Idealismo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. http://it.wikipedia.org/wiki/Idealismo Per idealismo si intende in filosofia una visione del mondo secondo cui tutto ciò che è reale è già contenuto preliminarmente (a priori) nella nostra mente. In senso lato, il termine abbraccia quelle filosofie, come ad esempio il platonismo, che privilegiano la dimensione ideale rispetto a quella materiale, affermando che l'unico vero carattere della realtà sia di ordine spirituale. Nell'idealismo è generalmente implicita una concezione fortemente etica della vita, come ad esempio nel pensiero di Fichte, che è incentrato sul dovere morale dell'uomo di ricondurre il mondo al principio ideale da cui esso ha origine. Esistono varie accezioni del termine idealismo, la più diffusa è quella che di fatto equipara la vita a un sogno, anche se questa affermazione non va intesa in senso banale. Nell'ottica appena rammentata, infatti, ci si vuole porre in antitesi radicale rispetto al senso comune, il quale non si accorgerebbe di vivere in un mondo di finzioni e quindi sarebbe il vero "dormiente". Nel fare dell'Idea, cioè del pensiero, o del Soggetto, il principio primo da cui nasce e si deduce la realtà concreta (l'essere o l'oggetto), l'idealismo viene contrapposto in particolare: al dogmatismo, secondo cui invece il soggetto muove dall'Oggetto (pur trattandosi di due prospettive in fondo complementari, basate sulla stessa unità immediata di soggetto e oggetto)[1]; al realismo, secondo cui la realtà esiste indipendentemente dal soggetto (concezione che sarebbe ferma a uno stadio di inconsapevolezza, incapace di riconoscere che la realtà è una propria produzione, ma di cui alcuni idealisti salvano l'impianto scientifico-ontologico)[2]; al materialismo, al meccanicismo, e a tutte quelle teorie che si basano su un approccio riduzionistico o utilitaristico alla realtà; ad essi l'idealismo contrappone la dimensione inconscia e interiore dell'individuo, esaltando il sogno, la fantasia, l'immaginazione, il sentimento morale ed artistico come le vie maestre in grado di condurre alla verità. La parola idealismo viene introdotta nella terminologia filosofica alla metà del Seicento, con riferimento particolare al platonismo e alla sua "teoria delle idee". Ma si tratta di un'accezione alla quale se ne sarebbero aggiunte altre di natura diversa. Riassumendo, fino ad oggi sono prevalsi tre significati principali del termine, alludendo, a seconda dei casi: all'idealismo platonico e neoplatonico: spesso contrapposto al realismo tomista, nel senso che fu un suo concorrente in ambito scolastico, permea di sé il Medioevo e la filosofia rinascimentale; all'idealismo gnoseologico: concezione per cui oggetto della conoscenza non è la realtà, bensì l'idea o la rappresentazione fenomenica (se ne rintracciano riferimenti in molti filosofi, da Cartesio a Berkeley a Kant); all'idealismo assoluto o romantico: la corrente filosofica post-kantiana, nata in Germania nel periodo romantico con Fichte e Schelling per poi diffondersi in tutta Europa, la cui idea fondamentale è riassumibile nell'assunto per cui l'Io o lo Spirito è il principio unico di tutto, che genera il mondo in uno stato di estasi più o meno onirico. È l'epoca dei grandi ideali romantici, caratterizzati dalla sete dell'Assoluto, della libertà, e del bello, che trova in Kant un precursore.[3] Idealismo platonico [modifica] La teoria di Platone è stata a volte definita idealismo, ma in un'accezione diversa dagli esiti a cui è giunto l'idealismo moderno che è incentrato principalmente sul soggetto. Le idee di Platone infatti non sono contenute solo nella mente, ma sono forme superiori, che possiedono una duplice valenza, gnoseologica e ontologica: riprendendo Parmenide, che già aveva equiparato essere e pensiero[4], le idee di Platone non solo rendono conoscibile il mondo, ma gli consentono anche di esistere. Soltanto nelle idee però risiede la vera realtà, a differenza degli oggetti che l'uomo conosce nella vita di tutti i giorni, i quali non sono che pure ombre di quelle forme supreme.[5] Con Plotino e il neoplatonismo si verifica un'accentuazione del carattere mistico delle idee platoniche: al di sopra di esse Plotino colloca l'Uno assoluto, che è superiore persino all'Essere. Ciò significa che l'Uno non è una semplice realtà statica, ma è pura attività creatrice, perenne atto di pensiero che produce la realtà ontologica come risultato della propria estasi contemplativa. Si tratta in effetti di una dottrina che si avvicina a quella orientale del Tao, e, in Occidente, agli esiti cui perverranno Meister Eckhart, Nicola Cusano, Spinoza (con la sua Natura Naturans) e lo stesso idealismo tedesco. In ambito cristiano è soprattutto Agostino d'Ippona ad appropriarsi dell'idealismo neoplatonico, sostenendo che la Verità dimora nell'interiorità dell'uomo. L'agostinismo dominerà poi il Medioevo fin quando nel Duecento entrerà in attrito col tomismo aristotelico, maggiormente ancorato al realismo dogmatico e ad una metafisica della sostanza. Nell'ambito della disputa sugli universali esso prende comunque posizione contro il nominalismo, ritenendo gli universali ante rem.[6] L'idealismo neoplatonico gode quindi di nuova fioritura con l'avvento della filosofia rinascimentale, grazie a pensatori come Marsilio Ficino, Giordano Bruno[7], e Tommaso Campanella (secondo cui l'autocoscienza è condizione dell'essere). Idealismo gnoseologico [modifica] George Berkeley è considerato il primo idealista in senso moderno. Secondo questo filosofo, tutta la realtà si riduce alle nostre idee, perché esse est percipi, ossia esiste solo ciò che viene percepito. Fautore di un empirismo e un nominalismo radicali, Berkeley nega che vi siano essenze di cui non possiamo fare esperienza diretta, compresa la materia stessa. In tal senso la percezione berkeleyana non è da intendersi come semplice sensazione corporea, ma come percezione "intellettuale" inviataci da Dio. Non esistono corpi, ma solo idee spirituali a cui noi, dopo averle associate, attribuiamo illusoriamente una natura corporea. L'idealismo di Berkeley è detto quindi gnoseologico perché egli slega la conoscenza da ogni presunta sostanza materiale a noi esterna. Simile a quella di Berkeley era stata per alcuni aspetti la posizione filosofica di Cartesio, suo predecessore, che con il Cogito ergo sum può essere considerato anticipatore di un certo idealismo conoscitivo. Per Cartesio infatti la conoscenza è un processo che avviene tutto all'interno della cosiddetta res cogitans, cioè la sostanza pensante che si contrappone a quella extensa o estesa. Di questa egli non nega l'esistenza, ma la considera vera solo nella misura in cui giunge ad averne un'idea chiara e cosciente. La sua filosofia sarà tuttavia criticata da Leibniz, secondo cui invece esistono anche livelli dell'essere di cui non si ha coscienza. Attribuendo capacità di pensiero alla materia, la gnoseologia di Leibniz pervade anche la dimensione ontologica della realtà (panpsichismo): veniva così riabilitato l'idealismo metafisico neoplatonico. Kant segna un ritorno all'idealismo gnoseologico con la sua rivoluzione copernicana, secondo cui è il nostro stesso intelletto a determinare gli oggetti della conoscenza. Pur affermando l'esistenza di una realtà indipendente dal modo in cui i nostri sensi la recepiscono, Kant verrà proprio per questo accusato di chiudersi in un soggettivismo senza vie d'uscita. Le categorie trascendentali dell'intelletto infatti sono forme del pensiero, non dell'essere: non servono a conoscere la realtà in sé, ma solo per come questa ci appare. Idealismo romantico [modifica] Per approfondire, vedi la voce Idealismo tedesco. Una delle correnti idealiste più note è quella romantica dell'idealismo tedesco, che pone come fondamento della filosofia l'identificazione tra il mondo reale, naturale e storico, e un principio infinito (Dio). Esso raggruppa tre filosofi principali, che sono in ordine cronologico: Fichte, Schelling ed Hegel. Questa corrente si sviluppa dopo l'opera di Kant attraverso una discussione del suo criticismo. I filosofi idealisti infatti negano l'esistenza del noumeno, che era per Kant la realtà esterna al soggetto, situata al di là dei nostri limiti conoscitivi; ed affermano soltanto il fenomeno (la realtà come noi la conosciamo), ottenendo il risultato che può esistere solamente ciò che si trova nella nostra coscienza. Uno degli elementi più significativi dell'idealismo consiste proprio nel primato della coscienza. Il problema del noumeno kantiano era dovuto al fatto che, se fosse inconoscibile, neppure si sarebbe potuto postularne l'esistenza. Ammettere la sua esistenza indipendentemente dal soggetto è per Fichte una posizione dogmatica e irrazionale, che conduceva a un dualismo incoerente tra soggetto e oggetto, ovvero tra il noumeno e il cosiddetto io penso. Kant considerava l’io penso come una specie di coscienza che era la condizione formale senza la quale non potremmo pensare. Gli idealisti tedeschi diranno invece che l’io penso è l'origine trascendentale non solo della conoscenza ma anche dell'essere, sia dal punto di vista formale, sia dal punto di vista del contenuto. Il dualismo kantiano è superato dall'interazione di carattere pragmatico, artistico, creativo dell'uomo con il mondo, poiché entrambi appartengono allo stesso fondamento costitutivo. Fichte prima, e poi Schelling, faranno dell'Io il principio assoluto a cui ricondurre l'intera realtà, che per la ragione può diventare così oggetto di scienza. Mentre però in costoro la ragione si limitava a riconoscere, ma non a riprodurre, l'atto creativo con cui il soggetto poneva l'oggetto (che restava prerogativa di una suprema intuizione intellettuale), sarà invece con Hegel che la ragione stessa diventa creatrice, attribuendosi il diritto di stabilire cosa è reale e cosa non lo è. «Ciò che è reale è razionale» sarà la summa del pensiero hegeliano: vale a dire che una realtà esiste solo se soddisfa certi criteri di razionalità, rientrando nella triade dialettica di tesi-antitesi-sintesi tipico del procedimento a spirale con cui l'Idea giunge infine a identificarsi con l'Assoluto. In un'accezione più ampia vengono considerati idealisti anche alcuni filosofi del Novecento che traggono ispirazione, in forma più o meno accentuata, dall'idealismo romantico (in particolare dal pensiero hegeliano). Fra questi si suole includere gli italiani Benedetto Croce e Giovanni Gentile, il quale reinterpreta l'idealismo tedesco in un'ottica attualista. Note [modifica]