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Momento Angolare e Parentesi di Poisson

Esercizio Meccanica Analitica
Davide Cernuzio
Dimostrare, utilizzando il formalismo hamiltoniano, che in un sistema conservativo con potenziale
centrale si conserva il vettore momento angolare.
Se 𝑓 ≡ 𝑓(𝒒, 𝒑, 𝑑) è una generica funzione delle variabili canoniche (o anche, una osservabile),
la sua variazione nel tempo è data da
𝑛
𝑛
𝑖=1
𝑖=1
𝑑𝑓
πœ•π‘“
πœ•π‘“
πœ•π‘“
πœ•π‘“ πœ•π» πœ•π‘“ πœ•π»
πœ•π‘“
)+
= ∑(
π‘žπ‘–Μ‡ +
𝑝̇𝑖 ) +
= ∑(
−
𝑑𝑑
πœ•π‘žπ‘–
πœ•π‘π‘–
πœ•π‘‘
πœ•π‘žπ‘– πœ•π‘π‘– πœ•π‘π‘– πœ•π‘žπ‘–
πœ•π‘‘
𝑑𝑓 πœ•π‘“
=
+ {𝑓, 𝐻}
𝑑𝑑 πœ•π‘‘
Cioè, se 𝑓 non dipende esplicitamente dal tempo e ha parentesi di Poisson nulle con
l’hamiltoniana, 𝑓 è una costante del moto. Vogliamo mostrare che è proprio ciò che accade alle
componenti di ⃗𝑳. Per sfruttare la simmetria del sistema, usiamo le coordinate sferiche. Le coordinate
lagrangiane del sistema saranno dunque (π‘ž1 , π‘ž2 , π‘ž3 ) ≡ (π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘).
π‘₯(π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘) = π‘Ÿ sin πœƒ cos πœ‘
𝑦(π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘) = π‘Ÿ sin πœƒ sin πœ‘
𝑧(π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘) = π‘Ÿ cos πœƒ
𝑣π‘₯ (π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘) = π‘ŸΜ‡ sin πœƒ cos πœ‘ + π‘Ÿ cos πœƒ cos πœ‘ πœƒΜ‡ − π‘Ÿ sin πœƒ sin πœ‘ πœ‘Μ‡
𝑣𝑦 (π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘) = π‘ŸΜ‡ sin πœƒ sin πœ‘ + π‘Ÿ cos πœƒ sin πœ‘ πœƒΜ‡ + π‘Ÿ sin πœƒ cos πœ‘ πœ‘Μ‡
𝑣𝑧 (π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘) = π‘ŸΜ‡ cos πœƒ − π‘Ÿ sin πœƒ πœƒΜ‡
𝐿π‘₯ (π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘) ≡ π‘š(𝑦𝑣𝑧 − 𝑧𝑣𝑦 ) = [β‹― ] = −π‘šπ‘Ÿ 2 (sin πœ‘ πœƒΜ‡ + cos πœƒ sin πœƒ cos πœ‘ πœ‘Μ‡ )
𝐿𝑦 (π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘) ≡ π‘š(𝑧𝑣π‘₯ − π‘₯𝑣𝑧 ) = [β‹― ] = π‘šπ‘Ÿ 2 (cos πœ‘ πœƒΜ‡ − cos πœƒ sin πœƒ sin πœ‘ πœ‘Μ‡ )
𝐿𝑧 (π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘) ≡ π‘š(π‘₯𝑣𝑦 − 𝑦𝑣𝑧 ) = [β‹― ] = π‘šπ‘Ÿ 2 sin2 πœƒ πœ‘Μ‡
In questo sistema di coordinate, vediamo che l’espressione del modulo quadro di 𝑳 è
particolarmente semplice:
𝐿2 (π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘) = 𝐿2π‘₯ + 𝐿2𝑦 + 𝐿2𝑧 = [β‹― ] = (π‘šπ‘Ÿ 2 )2 (πœƒΜ‡ 2 + sin2 πœƒ πœ‘Μ‡ 2 )
Esplicitiamo la lagrangiana del sistema e i momenti coniugati:
𝑣 2 (π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘) = 𝑣π‘₯2 + 𝑣𝑦2 + 𝑣𝑧2 = [β‹― ] = π‘ŸΜ‡ 2 + π‘Ÿ 2 (πœƒΜ‡ 2 + sin2 πœƒ πœ‘Μ‡ 2 )
1
β„’(π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘; π‘ŸΜ‡ , πœƒΜ‡, πœ‘Μ‡ ) = 𝑇 − 𝑉 = π‘š[π‘ŸΜ‡ 2 + π‘Ÿ 2 (πœƒΜ‡ 2 + sin2 πœƒ πœ‘Μ‡ 2 )] − 𝑉(π‘Ÿ)
2
π‘π‘Ÿ ≡
π‘πœƒ ≡
π‘πœ‘ ≡
πœ•β„’
= π‘šπ‘ŸΜ‡
πœ•π‘ŸΜ‡
πœ•β„’
= π‘šπ‘Ÿ 2 πœƒΜ‡
πœ•πœƒΜ‡
πœ•β„’
= π‘šπ‘Ÿ 2 sin2 πœƒ πœ‘Μ‡
πœ•πœ‘Μ‡
La lagrangiana non dipende esplicitamente da πœ‘. Il momento coniugato π‘πœ‘ è pertanto una
costante del moto e, anche in tre dimensioni, corrisponde a 𝑳𝒛 . Le velocità generalizzate in funzione
dei momenti canonici sono
π‘π‘Ÿ
π‘š
π‘πœƒ
πœƒΜ‡(π‘Ÿ, π‘πœƒ ) =
π‘šπ‘Ÿ 2
π‘πœ‘
πœ‘Μ‡ (π‘Ÿ, πœƒ, π‘πœ‘ ) =
π‘šπ‘Ÿ 2 sin2 πœƒ
π‘ŸΜ‡ (π‘π‘Ÿ ) =
per cui, l’hamiltoniana sarà
𝐻(π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘; π‘π‘Ÿ , π‘πœƒ , π‘πœ‘ ) = (𝑇 + 𝑉)𝒒̇ =𝒒̇ (𝒒,𝒑) =
π‘πœ‘2
π‘π‘Ÿ2
π‘πœƒ2
+
+
+ 𝑉(π‘Ÿ)
2π‘š 2π‘šπ‘Ÿ 2 2π‘šπ‘Ÿ 2 sin2 πœƒ
mentre 𝐿π‘₯ , 𝐿𝑦 , 𝐿𝑧 , 𝐿2 in termini delle variabili canoniche sono dati da
𝐿π‘₯ = (𝐿π‘₯ )𝒒̇ =𝒒̇ (𝒒,𝒑) = −(sin πœ‘ π‘πœƒ + cot πœƒ cos πœ‘ π‘πœ‘ ) ≡ 𝐿π‘₯ (πœƒ, πœ‘; π‘πœƒ , π‘πœ‘ )
𝐿𝑦 = (𝐿𝑦 )𝒒̇ =𝒒̇ (𝒒,𝒑) = cos πœ‘ π‘πœƒ − cot πœƒ sin πœ‘ π‘πœ‘ ≡ 𝐿𝑦 (πœƒ, πœ‘; π‘πœƒ , π‘πœ‘ )
𝐿𝑧 = (𝐿𝑧 )𝒒̇ =𝒒̇ (𝒒,𝒑) = π‘πœ‘ ≡ π‘π‘œπ‘ π‘‘.
𝐿2 (π‘Ÿ, πœƒ, πœ‘; π‘π‘Ÿ , π‘πœƒ , π‘πœ‘ ) = (𝐿2 )𝒒̇ =𝒒̇ (𝒒,𝒑) = π‘πœƒ2 +
π‘πœ‘2
sin2 πœƒ
Possiamo a questo punto valutare le parentesi di Poisson con l’hamiltoniana. Iniziamo con 𝐿2 :
{𝐿2
πœ•πΏ2 πœ•π» πœ•πΏ2 πœ•π» πœ•πΏ2 πœ•π»
πœ•πΏ2 πœ•π» πœ•πΏ2 πœ•π» πœ•πΏ2 πœ•π»
, 𝐻} =
+
+
−
+
+
πœ•π‘Ÿ πœ•π‘π‘Ÿ ⏟
πœ•πœƒ πœ•π‘πœƒ ⏟
πœ•πœ‘ πœ•π‘πœ‘
πœ•π‘
πœ•π‘πœƒ πœ•πœƒ πœ•π‘
⏟
⏟ π‘Ÿ πœ•π‘Ÿ ⏟
⏟ πœ‘ πœ•πœ‘
(1)
(2)
(4)
(5)
(
)
(3)
(6)
I termini (1), (3), (4) sono nulli in quanto 𝐿2 non dipende né da π‘Ÿ, né da πœ‘, né da π‘π‘Ÿ . Il termine
(6) è nullo in quanto, se il potenziale è radiale, 𝐻 non dipende da πœ‘. Restano da valutare (2) e (5):
{𝐿2
π‘πœ‘2
πœ•πΏ2 πœ•π» πœ•πΏ2 πœ•π»
2 cos πœƒ 2 π‘πœƒ
cos πœƒ
(−2 3 )] = 0
, 𝐻} =
−
=−
π‘πœ‘
− [2π‘πœƒ
3
2
2
πœ•πœƒ πœ•π‘πœƒ πœ•π‘πœƒ πœ•πœƒ
sin πœƒ
π‘šπ‘Ÿ
2π‘šπ‘Ÿ
sin πœƒ
{𝐿π‘₯ , 𝐻} =
=
πœ•πΏπ‘₯ πœ•π» πœ•πΏπ‘₯ πœ•π» πœ•πΏπ‘₯ πœ•π»
+
−
πœ•πœƒ πœ•π‘πœƒ πœ•πœ‘ πœ•π‘πœ‘ πœ•π‘πœƒ πœ•πœƒ
cos πœ‘ π‘πœ‘ π‘πœƒ cos πœ‘ π‘πœƒ π‘πœ‘ cot πœƒ sin πœ‘ π‘πœ‘2
sin πœ‘ cos πœƒ π‘πœ‘2
−
+
−
=0
sin2 πœƒ π‘šπ‘Ÿ 2 sin2 πœƒ π‘šπ‘Ÿ 2
sin2 πœƒ π‘šπ‘Ÿ 2
sin3 πœƒ π‘šπ‘Ÿ 2
{𝐿𝑦 , 𝐻} =
πœ•πΏπ‘¦ πœ•π» πœ•πΏπ‘¦ πœ•π» πœ•πΏπ‘¦ πœ•π»
+
−
πœ•πœƒ πœ•π‘πœƒ πœ•πœ‘ πœ•π‘πœ‘ πœ•π‘πœƒ πœ•πœƒ
sin πœ‘ π‘πœ‘ π‘πœƒ sin πœ‘ π‘πœƒ π‘πœ‘ cot πœƒ cos πœ‘ π‘πœ‘2
cos πœ‘ cos πœƒ π‘πœ‘2
=
−
−
+
=0
sin2 πœƒ π‘šπ‘Ÿ 2 sin2 πœƒ π‘šπ‘Ÿ 2
sin2 πœƒ π‘šπ‘Ÿ 2
sin3 πœƒ π‘šπ‘Ÿ 2
βƒ— ≡ 𝒄𝒐𝒔𝒕.
Tutte le componenti di 𝑳 si conservano: in un moto a potenziale centrale, 𝑳
In effetti, si tratta di un risultato che deriva direttamente dalla seconda equazione cardinale:
se 𝑉 dipende solo da π‘Ÿ, il campo di forze 𝑭(𝒓) sarà puramente radiale:
𝑭(𝒓) ≡ 𝑭(π‘Ÿ) = −𝛁𝑉 = −
∴
𝑑𝑉
𝒓̂
π‘‘π‘Ÿ
𝑑𝑳
𝑑𝑉
=𝑴=𝑭×𝒓=−
𝒓̂ × π’“ = 𝟎
𝑑𝑑
π‘‘π‘Ÿ
Dal confronto con l’espressione dell’hamiltoniana, è possibile esprimere quest’ultima in
maniera più compatta:
π‘πœ‘2
π‘π‘Ÿ2
1
π‘π‘Ÿ2
𝐿2
2
𝐻=
+
(𝑝 +
) + 𝑉(π‘Ÿ) =
+
+ 𝑉(π‘Ÿ)
2π‘š 2π‘šπ‘Ÿ 2 πœƒ sin2 πœƒ
2π‘š 2π‘šπ‘Ÿ 2
In meccanica classica, si tende spesso ad accorpare il termine con 𝐿2 al potenziale proprio
definendo un potenziale efficace 𝑉𝑒𝑓𝑓 :
𝑉𝑒𝑓𝑓 (π‘Ÿ) ≡
𝐿2
+ 𝑉(π‘Ÿ)
2π‘šπ‘Ÿ 2
𝐿2 è una costante del moto e può quindi essere inteso come il valore assunto da |𝑳|2 all’istante
iniziale. 𝑉𝑒𝑓𝑓 viene quindi a essere una funzione unicamente di π‘Ÿ; di conseguenza, lo stesso avviene
all’hamiltoniana:
𝐻 ≡ 𝐻(π‘Ÿ; π‘π‘Ÿ ) =
π‘π‘Ÿ2
+ 𝑉𝑒𝑓𝑓 (π‘Ÿ)
2π‘š
In altri termini: è possibile ridurre il problema del moto a un sistema unidimensionale nella
variabile radiale, a patto di includere nel potenziale il termine 𝐿2 /2π‘šπ‘Ÿ 2 , detto potenziale centrifugo.
Tipicamente, 𝑉(π‘Ÿ) ha natura attrattiva, per cui è negativa in segno (si pensi a un pianeta in orbita
intorno al Sole, o a un elettrone attratto dal nucleo…). Il segno positivo del potenziale centrifugo fa
sì che, come suggerisce il nome, esso abbia natura repulsiva: la particella non “precipita” verso il
centro attrattore, poiché l’attrazione è compensata da un moto tangenziale di rotazione (non a caso,
tale contributo è governato dal momento angolare 𝐿2 ). Il potenziale centrifugo, di conseguenza, non
deriva da una vera e propria forza; piuttosto, esso compare per aver scelto un sistema di coordinate
che ci consentisse di sfruttare le simmetrie del potenziale.
L’espressione dell’hamiltoniana in termini di 𝑉𝑒𝑓𝑓 è particolarmente usata in meccanica
quantistica, in quanto permette di ridurre anche l’equazione di Schrödinger stazionaria a un problema
radiale (l’assunto di base è sempre che 𝑉 sia centrale: è il caso, appunto, del potenziale coulombiano
che lega l’elettrone dell’atomo di idrogeno al nucleo).