la sua è la religiosità dell`uomo cieco sui misteri di dio

MONTINI: LUTERO FALSO RIFORMATORE; LA SUA È LA RELIGIOSITÀ
DELL’UOMO CIECO SUI MISTERI DI DIO
dalla prefazione di mons. Giovanni Battista Montini al libro di Jacques
Maritain Tre Riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau (Morcelliana, 1928)
«Il libro […] rintraccia le origini del soggettivismo contemporaneo, in cui si
vuole dai più ravvisare quel peculiare carattere che costituisce la modernità
del pensiero, e che una esperienza altrettanto dolorosamente moderna
denuncia come causa delle tre grandi rivoluzioni, eufemisticamente
chiamate riforme – religiosa con Lutero, filosofica con Cartesio, sociale con
Rousseau –, di cui soffre l’anima e il secolo nostro, e di cui, infatuata com’è
di quei dogmi riformatori, l’età nostra non riesce a scoprire né rimedio, né
scampo.
Così che se coloro i quali della modernità si gloriano, come della propria
ragione di vivere e di pensare, potessero persuadersi non essere tale
modernità svincolata da una esorbitante influenza del passato, […]
sarebbero indotti a riconoscere nel relativismo individualista, prodotto dal
soggettivismo, non già una fonte ed una veste di libera personalità, ma un abbandono inavvertito e spesso servile all’opprimente gioco delle
condizioni esteriori in cui essi hanno cominciato a studiare e a pensare.
[…] la triplice riforma, la quale voleva non solo mutare, ma addirittura abbattere il principio della tradizione con il principio individualista, non
[ha] fatto altro che inaugurare un’altra tradizione, a cui non il dogma del vero oggettivo è sostegno, ma il dogma arbitrario e asseverante del
riformatore.
[…] quando il seguace dei riformatori, ch’è il figlio del nostro mondo attuale, dopo d’essersi riconosciuto discepolo, passi a riconoscere il valore
dei maestri suoi, e possa accorgersi che ad essi una sola cosa mancò – quella propria ch’è da tutti invece loro attribuita come eminentemente
illustrata e vissuta, e per la quale divennero celebri -, da quale stupore, da quale disillusione e forse da quale umile e benefico desiderio di
novità antica, non dovrà sentirsi sorpreso?
Poiché a Lutero mancò la religione, a Cartesio la ragione, a Rousseau la moralità sociale, non già perché rispettivamente essi abbiano
verbalmente negato tale campo di loro competenza, o in esso non abbiano prodotto grandissime opere e causato durevolissime conseguenze,
ma perché, riformatori volendo essere, e radicali, in realtà o in genere, negarono il principio delle cose prese a riformare; così che da Lutero ai
nostri giorni, la religione piegò in religiosità, rimanendo senza altro contenuto che l’emozione dell’uomo rifatto cieco sui misteri di Dio; dopo
Cartesio la filosofia si umiliò nel dubbio, fino a disperare del vero, e restar paga delle proprie esperienze immanentistiche; e la società, che in
Rousseau vide il sistematore nuovo, tumultuò e perdette il primitivo amore che l’unificava, e decadde così, lottando e soccombendo travagliata
da furori sovversivi e anarchici.
Perciò se la sapienza di queste limpide pagine potesse convincere qualche giovane che s’ha da esser cauti a parlar di riforme, cioè ad inventare
sistemi nuovi e mai prima scoperti, e a procedere nel pensiero e nella vita con la spavalda e avventurosa libertà degli egoisti e dei
rivoluzionari, credo che sarebbe raggiunto scopo sufficiente e opportuno anche per i nostri tempi e per il nostro paese».
da «Giovanni da
Rho»