Immanuel Kant Il criticismo Il pensiero di Kant è detto criticismo in quanto fa della critica lo strumento fondamentale della filosofia. Criticare significa infatti interrogarsi programmaticamente sul fondamento di determinate esperienze o facoltà umane, analizzandone: -la possibilità (le condizioni che ne consentono l’esistenza); -la validità (i titoli di legittimità e non-legittimità che le caratterizzano); -i limiti (i loro confini di validità). Il criticismo si configura come una filosofia del limite in quanto pone dei termini di validità (colonne d’Ercole) nei vari settori dell’esperienza e riconosce il carattere finito delle possibilità esistenziali. Opposizione dogmatismo: Il dogmatismo non si interrogava sulla consistenza delle dottrine. Opposizione scetticismo: Secondo Kant, il riconoscimento e l’accettazione del limite danno legittimità e fondamento alle varie facoltà umane. L’impossibilità per la conoscenza di trascendere i limiti dell’esperienza diventa la base della validità della conoscenza stessa. Connessione empirismo: L’empirismo segnava i limiti della ragione e del mondo umano. Kant, però, rifiuta gli esiti scettici e spinge più a fondo l’analisi critica. Connessione illuminismo: L’Illuminismo sosteneva che i limiti della ragione possono essere tracciati solo dalla ragione stessa. Kant invece di porre davanti al tribunale della ragione il mondo dell’uomo, pone la ragione stessa. La Critica della ragion pura Il problema in generale La Critica della ragion pura è un’analisi critica dei fondamenti del sapere (scienza, ovvero matematica e fisica; metafisica). La scienza è un sapere fondato e in continuo sviluppo, mentre la metafisica, volendo andare oltre l’esperienza, non ha la stessa sicurezza. (rifiuta lo scetticismo scientifico, condivide quello metafisico) Kant ritiene necessario un riesame globale della struttura e della validità della conoscenza, che fosse in grado di rispondere a delle domande riguardo lo statuto di scientificità di questi due campi del sapere. Domande fondamentali: -Come è possibile la matematica pura? -Come è possibile la fisica pura? -Come è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale? -Come è possibile la metafisica come scienza? Cerca una giustificazione per la matematica e la fisica, mentre riguardo alla metafisica si interroga se sia possibile porla come scienza. I giudizi sintetici a priori Per dimostrare la validità della metafisica come scienza, Kant parte dal dimostrare il fondamento della scientificità indubitabile della matematica e della fisica. Kant parte dallo scetticismo radicale di Hume, ovvero dal principio di causalità, il quale non ha alcuna base oggettiva in quanto oggetto di una credenza soggettiva, generata dall’abitudine e dall’istinto. Hume distingue poi le proposizioni della matematica, che sono universali anche se non accrescono la nostra conoscenza del mondo esterno, dalle proposizioni della fisica e della conoscenza comune che riguardano materie di fatto, ma che sono solo probabili dato che si basano sul principio di casualità. Kant intende mostrare che la conoscenza umana può essere universale ma allo stesso tempo feconda. La conoscenza umana, in particolare la scienza, offre dei principi assoluti che valgono sempre. Pur derivando in parte dall’esperienza, la scienza presuppone anche alcuni principi immutabili che sono la base di essa. Kant chiama questi principi giudizi sintetici a priori: -giudizi (connettono un predicato con un soggetto) -sintetici (il predicato dice qualcosa di nuovo) -a priori (non derivano dall’esperienza) Trovando un punto d’incontro tra concezione razionalistica dei giudizi analitici a priori (infecodi, universali e necessari) e la concezione empiristica dei giudizi sintetici a posteriori (fecondi, derivano dall’esperienza). Secondo Kant, i principi della scienza sono fecondi e allo stesso tempo a priori. scienza= esperienza + principi sintetici a priori Un errore di Hume è stato quello di non riconoscere il principio di causalità come un giudizio sintetico a priori. Secondo Kant è necessario avere delle basi assolute per poi, tramite l’esperienza verificare le cause degli eventi. La rivoluzione copernicana Kant si pone il problema della provenienza dei giudizi sintetici a priori, arrivando così al problema della loro possibilità, ovvero la loro legittimità. (possibilità dei giudizi sintetici a priori) Risolve tale interrogativo elaborando una nuova teoria della conoscenza, concepita come sintesi di materia e forma: -materia della conoscenza; molteplicità caotica e mutevole delle impressioni sensibili (elemento empirico); -forma della conoscenza; insieme delle modalità fisse attraverso cui la mente umana ordina (elemento razionale). La mente umana filtra i dati empirici attraverso le forme, innate e universali. Sono forme a priori pure, ovvero non dipendono in alcun modo dall’esperienza. Kant porto un ribaltamento dei rapporti, come fece Copernico con gli astri, tra soggetto e oggetto per la scienza: non è la mente che si modella sulla realtà, ma la realtà che si modella sulle forme a priori attraverso cui le percepiamo. (rivoluzione copernicana) Vi è una distinzione, derivante da tale ipotesi gnoseologica: -fenomeno; la realtà che ci appare tramite le forme a priori (reale solo nel rapporto con il soggetto conoscente); -cosa in sé; la realtà considerata indipendentemente da noi e dalle forme a priori. Le facoltà della conoscenza Kant distingue tre facoltà conoscitive principali; tripartizione della ragione in senso lato: -sensibilità; la facoltà con cui percepiamo intuitivamente gli oggetti grazie ai sensi e alle forme a priori di spazio e tempo; -intelletto; la facoltà con cui pensiamo i dati sensibili tramite concetti puri o categorie; -ragione; facoltà con cui cerchiamo di spiegare le idee di anima, mondo e Dio. La partizione della Crtitica della ragion pura Partizione dell’opera: 1.dottrina degli elementi (mettere in luce le forme a priori): - estetica trascendentale (studia le forme a priori della sensibilità; matematica); - logica trascendentale: -analitica trascendentale (studia le forme a priori dell’intelletto; fisica); -dialettica trascendentale (studia le forme a priori della ragione; metafisica). 2.dottrina del metodo (mettere in luce l’uso degli elementi a priori della conoscenza). Il concetto kantiano di ‘trascendentale’ e il senso dell’opera Il concetto di trascendentale, con Kant, prende il significato di studio filosofico degli elementi a priori. (discipline filosofiche legate alle forme a priori) La Critica della ragion pura si configura come un’analisi delle possibilità conoscitive dell’uomo e dei suoi limiti. La ragione è sia l’argomento di critica, sia ciò che mette in atto la critica. L’estetica trascendentale Nell’Estetica trascendentale vi è lo studio delle forme a priori della sensibilità recettiva, cioè che accoglie per intuizione i contenuti dalla realtà esterna. La sensibilità è anche attiva, in quanto organizza le intuizioni empiriche tramite le forme a priori, lo spazio e il tempo. -spazio; forma del senso esterno (fondamento delle intuizioni esterne) e del disporsi delle cose l’una accanto all’altra; -tempo; forma del senso interno (fondamento dei nostri stati interni) e del disporsi degli stati in ordine di successione. Il senso interno permette di elaborare i dati del senso esterno, il tempo è quindi indirettamente forma del senso esterno. Se non ogni cosa è nello spazio, lo è nel tempo. Kant giustifica l’apriorità del tempo e dello spazio con l’esposizione metafisica e l’esposizione trascendentale. Nell’esposizione metafisica Kant sostiene che lo spazio e il tempo siano dei quadri mentali a priori entro cui connettiamo i dati fenomenici. Nonostante siano soggettivi rispetto alle cose in se stesse, sono oggettivi rispetto all’esperienza. (idealità trascendentale e realtà empirica dello spazio e del tempo) (Contro la visione empiristica di Locke, oggettivistica di Newton e concettualistica di Leibniz). Nell’esposizione trascendentale utilizza delle considerazioni epistemologiche sulla matematica. Kant vede nella geometria e nell’aritmetica delle scienze sintetiche a priori per eccellenza. Sintetiche perché ampliano le nostre conoscenze e a priori perché i teoremi vengono sviluppati indipendentemente dall’esperienza. Ciò accade perché alla base della matematica vi sono la geometria, che sfrutta l’intuizione pura di spazio, e l’aritmetica, che sfrutta l’intuizione pura di tempo e di successione. Perché la matematica vale anche per la natura? Le matematiche possono essere applicate agli oggetti dell’esperienza poiché essa, essendo intuita nello spazio e nel tempo (cardini della matematica) possiede una configurazione geometrica e aritmetica. L’analitica trascendentale La Logica trascendentale studia l’origine, l’estensione e la validità oggettiva delle conoscenze a priori che sono proprie dell’intelletto (Analitica trascendentale) e della ragione (Dialettica trascendentale). Le intuizioni sono affezioni (qualcosa di passivo), i concetti sono funzioni (operazioni attive) che ordinano o unificano diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune. I concetti possono essere empirici (esperienza) o puri (a priori nell’intelletto). I concetti puri si identificano con le categorie, cioè i concetti basilari della mente che costituiscono le supreme funzioni unificatrici dell’intelletto. Le categorie sono le varie maniere con cui l’intelletto unifica a priori le intuizioni empiriche della sensibilità. Le categorie sono i predicati primi, ovvero contengono tutti i predicati possibili. Le categorie hanno una portata esclusivamente gnoseologico-trascendentale. Kant redige una tavola completa di categorie. Poiché pensare è giudicare, ci saranno tante categorie quante sono le modalità di giudizio. Le categorie si applicano a tutti i giudizi e proposizioni nei quali si concreta il nostro pensiero. Kant si trova davanti al problema della giustificazione della loro validità e del loro uso. (deduzione trascendentale). Il termine deduzione è inteso come dimostrazione della legittimità di diritto di una pretesa di fatto. Kant vuole giustificare la legittimità e i limiti dell’uso delle categorie. Il problema della deduzione: che cosa ci garantisce, di diritto, che la natura obbedirà alle categorie, essendo forme soggettive della nostra mente? 1.l’unificazione del molteplice deriva da un’attività sintetica che ha la sua sede nell’intelletto; 2.distinguendo tra l’unificazione e l’unità stessa, Kant identifica la suprema unità fondatrice della conoscenza che accomuna tutti gli uomini, l’io penso. È un’autocoscienza che deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni, diventando una garanzia dell’oggettività. 3.l’attività dell’io penso si attua tramite i giudizi, modi concentri con cui il molteplice dell’intuizione viene pensato; 4.i giudizi si basano su categorie, diverse maniere di agire dell’io penso (12 funzioni unificatrici); 5.di conseguenza, gli oggetti non possono venir pensati senza essere categorizzati. In breve: 1.poichè tutti i pensieri presuppongono l’io penso 2.e dato che l’io penso pensa attraverso le categorie 3.ne segue che tutti gli oggetti pensanti presuppongono le categorie. La natura obbedisce quindi alle forme del nostro intelletto. L’io penso è il principio supremo della conoscenza umana, come ciò cui deve sottostare ogni realtà per poter entrare nel campo dell’esperienza e diventare valido per noi. L’io penso ha carattere formale, finito, e si limita a ordinare una realtà già esistente. Confutazione dell’idealismo (Cartesio, Berkeley): l’interiorità non può essere percepita senza l’esteriorità. L’Analitica dei concetti si occupa delle categorie e della loro legittimazione mentre nell’Analitica dei principi Kant indaga come si applicano le categorie ai fenomeni. (dottrina dello schematismo trascendentale). Come è possibile che l’intelletto condizioni effettivamente le intuizioni e quindi gli oggetti sensibili? Kant afferma che l’intelletto agisce indirettamente sugli oggetti della sensibilità tramite il tempo (medium universale). Se il tempo condiziona gli oggetti, allora l’intelletto, condizionando il tempo, condiziona gli oggetti. Ciò avviene grazie all’immaginazione produttiva, il potere di rappresentare un oggetto, anche senza la sua presenza nell’intuizione. Lo schema è la rappresentazione intuitiva di un concetto, ovvero la regola dell’intelletto che ci permette di determinare l’intuizione in corrispondenza a un concetto. Gli schemi trascendentali sono invece le regole attraverso cui l’intelletto condiziona il tempo in conformità ai propri concetti a priori (categorie calate nel tempo): -categorie di relazione -categorie di modalità -categorie di quantità -categorie di qualità I principi dell’intelletto puro sono le regole di base tramite cui avviene l’applicazione delle categorie agli oggetti: -assiomi dell’intuizione (categorie della quantità) affermano a priori che tutti i fenomeni intuiti sono ‘quantità estensive’ (sintesi delle parti di una cosa) -anticipazioni della percezione (categorie della qualità) affermano a priori che ogni fenomeno percepito ha una ‘qualità intensiva’ (grado di intensità non può essere suddiviso). -analogie dell’esperienza (categorie di relazione) affermano a priori che l’esperienza costituisce una trama necessaria di rapporti basata sui principi: 1.della permanenza della sostanza; 2.della causalità; 3.dell’azione reciproca -postulati del pensiero empirico (categorie di modalità) stabiliscono che: 1.ciò che è in accordo con le condizioni formali dell’esperienza è possibile; 2.ciò che è in accordo con le condizioni materiali dell’esperienza è reale; 3.ciò che è in accordo con le condizioni universali dell’esperienza è necessariamente. La formula dell’io legislatore della natura sostiene che l’intelletto non attinge le sue leggi dalla natura (ordine necessario e universale che sta alla base dell’insieme di tutti i fenomeni) ma le prescrive ad essa. Questo vale per le regole generali, per quelle particolari è necessaria l’esperienza. (Contro lo scetticismo di Hume). La rivoluzione copernicana di Kant consiste quindi nel trovare la validità del sapere nella soggettività, che costituisce l’oggettività. Kant pone poi Il fondamento del sapere in termini di possibilità e di limiti, rispetto all’ente pensate (l’uomo). Poiché costituiscono la facoltà di unificare il molteplice della sensibilità, le categorie funzionano solo in rapporto al materiale che viene organizzato, alle relative intuizioni spazio-temporali. Le categorie, senza il fenomeno, sono vuote. Di conseguenza, il conoscere non può esistere oltre l’esperienza perché si tratterebbe solamente di un gioco di rappresentazioni. Pensare e conoscere, per Kant, sono due cose distinte la prima non implica infatti l’esistenza effettiva del fenomeno. La conoscenza umana si limita al fenomeno, poiché la cosa in sé, noumeno, non può divenire oggetto di un’esperienza possibile. -senso positivo, il noumeno è l’oggetto di un’intuizione non sensibile, una conoscenza a cui può avere accesso solo un intelletto divino con intuizione intellettuale (intuito delle cose che coincide con la loro creazione) -senso negativo, il noumeno è il concetto di una cosa in sé, non oggetto della nostra intuizione sensibile. L’unico uso legittimo per noi, è in senso negativo, il noumeno è un concetto-limite che serve a limitare le nostre pretese conoscitive: -ciò che viene dato dall’intuizione spazio-temporale non è la realtà in assoluto; -l’intelletto non può conoscere le cose in sé, ma soltanto pensarle nella loro possibilità. Significati esperienza kantiana: -intuizione sensibile, ovvero il materiale e la fonte della conoscenza sensibile (‘indipendentemente dall’esperienza’). -totalità della conoscenza fenomenica, l’ordine unitario dei dati sensibili secondo le leggi a priori della mente (‘esperienza in generale’, ‘esperienza possibile’). La dialettica trascendentale Nella Dialettica (‘logica della parvenza’) trascendentale Kant affronta il problema della metafisica come scienza. La dialettica trascendentale è l’analisi e lo smascheramento dei ragionamenti fallaci della metafisica. La metafisica deriva dalla ragione, che non è altro che l’intelletto stesso, il quale essendo la facoltà di unificare i dati sensibili tramite le categorie è portato a voler pensare anche senza i dati. Kant ritiene che questo voler andare oltre i dati empirici derivi dall’attrazione della mente verso l’assoluto. La ragione unifica tre idee trascendentali: -dati del senso interno tramite l’anima (idea della totalità assoluta dei fenomeni interni) -dati del senso esterno tramite il mondo (idea della totalità assoluta dei fenomeni esterni) -dati interni ed esterni tramite Dio (idea della totalità di tutte le totalità e di tutto ciò che esiste) L’errore della metafisica consiste nel voler trasformare queste tre esigenze in altrettante realtà, dimenticando che noi non abbiamo accesso alla conoscenza della cosa in sé, ma solo alla realtà del fenomeno. La dialettica trascendentale è lo studio critico dei fallimenti del pensiero quando procede oltre gli orizzonti dell’esperienza. Per dimostrate l’infondatezza della metafisica analizza: -psicologia razionale (studia l’anima) -cosmologia razionale (studia il mondo) -teologia razionale (studia Dio) Kant sostiene che la psicologia razionale si basi su un paralogismo, ovvero un ragionamento sbagliato che consiste nell’applicare la categoria di sostanza dell’io penso, trasformandolo in una realtà permanente chiamata anima. L’io penso è soltanto un’unità formale e sconosciuta a cui non è possibile applicare alcuna categoria. La cosmologia razionale, che pretende di far uso della nozione di mondo, inteso come la totalità assoluta dei fenomeni cosmici, fallisce perché la totalità dell’esperienza non è un’esperienza e quindi l’idea di mondo è al di fuori di ogni esperienza possibile. I metafisici nel voler fare un discorso intorno all’idea di mondo ricadono in delle antinomie, conflitti della ragione. È l’idea di mondo che non può fornire alcun criterio in grado di decidere tra le tesi in conflitto. La teologia razionale, che sviluppa la questione di Dio, è priva di valore conoscitivo. Dio, secondo Kant, è il supremo modello personificato di ogni realtà e perfezione. Tale ideale ci lascia nell’ignoranza. Analizza la prova ontologica, prova cosmologica e la prova fisico-teologica dell’esistenza di Dio. La prova ontologica (sant’Anselmo) dice che se Dio è un essere infinitamente perfetto allora esiste necessariamente, altrimenti non sarebbe perfetto. Kant sostiene che non risulta possibile passare da un piano gnoseologico ad un piano ontologico, immaginare una cosa non implica necessariamente la sua esistenza. La prova cosmologica (Tommaso d’Aquino) sostiene che se il mondo è contingente allora dee esistere un essere necessario che ne rappresenti la causa. Kant critica l’utilizzo del concetto di causa perché applicato ad un ente non fenomenico. Ricade oltretutto nella stessa fallacea della prova ontologica, facendo scaturire da puri concetti l’esistenza. La prova fisico-teologica vede l’esistenza di Dio creatore e ordinatore necessaria per l’ordine del mondo. Anche questa presenta delle forzature logiche: si passa dal piano della realtà a quello dell’assoluto in modo illegittimo, non si possono applicare le categorie della realtà empirica ad un essere trascendente. Kant è agnostico in quanto ritiene che la mente umana non è in grado di dimostrare né l’esistenza di Dio, né la sua non-esistenza. Le idee della ragion pura anche se non servono a conoscere alcun oggetto possibile hanno una funzione regolativa (indirizzano la ricerca intellettuale verso quell’unità totale che rappresentano). Ogni idea è una regola che spinge la ragione a dare il suo campo d’indagine, che è l’esperienza, non solo la massima estensione, ma anche la massima unità sistematica. Le idee, non sono applicabili alla realtà, sono condizioni che impegnano l’uomo nella ricerca naturale. La nuova metafisica di Kant, scientifica o critica, ovvero intesa come scienza che abbraccia le conoscenze che possono essere ottenute senza l’esperienza, sul fondamento delle strutture razionali umane. È una metafisica che ha come oggetto di studio i principi a priori del conoscere e dell’agire. Fanno di questa metafisica la metafisica della natura, che comprende tutti i principi relativi alla conoscenza teorica di tutte le cose, e la metafisica dei costumi, che comprende i principi che determinano a priori il fare e il non-fare.