CAPITOLO 12 La filosofia della natura e dello spirito Hegel ammette che la filosofia della natura abbia per presupposto e condizione la fisica empirica, ma questa deve limitarsi a fornirle il materiale, perché poi la filosofia della natura mostra la necessità con la quale le determinazioni naturali si concatenano in un organismo concettuale. La natura è l’idea nella forma dell’essere altro e è essenzialmente esteriorità. Da un lato il filosofo presenta tale passaggio come una sorta di caduta del’idea e dall’altro come una sorta di suo potenziamento. Il concetto di natura ha tuttavia nella dottrina di Hegel una funziona chiave che non può essere tolto senza compromettere l’intera dottrina. Le divisioni fondamentali della filosofia della natura sono: la meccanica, la fisica e la fisica organica. La meccanica considera l’esteriorità che è l’essenza propria della natura o nella sua astrazione o nel suo isolamento o nella sua libertà di movimento. La seconda grande divisione della filosofia della natura, la fisica comprende la fisica dell’individualità universale, dell’individualità particolare e dell’individualità totale. La fisica organica comprende la natura geologica, la natura vegetale e l’organismo animale. La filosofia dello spirito è lo studio dell’idea che dopo essersi estraniata da sé si fa soggettività e libertà ovvero auto creazione e auto produzione. I tre gradi dello sviluppo dello spirito sono lo spirito soggettivo, quello oggettivo e quello assoluto. Nello spirito ciascun grado è compreso e risolto nel grado superiore. Lo spirito soggettivo è lo spirito individuale, considerato nel suo lento e progressivo emergere dalla natura. La filosofia dello spirito soggettivo si divide in tre parti: Antropologia: che studia lo spirito come anima che è tutto quel complesso di legami tra spirito e natura nell’uomo. Hegel afferma che l’infanzia è il momento in cui l’individuo si trova in armonia col mondo circostante; la giovinezza il momento in cui l’individuo entra in contrasto con l’ambiente e la maturità quando l’individuo si riconcilia con il mondo. Fenomenologia: studia lo spirito in quanto coscienza autocoscienza e ragione. Psicologia: studia lo spirito in senso stretto nelle sue manifestazioni che sono il conoscere teoretico, l’attività pratica e il volere libero. Il conoscere è la totalità delle determinazioni che costituiscono il processo mediante il quale la ragione trova se stessa nel suo contenuto (intuizione rappresentazione e pensiero). L’attività pratica è l’unione delle manifestazioni attraverso le quali lo spirito giunge in possesso di se e diventa libero (sentimento, impulso e felicità). Lo spirito libero è la volontà di libertà. Lo spirito oggettivo si manifesta in istituzioni sociali concrete. I suoi momenti sono 3: diritto astratto, moralità ed eticità. Il volere libero si manifesta anzitutto come volere del singolo individuo considerato persona fornita di capacità giuridiche. Il diritto astratto riguarda’esistenza esterna della libertà delle persone concepite come puri soggetti astratti di diritto. La persona trova il suo primo compimento nella proprietà che divine effettivamente tale soltanto in virtù del reciproco riconoscimento tra le persone ossia tramite l’istituzione del contratto. Esso consente l’esistenza del reato che richiede una pena che si configura come un ripristino del diritto violato ovvero come una riaffermazione potenziata del diritto ed appare come una necessità oggettiva nel nostro giuridico vivere insieme. La moralità è la sfera della volontà soggettiva quale si manifesta nell’azione. Questa sgorga da un proponimento che prende forma di intenzione. Il fine dell’azione è il benessere. Quando intenzione e benessere si sollevano all’universalità il fine assoluto della volontà diventa il bene in se e per se. Il bene è un idea astratta che può anche essere cattiva ossia incapace di realizzare il dovere. Il dominio della moralità è caratterizzato dalla separazione tra la soggettività che deve realizzare il bene e il bene che deve essere realizzato. Bene che assume l’aspetto di dover essere o come dice Hegel di un essere assoluto che insieme non è. Da ciò la contraddizione di essere e dover essere. La morale del cuore (da consistere il bene nelle inclinazioni arbitrarie del soggetto) e l’ironia romantica (non prende sul serio nessuna realtà finita e abbassa la legge etica a trastullo dell’io) possono minare la morale. La separazione tra soggettività e bene viene annullata e risolta nell’eticità, che è la moralità sociale ovvero la realizzazione del bene in quelle forme istituzionali che sono la famiglia la società civile e lo Stato. Si configura come una sorta di morale che ha assunto le forme del diritto e un diritto che ha assunto le forme della morale. © Federico Ferranti www.quintof.com Il primo momento dell’eticità è la famiglia, nella quale il rapporto naturale dei sessi assume la forma di un’unità spirituale fondata sull’amore e sulla fiducia. La famiglia di articola nel matrimonio, patrimonio e educazione dei figli. I figli divenuti adulti escono dalla famiglia originaria per crearne di nuove. La famiglia si frantuma nel sistema conflittuale della società civile che è la sfera economico-sociale e giuridico amministrativa del vivere insieme. Essa si articola in tre momenti: Il sistema dei bisogni: gli individui dovendo soddisfare i propri bisogni mediante la ricchezza e la divisione del lavoro danno origine alle classi che sono tre: agricoltori, artigiani e pubblici funzionari. L’amministrazione della giustizia: concerne la sfera delle leggi e della loro tutela giuridica e si identifica con il diritto pubblico. Polizia e corporazioni: provvedono alla sicurezza sociale. Le corporazioni attuano una sorta di unità tra il singolo e la categoria lavorativa fungendo da cerniera tra società civile e stato. L’idea di porre tra individuo e stato la società civile è una delle maggiori intuizioni di Hegel e sarà ripresa anche da Marx. Lo stato rappresenta il momento culminante dell’eticità ossia la riaffermazione dell’unità della famiglia al di la della società civile. Lo stato è una sorta di famiglia in grande. Lo stato è l’incarnazione suprema della moralità sociale e del bene comune. Lo stato di Hegel si differenza da quello liberale (Stato volto a garantire sicurezza) perché questa teoria comporta una confusione tra società civile e stato e si differenzia dal modello di Rousseau (democrazia, sovranità popolare) perché il popolo al di fuori dello stato è solo una moltitudine informe. A ciò Hegel contrappone la teoria secondo cui la sovranità dello Stato deriva dallo Stato medesimo ovvero che lo Stato non è fondato sugli individui ma sull’idea di Stato, per questo è lo stato a fondare gli individui sia dal punto di vista storico temporale che da quello ideale . © Federico Ferranti www.quintof.com