LA LOGICA (= auto-strutturarsi dell’ impalcatura dell’intero) LA Fenomenologia ci ha portati dal punto di vista della coscienza empirica al Sapere Assoluto. Il sapere assoluto è la coincidenza di forma (= certezza) e contenuto (=verità) e la Logica si svolge su questo piano, definitivamente guadagnato. La logica (= lo studio del pensiero) e la metafisica (= lo studio dell’essere) sono per Hegel la stessa cosa. Tant’è vero che nella Logica di Hegel confluisce non solo gran parte della tradizione logica dell’Occidente (il filosofo tedesco, pur contestando gli aspetti dogmatici e intellettualistici della metafisica, ha un alto concetto di essa, fino ad arrivare a sostenere, antikantianamente, che “un popolo senza metafisica è come un tempio senza altare”). In concreto, la logica hegeliana – che si divide in logica dell’essere, dell’essenza e del concetto – procede mostrando come, partendo dai concetti più poveri ed astratti (essere, nulla e divenire) si giunga, sotto l’assillo di una ragione dialettica che ne svela la parzialità e l’inevitabile trapassare in altre categorie, ai concetti più ricchi e concreti (sino a quel Concetto di tutti i concetti o Categoria di tutte le categorie che è l’Idea). Il punto di partenza della logica è il concetto più vuoto ed astratto, quello dell’essere, dell’essere assolutamente indeterminato, privo di ogni possibile contenuto. In questa astrazione, l’essere è identico al nulla; e il concetto di questa identità, cioè dell’unità dell’essere e del nulla, è il divenire, che già gli antichi definivano come passaggio dal nulla all’essere. L’essere e il nulla, come pura astrazione, sono l’opposto dell’essere determinato, che proprio da tale opposizione viene richiamato e posto in luce; e l’essere determinato è tale in virtù della qualità, che lo specifica e lo rende finito, della quantità e infine della misura, la quale determina la quantità della qualità. Tutte queste categorie considerano l’essere nel suo isolamento, cioè fuori di ogni relazione. Dall’essere si passa all’essenza quando l’essere, riflettendo su se stesso, scorge le proprie relazioni; si riconosce cioè identico e diverso e scopre la propria ragion sufficiente. Le categorie fondamentali dell’essenza sono: l’essenza come ragione dell’esistenza, il fenomeno e la realtà in atto. Riconoscendosi identica a sè stessa e diversa dalle altre essenze, l’essenza scopre la propria ragion d’essere; e in virtù di questa ragion d’essere diventa esistenza. L’apparizione della sua esistenza è il fenomeno, che è, secondo Hegel, non mera parvenza, ma la manifestazione adeguata e piena dell’essenza di ciò che esiste. Ciò che esiste, la realtà in atto, è quindi l’unità dell’essenza e dell’esistenza cioè dell’interno e dell’esterno. Le tre relazioni che la caratterizzano sono la sostanzialità, la causalità e l’azione reciproca (le categorie kantiane della relazione). Così determinato e arricchito dalla riflessione su di sè, l’essere diventa concetto: che non è più il concetto dell’intelletto, diverso dalla realtà e opposto ad esso, ma il concetto della ragione, cioè “lo spirito vivente della realtà”. Il concetto è in primo luogo concetto soggettivo o puramente formale; poi concetto oggettivo quale si manifesta negli aspetti fondamentali della natura, infine è Idea, unità dell’oggettivo e del soggettivo, ragione autocosciente. Il concetto soggettivo si determina dapprima nei suoi tre aspetti di universalità, particolarità, individualità; poi si esprime ed articola nel giudizio ed infine si organizza nel sillogismo il quale esprime, da un punto di vista formale, la razionalità del tutto. Ogni cosa è sillogismo perchè ogni cosa è razionale; ma di questa razionalità il sillogismo esprime solo l’aspetto formale e soggettivo, che si concreta e si attua solo passando nel concetto oggettivo. Il concetto come oggettività costituisce le categorie fondamentali della natura: meccanismo, chimismo e teleologia, la quale ultima è la categoria fondamentale della natura organica. L’ultima categoria della logica è l’ Idea. “L’Idea, dice Hegel, può essere concepita come la ragione (questo è il proprio significato filosofico di ragione); inoltre, come il soggetto-oggetto, come l’unità dell’ideale e del reale, del finito e dell’infinito, dell’anima e del corpo”. L’idea è così la totalità della realtà in tutta la ricchezza delle sue determinazioni e relazioni interiori. Nella sua forma immediata l’idea è la vita, cioè un’anima realizzata in un corpo; ma nella sua forma mediata, e tuttavia finita, è il conoscere, nel quale il soggettivo e l’oggettivo appaiono distinti (giacchè il conoscere si riferisce sempre a questa realtà diversa da sè) e tuttavia uniti (giascchè esso si riferisce sempre a questa realtà). Il contrasto tra il soggettivo e l’oggettivo costituisce appunto la finalità del conoscere; che può assumere o la forma teoretica, nella quale la spinta è data dalla verità, o la forma pratica (il volere) in cui la spinta è data dal bene. Al di là della vita e del conoscere e come loro unità, c’è l’Idea assoluta, cioè l’idea che si riconosce nel sistema totale della logicità. Essa è l’identità dell’idea teoretica e dell’idea pratica ed è vita che ha però superato ogni immediatezza ed ogni finitudine. “Tutto il resto è errore, torbidezza, opinione, sforzo, arbitrio e caducità”. In altri termini l’Idea nella sua forma assoluta non è altro che la logica stessa di Hegel nella totalità e nell’unità delle sue determinazioni”. G. Reale/D. Antiseri, LA FILOSOFIA NEL SUO SVILUPPO STORICO, La Scuola N. Abbagnano/G. Fornero, FILOSOFI E FILOSOFIE NELLA STORIA, Paravia LA FILOSOFIA DELLA NATURA Dopo aver letto la Logica ci si domanda che cosa mai manchi ancora nel sistema di Hegel, visto che in essa c’è tutto il pensiero e tutta la realtà (logica + ontologia). Ma Hegel ci ha detto che la logica è “la rappresentazione di Dio, com’egli è nella sua eterna essenza prima della creazione della natura e di uno spirito finito”. Allora quello che manca ancora è appunto la “creazione della natura” e poi di uno “spirito finito”. Lo spirito dialettico intende l’Idea come tesi, la Natura come antitesi (secondo momento negativo-dialettico, autonegazione dell’Idea), da cui dovrà poi scaturire il terzo momento della sintesi (momento positivo-dialettico o speculativo), ossia lo Spirito, in cui, attraverso la negazione della negazione, si realizza il momento della massima positività. Hegel insiste molto sul momento della negatività costituito dalla Natura, che è decadenza dell’Idea da sè e insiste sulla “impotenza della Natura”. Molti studiosi pensano che questo sia in realtà un “regresso” rispetto all’Idea: Ma, almeno nella Grande Enciclopedia, Hegel ha cercato di fugare questo sospetto. Con il passaggio dell’Idea a Natura potrebbe sembrare che si ritorni all’essere, cioè alla prima fase della Logica; in realtà egli dice “al tempo stesso questo ritorno all’inizio è un progresso”. Ciò con cui abbiamo cominciato era l’essere, l’essere astratto, ed ora abbiamo l’Idea come essere(come oggetto). Hegel non mostra simpatia alcuna per la Natura. Le concezioni proprie dei Rinascimentali e soprattutto di molti Romantici (si pensi a Goethe, a Holderlin e a Shelling) gli sono estranee. Alla tesi secondo cui un piccolo evento naturale come un fiore o una pagliuzza possono farci conoscere la verità di Dio, Hegel contrappone la tesi secondo cui il più piccolo evento dello spirito ci fa conoscere la Verità e Dio in modo incomparabilmente superiore, e che perfino il male che l’uomo compie è addirittura infinitamente superiore ai moti degli astri e alla innocenza delle Piante, in quanto il male è un atto di libertà, la quale costituisce l’essenza dello Spirito. Secondo Hegel, che da un certo punto di vista si ispira più a Fichte che a Shelling, la natura è “l’idea nella forma dell’essere altro” e come tale è essenzialmente esteriorità. Considerata in sè, cioè nell’idea, è divina; ma nel modo in cui essa è, il suo essere non corrisponde al concetto: essa è quindi la contraddizione insoluta. Il suo carattere proprio è di essere negazione, non ens. Il “passaggio” dall’idea alla Natura costituisce, nell’ambito dell’hegelismo, un autentico rompicapo critico, poichè da un lato il filosofo presenta tale passaggio come una sorta di “caduta” dell’Idea e dall’altro come una sorta di suo “potenziamento”. In altre parole, sembra che nella natura ci sia qualcosa di meno, oppure di più dell’idea; che cosa precisamente, e come possa trovarcisi, non è affatto chiaro. Il concettodella natura ha tuttavia nella dottrina di Hegel una funzione-chiave e non potrebbe essere eliminato o tolto senza eliminare o togliere l’intera dottrina. Il principio stesso dell’identità di realtà e ragione pone infatti a questa dottrina l’obbligo di giustificare e risolvere nella ragione tutti gli aspetti della realtà. Hegel respinge fuori della realtà, quindi nell’apparenza, ciò che è finito, accidentale e contingente, legato al tempo e allo spazio, e la stessa individualità in ciò che ha di proprio e di irriducibilealla ragione. Ma tutto ciò deve pur trovare un qualche posto, una qualche giustificazione, sia pure a mero titolo di apparenza, se, almeno come apparenza, è reale; e trova posto a giustificazione appunto nella natura. Le divisioni fondamentali della filosofia della natura sono la meccanica, la fisica e la fisica organica. G. Reale/D. Antiseri, LA FILOSOFIA NEL SUO SVILUPPO STORICO, La Scuola N. Abbagnano/G. Fornero, FILOSOFI E FILOSOFIE NELLA STORIA, Paravia