Concetti astratti per bambini autistici Concetti astratti per bambini autistici Pausa La maggior parte dei bambini, affetti da disturbo dello spettro autistico ha difficoltà a utilizzare parole che indicano concetti astratti. Esempio: pausa, aiuto, il si e il no come affermazione e negazione, aspetta. E’ fondamentale che un insegnante possa essere in grado di utilizzare strategie d’insegnamento, fondate sulle procedure e tecniche dell’ABA, per facilitare la comunicazione e, soprattutto, per ridurre i comportamenti-problema che un bambino può emettere, trovandosi in difficoltà non conoscendo la funzione di queste parole. Tutte le persone possono affermare che, dopo aver lavorato a lungo, sentono la necessità di bere un caffè, fumare una sigaretta, fare una telefonata, che abbiano bisogno di una “Pausa”; tutte hanno potuto costatare che diventa fondamentale massimizzare le pause sul lavoro per non farsi prendere dalla stanchezza, fisica e mentale e per ritornare a produrre al meglio delle proprie forze e capacità. Infatti, fermarsi per almeno 15-20 minuti è il metodo migliore affinchè durante la giornata rimanga alta concentrazione e energia. Questo perché è il cervello stesso che lo chiede. La nostra mente può rimanere focalizzata su un tema per circa novanta minuti, dopodiché ha necessariamente bisogno di staccarsi per una decina di minuti per ricaricarsi e riprendere l’attività con più energia. I bambini autistici, sono incapaci di mantenere a lungo l’attenzione; infatti durante la mia esperienza a scuola, ho potuto costatare che i bimbi affetti da spettro autistico difficilmente chiedono una “Pausa”, di cui essendo un concetto astratto non comprendono la funzione. Questa incapacità, molte volte, induce i bimbi a emettere un comportamento problema. Noi insegnanti vogliamo che i nostri studenti possano rimanere più a lungo a svolgere un’attività e non riusciamo a comprendere che essi stanno vivendo sistemi sensoriali inefficienti, che hanno bisogno di ritmi di apprendimento e tempi di attenzione differenti dai loro compagni di classe. I soggetti autistici hanno bisogno di staccare attraverso pause, essere rinforzati positivamente per regolare ed equilibrare il loro mondo. Noi insegnanti, genitori e terapisti dobbiamo insegnare a chiedere una “Pausa”, perché spesso abbiamo notato che di fronte ad un’attività complessa, poco motivante, troppo difficile o troppo noiosa, i bambini vogliono evitare un compito complesso, fuggire e non riescono a chiedere “Pausa“, perché non comprendono la funzione di tale parola. TRAINING: Obiettivo: imparare a chiedere una PAUSA Prima fase: preparare la carta “PAUSA” e utilizzare un TIMER. Secondo fase Per implementare nel bambino l’apprendimento a richiedere una “PAUSA”, abbiamo bisogno di due persone, insegnante e assistente. Terza fase: Pianifichiamo per l’alunno un lavoro che richieda attenzione e che risponda alle nostre istruzioni in maniera continua. Quando iniziamo a vedere che il bambino assume comportamenti inadeguati, che manifesta segni di stanchezza, sarà aiutato dall’ assistente a prendere la carta “PAUSA”, che gli fornirà un prompt fisico, e la farà rilasciare nella mano dell’insegnante. Quarto fase L’insegnante accompagnerà l’alunno in un ambiente, dove ha stabilito di fargli fare la pausa e avvierà il timer. Quando il timer suonerà, l’insegnante accompagnerà l’alunno al tavolo per fargli riprendere l’attività che aveva interrotto. Quinto fase La carta “PAUSA”, può essere collocata su una copertina rigida di un quaderno, intercalata nelle immagini della routine quotidiana, intercalata nella sequenza delle materie scolastiche che svolge quotidianamente o appesa al muro. L’obiettivo è di far capire al bambino di chiedere e usare una “pausa” in maniera autonoma quando avverte stanchezza, di prendere la carta “pausa” e consegnarla all’insegnante durante lo svolgimento dell’attività. E’ fondamentale che l’insegnante non debba permettere la pausa se il bambino emette un comportamenti-problema. Lo scopo è di fargli comprendere che se lavora in maniera adeguata seguirà una PAUSA che gli permetterà di giocare o svolgere attività rinforzanti. Quando il bambino comprende la funzione della carta ”PAUSA” e la usa in maniera indipendente, bisogna iniziare a ridurla durante la giornata scolastica. E’ consigliabile collocare sul quaderno, sul muro o su una striscia quante PAUSE sono a disposizione in una giornata. AIUTO I bambini a sviluppo tipico imparano a chiedere aiuto in maniera naturale. I soggetti affetti da disturbo dello spettro autistico che presentano compromissioni nella comunicazione, hanno difficoltà a utilizzare la parola “Aiuto”. E’ fondamentale implementare quest’abilità per dar la possibilità ai bambini autistici di rivolgersi ai genitori, ai compagni, agli insegnanti, quando si trovano in difficoltà, attraverso l’utilizzo di una carta su cui sarà scritta parola “AIUTO” accompagnata da un simbolo. Training Obiettivo: saper chiedere aiuto Prima fase Costruire una carta con un simbolo e con la scritta aiuto. Seconda fase Per implementare nel bambino l’apprendimento a richiedere “AIUTO”, abbiamo bisogno di due persone, insegnante e assistente. Terza fase Utilizzare rinforzatori che piacciono al bambino (caramelle, macchinine, patatine ecc.) Quarta fase Inserire i rinforzatori in un barattolo chiuso ermeticamente o una bevanda in una bottiglia. Consegnare al bambino il contenitore o la bottiglia. Quando questi vorrà prendere il rinforzatore e troverà difficoltà ad aprire, l’assistente, con un prompt fisico, aiuterà il bambino a prendere la carta “AIUTO” e la farà consegnare all’insegnante. Quinta fase L’insegnante si avvicinerà all’alunno ripeterà “Aiuto” e aprirà la scatola. Sesta fase: ripetere lo stesso procedimento della quarta fase e aspettare che il bambino possa prendere la carta in maniera autonoma, senza l’aiuto del prompt fisico dell’assistente. L’obiettivo e di fargli utilizzare la carta “AIUTO” in maniera autonoma ogni volta che si trova in difficoltà. SI - NO Training Obiettivo: rispondere si/no L'avverbio sì è la parola italiana usata generalmente per comunicare una risposta positiva, ed è il contrario di no. Può servire per: • rispondere affermativamente a una domanda, in questo caso la si usa come una particella affermativa. • Indicare genericamente accordo assenso, consenso, adesione a una proposta. • Accettare qualcosa quando è offerta. I bambini affetti da disturbo dello spettro autistico, hanno difficoltà a utilizzare questi due avverbi, perché sono concetti astratti e non sanno rispondere in maniera adeguata. Ci sono diversi tipi di sì / no domande e ,conoscere la differenza tra loro, è essenziale per l'insegnamento. Ad un bambino deve essere insegnato presto a dire “no” o rispondere scuotendo la testa per sostituire un a dire "no" o rispondere scuotendo la testa per sostituire un comportamento problema con uno adeguato. Training Obiettivo: rispondere “SI” e “ NO” Prima fase. Per implementare al bambino l’apprendimento di rispondere “SI “_e “NO”, abbiamo bisogno di due persone, insegnante e assistente. L’insegnante deve comunicare, l’assistente deve promptare il bambino. Seconda fase Utilizzare oggetti molto rinforzanti per il bambino, dopo valutazioni. attente Offrire cose che non piacciono per incoraggiarli a dire "NO" e respingerle. Offrire cose che gradiscono per stimolarlo a rispondere “SI” e accettare. Imparare a dire NO Utilizzare tre cose che non piacciono al bambino e che di solito e di solito respinge (mela, penna, mandorla). Utilizzare questi oggetti durante brevi sessioni d’insegnamento (10-15 minuti) perché i bambini imparino a dire NO. Per alcuni bambini, nella mia esperienza diretta, ho usato sia istruzioni testuali con parole scritte "SI" e "NO" su una scheda di diverso colore, sia istruzioni verbali. L’istruzione testuale e / o istruzioni verbali che sono dei prompt deve essere sfumati durante le varie prove. L’insegnante deve mostrare l’oggetto che non piace al bambino e gli deve porre la domanda “Vuoi…." Esempio L’insegnante tiene in mano una mela (cibo non preferito) e dice al bambino "Vuoi la mela?". L’insegnante, che è di fronte al bambino, deve promptare NO verbalmente, accompagnato dal movimento della testa (da sinistra a destra). L’assistente deve aiutare a muovere la testa del bambino per indicare “NO”. Il bambino ha bisogno d’imparare a scuotere la testa per dire "no". Successivamente possiamo fare ripetere queste sessioni durante il corso della giornata, offrendo all’alunno altri oggetti o cibi che non gradisce. E’ opportuno che l’insegnante oltre a verbalizzare verbalmente “NO” accompagnato dal movimento della testa, possa e / o presentare la parola “NO” scritta su una scheda, per far acquisire all’allievo quest’avverbio astratto. Possiamo, in seguito, generalizzare questo concetto, presentando al bambino, il movimento del dito indice da sinistra a destra come gesto che indica “NO”. Imparare a dire SI Utilizzare tre cose che piacciono al bambino e che di solito preferisce (caramella, biscotto, trottola). Utilizzare questi oggetti durante brevi sessioni d’insegnamento (10-15 minuti) per imparare a dire SI. Per alcuni bambini, nella mia esperienza diretta, ho usato sia istruzioni testuali con parole scritte "SI" e "NO" su una scheda di diverso colore, sia istruzioni verbali. L’istruzione testuale e / o istruzioni verbali che sono dei prompt devono essere sfumati durante le varie prove. L’insegnante deve mostrare l’oggetto che piace al bambino e gli deve porre la domanda “Vuoi…." Esempio L’insegnante tiene in mano una caramella (cibo preferito) e dice al bambino "Vuoi la caramella?". L’insegnante, che è di fronte al bambino, deve promptare SI verbalmente, accompagnato dal movimento della testa (dall’alto in basso). L’assistente deve aiutare a muovere la testa del bambino per indicare “SI”. Il bambino ha bisogno d’imparare a scuotere la testa per dire "SI". Successivamente possiamo fare ripetere queste sessioni durante il corso della giornata, offrendo all’alunno altri oggetti o cibi che gradisce. E’ opportuno che l’insegnante oltre a verbalizzare verbalmente “SI” accompagnato dal movimento della testa, possa e / o presentare la parola “SI” scritta su una scheda, per fare acquisire all’alunno quest’avverbio astratto. E’ fondamentale generalizzare quest’abilità in ogni ambiente. ASPETTA Di solito i bambini affetti da disturbo da spettro autistico non vogliono aspettare e ogni volta che l’insegnante dice loro, “aspetta “reagiscono male, emettendo comportamenti problema. Il messaggio aspetta è complesso ed è un concetto astratto, difficile da comprendere. Durante l’insegnamento bisogna fare capire al bambino che non stiamo negando l’accesso all’oggetto o l’attività che preferisce, ma che, imparando ad aspettare, eotterrà quello che vuole, quando emetterà un comportamento adeguato e quando lo stabiliremo noi. Training d’insegnamento Preparare una sessione d’insegnamento in cui il bambino manifesta desiderio di un oggetto specifico o di un cibo altamente gradito. Prepariamo un cartoncino su cui scriveremo in stampatello maiuscolo la parola “ASPETTA”o disegneremo il simbolo di una mano. Non appena il bambino ci chiede l’oggetto, gli diamo la carta con il simbolo e gli diciamo “ASPETTA”. Dopo due o tre secondi ci riprendiamo la carta e gli consegniamo l’oggetto desiderato. In seguito allunghiamo l’intervallo. Se il bambino non sa aspettare non bisogna rinforzarlo, dandogli l’oggetto che stava attendendo. Il bambino imparerà che quella carta indica che se aspetta, otterrà quello che desidera. Con la carta “Pausa “ insegniamo ai bambini ad aspettare, a generalizzare questo concetto in tutti gli ambienti: quando va in bagno, quando deve aspettare in fila, quando è a mensa, quando gioca con i suoi compagni. Deve imparare ad acquisire la capacità di attendere e rispettare le regole.