Il Magnaghi Il Magnaghi - Giornalino scolastico Salsomaggiore Terme Intervista al nuovo Dirigente Scolastico: prof. Giovanni Geresia giorno signor Preside, possiamo Perché i rappresentanti di classe, in quanto tali, svolgono una funzone di servizio che non farle qualche domanda? può mirare alla ricerca di spazi di privilegio Buon giorno a voi, certamente. che rappresenterebbero una contraddizione Come si trova in questa scuola? stridente con la funzione svolta. A loro spetta Benissimo, grazie. Quali sono gli obiettivi per migliorare la il compito di esprimere i bisogni dei compagni, tutelarne i diritti nelle sedi collegiali, scuola? A fronte di una riforma che è ormai realtà, rendere la democrazia sempre più vissuta e abbiamo il dovere di renderla funzionale ai di- partecipata. versi indirizzi di studio che in essa coesistono Ha riscontrato delle differenze tra gli e che, certamente, accrescono l'offerta formati- alunni delle altre scuole e noi? va del Magnaghi. Nel settore dei servizi il Ma- No. I giovani sono figli della realtà in cui vignaghi, infatti, si è arricchito di un nuovo indi- vono, perciò sono uguali e sono portatori di rizzo, quello dei "servizi commerciali”, che, una cultura, di interessi e di valori che, in un certo senso, possiamo affermare talvolta per gli adulti, possono anche essere consente una risposta esaustiva ai bisogni di difficili da comprendere. Alcuni studiosi un territorio ad alta vocazione turistica quale è affermano che nella scuola vi è un profondo quello di Salsomaggiore Terme e della provi- divario tra gli alunni ed i docenti, determinato cia di Parma. Sarà quanto mai urgente, perciò, dalle trasformazioni in atto nella società. I giovani, infatti, sono definiti fare una ricognizione delle "nativi digitali", cioè strutture ed individuare gli cittadini a pieno titolo spazi necessari per collocare della società post-moi nuovi laboratori e le nuove derna; i docenti, invece, classi. Il novo indirizzo dei "migranti digitali". Il che “servizi commerciali” si significa che ci si trova di aggiunge, quindi, a quello fronte a due linguaggi didei "servizi per l'enogastroversi, due distinte culture nomia e l'ospitalità per cui, a volte, la stessa alberghiera" e consente ai comunicazione diventa giovani di usufruire di una difficile. offerta più ricca, articolata In seguito ai diversi epied in grado di cogliere più sodi di furto tra gli agevolmente le opportunità Il Dirigente, prof. Giovanni Geresia alunni, quali provvedioccupazionali che provengomenti intende prendere? no dal mondo del lavoro. Cosa ne pensa della nuova riforma scolasti- E' un fenomeno estremamente increscioso che non dovrebbe assolutamente verificarsi in una ca? La riforma approvata dall'attuale governo, che scuola, che è una istituzione educativa. In entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico, quanto tale è preposta alla formazione dei vuole essere una risposta esaustiva e coerente cittadini e, quindi, deve educare i giovani al rialle profonde trasformazioni che caratterizza- spetto della persona, alla convivenza civile e, no la nostra società. Essa non solo mette fi- quindi, alle regole che presiedono ogni struttunalmente in soffitta la miriade di indirizzi che ra sociale. Il furto rappresenta un vulnus grave caratterizzavano la scuola secondaria in Italia, alla persona, agli affetti e alla società tutta e ma nella esemplificazione organizzativa non dovrebbe assolutamente essere perpretato consente complessivamente un allineamento da giovani come voi, che si affacciano alla vidella scuola italiana alle altre scuole europee ta e dovrebbero costruire una società miglioattraverso, una operazione che coniuga tradizio- re. Noi lo combattiamo educando i giovani al ne ed innovazione. Una scuola che guarda al fu- rispetto di sé e degli altri così come si convieturo ed ottempera compiutamente alla racco- ne in ogni società moderna e civile. mandazione del Parlamento Europeo relativa Per concludere, quale consiglio intende daalle competenze chiave per l'apprendimento re agli alunni della sua scuola? Vi auguro di investire questi anni della vostra permanente. Perché ha abolito la tradizionale uscita di vita nella costruzione di solide basi per essere inizio anno dei rappresentanti di classe, pro- validi e vincenti nel futuro. In bocca al lupo. posta dai precedenti Dirigenti nei passati Intervista a cura della classe 2^ G anni scolastici? Buon In questo numero... p.2 La cucina e la filosofia p.3 Il guto dei colori p.3 Sette in condotta p.4-5 Concorsi ed esperienze p.6 Racconti di... Cucina p.7 L'ispirazione poetica p.7-8 Il viaggio d'istruzione raccontato dagli alunni e dai docenti Anno 1° - N. 0 - Marzo 2010 Il Magnaghi: finalmente si parte! "Anno nuovo, vita nuova"... dopo l'inevitabile stop del passato anno scolastico per "cause di forza maggiore" inauguriamo la prima uscita ufficiale del giornalino scolastico "Il Magnaghi", frutto del progetto presentato dai docenti Giuseppe Andrea Fidone e Carmen Poletta, della collaborazione degli alunni di molte classi e di alcuni docenti. In realtà si tratta di una prima uscita "anomala", rispetto al'attualità degli articoli. Ci è sembrato doveroso, infatti, non gettare al macero il lavoro svolto l'anno passato, soprattutto per non deludere i tanti alunni e colleghi che hanno prodotto un copioso materiale e che si sono impegnati con noi, credendo nella bontà dell'iniziativa. Il presente numero contiene, comunque, un attualissimo articolo di prima pagina, non potendo, per dovere di cronaca, non tener conto dei cambiamenti che hanno investito la guida del nostro Istituto, e parte degli articoli pervenutici all'inizio del 2009. Alcuni scritti, d'altra parte, come i racconti e le poesie, sono pezzi "senza tempo"; altri permetteranno di rituffarci, alunni e docenti, nelle esperienze dell'anno scolastico che ci siamo lasciati alle spalle. Ma perchè nasce la pubblicazione "il Magnaghi"? Il progetto nasce dall’esigenza di approfondire l’analisi e la conoscenza del giornale, strumento così diffuso nella nostra società, ma anche di realizzare un luogo ideale di incontro e confronto di tutti i soggetti coinvolti nella vita scolastica, alunni e non. Gli attori principali sono naturalmente gli studenti dell’Istituto che si improvvisano giornalisti e possono produrre ed inviare articoli sulla loro scuola, raccontare le uscite, le gite, le esperienze laboratoriali, affrontare tematiche di interesse generale ecc…, esercitarsi nella scrittura e leggere ed analizzare con senso critico gli articoli che loro stessi elaborano. Gli alunni di oggi vivono in un mondo dove la comunicazione ha assunto aspetti e modalità assolutamente nuovi anche solo rispetto a pochi anni fa. La scuola deve assumere i nuovi mezzi di comunicazione, per usarli in modo sicuro e competente, al fine di fornire all'alunno la possibilità di sviluppare tutte le sue capacità di interazione con gli altri. Il progetto, per sua natura, non è, né può essere, un progetto "chiuso". Speriamo, quindi, nella collaborazione di tanti colleghi e nella partecipazione del più ampio numero possibile di alunni. I referenti del progetto sono a disposizione di tutti gli interessati. G. A. Fidone LA CUCINA E LA FILOSOFIA 2 La filosofia e la cucina: per una teoria estetico-culinaria Del cibo si può dire e scrivere di e della gastronomia”, come ci fa notare Nicola Perullo, “uno dei motivi principali della tutto, tranne l’essenziale. sua esclusione da ambito di studio e di sapere, è sempre stata quella della sua costitutiva frivolezza ed evanescenza, nonché del “Benché sia stata resuo rapporto con l’edonismo e con il piacecentemente riabilitata re materiale” (Parlare di cibo, infatti, condudalle scienze umane”, ce di solito ad un banalizzazione costante scrive Jean-Paul Aron, dello stesso. Ma più che discutere “di” cibo, “la cucina non ha ancora allo stesso modo in cui lo si discute attraottenuto le sue credenziaverso il governo dei mass-media - per li filosofiche. Non ci si è esempio parlando delle tre celeberrime “T”: accorti che tra i fornelli e Terra, Territorio e Tradizione, - parlare “del” la sala avviene un vero e proprio dramma ontologico, che l’identico cibo induce a problematizzarne la materia di si contrappone al diverso, l’uno al moltepli- cui è costituito nonché gli aspetti simbolici ce, il possibile al reale. L’alimento allo e ai relativi significati cui esso rimanda). stato grezzo, nella sua finalità biologica, è, Di considerazioni sul cibo, tuttavia, la storia per così dire, consumato dal bisogno; in della filosofia non sembra esserne esente: la quanto produttore di energia viene valutato questione, ovviamente, più che alle analisi in calorie; il piacere che procura è un para- tecnico/organolettiche ha riguardato il valometro della sua funzione. La cucina varia i suoi contenuti, modula i suoi oggetti, attua un passaggio dal singolare al plurale, e viceversa”. Come in un’opera d’arte la culinaria sceglie, pulisce, elimina le parti non commestibili, e da queste, qualora può, ne estrae l’assimilabile; la culinaria taglia e, nel taglio, modella, in funzione del cuocere e del presentare; la culinaria mescola, separa e riunisce i pezzi, i frammenti e, nelle associazioni delle parti, crea, dispone con cura e ordine, quindi, mostrandosi, si mette in s-cena, talora promettendo più di quanto riesca a mantenere. Accostare le due discipline, quella filosofica e quella culinaria, e, soprattutto, individuarne una più o meno stretta relazione è un’impresa ardua, che probabilmente susciterà l’attenzione degli studiosi di filosofia, ma anche la curiosità dei non professionisti di re conoscitivo di questa porzione di sensibiliquesta disciplina (magari troppo astratta tà. Olfatto e gusto, e quindi gli organi di eppure intimamente reale). Filosofia e cuci- senso che più caratterizzano il rapporto na sono infatti due discipline molto diverse (immediato) con il cibo, sono stati considetra loro. Diverso è l’oggetto a cui si riferisco- rati da una certa tradizione filosofica come no, diverso il fine che si propongono, diffe- non cognitivi, “i più arcaici tra i sensi, che rente il metodo che utilizzano. La prima è mettono in moto le zone più primitive del noun’attività puramente mentale. La seconda è stro cervello, quelli in cui i ragionamenti, i un’attività prevalentemente manuale, che propositi, la volontà, hanno una scarsissima opera con l’effimero (il cibo). L’effimero, pe- incidenza" [ Umberto Galimberti I vizi capirò, non può trovare posto all’interno di una tali e i nuovi vizi]. Per Eraclito, per disciplina, quella filosofica, il cui obiettivo esempio, “Gli occhi sono testimoni più sicuri degli orecchi” [Frammento n° 61]. Per Ariè l’universale. Ora. Se l’evanescenza del cibo preclude da stotele “Noi preferiamo il vedere, in certo obiettivi universali, ciò non induce ad esclu- senso, a tutte le altre sensazioni. E il motivo dere lo stesso, e più in particolare l’arte culi- sta nel fatto che la vista ci fa conoscere più naria (della quale il cibo ne rappresenta di tutte le altre sensazioni e ci rende manifel’oggetto primo), dal raggiungimento di veri- ste numerose differenze fra le cose” [Aristotetà relative. Riguardo a una pietanza partico- le, Metafisica]. Per San Tommaso D’Aquilarmente gustosa non esclamiamo forse “que- no, per esempio, gli organi di senso sta si che è veramente buona” o, in riferi- maggiormente predisposti alla conoscenza mento all’esecutore che l’ha realizzata, “Lui sono la vista e l’udito, perché connessi con si che è veramente un cuoco”? Nel dire que- l’intelletto. Olfatto, tatto e gusto, invece, sosto non facciamo altro che riconoscere ed no limitati al soddisfacimento delle funzioni evidenziare una “verità (seppur) relativa” vitali [san Tommaso D'Acquino, Summa Teoche è attingibile da un modo di agire che è logica]. Per Kant, ancora, “il senso della viinsieme pratico e teorico. D’altronde, come sta è il più nobile, perché esso di tutti è scrive Pareyson, “Se ogni uomo è costitutiva- quello che più si allontana dal tatto, cioè mente aperto alla verità, non c’è motivo di dalla più stretta percezione percettiva, e attribuire soltanto al filosofo la capacità di non soltanto abbraccia la più ampia sfera attingerla.” Anche il pratico (homo faber) di percezioni nello spazio, ma anche avverte l’attinge, a modo suo, con l’esercizio della meno degli altri l’affezione degli organi…e sua attività. Non si tratta di un fare “senza ve- ci porta più vicino alla intuizione pura rità” o di “pura funzionalità” [L.Pareyson, (rappresentazione immediata dell’oggetto senza mescolanza di sensazioni avvertibili)” Verità e interpretazione]. “Una delle più grandi obiezioni alla serietà [Kant, Antropologia pragmatica]. del cibo quale oggetto di riflessione teorica Una sorta di gerarchia conoscitiva dei sensi, e filosofica, e più in particolare della cucina insomma. Un’analogia piuttosto certa tra Filosofia e Cucina, tuttavia, la possiamo rilevare nella struttura: la cucina “divide l’unità nel molteplice per ricomporlo in un’unità successiva (Hegel l’avrebbe chiamato il passaggio dalla tesi alla sintesi attraverso l’antitesi), frammenta e ricompone, polverizza e impasta, affetta e mischia, individua e associa” [F. Rigotti, La filosofia in cucina]; così anche la filosofia: unisce e divide tutto, procede per ipotesi, per accrescimento e sottrazione, per concatenazioni segniche e concettuali di più elementi. In entrambi i casi, insomma, un “solvet et coagula” [M. Bosco, Cucina e filosofia:due scienze a confronto]. Quello dell’uno e del molteplice, infatti, è stato uno dei grandi dilemmi filosofici che i manuali di storia della filosofia ci hanno tramandato, oggetto di disputa in merito al quale molti filosofi si sono confrontati. La scuola Eleatica occidentale, per esempio, insegnava l’unità, quella ionica orientale, invece, propendeva per la molteplicità. Tra i sostenitori dell’unità troviamo Parmenide, per il quale il reale non può essere compreso che nella sua globalità; l’essere “è”, è in quanto unità e totalità, non nasce e non muore… “il nascere è spento e non c’è traccia nel perire. Neppure [l’essere] e divisibile, perché è tutto quanto uguale” […] L’essere, dunque, è ingenerato, incorruttibile, immutabile, immobile, uguale, sferiforme e uno. Sostenitore della molteplicità della realtà, invece, era Eraclito, che aveva individuato un universale dinamismo delle cose che nascono, crescono e periscono, sì che proprio nel dinamismo aveva individuato il “principio” che genera, regge e riassorbe tutte le cose: “tutto scorre” (panta rei). Per il filosofo di Efeso tutto è consegnato a un perenne divenire caratterizzato da un continuo passare da un contrario all’altro: le cose fredde si riscaldano, le cose calde si raffreddano, le cose secche si inumidiscono, mentre quelle umide si seccano. Ma se le teorie dell’uno e del molteplice sono state uno dei principali dilemmi del pensiero filosofico occidentale, allo stesso dilemma non si è sottratta la culinaria. Se alcuni piatti tendono decisamente verso la soluzione monista, all’interno della quale possiamo enumerare tutte quelle pietanze la cui unione degli ingredienti sfocia in una perfetta sintesi e/o unità armoniosa degli ingredienti mescolati (per esempio, il passato di verdure, la maionese, ecc..), altri piatti sembrano tendere verso una soluzione pluralista (si pensi alla macedonia di frutta, alla varietà delle insalate), laddove gli ingredienti mescolati mantengono la loro individualità [Rigotti: 47-48]. Le soluzioni/associazioni culinarie, pertanto, possono essere di due tipi. Alcune volte l’associazione di determinati ingredienti porta alla fusione degli stessi, altre volte il loro mescolamento mantiene distinguibili le parti associate. Nel primo caso abbiamo la “Cucina dell’Uno”, mentre nel secondo caso abbiamo la “Cucina del molteplice”. La cucina dell’Uno raccoglie tutte quelle preparazioni dove l’unione delle parti (ingredienti) che compongono la pietanza si fondono tra di loro generando un nuovo “corpo culinario”, che non lascia intravedere la singolarità degli elementi che lo compongono. Nella cucina del molteplice, invece, includiamo IL GUSTO DEI COLORI - SETTE IN CONDOTTA tutti quei corpi culinari che si edificano dall’insieme di parti che, sebbene mescolate, restano distinguibili tra loro. In entrambi i casi il punto di partenza è il molteplice, solo che nel primo caso il molteplice diventa uno, mentre nel secondo caso il molteplice resta molteplice pur sempre sotto le sembianze dell’uno. A queste due categorie ne andrebbe aggiunta una terza, ma solo in alcuni casi, che raggruppa tutte quelle pietanze nella cui singolarità si presentano allo stesso tempo le sembianze dell’uno e sotto le sembianze del molteplice. Da qui il dramma ontologico! Il fondamento che accomuna filosofia e cucina, insomma, è che la totalità di qualcosa non coincide non l’enumerazione delle parti che la compongono. Non diversamente da quanto sosterrebbe Rubem A. Alves: “La realtà culinaria” non va cercata in “principio”, ma va cercata alla "fine” [Rubem A. Alves, Parole da mangiare]; d’altronde la cucina è quell’area argomentativa che esplicita il decisivo passaggio dalla natura alla cultura [Claude LéviStrauss, Il Crudo e il Cotto]. In entrambi i casi, insomma, una soluzione di tipo monista più vicina al concetto di as-similazione che a quello di separazione, È forse per questo che Jean Paul Sartre, nel descrivere il difetto prevalente del pensiero occidentale, parlerà di “filosofia alimentare”, di “filosofia digestiva”, che assimila gli oggetti privandoli della loro corporeità. Ed è nella fenomenologia di Husserl che Sartre indicherà quella filosofia “antidigestiva” per eccellenza, cioè quella che non intende la conoscenza come possesso (as-similazione), ma come quel “vedere le cose alla chiarezza del fulmine, all’aperto, fuori dalla coscienza”. “Digestiva” , sotto questo profilo, risulta essere la filosofia di Hegel. Tra le filosofie alimentari che equiparano la conoscenza a possesso e assimilazione spicca, per affinità concettuale nonché per lo stesso uso della terminologia digestiva, l’idealismo del filosofo tedesco. Secondo un’analisi di Remo Bodei, infatti, Hegel avrebbe appreso dalla moderna fisiologia dei processi digestivi che “l’organismo assorbe immediatamente, in quanto potenza universale, il cibo ingoiato, ne nega la sua natura relativamente inorganica e lo pone come identico a sé, quindi lo as-simila” [Remo Bodei, La Filosofia nel Novecento]. Una metafora della nutrizione,insomma, applicata alla vita spirituale. All’arte culinaria come operazioni che si svolgono secondo un ritmo determinato e in accordo con norme generali e particolari, come esatta distribuzione dei tempi operativi (sia a livello collettivo che a livello individuale), non possiamo dunque negare, per dirla con Emilio Faccioli, una “esistenza oggettiva”, e non solo perché non è affatto un universo caotico (la cucina ha regole precise che vanno rispettate, anche violate, ma solo dopo averle apprese), ma anche perché la culinaria può dirsi di “ordine pratico” se prima sarà di “ordine teorico” [Emilio Faccioli, L’Arte della cucina Italiana]. Va di certo precisato che qualunque sia il fine proposto, quello filosofico o quello culinario, non si può negare la superiorità della teoria sulla pratica, non solo perché ogni agire pratico deve essere prima pensato, ma soprattutto perché un agire pratico non preceduto da nessuna speculazione risulterebbe privo di senso. 3 Il gusto dei colori Il 15, 22, 29 gennaio ed il 26 febbraio 2009, la classe 2^ D ha partecipato al progetto “Il gusto dei colori”, sviluppato sotto la guida dalla prof.ssa Valeria Visconti e svolto in collaborazione con alcune operatrici della cooperativa “Educarte”, che organizza progetti in ambito scolastico riferiti al settore artistico e all’allestimento di opere d’arte. Durante gli incontri svolti, le ragazze di Educarte ci hanno parlato dei vari movimenti artistici succedutisi nella storia, ed in particolare di quello della Pop-Art. La PopArt è un movimento artistico nato nel 1960 che ha come obiettivo ben preciso quello di rappresentare immagini banali e legate al consumo di massa, a stereotipi e ad semplificazioni, in opere in cui le merci assumono, attraverso la ripetitività, maggiore rilievo degli oggetti d’arte e nelle quali i fumetti “raccontano” in modo più efficace dei romanzi. Il compito assegnatoci è stato quello di creare dei cartelloni, in gruppi di 3-4 studenti, per rappresentare l’organizzazione di un’ipotetica cena ad un personaggio famoso avendo come tema costante di fondo la PopArt. I ragazzi della mia classe si sono tutti impegnati al meglio per realizzare i cartelloni. Credo che questo lavoro di gruppo sia stato divertente ed utile per esprimere la nostra creatività. Nell’ultimo incontro con le esperte di Educarte abbiamo spiegato a turno le nostre opere e ci sono state assegnate delle valutazioni, risultate tutte positive. L’ultimo incontro è stato dedicato alla realizzazione di un banchetto (svoltosi l’11 maggio 2009) per i nostri genitori ed i docenti del nostro consiglio di classe, in cui tutto, dal nome dei piatti del menù alle musiche scelte, è stato studiato in modo da richiamare i principi e le opere d’arte del movimento artistico della Pop-Art. Alexa La Moretti Classe 3^ A Ric Due cartellonii realizzati dagli alunni Rapporti disciplinari dal Magnaghi e da altri Istituti d'Italia L'alunna V. durante la mia ora di lezione (italiano) si pone davanti alla finestra fornita di specchietto e pinzette, mettendosi a fare le sopracciglia. Nonostante i miei richiami risponde sgarbatamente dicendo "si faccia i fatti suoi, a casa non ho tempo per farle dato che lei ci massacra di compiti" Durante la lezione è entrato incappucciato un ragazzo che ha urlato una bestemmia agghiacciante, poi è scappato di corsa facendo ridere tutti C. dichiara che il ragazzo che ha bestemmiato ha fatto bene e dovrebbe rifarlo L'alunno è entrato in aula, dopo essere stato per 20 minuti al bagno, aprendo la porta con un calcio; ha fatto una capriola e ha puntato un'immaginaria pistola verso l'insegnate dicendo "ti dichiaro in arresto nonnina!" A. passa per i banchi e dà uno schiaffo alla compagna L'alunno A., assente dall'aula dalle ore 12.03, rientra in classe alle ore 12.57 con un nuovo taglio di capelli Durante la lezione S. continua a dire a voce alta “che due palle” L'alunno M. dopo la consegna del pagellino da far firmare ai genitori riconsegna il pagellino firmato 2 minuti dopo. Sospetto che la firma non sia autentica C. a voce alta augura “un tumore” ad una compagna assente per motivi di salute Si espelle dall'aula l'alunna M. perché ha ossessivamente offeso la compagna Sabatino Prof. Giuseppe D'Angelo Domenica chiamandola Week End. CONCORSI ED ESPERIENZE 4 Il Magnaghi in trasferta a Castelvetrano “Sapori e profumi Fidenza 3/03/2009 ore 8:52: i 2 alunni Grande concorso internazionale quello svoltosi a Castalvetrano, splendida cittadina siciliana sul mare, dove, ancora una volta, gli studenti del "Magnaghi" si sono misurati nelle tre aree professionali di cucina, sala-bar e ricevimento. Per sala-bar ha concorso lo studente Costanzo Alessandro, della 4° D, con la preparazione del cocktail “Soffio Rosso”. Per cucina, invece, lo studente Andrea Vitali, della 4° E Rist, ha preparato un “Tournedos di tonno delicato al profumo di timo”. Infine per ricevimento la salsese Calzetti Lisa, della 4° Tur, ha creato una presentazione in lingua inglese del territorio. I docenti accompagnatori erano il professore Riggio Pietro (scienze dell’alimentazione) ed il professore Strangi Antonino (sala bar), affiancati dalla Dirigente Maria Pia Bariggi. Il concorso ha visto sfidarsi numerosi Istituti provenienti da tutta Italia; due provenivano da altre nazioni comunitarie (Francia e Spagna). Il concorso è stato anche un’occasione preziosa per fare delle escursioni per visitare alcune delle meravigliose bellezze artistico-culturali della terra sicula, tra le quali non si possono non menzionare gli scavi archeologici di Marinella di Selinunte ed il centro storico di Mazara del Vallo. Detto questo, l’unico rammarico per i nostri ragazzi è stato quello di non aver Il valore delle esperienze... Quest’anno ho fatto uno stage per due settimane in un ristorante-pizzeria a Busseto. In questo ristorante ho servito i clienti e ho apparecchiato i tavoli. Questa esperienza è stata molto bella perché mi ha permesso di stare a contatto con i clienti e mi ha permesso di imparare molte cose che mi serviranno nel lavoro. In questo ristorante ho conosciuto molte persone che mi sono state accanto e che mi hanno aiutato nello svolgimento delle mie attività. Da sinistra: i prof. Riggio e Strangi, l'ex Dirigente Maria Pia Bariggi, gli alunni Costanzo A., Calzetti L. e Vitali A. portato a casa nessun trofeo. Il concorso è stato, comunque, una grande esperienza professionalizzante che ci aiuterà, certamente, nel nostro futuro. Costanzo Alessando 5^ D Il giorno che mi ha colpito di più al cuore è stato l’ultimo, quando sono venuti i miei professori a mangiare la pizza e li ho serviti. Spero di ripetere questa esperienza il prossimo anno e di poterla continuare quest’estate. Ringrazio molto la scuola che mi ha fatto fare queste attività. Cesare Coccapani 3^ A Sala dell’Istituto Alberghiero A. Zamparutti e D. Gobbi, rispettivamente per il settore sala/bar e cucina, partono, accompagnati dai prof. Stella Josè Luis e Tufano Pasquale, alla volta della storica cittadina campana di Paestum (Sa). Scopo del viaggio la partecipazione alla seconda edizione del concorso enogastronomico nazionale “Sapori e profumi del Cilento”, organizzato dal maggiore Istituto Alberghiero della zona presso l’Hotel Cristallo. La prova consiste, per l’allievo di cucina, nella preparazione di un piatto tipico utilizzando i numerosi prodotti locali a marchio DOP e IGP da realizzarsi nell’arco di tre ore, l’allievo di sala deve, invece, abbinare correttamente un vino del territorio al piatto, illustrandone le caratteristiche organolettiche, per poi presentarlo e servirlo alla giuria, dopo un’attenta analisi gustativa. I professori Stella e Tufano, rappresentanti la componente professori nelle specialità, rispettivamente, di cucina e sala-bar, sostanzialmente sono con noi alunni per “spassarsela”, con la scusa di accompagnarci. Scherzi a parte, il loro contributo è fondamentale; ci sono sempre vicino e ciò è servito soprattutto a me, la testa calda del gruppo. Tra i due concorrenti per il nostro Istituto, in effetti, sono sempre quello più agitato… Un fatto dovuto, probabilmente, alle nostre differenze caratteriali. Timido, molto educato ed introverso Daniele; forse altrettanto educato nella sostanza, ma molto esuberante, talvolta fin troppo, io. Il mio modo di fare, a dire il vero, ha trasformato il viaggio in un continuo di richiami indirizzati alla mia attenzione che, tra le altre cose, hanno fatto aumentare il mio già elevato livello normale di ansia. Ma ritorniamo alla cronaca. Il viaggio prosegue in maniera tutto sommato tranquilla fino a Napoli, quando un individuo dall’aria ambigua, comincia ad "attaccare bottone" nel nostro scompartimento per poi mettere in scena una colorita pantomima al fine di venderci delle inutili calze in filo di scozia e spillarci qualche soldo. Anche qui è fondamentale il contributo del prof. Tufano (che gioca in casa) per dribblare agevolmente ogni tentativo del folcloristico individuo. L’interminabile viaggio, dopo un breve tragitto in pullman dall’ultima fermata del treno (Agropoli) fino all’hotel, termina alle sette di sera. La sistemazione in albergo diventa, finalmente, occasione per conoscere il nostro compagno di camera Gianmarco Spano, un ragazzo di V dell’Istituto Alberghiero di Reggio Emilia, che sì è subito rivelato disponibile ed amichevole. Neanche il tempo di fare una doccia e di rinfrescarsi per bene e veniamo cata- CONCORSI ED ESPERIENZE 5 del Cilento”: cronaca di un concorso pultati alla volta dell’Hotel sede della nostra prima cena “salentina”. Qui le pietanze, come del resto tutti gli altri pasti assaporati durante la nostra permanenza, vengono servite dalle classi 1^, 2^ e 3^ dell’Istituto Alberghiero di Agropoli. Prima di fare rientro in hotel, la cena si conclude con un discorso di un "pezzo grosso" della scuola locale. Della prima notte conservo un ricordo devastante. La notte (fino alle 2 circa ) ha visto uno sfinito Lele Gobbi che cercava di farmi imparare gli ingredienti del piatto che avrebbe cucinato al concorso. Impresa ardua, visto che tra stanchezza accumulata nel viaggio, effetti della digestione ed alcool in vene a a malapena riuscivo ad articolare correttamente tre parole in fila. Devo dire, a mia parziale discolpa, che il nome del piatto “Fusilli di Felitto ai sapori del cilento su vellutata di ceci di Cicerale e fagioli di Controne)” non mi agevolava. Alla fine avevo la mente talmente annebbiata che ho ragazzi deliziosi con i quali mi metto a chiacchierare mettendo momentaneamente in secondo piano l’ansia che si genera durante l’attesa prima della propria prestazione. Sono il quinto in gara. Finalmente arriva il mio turno e vengo annunciato dal presentatore, mentre termino la mia mise en place. La tensione è al massimo e mi sento puntare tutti gli occhi dei presenti addosso. Sicuramente anche il pubblico nota la mia rigidità ed il presentatore, cercando di farmi tranquillizzare mi stuzzica dicendo: “Innanzitutto complimenti per il taglio dei capelli, che ha riscosso molto successo tra le ragazze della sala e di ricevimento”. La battuta, però, sortisce l’effetto contrario e per la tensione, cominciano a tremarmi le gambe e le mani. Dopo la presentazione eseguo la mia performance. Per prima cosa descrivo la scelta del vino da accompagnare al piatto preparato da Daniele, un Fiano delle Cantine Marino di Agropoli, dal colore giallo paglierino, vendemmia tardiva, buon tenore alcolico e bla bla bla. Da sinistra: il prof. P. Tufano, gli alunni A. Zamparutti e D. Gobbi, il prof. J. L. Stella sognato tutta la notte vino e fusilli. La mattina seguente è quella della gara che ci vede protagonisti. Mi sveglio con una faccia pietosa, anche se mi sento ben riposato, ed una fame da lupi. Dopo una sostanziosa colazione ed una sistemata all’aspetto, mi infilo nella mia fedele uniforme e comincio a ripassare le mie cose. Lele entra alle 11:30 in cucina, lasciandomi da solo in tranquillità. Questo stato di cose dura ben poco in quanto comincio subito ad “attaccare bottone” con una ragazza di Roma, Melinda, e con il rappresentante di sala per l’Istituto Alberghiero di Verona, Mirko. Due Quindi, mentre Lele presenta il suo piatto, stappo la bottiglia ed avvino i bicchieri (operazione che in genere si fa con i vini rossi), per accentuare i profumi ed i sentori del vino e per sottolineare la mia professionalità nel servizio. La giuria passa alla degustazione della bevanda. Ad un tratto l’unico sommelier della giuria mi chiede come mai i bicchieri sono sporchi, non accorgendosi che erano stati appositamente avvinati poco prima. Sbarazzo, quindi, la mia postazione non soddisfatto per la mia prestazione. Da una parte, l’emozione mi ha reso lento nell’esecuzione dei compiti; dall’altra, la giuria, come dimostra l’esempio del sommelier, forse è stata poco attenta. Vedendo le altre prestazioni pensiamo, comunque, di essere tra i primi posti e continuiamo a sperare nella vittoria finale. Solo la scuola di Verona ci preoccupa. Infatti Mirko, il ragazzo di sala-bar di cui ho parlato prima, è stato bravissimo nell’introdurre il vino, ma ha peccato un po’ nella professionalità del servizio. Io, invece, anche se ho mancato qualcosa nell’esposizione, ho svolto un servizio impeccabile, facendo cose che gli altri concorrenti non hanno neanche pensato. Dopo la consegna degli attestati di partecipazione ai concorrenti si passa il pomeriggio socializzando con tutti gli altri ragazzi in concorso e nascono nuove amicizie. Gli unici a non socializzare, senza alcuna apparente motivazione, sono gli studenti dell’Istituto Alberghiero di Erba, che non ci rivolgono nemmeno la parola. Idromassaggio prima di prepararci e poi tutti in giacca e cravatta per la serata di Gala, nella quale viene premiata la scuola vincitrice. La premiazione viene preceduta da un profondo discorso del preside locale che sottolinea la mancata partecipazione di esponenti politici al concorso, dicendo che la professione insegnata negli alberghieri è una passione, ed in quanto tale non deve essere intaccata da un mondo sporco e marcio come quello della politica. La serata sembra preludere ad un epilogo trionfale ma, tra lo stupore generale dei presenti, viene annunciata la vittoria dell’Istituto di Erba (l’unico partecipante ad aver presentato un dessert). In verità, tutti pensavamo che sarebbero stati penalizzati. Il professore di cucina di quella scuola era entrato in cucina ad aiutare il ragazzo concorrente e la sommelier era stata disastrosa, servendo malissimo il vino e presentandolo con un filo di voce, tanto che in pochi erano riusciti a sentirla. Purtroppo il verdetto è inappellabile. Dopo le foto veniamo avvicinati dal presidente della giuria per complimentarsi con noi e comunicarci che ci siamo comunque classificati al secondo posto con 305 punti. Terminata la cena con una punta di rammarico, andiamo tutti a fare una passeggiata (rigorosamente senza i ragazzi di Erba), per poi rientrare presto in albergo a causa del forte vento. Il resto della nostra permanenza viene trascorso tra visite e giretti. Nonostante il risultato finale il bilancio non può che essere positivo e spero di avere l’opportunità di ripetere esperienze di questo tipo in futuro. Alex Marcello Zamparutti 5^ D 6 RACCONTI DI... CUCINA La magia ai fornelli Tempo fa c’era un giovane sovrano molto vi- ziato che, stanco dei soliti piatti che preparava la brigata reale, decisa di mandarli tutti al rogo. Però, siccome senza cuochi non poteva stare, decise di organizzare un concorso culinario il cui vincitore sarebbe stato ricoperto d’oro e sarebbe diventato il primo chef della nuova brigata reale, mentre tutti gli altri sarebbero stati decapitati. Nei sobborghi di questo regno lavorava, come lavapiatti in un’osteria molto famosa, un giovane di nome Kermes. Purtroppo la sua famiglia era molto povera ed entrambi i suoi genitori non potevano più lavorare. Quando Kermes lesse il volantino del concorso indetto dal re, decise di parteciparvi. I suoi genitori erano molto diffidenti, perché sapevano che le probabilità di perdere il loro unico figlio erano alte, ma lui li dissuase, dicendo che era meglio morire per qualcosa piuttosto che vivere per niente. Prima di mettersi in cammino decise di passare a salutare lo chef della cucina in cui lavorava. Quest’ultimo, per ringraziarlo della cortesia, gli consegnò una pozione che avrebbe reso qualsiasi cibo irresistibile a tutti i palati, persino a quelli più fini. Ora Kermes sapeva che avrebbe potuto vincere, dunque si incamminò verso il ca- stello molto contento. Quando arrivò mancava poco alla gara e pensò a tutte le migliori preparazioni che aveva visto fare centinaia di volte. La gara cominciò e, mentre lavorava, vide gli altri cuochi impegnarsi assiduamente. Uno stava flambando una salsina che avrebbe usato sulle labbra. Alla fine del tempo prestabilito per le preparazioni, il re assaggiò tutte le pietanze, rimanendone molto colpito. Quando fu il momento di decretare il vincitore Kermes stava tremando dalla paura, ma il re lo guardò e disse che sarebbe diventato proprio lui lo chef della brigata reale. Kermes, felicissimo, espresse il desiderio che tutti i cuochi che avevano partecipato a quella gara, invece che essere decapitati, diventassero parte della brigata. Il desiderio fu accolto e Kermes ottenne anche il permesso di far vivere i suoi genitori in una torre del castello. Prima di prendere servizio tornò a salutare lo chef per cui aveva lavorato. Quest’ultimo gli confidò che la pozione magica non aveva proprio niente di magico. Essa era nient’altro che acqua salata per accompagnare una frittatina al porro, Tutti vissero felici e contenti… fino a quando mentre un altro stava sfornando una faraona ri- il re non si stancò anche della nuova brigata! piena di pere e pinoli. Vedendo queste preparazioni elaborate Kermes ebbe un attimo di paniDavide Fallacara co, perché pensava che il suo polpettone ripieZagni Giovanni no di asparagi e brie non fosse all’altezza dei Brambati Matteo piatti degli altri cuochi in gara. Ma la paura pas3^ C sò quando ricordò di avere la pozione in tasca e, non appena la utilizzò, gli tornò il sorriso Pane, pane, pane Qualche tempo fa, in un piccolo paesino di alta montagna, c’era una minuta panetteria gestita da due anziane persone. La gente di quel paese diceva che quella panetteria sfornava il pane più buono in assoluto, dalle forme più bizzarre e con gli ingredienti più strani. Si diceva che anche questi due anziani venivano chiamati “i maghi del pane”, per la loro infinita creatività nello sfornare pane di ogni forma e ciascuno dal gusto differente. Tutto il paese, già dalle prime ore del mattino, si presentava davanti alle porte della panetteria, impaziente di assaggiare le delizie che i due panettieri avevano preparato tutta la notte. L’unico problema era che questa panetteria, essendo in un paesino isolato dalle grandi città, era conosciuta solamente dai compaesani. Nessuno, quindi, al di fuori del paesino ne conosceva le prelibatezze. I due anziani, a causa della loro età avanzata, anche se a malincuore, erano decisi a terminare la loro attività, che, nonostante i tanti sforzi, non aveva loro regalato sufficienti soddisfazioni. Una bella mattina, alle porte della panetteria, non si presentarono i soliti compaesani, ma un signore dall’aria importante. Portava un abito lussuoso nel quale si pote- va notare, sulla parte sinistra, uno stemma reale. I due panettieri gli chiesero chi fosse e da dove provenisse. Lui raccontò di essere un lord inglese che possedeva un enorme castello in Gran Bretagna. Disse, inoltre, di aver sentito parlare molto bene del loro pane e che, incuriosito, era venuto di persona ad assaggiare queste delizie. Assaggiò tanti tipi di pane per tutta la giornata e, arrivata sera, rimase piena- mente soddisfatto di quanto assaggiato. Così propose ai due anziani di andare con lui in Inghilterra per preparare il pane in occasione del suo imminente matrimonio. I due anziani rimasero sorpresi e pensarono a tutti quegli anziani che avevano passato nel loro paese natio. Pensarono alle persone che non avrebbero più visto e che fedelmente e puntualmente alla mattina presto erano già alle porte della panetteria. Capirono, anche, che se fossero partiti avrebbero avuto la possibilità di avverare il loro sogno, nonostante la loro tarda età. Così dopo qualche giorno di perplessità e ripensamenti, i due panettieri accettarono, anche se un po’ dispiaciuti, la proposta del lord inglese ed il giorno seguente partirono assieme al ricco signore con destinazione l’Inghilterra. Arrivato il giorno del tanto atteso matrimonio sulla tavola vennero portati cesti enormi colmi di pane ancora caldo. Gli invitati si abbuffarono e rimasero stupiti per la bontà di quel pane. Da quel giorno il pane di quegli anziani si diffuse in tutto il mondo. Si avverò così il sogno dei due anziani panettieri che avevano dedicato interamente la loro vita a sfornare del pane. Ferlenghi Simone 3^ C L'ISPIRAZIONE POETICA - IL VIAGGIO D'ISTRUZIONE RACCONTATO DAGLI ALUNNI ODE ALLE LASAGNE La bocca è stracolma di quella lasagna così semplice ma così deliziosa, come il latte materno per un neonato; si scioglie regalando un trionfo di sapori alle papille gustative. Il loro profumo è talmente soave e suadente che è impossibile resistere. Gli ingredienti sono semplici, ma l’amore e la passione nel crearle le rendono speciali. Leopodlo Lazzaro 3^ F Cuc SONETTO SUL CIBO Alla scuola alberghiera lavoriamo da mattino a sera. Chi in cucina, chi in sala e chi in recepiton. Siamo tutti pronti per la conveniton. I tavoli sono apparecchiati e attendono l’arrivo degli invitati. Prosciutto crudo, salame, culatello, sono pronti anche i nervi di vitello. Risotto col parmigiano, arrosto di fagiano, e patate duchesse o al forno se le mangeranno di contorno. Vino bianco e rosso ne bevano a più non posso; infine arriva la frutta, che la finiranno tutta. Gandolfi Gaia 3^ F Cuc DOLCE ANGURIA Una polpa rossa che ricorda il tramonto d’agosto, scorza verde come un prato morbido di rugiada Piccoli semi come splendenti stelle dii una notte serena. Allieta i palati assetati, dona gioia all’arida monotonia. Dolce anguria, fresco sole d’estate. Alice Scapuzzi 3^ F Cuc 7 Viaggio d'istruzione a Barcellona Lunedì 02/03–Sabato 07/03: sei indimenticabili giorni a... Barcellona. Il ritrovo è, in realtà, domenica sera. Si parte da Fidenza e si passa da Parma per il secondo “carico” sul mitico pullman di Alex e Cristian, i nostri simpaticissimi autisti. Arriviamo a LloFoto di gruppo a Girona ret de Mar verso le tre del pomeriggio, dopo una sosta per la colazione a Montpellier, distrutti dal lungo viaggio ma pronti per una bella settimana! Siccome siamo in anticipo sulla tabella di marcia, ci concediamo una passeggiatina sul lungomare prima della cena in albergo, tra l'altro molto carino. Il primo giorno effettivo di gita inizia con l'incontro in albergo con la nostra guida, Massimo, dopo un'abbondante colazione a buffet! Con il pullman iniziamo a girare la magnifica Barcellona e Massimo ci mostra la Torre di Agbar (che tutti ricorderemo come “El consolador”), le case Batllò e Milà, il monumento a Colombo, e ci accompagna al Park Guell, il famosissimo parco progettato da Gaudì, pieno di musicisti, bancarelle e ...pappagalli! Subito dopo ci porta a vedere l'altra gigantesca opera di Gaudì, la Sagrada Familia: indescrivibile. Pranziamo vicino al mare per poi fare un giro al Montjuïc, promontorio della città in cui troviamo, fra l'altro, la parte costruita in occasione delle Olimpiadi del '92, tra cui la famosa Torre delle telecomunicazioni. Dopodiché ci concediamo una passeggiata sulla Rambla, lo “stradone” caratteristico di Barcellona ricco di intrattenimenti, e la prima Sangria. Il giorno dopo facciamo una bella camminata nel centro storico di Barcellona: la cattedrale e i vari borghetti della città. Dopo pranzo andiamo a visitare la cantina del Freixenet, lo spumante locale. Terminiamo la giornata con un giro sul trenino della cantina e un brindisi alla catalana (che ci insegna Massimo). Come tutte le altre sere, ceniamo in albergo e poi c'è chi resta a “riposarsi” in camera e chi esce per un giro in sala-giochi o a bere una buona Sangria del posto. La mattina dopo ci dirigiamo a Figueres per la visita del museo di Salvador Dalì, il genio pittore, scultore e chi più ne ha più ne metta. Un museo che difficilmente possiamo definire tale. Un posto molto particolare, proprio com'era Dalì, che visitiamo un po' velocemente ma che è comunque interessante. Ricompattato il gruppo, andiamo a Girona. Giusto il tempo di mangiare e ci mettiamo in cammino attraverso il centro storico, un intreccio di stradine medievali che portano alla Cattedrale. Il sole rallegra ancora di più la giornata e ci accompagna fino al giorno seguente. Venerdì, ultimo giorno, il gruppo dei 40 si divide: un po' con il prof. Fidone al Camp Nou, e un po' all'acquario con la prof. Ghezzi e il prof. Concari. Il Camp Nou, il più capiente stadio d'Europa, lascia tutti a bocca aperta. L'acquario, anche se non troppo grande, è ben curato e senz'altro ne ricorderemo la bella vasca degli squali. Il gruppo si riunisce in Plaça d'Espanya dove ci aspetta una favolosa fiera gastronomica: Degusta. Il pomeriggio è libero e si gira sulla Rambla, si passa dall'Hard Rock Cafe e si comprano gli ultimi souvenir. Alle 19 ci troviamo di nuovo a Plaça d'Espanya per lo straordinario spettacolo della Fontana Magica, un cocktail di musiche, luci e giochi d'acqua indimenticabile. Ci portiamo poi in albergo per “l'ultima cena”, perché in effetti la affrontiamo con una certa tristezza...chi se ne vuole andare da Barcellona?!? Dopo cena facciamo un ultimo giro per Lloret, l'ultima Sangria, due risate e poi in albergo. Sabato la sveglia è dura, carichiamo le valige, facciamo colazione e saliamo sul pullman per il lungo viaggio di ritorno. Facciamo una sosta a Nimes per il pranzo e la visita all'arena. Alla fine del viaggio siamo tutti stanchi e molti anche influenzanti. Ma mi sento di dire a nome di tutti (gli alunni della 5B, 5C e 4C) che ne è valsa davvero la pena! Cristina Prada 5^ C 8 IL VIAGGIO D'ISTRUZIONE RACCONTATO DAI DOCENTI Dove siamo? Quando ci fermiamo? Cosa facciamo? Quando torniamo?... I viaggi di istruzione non costituiscono delle esperienze formative farci i letti?”. Esterrefatti, cominciammo a dubitare della sanità soltanto per i nostri alunni. Sono anche un’occasione preziosa per i mentale di alcuni dei nostri alunni. docenti per conoscere meglio i loro ragazzi, le loro abitudini, i loro In questo tipo di “leggerezza mentale” non poteva, di conseguenza, interessi e, perché no, i loro pregi e difetti. Anche questi momenti esserci spazio per le informazioni della nostra preparata guida turivissuti durante lo svolgimento della professione docente lasciano stica di Barcellona. Un colto e carismatico signore di mezza età dei messaggi e degli insegnamenti. che utilizzava un linguaggio semplice ed efficace, arricchito da cuDove siamo? Quando ci fermiamo? Cosa facciamo? Quando riosità e strani aneddoti sulla città e sulle figure più importanti che torniamo?... Con questa litania, la mattina dello scorso 24 marzo, in essa hanno vissuto e proliferato artisticamente. Le sue parole, è cominciata e si è conclusa (ahinoi, nda) l’avventura in compagnia infatti, non sembravano far breccia nelle menti dei ragazzi che, dadei baldi giovani di tre classi terze del “Magnaghi” alla volta di vanti alla maestosità della Sagrada Familia o alle bellezze del Montpellier, Barcellona e Nimes. Parc Guell, invece di fare domande interessate, non facevano altro A dire il vero, almeno il giorno della partenza, causa l’estrema che riproporre la medesima, sfiancante litania: “Dove siamo? Cosa puntualità dei ragazzi, avremmo potuto illuderci, a ragione, di po- facciamo? Quando torniamo?" ter trascorrere un viaggio sereno. L’intenzione di noi docenti, Laddove la suadente voce di Massimo, la nostra guida, non aveva infatti, era quella di recuperare il sonno perso per essere pronti ed ottenuto effetti positivi le audio guide rimanevano l’ultima spein forze al momento dell’arrivo a deranza. Allora tutti in visita alla meravistinazione. Ma ben presto, dopo pogliosa casa Battlò, un edificio considechi minuti di tranquillo riposo, le grirato una delle innovazioni più straordida dei ragazzi imploranti la prima sonarie della creatività di Gaudì. Gli abista, ci risvegliarono da questa sensatanti di Barcellona la chiamano “casa zione di apparente benessere. Le ride los ossos” (casa delle ossa) o anche chieste erano di natura tanto fisiolo“casa del drac” (casa del drago) e la gica quanto psicologica (la fatale diragione di questi soprannomi è evipendenza dal fumo..). “Nulla di stradente. Più che un edificio è ormai un no” verrà da dire ai navigati docenti mito dell’arte. accompagnatori delle classi in gita. Un interesse seppur minimo sembrava “I ragazzi hanno poca attitudine a illuminare il volto di una discreta parte star seduti immobili in classe, figudel gruppo. Da un lato noi docenti, riamoci in autobus”. Tutto vero, ma affascinati da così tanta creatività; la cosa sorprendente non è questa. dall’altro i ragazzi, incuriositi dallo Puntualmente, al momento strano comignolo della casa a forma di dell’appello, ci si accorgeva dell’asaglio. senza di alcuni alunni (che d’ora in L’effetto Gaudì durò poco. Tutti poi chiameremo i “soliti noti”) i quasembravano molto più ansiosi del moFoto di gruppo a Barcellona - Montjuic li, non avendo ancora usufruito dei mento ludico-ricreativo, gentilmente servizi per i quali la fermata era stata richiesta, sostavano davanti offerto dal prof. Strangi sull’autobus (presto battezzato “lo al pullman con una sigaretta da poco accesa. Strangi Show”), dove a turno i ragazzi, diretti dallo stesso, davano Segni premonitori di un disastro annunciato. Manco il tempo di sfogo alla loro ilarità, raccontando barzellette e commentando mettere piede sul suolo straniero (precisamente su quello francese) scherzosamente le meravigliose opere viste. per la seconda sosta, che uno dei “soliti” pensa, genialmente, di sfo- Dopo una breve consulta capimmo che era necessario risvegliare il gare la sua vena artistica su una immacolata cabina telefonica, uti- loro interesse, ma come fare? lizzando un pennarello indelebile… Ancora un’altra fermata, nella La visita alla più antica cantina di Catalogna, dove l’azienda Freinota località turistica francese di “Arles”, ed un altro compagno si xnet produce il cava, ci rincuorava. Anche lì una guida molto prediverte, dando sfogo stavolta alla vena romantica, ad improvvisare parata ci ha accompagnato durante la visita. Ma ancora una volta un bouquet floreale per la propria ragazza, attingendo alla vicina l’unico aspetto interessante della giornata è risultato essere il giro aiuola pubblica dove era ben visibile un cartello con su scritto: “Vie- sul trenino, offertoci per girare all’interno dell’immensa cantina. tato raccogliere fiori”. Una passeggiata nei giardini di Montjuic e finalmente eccoci di Pensando alla notte, ormai imminente, ed ai giorni che l’avrebbero fronte al suggestivo spettacolo di suoni e luci sfavillanti delle fontaseguita, iniziò a crescere in noi un senso di ansia e preoccupazione. ne di Plaza d’Espana. Esplode solo allora l’entusiasmo dei raTuttavia, le notti trascorsero senza grandi problemi, in quanto gli gazzi: foto, video, commenti e un ringraziamento speciale agli inseallievi, pur facendo a gara a non dormire e manifestando nei corri- gnanti. Avevamo colto nel segno. Inutile insistere con l’arte e la doi degli alberghi una certa vivacità (che veniva puntualmente e cultura. Meglio il puro divertimento o lo shopping libero e sfreimmediatamente contenuta dal docente di turno, anche in tenuta da nato! Allora si decide, prima di lasciare Barcellona e la caliente notte qualora necessario…), mantennero un comportamento tutto terra catalana, di concedere e concederci un giro sulla Rambla, sommato accettabile. cuore pulsante della città. Ad ispirare noi insegnanti la stesura di questo pezzo, in realtà, sono Molto apprezzata anche l’ultima mattina, trascorsa a passeggiare stati degli episodi singolari (forse dovuti alla mancanza di sonno o sulla spiaggia di Lloret de Mar. Ma quando il viaggio sembrava semplicemente ad una mal celata forma di “bradipismo” cerebra- aver preso finalmente la giusta piega, il momento di ripartire era le), verificatisi durante le visite turistiche. arrivato. Ancora una breve sosta in Francia, a Nimes, con cena dieEsemplare, a tal proposito, la domanda posta da uno dei “soliti” tetica a base di riso in bianco, e quindi via verso il rientro a Parma. sulla Torre di Girona. Dopo aver trascorso l’intera mattinata per Questa esperienza cosa ci ha insegnato? Che talvolta noi docenti le vie della città in un percorso in salita fino alla famosa “Giro- dovremmo imparare a calarci nei panni dei nostri ragazzi, imparare nella” (torre dalla quale è possibile godere di un fantastico panora- a pensare con la loro testa e, forse, non meravigliarci più di tanto ma), guardando la città dall’alto l’alunno chiese: “Prof, che città è dei loro comportamenti. Ritornando col pensiero a come eravamo quella?”. alla tenera età di 17 anni, capiremmo che, in fondo, anche noi O ancora, degna di nota la domanda di un alunno che, incuriosito avremmo preferito il meraviglioso spettacolo di luci e di suoni dal doppio colore caratteristico dei taxi di Barcellona (giallo e ne- delle fontane di piazza di Spagna ed apprezzato più i colori ed i saro, in omaggio ai celebri taxi di Londra e New York), ci chiese: pori della Boqueria che l’estro ed il genio del grande architetto “Prof, ma le portiere sono gialle o hanno dei fogli adesivi appicci- Gaudì. cati sopra?” Ah… dimenticavamo… Quando arriviamo? E, per finire, la domanda di una “solita” ragazza di sala che al terzo giorno del nostro soggiorno ci chiese tutta contenta, come se avesse scoperto chissà quale verità: “Prof, ma lei lo sapeva che Le prof. Simona Cornali, Carmen Poletta, Maria Epifanio quando usciamo la mattina, entrano in camera degli omini a ri-