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es 7 pag 157
Il sonetto di Cavalcanti e in certi aspetti simile a quello di Guinizzelli, ma
presenta una differenza, ovvero in entrambi vengono descritti gli effetti che la
donna provoca sulle persone, ma nel sonetto di Guinizzelli, questo avviene
soltanto nelle terzine, in quanto nelle quartine l’elogio avviene paragonando la
donna a vari elementi preziosi. Tenendo quindi in considerazione solo le
terzine di “I voglio del ver la mia donna laudare” si nota che gli effetti che
vengono appunto descritti sono molto diversi tra di loro: nel testo di Cavalcanti
gli effetti sono negativi, perché la donna provoca l'ineffabilità nei poeti, ed
inoltre provoca, sempre nel poeta, un sentimento quasi di frustrazione perché
non si reputa in grado di comprendere l’estrema perfezione della donna.
Parlando invece del testo di Guinizzelli ci si rende conto invece che gli effetti
sono tutt'altro che negativi, infatti la donna muta in meglio le persone che
saluta, come si legge al verso 10 “ch’abbassa orgoglio a cui dona salute“
oppure al verso 14 “null’om pò mal pensar fin che la vede”
es 10 pag 168
Cavalcanti a mio parere ha semplicemente un punto di vista differente
sull’amore, in quanto i temi trattati sono pressoché gli stessi di altri poeti del
dolce stil novo e scuola siciliana. La differenza nel punto di vista sta nel modo
in cui viene percepito l’amore, difatti nel suo caso lo vede come un elemento
quasi negativo, che provoca distruzione e in alcuni casi addirittura la morte;
certo anche altri poeti hanno descritto situazioni di dolore o pena causate
anch’esse dall’amore, ma comunque soffermandosi meno su questo aspetto e
dando spazio anche alla descrizione di effetti positivi dovuti al sentimento o
elogi alla bellezza o alle qualità della donna, mentre nelle poesie di Cavalcanti
il tema principale rimane sempre la forza distruttiva dell’amore, e non si
sofferma a descriverne gli effetti positivi.
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