Il Magnaghi
Il Magnaghi - Giornalino scolastico
Salsomaggiore Terme
Intervista al nuovo Dirigente Scolastico:
prof. Giovanni Geresia
giorno signor Preside, possiamo Perché i rappresentanti di classe, in quanto tali, svolgono una funzone di servizio che non
farle qualche domanda?
può mirare alla ricerca di spazi di privilegio
Buon giorno a voi, certamente.
che rappresenterebbero una contraddizione
Come si trova in questa scuola?
stridente con la funzione svolta. A loro spetta
Benissimo, grazie.
Quali sono gli obiettivi per migliorare la il compito di esprimere i bisogni dei compagni, tutelarne i diritti nelle sedi collegiali,
scuola?
A fronte di una riforma che è ormai realtà, rendere la democrazia sempre più vissuta e
abbiamo il dovere di renderla funzionale ai di- partecipata.
versi indirizzi di studio che in essa coesistono Ha riscontrato delle differenze tra gli
e che, certamente, accrescono l'offerta formati- alunni delle altre scuole e noi?
va del Magnaghi. Nel settore dei servizi il Ma- No. I giovani sono figli della realtà in cui vignaghi, infatti, si è arricchito di un nuovo indi- vono, perciò sono uguali e sono portatori di
rizzo, quello dei "servizi commerciali”, che, una cultura, di interessi e di valori che,
in un certo senso, possiamo affermare talvolta per gli adulti, possono anche essere
consente una risposta esaustiva ai bisogni di difficili da comprendere. Alcuni studiosi
un territorio ad alta vocazione turistica quale è affermano che nella scuola vi è un profondo
quello di Salsomaggiore Terme e della provi- divario tra gli alunni ed i docenti, determinato
cia di Parma. Sarà quanto mai urgente, perciò, dalle trasformazioni in atto nella società. I giovani, infatti, sono definiti
fare una ricognizione delle
"nativi digitali", cioè
strutture ed individuare gli
cittadini a pieno titolo
spazi necessari per collocare
della società post-moi nuovi laboratori e le nuove
derna; i docenti, invece,
classi. Il novo indirizzo dei
"migranti digitali". Il che
“servizi commerciali” si
significa che ci si trova di
aggiunge, quindi, a quello
fronte a due linguaggi didei "servizi per l'enogastroversi, due distinte culture
nomia
e
l'ospitalità
per cui, a volte, la stessa
alberghiera" e consente ai
comunicazione
diventa
giovani di usufruire di una
difficile.
offerta più ricca, articolata
In seguito ai diversi epied in grado di cogliere più
sodi di furto tra gli
agevolmente le opportunità
Il Dirigente, prof. Giovanni Geresia
alunni, quali provvedioccupazionali che provengomenti intende prendere?
no dal mondo del lavoro.
Cosa ne pensa della nuova riforma scolasti- E' un fenomeno estremamente increscioso che
non dovrebbe assolutamente verificarsi in una
ca?
La riforma approvata dall'attuale governo, che scuola, che è una istituzione educativa. In
entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico, quanto tale è preposta alla formazione dei
vuole essere una risposta esaustiva e coerente cittadini e, quindi, deve educare i giovani al rialle profonde trasformazioni che caratterizza- spetto della persona, alla convivenza civile e,
no la nostra società. Essa non solo mette fi- quindi, alle regole che presiedono ogni struttunalmente in soffitta la miriade di indirizzi che ra sociale. Il furto rappresenta un vulnus grave
caratterizzavano la scuola secondaria in Italia, alla persona, agli affetti e alla società tutta e
ma nella esemplificazione organizzativa non dovrebbe assolutamente essere perpretato
consente complessivamente un allineamento da giovani come voi, che si affacciano alla vidella scuola italiana alle altre scuole europee ta e dovrebbero costruire una società miglioattraverso, una operazione che coniuga tradizio- re. Noi lo combattiamo educando i giovani al
ne ed innovazione. Una scuola che guarda al fu- rispetto di sé e degli altri così come si convieturo ed ottempera compiutamente alla racco- ne in ogni società moderna e civile.
mandazione del Parlamento Europeo relativa Per concludere, quale consiglio intende daalle competenze chiave per l'apprendimento re agli alunni della sua scuola?
Vi auguro di investire questi anni della vostra
permanente.
Perché ha abolito la tradizionale uscita di vita nella costruzione di solide basi per essere
inizio anno dei rappresentanti di classe, pro- validi e vincenti nel futuro. In bocca al lupo.
posta dai precedenti Dirigenti nei passati
Intervista a cura della classe 2^ G
anni scolastici?
Buon
In questo numero...
p.2 La cucina e la filosofia
p.3 Il guto dei colori
p.3 Sette in condotta
p.4-5 Concorsi ed esperienze
p.6 Racconti di... Cucina
p.7 L'ispirazione poetica
p.7-8 Il viaggio d'istruzione
raccontato dagli alunni e dai docenti
Anno 1° - N. 0 - Marzo 2010
Il Magnaghi: finalmente
si parte!
"Anno nuovo, vita nuova"... dopo l'inevitabile stop del passato anno scolastico per
"cause di forza maggiore" inauguriamo la
prima uscita ufficiale del giornalino scolastico "Il Magnaghi", frutto del progetto
presentato dai docenti Giuseppe Andrea
Fidone e Carmen Poletta, della collaborazione degli alunni di molte classi e di
alcuni docenti. In realtà si tratta di una prima uscita "anomala", rispetto al'attualità
degli articoli. Ci è sembrato doveroso,
infatti, non gettare al macero il lavoro
svolto l'anno passato, soprattutto per non
deludere i tanti alunni e colleghi che
hanno prodotto un copioso materiale e
che si sono impegnati con noi, credendo
nella bontà dell'iniziativa. Il presente numero contiene, comunque, un attualissimo articolo di prima pagina, non potendo,
per dovere di cronaca, non tener conto dei
cambiamenti che hanno investito la guida
del nostro Istituto, e parte degli articoli
pervenutici all'inizio del 2009. Alcuni
scritti, d'altra parte, come i racconti e le
poesie, sono pezzi "senza tempo"; altri
permetteranno di rituffarci, alunni e docenti, nelle esperienze dell'anno scolastico che ci siamo lasciati alle spalle. Ma
perchè nasce la pubblicazione "il Magnaghi"? Il progetto nasce dall’esigenza
di approfondire l’analisi e la conoscenza
del giornale, strumento così diffuso nella
nostra società, ma anche di realizzare un
luogo ideale di incontro e confronto di
tutti i soggetti coinvolti nella vita scolastica, alunni e non. Gli attori principali sono
naturalmente gli studenti dell’Istituto che
si improvvisano giornalisti e possono produrre ed inviare articoli sulla loro scuola,
raccontare le uscite, le gite, le esperienze
laboratoriali, affrontare tematiche di interesse generale ecc…, esercitarsi nella
scrittura e leggere ed analizzare con senso
critico gli articoli che loro stessi elaborano. Gli alunni di oggi vivono in un
mondo dove la comunicazione ha assunto
aspetti e modalità assolutamente nuovi
anche solo rispetto a pochi anni fa. La
scuola deve assumere i nuovi mezzi di comunicazione, per usarli in modo sicuro e
competente, al fine di fornire all'alunno la
possibilità di sviluppare tutte le sue capacità di interazione con gli altri. Il progetto, per sua natura, non è, né può essere, un progetto "chiuso". Speriamo,
quindi, nella collaborazione di tanti colleghi e nella partecipazione del più ampio
numero possibile di alunni. I referenti del
progetto sono a disposizione di tutti gli
interessati.
G. A. Fidone
LA CUCINA E LA FILOSOFIA
2
La filosofia e la cucina: per una teoria estetico-culinaria
Del cibo si può dire e scrivere di e della gastronomia”, come ci fa notare Nicola Perullo, “uno dei motivi principali della
tutto, tranne l’essenziale.
sua esclusione da ambito di studio e di sapere, è sempre stata quella della sua costitutiva frivolezza ed evanescenza, nonché del
“Benché sia stata resuo rapporto con l’edonismo e con il piacecentemente
riabilitata
re materiale” (Parlare di cibo, infatti, condudalle scienze umane”,
ce di solito ad un banalizzazione costante
scrive Jean-Paul Aron,
dello stesso. Ma più che discutere “di” cibo,
“la cucina non ha ancora
allo stesso modo in cui lo si discute attraottenuto le sue credenziaverso il governo dei mass-media - per
li filosofiche. Non ci si è
esempio parlando delle tre celeberrime “T”:
accorti che tra i fornelli e
Terra, Territorio e Tradizione, - parlare “del”
la sala avviene un vero e
proprio dramma ontologico, che l’identico cibo induce a problematizzarne la materia di
si contrappone al diverso, l’uno al moltepli- cui è costituito nonché gli aspetti simbolici
ce, il possibile al reale. L’alimento allo e ai relativi significati cui esso rimanda).
stato grezzo, nella sua finalità biologica, è, Di considerazioni sul cibo, tuttavia, la storia
per così dire, consumato dal bisogno; in della filosofia non sembra esserne esente: la
quanto produttore di energia viene valutato questione, ovviamente, più che alle analisi
in calorie; il piacere che procura è un para- tecnico/organolettiche ha riguardato il valometro della sua funzione. La cucina varia i
suoi contenuti, modula i suoi oggetti, attua
un passaggio dal singolare al plurale, e viceversa”. Come in un’opera d’arte la culinaria
sceglie, pulisce, elimina le parti non commestibili, e da queste, qualora può, ne estrae
l’assimilabile; la culinaria taglia e, nel taglio, modella, in funzione del cuocere e del
presentare; la culinaria mescola, separa e riunisce i pezzi, i frammenti e, nelle associazioni delle parti, crea, dispone con cura e ordine, quindi, mostrandosi, si mette in s-cena,
talora promettendo più di quanto riesca a
mantenere.
Accostare le due discipline, quella filosofica
e quella culinaria, e, soprattutto, individuarne una più o meno stretta relazione è
un’impresa ardua, che probabilmente susciterà l’attenzione degli studiosi di filosofia, ma
anche la curiosità dei non professionisti di re conoscitivo di questa porzione di sensibiliquesta disciplina (magari troppo astratta tà. Olfatto e gusto, e quindi gli organi di
eppure intimamente reale). Filosofia e cuci- senso che più caratterizzano il rapporto
na sono infatti due discipline molto diverse (immediato) con il cibo, sono stati considetra loro. Diverso è l’oggetto a cui si riferisco- rati da una certa tradizione filosofica come
no, diverso il fine che si propongono, diffe- non cognitivi, “i più arcaici tra i sensi, che
rente il metodo che utilizzano. La prima è mettono in moto le zone più primitive del noun’attività puramente mentale. La seconda è stro cervello, quelli in cui i ragionamenti, i
un’attività prevalentemente manuale, che propositi, la volontà, hanno una scarsissima
opera con l’effimero (il cibo). L’effimero, pe- incidenza" [ Umberto Galimberti I vizi capirò, non può trovare posto all’interno di una tali e i nuovi vizi]. Per Eraclito, per
disciplina, quella filosofica, il cui obiettivo esempio, “Gli occhi sono testimoni più sicuri degli orecchi” [Frammento n° 61]. Per Ariè l’universale.
Ora. Se l’evanescenza del cibo preclude da stotele “Noi preferiamo il vedere, in certo
obiettivi universali, ciò non induce ad esclu- senso, a tutte le altre sensazioni. E il motivo
dere lo stesso, e più in particolare l’arte culi- sta nel fatto che la vista ci fa conoscere più
naria (della quale il cibo ne rappresenta di tutte le altre sensazioni e ci rende manifel’oggetto primo), dal raggiungimento di veri- ste numerose differenze fra le cose” [Aristotetà relative. Riguardo a una pietanza partico- le, Metafisica]. Per San Tommaso D’Aquilarmente gustosa non esclamiamo forse “que- no, per esempio, gli organi di senso
sta si che è veramente buona” o, in riferi- maggiormente predisposti alla conoscenza
mento all’esecutore che l’ha realizzata, “Lui sono la vista e l’udito, perché connessi con
si che è veramente un cuoco”? Nel dire que- l’intelletto. Olfatto, tatto e gusto, invece, sosto non facciamo altro che riconoscere ed no limitati al soddisfacimento delle funzioni
evidenziare una “verità (seppur) relativa” vitali [san Tommaso D'Acquino, Summa Teoche è attingibile da un modo di agire che è logica]. Per Kant, ancora, “il senso della viinsieme pratico e teorico. D’altronde, come sta è il più nobile, perché esso di tutti è
scrive Pareyson, “Se ogni uomo è costitutiva- quello che più si allontana dal tatto, cioè
mente aperto alla verità, non c’è motivo di dalla più stretta percezione percettiva, e
attribuire soltanto al filosofo la capacità di non soltanto abbraccia la più ampia sfera
attingerla.” Anche il pratico (homo faber) di percezioni nello spazio, ma anche avverte
l’attinge, a modo suo, con l’esercizio della meno degli altri l’affezione degli organi…e
sua attività. Non si tratta di un fare “senza ve- ci porta più vicino alla intuizione pura
rità” o di “pura funzionalità” [L.Pareyson, (rappresentazione immediata dell’oggetto
senza mescolanza di sensazioni avvertibili)”
Verità e interpretazione].
“Una delle più grandi obiezioni alla serietà [Kant, Antropologia pragmatica].
del cibo quale oggetto di riflessione teorica Una sorta di gerarchia conoscitiva dei sensi,
e filosofica, e più in particolare della cucina insomma.
Un’analogia piuttosto certa tra Filosofia e
Cucina, tuttavia, la possiamo rilevare nella
struttura: la cucina “divide l’unità nel molteplice per ricomporlo in un’unità successiva
(Hegel l’avrebbe chiamato il passaggio
dalla tesi alla sintesi attraverso l’antitesi),
frammenta e ricompone, polverizza e impasta, affetta e mischia, individua e associa”
[F. Rigotti, La filosofia in cucina]; così
anche la filosofia: unisce e divide tutto, procede per ipotesi, per accrescimento e sottrazione, per concatenazioni segniche e
concettuali di più elementi. In entrambi i casi, insomma, un “solvet et coagula” [M. Bosco, Cucina e filosofia:due scienze a
confronto].
Quello dell’uno e del molteplice, infatti, è
stato uno dei grandi dilemmi filosofici che i
manuali di storia della filosofia ci hanno tramandato, oggetto di disputa in merito al
quale molti filosofi si sono confrontati. La
scuola Eleatica occidentale, per esempio,
insegnava l’unità, quella ionica orientale,
invece, propendeva per la molteplicità.
Tra i sostenitori dell’unità troviamo Parmenide, per il quale il reale non può essere
compreso che nella sua globalità; l’essere
“è”, è in quanto unità e totalità, non nasce e
non muore… “il nascere è spento e non c’è
traccia nel perire. Neppure [l’essere] e divisibile, perché è tutto quanto uguale” […]
L’essere, dunque, è ingenerato, incorruttibile, immutabile, immobile, uguale, sferiforme e uno. Sostenitore della molteplicità
della realtà, invece, era Eraclito, che aveva
individuato un universale dinamismo delle
cose che nascono, crescono e periscono, sì
che proprio nel dinamismo aveva individuato il “principio” che genera, regge e riassorbe tutte le cose: “tutto scorre” (panta
rei). Per il filosofo di Efeso tutto è consegnato a un perenne divenire caratterizzato
da un continuo passare da un contrario
all’altro: le cose fredde si riscaldano, le cose calde si raffreddano, le cose secche si inumidiscono, mentre quelle umide si seccano.
Ma se le teorie dell’uno e del molteplice sono state uno dei principali dilemmi del
pensiero filosofico occidentale, allo stesso
dilemma non si è sottratta la culinaria. Se
alcuni piatti tendono decisamente verso la
soluzione monista, all’interno della quale
possiamo enumerare tutte quelle pietanze la
cui unione degli ingredienti sfocia in una
perfetta sintesi e/o unità armoniosa degli
ingredienti mescolati (per esempio, il passato di verdure, la maionese, ecc..), altri
piatti sembrano tendere verso una soluzione
pluralista (si pensi alla macedonia di frutta,
alla varietà delle insalate), laddove gli ingredienti mescolati mantengono la loro individualità [Rigotti: 47-48]. Le soluzioni/associazioni culinarie, pertanto, possono essere
di due tipi. Alcune volte l’associazione di
determinati ingredienti porta alla fusione degli stessi, altre volte il loro mescolamento
mantiene distinguibili le parti associate. Nel
primo caso abbiamo la “Cucina dell’Uno”,
mentre nel secondo caso abbiamo la “Cucina del molteplice”. La cucina dell’Uno
raccoglie tutte quelle preparazioni dove
l’unione delle parti (ingredienti) che
compongono la pietanza si fondono tra di
loro generando un nuovo “corpo culinario”, che non lascia intravedere la singolarità degli elementi che lo compongono. Nella
cucina del molteplice, invece, includiamo
IL GUSTO DEI COLORI - SETTE IN CONDOTTA
tutti quei corpi culinari che si edificano
dall’insieme di parti che, sebbene mescolate,
restano distinguibili tra loro. In entrambi i casi
il punto di partenza è il molteplice, solo che
nel primo caso il molteplice diventa uno,
mentre nel secondo caso il molteplice resta
molteplice pur sempre sotto le sembianze
dell’uno. A queste due categorie ne andrebbe
aggiunta una terza, ma solo in alcuni casi, che
raggruppa tutte quelle pietanze nella cui singolarità si presentano allo stesso tempo le
sembianze dell’uno e sotto le sembianze del
molteplice. Da qui il dramma ontologico!
Il fondamento che accomuna filosofia e cucina, insomma, è che la totalità di qualcosa non
coincide non l’enumerazione delle parti che la
compongono. Non diversamente da quanto sosterrebbe Rubem A. Alves: “La realtà culinaria” non va cercata in “principio”, ma va
cercata alla "fine” [Rubem A. Alves, Parole da
mangiare]; d’altronde la cucina è quell’area
argomentativa che esplicita il decisivo passaggio dalla natura alla cultura [Claude LéviStrauss, Il Crudo e il Cotto]. In entrambi i casi, insomma, una soluzione di tipo monista più
vicina al concetto di as-similazione che a
quello di separazione,
È forse per questo che Jean Paul Sartre, nel
descrivere il difetto prevalente del pensiero
occidentale, parlerà di “filosofia alimentare”,
di “filosofia digestiva”, che assimila gli
oggetti privandoli della loro corporeità. Ed è
nella fenomenologia di Husserl che Sartre
indicherà quella filosofia “antidigestiva” per
eccellenza, cioè quella che non intende la conoscenza come possesso (as-similazione), ma
come quel “vedere le cose alla chiarezza del
fulmine, all’aperto, fuori dalla coscienza”.
“Digestiva” , sotto questo profilo, risulta essere la filosofia di Hegel. Tra le filosofie alimentari che equiparano la conoscenza a possesso e assimilazione spicca, per affinità
concettuale nonché per lo stesso uso della
terminologia digestiva, l’idealismo del filosofo tedesco. Secondo un’analisi di Remo Bodei, infatti, Hegel avrebbe appreso dalla moderna fisiologia dei processi digestivi che
“l’organismo assorbe immediatamente, in
quanto potenza universale, il cibo ingoiato, ne
nega la sua natura relativamente inorganica e
lo pone come identico a sé, quindi lo as-simila” [Remo Bodei, La Filosofia nel Novecento]. Una metafora della nutrizione,insomma, applicata alla vita spirituale.
All’arte culinaria come operazioni che si
svolgono secondo un ritmo determinato e in
accordo con norme generali e particolari, come esatta distribuzione dei tempi operativi (sia
a livello collettivo che a livello individuale),
non possiamo dunque negare, per dirla con
Emilio Faccioli, una “esistenza oggettiva”, e
non solo perché non è affatto un universo caotico (la cucina ha regole precise che vanno rispettate, anche violate, ma solo dopo averle
apprese), ma anche perché la culinaria può
dirsi di “ordine pratico” se prima sarà di “ordine teorico” [Emilio Faccioli, L’Arte della cucina Italiana]. Va di certo precisato che qualunque sia il fine proposto, quello filosofico o
quello culinario, non si può negare la superiorità della teoria sulla pratica, non solo perché
ogni agire pratico deve essere prima pensato,
ma soprattutto perché un agire pratico non preceduto da nessuna speculazione risulterebbe
privo di senso.
3
Il gusto dei colori
Il
15, 22, 29 gennaio ed il 26 febbraio
2009, la classe 2^ D ha partecipato al progetto “Il gusto dei colori”, sviluppato
sotto la guida dalla prof.ssa Valeria Visconti e svolto in collaborazione con alcune operatrici della cooperativa “Educarte”, che organizza progetti in ambito scolastico riferiti al settore artistico e all’allestimento di opere d’arte.
Durante gli incontri svolti, le ragazze di
Educarte ci hanno parlato dei vari movimenti artistici succedutisi nella storia, ed
in particolare di quello della Pop-Art.
La PopArt è un movimento artistico nato
nel 1960 che ha come obiettivo ben preciso quello di rappresentare immagini banali
e legate al consumo di massa, a stereotipi e
ad semplificazioni, in opere in cui le merci
assumono, attraverso la ripetitività, maggiore rilievo degli oggetti d’arte e nelle quali i
fumetti “raccontano” in modo più efficace
dei romanzi.
Il compito assegnatoci è stato quello di
creare dei cartelloni, in gruppi di 3-4 studenti, per rappresentare l’organizzazione
di un’ipotetica cena ad un personaggio famoso avendo come tema costante di fondo
la PopArt.
I ragazzi della mia classe si sono tutti impegnati al meglio per realizzare i cartelloni.
Credo che questo lavoro di gruppo sia
stato divertente ed utile per esprimere la
nostra creatività.
Nell’ultimo incontro con le esperte di Educarte abbiamo spiegato a turno le nostre
opere e ci sono state assegnate delle valutazioni, risultate tutte positive.
L’ultimo incontro è stato dedicato alla realizzazione di un banchetto (svoltosi l’11
maggio 2009) per i nostri genitori ed i docenti del nostro consiglio di classe, in cui
tutto, dal nome dei piatti del menù alle musiche scelte, è stato studiato in modo da richiamare i principi e le opere d’arte del
movimento artistico della Pop-Art.
Alexa La Moretti
Classe 3^ A Ric
Due cartellonii realizzati dagli alunni
Rapporti disciplinari
dal Magnaghi
e da altri Istituti d'Italia
L'alunna V. durante la mia ora di lezione (italiano) si pone davanti alla finestra fornita di
specchietto e pinzette, mettendosi a fare le sopracciglia. Nonostante i miei richiami risponde sgarbatamente dicendo "si faccia i fatti suoi, a casa non ho tempo per farle dato
che lei ci massacra di compiti"
Durante la lezione è entrato incappucciato un ragazzo che ha urlato una bestemmia
agghiacciante, poi è scappato di corsa facendo ridere tutti
C. dichiara che il ragazzo che ha bestemmiato ha fatto bene e dovrebbe rifarlo
L'alunno è entrato in aula, dopo essere stato per 20 minuti al bagno, aprendo la porta con
un calcio; ha fatto una capriola e ha puntato un'immaginaria pistola verso l'insegnate dicendo "ti dichiaro in arresto nonnina!"
A. passa per i banchi e dà uno schiaffo alla compagna
L'alunno A., assente dall'aula dalle ore 12.03, rientra in classe alle ore 12.57 con un nuovo taglio di capelli
Durante la lezione S. continua a dire a voce alta “che due palle”
L'alunno M. dopo la consegna del pagellino da far firmare ai genitori riconsegna il pagellino firmato 2 minuti dopo.
Sospetto che la firma non sia autentica
C. a voce alta augura “un tumore” ad una compagna assente per motivi di salute
Si espelle dall'aula l'alunna M. perché ha ossessivamente offeso la compagna Sabatino
Prof. Giuseppe D'Angelo Domenica chiamandola Week End.
CONCORSI ED ESPERIENZE
4
Il Magnaghi in trasferta a Castelvetrano
“Sapori e profumi
Fidenza 3/03/2009 ore 8:52: i 2 alunni
Grande
concorso internazionale
quello svoltosi a Castalvetrano,
splendida cittadina siciliana sul mare, dove, ancora una volta, gli studenti del "Magnaghi" si sono misurati nelle tre aree professionali di cucina, sala-bar e ricevimento.
Per sala-bar ha concorso lo studente
Costanzo Alessandro, della 4° D,
con la preparazione del cocktail
“Soffio Rosso”.
Per cucina, invece, lo studente
Andrea Vitali, della 4° E Rist, ha
preparato un “Tournedos di tonno
delicato al profumo di timo”.
Infine per ricevimento la salsese
Calzetti Lisa, della 4° Tur, ha creato
una presentazione in lingua inglese del
territorio.
I docenti accompagnatori erano il professore Riggio Pietro (scienze dell’alimentazione) ed il professore Strangi
Antonino (sala bar), affiancati dalla Dirigente Maria Pia Bariggi.
Il concorso ha visto sfidarsi numerosi
Istituti provenienti da tutta Italia; due
provenivano da altre nazioni comunitarie (Francia e Spagna).
Il concorso è stato anche un’occasione
preziosa per fare delle escursioni per visitare alcune delle meravigliose
bellezze artistico-culturali della terra sicula, tra le quali non si possono non
menzionare gli scavi archeologici di Marinella di Selinunte ed il centro storico
di Mazara del Vallo.
Detto questo, l’unico rammarico per i
nostri ragazzi è stato quello di non aver
Il valore delle
esperienze...
Quest’anno ho fatto uno stage per due
settimane in un ristorante-pizzeria a
Busseto. In questo ristorante ho servito
i clienti e ho apparecchiato i tavoli.
Questa esperienza è stata molto bella
perché mi ha permesso di stare a contatto con i clienti e mi ha permesso di imparare molte cose che mi serviranno nel
lavoro.
In questo ristorante ho conosciuto
molte persone che mi sono state accanto e che mi hanno aiutato nello svolgimento delle mie attività.
Da sinistra: i prof. Riggio e Strangi, l'ex Dirigente Maria Pia
Bariggi, gli alunni Costanzo A., Calzetti L. e Vitali A.
portato a casa nessun trofeo.
Il concorso è stato, comunque, una
grande esperienza professionalizzante
che ci aiuterà, certamente, nel nostro futuro.
Costanzo Alessando 5^ D
Il giorno che mi ha colpito di più al
cuore è stato l’ultimo, quando sono venuti i miei professori a mangiare la pizza
e li ho serviti. Spero di ripetere questa
esperienza il prossimo anno e di poterla
continuare quest’estate.
Ringrazio molto la scuola che mi ha
fatto fare queste attività.
Cesare Coccapani
3^ A Sala
dell’Istituto Alberghiero A. Zamparutti e
D. Gobbi, rispettivamente per il settore
sala/bar e cucina, partono, accompagnati
dai prof. Stella Josè Luis e Tufano Pasquale, alla volta della storica cittadina
campana di Paestum (Sa). Scopo del
viaggio la partecipazione alla seconda edizione del concorso enogastronomico nazionale “Sapori e profumi del Cilento”,
organizzato
dal
maggiore
Istituto
Alberghiero della zona presso l’Hotel Cristallo. La prova consiste, per l’allievo di
cucina, nella preparazione di un piatto tipico utilizzando i numerosi prodotti locali
a marchio DOP e IGP da realizzarsi
nell’arco di tre ore, l’allievo di sala deve,
invece, abbinare correttamente un vino
del territorio al piatto, illustrandone le caratteristiche organolettiche, per poi presentarlo e servirlo alla giuria, dopo
un’attenta analisi gustativa. I professori
Stella e Tufano, rappresentanti la componente professori nelle specialità, rispettivamente, di cucina e sala-bar, sostanzialmente sono con noi alunni per
“spassarsela”, con la scusa di accompagnarci. Scherzi a parte, il loro contributo
è fondamentale; ci sono sempre vicino e
ciò è servito soprattutto a me, la testa
calda del gruppo. Tra i due concorrenti
per il nostro Istituto, in effetti, sono
sempre quello più agitato… Un fatto dovuto, probabilmente, alle nostre differenze caratteriali. Timido, molto educato
ed introverso Daniele; forse altrettanto
educato nella sostanza, ma molto esuberante, talvolta fin troppo, io. Il mio modo
di fare, a dire il vero, ha trasformato il
viaggio in un continuo di richiami indirizzati alla mia attenzione che, tra le altre
cose, hanno fatto aumentare il mio già elevato livello normale di ansia. Ma ritorniamo alla cronaca. Il viaggio prosegue in
maniera tutto sommato tranquilla fino a
Napoli, quando un individuo dall’aria
ambigua, comincia ad "attaccare bottone"
nel nostro scompartimento per poi mettere in scena una colorita pantomima al fine
di venderci delle inutili calze in filo di
scozia e spillarci qualche soldo. Anche
qui è fondamentale il contributo del prof.
Tufano (che gioca in casa) per dribblare
agevolmente ogni tentativo del folcloristico individuo. L’interminabile viaggio, dopo un breve tragitto in pullman dall’ultima fermata del treno (Agropoli) fino
all’hotel, termina alle sette di sera. La sistemazione in albergo diventa, finalmente, occasione per conoscere il nostro compagno di camera Gianmarco
Spano, un ragazzo di V dell’Istituto
Alberghiero di Reggio Emilia, che sì è
subito rivelato disponibile ed amichevole.
Neanche il tempo di fare una doccia e di
rinfrescarsi per bene e veniamo cata-
CONCORSI ED ESPERIENZE
5
del Cilento”: cronaca di un concorso
pultati alla volta dell’Hotel sede della nostra prima cena “salentina”. Qui le pietanze, come del resto tutti gli altri pasti
assaporati durante la nostra permanenza,
vengono servite dalle classi 1^, 2^ e 3^
dell’Istituto Alberghiero di Agropoli.
Prima di fare rientro in hotel, la cena si
conclude con un discorso di un "pezzo
grosso" della scuola locale. Della prima
notte conservo un ricordo devastante. La
notte (fino alle 2 circa ) ha visto uno sfinito Lele Gobbi che cercava di farmi imparare gli ingredienti del piatto che
avrebbe cucinato al concorso. Impresa
ardua, visto che tra stanchezza accumulata nel viaggio, effetti della digestione
ed alcool in vene a a malapena riuscivo
ad articolare correttamente tre parole in fila. Devo dire, a mia parziale discolpa,
che il nome del piatto “Fusilli di Felitto
ai sapori del cilento su vellutata di ceci
di Cicerale e fagioli di Controne)” non
mi
agevolava.
Alla fine avevo la
mente
talmente
annebbiata che ho
ragazzi deliziosi con i quali mi metto a
chiacchierare mettendo momentaneamente in secondo piano l’ansia che si genera durante l’attesa prima della propria
prestazione. Sono il quinto in gara. Finalmente arriva il mio turno e vengo
annunciato dal presentatore, mentre termino la mia mise en place. La tensione è al
massimo e mi sento puntare tutti gli
occhi dei presenti addosso. Sicuramente
anche il pubblico nota la mia rigidità ed
il presentatore, cercando di farmi
tranquillizzare mi stuzzica dicendo:
“Innanzitutto complimenti per il taglio
dei capelli, che ha riscosso molto successo tra le ragazze della sala e di ricevimento”. La battuta, però, sortisce
l’effetto contrario e per la tensione, cominciano a tremarmi le gambe e le mani.
Dopo la presentazione eseguo la mia
performance. Per prima cosa descrivo la
scelta del vino da accompagnare al
piatto preparato da Daniele, un Fiano
delle Cantine Marino di Agropoli, dal
colore giallo paglierino, vendemmia tardiva, buon tenore alcolico e bla bla bla.
Da sinistra: il prof. P. Tufano, gli alunni A. Zamparutti e D. Gobbi, il prof. J. L. Stella
sognato tutta la notte vino e fusilli.
La mattina seguente è quella della gara
che ci vede protagonisti. Mi sveglio con
una faccia pietosa, anche se mi sento
ben riposato, ed una fame da lupi. Dopo
una sostanziosa colazione ed una sistemata all’aspetto, mi infilo nella mia fedele uniforme e comincio a ripassare le
mie cose. Lele entra alle 11:30 in cucina,
lasciandomi da solo in tranquillità. Questo stato di cose dura ben poco in quanto
comincio subito ad “attaccare bottone”
con una ragazza di Roma, Melinda, e
con il rappresentante di sala per l’Istituto Alberghiero di Verona, Mirko. Due
Quindi, mentre Lele presenta il suo
piatto, stappo la bottiglia ed avvino i
bicchieri (operazione che in genere si fa
con i vini rossi), per accentuare i profumi ed i sentori del vino e per sottolineare
la mia professionalità nel servizio. La giuria passa alla degustazione della bevanda. Ad un tratto l’unico sommelier
della giuria mi chiede come mai i bicchieri sono sporchi, non accorgendosi che erano stati appositamente avvinati poco prima. Sbarazzo, quindi, la mia postazione
non soddisfatto per la mia prestazione.
Da una parte, l’emozione mi ha reso
lento nell’esecuzione dei compiti;
dall’altra, la giuria, come dimostra
l’esempio del sommelier, forse è stata
poco attenta.
Vedendo le altre prestazioni pensiamo,
comunque, di essere tra i primi posti e
continuiamo a sperare nella vittoria finale. Solo la scuola di Verona ci preoccupa. Infatti Mirko, il ragazzo di sala-bar
di cui ho parlato prima, è stato bravissimo nell’introdurre il vino, ma ha
peccato un po’ nella professionalità del
servizio. Io, invece, anche se ho
mancato qualcosa nell’esposizione, ho
svolto un servizio impeccabile, facendo
cose che gli altri concorrenti non hanno
neanche pensato. Dopo la consegna degli attestati di partecipazione ai
concorrenti si passa il pomeriggio socializzando con tutti gli altri ragazzi in
concorso e nascono nuove amicizie. Gli
unici a non socializzare, senza alcuna
apparente motivazione, sono gli studenti
dell’Istituto Alberghiero di Erba, che
non ci rivolgono nemmeno la parola.
Idromassaggio prima di prepararci e poi
tutti in giacca e cravatta per la serata di
Gala, nella quale viene premiata la scuola vincitrice. La premiazione viene preceduta da un profondo discorso del preside locale che sottolinea la mancata partecipazione di esponenti politici al
concorso, dicendo che la professione
insegnata negli alberghieri è una passione, ed in quanto tale non deve essere
intaccata da un mondo sporco e marcio
come quello della politica.
La serata sembra preludere ad un epilogo trionfale ma, tra lo stupore generale
dei presenti, viene annunciata la vittoria
dell’Istituto di Erba (l’unico partecipante ad aver presentato un dessert). In
verità, tutti pensavamo che sarebbero
stati penalizzati. Il professore di cucina
di quella scuola era entrato in cucina ad
aiutare il ragazzo concorrente e la
sommelier era stata disastrosa, servendo
malissimo il vino e presentandolo con
un filo di voce, tanto che in pochi erano
riusciti a sentirla.
Purtroppo il verdetto è inappellabile. Dopo le foto veniamo avvicinati dal presidente della giuria per complimentarsi
con noi e comunicarci che ci siamo comunque classificati al secondo posto
con 305 punti. Terminata la cena con
una punta di rammarico, andiamo tutti a
fare una passeggiata (rigorosamente
senza i ragazzi di Erba), per poi rientrare
presto in albergo a causa del forte vento.
Il resto della nostra permanenza viene
trascorso tra visite e giretti.
Nonostante il risultato finale il bilancio
non può che essere positivo e spero di
avere l’opportunità di ripetere esperienze di questo tipo in futuro.
Alex Marcello Zamparutti
5^ D
6
RACCONTI DI... CUCINA
La magia ai fornelli
Tempo fa c’era un giovane sovrano molto vi-
ziato che, stanco dei soliti piatti che preparava
la brigata reale, decisa di mandarli tutti al rogo.
Però, siccome senza cuochi non poteva stare, decise di organizzare un concorso culinario il cui
vincitore sarebbe stato ricoperto d’oro e sarebbe diventato il primo chef della nuova brigata reale, mentre tutti gli altri sarebbero stati
decapitati.
Nei sobborghi di questo regno lavorava, come
lavapiatti in un’osteria molto famosa, un giovane di nome Kermes. Purtroppo la sua famiglia
era molto povera ed entrambi i suoi genitori
non potevano più lavorare. Quando Kermes lesse il volantino del concorso indetto dal re, decise di parteciparvi. I suoi genitori erano molto
diffidenti, perché sapevano che le probabilità di
perdere il loro unico figlio erano alte, ma lui li
dissuase, dicendo che era meglio morire per
qualcosa piuttosto che vivere per niente.
Prima di mettersi in cammino decise di passare
a salutare lo chef della cucina in cui lavorava.
Quest’ultimo, per ringraziarlo della cortesia, gli
consegnò una pozione che avrebbe reso qualsiasi cibo irresistibile a tutti i palati, persino a
quelli più fini. Ora Kermes sapeva che avrebbe
potuto vincere, dunque si incamminò verso il ca-
stello molto contento. Quando arrivò mancava
poco alla gara e pensò a tutte le migliori preparazioni che aveva visto fare centinaia di volte.
La gara cominciò e, mentre lavorava, vide gli
altri cuochi impegnarsi assiduamente. Uno stava flambando una salsina che avrebbe usato
sulle labbra.
Alla fine del tempo prestabilito per le preparazioni, il re assaggiò tutte le pietanze, rimanendone molto colpito. Quando fu il momento
di decretare il vincitore Kermes stava tremando dalla paura, ma il re lo guardò e disse
che sarebbe diventato proprio lui lo chef della
brigata reale.
Kermes, felicissimo, espresse il desiderio che
tutti i cuochi che avevano partecipato a quella
gara, invece che essere decapitati, diventassero
parte della brigata. Il desiderio fu accolto e
Kermes ottenne anche il permesso di far vivere
i suoi genitori in una torre del castello.
Prima di prendere servizio tornò a salutare lo
chef per cui aveva lavorato. Quest’ultimo gli
confidò che la pozione magica non aveva proprio niente di magico. Essa era nient’altro che
acqua salata
per accompagnare una frittatina al porro, Tutti vissero felici e contenti… fino a quando
mentre un altro stava sfornando una faraona ri- il re non si stancò anche della nuova brigata!
piena di pere e pinoli. Vedendo queste preparazioni elaborate Kermes ebbe un attimo di paniDavide Fallacara
co, perché pensava che il suo polpettone ripieZagni Giovanni
no di asparagi e brie non fosse all’altezza dei
Brambati Matteo
piatti degli altri cuochi in gara. Ma la paura pas3^ C
sò quando ricordò di avere la pozione in tasca
e, non appena la utilizzò, gli tornò il sorriso
Pane, pane, pane
Qualche tempo fa, in un piccolo paesino
di alta montagna, c’era una minuta panetteria gestita da due anziane persone. La
gente di quel paese diceva che quella panetteria sfornava il pane più buono in assoluto, dalle forme più bizzarre e con gli
ingredienti più strani.
Si diceva che anche questi due anziani venivano chiamati “i maghi del pane”, per la
loro infinita creatività nello sfornare pane
di ogni forma e ciascuno dal gusto differente.
Tutto il paese, già dalle prime ore del mattino, si presentava davanti alle porte della panetteria, impaziente di assaggiare le delizie
che i due panettieri avevano preparato tutta
la notte.
L’unico problema era che questa panetteria, essendo in un paesino isolato dalle
grandi città, era conosciuta solamente dai
compaesani. Nessuno, quindi, al di fuori
del paesino ne conosceva le prelibatezze. I
due anziani, a causa della loro età
avanzata, anche se a malincuore, erano decisi a terminare la loro attività, che, nonostante i tanti sforzi, non aveva loro regalato
sufficienti soddisfazioni.
Una bella mattina, alle porte della panetteria, non si presentarono i soliti compaesani, ma un signore dall’aria importante.
Portava un abito lussuoso nel quale si pote-
va notare, sulla parte sinistra, uno stemma
reale.
I due panettieri gli chiesero chi fosse e da
dove provenisse. Lui raccontò di essere un
lord inglese che possedeva un enorme castello in Gran Bretagna.
Disse, inoltre, di aver sentito parlare molto
bene del loro pane e che, incuriosito, era venuto di persona ad assaggiare queste delizie.
Assaggiò tanti tipi di pane per tutta la
giornata e, arrivata sera, rimase piena-
mente soddisfatto di quanto assaggiato.
Così propose ai due anziani di andare con
lui in Inghilterra per preparare il pane in
occasione del suo imminente matrimonio.
I due anziani rimasero sorpresi e pensarono a tutti quegli anziani che avevano passato nel loro paese natio. Pensarono alle
persone che non avrebbero più visto e che
fedelmente e puntualmente alla mattina
presto erano già alle porte della panetteria.
Capirono, anche, che se fossero partiti
avrebbero avuto la possibilità di avverare
il loro sogno, nonostante la loro tarda età.
Così dopo qualche giorno di perplessità e
ripensamenti, i due panettieri accettarono,
anche se un po’ dispiaciuti, la proposta del
lord inglese ed il giorno seguente partirono assieme al ricco signore con destinazione l’Inghilterra.
Arrivato il giorno del tanto atteso matrimonio sulla tavola vennero portati cesti
enormi colmi di pane ancora caldo. Gli
invitati si abbuffarono e rimasero stupiti
per la bontà di quel pane.
Da quel giorno il pane di quegli anziani si
diffuse in tutto il mondo. Si avverò così il
sogno dei due anziani panettieri che avevano dedicato interamente la loro vita a
sfornare del pane.
Ferlenghi Simone
3^ C
L'ISPIRAZIONE POETICA - IL VIAGGIO D'ISTRUZIONE RACCONTATO DAGLI ALUNNI
ODE ALLE LASAGNE
La bocca è stracolma di quella
lasagna così semplice ma così
deliziosa, come il latte materno per
un neonato;
si scioglie regalando un trionfo di
sapori alle papille gustative.
Il loro profumo è talmente soave e
suadente che è impossibile resistere.
Gli ingredienti sono semplici, ma
l’amore e la passione nel crearle le
rendono speciali.
Leopodlo Lazzaro 3^ F Cuc
SONETTO SUL CIBO
Alla scuola alberghiera lavoriamo da
mattino a sera.
Chi in cucina, chi in sala e chi in
recepiton. Siamo tutti pronti per la
conveniton.
I tavoli sono apparecchiati e
attendono l’arrivo degli invitati.
Prosciutto crudo, salame, culatello,
sono pronti anche i nervi di vitello.
Risotto col parmigiano, arrosto di
fagiano, e patate duchesse o al forno
se le mangeranno di contorno.
Vino bianco e rosso ne bevano a più
non posso; infine arriva la frutta, che
la finiranno tutta.
Gandolfi Gaia 3^ F Cuc
DOLCE ANGURIA
Una polpa rossa che ricorda il
tramonto d’agosto, scorza verde
come un prato morbido di rugiada
Piccoli semi come splendenti stelle
dii una notte serena.
Allieta i palati assetati, dona gioia
all’arida monotonia.
Dolce anguria, fresco sole d’estate.
Alice Scapuzzi 3^ F Cuc
7
Viaggio d'istruzione a Barcellona
Lunedì
02/03–Sabato 07/03: sei indimenticabili giorni a... Barcellona. Il ritrovo è, in realtà, domenica sera. Si
parte da Fidenza e si passa da Parma
per il secondo “carico” sul mitico
pullman di Alex e Cristian, i nostri
simpaticissimi autisti. Arriviamo a LloFoto di gruppo a Girona
ret de Mar verso le tre del pomeriggio,
dopo una sosta per la colazione a Montpellier, distrutti dal lungo viaggio
ma pronti per una bella settimana! Siccome siamo in anticipo sulla tabella di marcia, ci concediamo una passeggiatina sul lungomare prima
della cena in albergo, tra l'altro molto carino. Il primo giorno effettivo di
gita inizia con l'incontro in albergo con la nostra guida, Massimo, dopo
un'abbondante colazione a buffet! Con il pullman iniziamo a girare la magnifica Barcellona e Massimo ci mostra la Torre di Agbar (che tutti ricorderemo come “El consolador”), le case Batllò e Milà, il monumento a
Colombo, e ci accompagna al Park Guell, il famosissimo parco progettato da Gaudì, pieno di musicisti, bancarelle e ...pappagalli! Subito dopo ci porta a vedere l'altra gigantesca opera di Gaudì, la Sagrada Familia: indescrivibile. Pranziamo vicino al mare per poi fare un giro al Montjuïc, promontorio della città in cui troviamo, fra l'altro, la parte costruita
in occasione delle Olimpiadi del '92, tra cui la famosa Torre delle telecomunicazioni. Dopodiché ci concediamo una passeggiata sulla Rambla,
lo “stradone” caratteristico di Barcellona ricco di intrattenimenti, e la prima Sangria. Il giorno dopo facciamo una bella camminata nel centro storico di Barcellona: la cattedrale e i vari borghetti della città. Dopo pranzo
andiamo a visitare la cantina del Freixenet, lo spumante locale. Terminiamo la giornata con un giro sul trenino della cantina e un brindisi alla
catalana (che ci insegna Massimo). Come tutte le altre sere, ceniamo in
albergo e poi c'è chi resta a “riposarsi” in camera e chi esce per un giro
in sala-giochi o a bere una buona Sangria del posto. La mattina dopo ci
dirigiamo a Figueres per la visita del museo di Salvador Dalì, il genio
pittore, scultore e chi più ne ha più ne metta. Un museo che difficilmente
possiamo definire tale. Un posto molto particolare, proprio com'era Dalì,
che visitiamo un po' velocemente ma che è comunque interessante. Ricompattato il gruppo, andiamo a Girona. Giusto il tempo di mangiare e
ci mettiamo in cammino attraverso il centro storico, un intreccio di stradine medievali che portano alla Cattedrale. Il sole rallegra ancora di più la
giornata e ci accompagna fino al giorno seguente. Venerdì, ultimo giorno,
il gruppo dei 40 si divide: un po' con il prof. Fidone al Camp Nou, e un
po' all'acquario con la prof. Ghezzi e il prof. Concari. Il Camp Nou, il
più capiente stadio d'Europa, lascia tutti a bocca aperta. L'acquario,
anche se non troppo grande, è ben curato e senz'altro ne ricorderemo la
bella vasca degli squali. Il gruppo si riunisce in Plaça d'Espanya dove ci
aspetta una favolosa fiera gastronomica: Degusta. Il pomeriggio è libero
e si gira sulla Rambla, si passa dall'Hard Rock Cafe e si comprano gli
ultimi souvenir. Alle 19 ci troviamo di nuovo a Plaça d'Espanya per lo
straordinario spettacolo della Fontana Magica, un cocktail di musiche,
luci e giochi d'acqua indimenticabile. Ci portiamo poi in albergo per
“l'ultima cena”, perché in effetti la affrontiamo con una certa tristezza...chi se ne vuole andare da Barcellona?!? Dopo cena facciamo un
ultimo giro per Lloret, l'ultima Sangria, due risate e poi in albergo. Sabato la sveglia è dura, carichiamo le valige, facciamo colazione e saliamo
sul pullman per il lungo viaggio di ritorno. Facciamo una sosta a Nimes
per il pranzo e la visita all'arena. Alla fine del viaggio siamo tutti stanchi
e molti anche influenzanti. Ma mi sento di dire a nome di tutti (gli alunni
della 5B, 5C e 4C) che ne è valsa davvero la pena!
Cristina Prada
5^ C
8
IL VIAGGIO D'ISTRUZIONE RACCONTATO DAI DOCENTI
Dove siamo? Quando ci fermiamo? Cosa facciamo? Quando torniamo?...
I viaggi di istruzione non costituiscono delle esperienze formative farci i letti?”. Esterrefatti, cominciammo a dubitare della sanità
soltanto per i nostri alunni. Sono anche un’occasione preziosa per i mentale di alcuni dei nostri alunni.
docenti per conoscere meglio i loro ragazzi, le loro abitudini, i loro In questo tipo di “leggerezza mentale” non poteva, di conseguenza,
interessi e, perché no, i loro pregi e difetti. Anche questi momenti esserci spazio per le informazioni della nostra preparata guida turivissuti durante lo svolgimento della professione docente lasciano stica di Barcellona. Un colto e carismatico signore di mezza età
dei messaggi e degli insegnamenti.
che utilizzava un linguaggio semplice ed efficace, arricchito da cuDove siamo? Quando ci fermiamo? Cosa facciamo? Quando riosità e strani aneddoti sulla città e sulle figure più importanti che
torniamo?... Con questa litania, la mattina dello scorso 24 marzo, in essa hanno vissuto e proliferato artisticamente. Le sue parole,
è cominciata e si è conclusa (ahinoi, nda) l’avventura in compagnia infatti, non sembravano far breccia nelle menti dei ragazzi che, dadei baldi giovani di tre classi terze del “Magnaghi” alla volta di vanti alla maestosità della Sagrada Familia o alle bellezze del
Montpellier, Barcellona e Nimes.
Parc Guell, invece di fare domande interessate, non facevano altro
A dire il vero, almeno il giorno della partenza, causa l’estrema che riproporre la medesima, sfiancante litania: “Dove siamo? Cosa
puntualità dei ragazzi, avremmo potuto illuderci, a ragione, di po- facciamo? Quando torniamo?"
ter trascorrere un viaggio sereno. L’intenzione di noi docenti, Laddove la suadente voce di Massimo, la nostra guida, non aveva
infatti, era quella di recuperare il sonno perso per essere pronti ed ottenuto effetti positivi le audio guide rimanevano l’ultima spein forze al momento dell’arrivo a deranza. Allora tutti in visita alla meravistinazione. Ma ben presto, dopo pogliosa casa Battlò, un edificio considechi minuti di tranquillo riposo, le grirato una delle innovazioni più straordida dei ragazzi imploranti la prima sonarie della creatività di Gaudì. Gli abista, ci risvegliarono da questa sensatanti di Barcellona la chiamano “casa
zione di apparente benessere. Le ride los ossos” (casa delle ossa) o anche
chieste erano di natura tanto fisiolo“casa del drac” (casa del drago) e la
gica quanto psicologica (la fatale diragione di questi soprannomi è evipendenza dal fumo..). “Nulla di stradente. Più che un edificio è ormai un
no” verrà da dire ai navigati docenti
mito dell’arte.
accompagnatori delle classi in gita.
Un interesse seppur minimo sembrava
“I ragazzi hanno poca attitudine a
illuminare il volto di una discreta parte
star seduti immobili in classe, figudel gruppo. Da un lato noi docenti,
riamoci in autobus”. Tutto vero, ma
affascinati da così tanta creatività;
la cosa sorprendente non è questa.
dall’altro i ragazzi, incuriositi dallo
Puntualmente,
al
momento
strano comignolo della casa a forma di
dell’appello, ci si accorgeva dell’asaglio.
senza di alcuni alunni (che d’ora in
L’effetto Gaudì durò poco. Tutti
poi chiameremo i “soliti noti”) i quasembravano molto più ansiosi del moFoto di gruppo a Barcellona - Montjuic
li, non avendo ancora usufruito dei
mento ludico-ricreativo, gentilmente
servizi per i quali la fermata era stata richiesta, sostavano davanti offerto dal prof. Strangi sull’autobus (presto battezzato “lo
al pullman con una sigaretta da poco accesa.
Strangi Show”), dove a turno i ragazzi, diretti dallo stesso, davano
Segni premonitori di un disastro annunciato. Manco il tempo di sfogo alla loro ilarità, raccontando barzellette e commentando
mettere piede sul suolo straniero (precisamente su quello francese) scherzosamente le meravigliose opere viste.
per la seconda sosta, che uno dei “soliti” pensa, genialmente, di sfo- Dopo una breve consulta capimmo che era necessario risvegliare il
gare la sua vena artistica su una immacolata cabina telefonica, uti- loro interesse, ma come fare?
lizzando un pennarello indelebile… Ancora un’altra fermata, nella La visita alla più antica cantina di Catalogna, dove l’azienda Freinota località turistica francese di “Arles”, ed un altro compagno si xnet produce il cava, ci rincuorava. Anche lì una guida molto prediverte, dando sfogo stavolta alla vena romantica, ad improvvisare parata ci ha accompagnato durante la visita. Ma ancora una volta
un bouquet floreale per la propria ragazza, attingendo alla vicina l’unico aspetto interessante della giornata è risultato essere il giro
aiuola pubblica dove era ben visibile un cartello con su scritto: “Vie- sul trenino, offertoci per girare all’interno dell’immensa cantina.
tato raccogliere fiori”.
Una passeggiata nei giardini di Montjuic e finalmente eccoci di
Pensando alla notte, ormai imminente, ed ai giorni che l’avrebbero fronte al suggestivo spettacolo di suoni e luci sfavillanti delle fontaseguita, iniziò a crescere in noi un senso di ansia e preoccupazione. ne di Plaza d’Espana. Esplode solo allora l’entusiasmo dei raTuttavia, le notti trascorsero senza grandi problemi, in quanto gli gazzi: foto, video, commenti e un ringraziamento speciale agli inseallievi, pur facendo a gara a non dormire e manifestando nei corri- gnanti. Avevamo colto nel segno. Inutile insistere con l’arte e la
doi degli alberghi una certa vivacità (che veniva puntualmente e cultura. Meglio il puro divertimento o lo shopping libero e sfreimmediatamente contenuta dal docente di turno, anche in tenuta da nato! Allora si decide, prima di lasciare Barcellona e la caliente
notte qualora necessario…), mantennero un comportamento tutto terra catalana, di concedere e concederci un giro sulla Rambla,
sommato accettabile.
cuore pulsante della città.
Ad ispirare noi insegnanti la stesura di questo pezzo, in realtà, sono Molto apprezzata anche l’ultima mattina, trascorsa a passeggiare
stati degli episodi singolari (forse dovuti alla mancanza di sonno o sulla spiaggia di Lloret de Mar. Ma quando il viaggio sembrava
semplicemente ad una mal celata forma di “bradipismo” cerebra- aver preso finalmente la giusta piega, il momento di ripartire era
le), verificatisi durante le visite turistiche.
arrivato. Ancora una breve sosta in Francia, a Nimes, con cena dieEsemplare, a tal proposito, la domanda posta da uno dei “soliti” tetica a base di riso in bianco, e quindi via verso il rientro a Parma.
sulla Torre di Girona. Dopo aver trascorso l’intera mattinata per Questa esperienza cosa ci ha insegnato? Che talvolta noi docenti
le vie della città in un percorso in salita fino alla famosa “Giro- dovremmo imparare a calarci nei panni dei nostri ragazzi, imparare
nella” (torre dalla quale è possibile godere di un fantastico panora- a pensare con la loro testa e, forse, non meravigliarci più di tanto
ma), guardando la città dall’alto l’alunno chiese: “Prof, che città è dei loro comportamenti. Ritornando col pensiero a come eravamo
quella?”.
alla tenera età di 17 anni, capiremmo che, in fondo, anche noi
O ancora, degna di nota la domanda di un alunno che, incuriosito avremmo preferito il meraviglioso spettacolo di luci e di suoni
dal doppio colore caratteristico dei taxi di Barcellona (giallo e ne- delle fontane di piazza di Spagna ed apprezzato più i colori ed i saro, in omaggio ai celebri taxi di Londra e New York), ci chiese: pori della Boqueria che l’estro ed il genio del grande architetto
“Prof, ma le portiere sono gialle o hanno dei fogli adesivi appicci- Gaudì.
cati sopra?”
Ah… dimenticavamo… Quando arriviamo?
E, per finire, la domanda di una “solita” ragazza di sala che al
terzo giorno del nostro soggiorno ci chiese tutta contenta, come se
avesse scoperto chissà quale verità: “Prof, ma lei lo sapeva che
Le prof. Simona Cornali, Carmen Poletta, Maria Epifanio
quando usciamo la mattina, entrano in camera degli omini a ri-