CAPITOLO 18 La Riforma protestante La Riforma provocò una vera e propria spaccatura nell’unità religiosa europea (scisma, separazione). Essa rappresenta un momento integrante della formazione della moderna civiltà in quanto è la definitiva liquidazione della cultura politica ed economica del Medioevo. Tra l’impero germanico (dove si sviluppò il movimento di Riforma) e la Chiesa c’erano delle ostilità a causa degli interessi economici della Curia Papale all’interno dei domini papali e un contrasto con Carlo V che si proponeva di rifondare l’unità imperiale. Essendo Carlo V molto religioso l’odio verso di lui si trasformò in odio verso la Chiesa. La Riforma è uno scisma ed un eresia insieme poiché implica la scelta di una dottrina diversa e porta alla separazione delle chiese riformate da Roma. I Riformatori andavano contro il disordine morale della chiesa; le cause erano 5 e possono essere divise in due categorie: economiche e morali: M: La corruzione del clero M: La vendita delle indulgenze, con una donazione in denaro il pontefice, che si faceva vicario di Cristo sulla Terra, aveva la possibilità di annullare i peccati. Questa usanza nacque durante il periodo delle Crociate, con la partecipazione alla guerra contro gli infedeli il papa toglieva i peccati. M: Mondanizzazione del clero, il livello di istruzione dei sacerdoti era basso e il celibato ecclesiastico non era rispettato, la maggior parte dei vescovi non pensava alla cura spirituale e spesso non viveva presso la propria abbazia. Bisognava ritornare alla povertà e alla semplicità di un tempo. E: Accumulo di benefici, la Chiesa aveva accumulato troppi benefici grazie alla vendita delle indulgenze e alla riscossione di molte tasse come le decime, le annate , le spoglie o i servizi comuni. E: Fasto della Curia Romana, questo accumulo di benefici poteva essere tollerato se andava a finire a vantaggio dei poveri, invece serviva solo per alimentare il fasto della Curia papale. Alcuni intellettuali anticiparono Lutero, insistevano sull’autonomia della coscienza e sulla responsabilità personale di scelte religiose e morali e rivendicavano la “libertà del cristiano” di fronte all’autoritarismo pontificio. Possiamo ricordare Erasmo da Rotterdam che scrisse 2 opere: “Il manuale del milite cristiano” e “L’elogio alla Follia” e Tommaso Moro che scrisse “Utopia”. L’uomo della Riforma fu Martin Lutero un frate agostiniano tedesco professore di teologia all’università di Wittenberg. Lutero era ossessionato dal peccato e dalla dannazione e mirava alla cura dell’anima, soprattutto dopo aver visto in che stato era ridotta la Curia romana. Per Lutero l’uomo era una nullità in confronto a Dio e per arrivare alla purificazione del peccato non bastavano opere buone ma bisognava affidarsi a Dio, avere fede. Il 31/10/1517 in segno di protesta Lutero appese alla porta della cattedrale di Wittenberg le sue 95 tesi contro la chiesa, queste lasciarono il segno nella cultura europea e portarono ad una violenta disputa teologica che indusse Lutero a prendere nuovamente posizione e nel 1520 pubblicò 3 libri dove ribadiva i principi fondamentali della sua dottrina che erano: Il principio del libero esame: la verità si trova nelle Sacre Scritture e ogni fedele ha il diritto di leggerle ed interpretarle a proprio piacimento senza seguire la Chiesa. La salvezza per mezzo della fede: non bastano opere buone per raggiungere la salvezze, bisogna affidarsi a Dio. Sacerdozio universale e rifiuto della Chiesa: ognuno è sacerdote di se stesso, la chiesa non è l’intermediaria tra l’uomo è Dio. © Federico Ferranti Corporation www.terzof.altervista.org