Eugenio Montale: ● 1° Fase: Nato a Genova nel 1896, trascorse sin dall'infanzia le vacanze estive a Monterosso, nelle Cinque Terre, il cui paesaggio marino avrà un ruolo decisivo nella sua opera. Diplomatosi ragioniere, mostrò però sin da subito interessi nella lettura e nella musica formandosi da autodidatta su Dante, Petrarca e Boccaccio seguendo i consigli della sorella Marianna, iscritta a Lettere e Filosofia. Dopo aver partecipato alla Prima guerra mondiale, nel 1922 uscirono le sue prime poesie in una raccolta dal titolo Accordi, che mostra il suo interesse musicale influenzato anche dal Simbolismo francese che tanto lo appassionava. Due sono le figure femminili decisive in questi anni che saranno sue muse ispiratrici: Anna degli Uberti, Arletta o Annetta nelle sue poesie e Paola Nicoli. Si schiera contro il regime fascista di Benito Mussolini, peso del contesto politico ● 2° Fase: Nel 1927 si trasferì a Firenze dove lavora per differenti case editrici e si occupa di traduzioni e collaborazioni giornalistiche. Si occupa della rivista “Solaria” e lì entra in contatto con numerosi intellettuali al caffè delle Giubbe Rosse che lo portano a interessarsi a Dante e a un metodo poetico allegorico basato sul correlativo oggettivo che tende ad escludere il momento della confessione soggettiva dandone invece un equivalente oggettivo in un emblema allegorico. Anche Irma Brandeis spinge Montale ad interessarsi a Dante durante la sua permanenza in Italia (lei era americana). A lei dedicherà il libro Occasioni nel 1939 e in quell’anno andò a vivere con Drusilla Tanzi con la quale si trasferisce a Milano dove venne assunto come redattore nel 1948 del “Corriere della Sera”. ● 3°Fase: A Milano conosce il boom economico e la realtà industriale del mondo moderno che lo deludono e lo spaventano per quanto questi mettano a repentaglio l’esistenza della poesia. Vive un silenzio poetico che viene interrotto al momento della morte della moglie Drusilla nel 1963 che lo induce a ricominciare i suoi scritti. In questi anni è segnato dall’amore passionale e carnale per Maria Luisa Spaziani (Volpe) in netta opposizione con quello con Irma (Clizia, amante di Apollo, donna idealizzata e angelicata). ● 4° Fase: Fase dei riconoscimenti in Italia e all’estero riceve nel 1967 la laurea honoris causa a Cambridge e in patria viene Nominato senatore a vita nel 1967. Realizza una svolta nella prosa (satira, polemica e comicità) e una nuova stagione poetica in quanto afferma che nella società massificata e meccanizzata non è più possibile una forma di poesia alta. ● 5° Fase: Montale in questi anni si occupa di prosa e di diari che narrano le sue esperienze di vita e la sua concezione poetica. Ricevette il Premio Nobel per la letteratura nel 1975 e nel 1891 muore a Milano e riceve i funerali di stato. Opere: ● Accordi (1922) ● Ossi di Seppia (1925) ● Occasioni (1939) ● Farfalla di Dinard (narrativa) Auto da Fé (saggi) e Fuori di Casa (articoli di giornale) ● La bufera e altro (1956) ● Satura (1971) ● Quaderno di 4 anni e diario del 71 e del 72 ● Diario postumo (a partire dal 1991) La poetica di Montale: Per Montale la poesia e il linguaggio poetico sono ormai in decadenza, questo perché il linguaggio in generale non è più aulico e sublime come quello dei tempi passati. In un primo periodo vive un simbolismo interpretato in senso avanguardistico in quanto l’uomo viene definito un out cast, un escluso e un uomo privo di identità sociale, eternamente spaesato. La poesia allora serve per dichiarare che la Poesia sta morendo. Al livello del linguaggio Montale sviluppa quella che viene chiamata dagli studiosi “la poetica dell’oggetto”, un sistema di scrivere ripreso dallo scrittore inglese Thomas S. Eliot che aveva teorizzato la poetica del “correlativo oggettivo” l'associazione di una precisa emozione ad un singolo oggetto, un'esperienza concreta che evoca subito una sensazione dell'animo. Un linguaggio diretto e schietto carico però di significati. Abbandona le idee avanguardistiche seguendo un taglio classicistico e una necessità di distacco e decenza formale che crea una poesia più ragionata e più narrativa. Montale vive un senso di frustrazione, di fallimento e di inettitudine contrapposta al conformismo borghese e al buon senso e cerca di trovare riscatto nella e con la letteratura. Ossi di Seppia: L’opera di Montale rappresenta tendenze di poetica diverse da quella crepuscolare a quella simbolista e all’antiavanguardismo delle rivista gobettiana “Il Baretti”. Il titolo della prima raccolta di Montale è ripreso da un'immagine presente nell'Alcyone di d'Annunzio e può assumere un duplice significato. Il primo è quello della leggerezza dell'osso di seppia che galleggia sulla superficie del mare abbandonandosi al flusso delle correnti; il secondo è quello della morte e dell'abbandono, da cui si ricava la metafora di una soggettività alla deriva (relitto). Il mare è luogo di beatitudine naturale e la terra è sede della privazione e dell’esilio come anche di momento etico. Al distacco dell’uomo dal mare corrisponde l’accettazione stoica della terra e della scelta morale: al momento felice dell’incanto (l’infanzia) corrisponde quello del disincanto (maturità), condizione di spaesamento. Le 4 sezioni dell'opera sono: Movimenti, Ossi di Seppia, Mediterraneo, Meriggi. Qui di attraversa e si supera la prospettiva simbolistica dannunziana “torcendo il collo” all’eloquenza esprimendo uno stile arido e aspro in armonia con il paesaggio rappresentato che è secco, abbandonato, battuto dal vento e rappresenta il male di vivere. Utilizzo di termini forti che rappresentano una realtà ingannevole tipica del pessimismo di Schopenhauer e Leopardi. Meriggiare pallido e assorto: Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe dei suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano a sommo di minuscole biche. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. com'è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. La sofferenza della vita. Il paesaggio è rovente, di un pomeriggio estivo avvolto da una storta di noia esistenziale. Una natura lenta, abagliata dal sole e aspra, suoni duri (allitterazioni e consonanza che danno l'idea di una realtà rovente. La sofferenza è di avvertire con triste meraviglia com'è la vita e il suo travaglio seguendo una muraglia (un limite della vita) con in cima cocci aguzzi di bottiglia che sono simbolo di ostilità. Significato rappresentato attraverso immagini, suoni e termini con una specie di significato fonosimbolico. Spesso il male di vivere ho incontrato: Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato. Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato. Il male di vivere è presentato tramite oggetti. Il ruscello gorgoglia ed è stretto in un punto e ha difficoltà (elemento naturale avvicinato ad un verbo riferito all'umanità), la foglia secca accartocciata (elemento naturale) e il cavallo stramazzato. Un climax ascendente che pian piano che si scende nei versi l'intensità aumenta. La statua in corrispondenza con il ruscello per il minerale, la nuvola che porta acqua in corrispondenza con la foglia secca e il falco con il cavallo (essere animato che fa da contraltare per la capacità di distinguere bene e male). Si salva l'uomo indifferente. La divina indifferenza consente all'uomo di avere una sicurezza che l'uomo moderno non ha più ormai. Collegamenti con Leopardi e Schopenhauer, l'uso del correlativo oggettivo in Montale è il simbolo utilizzato dai poeti decadenti. Ungaretti usa l'analogia, Montale usa il correlativo oggettivo facendo un realismo dantesco utilizzando termini realistici e concreti, espressione di una condizione esistenziale, un'immagine, una sensazione immediata. Non chiederci la parola: Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco Perduto in mezzo a un polveroso prato. Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo Indicazione temporale dell'oggi che è sintomatica del fatto che un domani le cose potrebbero essere differenti. In contrasto con d'annunzio il collegamento, punto di vista stilistico Collegamenti : Per contrasto d'annunzio/ male di vivere: Leopardi/Flaubert e Baudelaire (l'uso del simbolo e riferimento a una realtà oggettiva). Il ruolo del L'intellettuale attraverso il tempo: Per esempio Hugo e poeti maledetti. Non chiederci la parola/il poeta perde l'aureola Insensatezza del vivere Disorientamento Solitudine Realtà sgretolata e frantumata