps.google.ch/maps?hl=it&tab=wl). Ci sarà una stanza che ho preparato apposta per l’esperimento. Come funziona l’esperimento Prima di tutto ci saranno 15 minuti di rilassamento nel quale potrete rilassarvi come meglio credete: leggendo, chiacchierando, ... In seguito verrete divisi in 2 gruppi estratti a sorte: un gruppo ascolterà della musica per 15 min, mentre l’altro avrà la funzione di controllo e per 15 min sarà in silenzio. Sarete al buio dato che dovrete indossare una mascherina per gli occhi e isolati da rumori esterni con dei tappi/delle cuffie. Prima e dopo questi 15 minuti ci saranno i 2 prelievi salivari. Test salivare: lo farete voi stessi; consiste nel masticare leggermente un tampone ovattato per 1 minuto che in seguito deve essere riposto in un apposito contenitore. Vi sarà in ogni caso rispiegato tutto mercoledì sera. Dopo aver fatto il secondo prelievo salivare l’esperimento è finito. Indicativamente il tutto dovrebbe durare un’ora o poco più. Vi ricordo che è molto importante: Rispettare tutte le condizioni che ho scritto sul formulario (per chi non si ricordasse o non avesse più il foglio: in allegato ne trovate una copia). Non mangiare più niente e non bere bibite zuccherate o caffè/thè dopo le ore 20:00 (ovviamente potrete bere acqua) L’ideale sarebbe che tutti mangiaste qualcosa di simile e che sia a base principalmente di carboidrati. un piatto di pasta in bianco sarebbe l’ideale. Ecco, è tutto. Per qualsiasi cosa non esitate a chiedere chiarimenti: a scuola oppure per email. A mercoledì! Ciao, Gaia 50 10.3 CD o file: brano creato per l’esperimento 51