ISTITUTI DI CULTURA Il Centro servizi culturali del Comprensorio garganico L’anno passato facemmo relazione di una notevole esperienza comunitaria nell’area socio-educativa della Capitanana (v. Il Centro di cultura popolare e biblioteca « Antonio Simone » di Manfredonia, p. I, pp. 96 s.). Le sue esperienze, con i risultati ottenuti nel corso di quest’anno, sono stati raccolti dalla collana Istituti d’arte e di cultura, edita dallo S.E.D., in un « quaderno » al quale rimandiamo i nostri lettori (Il Centro di Cultura Popolare « Antonio Simone »). Questa volta ci tocca registrare un avvenimento, che può segnare l’inizio di un nuovo corso della politica culturale nella nostra provincia, e particolarmente in quella zona di essa, che più sembra diseredata dallo Stato. Il 25 maggio a Manfredonia, promosso dal Centro « Simone », col patrocinio e l’ospitalità del sindaco, prof. Valente, si svolse in quella Città una conferenza informativa, con l’intervento dell’on. prof. Anna Matera, consigliere della Cassa per il Mezzogiorno e vice presidente del suo FORMEZ, e altresì del prof. Mario Melino, direttore generale della Società Umanitaria di Milano. Causale della riunione un nuovo intervento della Cassa predetta, con la creazione in tutte le province meridionali e insulari di Centri di Servizi Culturali, tra essi uno a Manfredonia, gestito appunto dalla Umanitaria, per un vasto comprensorio del Gargano. Eccone, per la voce autorevole della sig.ra Matera, la illustrazione autentica: «L’art. 20 della legge n. 717, di proroga per un quinquennio dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno, prescrive:” Per favorire il progresso civile delle popolazioni meridionali sono promosse e finanziate attività di carattere sociale ed educativo. Tali attività possono essere rivolte anche ad assistere, nelle zone di nuovo insediamento, gli emigrati provenienti dai territori meridionali. All’espletamento di tali compiti provvede la Cassa, tramite il Centro di Formazione e Studi... sulla base di programmi esecutivi, predisposti in attuazione del piano di coordinamento, approvati dal Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno. Per le stesse finalità, la Cassa può essere autorizzata dal Ministro.., ad utilizzare anche enti ed istituti specializzati già operanti nel settore « Il piano di coordinamento, predisposto in attuazione della citata 92 legge, precisa e articola in quattro direttrici le suddette attività sociali ed educative: a) promozione e animazione culturale, imperniata su un Centro Comunitario, sede delle iniziative varie (giovanili, di lotta contro l’analfabetismo, di educazione degli adulti ecc.) e organizzato intorno a un moderno servizio di biblioteca e alla scuola; b) potenziamento dei servizi sociali fondamentali, in collaborazione con i quadri locali amministrativi e tecnici, assistenziali, scolastici, medicosanitari ecc.; c) azione sociale legata alla promozione tecnicoprofessionale; d) assistenza agli emigranti « Risale al 1959 l’inizio dell’intervento straordinario nel settore sociale ed educativo, quando ci si cominciò a rendere conto che era assurdo pensare a un tipo di sviluppo indotto dall’esterno su popolazioni sprovvedute e passive, e della necessità di mettere in moto una componente culturale e tecnico-professionale. Allora, in virtù della legge n. 555 del 18 luglio 1959, si rese possibile l’avvio di un programma sperimentale, rivolto ai giovani, agli adulti, agli analfabeti, in convenzione con vari enti; le attività di tale programma sono successivamente state ampliate e sono proseguite fino al 31 ottobre 1966. Non si parte quindi da zero; ciò vale per il Comitato dei Ministri, per la Cassa, per il Centro di Formazione e Studi (ex Formez), per gli enti specializzati. Si parte però con una dimensione diversa, che non è quantitativa, ma qualitativa perché ricca di una esperienza già fatta e di una più approfondita consapevolezza, che ha trovato la sua sintesi nel disposto legislativo, il quale, per la prima volta, non si limita più a tagliare una fettina dallo stanziamento per l’intervento straordinario nel suo complesso, per devolverla all’elevazione culturale e civile delle popolazioni, ma entra nel merito delle attività da svolgere in tale direzione, ne indica le linee di sviluppo, gli strumenti, i metodi, la collaborazione (scuola, enti locali, associazioni professionali ecc.), e soprattutto ne ridimensiona la componente assistenziale (nel senso che noi meridionali ben conosciamo) mentre ne accentua fortemente la componente culturale. « In fine, stabilisce che il Centro di Formazione e Studi “... assume una funzione di propulsione e di coordinamento tecnico rispetto all’intero programma e provvede anche allo aggiornamento e al perfezionamento dei quadri impegnati nell’attività nonché a fornire alle strutture operative dell’intervento sociale, nel suo insieme, informazioni, documentazioni e servizi tecnici...”. « E’ questo nient’altro che un giudizio di valore da parte del potere pubblico e una conseguente scelta politica.Il potere pubblico afferma, se non la priorità dello sviluppo culturale su quello economico (è sempre difficile fissare un prima e un poi), certamente la contestualità dei due; contestualità che non significa che i due aspetti si pongano sullo stesso piano, ma il contrario; dato che è chiaro che, nello sviluppo economico che così faticosamente sta decollando nel Mezzogiorno (e dappertutto), devono essere i valori culturali e politici, cioè in definitiva i valori della libertà umana, a dirigere, a decidere, a dire l’ultima parola. 93 « A questo punto c’è un dubbio da fugare: questa cultura a cui il potere pubblico offre una struttura per la sua promozione e creazione, che cosa è precisamente? Si vuole forse che sia un certo tipo di cultura, gradito al potere pubblico, meglio, a coloro che oggi lo gestiscono, che in definitiva gli faccia da supporto politico? Tale dubbio è Sorto nella mente dei dirigenti degli enti specializzati già operanti nel settore appena il piano di coordinamento è apparso con le sue indicazioni di merito; ha prodotto diffidenza, che non è ancora scomparsa, che solo nello sviluppo dell’attività potrà scomparire del tutto. « E certo la frase “diffusione della cultura” può generare delle preoccupazioni, far pensare a un tipo prestabilito di “merce” da diffondere. Non così le parole “promozione e animazione “, le quali pongono la questione nei suoi termini esatti, che sono i seguenti: il potere pubblico crea una struttura, un Centro Comunitario, che fa perno sulla scuola da un lato, dall’altro su una biblioteca, intesa non come deposito di libri in attesa che la gente si avvicini ad essi (cosa che molto raramente accade), ma come raccolta di libri da rendere vivi e mobili, da avvicinare ai potenziali lettori affinché questi si mutino in lettori reali; attribuisce compiti tecnici a un istituto preesistente, il CFS, allargandone le competenze; affida la gestione delle strutture ad enti specializzati (è evidente che al termine dell’intervento straordinario, la gestione dei Centri passerà ai Comuni) i quali, legandosi a tutte lei istituzioni “presenti e vive” nella comunità, offriranno ai cittadini quegli elementi di base che vanno dall’alfabeto all’informazione più varia, e la sede e le opportunità e le sollecitazioni perché le popolazioni gradatamente si scuotano dalla staticità che caratterizza tanta parte ancora della società meridionale, superino la fase dell’accettazione acritica di quanto è loro offerto, principalmente dai mass-media, e si formino criticamente le proprie idee, facciano autonomamente le proprie scelte culturali. In modo non dissimile, del resto, ogni azione educativa, da chiunque svolta, deve tendere a so ttrarre gli uomini ai pesanti e alienanti condizionamenti esterni e abituarli a scegliere autonomamente ciascuno la propria via e ad avanzare su di essa o su un’altra, se e quando a ciascuno piaccia, sulla base della qualificazione raggiunta. « Se crediamo nei valori della libertà, e non vogliamo limitarci a rendere quello che gli inglesi con frase efficace chiamano lip-service, pur rendendoci conto della difficoltà della meta, non dobbiamo a nessun costo distogliere da essa i nostri occhi. « Né possiamo, in questa nostra società meridionale così premuta tra vecchio e nuovo, indulgere a nostalgie per una ben definita civiltà contadina o roba del genere. Dobbiamo andare avanti, volere il nuovo, ma saperlo dominare. « Le considerazioni che precedono riguardano particolarmente i Centri Comunitari; le altre direttrici di intervento hanno anch’esse un fondamento educativo, ma hanno una sostanza p iù concreta di servizio; anche il punto c), diretto a legare la promozione tecnicoprofessionale alla realtà sociale ed economica circostante, ha un contenuto più concreto ed inequivocabile. 94 « In Puglia, la Cassa assicura nel triennio 1967-69 il finanziamento di Otto centri, dei quali, quelli di S. Severo, Canosa e Brindisi saranno gestiti dal Movimento di Collaborazione Civica; quelli di Manfredonia, Altamura e Massa fra dalla Società Umanitaria; infine, quelli di Grottaglie e Nardò dall’Unione per la lotta contro l’analfabetismo. Nel primo programma esecutivo la Cassa provvede, d’intesa con gli Enti locali territoriali, alla costruzione di quattro b iblioteche precisamente a S. Severo, Manfredonia, Canosa e Nardò. « E’ da precisare che il Centro Comunitario ha carattere comprensoriale; l’attività che da esso si irradia deve proiettarsi all’interno di un comprensorio ragionevolmente ampio. Per ogni Centro è prevista una équipe di tre persone, le quali, qualificate ed appassionate, dovranno essere i promotori di una ampia fascia di lavoro volontario, senza il quale il Centro finirebbe col subire una inarrestabile degradazione burocratica ». Il Centro Servizi Culturali di Manfredonia, insediato il 10 giugno presso il Centro di cultura popolare « Simone » e quindi con ufficio suo proprio in via Riviera n. 85, ha svolto nel secondo semestre dell’anno una notevole attività, che ci riserviamo di riferire nel successivo fascicolo. LA RUBRICA « LIBRERIA » precedentemente impaginata nella prima parte della rassegna, da questa annata in poi appare nel « Bollettino d’informazioni della Biblioteca provinciale di Foggia », che ne costituisce la seconda parte con autonoma numerazione (il fascicolo, che lo contiene, esce a breve termine dalla pubblicazione presente). 95