Kant e l`opera di linearizzazione del mondo

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Kant e l'opera di linearizzazione del mondo
Scritto da Enrico De Santis
Venerdì 15 Luglio 2011 09:46 - Ultimo aggiornamento Domenica 21 Ottobre 2012 08:12
La tecnologia non è la conoscenza profonda della natura ma la relazione fra la natura e l'uomo.
Walter Bejamin
L'àncora di salvezza, rispetto all noia del pensiero, talvolta risulta essere la rianimazione,
seppur virtuale, dei vecchi pensatori che hanno intessuto una ragnatela di concetti, alcuni dei
quali ancora oggi inattaccabili ed attualissimi. Cartesio diceva che l’universo è creato nella
nostra mente poiché proviene da una analisi condotta attraverso un metodo che,
inesorabilmente, pone un marchio indelebile sul prodotto della ragione. Immanuel Kant,
imponente filosofo, risponde dal lontano Millesettecento avvalorando in parte la tesi
Cartesiana, migliorandone la base di partenza del discorso e gettando, come vedremo, basi
solide alla propria filosofia. Il suo sistema filosofico, in materia scientifica, è esposto nella Critica
della Ragion Pura.
Quest’opera è divisa in tre parti: estetica, analitica e dialettica trascendentale.
L’estetica ricerca e determina le forme a priori della sensibilità, l’analitica studia le forme a priori
del giudizio, mentre la dialettica tratta le forme a priori della ragione. Egli tramite questa
tripartizioni ricerca le forme trascendentali del pensiero e della sensibilità ovvero supeiori alla
pura esperienza sensibile. Kant espone tesi interessanti sullo spazio e sul tempo sostenendo
che sono le forme a priori della sensibilità, difatti non appartengono alle cose, non esistono fuori
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Venerdì 15 Luglio 2011 09:46 - Ultimo aggiornamento Domenica 21 Ottobre 2012 08:12
da noi, ma sono soggettive e rendono possibile la conoscenza soggettiva delle cose stesse.
Soggettive perché sono una categoria universale e necessaria ed attraverso questa è possibile
la conoscenza matematica anch’essa universale e necessaria. La materia sensibile senza
spazio e tempo sarebbe cieca, altresì la forma senza materia sarebbe vuota.
Kant poi, definisce le categorie come le forme a priori della conoscenza intellettiva attraverso le
quali è possibile stabilire rapporti tra le intuizioni sensibili potendo così formulare i
giudizi
. Come possiamo notare le idee erano ben chiare anche se dobbiamo aspettare due secoli per
essere d’accordo che la cosa in sé, se esistente, non può altro che essere indagata attraverso
dei giudizi, quindi inesorabilmente vista attraverso lenti che la deformano, pertanto non ne potrà
mai essere svelata la Vera natura. In merito alle categorie egli sostiene che stanno in rapporto
con le rappresentazioni come lo spazio ed il tempo stanno con la materia sensibile. Esse sono
salve dalla critica humaniana poichè essendo universali rendono possibile la scienza,
permettendo giudizi sinteici a priori. Se ci si limitasse solo ai giudizi analitici non si
aggiungerebbe nessun contenuto informativo al processo cognitivo. Sicché i giudizi sintetici
sono imposti alla realtà ed allora siamo ad un grado superiore della semplice esperienza di
essa. Kant aveva intravisto l’agire nascosto della matematica quando ad esempio viene
applicata per il progetto di qualsiasi cosa. Essa opera attraverso la linearizzazione dei fenomeni
semplificando qualsiasi tipologia di calcolo. Un celebre epigono di J. Piaget (1896 - 1960) dice
che
l’uomo nel costruire il mondo ha costruito se stesso
[1]. L’uomo del resto ha sempre agito in tal maniera anche quando uno strumento di indagine
come matematica come noi conosciamo non era stato codificato: intorno a sé ha creato il suo
abitat, ha linearizzato l’ambiente, un esempio, può essere l’evoluzione delle abitazioni e delle
città. Un tempo le prime erano irregolari e costituite da materie prime quali legno e foglie, sono
oggi diventate estremamente geometriche e vengono edificate con materiali finemente lavorati.
Sforzandomi ho cercato di calarmi nella preistoria provando a dimenticare qualsiasi “strumento
di linearizzazione”, frutto dell’intelligenza evolutiva umana; l’immagine pervenuta alla mia mente
era un ambiente caotico dove nulla era veramente ordinato, come se ci si dovesse muovere a
scatti poiché non si aveva sicurezza di nulla, tranne di quelle pochissime cose quali erano la
caverna e le pelli per coprirsi dal freddo. Man mano che l’uomo preistorico ha imparato a
linearizzare, cioè a progettare e costruire utensili a circondarsi delle comodità ha acquisito
sicurezza ed ha creato la sua
realtà simbolica
, il suo angolo di universo dove si rifugia, la sua civiltà nella quale si riconosce. L’odierna
tecnologia, a tutti i livelli cioè da quella digitale a quella farmacologica, è la massima
espressione della creazione di una realtà che accetta l’uomo e ne preserva l’esistenza, almeno
nel breve termine. Il filosofo Umberto Galimberti nel suo pensiero riconosce nell' "azione" un
carattere sostratico, precedente addirittura al "soggetto" che la compie, e concetra la differenza
tra animale e essere umano proprio per la peculiarità dell'agire di quest'ultimo, contrapposta
alla "passività" del primo. In un celebre saggio egli ci suggerisce che[2]:
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"Quando un'azione approda nel mondo (Welt) che, a differenza di ciò che è l'ambiente
(Um‑welt) per l'animale, non è già organizzato in funzione della vita dell'uomo, produce,
quando è azione riuscita, quelle condizioni d'esistenza che sono gli "oggetti utili a…”.
La
risposta positiva dell'oggetto ai bisogni dell'organi­smo è ciò che sottrae l'oggetto allo statuto
indifferente della co­sa per iscriverlo nell'orizzonte del significato, creando, insieme agli oggetti
divenuti "significativi", l'ambiente umano che dun­que non preesiste, come nel caso
dell'animale, all'azione, ma è da questa creato" .
Un altro esempio che sono sicuro Kant avrebbe accolto se fosse qui, è il grado di conoscenza
dell’universo fisico che non aumenta se non vengono create prima nuove teorie e poi verificate
o viceversa, ma se vale il viceversa, ovvero una verifica diretta che porti alla scoperta di
qualche tale proprietà, allora i nostri giudizi sintetici a priori saranno utilizzati per la
progettazione degli strumenti di indagine, che essendo ad alto contenuto tecnologico risultano il
frutto della messa in pratica di imponenti teorie.
[1] Piaget J., La costruzione del reale nel bambino - La Nuova Italia, Firenze 1979.
[2] Galimberti U., Psiche e techne: l'uomo nell'età della tecnica, Feltrinelli editore, Milano, 1999,
pag. 178
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