Hegel (seconda parte)

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Hegel (seconda parte)
Abbiamo detto che per Hegel la realtà altro non è che la ragione che diventa mondo, la razionalità
(Idea) che prende la forma della Natura, una Natura consapevole di se stessa: uno Spirito. L’idea
si sviluppa dialetticamente attraverso tre momenti: tesi, antitesi e sintesi.
Tesi è il momento dell’in-sé, la logica della realtà
Antitesi: l’altro da sé, della negazione di sé che è superamento del pensiero
Sintesi: in-sé e per-sé, la ripresa della tesi arricchita dall’antitesi e dal suo superamento: si ritorna
all’in-sé più la coscienza.
Questi tre momenti dello sviluppo dell’idea prendono il nome di Logica, Natura e Spirito.
La logica
Il volume “Scienza della logica” è diviso in tre parti: dottrina dell’essere, dottrina dell’essenza e
dottrina del concetto. Laddove in un pensatore come Kant la logica rappresenta il modo di
conoscere il mondo, essa non permette la conoscenza del mondo in sé, la conoscenza della realtà
della cosa in sé. Per Hegel, invece pensiero e mondo fanno tutt’uno perché il reale in cui noi
viviamo deriva dal razionale, cioè dall’idea. Per Hegel, dunque, la logica è una sorta di progetto
dell’idea prima della realizzazione del mondo reale, è l’idea che si definisce per poi diventare
mondo: dunque essa è il modo di essere della realtà.
La logica è poi dialettica, poiché l’essere può essere colto come processo, in cui la verità si trova
non nei singoli momenti che lo compongono, ma nell’intero ( che è la somma dei momenti). Il
pensiero e la realtà sono dunque dinamici, processuali, dialettici: è un processo dialettico composto
da tre momenti ( che abbiamo già visto nella prima parte):
-Intellettivo astratto (la cosa nella sua singolarità distinta dal processo di cui è parte)
-Dialettico (la singola cosa viene negata per rendere possibile il superamento= il seme che diventa
fiore, fiore che è la negazione del seme, ma anche suo superamento, inteso come un negare ma allo
stesso tempo conservare)
-Speculativo (primo momento e secondo vengono ripresi, uniti per far affermare il terzo momento
che è la realtà della cosa = seme e fiore che diventano frutto, che è la sintesi di tesi e antitesi)
Dottrina dell’essere
In questo primo capitolo Hegel si domanda che rapporto ci sia tra fenomenologia e logica. Se la
prima è il percorso che coscienza deve fare per ricostruire lo sviluppo del sapere umano (dunque lo
sviluppo dello spirito), che lo porta al passaggio dalla coscienza comune (non consapevole di sé)
alla coscienza filosofica, permettendogli di guardare filosoficamente il reale, allora la logica arriva
dopo questo momento e deve essere intesa come l’approfondire il reale per cogliere l’essere in
quanto tale. La logica è la conoscenza della struttura razionale del mondo, che è possibile dopo
il cammino della fenomenologia, la logica è vedere il reale spogliato di tutti i suoi contenuti. Se
l’essere da cogliere è un essere puro, non determinato, esso conciderà con il non essere (perché se
non ha determinazioni non può essere determinato). La sintesi tra essere (tesi) e non-essere
(antitesi) è il divenire, inteso come passaggio da un momento all’altro: è un modo di vedere la realtà
dialettico.
Dottrina dell’essenza
Qui si discute il rapporto tra essenza e fenomeno ( la realtà in-sé della cosa e l’apparenza).
Apparentemente contradditori, per Hegel essi non lo sono perché l’essenza di una cosa è data dalla
totalità dei suoi fenomeni, dalle sue manifestazioni nel loro svolgersi. Ancora una volta c’è la
presenza del momento dialettico: il fiore (antitesi) nega la tesi (il seme, che è il momento
precedente) ma nella sintesi (frutto) le prime due vengono riunite insieme all’interno dell’intero che
le comprende entrambe. Dunque l’essenza è dialettica, poiché la sua identità è data dall’insieme
dei suoi momenti e non dall’identità di uno solo statico. L’essenza, dunque, coincide con i
fenomeni se viene intesa come processo che li comprende tutti in sé.
La realtà così come noi la vediamo è in movimento, in atto perché unisce essenza ( la totalità del
suo essere) con i fenomeni (singoli momenti che si riconducono ad unità).
Dottrina del concetto
Essa ha a che fare con il rapporto tra l’esistente e l’universale. Essa è analizzata in un primo
momento nel concetto soggettivo, articolato in: concetto, giudizio e sillogismo. Nel passaggio dal
reale al concetto l’individuo trova sé nell’altro, perché si riconosce nell’identità di individuo legato
ad altri individui. E’ dunque aperto all’altro (è in posizione meta individuale) che lo fa andare oltre
se stesso e lo mette in una dimensione di universalità.
Esempio: Gianni è un’essenza e, dunque l’essere delle sue manifestazioni, ma sviluppa delle
determinazioni che lo identificano come uomo e non come altro. (uomo è il concetto). L’uomo,
rispetto a Gianni, è un’alterità perché Gianni individuo è uomo, ma non solo uomo: è anche un
individuo a se stante, ma è anche vero che è tale solo nella suo essere individuo in rapporto con
l’altro cioè l’uomo in generale. Il concetto di uomo, però, è tale solo perché si sviluppa nella totalità
dei singoli uomini. L’individuo coglie l’uomo nell’altro e dunque ritrova la propria realtà nell’altro.
Il rapporto di unità tra individuo e concetto universale si esplica nel giudizio. Es: Gianni è un uomo.
Quel “è” lega i due termini e quindi il particolare (gianni) diventa (universale).
Quest’ unione dà il sillogismo che per Hegel è la struttura del reale: la realtà è un sillogismo in
atto perché in essa il particolare diviene universale e viceversa.
Il mondo è un insieme di sillogismi e l’Assoluto (Idea, Natura, Spirito) è il sillogismo per
eccellenza che comprende tutti.
Il concetto (oggettivo) è la struttura della realtà e si suddivide in meccanismo, chimismo e
teleologia ( tre possibili modi di essere della realtà)
Il meccanismo è l’azione che qualcosa compie su qualcos’altro
Il chimismo è l’interazione tra due cose che produce qualcosa d’altro
Il teleologismo è la spiegazione della realtà secondo scopi, intenzioni, finalità.
L’ultima parte della logica ha a che fare con l’Idea che è l’unificazione del pensiero con la realtà.
L’idea di esprime nella vita come: anima all’interno di un corpo e come rapporto tra individuo e
universale.
L’idea assoluta è l’idea che si riconosce nel sistema della logicità dell’essere di cui abbiamo parlato
fin’ora: l’ idea dunque essendosi compresa nel suo rapporto con il mondo può uscire da sé e diviene
mondo.
La filosofia della Natura
L’Idea fuori di sé è la Natura, la negazione di se stessa che la fa diventare mondo. La filosofia della
natura si divide in tre parti: meccanica, fisica, organica.
Meccanica: studia la materia in quanto soggetta a cause efficienti
La fisica: studia la natura che agisce, che è dunque soggetto (reazioni chimiche ad esempio)
Organica: la natura che produce l’organismo vivente.
Una cosa importante da sottolineare è che la natura è l’idea, ma non la sua effettiva realtà: nel
diventare altro da sé la natura si spazializza e i momenti che le sono parte rimangono esterni,
separati. Rimane dunque una natura pensata, nel suo essere reale le sue forme rimangono fisse,
cristallizzate. I concetti, dunque, rimangono chiusi nelle loro forme rigide e perdono la dinamicità,
il momento negativo.
La natura, però, ha un finalismo intrinseco: la produzione di organismi tra cui l’uomo, attraverso il
quale l’idea, che è uscita da sé per diventare mondo, ritorna in sé diventando spirito. E’ grazie
all’uomo che l’idea può intraprendere il cammino di ritorno verso se stessa come Idea
autocosciente, cioè come Spirito.
La filosofia della Spirito
L’idea che dopo essere uscita da sé rientra in sé e diviene Spirito, cioè approda alla consapevolezza.
Una consapevolezza che è prima individuale (spirito soggettivo, poi nell’unità con gli altri e nelle
espressioni di questa unità (spirito oggettivo) e infine nella sintesi (spirito assoluto) cioè l’idea che
consoce se stessa e tutto l’esistente nel suo essere processo.
Spirito Soggettivo:
Il primo momento è quello dell’antropologia (studia l’anima nell’individuo) ed è diviso in anima
naturale, senziente e reale.
in questo momento infatti lo spirito non è ancora consapevole di sé (anima naturale) ed è legato alla
naturalità e alla sensibilità: è pure istinto e legato alle abitudini. A un certo punto il sorgere della
sensazione (anima senziente) fa prendere consapevolezza dell’anima come qualcosa di altro rispetto
al corpo e dunque una prima distinzione tra soggetto e oggetto (anima reale).
Il secondo momento è quello della fenomenologia dello Spirito ( il modo attraverso cui la
coscienza dell’individui raggiunge l’autocoscienza) ed è diviso in coscienza, autocoscienza e
ragione.
In questo stadio l’individuo comprende che al proprio pensiero corrisponde una realtà formata dalla
stessa struttura del nostro pensiero.
Il terzo momento è la psicologia (analizza e descrive come è fatto l’animo umano) diviso in: spirito
teoretico, pratico e libero.
In questo momento si analizzano le facoltà umane (immaginazione, intelletto, pensiero, memoria)
che permettono la conoscenza del mondo circostante (spirito teoretico). Nel secondo momento
(spirito pratico) c’è l’analisi dei motivi del comportamento umano.
Il terzo momento (spirito libero) è la sintesi dei primi due poiché in esso la conoscenza è il
fondamento della prassi (azione e comportamento liberati dagli impulsi e che sono figlie della libera
volontà). L’individuo va oltre la soggettività e si riconosce come volere universale
Spirito Oggettivo
Qui lo spirito non viene considerato come individuo, ma come una realtà storica ben precisa,
come istituzione. Il volere universale che va oltre i singoli e rappresenta ciò che deve essere fatto:
diviene diritto (inteso come le norme che regolano il rapporto tra uomini in un contesto ben
preciso). Le norme sono esplicite, cioè scritte, e implicite (figlie della tradizione che realizzano il
costume di un popolo). Il diritto, inteso così, altro non è che il volere individuale che si è dato una
realtà oggettiva nelle istituzioni: dunque l’individuo obbedendo alle legge è come se obbedisse a
se stesso e questo gli permette di accettare e far sua la norma. L’interiorizzazione della norma è
per Hegel la moralità.
La persona morale è colei che è caratterizzata dalla responsabilità, colei che sa distinguere bene e
male. La moralità appartiene dunque ad una dimensione individuale mentre l’eticità secondo Hegel
è una morale collettiva che si incarna nelle istituzioni.
Cos’e’ l’eticità? A essa si approda passando per virtù e costume. La virtù è la comprensione della
morale a livello personale. Il costume è l’insieme di tradizioni che ci formano e caratterizzano senza
che ce ne rendiamo conto (essere italiani piuttosto che giapponesi). L’eticità dunque è sia un
sentimento collettivo morale ma è anche vissuta come un qualcosa di personale, interiore: è
sostanza etica che ci determina e ci forma come individui singoli, ma anche come uomini
appartenenti allo stato.
Essa (l’eticità) a sua volta è divisa in famiglia, società civile e stato.
La famiglia è l’incarnazione della sostanza etica basata sull’amore. E’ divisa in matrimonio,
patrimonio e educazione dei figli; in questo modo essa si lega alla società.
La società civile cura e gestisce gli interessi particolari delle famiglie. E’ il momento negativo,
l’antitesi, e si basa sulla convenienza reciproca di individui.
Da essa si passa allo stato che precede ed è superiore agli individui che lo compongono, è la
forma di socializzazione più alta, l’incarnazione dell’eticità. Gli individui trovano posto
all’interno di esso: è sostanza etica cosciente di sé. Lo stato è soggetto e gli individui sono suoi
momenti. Esso è sintesi di famiglia e società: è adesione morale interiore dei cittadini a un’eticità
oggettiva.
Spirito Assoluto
E’ l’idea consapevole di se stessa e del suo sviluppo che si realizza attraverso il sapere umano.
Si divide in arte, religione e filosofia.
L’arte è la manifestazione dello spirito in forma sensibile, la produzione umana, essa è espressione
non di un individuo, ma di un popolo, di una civiltà. Nell’arte si ha l’intuizione dell’assoluto.
Si divide in arte simbolica: qui la forma domina sul contentuto, il messaggio materiale è eccessivo
rispetto allo spirito (le piramidi sono qualcosa di immenso che non può essere espresso
completamente). Il simbolo è appunto il mezzo attraverso si prova a esprimere razionalmente un
contenuto che ancora non sappiamo decifrare;
arte classica: forma e contenuto trovano equilibrio;
arte romantica: troppo contenuto spirituale che non trova una forma adeguata per esprimere
l’assoluto.
Con la religione si ha l’interiorizzazione dell’assoluto mediante la sua rappresentazione. Il
cristianesimo riconosce Dio come Spirito. Il cristianesimo è la manifestazione dell’assoluto nei tre
momenti: idea in sé (Dio), idea fuori di sé (Gesù), idea in se e per sé (Spirito).
Filosofia: nella filosofia c’è la sintesi dell’oggettività dell’arte e della soggettività della religione.
Essa è lo spirito consapevole di sé e conoscenza intellettuale: è l’idea stessa che ha come contenuto
il proprio sviluppo e quindi ha raggiunto l’autocoscienza.
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