RIASSUNTO “RISO E SORRISO” DI ANDREA COZZO INTRODUZIONE Il riso (ghèlos) è il genere che comprende diverse specie, tutte connotate negativamente tranne quella del sorriso (meidìama). Il riso sottointende già di per sé un eccesso nell’antica Grecia, sia nella declinazione maschile che femminile. Nel rapporto con gli altri, per gli uomini è segno di palese offesa, di oltraggio; nelle donne, invece, mette in luce impudenza o in generale una messa in mostra ritenuta inadeguata da parte della donna. IL RISO Anche se ha già di per sé una connotazione negativa, il riso, in realtà ha connotati ed accezioni relazionali e relativi. Tutatavia lafamiglia del ghèlos e quindi del ghelào denota una uscita da sé, un’affermazione egocentrica rispetto agli altri, che se dentro colui che ride è espressione di contentezza, all’esterno è quasi sempre sentito come oltraggio. In un mondo come quello greco, dove è forte il valore della comunità, esso risulta problematico come lo risulta in generale ogni affermazione dell’individualità e del privato. Tuttavia, nei rapporti umani, la valenza individualistica del riso non è esclusivamente negativa. Esso può capovolgere i normali rapporti gerarchici come quello tra uomo e donna. ES. Nel fr. 31 di Saffo quella ragazza che amorosamente ride (in modo desiderabile) mette in posizione down gli altri, mentre lei si pone in posizione up. Proprio come nella Lisistrata di Aristofane, le donne ridendo fanno domande ai mariti sui discorsi politici, fingendo di non sapere. Di conseguenza il riso, in questo caso, è mezzo per intrusivo e allo stesso tempo protettivo, perché consente di ottenere delle informazioni non facendo percepire le intenzioni delle donne. Mette gli uomini in posizione down. Di conseguenza il riso si configura come una tattica relazionale, adatta a disinnescare un conflitto, può anche spiazzare l’altro facendolo ricredere. E’ questo il caso di Medea, quando si accinge ad uccidere i figli, loro le sorridono, e (per quella volta) rinuncia al sangue. IL SORRISO Il sorriso, invece, è autocontrollo, solennità, placidità e riflessività. Esso è proprio di chiunque abbia un’anima rilassata, compreso il bambino dormiente. Ma anche il riso è inteso come rilassatezza, con la differenza che quella è smodata, mollezza e perdita della moderazione. ES. Nel quinto libro dell’Iliade Afrodite viene ferita da Diomede, Zeus sorride facendo notare alla dea dell’amore che la sua sfera d’azione non concerne la guerra, ma il matrimonio. Zeus non ride per sscherno, il ghèlos non si addice a un personaggio così elevato, ma sorride (meidià), il che è una cosa solenne, è un riso placido misto a riflessione.