Quando ci si rivolge ad un psicoterapeuta Analogamente al computer non siamo fatti di un hardware (il corpo) e di un software (mente). La psiche infatti non è altro che un gruppo di informazioni precedentemente acquisite che permette di gestire i segnali che ci vengono al mondo esterno. Quando un programma crea dei problemi non ha senso cambiare i pezzi del computer così come "formattare" l'intero hard disk e reinserire tutti programmi. L'intervento indicato in questi casi è mirato al programma che non funziona. Analogamente una persona che svolge la sua vita senza particolari difficoltà, ma che, ad esempio, ha il terrore di prendere gli ascensori, non ha un problema di natura organica (hardware), ne deve mettere in discussione il suo modo di vedere la vita; basterà un intervento tendente a modificare le informazioni sull'esperienza "prendere in un ascensore" (software). Frequentemente i computer vanno in "loop" vale a dire ripercorrono indefinitamente la stessa elaborazione di un gruppo informazioni senza arrivare a nessuna conclusione, anzi intasando la memoria del sistema che diventa lentissima fino addirittura bloccarsi. L'intervento in questi casi consiste nell'inserire nuove informazioni che consentono al programma di uscire dalla difficoltà e di memorizzare questa procedura da utilizzare anche in situazioni analoghe. Il computer è così vaccinato e non prenderà più questa "malattia". Anche le persone spesso vanno in "loop". Chi soffre di attacchi di panico ha il terrore di affrontare situazioni nelle quali questo potrebbe scatenarsi; le informazioni acquisite nel corso della vita su come si tratta una situazione terrorizzante lo portano ad applicare una o più delle seguenti soluzioni: • Chiedere aiuto ad esempio facendosi accompagnare • evitare situazioni di pericolo • cercare di essere più forti della paura controllandone gli aspetti sia fisici e mentali queste tre soluzioni non solo non risolvono il problema, ma addirittura lo alimentano innescando un circolo vizioso (loop). Attacchi di panico La prima volta può succedere in una situazione del tutto tranquilla: sentire improvvisamente il cuore battere velocemente, il respiro farsi affannoso, le gambe di venire molli, iniziare a sudare ed aver paura di svenire o, peggio, di morire, il tutto in maniera improvvisa senza che si possa controllare la situazione, è una sensazione terribile. A questo punto le cose possono evolvere in maniera diversa: • La persona, non sapendo dove quando avrà il prossimo attacco, rimane continuamente all'erta, monitorando costantemente le proprie sensazioni. Il voler controllare le proprie • • sensazioni produce però un effetto paradosso, cioè quello di attivarle. Più si cerca di controllare propri sintomi più questi sfuggono al controllo. se la persona crede di aver identificato una situazione specifica come causa dell'attacco di panico, può evitare di incontrarla. Ad esempio se pensa che la fila alle casse del supermercato possano produrgli i sintomi, può evitare di andarci. Successivamente la paura può estendersi a tutti i supermercati, per evolvere verso la paura dei luoghi affollati. Evitare tutte queste situazioni produrrà si un sollievo immediato, ma costituirà una progressiva perdita di autonomia e di autostima. infine la persona può chiedere di essere accompagnata. Se le persone della famiglia, con la migliore delle intenzioni, si prestano ad assecondare questa soluzione, si produce un effetto paradossale: il riuscire ad affrontare la situazione in compagnia implica l'impossibilità di farcela da soli. Sovente dopo qualche tempo neppure l'accompagnamento produce il suo effetto ed il paziente si sente costretto a ricorrere, oltre che all'aiuto, anche allo evitare il luogo temuto, innescando un altro meccanismo autolimitante. La richiesta di aiuto aumenta il panico: accompagnato da lui ce la faccio senza di lui non ce la faccio sto male (sono malata) ho bisogno di aiuto Evitare le situazioni temute aumenta panico: Se vado al supermercato posso stare male Non ci vado e sto meglio Se esco sto male (sono malata) Se ci fossi andata sarei stata male Controllare i sintomi aumenta panico: Non devo stare male Attacco di panico Devo metterci più impegno Frustrazione Dalla parte dei familiari: Senza di me non ce la fa Ha bisogno di me Lo aiuto perché gli voglio bene Le fobie, o paure eccessive ed immotivate, possono assumere forme più disparate: Agorafobia: paura di stare in un luogo aperto Claustrofobia: paura di stare in un luogo chiuso senza vie di uscita Luoghi sotterranei, discoteche, cinema, ristoranti, ecc. Luoghi chiusi e sorvegliati: banche, gioiellerie, ecc. Mezzi di trasporto: metro, aereo, treno, ascensore, automobile ecc. Gallerie, ponti, viadotti, ecc. Piani alti dei palazzi, terrazzi, finestre, ecc. Mono fobie: paure specifiche riguardanti specie animali e categorie di oggetti (piccioni, ragni, topi ecc.) Una particolare forma di fobia è costituita dalla paura delle malattie: Ipocondria A nulla serve la rassicurazione del medico che non c'è niente di patologico, lo ipocondriaco è "come una bambola rotta con gli occhi rivolti all'interno", sempre attento a controllare il funzionamento dei propri organi al fine di cogliere anche i segnali più deboli indice di una malattia non ancora diagnosticata. "Mai sottovalutare il nemico" sembra essere il motto del nostro amico, pronto a relazionare la situazione al proprio medico del quale, in fondo in fondo, non si fida granchè (sbagliare è umano). Ma siccome a un "collega" non si nega certo un favore, riesce a ottenere la richiesta di analisi e di accertamenti al fine di escludere la patologia sospetta. Qui si differenziano due tipi di ipocondriaci: quello spaventato che va a ritirare le analisi in preda all'ansia, e che, scoperto di non avere nulla finalmente si rilassa, salvo poi rialzare la guardia (il nemico non riposa), e l'altro tipo, anche esso spaventato ma anche certo di avere azzeccato la diagnosi; ritirare il referto sarebbe la conferma del triste presagio, meglio allora non ritirarlo. Ma quando i sintomi cercati e scovati aumentano di nuovo la paura, prudenza vuole che sia bene rifare gli accertamenti per confermare la diagnosi già fatta. E così via. Il circolo vizioso in questo caso è evidente: Paura della malattia Dubbio Rassicurazione dal medico Più cerca rassicurazioni e più ne avrà bisogno. Dal dubbio dello ipocondriaco, al dubbio ossessivo-compulsivo L'ossessivo è il vero specialista del "se..... allora" Questa procedura di ragionamento è alla base del "metodo scientifico ": lo scienziato osserva un fenomeno e nota: "tutto procede come se..., quindi, allora...". L'ossessivo compulsivo è la quinta essenza della razionalità. È uno specialista del controllo. Purtroppo per lui, e per chi vive con lui, applica però una procedura razionale ad un dubbio irrazionale. Ad esempio camminando in auto può avere il dubbio di aver investito inavvertitamente un passante solo perché ha sentito il rumore delle ruote ammortizzare una buca. "E se anziché una buca fosse stato un pedone? in questo caso sarei un assassino...". L'ansia che scaturisce da questo dubbio può essere sedata solo dal tornare indietro e controllare che non ci siano segni sull'asfalto. Avete intuito correttamente: la rassicurazione ha durata breve. "È se fossi arrivato tardi e avessero già pulito tutto?". Meglio tornare indietro di nuovo e controllare più attentamente, chiedere con circospezione a passanti o a negozianti del luogo se hanno avuto notizia dell'investimento (in fondo è cosciente dell'assurdità del tutto, e un po' si vergogna). Naturalmente le nuove rassicurazioni hanno un effetto fugace, l'ansia sarà superata solo da un nuovo dubbio e quindi da una nuova ansia. Il guaio è che la rassicurazione in effetti funziona da ansiolitico; ha breve durata, ma funziona. I dubbi, sempre più frequenti che lo assalgono, lo costringono ad usare lo strumento che ha imparato essere efficace: controllare. A questo punto l'evoluzione può apparire irrazionale solo a chi non conosce il nostro personaggio. Partendo dal presupposto che è meglio prevenire che curare, la persona può compiere i rituali a scopo preventivo: evitare che accada qualcosa di negativo, o propiziare qualcosa di positivo. Una volta innescato questo meccanismo, come per chi fa uso di droga, il non farlo è di per sé causa di ansia: ciò che prima serviva per curare ora è il veleno del quale non si può più farne a meno. Chi conosce il paziente alla fine di questo percorso, ma non ha seguito la sua evoluzione, può trovare bizzarro il fatto che lui: Passi le ore al bagno per lavarsi le mani un certo numero di volte Debba ripetere mentalmente formule stereotipate Abbia bisogno di controllare più volte che siano perfettamente chiuse le porte e le finestre di casa Debba mantenere perfettamente in ordine e-o pulito l'appartamento Sterilizzare quando rientra in casa, gli indumenti con i quali è uscito ecc. Noi sappiamo che appartiene alla serie: "quando il controllo fa perdere il controllo" Rituale/controllo Dubbio Riduzione dell’ansia Sul versante delle ossessioni un problema che appare divertente solo a chi non lo vive, è quello della Gelosia patologica Il personaggio lo identifichiamo in un uomo,un po' per galanteria, e un po' perché ancora oggi per molti il tradimento femminile è considerato più grave di quella maschile. Una gelosia contenuta è ritenuta segno di attenzione positiva verso l'altro considerato oggetto d'amore esclusivo. Quando però il dubbio di essere traditi diventa un'ossessione la cosa perde i connotati della positività, soprattutto per la partner. Controlli, interrogatori di terzo grado, trabocchetti verbali per indurre la consorte alla contraddizione diventano l'attività principale. A nulla servono le spiegazioni e le rassicurazioni: è notorio che bisogna negare anche l'evidenza in questi casi. Se le spiegazioni sono state convincenti, la calma è solo momentanea. Un nuovo dubbio creerà un nuovo attacco di gelosia che richiederà una nuova rassicurazione. Non è un caso che tra detti popolari ci sia anche quello di "ripensarci come i cornuti". Non è infrequente che questo comportamento porta allo sfinimento la partner che magari in conseguenza di ciò può trovare conforto tra le braccia di un altro. Ecco la prova che non ci si era sbagliati. Anche in questo caso la soluzione adottata per risolvere un problema (il marito convinto della possibilità del tradimento), lungi dal risolverlo, lo alimenta e lo costruisce. Controllo/interrogatorio Riduzione dell’ansia Dubbio Suggerimento per lui: ricordarsi che in amore vince chi fugge. Il geloso è il campione degli inseguitori. Suggerimento per lei: visto che le rassicurazioni non funzionano, non è il caso di pensare a qualcosa di diverso? Sempre in tema di coppia, c'è il caso nel quale uno dei due, nel tentativo di controllare il suo comportamento che non può essere controllato, inneschi un problema che poi si riflette nella relazione: mi riferisco ai Problemi sessuali È noto che il sesso non vuole problemi. Ma il non volere i problemi li crea. Sembra un gioco di parole ma non lo è. Il piacere sessuale è qualcosa che deve avvenire con naturalezza, lo imporselo cercando di monitorare le proprie reazioni per evitare di fare una brutta figura lo rende più un compito che un divertimento. È come sforzarsi di dormire, più ci si concentra e meno si prende sonno. In tutti i problemi sessuali di natura psicologica (eiaculazione erettile,anorgasmia femminile o frigidità) questo meccanismo presente. Problema sessuale fallimento Sforzo di avere la prestazione precoce, impotenza Cosa fare: l'intervento non è generalizzabile in quanto molto dipende da come il problema è gestito dalla coppia, dalle specifiche reazioni del partner.certamente da evitare è l'accusa, la richiesta pressante di "funzionare" che incrementa l'esigenza di autocontrollo ottenendo l'effetto paradosso. Ogni coppia ha un suo modo di funzionare. Alcune sono caratterizzate dalla Conflittualità e litigiosità di coppia Il litigio in una coppia è assolutamente normale e spesso è indispensabile per stabilire le regole di rapporto. Il fattore critico è la frequenza e la capacità dei partners di non serbare rancore. Alcune coppie non riescono a non litigare. Qualsiasi spunto, qualsiasi argomento può essere utilizzato da uno dei due indifferentemente per innescare un progressivo innalzamento dei toni e delle accuse reciproche. Entrambi si considerano vittime del comportamento dell'altro dimenticando che per litigare bisogna essere in due. Ognuno è convinto di re-agire all'altro, non considerando che l'altro è esattamente lo stesso parere.