Celiachia fai da te?...... No Grazie! Trieste, 20 febbraio 2016-02-16 Il Gastroenterologo mi aspetta: perché? La Celiachia (CD) per i suoi aspetti clinici e “terapeutici” necessita, dopo la diagnosi e l’inizio della dieta gluten-free, di essere seguita nel suo decorso cronico da un team multi specialistico che possa essere di aiuto al celiaco nelle sue problematiche di salute e nutrizionali. E questo sia che la diagnosi di celiachia sia stata posta in età pediatrica che in età adulta. Mantenere infatti per tutta la vita una dieta senza glutine può essere difficile per aspetti diversi sia nell’età adolescenziale-giovanile che nella diagnosi in età adulta-anziana e la modificazione del comportamento alimentare può accentuare il “peso” della celiachia, sia quando si tratta di continuare una dieta gluten-free iniziata in età infantile sia quando si tratta di iniziarla in età adulta. Per questo, molti lavori scientifici sottolineano l’importanza di un adeguato follow-up del celiaco dopo la diagnosi e gli stessi celiaci manifestano la richiesta di essere seguiti nella storia clinica nel corso del tempo da gastroenterologi e dietisti “esperti” di celiachia. Molti fattori infatti contribuiscono a una buona “gestione” della malattia celiachia, tra questi sono da sottolineare un rapporto continuativo con un dietista e un gastroenterologo di fiducia e l’adesione a un gruppo di supporto, come può esse rappresentato dall’Associazione Italiana Celiachia che consenta di confrontarsi con altre persone con la stessa problematica. Dopo la diagnosi è quindi fondamentale che il celiaco abbia la possibilità di un essere seguito sia per quanto riguarda l’adesione alla dieta senza glutine che , in particolare per gli adulti, per quanto riguarda le possibili patologie (tiroidite, diabete, epatite autoimmune, malattie infiammatorie intestinali, etc) associate alla celiachia e derivanti dal suo essere a tutti gli effetti una patologia “autoimmune”. Altre problematiche derivano poi dalle eventuali patologie derivanti dal malassorbimento intestinale cronico (metabolismo osseo, infertilità, cardiopatie, anemia, etc). Il follow-up dopo la diagnosi di celiachia è importante per: - Valutare la compliance all’alimentazione gluten-free - Valutare miglioramento/risoluzione dei sintomi - Identificare precocemente le eventuali malattie autoimmuni associate - Identificare le eventuali comorbidità legate al malassorbimento intestinale - Identificare alterazioni metaboliche (dislipidemia, steatosi epatica, iperglicemia) - Diagnosticare precocemente le complicanze, in particolare nelle diagnosi >50 anni Le linee guida internazionali indicano come follow-up ottimale una visita gastroenterologia con esami ematochimici per verifica del malassorbimento intestinale e degli anticorpi antitranglutaminasi sei mesi dopo la diagnosi e poi annuale, in assenza di complicanze e una consulenza dietetica dopo 1, 3 mesi e 1 anno dalla diagnosi per valutazione della compliance e degli aspetti nutrizionali legati alla dieta gluten-free. Nel caso di malattia celiaca che non risponda adeguatamente, per quanto riguarda i parametri clinici e laboratoristici, alla dieta gluten free (NRCD) le linee guida indicano la necessità di: - confermare la diagnosi di celiachia - verificare la reale compliance alla dieta - escludere altre patologie che possono manifestarsi con gli stessi sintomi e segni della celiachia (es. parassitosi intestinale, sindr. Intestino irritabile, colite microscopica, etc). - considerare la possibilità di una celiachia refrattaria La celiachia refrattaria (RCD) è una patologia molto rara (1.5% dei celiaci) definita come la persistenza di malassorbimento e di atrofia della mucosa intestinale dopo almeno 12 mesi di dieta gluten free seguita correttamente. La RCD di tipo 1 (90% della RCD), con popolazione linfocitaria policlonale a livello della mucosa intestinale, ha una sopravvivenza a 5 anni del 93%, un basso rischio di progressione a linfoma e una buona risposta alla terapia con farmaci immunosppressori. La RCD di tipo II (10% della RCD), con popolazione linfocitaria monoclonale, ha una sopravvivenza a 5 aa del 42% ed è ad alto rischio di progressione linfoma tosa. In conclusione, la celiachia necessita non solo di una diagnosi il più possibile di “certezza” ma altrettanto importante è la possibilità per il celiaco di essere seguito nel tempo, sia che la diagnosi sia posta in età pediatrica che in età adulta, da un team che comprenda gastroenterologo, dietista, psicologo e medico di medicina generale per i molti aspetti clinici, nutrizionali e di possibili , anche se molto rare, complicanze.