SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA – XIII Ciclo FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA Curriculum Neuroscienze Dipartimento di Scienze Cliniche Specialistiche ed Odontostomatologiche Sezione di Scienze della Salute della Donna ABORTIVITA’ SPONTANEA RICORRENTE: STUDIO DI ESPRESSIONE ENDOMETRIALE DELLE CITOCHINE INFIAMMATORIE Relatore: Chiar.mo Prof. Andrea Ciavattini Dottoranda: Dott.ssa Beatrice Landi Correlatore: Chiar.ma Prof.ssa Franca Saccucci Anno Accademico 2014-2015 ! Al Prof. Andrea L. Tranquilli "! #$%&'()*+'$,----------------------------------------------------------------------------------------------------.! "-"! /0'&%+1+%2!34'$%5$,5!&+6'&&,$%,------------------------------------------------------------------------------------------.! "-7! 8+%'69+$,!+$:+5;;5%'&+,!,!50'&%+1+%2!34'$%5$,5 -----------------------------------------------------------<! "-.! =$(';,%&+'!,!50'&%+1+%2!34'$%5$,5 --------------------------------------------------------------------------------- ">! 7! ?4,&+;,$%5*+'$, ----------------------------------------------------------------------------------------- 7"! 7-"! @0+,%%+1'!(,AA'!3%)(+' ----------------------------------------------------------------------------------------------------------- 7"! 7-7! B5*+,$%+!,!;,%'(+-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 7"! 7-.! C+3)A%5%+ ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- >>! 7-D! E+36)33+'$,------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- <F! 7->! 8'$6A)3+'$+ ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- GH! I+0A+'J&5:+5------------------------------------------------------------------------------------------------------- "KK! 2 1 Introduzione 1.1 Abortività spontanea ricorrente Si definisce aborto spontaneo l’evento clinico che porta all’interruzione spontanea di una gravidanza clinicamente riconosciuta, con un feto che pesi meno di 500 grammi oppure qualora il peso sia sconosciuto, con un feto che misuri meno di 25 cm (lunghezza vertice-tallone) oppure che la gravidanza sia durata meno di 22 settimane complete [1,2]. L’abortività spontanea ricorrente è definita come il verificarsi di due o più aborti spontanei consecutivi [3,4]. Non rientrano nel computo degli aborti per la definizione di aborto ricorrente né gli aborti procurati né quelli derivanti da gravidanze iniziate con tecniche di fecondazione assistita (es.FIVET o ICSI). Sono valutabili ai fini della definizione di aborto ricorrente solo gli aborti di gravidanze clinicamente riconosciute. Ovviamente quindi non sono valutabili come aborti le morti embrionali precocissime che avvengono prima dell’annidamento e sono pertanto asintomatiche. L’abortività spontanea ricorrente è un problema clinico comune nell’età riproduttiva che si verifica in circa il 1-3% delle gravidanze [5,6]. Nella specie umana si calcola che su 100 concepimenti 16 si blocchino allo stadio zigote, l5 si perdano ulteriormente prima dell’impianto nell’utero. Dei rimanenti, 25 muoiono dopo l’impianto entro due settimane di età concezionale, altri 10 muoiono tra 3 e 6 settimane e 3 muoiono tra 7 e 20 settimane di età concezionale. Dei feti che superano le 20 settimane di età concezionale, uno muore prima del parto. Quindi si può ritenere che il 103 15% delle gravidanze clinicamente riconosciute esiti in aborto spontaneo, in genere prima della 14° settimana gestazionale, ma che gli aborti in totale, compresi quelli preclinici, si attestino attorno al 50%. Una gravidanza esitata in aborto spontaneo predispone ad un elevato rischio di sviluppare ulteriori aborti. Il rischio di abortività in una successiva gravidanza cresce all’aumentare degli aborti precedenti: 24% dopo un aborto, 30% dopo due, 35% dopo tre aborti fino a circa 40% dopo quattro aborti spontanei consecutivi [7]. L’aborto spontaneo è la più comune complicanza della gravidanza ed implica un coinvolgimento della donna e della coppia con risvolti di ordine psicologico. L’importanza epidemiologica della poliabortività risiede quindi anche nell’alta morbidità psicologica [8]. Eziopatogenesi: L`incidenza dell’abortività spontanea ricorrente osservata è molto più alta (l%) di quella che ci si aspetterebbe se fosse determinata solo dal caso (0,34%) [9,10]. Sebbene cause genetiche, ormonali ed anatomiche siano state implicate nell’eziologia dell’abortività ricorrente, più del 60 per cento dei casi rimangono tuttora inspiegati [11]. Le cause note riguardano fattori genetici, cromosomici, uterini, endocrini, metabolici, infettivi, trombofilici, immunologici ed ambientali [12-15]. Anomalie genetiche e cromosomiche (3-6%): Le anomalie cromosomiche rappresentano la causa più frequente di aborto spontaneo sporadico e si ritrovano nel 50-70% degli aborti spontanei del primo trimestre e nel 5-10% di tutte le gravidanze. 4 Diverso è il caso dell’aborto ricorrente; in questa condizione, un’anomalia cromosomica, di cui uno dei partner è portatore (solitamente una traslocazione bilanciata) è la sola causa indiscussa di abortività ricorrente [16]. Per la diagnosi la sola anamnesi familiare non è sufficiente; occorre effettuare uno studio più approfondito dei partners mediante analisi del cariotipo su sangue periferico [3,17]. Alterazioni anatomiche (10-15%): Le anomalie possono essere congenite (difetti di fusione dei dotti mulleriani, come utero unicorne, bicorne, didelfo, setto ecc, anomalie vascolari dell’arteria uterina, esposizione a DES) o acquisite (sinechie uterine per pregressi raschiamenti o endometriti, leiomiomi, endometriosi/adenomiosi, incompetenza cervicale iatrogena o da trauma). La diagnosi è principalmente strumentale. Disturbi ormonali (10-20%): diabete mellito, disfunzioni tiroidee [18], insufficienza della fase luteale, PCOS (sindrome dell’ovaio policistico) [1921]. Processi infettivi (5%): possono essere associati all’aborto sporadico, non ci sono evidenze per quello ricorrente. Agenti fisici e chimici (<1%) Cause ematologiche (10-20%), in particolare difetti trombofilici. Studi retrospettivi hanno riportato un aumento della prevalenza di abortività ripetuta in pazienti con alterazione dei livelli sierici dei normali inibitori della coagulazione [22-24], quali: antitrombina III, proteina C e proteina S, iperomocisteinemia, resistenza alla proteina C attivata (APCR; generalmente congenita, secondaria alla mutazione del gene del fattore V di Leiden) [25,26]. Problemi immunologici (30-40%) 5 Il fattore immunitario sembra essere responsabile di una buona percentuale di casi inspiegati, alcuni Autori riportano una prevalenza dell’80%, altri la ritengono sovrastimata correggendo questa percentuale ad un 30-40%. Si possono distinguere due condizioni: - l’aborto autoimmune (la presenza di anticorpi antifosfolipidi è la sola causa immunologica umorale scientificamente documentata di abortività ricorrente) - l’aborto alloimmune, quando non si instraurano i meccanismi immunologici di protezione della gravidanza [27,28]. Sono numerosi gli studi sull’incompatibilità HLA, sulle cellule NK [29-33] e sull’assetto di citochine ed il loro polimorfismo [34], ma non esistono attualmente evidenze sull’utilizzo di tali test diagnostici nella pratica clinica [35]. 1.2 Citochine infiammatorie e abortività spontanea 1.2.1 Caratteristiche generali delle citochine La superfamiglia proteica delle citochine è parte integrante del sistema di comunicazione intercellulare (the signaling network) ed è essenziale nella generazione e regolazione del sistema immunitario. Recentemente si sono ottenuti notevoli progressi nell’interpretare come il sistema immunitario comunica, ed è regolato, grazie alle citochine ed alle chemochine o citochine chemiotattiche. L’interazione di questi segnali biologici permette lo svolgimento di numerose attività, come regolare la crescita e lo sviluppo, l’ematopoiesi, il reclutamento linfocitario, la sottopopolazioni dei linfociti T e l’infiammazione. 6 differenziazione delle Una cellula immunitaria all’interno di un dato microambiente può rispondere ai segnali ricevuti grazie ai propri recettori con un suo linguaggio proteico, mediato appunto dalle citochine [36]. Le citochine si comportano pertanto da “mediatori” intercellulari o meglio da “modificatori della risposta biologica”e le loro azioni possono influenzare la cellula stessa (effetto autocrino) o altre cellule dell’organismo, vicine (effetto paracrino) o lontane (effetto endocrino). Le citochine sono piccoli fattori solubili con funzioni pleiotropiche e sono prodotte da numerosi tipi di cellule come parte integrante di un pattern di espressione genica che può influenzare e regolare il sistema immune. Il termine “citochine” fu proposto da Cohen et al. nel 1974 [37] al posto di “linfochine”, termine coniato alla fine degli anni ’60 per indicare le proteine solubili con effetti immunologici derivate dai linfociti [38], contrapposto a “monochine” per indicare quelle prodotte dai macrofagi. Dato che la designazione “linfochine” lasciava intendere in modo fuorviante che i linfociti potessero essere le uniche cellule in grado di secernere tali proteine, il termine citochine divenne rapidamente il preferito. Seguendo tale impostazione generica, al “Second International Lymphokine Workshop” del 1979 fu proposto il sistema di nomenclatura “interleukin” (IL) per semplificare la crescente lista di citochine, contrassegnandole con la sigla IL seguita da un numero (progressivo man mano che vengono scoperte). Ironicamente però questo sistema parzialmente adottato ha continuato a generare confusione in quanto non tutte le interleuchine, che sono almeno 23, effettivamente agiscono solamente tra linfociti. Quindi la moderna nomenclatura delle citochine è un insieme di termini largamente accettati, anche se un po’fuorvianti, denominazioni secondo il sistema interleuchine ed altre proteine ancora note con i loro nomi originali [36]. 7 Le citochine sono una famiglia di molecole molto eterogenee in cui si possono identificare però caratteristiche comuni: o Sono molecole prodotte essenzialmente durante la fase di attivazione e la fase effettrice sia dell’immunità innata che di quella specifica. o Sono proteine glicosilate, con p.m. compreso tra 10.000 e 60.000 Da. o Al pari di altri ormoni peptidici, esercitano la loro attività legandosi a specifici recettori presenti sulla superficie delle cellule bersaglio. La cellula bersaglio può essere la stessa produttrice (attività autocrina), una cellula vicina (attività paracrina) o, come nel caso di altri ormoni, una cellula lontana (attività endocrina). Le citochine possiedono quindi azione sia locale che sistemica. o I recettori per le citochine hanno un’affinità molto elevata (Kd = 10-10 - 10-12), pertanto esse sono attive a bassissime concentrazioni. o L’espressione dei recettori è regolata da specifici segnali esterni alla cellula, in genere costituiti dalla stessa o da altre citochine, o nel caso dei linfociti, dal riconoscimento dell’antigene. o La secrezione delle citochine è un fenomeno breve ed autolimitato: le citochine non sono accumulate in granuli, ma prodotte de novo in seguito allo stimolo. o Numerose citochine sono prodotte da diversi tipi cellulari (si tratta soprattutto di monociti, macrofagi e linfociti T, ma anche cellule endoteliali e alcune cellule epiteliali possono produrre citochine) e ciascuna agisce su tipi cellulari diversi (“pleiotropismo”). o L’attività delle citochine è spesso ridondante, cioè diverse citochine esercitano lo stesso effetto. 8 o Le citochine influenzano spesso la sintesi di altre citochine e/o la loro attività; possono interagire tra loro antagonizzandosi o cooperando in modo additivo o sinergico, potenziandosi a vicenda. o La risposta delle cellule bersaglio alla maggior parte delle citochine consiste in modificazioni dell’espressione genica, con conseguente acquisizione di nuove funzioni. Esistono 2 eccezioni a questa regola: le chemochine, che promuovono una rapida migrazione delle cellule senza bisogno dell’espressione di nuovi geni, ed il fattore di necrosi tumorale (TNF) che induce morte della cellula bersaglio, anche in questo caso senza bisogno dell’espressione di geni sino ad allora silenti. 1.2.2 Classificazione funzionale delle citochine Sono state identificate centinaia di citochine. Possono essere classificate secondo la loro funzione principale in 3 grandi gruppi: 1. Mediatori dell’immunità innata: dette anche citochine infiammatorie. Sono prodotte principalmente dai fagociti mononucleati per potenziare o inibire le reazioni infiammatorie. Gli stimoli per la produzione di tali citochine sono prodotti batterici, come l’LPS e i peptidoglicani, prodotti virali, come l’RNA a doppia elica, o citochine di derivazione T, come l’ IFN gamma. Comprendono: TNF alfa, IL-1, IL-6, IL-10, IL-12, IL-15, IL-18, chemochine, IFN alfa e IFN beta. 2. Mediatori dell’immunità specifica: dette anche citochine immunitarie. Sono prodotte soprattutto dai linfociti T in risposta ad un riconoscimento antigenico specifico. Alcune svolgono funzione regolatrice sulla crescita e differenziazione di varie popolazioni linfocitarie, mentre altre reclutano, 9 attivano e controllano cellule effettrici specializzate, come fagociti mononucleati, neutrofili ed eosinofili. Comprendono: IL-2, IL-4, IL-5, (IL-6), IL-13, IL-16, IL-17, LT, TGF beta e IFN gamma. 3. Fattori di crescita del sistema ematopoietico. Prodotte da cellule stromali del midollo osseo, leucociti ed altri tipi cellulari, stimolano la crescita e la differenziazione dei leucociti immaturi. Comprendono: IL-3, IL-7 ed altri fattori a classificazione incerta, come SCF, GM-CSF, M-CSF e GCSF. Il profilo di secrezione di caratteristiche citochine e chemochine ha permesso di classificare le cellule T helper (Th) CD4+ in 2 grandi sottopopolazioni: Th1 e Th2. Le cellule Th1 secernono soprattutto IL-2, interferone gamma (IFN-!) e tumor necrosis factor-" (TNF-") ed esprimono tra i recettori per chemochine soprattutto CXCR3, mentre le cellule Th2 producono soprattutto IL-4, IL-5, IL-6, IL-10 e IL-13 ed esprimono i recettori per chemochine CCR3 e CCR4. L’IL-12 è il principale induttore delle cellule Th1, mentre l’IL-4 rappresenta il principale stimolo per la differenziazione in senso Th2. Le cellule Th1 supportano l’immunità cellulo-mediata e quindi promuovono l’infiammazione, la citotossicità e l’ipersensibilità di tipo ritardato (DTH), attraverso soprattutto l’attivazione di macrofagi e neutrofili. Le cellule Th2 supportano invece l’immunità umorale e inibiscono le azioni infiammatorie delle cellule Th1, sopprimendo soprattutto l’attivazione macrofagica; sono responsabili inoltre dell’attivazione dei eosinofili e della degranulazione dei mastociti [39-43]. 10 Tuttavia le singole cellule T possono esprimere le più diverse combinazioni di citochine ed esistono probabilmente numerosissime sottopopolazioni, con un profilo di espressione di citochine estremamente eterogeneo). 1.2.3 La “teoria” immunologica nell’abortività spontanea ricorrente La natura immunologica di aborti spontanei ricorrenti altrimenti inspiegati ha suscitato notevole interesse e controversie. Fin dal 1953, quando Medawar evidenziò che la sopravvivenza del prodotto allogenico del concepimento dei mammiferi contraddice le leggi del trapianto di tessuto [44], il feto è considerato un semi-trapianto dato il contributo genetico da parte di ciascun genitore con un conseguente possibile disturbo sui fattori alloimmuni nell’ambiente placentare. Pertanto il rigetto immunologico dell’embrione/feto potrebbe essere una conseguenza dell’insuccesso nei meccanismi che normalmente salvaguardano il sistema immunitario materno da parte dell’attacco degli antigeni paterni espressi nel prodotto del concepimento. Il feto offre alla propria madre un doppio stimolo immunogeno: la placenta stessa e le cellule fetali che attraversano la barriera placentare. Durante la gravidanza, il sistema immunitario materno affronta il concepito con una reazione di difesa verso l’ospite basata sul riconoscimento degli antigeni fetali e placentari di origine paterna. Per evitare il rigetto del prodotto semi-allogenico, la risposta immunitaria materna durante la gravidanza viene normalmente soppressa [45] con l'inibizione dell'attivazione delle cellule T all’interfaccia materno-fetale [46]. Il meccanismo con cui l'aborto abituale sia legato all’allo-immunità non è chiaro. Secondo Lim et al., tre meccanismi potrebbero esserne responsabili: una condivisione dell’antigene leucocitario 11 umano (HLA), una carenza di anticorpi bloccanti, ed un meccanismo che coinvolga mediatori immunitari e cellule soppressorie. Le molecole del complesso maggiore di istocompatibilità (MHC, Major Histocompatibility Complex) di classe I sono importanti nella presentazione dell'antigene alle cellule T ed alle cellule NK [47], e ciò può sostenere la teoria secondo la quale l'assenza di molecole MHC di classe I nel trofoblasto lo possa proteggere da attacchi materni di cellule NK. Tuttavia, il trofoblasto extravilloso esprime l’HLA-C, classico prodotto MHC di classe I, e le molecole non-classiche HLA-G,-E e-F [48,49]. Un momento cruciale all'inizio della gravidanza è l'invasione delle cellule fetali del trofoblasto extravilloso nella decidua. La funzione esatta del prodotto del gene HLA-G non è ancora nota ma la sua espressione tessutospecifica in cellule placentari di citotrofoblasto extravilloso [50,51] suggerisce che l’HLA-G possa giocare un ruolo importante nella tolleranza tissutale materno - fetale. Il ruolo essenziale di queste molecole potrebbe risiedere nel fatto che possono inibire l'attività di una cospicua popolazione di cellule deciduali: le cellule NK. Alla luce del fatto che la quantità di cellule NK uterine è notevole sia alla fine della fase luteale che nel primo trimestre di gravidanza, si può ben prevedere che una disturbata interazione tra molecole HLA-G e cellule NK possa portare alla compromissione dei processi riproduttivi, sebbene studi che hanno confrontato l'espressione di queste popolazioni cellulari tra donne con abortività ricorrente e controlli hanno mostrato risultati molto diversi ed incoerenti [52]. Inizialmente era stato suggerito che il riconoscimento materno dell’HLA di origine paterna sia necessario, o almeno potrebbe esserlo, nella gravidanza normale. Come risultato, i primi studi sull’HLA nell’abortività ricorrente si 12 basavano sull'ipotesi che la maggiore somiglianza HLA tra i partners porterebbe a risposte immunitarie protettive materne inadeguate con conseguente perdita del feto. Sebbene siano stati effettuati un numero considerevole di studi sulla condivisione HLA nelle coppie con abortività ricorrente, prove convincenti di questa ipotesi sono ancora scarse. Anche le cellule T regolatorie (Treg), oltre ad un ruolo chiave nel controllo delle cellule NK [53], svolgono un ruolo essenziale nel sopprimere l'immunità materna contro l’alloantigene fetale di origine paterna [54]. Le cellule Treg sono numerose nella decidua umana [55,56] e l’aumento del loro numero durante il ciclo mestruale prima dell'impianto dell'embrione [57] e durante la gravidanza sembra essere un segno distintivo della tolleranza materno-fetale [55,58,59]. L’attivazione indotta dall’allotrapianto porta ad una risposta di rifiuto attraverso la stimolazione di alcune molecole di superficie (CD25, CD69, HLA-DR), nonché attraverso la produzione di citochine di tipo T helper 1 (Th1). C'è un crescente interesse nel chiarire il ruolo immunologico e biologico delle citochine durante la gravidanza [45], soprattutto nel sangue periferico materno [60-62], ma anche nei tessuti utero-placentari [63-66]. Le sottopopolazioni dei linfociti T helper (CD3 + / CD4 +) possono essere classificate come T helper 1 (Th1) e T helper 2 (Th2), a seconda del loro profilo di citochine. L'equilibrio tra l'attività Th1 e Th2 può indirizzare quindi la risposta immunitaria in direzione dell’immunità cellulo-mediata o di quella umorale [67-70]. Vi è attualmente una crescente evidenza che le citochine siano anche coinvolte come fattori autocrini, paracrini ed endocrini nel modulare la risposta immunitaria materna e l'esito della gravidanza. 13 In particolare è stato proposto come l’andamento della gravidanza possa dipendere dall’equilibrio delle risposte di tipo Th1/Th2 [71], anche se, più recentemente, alcuni autori hanno suggerito che questa ipotesi rappresenta un’eccessiva semplificazione della situazione [72]. Numerosi studi suggeriscono che una predominanza di risposte citochiniche Th2 favorisca la gravidanza fisiologica, mentre un eccesso di risposte Th1 porti a eventi avversi della gravidanza [71,73]. E’ stato suggerito inoltre che le citochine Th1 possano innescare processi trombotici/ infiammatori nei vasi sanguigni materni utero-placentari attraverso l'attivazione delle cellule endoteliali vascolari procoagulanti [74]. Al contrario, le citochine Th2 possono inibire la produzione del fattore tissutale dei monociti indotto dalle citochine Th1 [75]. Esistono molti studi sul rilevamento nel siero materno di livelli significativamente più alti di citochine Th2 nella gravidanza normale rispetto a quelli degli aborti spontanei ricorrenti, così come di livelli molto più elevati di citochine Th1 presenti nelle donne con aborti spontanei ricorrenti rispetto a quelle con una gravidanza fisiologica [60,61,76-82]. Tuttavia le citochine sono secrete non solo dai linfociti sistemici ma anche da altri compartimenti cellulari, come le cellule epiteliali, stromali, endometriali, trofoblastiche e deciduali. Per questo, alcuni autori hanno indagato, seppur con risultati contrastanti, l’espressione di citochine a livello dell'endometrio e della decidua nelle donne con gravidanze normali e patologiche. Anche il nostro gruppo ha precedentemente indagato il pattern di espressione delle citochine infiammatorie e dei loro recettori, usando la tecnologia cDNA macroarray, confrontando il tessuto trofoblastico proveniente da aborti spontanei ricorrenti rispetto a quello da interruzioni volontarie della gravidanza [83]. 14 Sulla base di queste ipotesi immunologiche, varie terapie immunomodulanti potrebbero essere utilizzate per inibire la citotossicità delle cellule NK, per migliorare la formazione di anticorpi bloccanti, o per promuovere un cambiamento di profilo citochinico Th1-Th2. Tali terapie includono l’immunoterapia con linfociti allogenici e le immunoglobuline per via endovenosa (IVIG). E’ stata proposta anche una procedura di induzione della tolleranza timica per la prevenzione o il trattamento dell’abortività ricorrente [84]. Tuttavia l'efficacia di queste terapie nella prevenzione dell'aborto abituale dell'embrione euploide è controversa ed i risultati di studi clinici randomizzati per valutare l'efficacia dell'immunoterapia sono stati contrastanti [85-87]. 1.3 Endometrio e abortività spontanea L’espressione genica dei diversi tipi di cellule endometriali è regolata da ormoni steroidei di origine ovarica e molecole paracrine secrete dalle cellule circostanti. Come conseguenza di questa regolazione, l’endometrio passa attraverso modificazioni cicliche che possono essere divise per semplicità in: fase proliferativa, fase secretoria e fase mestruale. Un corretto impianto dell’embrione dipende da tre fattori: qualità dell’embrione, stato di recettività dell'endometrio e sincronia tra tessuto materno e blastocisti. È dunque necessario caratterizzare lo stato di recettività dell’endometrio al fine di prevenire un fallimento del meccanismo della riproduzione. Tuttora però non è ancora stato trovato un singolo marker molecolare o istologico specificamente rappresentativo di questo stato [88]. 15 E’ nella fase secretiva che l’endometrio acquisisce il fenotipo recettivo che consente l’impianto della blastocisti. Questo periodo di recettività è noto come "Window of implantation" (WOI) e inizia al giorno diciannove e ventesimo del ciclo con una durata di quattro o cinque giorni [89]. Se non si verifica l'impianto, i livelli di progesterone e estrogeno diminuiscono, contemporaneamente ad una vasocostrizione delle arterie spirali che porta a involuzione dell’endometrio [90]. Se invece si verifica l’impianto, si va a stabilire una sorta di dialogo tra tessuto materno e blastocisti, che risulta possibile grazie ad una serie di complesse interazioni autocrine, paracrine e endocrine tra le diverse molecole e i recettori che sono espressi in modo perfettamente coordinato nell’endometrio e nell'embrione [91-94]. In seguito, la blastocisti entra in contatto con l’epitelio endometriale e vi aderisce alla superficie e penetra nell’endometrio. Questo processo è mediato da cellule immunitarie, citochine, fattori di crescita, chemochine e molecole di adesione [95]. È per raggiungere questo obiettivo che l’endometrio necessita di disporre di una regolazione genica appropriata e coordinata durante l’intero ciclo endometriale. Proprio per questo motivo è emerso il bisogno di comprendere i meccanismi genetici che sono alla base dei cambiamenti istologici che avvengono durante il ciclo endometriale. Prima dell’era genomica, i ricercatori si erano limitati a studiare “gene per gene” per determinare quali fossero i cambiamenti molecolari responsabili delle alterazioni osservate. I microarrays hanno permesso di tracciare un profilo dei trascritti dell’intero genoma e sono stati ampiamente utilizzati per esplorare i diversi fenomeni biologici, poiché permettono di misurare i livelli di espressione dell'RNA per migliaia di geni contemporaneamente [96]. A tale scopo sono stati creati dei 16 database [97] in cui sono stati catalogati i dati relativi ai geni espressi nell’endometrio. Nell’era genomica le tecniche a nostra disposizione permettono di tracciare un profilo di tutti i geni che vengono trascritti e anche tradotti [98]. Tra i più recenti studi pubblicati in letteratura ci sono studi che identificano il profilo di trascrizione genica in condizioni fisiologiche di ciascuna fase del ciclo endometriale soprattutto localizzati sulla fase di recettività endometriale [99115], studi sul profilo genetico in pazienti affette da infertilità e poliabortività [116-118], patologie endometriali [119,120], o che valutano l’alterazione dei profili dei trascritti genici in seguito a diversi protocolli di stimolazione ovarica [121,122]. La metodica che viene utilizzata per lo studio dei trascritti genici è quella dei microarray. La fase secretiva è la fase più studiata in quanto l’endometrio diviene recettivo al fine di consentire l’impianto dell’embrione. È utile quindi suddividerla in: iniziale, intermedia e tardiva [90]. La fase precoce è caratterizzata dalla predominanza dei processi legati al metabolismo cellulare (acidi grassi, lipidi, eicosanoidi e alcoli), al trasporto (con un’ampia rappresentazione dei trasportatori delle molecole biologiche coinvolte in questi processi metabolici), alla migrazione di cellule germinali (che può facilitare il trasporto dello sperma e assicurare un ambiente asettico) e alla down-regulation della proliferazione cellulare. L’incremento del metabolismo è dovuto al fatto che questa fase è molto attiva da un punto di vista della biosintesi, probabilmente in preparazione all’impianto dell’embrione, e l’inibizione della mitosi è sostenuta da una down-regolazione di numerosi fattori di crescita. Alcuni tra i principali geni iperespressi nella fase secretiva precoce sono: MSX1 (che appartiene alla famiglia dei geni HOX, implicati 17 negli eventi morfogenetici), l7ßHSD (che regola la permissività dell’endometrio agli estrogeni), PIP5K1B (che regola un’ampia gamma di processi cellulari, inclusi proliferazione, sopravvivenza e organizzazione del citoscheletro) e MUC1 (che mantiene l'idratazione della superficie cellulare, proteggendo le cellule contro i microrganismi e gli enzimi). La fase secretoria intermedia è caratterizzata anch’essa dall’essere molto attiva da un punto di vista metabolico e secretorio e dalla grande importanza riposta nella risposta immunitaria di tipo innato [123]. Il cambiamento dell'espressione genica in questa fase è dovuto al picco del progesterone, che determina una maggiore espressione dei geni coinvolti nella regolazione del ciclo cellulare, nel legame agli ioni, nelle proteine di trasporto dei segnali cellulari, e nell’immunomodulazione. A differenza della fase precoce, i geni iperespressi riguardano l’impianto dell’embrione, i processi di adesione cellulare, il metabolismo, la risposta agli stimoli esterni, il signalling, la risposta immune, la comunicazione cellulare e la down-regulation della proliferazione. Una delle funzioni più rappresentative della fase secretoria intermedia è l’adesione cellulare: l’entrata della blastocisti nell’endometrio, divenuto recettivo, innesca la produzione di citochine da parte delle cellule epiteliali. Queste citochine modulano la recettività dell’endometrio, tramite la regolazione dell’espressione delle molecole di adesione. In effetti probabilmente la de-regolazione dell’espressione delle citochine e dei loro segnali porta a un fallimento nell’impianto o anomalie nella formazione della placenta [124,125]. Un altro ruolo importante è giocato dalla risposta immune: vengono iperespressi i geni coinvolti nell’attivazione della risposta immune di tipo innato (complemento, peptidi antimicrobici, TLR), nonché quelli coinvolti nella chemiotassi dei monociti, delle cellule T e delle cellule NK. Un’altra importante funzione che viene svolta in questa fase è la 18 protezione dell’endometrio: troviamo infatti una up-regolazione dei geni che traducono per antiossidanti, che proteggono la cellula dai radicali liberi e dai metalli pesanti (metallotionina e GPXs) e di DAF (the decay accelerating factor), la cui funzione è proteggere l’embrione dall’attacco mediato dal complemento materno e prevenire la distruzione epiteliale. Nella fase secretoria tardiva, i principali meccanismi che vengono messi in atto sono vasocostrizione, contrazione delle cellule della muscolatura liscia, emostasi e transizione da una fase di risposta immunitaria di tipo innato a una risposta di tipo infiammatorio. I geni che vengono regolati in questa transizione sono per la maggior parte correlati alla risposta immune (iperespressione di recettori Fc, molecole MHC, cellule NK e T) e al sistema immunitario di tipo innato, alla risposta immune di tipo umorale, all’emostasi, alla coagulazione del sangue, alla biosintesi di ormoni steroidei e al metabolismo delle prostaglandine. Il processo che si innesca nella fase secretoria tardiva non favorisce l’impianto embrionale, quindi la transizione dalla fase secretoria intermedia a quella tardiva definisce la fine della WOI e il ritorno a un fenotipo endometriale non recettivo. Come precedentemente citato, esistono numerosi studi di valutazione dell’assetto citochinico, o più spesso di citochine isolate, a livello soprattutto periferico [78,80-82], mentre date le peculiari funzioni di citochine e chemochine sarebbe più corretto valutarle localmente, laddove agiscono. Esistono pertanto alcuni lavori che hanno studiato il materiale trofoblastico ottenuto in seguito all’aborto spontaneo [126]. Esistono pochi studi che hanno invece valutato il coinvolgimento delle citochine a livello endometriale [127-131], in uno stato non gravidico, in 19 modo da poter indagare cosa avviene durante la fase secretiva al momento dell’impianto della blastocisti. Il ruolo dell’endometrio nel successo della gravidanza sembra essere sempre più decisivo [132,133]. 20 2 Sperimentazione 2.1 Obiettivo dello studio L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare il profilo di espressione genica di citochine infiammatorie a livello del tessuto endometriale di donne con pregressa abortività ricorrente rispetto a donne con anamnesi ostetrica negativa, confrontabili per età e BMI, mediante le metodiche di PCR Array e Real-Time PCR. 2.2 Pazienti e metodi L’attività di ricerca è stata articolata in quattro momenti distinti: • raccolta di campioni di materiale endometriale dalle pazienti reclutate per lo studio • purificazione dell’RNA totale dai tessuti recuperati; • valutazione dei profili di espressione genica mediante PCR Array • come verifica e come ulteriore valutazione dell’espressione genica differenziale, alcuni geni sono stati selezionati e l’espressione del loro RNA messaggero è stata analizzata anche con la metodica Real-time PCR, ampliando inoltre ulteriormente la numerosità del campione. 2.2.1 Selezione delle pazienti I soggetti partecipanti allo studio sono stati reclutati presso la Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università Politecnica delle Marche, Ospedale 21 materno-infantile Salesi, Ancona. Il campionamento è stato condotto nel periodo di tempo compreso tra Gennaio 2012 e Gennaio 2013. Il campionamento di tessuto endometriale è stato eseguito in: • 5 pazienti con pregressa abortività spontanea ricorrente (aborti nel primo trimestre e senza causa apparente) • 5 pazienti con anamnesi ostetrica negativa (pregresse gravidanze fisiologiche con parti a termine, assenza di pregressi aborti spontanei). Con gli stessi criteri, il campione è stato ampliato a 12 casi e 12 controlli nel caso della valutazione mediante Real Time PCR. Tutte le pazienti reclutate erano di razza caucasica, avevano un ciclo mestruale regolare. Tra le pazienti con abortività ricorrente sono state escluse le pazienti portatrici di condizioni mediche preesistenti, come la sindrome anticorpi antifosfolipidi, disordini ormonali, diabete mellito, difetti cromosomici, trombofilia, PCOS, malattie infettive e malformazioni uterine. Criteri di esclusione per entrambi i gruppi sono stati: patologie croniche, patologie autoimmuni, patologie connettivali e neoplastiche. Tra i 2 gruppi non c’erano differenze significative riguardo all’età materna ed al Body Mass Index (BMI) (Tab. 1). Il prelievo del tessuto endometriale è stato eseguito nel corso di una isteroscopia diagnostica, che nel caso delle pazienti con abortività spontanea ricorrente aveva anche lo scopo di valutare la cavità endometriale dal punto di vista anatomico, per evidenziare eventuali anomalie strutturali e la possibile presenza di un quadro endometritico. Il prelievo bioptico isteroscopio è stato eseguito durante la fase secretiva del ciclo mestruale. 22 Il materiale prelevato è stato opportunamente conservato in soluzione RNAlater. Pregressi aborti spontanei ricorrenti (n=12) CONTROLLI (n = 12) p Età (anni) 36,4 + 3,5 34,6 + 5,2 N.S. Body Mass Index 23,1 + 2,8 23,7 + 3,1 N.S. Tab 1. Caratteristiche delle pazienti (Media ± DS) 2.2.2 Purificazione dell’RNA totale dai tessuti recuperati Relativamente a ciascun campione l’RNA totale è stato isolato a partire da tessuto endometriale (<5 mg), mediante l’impiego dell’RNeasy Micro Kit (Qiagen). La liberazione dell’RNA avviene all’interno di dispositivi filtranti centrifughi (forniti con il kit) attraverso una serie di quattro passaggi che determinano in successione la lisi del tessuto, la denaturazione dei complessi nucleoproteici, l’inattivazione dell’attività ribonucleasica endogena e la rimozione di DNA e proteine contaminanti. Tale metodica combina le proprietà distruttive e protettive della guanidina tiocianato (GTC) e del "mercaptoetanolo per inattivare le ribonucleasi presenti nell’estratto tissutale. La GTC, infatti, assieme all’SDS provoca la distruzione dei complessi nucleoproteici ed il rilascio dell’RNA in soluzione; la diluizione dell’estratto tissutale con un’alta concentrazione di GTC favorisce la precipitazione delle proteine, mentre l’RNA rimane in soluzione. L’aggiunta di etanolo provoca la precipitazione dell’RNA che si lega al dispositivo filtrante della colonna mentre il DNA (digerito per via enzimatica tramite impiego della DNasi I) e le altre impurità contaminanti si raccolgono nel fondo della vial attraverso una 23 successione di lavaggi con uno specifico tampone salino. L’RNA viene eluito dalla colonna con 14 µl di acqua “nuclease free” e raccolto in una nuova vial. 2.2.3 Analisi spettrofotometrica dell’RNA estratto Per determinare la concentrazione e la presenza di eventuali contaminanti (proteine, GTC, DNA) nell’RNA isolato da tessuto è stata effettuata un’analisi spettrofotometrica: da ognuno degli estratti a disposizione è stata prelevata un’aliquota di cui, previa opportuna diluizione in acqua sterile, è stata determinata l’assorbanza a 260nm. La concentrazione dell’RNA estratto è legata al valore dell’assorbanza secondo la seguente formula: [RNA estratto] (µg/ µl)= Abs 260nm X Fattore di diluizione X 0.04 Dove: 0,04= coefficiente di estinzione molare per gli acidi nucleici a singolo filamento. 2.2.4 Verifica dell’integrità dell’RNA estratto Allo scopo di saggiarne l’integrità, una quantità pari a 1 µg di RNA estratto da campioni di controllo e patologici, implementato del relativo tampone di caricamento (Fermentas) contenente 0,015% di blu di bromofenolo, 0,015% di xilene, 10% di glicerolo e EDTA 10 mM viene assoggettato a migrazione elettroforetica sul gel di agarosio all’1% in TBE 1X (90 mM Tris-Borato e 2 mM EDTA, pH 8,0). Il gel si allestisce portando ad ebollizione una sospensione di agarosio solido in un tampone acquoso (nel nostro caso TBE) fino ad ottenere una soluzione limpida; a quest’ultima, raffreddata a 60°C, si addiziona un volume di bromuro di etidio tale da avere una concentrazione finale di 0,5 µg/ml. Questo colorante si intercala tra le basi azotate degli acidi 24 nucleici e li rende visibili se esposto ad una sorgente UV. La soluzione viene quindi versata all’interno di uno stampo e raffreddandosi dà origine ad una matrice la cui porosità è determinata dalla concentrazione del polimero stesso nella soluzione iniziale. La migrazione elettroforetica avviene all’interno di una vasca fornita di due elettrodi (catodo e anodo) collegati ad un generatore di corrente. Al gel, una volta immerso nel tampone di corsa (TBE 1X), viene applicata una differenza di potenziale di 50-70 V che dà inizio al processo elettroforetico. Nell’intervallo di pH (7,5-7,8) sia del tampone di corsa che del gel, l’RNA e il DNA risultano carichi negativamente e migrano dal catodo verso l’anodo con una mobilità elettroforetica che è condizionata esclusivamente dalle loro dimensioni dal momento che la densità di carica (quantità di carica per unità di lunghezza) dovuta ai gruppi fosfato rimane costante: i frammenti più lunghi mostrano maggiore difficoltà al passaggio attraverso i pori del gel mentre i più piccoli migrano più velocemente. 2.2.5 Reazione di retro trascrizione Il processo di retrotrascrizione si svolge grazie all’attività della trascrittasi inversa, enzima isolato per la prima volta dai retrovirus eucariotici. Tale enzima è in grado di sintetizzare una molecola di DNA utilizzando come stampo un filamento di RNA; per questa ragione la trascrittasi inversa può essere considerata una DNA polimerasi RNA-dipendente. In generale le DNA polimerasi consentono lo svolgimento della reazione di polimerizzazione di una catena polinucleotidica complementare ad un singolo filamento di DNA impiegato come stampo (nella retrotrascrizione il templato è rappresentato da una molecola di RNA); l’enzima catalizza la formazione di un legame fosfodiesterico tra il gruppo 3’-OH del deossiribosio relativo all’ultimo 25 nucleotide ed il fosfato in 5’ del dNTP da aggiungere alla catena. Nessuna DNA polimerasi nota può iniziare la sintesi di un filamento di DNA ex novo; questi enzimi infatti possono solo catalizzare l’addizione dei dNTPs ad un filamento preesistente. Per tale ragione si rende necessario l’impiego di oligonucleotidi (primers) forniti di estremità 3’-idrossilate rivolte in direzione del frammento da sintetizzare; i primers costituiscono un innesco per la polimerasi che può così sintetizzare filamenti di DNA in direzione 5’#3’. Una quantità pari a 2µg di RNA totale viene sottoposto ad una reazione di retrotrascrizione mediante l’impiego del kit RT2 First Strand (SABiosciences), secondo le istruzioni indicate nel seguente protocollo operativo. Miscela di digestione del DNA genomico RNA totale # x µl Buffer GE # 2 µl 42° C per 5 minuti H2O RNase-free fino ad un volume di 10 µl 4°C fino alla fase successiva RT cocktail Buffer BC3 # 4 µl Buffer P2 # 1 µl Buffer RE3 # 2 µl H2O RNase-free # 3 µl L’RT cocktail (10 µl) viene aggiunto alla miscela precedente (10 µl). L’intera miscela (20 µl) viene riscaldata a 42°C per 15 min, a 95°C per 5 min e successivamente mantenuta a 4°C. Alla miscela di retrotrascrizione (20 µl) vengono aggiunti 91 µl di H2O RNase-free. 26 2.2.6 Verifica mediante PCR del cDNA sintetizzato La tecnica della reazione a catena della DNA polimerasi (Polymerase Chain Reaction), ideata da Kary Mullis alla metà degli anni '80, offre la possibilità di produrre un enorme numero di copie di specifiche sequenze di DNA senza ricorrere al clonaggio. La PCR sfrutta alcune peculiarità della duplicazione del DNA. La DNA polimerasi impiega un DNA a filamento singolo come stampo per la sintesi di un nuovo filamento complementare. Gli stampi di DNA a filamento singolo sono prodotti per denaturazione della doppia elica mediante alta temperatura. Per avviare la sintesi, la DNA polimerasi necessita anche di una piccola regione a doppio filamento. Quindi il punto di inizio della sintesi può essere specificato fornendo come innesco un oligonucleotide, il primer complementare allo stampo proprio in quel punto. La PCR consente quindi di indirizzare la polimerasi a sintetizzare una regione specifica di DNA. E' una tecnica così sensibile che può dare un amplificato partendo da una singola molecola di DNA presente in una miscela o compresa in un filamento più lungo e consentire poi la visualizzazione su gel d'agarosio. Per avere risultati ottimali si può agire su vari parametri fisici e chimici. La concentrazione consigliata della Taq polimerasi è normalmente compresa tra 1 e 2.5 unità per 100 µl di reazione, quella dei deossinucleotidi tra 20 e 200 µM. Una concentrazione troppo elevata di enzima porterebbe alla formazione di prodotti secondari non specifici; una quantità ridotta consentirebbe invece una scarsa amplificazione. E' importante ottimizzare anche la concentrazione di magnesio in quanto può avere effetti sull'accoppiamento dei primers con il filamento stampo, sulla temperatura di denaturazione, sulla specificità dei prodotti, sull'attività e sulla fedeltà della polimerasi. Anche la scelta dei primers è guidata da alcune regole: il contenuto in G+C deve essere del 50% e si devono evitare ripetizioni successive della stessa base che potrebbero 27 facilitare appaiamenti errati. Si devono considerare anche le eventuali strutture secondarie e la formazione di dimeri di primers che influirebbero negativamente sul risultato dell'amplificazione. La distanza tra i siti di legame dei primers sui filamenti del DNA deve essere appropriata, in funzione della capacità di separazione del gel e dell'attività limite dell'enzima: non deve essere inferiore alla lunghezza minima dei frammenti di DNA individuabili nel gel di separazione utilizzato e nemmeno superiore alla massima lunghezza di sequenza nucleotidica efficientemente sintetizzata dall'enzima DNA polimerasi (circa 2000 nucleotidi). Alla provetta contenente il DNA da amplificare vengono aggiunti i 2 oligonucleotidi che servono da primer, la DNA polimerasi e una mistura dei 4 nucleotidi precursori. La DNA polimerasi più usata è la Taq, un enzima inizialmente estratto e purificato dal batterio termofilo Thermus aquaticus ma ora disponibile in forma ingegnerizzata. Questa miscela di reazione è riscaldata a circa 94°C. A questa temperatura le doppie eliche si sono completamente separate. La temperatura viene poi abbassata per permettere ai primers oligonucleotidici di appaiarsi alle sequenze complementari presenti nelle molecole di DNA. Questa temperatura di appaiamento (annealing) è un parametro variabile capace di determinare la specificità della PCR. Per la tappa successiva la temperatura è portata a 72° per consentire all'enzima termostabile Taq polimerasi di copiare il DNA. Ripetendo le tre fasi (denaturazione, appaiamento, allungamento) nel tempo (Fig. 1), il processo può essere reso ciclico. I cicli sono compiuti automaticamente in uno strumento chiamato "termocycler", programmato per passare alle diverse temperature richieste nei tempi previsti. Il numero dei cicli dipende dalla concentrazione iniziale del DNA bersaglio e ad ogni ciclo si ha il doppio delle copie di DNA amplificato. Come tutti i processi biochimici, la duplicazione del DNA mediante PCR non 28 è un processo esente da errori visto che, nel corso della reazione, vengono prodotte delle copie non fedeli all’originale. Può succedere infatti che la DNA polimerasi incorpori nella catena in allungamento nucleotidi errati; questo accade poiché la Taq polimerasi manca dell’attività esonucleasica 3’#5’, cioè non può svolgere la funzione di “correzione di bozze” (proofreading). Normalmente nelle copie di DNA tali errori vengono introdotti con una frequenza di un nucleotide sbagliato ogni 2 $ 104 nucleotidi incorporati. Se l’errore di incorporazione avviene nelle fasi iniziali del processo di amplificazione, si avrà un maggior numero di copie mutate rispetto a quando la mutazione avviene nel corso degli ultimi cicli. Tale inconveniente può essere circoscritto dando inizio alla PCR con un numero elevato di molecole di DNA stampo; in tal caso il numero di cicli di amplificazione richiesto è minore e tale sarà anche la quota di errori introdotti nelle copie neosintetizzate. 29 Fig. 1 Rappresentazione schematica della reazione a catena della polimerasi. Nella figura sono rappresentati 4 cicli di PCR articolati nelle fasi di (1) Denaturazione a 94°C (2) Annealing a 55°C- 60°C (3) Estensione a 72°C. Al DNA templato (linea blu) si appaiano i primers (linea rossa) che vengono poi estesi dalla Taq Polimerasi (cerchio verde) per aumentare il numero delle copie della sequenza bersaglio (linea verde). Un’aliquota di cDNA, pari a 6 %l della miscela di retrotrascrizione (111 %l) ottenuta al termine della procedura descritta nel paragrafo precedente, è stata utilizzata come templato in una reazione di PCR. Tale analisi è stata realizzata utilizzando dei primers le cui sequenze nucleotidiche sono qui di seguito riportate e che sono stati progettati in maniera tale da condurre alla sintesi di amplificati relativi ad una regione del cDNA per la "-actina pari a 116 bp. 30 I primers utilizzati sono i seguenti: 5’-ctcttccagccttccttcct-3’ (forward), 5’-agcactgtgttggcgtacag -3’ (reverse). La reazione di PCR è stata eseguita in un volume di 25 µl contenente buffer 1X addizionato di Mg2+, 200 µM di ciascuno dei quattro dNTPs, 300 nM di ciascuno dei due primers, 0,02 U/µl di DNA polimerasi Sigma Aldrich (D4585) ed 6 µl di cDNA, quale stampo. Il saggio di PCR è stato condotto per impiego del termociclatore PCR Express Thermohybaid con i seguenti parametri di amplificazione: - denaturazione iniziale a 94°C per 3’ - denaturazione a 94°C per 30’’ 35 cicli di amplificazione - annealing dei primers e polimerizzazione a 56°C per 30’’ - polimerizzazione finale a 72°C per 5’ Per verificare l’avvenuta amplificazione del retrotrascritto è stato allestito un gel di agarosio al 2% in TAE 1X (45 mM Tris-Acetato, 1 mM EDTA, pH 8,0) e nel gel di corsa, oltre alle miscele di PCR, è stato caricato un opportuno marcatore di peso molecolare in grado di segnalarci se l’amplificato ottenuto era di taglia opportuna. 2.2.7 Valutazione dei profili di espressione mediante PCR array La Real-Time PCR è una tecnica che consente la simultanea amplificazione e quantificazione del DNA stampo attraverso il monitoraggio in tempo reale dell’intensità di fluorescenza che si libera dal prodotto di amplificazione durante la reazione a catena della DNA polimerasi: questo risulta possibile mediante l’impiego di marcatori fluorescenti il cui accumulo, a livello del prodotto di reazione, segue la stessa cinetica della PCR. Il colorante 31 fluorescente, intercalato nel DNA a doppio filamento ed eccitato da una luce laser, emette energia luminosa ad una specifica lunghezza d’onda. La luce raccolta ed analizzata da uno spettrografo viene poi convogliata in una telecamera CCD. Il detector CCD integra il segnale e lo converte in un dato numerico che viene conservato dal software gestito da un personal computer interfacciato al termociclatore. L’ampia disponibilità sul mercato di fluorocromi con diversi spettri di assorbimento ed eccitazione ha reso possibile lo sviluppo di diverse chimiche di reazione che consentono di rilevare in modo più o meno specifico i prodotti di amplificazione e possono essere teoricamente applicate a tutte le strumentazioni disponibili per lo svolgimento di analisi mediante Real-Time PCR. I metodi comuni di quantificazione del DNA amplificato mediante Real-Time PCR includono l'impiego di molecole fluorescenti che si intercalano in maniera aspecifica al DNA a doppio-filamento (SYBR Green) e di sonde ad ibridazione, ovvero oligonucleotidi modificati (marcati con molecole fluorescenti) che, una volta ibridati in maniera specifica al frammento amplificato del gene di interesse, emettono fluorescenza (sonde TaqMan). 2.2.8 Curva di amplificazione e ciclo soglia Durante lo svolgimento di una reazione di amplificazione del DNA mediante Real-Time PCR, la quantità di prodotto che si forma dopo un ciclo termico raddoppia al ciclo successivo. Misurando l’incremento di fluorescenza, dovuto alla formazione di nuovo prodotto di reazione, all’avanzare dei cicli, è possibile ricavare la curva di amplificazione del templato di interesse. Tale diagramma esibisce un andamento tipicamente sigmoide, caratterizzato fondamentalmente da tre fasi: 32 una prima fase in cui al susseguirsi dei cicli di amplificazione non corrisponde un significativo incremento di fluorescenza; ciò è dovuto al fatto che la quantità di prodotto amplificato genera un segnale fluorescente che si mantiene al di sotto della soglia di rilevabilità dello strumento; una fase esponenziale in cui, con l’avanzare dei cicli termici, inizia a diventare significativo l’incremento di fluorescenza dovuto all’accumulo di prodotto di amplificazione; in questa fase tutti i reagenti sono nel loro rapporto ottimale di concentrazione e per questo la quantità di amplificato che si forma risulta direttamente proporzionale alla quantità di templato iniziale; una fase di plateau in cui l’intensità di fluorescenza non aumenta in maniera significativa al progredire del numero dei cicli a causa di una ridotta disponibilità dei substrati consumati nel corso della reazione: la quantità di amplificato che si forma non è più direttamente proporzionale alla quantità di DNA stampo. La metodica dell’amplificato della nella PCR fase “classica” di plateau consente di valutare assoggettando a l’entità migrazione elettroforetica le miscele di reazione a termine del processo di amplificazione; la tecnica della Real-Time PCR, invece, consente di misurare la quantità di amplificato che si forma durante la fase esponenziale del processo di amplificazione grazie alla possibilità di monitorare in “tempo reale” l’emissione di fluorescenza relativa al templato di interesse. In questa fase, quindi, sarà possibile individuare un ciclo di amplificazione ottimale a cui corrisponde un valore di fluorescenza che è misura della quantità di prodotto che si è formato. Tale ciclo di amplificazione prende il nome di ciclo soglia (Ct) e graficamente corrisponde al punto in cui la curva di amplificazione interseca la linea di base (Threshold line). A questa linea virtuale, che distingue la fluorescenza di fondo da segnali imputabili a reali amplificazioni, 33 corrisponde un valore ben definito di fluorescenza, al di sopra del quale diventa significativo qualsiasi incremento di fluorescenza (Fig. 2). Fig. 2 Curva di amplificazione 2.2.9 Efficienza di amplificazione e curva di Melting Nella messa a punto delle condizioni di reazione negli esperimenti di RealTime PCR, sussistono dei passaggi fondamentali quali la produzione di templati puliti e la progettazione di primers opportuni. In tal senso, nello svolgimento di questo tipo di indagine biologica, risulta di fondamentale importanza non prescindere da condizioni essenziali quali l’accuratezza e la riproducibilità degli esperimenti. Se l’accuratezza è imputabile per gran parte all’operatore che pianifica e realizza l’esperimento, la riproducibilità dipende essenzialmente dall’efficienza del processo di amplificazione. Per determinare il valore di efficienza di amplificazione relativo ad un esperimento di RealTime PCR, si sfrutta la relazione lineare che intercorre tra il valore di Ct e il logaritmo in base 10 (Log o log10) del numero di copie del templato iniziale. Pertanto, allestendo miscele di amplificazione con diluizioni seriali del DNA 34 target, è possibile ricavare per ciascuna un valore di Ct. Interpolando i valori di Ct e del Log del numero delle copie di templato iniziale è possibile costruire una retta di regressione lineare. La pendenza ricavata dall’equazione di tale retta può essere direttamente correlata all’efficienza della reazione di amplificazione mediante la seguente legge: E = [10(-1/pendenza)] - 1 Tale valore di efficienza solitamente espresso in termini percentuali, da un lato sancisce la riproducibilità ed esprime l’attendibilità del risultato sperimentale, dall’altro definisce il range dinamico di linearità della quantità di templato analizzabile con successo, in definite condizioni sperimentali. In generale, un valore di efficienza compreso tra 80% e 120% risulta accettabile per lo svolgimento di esperimenti di Real-Time PCR, assicurando una buona riproducibilità dei dati, garanzia fondamentale per la standardizzazione della metodica. Diversi sono i parametri che influiscono sull’efficienza di amplificazione tra cui le condizioni di reazione (valore di pH, concentrazione dei dNTPs, concentrazione di Mg++), l’efficienza della DNA polimerasi, il numero dei cicli termici, la sequenza dei primers e la loro concentrazione, la temperatura di annealing. Negli esperimenti di Real-Time PCR condotti mediante l’impiego di sostanze fluorescenti che si intercalano in modo aspecifico alla doppia elica del DNA amplificato, al termine del processo di amplificazione, il software elabora la curva di Melting. Tale curva fornisce, infatti, importanti indicazioni sulla “purezza” del prodotto di amplificazione e quindi sull’attendibilità del risultato ottenuto. La necessità di elaborare la curva di Melting fa riferimento a diverse considerazioni: i coloranti fluorescenti impiegati negli esperimenti di Real-Time PCR (tra i quali il SYBR Green rappresenta il più utilizzato e quello che consente di 35 operare in condizioni di massima sensibilità), se intercalati alla doppia elica, emettono una fluorescenza di gran lunga superiore a quella emessa quando sono liberi in soluzione; il DNA a doppio filamento si denatura con l’incremento della temperatura; a seguito della denaturazione, la molecola intercalante abbandona la doppia elica tornando in soluzione e ciò determina un decremento della fluorescenza del mezzo di reazione. La temperatura di Melting (Tm) di un frammento di DNA a doppio filamento si definisce come la temperatura alla quale, nella miscela di reazione, il 50% del DNA presente è organizzato a doppio filamento. Ciascun frammento di DNA a doppio filamento avrà uno specifico valore di Tm che dipende dalla lunghezza e dalla composizione in basi del frammento in esame. Quindi, conoscendo la Tm dell’amplicone che si deve quantizzare mediante Real-Time PCR, è possibile indagare sulla specificità del prodotto di reazione. La costruzione della curva di Melting è resa possibile impostando, a livello del termociclatore, lievi incrementi di temperatura (0,5°C) al termine del processo di amplificazione. In questa maniera, all’aumentare della temperatura, si assiste ad un graduale decremento della fluorescenza generato dalla denaturazione del prodotto di reazione (DNA a doppio filamento) e dal conseguente rilascio nel mezzo di reazione del colorante intercalante. A livello grafico, la Tm è rappresentata da un punto di flesso della curva di Melting (Fig. 3). Riportando in ascissa la temperatura e in ordinata la derivata 1a del rapporto tra l’intensità di fluorescenza rispetto alla temperatura (dI/dT), il punto di flesso viene convertito in un picco: il picco di Melting. La curva di Melting consente quindi di verificare la presenza di fluorescenza 36 aspecifica generata da dimeri di primers o da amplificati diversi dall’amplicone di interesse (Fig. 4). Tm Fig. 3 Curva di Melting. A livello grafico i valori di Tm sono rappresentati dai punti di flesso della curva. 37 A B Fig. 4 (A) Rappresentazione della curva di Melting di due diversi amplificati con differenti Tm. (B) Rappresentazione della curva di Melting, in presenza di un solo amplificato. 2.2.10 Quantizzazione e geni housekeeping La molteplicità dei campi di indagine biomedica in cui tale metodica trova applicazione rende la Real-Time PCR estremamente versatile; tuttavia, 38 l’analisi dell’espressione genica risulta il settore di ricerca in cui questa tecnica di biologia molecolare mostra il suo più ampio impiego. La Real-Time PCR consente infatti di effettuare una valutazione dei livelli di espressione di un gene di interesse grazie alla determinazione quantitativa del relativo RNA messaggero, dopo la sua conversione a cDNA. I prodotti di amplificazione possono essere quantizzati in modo assoluto o relativo. La quantizzazione assoluta è basata sulla costruzione di una curva standard in cui vengono riportati i valori di Ct relativi all’amplificazione di diluizioni seriali di DNA plasmidico, o altre forme di DNA, contenenti nella loro sequenza nucleotidica l’amplicone relativo al gene di interesse. Verificata la coincidenza dei livelli di efficienza di amplificazione tra campioni incogniti e standard è possibile risalire al numero di copie del prodotto di amplificazione del gene di interesse presenti nel campione indagato per interpolazione del suo valore di Ct sulla curva standard di riferimento. Il metodo di quantizzazione relativa consente invece di valutare le differenze nei livelli di espressione di un gene tra un campione ed il relativo controllo. In questo senso tale approccio quantitativo, pur risultando più semplice dal punto di vista procedurale, non consente la determinazione del numero di copie del prodotto di amplificazione (relativo al gene di cui si intende analizzare l’espressione), bensì il semplice confronto tra i cicli soglia di amplificazione del gene in esame tra il campione ed il suo controllo. Per poter effettuare tale confronto è necessario disporre di uno “standard interno”, di un riferimento, comune sia al campione, sia al controllo, rappresentato da un gene diverso dal gene di interesse (GOI), ed espresso costitutivamente nel campione e nel controllo. Tali geni costitutivi, denominati housekeeping (HKG), sono caratterizzati dal fatto che la loro espressione segue l’attività trascrizionale della cellula: ne consegue che la quantità di RNA e quindi di cDNA utilizzato 39 quale templato è ad essa proporzionale. In questo senso, prima di valutare la differenza tra i Ct del GOI nel campione e nel controllo, è necessario determinare per ciascuno i valori di Ct del HKG. Calcolati tali valori, si può procedere alla determinazione dell’espressione relativa del GOI secondo lo schema che segue: GOI campione GOI Ct controllo HKG Ct Ct HKG Ct S!C C!Ct t espressione relativa = 2 - ( S&Ct - C&Ct) Tale valore, che risulta attendibile a parità di efficienza di amplificazione del GOI e dell’HKG, esprime dunque l’entità dell’espressione differenziale del gene d’interesse tra il campione ed il suo controllo. La valutazione quantitativa dell’espressione dei geni selezionati è stata condotta utilizzando uno strumento costituito da un termociclatore provvisto di un lettore ottico per la lettura della fluorescenza. 40 2.2.11 PCR Array Il nostro progetto di ricerca, volto a valutare l’eventuale flogosi endometriale alla base della poliabortività, si è basato su uno studio realizzato mediante PCR Array. Tale indagine è stata condotta con lo scopo di valutare i cambiamenti nel pattern di espressione di geni coinvolti nella risposta infiammatoria, analizzando i profili di espressione genica dei campioni cellulari in esame. L’analisi mediante PCR Array è una tecnologia che permette la simultanea valutazione di numerosi geni in un singolo esperimento con una capacità informativa significativamente maggiore dell’analisi separata di singoli o di soli pochi markers. La tecnica è articolata in 4 steps: sintesi del cDNA (fase precedentemente descritta), allestimento della miscela di PCR, amplificazione e analisi di Melting, raccolta ed elaborazione dei dati. Per quanto concerne la fase di allestimento della miscela di PCR, un aliquota pari a 102 %l del cDNA sintetizzato in precedenza viene addizionata a 1350 %l di RT Real-Time SYBR Green/Fluorescein PCR master mix e a 1248 %l di H2O sterile. Tale miscela viene quindi trasferita in aliquote da 25 %l all’interno di pozzetti raggruppati in un supporto solido costituito da una piastra (Figura 5 A). A tale scopo sono state impiegate piastre contenenti 96 pozzetti prodotte dalla SABiosciences e indicate con la sigla RT2 Profiler PCR Array System Human Cytokines & Chemokines PCR arrays (PAHS – 150D). All’interno di ciascun pozzetto è presente in forma liofilizzata un set di primers per l’amplificazione di un gene specifico. 41 (A) (B) Fig. 5 (A) Immagine relativa ad una piastra PCR Array contenente 96 pozzetti. (B) Rappresentazione schematica della dislocazione dei pozzetti in cui avviene l’amplificazione dei geni di interesse, dei geni housekeeping e delle sequenze per il controllo della contaminazione da DNA genomico, dell’efficienza di retrotrascrizione e di amplificazione mediante PCR. In particolare nelle piastre da 96 pozzetti è possibile esplorare l’espressione di 84 geni di interesse relativi ad uno specifico pathway (nel nostro caso i geni 42 coinvolti nella risposta immunitaria) e di 5 geni housekeeping, utilizzati per la normalizzazione dei dati sperimentali, indispensabile per poter effettuare la valutazione dell’espressione genica differenziale nei vari campioni. Inoltre è possibile valutare la presenza di DNA genomico contaminante il cDNA sintetizzato, nonché di saggiare l’efficienza dei processi di retrotrascrizione e di amplificazione mediante PCR (Figura 5 B). L’analisi mediante PCR Array delle piastre relative ai campioni presi in esame è stata condotta utilizzando iCycler, quale termociclatore accoppiato allo strumento di acquisizione CFX96 Real-Time PCR Detection System (Bio-Rad). L’amplificazione ha previsto l’adozione delle seguenti condizioni: 1. denaturazione iniziale a 95°C per 10’ 2. denaturazione a 95°C per 15’’ 40 cicli di amplificazione 3. annealing dei primers e polimerizzazione a 60°C Al termine della reazione di amplificazione l’allestimento delle curve di Melting relative a ciascun amplificato è stato condotto secondo il seguente protocollo: 1. mantenimento delle miscele a 95°C per 10’’ 2. incrementi consecutivi di 0,5°C (da 65°C a 95°C) compiuti ogni 5’’. L’acquisizione della fluorescenza relativa agli amplificati è stata effettuata al termine della fase 3 di ciascun ciclo termico del processo di amplificazione e al compimento di ogni singolo incremento relativo alla fase di Melting. Di seguito viene riportato l’elenco dei geni la cui espressione viene esplorata nella piastra RT2 Profiler PCR Array System - Human Cytokines & Chemokines (PAHS – 150D), prodotta dalla SABiosciences. I geni vengono 43 rappresentati secondo l’ordine di dislocazione nei pozzetti sulla piastra (Tab. 2), in raggruppamento funzionale (Tab. 3) e successivamente in elenco dettagliato (Tab. 4). Tabella 2: Array Layout ADIPOQ BMP2 BMP4 BMP6 BMP7 C5 CCL1 CCL11 CCL13 CCL17 CCL18 CCL19 A01 A02 A03 A04 A05 A06 A07 A08 A09 A10 A11 A12 CCL2 CCL20 CCL21 CCL22 CCL24 CCL3 CCL7 CCL8 CD40LG CNTF CSF1 B08 B09 B10 B11 B12 CCL5 B07 B01 B02 B03 B04 B05 B06 CSF2 CSF3 CX3CL1 CXCL1 CXCL10 CXCL11 CXCL12 CXCL13 CXCL16 CXCL2 CXCL5 CXCL9 C01 C02 C03 C04 C05 C06 C07 C08 C09 C10 C11 C12 FASLG GPI IFNA2 IFNG IL10 IL11 IL12A IL12B IL13 IL15 IL16 IL17A D01 D02 D03 D04 D05 D06 D07 D08 D09 D10 D11 D12 IL17F IL18 IL1A IL1B IL1RN IL2 IL21 IL22 IL23A IL24 IL27 IL3 E01 E02 E03 E04 E05 E06 E07 E08 E09 E10 E11 E12 IL4 IL5 IL6 IL7 IL8 IL9 LIF LTA LTB MIF MSTN NODAL F01 F02 F03 F04 F05 F06 F07 F08 F09 F10 F11 F12 OSM PPBP SPP1 TGFB2 THPO TNF TNFRSF11B TNFSF10 TNFSF11 TNFSF13B VEGFA XCL1 G01 G02 G03 G04 G05 G06 G07 G08 G09 G10 G11 G12 ACTB B2M GAPDH HPRT1 RPLPO HGDC RTC RTC RTC PPC PPC PPC H01 H02 H03 H04 H05 H06 H07 H06 H09 H10 H11 H12 44 Tabella 3: Functional gene grouping Chemokines: CCL1, CCL11, CCL13, CCL17, CCL18, CCL19, CCL2, CCL20, CCL21, CCL22, CCL24, CCL3, CCL5, CCL7, CCL8, CX3CL1, CXCL1, CXCL10, CXCL11, CXCL12, CXCL13, CXCL16, CXCL2, CXCL5, CXCL9, PF4, PPBP, XCL1. Interleukins: IL10, IL11, IL12A, IL12B, IL13, IL15, IL16, IL17A, IL17F, IL18, IL1A, IL1B, IL1RN, IL2, IL21, IL22, IL23A, IL24, IL27, IL3, IL4, IL5, IL6, IL7, IL8, IL9. Interferons: IFNA2, IFNG. Growth Factors: BMP2, BMP4, BMP6, BMP7, CNTF, CSF1, CSF2, CSF3, GPI, LIF, MSTN, NODAL, OSM, THPO, VEGFA. TNF Superfamily: CD40LG, FASLG, LTA, LTB, TNF, TNFRSF11B, TNFSF10, TNFSF11, TNFSF13B. Other Cytokines: ADIPOQ, MIF, SPP1, TGFB2. Anti-Inflammatory Cytokines: CCL18, CCL19, CCL21, IL10, IL11, IL12A, IL12B, IL13, IL18, IL2, IL22, IL23A, IL24, IL4, IL6, TGFB2. Tabella 4: Gene Table Position UniGene RefSeq Symbol A01 Hs.80485 NM_004797 ADIPOQ A02 Hs.73853 NM_001200 A03 Hs.68879 A04 A05 Description Gene Name Adiponectin, C1Q and collagen domain ACDC, ACRP30, ADIPQTL1, containing ADPN, APM-1, APM1, GBP28 BMP2 Bone morphogenetic protein 2 BMP2A NM_130851 BMP4 Bone morphogenetic protein 4 Hs.285671 NM_001718 BMP6 Bone morphogenetic protein 6 VGR, VGR1 Hs.473163 NM_001719 BMP7 Bone morphogenetic protein 7 OP-1 45 BMP2B, BMP2B1, MCOPS6, OFC11, ZYME CPAMD4, A06 Hs.494997 NM_001735 C5 Complement component 5 A07 Hs.72918 NM_002981 CCL1 Chemokine (C-C motif) ligand 1 A08 Hs.54460 NM_002986 CCL11 Chemokine (C-C motif) ligand 11 A09 Hs.414629 NM_005408 CCL13 Chemokine (C-C motif) ligand 13 FLJ17816, FLJ17822, MGC142298 I-309, P500, SCYA1, SISe, TCA3 MGC22554, SCYA11 CKb10, MCP-4, MGC17134, NCC-1, NCC1, SCYA13, SCYL1 A-152E5.3, A10 Hs.546294 NM_002987 CCL17 Chemokine (C-C motif) ligand 17 ABCD-2, MGC138271, MGC138273, SCYA17, TARC A11 A12 Hs.143961 Hs.50002 NM_002988 NM_006274 CCL18 CCL19 Chemokine (C-C motif) ligand (pulmonary and activation-regulated) Chemokine (C-C motif) ligand 19 18 AMAC-1, AMAC1, CKb7, DCCK1, DCCK1, MIP-4, PARC, SCYA18 CKb11, ELC, GDCF-2, B01 Hs.303649 NM_002982 CCL2 Chemokine (C-C motif) ligand 2 MGC34433, MIP-3b, MIP3B, SCYA19 HC11, MCAF, HSMCR30, MCP-1, MCP1, MGC9434, SCYA2, SMC-CF B02 Hs.75498 NM_004591 CCL20 Chemokine (C-C motif) ligand 20 B03 Hs.57907 NM_002989 CCL21 Chemokine (C-C motif) ligand 21 CKb4, LARC, MIP-3a, MIP3A, SCYA20, ST38 6Ckine, CKb9, MGC34555, ECL, SCYA21, SLC, TCA4 B04 Hs.534347 NM_002990 CCL22 Chemokine (C-C motif) ligand 22 B05 Hs.247838 NM_002991 CCL24 Chemokine (C-C motif) ligand 24 B06 Hs.514107 NM_002983 CCL3 Chemokine (C-C motif) ligand 3 ABCD-1, DC, B-CK, MDC, MGC34554, SCYA22, STCP-1 Ckb-6, MPIF-2, G0S19-1, LD78ALPHA, MIP1-alpha, MIP1A, SCYA3 D17S136E, B07 Hs.514821 NM_002985 CCL5 Chemokine (C-C motif) ligand 5 MPIF2, SCYA24 MGC17164, RANTES, SCYA5, SISd, TCP228 FIC, MARC, MCP-3, MCP3, B08 Hs.251526 NM_006273 CCL7 Chemokine (C-C motif) ligand 7 MGC138463, MGC138465, NC28, SCYA6, SCYA7 B09 Hs.271387 NM_005623 CCL8 Chemokine (C-C motif) ligand 8 46 HC14, MCP-2, SCYA10, SCYA8 MCP2, CD154, CD40L, HIGM1, IGM, B10 Hs.592244 NM_000074 CD40LG CD40 ligand IMD3, T-BAM, TNFSF5, TRAP, gp39, hCD40L B11 Hs.715806 NM_000614 CNTF Ciliary neurotrophic factor HCNTF B12 Hs.591402 NM_000757 CSF1 Colony stimulating factor 1 (macrophage) MCSF, MGC31930 C01 Hs.1349 NM_000758 CSF2 C02 Hs.2233 NM_000759 CSF3 Colony stimulating factor 2 (granulocyte- GMCSF, macrophage) MGC131935, MGC138897 C17orf33, Colony stimulating factor 3 (granulocyte) ABCD-3, C03 Hs.531668 NM_002996 CX3CL1 CSF3OS, GCSF, C3Xkine, CXC3, MGC45931 Chemokine (C-X3-C motif) ligand 1 CXC3C, NTN, NTT, SCYD1, fractalkine, neurotactin Chemokine C04 Hs.789 NM_001511 CXCL1 (melanoma (C-X-C growth motif) ligand stimulating alpha) C05 Hs.632586 NM_001565 CXCL10 Chemokine (C-X-C motif) ligand 10 C06 Hs.632592 NM_005409 CXCL11 Chemokine (C-X-C motif) ligand 11 1 activity, FSP, GRO1, GROa, MGSA, MGSA-a, NAP-3, SCYB1 C7, IFI10, INP10, IP-10, H174, I-TAC, IP-9, MGC102770, IP9, SCYB11, SCYB9B, b-R1 C07 Hs.522891 NM_000609 CXCL12 Chemokine (C-X-C motif) ligand 12 C08 Hs.100431 NM_006419 CXCL13 Chemokine (C-X-C motif) ligand 13 C09 Hs.708201 NM_022059 CXCL16 Chemokine (C-X-C motif) ligand 16 C10 Hs.590921 NM_002089 CXCL2 Chemokine (C-X-C motif) ligand 2 IRH, PBSF, SCYB12, SDF1, SDF1A, SDF1B, TLSF, TPAR1 ANGIE, ANGIE2, BCA-1, BCA1, BLC, BLR1L, SCYB13 CXCLG16, SR-PSOX, SRPSOX CINC-2a, GRO2, GROb, MGSA-b, MIP-2a, MIP2, MIP2A, SCYB2 C11 Hs.89714 NM_002994 CXCL5 Chemokine (C-X-C motif) ligand 5 C12 Hs.77367 NM_002416 CXCL9 Chemokine (C-X-C motif) ligand 9 D01 Hs.2007 NM_000639 FASLG Fas ligand (TNF superfamily, member 6) ENA-78, SCYB5 CMK, Humig, MIG, SCYB9, crg-10 APT1LG1, CD178, CD95-L, CD95L, FASL, TNFSF6 AMF, D02 Hs.466471 NM_000175 GPI Glucose-6-phosphate isomerase DKFZp686C13233, GNPI, NLK, PGI, PHI, SA-36, SA36 D03 Hs.211575 NM_000605 IFNA2 Interferon, alpha 2 47 IFN-alphaA, IFNA, INFA2, MGC125764, MGC125765 D04 Hs.856 NM_000619 IFNG Interferon, gamma D05 Hs.193717 NM_000572 IL10 Interleukin 10 IFG, IFI CSIF, IL-10, MGC126450, IL10A, MGC126451, TGIF D06 Hs.467304 NM_000641 IL11 D07 Hs.673 NM_000882 IL12A Interleukin 11 Interleukin AGIF, IL-11 12A (natural killer cell stimulatory factor 1, cytotoxic lymphocyte maturation factor 1, p35) Interleukin D08 Hs.674 NM_002187 IL12B 12B (natural killer cell stimulatory factor 2, cytotoxic lymphocyte maturation factor 2, p40) CLMF, IL-12A, NFSK, NKSF1, P35 CLMF, CLMF2, ALRH, D09 Hs.845 NM_002188 IL13 Interleukin 13 IL-12B, NKSF, NKSF2 BHR1, MGC116786, IL-13, MGC116788, MGC116789, P600 D10 Hs.654378 NM_000585 IL15 Interleukin 15 D11 Hs.459095 NM_004513 IL16 Interleukin 16 IL-15, MGC9721 FLJ16806, FLJ42735, FLJ44234, LCF, NIL16, PRIL16, prIL-16 D12 Hs.41724 NM_002190 IL17A Interleukin 17° CTLA8, IL-17, IL-17A, IL17 E01 Hs.272295 NM_052872 IL17F Interleukin 17F IL-17F, ML-1, ML1 E02 Hs.83077 NM_001562 IL18 E03 Hs.1722 NM_000575 E04 Hs.126256 E05 Hs.81134 Interleukin 18 (interferon-gamma-inducing IGIF, IL-18, IL-1g, IL1F4, factor) MGC12320 IL1A Interleukin 1, alpha IL-1A, IL1, IL1-ALPHA, IL1F1 NM_000576 IL1B Interleukin 1, beta IL-1, IL1-BETA, IL1F2 NM_000577 IL1RN Interleukin 1 receptor antagonist DIRA, ICIL-1RA, IL-1RN, IL1ra, IL-1ra3, IL1F3, IL1RA, IRAP, MGC10430, MVCD4 E06 Hs.89679 NM_000586 IL2 Interleukin 2 IL-2, TCGF, lymphokine E07 Hs.567559 NM_021803 IL21 Interleukin 21 IL-21, Za11 IL-21, IL-22, IL-D110, IL-TIF, E08 Hs.287369 NM_020525 IL22 Interleukin 22 ILTIF, MGC79382, MGC79384, TIFIL-23, TIFa, zcyto18 E09 Hs.98309 NM_016584 IL23A Interleukin 23, alpha subunit p19 E10 Hs.411311 NM_006850 IL24 Interleukin 24 48 IL-23, IL-23A, IL23P19, MGC79388, P19, SGRF C49A, FISP, IL10B, MDA7, MOB5, ST16 IL-27, IL-27A, IL27A, IL27p28, E11 Hs.528111 NM_145659 IL27 Interleukin 27 E12 Hs.694 NM_000588 IL3 F01 Hs.73917 NM_000589 IL4 F02 Hs.2247 NM_000879 IL5 F03 Hs.654458 NM_000600 IL6 Interleukin 6 (interferon, beta 2) BSF2, HGF, HSF, IFNB2, IL-6 F04 Hs.591873 NM_000880 IL7 Interleukin 7 IL-7 F05 Hs.624 NM_000584 IL8 Interleukin 8 IL30, MGC71873, p28 Interleukin 3 (colony-stimulating factor, IL-3, multiple) MCGF, MGC79398, MGC79399, MULTI-CSF BCGF-1, Interleukin 4 BCGF1, BSF-1, BSF1, IL-4, MGC79402 Interleukin 5 (colony-stimulating factor, eosinophil) EDF, IL-5, TRF CXCL8, GCP-1, GCP1, LECT, LUCT, LYNAP, MDNCF, MONAP, NAF, NAP-1, NAP1 F06 Hs.960 NM_000590 IL9 Interleukin 9 F07 Hs.2250 NM_002309 LIF F08 Hs.36 NM_000595 LTA F09 Hs.376208 NM_002341 LTB F10 Hs.407995 NM_002415 MIF F11 Hs.41565 NM_005259 MSTN Myostatin GDF8 F12 Hs.370414 NM_018055 NODAL Nodal homolog (mouse) MGC138230 G01 Hs.248156 NM_020530 OSM Oncostatin M MGC20461 Leukemia HP40, IL-9, P40 inhibitory factor (cholinergic alpha (TNF superfamily, beta (TNF superfamily, differentiation factor) Lymphotoxin member 1) Lymphotoxin member 3) Macrophage migration inhibitory (glycosylation-inhibiting factor) factor CDF, DIA, HILDA LT, TNFB, TNFSF1 TNFC, TNFSF3, p33 GIF, GLIF, MMIF B-TG1, Beta-TG, CTAP-III, CTAP3, CTAPIII, CXCL7, LAG02 Hs.2164 NM_002704 PPBP Pro-platelet basic protein (chemokine (C-X- PF4, LDGF, MDGF, NAP-2, C motif) ligand 7) PBP, SCAR10, SCYB7, TC1, TC2, TGB, TGB1, THBGB, THBGB1 G03 Hs.313 NM_000582 SPP1 Secreted phosphoprotein 1 G04 Hs.133379 NM_003238 TGFB2 Transforming growth factor, beta 2 G05 Hs.1166 NM_000460 THPO Thrombopoietin 49 BNSP, BSPI, ETA-1, MGC110940, OPN MGC116892, TGF-beta2 MGC163194, MGDF, MKCSF, ML, MPLLG, TPO G06 Hs.241570 NM_000594 TNF G07 Hs.81791 NM_002546 TNFRSF11B G08 Hs.478275 NM_003810 TNFSF10 G09 Hs.333791 NM_003701 TNFSF11 G10 G11 Hs.525157 Hs.73793 NM_006573 NM_003376 TNFSF13B VEGFA Tumor necrosis factor Tumor necrosis factor receptor superfamily, member 11b DIF, TNF-alpha, TNFA, TNFSF2 MGC29565, OCIF, OPG, TR1 Tumor necrosis factor (ligand) superfamily, APO2L, Apo-2L, CD253, TL2, member 10 Tumor necrosis factor (ligand) superfamily, member 11 Tumor necrosis factor (ligand) superfamily, member 13b Vascular endothelial growth factor A TRAIL CD254, ODF, OPGL, OPTB2, RANKL, TRANCE, hRANKL2, sOdf BAFF, BLYS, CD257, DTL, TALL-1, TALL1, THANK, TNFSF20, ZTNF4 MGC70609, MVCD1, VEGF, VPF ATAC, LPTN, LTN, SCM-1, G12 Hs.546295 NM_002995 XCL1 Chemokine (C motif) ligand 1 SCM-1a, SCM1, SCM1A, SCYC1 H01 Hs.520640 NM_001101 ACTB Actin, beta PS1TP5BP1 H02 Hs.534255 NM_004048 B2M Beta-2-microglobulin - H03 Hs.592355 NM_002046 GAPDH Glyceraldehyde-3-phosphate dehydrogenase G3PD, GAPD, MGC88685 H04 Hs.412707 NM_000194 HPRT1 Hypoxanthine phosphoribosyltransferase 1 HGPRT, HPRT H05 Hs.546285 NM_001002 RPLP0 Ribosomal protein, large, P0 H06 N/A SA_00105 HGDC Human Genomic DNA Contamination HIGX1A H07 N/A SA_00104 RTC Reverse Transcription Control RTC H08 N/A SA_00104 RTC Reverse Transcription Control RTC H09 N/A SA_00104 RTC Reverse Transcription Control RTC H10 N/A SA_00103 PPC Positive PCR Control PPC H11 N/A SA_00103 PPC Positive PCR Control PPC H12 N/A SA_00103 PPC Positive PCR Control PPC 50 L10E, LP0, MGC111226, MGC88175, P0, PRLP0, RPP0 2.2.12 Raccolta ed elaborazione dei dati L’analisi dei dati al termine della reazione di amplificazione e dell’allestimento delle curve di Melting è stata condotta mediante l’impiego del CFX Manager Software, Version 1.5 (Bio-Rad). Negli esperimenti relativi ai campioni presi in esame la threshold è stata posizionata sempre al medesimo valore di fluorescenza (100). Tale procedura ha consentito di determinare per ciascun gene il valore di Ct. Sono stati considerati non attendibili (negative calls) tutti i segnali a cui corrispondeva un valore di ciclo soglia pari a N/A o maggiore di 35. In merito all’analisi di Melting sono stati considerati attendibili gli amplificati con un picco simmetrico rispetto al proprio asse mediano, con una base non superiore a 4-5°C, che sul grafico descrivesse una punta (spike) e la cui temperatura non fosse inferiore a 77°C. Successivamente per ciascuna piastra è stato verificato che: il Ct relativo all’amplificato di controllo per la contaminazione da DNA genomico (GDC) fosse N/A o ! 35, la differenza tra la media dei Ct relativi agli amplificati di controllo dell’efficienza della retrotrascrizione (RTC) e la media dei Ct relativi agli amplificati di controllo dell’efficienza della PCR (PPC) fosse ' 5, il Ct medio relativo agli amplificati di controllo dell’efficienza della PCR (PPC) fosse 20 ± 2. Relativamente ai campioni presi in esame, per ciascun gene è stato determinato il &Ct, adottando la beta actina quale housekeeping. Per calcolare l’espressione relativa di ciascun gene in un campione rispetto al suo controllo è stata applicata la formula 2-&&Ct secondo le modalità descritte in precedenza. 51 2.2.13 Real Time PCR Come ulteriore valutazione dell’espressione genica differenziale, alcuni geni sono stati selezionati e l’espressione del loro RNA messaggero è stata analizzata anche con la metodica Real-time PCR. Per questa ulteriore valutazione è stato inoltre aumentato il campione in studio: sono stati analizzate biopsie endometriali provenienti da 12 pazienti con pregressa abortività spontanea ricorrente e 12 pazienti con anamnesi ostetrica negativa. Nell’ambito dei 33 geni, ne abbiamo selezionati 6 diversamente up- o downregolati nel gruppo patologico rispetto al gruppo di controllo (BMP7, CD40LG, CCL19, CCL20, CCL21, PPBP) e li abbiamo singolarmente indagati mediante Real-Time PCR. Per ottenere templati utili alla valutazione quantitativa mediante Real-Time PCR dell’espressione del gene prescelto, sono stati sintetizzati i cDNA corrispondenti a partire dagli RNA purificati come precedentemente descritto. La reazione di retrotrascrizione, eseguita utilizzando il kit M-MLV RT Promega, è una procedura articolata in 2 steps: al campione di RNA totale (2 µg) vengono aggiunti i nonameri random quali primers (0,1 µg/µl) e la soluzione, del volume finale di 15 µl, viene incubata a 70°C per 5’ e poi posta in ghiaccio; vengono quindi aggiunti alla soluzione un enzima inibitore delle ribonucleasi (25 U), un opportuno tampone, la miscela di dNTP (acronimo di deossiribonucleotiditrifosfato) (10 mM) e da ultimo l’enzima della trascrittasi inversa M-MLV (200 U) in un volume finale di 25 µl; tale miscela viene quindi incubata a 37°C per 60’ e infine la temperatura viene abbassata a 4°C. 52 Gene Descrizione Homo BMP7 CDS sapiens morphogenetic bone protein 7 (BMP7) CD40LG CCL19 CCL20 CCL21 TCGTCAACCTCGTGGAAC 55.1 ATCCGGAACGTCTCAT TGTC CCDS146 GAAGGCTTTGTGAAGGAT ATCCTTTTTCAGCCCA (CD40LG) 59.1 ATAATG CTGT Homo sapiens chemokine (C- CCDS657 CCGCAGCAGTTAACCTAT CGCTCACACTCACACT C motif) ligand 19 (CCL19) 0.1 GAC CACA Homo sapiens chemokine (C- CCDS465 C motif) ligand 20 (CCL20) 36.1 Homo sapiens chemokine (C- CCDS657 CCCAGCTATCCTGTTCTTG TCCTTTCTTGCCAGTCT C motif) ligand 21 (CCL21) 1.1 C TGG CCDS356 AACCAAGTCGAAGTGATA CCGCAGCAGTTAACCT 3.1 GCC ATGAC Homo sapiens actin, beta CCDS534 AAATCTGGCACCACACCT CATGATCTGGGTCATC (ACTB) 1.1 TC TTCTC basic protein (chemokine (CX-C motif) ligand 7) (PPBP) ACTB CCDS134 Primer reverse (5'-3') Homo sapiens CD40 ligand Homo sapiens pro-platelet PPBP Primer forward (5'-3') CATCAATGCTATCATCTTT CACAC TGGGCTATGTCCAATT CCAT Tab.5. Primers impiegati per la validazione del profilo di espressione. Il cDNA, ottenuto in tal modo, è stato quindi utilizzato quale stampo nelle analisi mediante Real-Time PCR condotte al fine di validare i dati precedentemente ottenuti. Per ridurre ulteriormente la possibilità di falsi positivi, attribuibili alla amplificazione di DNA genomico contaminante nella preparazione del cDNA, i primers sono stati costruiti utilizzando il software Primer3 disponibile on-line (http://frodo.wi.mit.edu/cgibin/primer3/primer3_www.cgi) 53 a partire dalla CDS (coding sequence) dell’RNA messaggero maturo depositata in GeneBank (Tab.5). ! Tutti i primers da noi costruiti sono stati testati prima in PCR classica per la loro specificità nell’amplificare il tratto di interesse e poi in Real-Time PCR per verificarne l’efficienza. La composizione delle miscele di reazione e il dosaggio dei geni: Nello studio di Real-Time PCR sono state allestite miscele di reazione di 25 µl (in triplicato per ciascun campione) contenente: 12,5 µl di iQTM Sybr Green Super Mix (BIORAD) 1 µl di cDNA quale stampo Primer specifici ad una concentrazione finale di 200nM e di 300nM rispettivamente per lo studio dei geni di interesse (GOI) e della "-actina (ACTB). L’espressione relativa dei GOI (BMP7, CD40LG, CCL19, CCL20, CCL21, PPBP) rispetto al controllo (ACTB) è stata calcolata come descritto in precedenza. In questo studio l’indagine di Real-Time PCR è stata da noi condotta tramite l’impiego del termociclatore CFX96 accoppiato allo strumento di acquisizione CFX96 Real-Time PCR Detection System (Bio-Rad). 2.2.14 Analisi Statistica Tutte le analisi statistiche sono state condotte usando GraphPad Prism Software version 5.00 for Windows (GraphPad Software, San Diego, CA, USA). Tutti i valori sono stati espressi come Media ± Deviazione Standard. Il test di Mann-Whitney è stato effettuato per valutare la significatività statistica, con p inferiore al valore di 0.05. 54 2.3 Risultati 2.3.1 Analisi spettrofotometrica dell’RNA estratto Al fine di verificare la qualità e determinare la concentrazione dell’RNA isolato secondo le modalità descritte in precedenza è stata effettuata un’analisi spettrofotometrica. Dallo spettro di assorbimento relativo è possibile ricavare i valori di assorbanza a lunghezze d’onda di 230, 260 e 280 nm, utili sia per calcolare la concentrazione degli acidi nucleici in soluzione sia per verificare la purezza dell’RNA estratto. In Fig.6 è riportato lo spettro di uno dei campioni analizzati; come si può notare l’RNA non presentava contaminazioni di natura proteica, infatti: a 260 nm si osserva il massimo valore di assorbanza, e non si riscontrano picchi di assorbimento nell’intorno di 280 nm (imputabili ad aminoacidi aromatici) che sono indicativi di una contaminazione da proteine. Una conferma ulteriore di tali risultati è stata ottenuta calcolando i seguenti rapporti: assorbanza a 260 nm/assorbanza a 280 nm = 1,9, assorbanza a 260 nm/assorbanza a 230 nm = 1,7. Il numero puro risultante da entrambi i rapporti deve essere compreso nell’intervallo 1,7-2,1. Relativamente al primo rapporto qualsiasi valore inferiore indica la presenza di un’eventuale contaminazione da proteine. Per quanto concerne il secondo rapporto, un basso quoziente depone a favore di una contaminazione da guanidina tiocianato, che potrebbe interferire con le applicazioni successive. I valori relativi ad entrambi i parametri sono risultati di fatto compresi nell’intervallo teorico, testimoniando così la purezza 55 dell’RNA ottenuto dall’estrazione. Considerando che 1 unità di assorbanza a 260 nm equivale a 40 µg/ml di RNA è stato possibile calcolare la concentrazione dell’acido nucleico in soluzione. Fig. 6. Spettro di assorbimento (210-400 nm) dell’RNA estratto 2.3.2 Verifica dell’integrità dell’RNA estratto Allo scopo di indagare sull’integrità dell’RNA totale estratto, un’aliquota di RNA totale è stata assoggettata ad elettroforesi su gel di agarosio. Avvenuta la migrazione, il gel, dopo colorazione con bromuro di etidio, viene posto al transilluminatore, assoggettato ad irraggiamento UV e fotografato (Fig. 7). Dall’analisi degli rRNA si è stabilita l’integrità dell’RNA estratto; infatti le bande relative ai ribosomiali da 28S e 18S, rispettivamente di taglia 4,8 e 1,8 kb, erano presenti nel giusto rapporto 2:1, a favore dell’rRNA da 28S. Non era inoltre evidenziabile lo smear in corrispondenza degli esemplari ribonucleici a basso peso molecolare, confermando che l’RNA si era mantenuto integro nel corso del suo isolamento. 56 Fig. 7. Campione di 1 µg di RNA totale estratto da tessuto, su gel di agarosio all’1% in TBE 1X e sottoposto ad elettroforesi. A margine della foto sono indicate le taglie corrispondenti agli RNA ribosomiali da 28S (4,8 kb) e 18S (1,8 kb) 57 2.3.3 Verifica mediante PCR del cDNA sintetizzato Allo scopo di verificare la qualità del cDNA sintetizzato secondo le modalità descritte in precedenza, quest’ultimo è stato impiegato quale templato per un’amplificazione mediante PCR di una sequenza nucleotidica di 116 bp corrispondente alla beta actina. L’immagine relativa al gel di agarosio dopo elettroforesi della miscela di amplificazione mostra la presenza dell’amplificato di interesse (Fig. 8). Fig. 8. Elettroforesi su gel di agarosio. Prodotto di amplificazione del cDNA investigato, relativo alla beta actina 58 2.3.4 Risultati PCR Array I risultati ottenuti dalle analisi mediante PCR Array, condotti su 5 campioni di controllo e 5 patologici con abortività ricorrente, sono riassunti nel grafico (Fig. 9) e nella tabella seguenti (Tab. 6). Fig. 9. Rappresentazione 3D dei profili di espressione relativamente ai 96 geni presenti su piastra nei campioni tissutali prelevati da endometrio di donne con gravidanza complicata da abortività ricorrente. Nella seguente tabella sono riportati i geni la cui espressione risultava variata nei campioni patologici rispetto ai controlli. Media !Ct (Ct(GOI) Media Ct (HKG)) Espressione 2^-!Ct differenziale Simbolo gene Campioni Campioni Campioni patologici di controllo patologici Campioni o (n. di volte) Campioni patologici patologici di controllo /Campioni Down regolazione Campioni controllo 59 Up- di /Campioni controllo di BMP2 12,93 13,58 1,3E-04 8,2E-05 1,57 1,57 BMP4 10,07 9,77 9,3E-04 1,1E-03 0,81 -1,23 BMP6 9,13 9,45 1,8E-03 1,4E-03 1,25 1,25 BMP7 10,15 12,44 8,8E-04 1,8E-04 4,90 4,90 CCL11 15,11 13,76 2,8E-05 7,2E-05 0,39 -2,55 CCL19 14,32 8,68 4,9E-05 2,4E-03 0,02 -49,86 CCL2 7,02 6,15 7,7E-03 1,4E-02 0,55 -1,83 CCL20 12,54 9,25 1,7E-04 1,6E-03 0,10 -9,79 CCL21 8,46 10,17 2,8E-03 8,7E-04 3,26 3,26 CCL22 11,54 9,42 3,4E-04 1,5E-03 0,23 -4,35 CCL24 13,90 10,95 6,5E-05 5,1E-04 0,13 -7,72 CCL3 10,14 8,81 8,9E-04 2,2E-03 0,40 -2,52 CCL5 9,01 7,82 1,9E-03 4,4E-03 0,44 -2,28 CCL7 14,80 13,76 3,5E-05 7,2E-05 0,48 -2,06 CCL8 12,41 10,34 1,8E-04 7,7E-04 0,24 -4,21 CD40LG 14,54 11,07 4,2E-05 4,7E-04 0,09 -11,11 CSF1 8,37 7,30 3,0E-03 6,3E-03 0,48 -2,09 CSF2 15,06 13,76 2,9E-05 7,2E-05 0,41 -2,47 CSF3 13,25 13,76 1,0E-04 7,2E-05 1,42 1,42 CX3CL1 11,61 10,15 3,2E-04 8,8E-04 0,36 -2,74 CXCL1 9,29 8,39 1,6E-03 3,0E-03 0,54 -1,86 IFNA2 14,18 13,76 5,4E-05 7,2E-05 0,75 -1,34 IFNG 14,19 11,94 5,3E-05 2,5E-04 0,21 -4,76 IL11 13,64 11,29 7,8E-05 4,0E-04 0,20 -5,10 60 IL13 15,20 13,76 2,7E-05 7,2E-05 0,37 -2,71 IL16 12,06 10,83 2,3E-04 5,5E-04 0,43 -2,35 IL17A 15,20 13,76 2,7E-05 7,2E-05 0,37 -2,71 IL17F 15,20 13,76 2,7E-05 7,2E-05 0,37 -2,71 IL18 9,91 7,81 1,0E-03 4,5E-03 0,23 -4,27 IL1B 11,42 11,29 3,6E-04 4,0E-04 0,91 -1,10 IL1RN 10,62 11,05 6,3E-04 4,7E-04 1,35 1,35 IL2 14,66 13,76 3,9E-05 7,2E-05 0,54 -1,87 IL23A 11,81 9,88 2,8E-04 1,1E-03 0,26 -3,81 IL24 10,89 8,52 5,3E-04 2,7E-03 0,19 -5,18 IL27 13,33 11,94 9,7E-05 2,5E-04 0,38 -2,63 IL4 15,20 13,76 2,7E-05 7,2E-05 0,37 -2,71 IL5 12,28 10,63 2,0E-04 6,3E-04 0,32 -3,14 IL6 13,12 12,82 1,1E-04 1,4E-04 0,81 -1,24 IL7 13,48 10,84 8,7E-05 5,5E-04 0,16 -6,24 IL8 9,04 8,96 1,9E-03 2,0E-03 0,94 -1,06 IL9 15,20 13,76 2,7E-05 7,2E-05 0,37 -2,71 LTA 14,16 12,72 5,5E-05 1,5E-04 0,37 -2,71 MIF 1,63 1,05 3,2E-01 4,8E-01 0,67 -1,50 NODAL 13,93 11,66 6,4E-05 3,1E-04 0,21 -4,83 OSM 14,06 13,23 5,9E-05 1,0E-04 0,56 -1,78 PPBP 9,70 12,46 1,2E-03 1,8E-04 6,75 6,75 THPO 12,71 11,91 1,5E-04 2,6E-04 0,58 -1,74 TNFRSF11B 10,57 10,24 6,6E-04 8,3E-04 0,79 -1,26 TNFSF10 8,13 2,8E-03 3,6E-03 0,80 -1,25 8,46 61 TNFSF13B 12,13 11,34 2,2E-04 3,9E-04 0,58 -1,73 VEGFA 7,60 6,92 5,1E-03 8,3E-03 0,62 -1,61 Tab. 6. Elenco dei geni sia up- che down-regolati nei campioni tissutali prelevati da endometrio di donne con gravidanza complicata da abortività ricorrente. 62 L’espressione di un determinato gene è stata considerata significativamente alterata solo se, una volta normalizzata rispetto alla "-actina, il rapporto tra l’espressione nel patologico e l’espressione nel controllo risultava maggiore o uguale a 1,5 (geni up-regolati) o inferiore o uguale a 0,5 (geni down-regolati). Nei campioni di endometrio di donne con gravidanza complicata da abortività ricorrente, applicando tale cut-off sono stati pertanto messi in evidenza 33 geni, di cui 4 up-regolati e 29 down-regolati (Fig. 10). Fig. 10. Risultati PCRarray in campioni normali e patologici. Profilo d’espressione di geni codificanti per citochine e chemochine. I valori sono stati normalizzati rispetto alla "-actina. L’orientamento della freccia indica l’up-regolazione (freccia su) o la down-regolazione (freccia giù) del gene. 63 2.3.5 Risultati Real-Time PCR Nell'ambito dei 33 geni, a carico dei quali era stata rilevata un’alterazione nell’espressione nei campioni patologici rispetto ai controlli, ne sono stati selezionati 6 (BMP7, CD40LG, CCL19, CCL20, CCL21, PPBP) per la valutazione mediante Real-Time PCR. L’attendibilità dei risultati ottenuti mediante l’analisi PCR Array è stata verificata, prendendo in esame un numero più elevato di campioni (12 controlli e 12 patologici). Le analisi di Real-Time PCR successivamente condotte hanno confermato i dati ottenuti mediante la tecnica del PCR Array e hanno consentito una valutazione quantitativa più accurata delle alterazioni nell’espressione preliminarmente osservate. I risultati ottenuti evidenziano un aumento dell’espressione a carico dei geni BMP7, CCL21, e PPBP. I geni CCL19, CCL20 e CD40LG risultano invece down-regolati (Tab.7 e 8). I risultati ottenuti vengono mostrati come "Percentuale di espressione", assumendo, per comodità, che la percentuale di espressione nel gruppo di controllo sia pari al 100%. ! Geni Percentuale di espressione BMP7 1163 CCL21 256 PPBP 220 Tab.7 Percentuale di espressione dei geni up-regolati Geni Percentuale di espressione CCL19 49 CCL20 58 CD40LG 71 Tab.8 Percentuale di espressione dei geni down-regolati ! 64 ! L’analisi statistica condotta sui risultati ottenuti mediante Real-Time PCR ha dimostrato che differenze di espressione tra campioni di controllo e campioni patologici sono statisticamente significative per quanto riguarda i geni BMP7, CCL19, CCL21, e CD40LG (* p< 0.05). Non statisticamente significativa è risultata invece essere la differenza nei livelli di espressione tra campioni di controllo e campioni patologici per i geni CCL20 e PPBP (Fig.11 e 12). ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! 65 ! ! ! Fig.11 Percentuale di espressione dei geni up-regolati BMP7, CCL21 e PPBP. ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! ! 66 ! ! ! Fig.12 Percentuale di espressione dei geni down-regolati CCL19, CCL20 e CD40LG. 67 2.4 Discussione Analizzeremo dapprima singolarmente le singole citochine risultate ad espressione aumentata o diminuita tra i campioni di pregressa abortività ricorrente in esame ed i controlli. GENI UP-REGOLATI BMP2 Le bone morphogenetic proteins (BMPs) appartengono alla famiglia del fattore di crescita trasformante tipo ! (TGF!) e svolgono funzioni pleiotropiche non solo durante l’embriogenesi, ma anche dopo la nascita: sono essenziali per lo sviluppo del cuore, del sistema nervoso, della cartilagine e nello sviluppo postnatale dell’osso. Queste proteine promuovono infatti la differenziazione delle cellule mesenchimali in condrociti e osteoblasti, che sono i protagonisti dello sviluppo e del metabolismo dell’osso. Tra i vari membri della famiglia delle BMPs, le BMP2, BMP4, BMP6 e BMP7 hanno dimostrato la potenzialità di indurre la formazione di osso ectopico, qualora impiantato nel tessuto muscolare. Infatti le BMPs inibiscono la differenziazione delle cellule mioblastiche in cellule muscolari mature, deviando il percorso di maturazione verso il fenotipo osteoblastico. In particolare, BMP2 regola la funzione delle proteine Gremlin 1 e Gremlin 2, che sono degli antagonisti della funzione delle BMPs, down-regolando l’espressione di Gremlin 1 e up-regolando l’espressione di Gremlin 2 con il risultato finale di indurre la differenziazione osteoblastica. In sostanza, BMP2 inibisce l’espressione di Grem1 che viene indotta durante la differenziazione mioblastica; mentre attiva l’espressione di Grem2 che 68 viene indotta durante la differenziazione osteoblastica. La regolazione dell’espressione genica di Grem 1 e Grem2 può spiegare le fondamentali funzioni di questi geni durante la differenziazione osteoblastica [134]. BMP2 modula anche le popolazioni cellulari dei sinoviociti, in particolar modo in caso di sinovite, poiché i livelli di BMP2 vengono incrementati dalle citochine pro infiammatorie e infatti riscontrati in caso di artrite reumatoide e spondiloartrite [135]. BMP2 inoltre promuove la proliferazione, la differenziazione e l’apoptosi delle cellule uterine del ratto durante il ciclo mestruale e molte BMPs sono espresse nella placenta umana [136-138]. A livello del sistema nervoso centrale, BMP2, in sinergia con LIF, agisce sulle cellule progenitrici neurali fetali per indurre la crescita degli astrociti [139] e per determinare il destino della cellula staminale neurale in senso simpatico o parasimpatico [140]. A livello delle cellule staminali neurali, BMP2 agisce sopprimendone la differenziazione e mantenendone quindi la multipotenzialità [141]. A livello del timo, BMP2 esplica la propria azione poichè nel timo sono espressi i recettori per questa proteina, che riveste quindi un ruolo anche nella differenziazione delle cellule T [142]. Infine BMP2 e BMP4 regolano il processo di rigenerazione del follicolo pilifero a livello dermico, mostrando, anche in questo caso, un’azione sull’omeostasi delle cellule staminali locali dell’organo da parte del macroambiente circostante. Da sottolineare il fatto che l’espressione di BMP2 nel tessuto cutaneo, così come negli adipociti, indica una fisiologica integrazione tra i due organi coinvolti nella termoregolazione [143]. 69 BMP7 BMP7 è un membro della superfamiglia del fattore di crescita trasformante !(TGF!). La sua funzione è quella di stimolare la crescita delle cellule dendritiche nei neuroni centrali e periferici [144]. Infatti i geni che trascrivono per BMPs, per gli antagonisti di BMP e per i recettori di BMPs sono espressi nel cervello dell’adulto e trascrivono per proteine implicate in vari aspetti dello sviluppo del sistema nervosa. Per esempio BMP7 regola la migrazione neuronale, riduce gli effetti dell’infarcimento cerebrale indotto da ischemia, promuove la sopravvivenza cellulare nelle cellule granulocitarie del cervelletto e ha una funzione neuroprotettiva nelle cellule corticali. La perdita di BMP7 nel topo causa difetti nello sviluppo dello scheletro, del rene, del palato e dei denti e provoca morte neonatale a causa dell’uremia dovuta a malfunzionamento renale [145]. Le proteine TGF! hanno mostrato anche diverse funzioni a livello della cornea: per esempio, l’attivina A e TGF!1 hanno dimostrato un’attività di regolazione nei confronti della differenziazione dei cheratociti e potrebbero avere un ruolo durante la trans differenziazione miofibroblastica; ma ciò non risulta vero per quanto riguarda BMP7 [146]. BMP7 ha però dimostrato, come gli altri membri della famiglia delle BMP, la capacità di stimolare tutti i marker di differenziazione osteoblastica nelle cellule staminali mesenchimali e pluripotenti, ma risulta meno potente rispetto ad altre BMP, quali BMP2, BMP6 e BMP9 [147]. Nel tessuto cardiaco, BMP7 agisce preservando il fenotipo endoteliale, inibendo cioè la transizione endotelio-mesenchimale e la conseguente progressione della fibrosi cardiaca, al contrario del TGF! che svolge invece un’azione profibrotica [148]. 70 Infine BMP7 attiva il programma di adipogenesi del tessuto adiposo bruno promuovendo la sua differenziazione e la termogenesi e candidandosi quindi come un potenziale nuovo approccio terapeutico nel trattamento dell’obesità [149]. Nel ricercare una correlazione specifica tra patologie ostetriche e iperespressione delle proteine BMP, sono emersi in particolare alcuni studi. Il primo è uno studio cinese [150], che si prefiggeva di analizzare la relazione tra BMP2 e la rottura prematura delle membrane (PROM). In questo studio l’espressione di BMP2 nella rottura prematura delle membrane a termine risultava più alta che nel gruppo con travaglio a termine e l’espressione nella rottura prematura delle membrane pretermine risultava più alta che nel gruppo con travaglio pretermine. Lo studio conclude dunque che l’espressione di BMP2 nelle membrane corioamniotiche sia strettamente correlato alla PROM. Questi risultati sono in sintonia con quelli di un altro studio [151] che, partendo dal presupposto che gli studi genici delle membrane corioamniotiche avevano inaspettatamente riscontrato un incremento dell’espressione della BMP2 nel travaglio spontaneo di parto a termine, si prefiggeva di determinare se l’mRNA di BMP2 e l’espressione proteica fosse alterata nelle membrane corioamniotiche di pazienti con travaglio a termine, travaglio pretermine e rottura prematura pretermine delle membrane (pPROM). Il risultato è che l’mRNA di BMP2 è significativamente più alto nelle membrane di pazienti con travaglio a termine che nelle membrane di pazienti non in travaglio e che è incrementato in pazienti con travaglio pretermine e riscontri istologici di corioamnionite rispetto a pazienti senza corioamnionite; infine non risultava una differenza statisticamente significativa nell’espressione dell’mRNA di BMP2 in pazienti con pPROM, a prescindere dalla corioamnionite. 71 Kodama et al. [152] hanno invece valutato l’espressione di BMP7 a livello endometriale ed hanno studiato il suo ruolo sulla decidualizzazione e proliferazione delle cellule endometriali stromali, suggerendone un ruolo chiave in questi processi [153]. CCL21 CCL21 agendo attraverso il recettore CCR7, ricopre un ruolo essenziale nel veicolare i linfociti naive e le cellule dendritiche ai tessuti linfoidi secondari [154]. CCL21 è infatti una chemochina che svolge la funzione fondamentale della chemiotassi; viene prodotta da cellule che sono disseminate all’interno delle aree extrafollicolari e agisce tramite il recettore CCR7, che viene specificamente espresso dalle cellule T naive, da alcune cellule T della memoria, dalle cellule B e dalle cellule dendritiche mature. Durante la chemiotassi delle cellule B e T, il citoscheletro viene rimodellato dinamicamente e questa riorganizzazione produce la forza necessaria per l’attivazione e la migrazione di queste cellule [155]. Le cellule B, per esempio, richiamate dalle chemochine, vengono attirate verso le zone T al fine di interagire con le cellule T helper [156]. Il percorso seguito dai linfociti, che è critico per l’efficacia della risposta immunitaria, è infatti strettamente regolato dall’espressione di molecole di adesione e recettori della chemioattrazione espresso sui linfociti, in combinazione con l’espressione dei ligandi per questi recettori espressi di volta in volta da una varietà di cellule tissutali diverse. Le cellule B esprimono diversi recettori per le chemochine, inclusi CXCR4, CXCR5, CCR6 e CCR7 e rispondono ai loro ligandi corrispettivi CXCL12, CXCL13, CCL20 e CCL21 [157]. L’importanza delle chemochine però non risiede solamente nel richiamare le cellule immunitarie da un sito ad un altro, ma anche nel contribuire allo 72 sviluppo dei tessuti linfoidi e ad iniziare ed espandere la risposta immune adattativa [158]. Alcuni recettori delle chemochine hanno mostrato un importante ruolo nelle metastasi da tumori: le chemochine CCL19, CCL20 e CCL21 e i loro recettori CCR6 e CCR7 sono stati accertati come potenziali biomarker di disseminazione metastatica nel tumore primitivo della mammella [159]. Studi simili sono stati svolti anche per quanto riguarda il tumore della laringe, della testa e del collo. Per quanto riguarda il melanoma, studi condotti sui topi [160] hanno rivelato che l’espressione di CCL21 da parte del tumore era associata ad un’immunotolleranza del microambiente, caratterizzato da induzione di uno stroma reticolare simil-linfocitario, alterato milieu citochinico e reclutamento dei popolazioni leucocitarie. Questa scoperta permetteva di ipotizzare che, alterando il microambiente tumorale, i tumori secernenti CCL21 decretavano uno shift della risposta immunitaria dell’ospite da immunogena ad immunotollerante, in modo da facilitare la progressione tumorale. Tornando ad analizzare il reclutamento al sito dell’infiammazione delle cellule T effettrici mediato dalle chemochine, sappiamo che esso rappresenta un carattere centrale della risposta immunitaria. L’accumulo delle cellule T effettrici però non è permesso all’interno della decidua, in parte proprio a causa del silenziamento epigenetico dei geni che trascrivono per le chemochine infiammatorie nelle cellule stromali della decidua. Queste scoperte gettano luce sul meccanismo dell’immunotolleranza feto materna e rivelano le modificazioni epigenetiche che avvengono nelle cellule stromali al fine di limitare il reclutamento di cellule T effettrici [161]. Risulta infatti che, al contrario, in caso di villite di origine sconosciuta, una lesione infiammatoria che distrugge i villi della placenta, si sviluppi una 73 iperespressione degli mRNA che trascrivono per le chemochine e i loro recettori (CXCL9, CXCL10, CXCL11, CXCL13, CCl4, CCL5, CXC3, CCR5 [162] . PPBP (Pro-Platelet Basic Protein) Pro-platelet basic protein è il precursore di due proteine, platelet basic protein (PBP) e connective tissue-activating peptide III (CTAP3). Al momento dell’attivazione delle piastrine, essi vengono rilasciati e ulteriormente processati nel plasma in beta-thromboglobulin (TGB) e neutrophil-activating peptide-2 (NAP2). CTAP3 è un fattore di crescita derivato dalle piastrine che stimola una varietà di attività cellulari e metaboliche specifiche, incluse la capacità di indurre mitosi, la sintesi della matrice extracellulare, il metabolismo del glucosio, la sintesi dell’attivatore del plasminogeno nelle culture di fibroblasti [163,164]. GENI DOWN-REGOLATI Chemochine Le chemochine sono proteine coinvolte nei processi infiammatori e di immunoregolazione. Le chemochine sono proteine di 8-12 kD con 4 residui cisteinici conservati in tutti i membri della famiglia. La famiglia delle chemochine è suddivisa in base a dove sono localizzati i primi due residui cisteinici: se sono semparati da un singolo amminoacido, appartengono alla famiglia " e vengono chiamati C-X-C; se invece sono adiacenti l’uno all’altro, appartengono alla famiglia ! e vengono chiamati C-C. I membri della famiglia " sono organizzati in un cluster all’interno del cromosoma 21; mentre i membri della famiglia ! sono organizzati in un cluster all’interno del 74 cromosoma 32. Il principale ruolo delle chemochine è quello di regolare l’infiltrazione leucocitaria all’interno di un tessuto infiammato. Alcune chemochine, come ad esempio MIP1" inibiscono anche la proliferazione dei progenitori delle cellule ematopoietiche. Il ruolo delle chemochine nel ciclo mestruale e nell’impianto embrionale è stato ampiamente studiato [165-169]. CCL19 oltre all’azione esplicata nell’infiammazione e nell’immunoregolazione, CCL19 potrebbe agire anche nel normale ricircolo ed homing dei linfociti: infatti determina la migrazione dei linfociti T verso il timo e dei linfociti B verso gli organi linfoidi secondari [156]. È un potente chemioattrattore dei linfociti T e B, ma non dei granulociti e dei macrofagi. CCL19 è coinvolta anche nella migrazione delle cellule dendritiche dalla cute ai linfonodi, poiché media l’azione del leucotriene C4 sul suo recettore MRP1 [170]. Il suo recettore specifico è CCR7 (lo stesso a cui si lega CCL21, la citochina che abbiamo visto essere up-regolata nell’aborto spontaneo). CCL19 viene espressa abbondantemente nel timo e nei linfonodi, in modo moderato nella trachea e nel colon, e a bassi livelli nello stomaco, nell’intestino tenue, nel polmone, nel fegato e nella milza. CCL19, infatti, insieme a CXCL13 e CCL21, viene costitutivamente espresso negli organi linfoidi secondari ed è inducibilmente espresso nel polmone in seguito ad infezione da parte del virus dell’influenza. In assenza di milza e linfonodi, l’espressione a livello polmonare dei ligandi di CCR7 (CCL19 e CCL21) diviene un elemento critico per la risposta immunitaria al virus dell’influenza. Infatti essi sono essenziali per indurre la formazione di tessuto linfoide associato al bronco. Dunque CCL19, così come CCL21, viene espresso nei siti di infiammazione e contribuisce allo sviluppo del tessuto 75 linfoide locale e all’inizio e al protrarsi della risposta immunitaria adattativa [158]. Il recettore di CCL19, CCR7, è il segnale necessario richiesto perché le cellule leucemiche T si vadano a localizzare all’interno del sistema nervoso centrale. Il silenziamento di CCR7 o del suo ligando CC19 quindi inibisce l’infiltrazione nervosa, potendo rappresentare una nuova strategia terapeutica mirata [171]. CCL19 però, non lega solamente CCR7, ma anche CCRL2 con un’affinità comparabile a quella che ha verso CCR7. Ma il legame con CCRL2 non esita in alcuna attivazione intracellulare, come la mobilizzazione del calcio o la migrazione. CCRL2 potrebbe quindi rappresentare un recettore coinvolto nel modulare l’attività di homing dei linfociti svolta da CCL19 [172]. CCL24 ha un’azione chemiotattica sui linfociti T a riposo e sugli eosinofili, una bassa attività sui neutrofili e nessuna attività sui monociti e sui linfociti T attivati. CCL24 è inoltre un potente soppressore dei fattori di crescita formanti colonie, che rappresentano progenitori ematopoietici multipotenti [173]. La sua attività sugli eosinofili è dimostrata dall’eosinofilia che viene indotta quando si inietta CCL24 intradermica. Anche i basofili e i neutrofili si accumulano nel sito di iniezione. Ciò a dimostrazione del fatto che CCL24 induce un infiltrato infiammatorio ed eosinofilo importante e compatibile con la de granulazione dei mastociti indotta dalla chemochina stessa [174]. CCL24 ha infatti il ruolo di reclutare e attivare le cellule che esprimono il recettore CCR3, vale a dire gli eosinofili, i mastociti e i linfociti Th2, essendo quindi uno dei maggiori responsabili dei disordini di tipo allergico. I livelli di CCL24 risultano infatti incrementati nei pazienti asmatici rispetto ai controlli sani [175]. 76 Per quanto riguarda CCL20, risulta essere iperespressa nella psoriasi. I cheratinociti che eprimono CCL20 si localizzano nella zona di cute affetta da psoriasi assieme ai linfociti T, a dimostrazione del fatto che CCL20 è un fattore chemiotattico per le cellule T. CCL20 viene prodotto nella cute in risposta a una varietà di mediatori pro infiammatori, inclusi TNF/IL1B, CD40LG, IFNG e IL17 [176]. CCL20 potrebbe inoltre rappresentare un asse evolutivo conservato che regola l’ingresso e la disseminazione delle cellule T all’interno del sistema nervoso centrale [177]. CCL11 è un potente induttore della chemiotassi degli eosinofili, che comporta migrazione degli eosinofili in vitro e accumulo di essi in vitro. Questi effetti sono mediati dal recettore CCR3, che è altamente espresso negli eosinofili, nei basofili e nei linfociti Th2 e quindi coinvolto nella reazione infiammatoria allergica. CCL11 può agire anche sui monociti tramite i recettori CCR2 e CCR5 [178]. CCL11 inoltre induce la migrazione delle cellule endoteliali in vitro e l’angiogenesi in vivo e può dunque contribuire all’angiogenesi nelle condizioni in cui essa sia accompagnata da infiltrazione di eosinofili, come ad esempio nel linfoma di Hodgkin, nei polipi nasali, nell’endometriosi e nella diatesi allergica [179]. A CCL11 può infine essere attribuito il declino della neurogenesi e il deterioramento delle funzioni cognitive che si osservano con l’avanzare dell’età [180]. CCL22 è un fattore chemiotattico per le cellule dendritiche e per le cellule NK attivate da IL2, ma non per i neutrofili [181]. Le concentrazioni di CCL22 risultano molto elevate nel plasma di soggetti infettati dal virus HTLV-1 in quanto CCL22 determina il ritardo nella progressione della malattia 77 infiammatoria associata ad HTLV-1 e contribuisce all’immunosoppressione osservata nell’infezione da HTLV-1 [182]. CCL3/MIP-1-", è una chemochina coinvolta nella risposta infiammatoria acuta e nel reclutamento, in particolare, dei polimorfonucleati. È inoltre uno dei più potenti fattori soppressivi del virus di HIV secreti dalle cellule T CD8 positive [183]. CCL5/RANTES (“regulated on activation, normal T-cell expressed and secreted”) è una chemochina molto potente, implicata nei processi di immunoregolazione e infiammazione dell’artrite reumatoide. Le chemochine vengono principalmente prodotte nei tessuti periferici a livello dei siti di infiammazione e rivestono un duplice ruolo nell’infiammazione: in primo luogo, richiamano i neutrofili, i monociti, le cellule dendritiche immature, le cellule B all’articolazione infiammata e, in secondo luogo, regolano una reclutazione differenziale dei linfociti T helper (Th1 e Th2) [184]. Nel caso dell’infezione da virus HIV, sono proprio i linfociti T CD8+ ad essere coinvolti nel controllo dell’infezione, grazie alla produzione delle chemochine RANTES, MIP1alfa e MIP1beta, che sono i maggiori fattori HIV soppressivi. L’effetto delle chemochine sul virus dell’HIV può essere sia diretto, grazie all’azione anti-lentiretrovirale, o indiretto, grazie alla capacità di attrarre linfociti T e monociti al sito di infezione. Ma quest’ultimo meccanismo può anche avere l’effetto opposto di generare nuovi target per l’HIV [183]. In conseguenza di ciò, si è cercato di investigare se un derivato di RANTES potesse essere un possibile agente terapeutico nei confronti dell’infezione da HIV e si è scoperto che il derivato della chemochina mostrava ancora le capacità di bloccare l’infezione da HIV, pur con dei difetti nelle proprietà di attivazione del proprio recettore [185]. 78 La concentrazione dell’mRNA di RANTES, unica tra le chemochine, risulta incrementata inoltre anche con l’avanzare dell’età a livello degli astrociti. RANTES regola infatti la crescita e la sopravvivenza degli astrociti. Ciò a dimostrazione del fatto che le chemochine non sono solo mediatori dell’infiammazione, ma sono anche importanti regolatori della differenziazione durante lo sviluppo [186]. A livello endometriale è stato studiato l’effetto dei ligandi PPAR-gamma sulla trascrizione e la traduzione di RANTES nelle cellule stromali endometriali. Tre elementi responsivi a PPAR-gamma sono stati trovati sul promotore di RANTES, i quali determinano l’inibizione di questo promotore. L’uso di PPAR-gamma dunque riduce la produzione delle chemochine e la conseguente infiammazione, cosa che potrebbe fungere da razionale per una futura strategia terapeutica nei confronti di patologie endometriali, quali l’endometriosi [187]. Nel caso del fegato, l’espressione di CCL5 risulta bassa nel fegato normale, mentre risulta incrementata significativamente in seguito ad infezione da virus dell’epatite C, in particolare nelle aree che istologicamente risultano infiltrate da linfociti [188]. Il ruolo di CCL5 si esplica non solo nel caso di infezione da virus HCV, ma anche nel corso di altre infezioni virali, in quanto le cellule infettate dal virus devono essere rimosse da parte dei linfociti citotossici e questa rimozione richiede che i macrofagi non vengano a loro volta uccisi dal virus. Questo processo che impedisce l’apoptosi dei macrofagi è mediato proprio da CCL5, tramite l’attivazione del recettore CCr5 e la conseguente attivazione della via intracellulare proteina G"-PI3K-AKT e proteina G"-MEK-ERK, tant’è vero che topi knock-out per il gene CCL5 dimostrano una clearence virale ritardata, un’eccessiva infiammazione delle vie aeree e vanno più facilmente 79 incontro a morte in seguito ad infezione da parte del virus della parainfluenza murina o dell’influenza umana [189]. CCL5 risulta coinvolto, infine, anche nel processo di metastatizzazione del tumore della mammella. È risultato infatti che le cellule staminali mesenchimali di derivazione dal midollo osseo incrementano la capacità metastatica delle cellule tumorali in quanto secernono CCL5 che potenzia la motilità, la capacità invasiva e la capacità metastatica delle cellule tumorali [190]. CCL7 attrae specificamente i monociti e regola la funzione macrofagica. Viene prodotta da alcune linee cellulari tumorali e dai macrofagi. CCL8 è un fattore chemiotattico per svariati tipi di cellule immunitarie, inclusi i mastociti, gli eosinofili e i basofili (che sono implicati nella risposta allergica), i monociti, le cellule T e le cellule NK. Esplica il suo effetto legandosi a una serie di differenti recettori cellulari sulla superficie delle diverse cellule, inclusi CCR1, CCR2B e CCR5 [191]. È anch’esso un potente inibitore di HIV poiché lega con alta affinità il recettore CCR5, uno dei più importanti co-recettori di HIV [192]. CX3CL1 rappresenta una classe unica di chemochine e può costituire parte del controllo del traffico leucocitario all’endotelio [193]. Viene infatti particolarmente espressa nell’aterosclerosi a livello delle placche ateromasiche delle arterie coronarie, dove agisce da mediatore della migrazione delle cellule muscolari lisce, più che da mediatore del reclutamento delle cellule infiammatorie [194]. L’espressione di CX3CL1 è stata accertata anche in campioni di tessuto endometriale, lungo tutto il ciclo mestruale, durante la fase precoce della gravidanza e nelle donne che utilizzano contraccettivi esclusivamente progestinici. CX3CL1 è localizzato prevalentemente nell’epitelio ghiandolare e nelle cellule stromali della 80 decidua, soprattutto durante la fase secretoria del ciclo mestruale e nella gravidanza iniziale. I leucociti che esprimono sulla loro membrana il recettore per CX3CL1 (macrofagi e neutrofili) erano particolarmente abbondanti durante la fase mestruale. Dunque CX3CL1 riveste certamente un ruolo di primaria importanza nell’endometrio, nella fase secretoria, nella fase iniziale della gravidanza e nelle donne che utilizzano contraccettivi progestinici [195]. 81 Interleuchine Le interleuchine sono un gruppo di citochine secrete da cellule del sistema immunitario (linfociti, cellule NK, fagociti, cellule dendritiche) e, in alcuni casi, anche da cellule endoteliali e cellule epiteliali, durante la risposta immunitaria. Esse promuovono lo sviluppo e la differenziazione delle cellule T, B ed ematopoietiche. Grazie alla secrezione di interleuchine, le cellule del sistema immunitario possono regolare l'attività di altre cellule, innescando uno dei più importanti meccanismi di comunicazione cellulare a livello del sistema immunitario. Il loro nome infatti deriva proprio da “inter”, che sta ad indicare la comunicazione che vanno a stabilire tra le varie cellule, e “leukin”, poiché vengono prodotte dai leucociti e agiscono sui leucociti. La loro azione può essere autocrina, paracrina e, in rari casi, endocrina. IL 11 è una proteina che stimola la megacariocitopoiesi, con conseguente incremento della funzione piastrinica, anche in seguito a trombocitopenia indotta da chemioterapici. Ha inoltre svariati altri effetti, come quello di indurre la produzione di proteine della fase acuta, modulare la risposta antigene-anticorpo, partecipare alla regolazione della proliferazione e della differenziazione degli osteociti, tanto che potrebbe essere utilizzata come terapia dell’osteoporosi. In aggiunta, agisce anche su molti altri tessuti, inclusi cervello, intestino e testicolo [196]. Alcune tra le sue funzioni più importanti includono la formazione della placenta e della decidua: infatti IL 11 ha un importante ruolo durante l’impianto della blastocisti nell’endometrio dell’utero; si è infatti dimostrato che IL 11 viene espressa sia dalla decidua che dai villi coriali per regolare fino a che punto la placenta debba estendersi all’interno dell’utero, al fine di garantire il benessere della madre, ma anche la sopravvivenza del feto [197,198]. 82 IL 13 è una citochina con funzioni pleiotropiche che potrebbe essere importante nella regolazione della risposta infiammatoria ed immunitaria. Inibisce la produzione di citochine infiammatorie e agisce sinergicamente con IL 2 nel regolare la sintesi di IFN#. In aggiunta a queste funzioni, IL 13 è soprattutto implicato come mediatore centrale dei fisiologici cambiamenti indotti in molti tessuti dall’infiammazione di origine allergica: IL 13 può indurre la sintesi di IgE dalle cellule B attivate, ma più che agire come una citochina nei confronti dei linfociti, IL 13 prevalentemente funge da ponte molecolare tra le cellule della reazione infiammatoria allergica e le cellule di natura non immune. Nonostante sia soprattutto coinvolta nell’innescare le patologie delle vie aeree, ha anche proprietà antinfiammatorie: le MMPs delle vie aeree vengono stimolate da IL 13 come parte di un meccanismo che protegge le vie aeree contro un’eccessiva infiammazione [199]. L’espressione genica dell’IL13 a livello endometriale è stata studiata da Chegini et al. in donne con pregressa abortività spontanea, risultando elevata rispetto ai controlli [200]. IL 16 è anch’essa una citochina pleiotropica che chemioattrattore per le cellule che esprimono CD4 (linfociti, monociti, eosinofili e cellule dendritiche), modulatore dell’attivazione dei linfociti T e inibitore della replicazione di HIV (il segnale di questa interleuchina è infatti mediato da CD4) [201]. IL 17 è una citochina che agisce da potente mediatore delle reazioni immunitarie di tipo ritardato, incrementando la produzione di chemochine in vari tessuti per reclutare monociti e neutrofili al sito di infiammazione, con azione simile a quella dell’IFN#. IL 17 è prodotta dalle cellule Thelper in risposta all’invasione dell’organismo da parte di un patogeno extracellulare al fine di distruggere la matrice cellulare del patogeno [202]. Le cellule T che 83 producono IL17 sono coinvolte nei processi infiammatori cronici ed alcuni autori hanno anche valutato il loro ruolo negli aborti spontanei ricorrenti [203]. IL 18 è una citochina che appartiene alla famiglia delle IL 1 ed è prodotta dai macrofagi. Grazie al legame con IL 18R, e in sinergia con IL 2, stimola l’immunità cellulo-mediata in seguito ad un’infezione con prodotti microbici, come LPS. Dopo stimolazione da parte di IL 18, le cellule NK e le cellule T rilasciano un’altra importante citochina, IFN# che andrà ad attivare i macrofagi. Inoltre IL 18 inibisce la produzione di IgE e IgG1 mediata da IL 4. E’ documentato un suo coinvolgimento, sia come polimorfismo che come ridotto livello sierico, nelle donne con abortività spontanea ricorrente [204] e tale dato è conforme con i nostri dati. IL 23 è una parte importante della risposta infiammatoria che si innesca contro le infezioni. Promuove l’up-regulation della MMP9, incrementa l’angiogenesi e riduce l’infiltrazione delle cellule T CD8 positive. Inoltre stimola le cellule T CD4 positive naive a differenziarsi in un nuovo sottotipo cellulare, chiamato Th17, che è distinto da Th1 e Th2 e produce IL 17 [205]. IL 24 controlla la sopravvivenza e la differenziazione cellulare, inducendo una rapida attivazione dei fattori di trascrizione Stat-1 e Stat-3. È secreta da monociti attivati, macrofagi e cellule Th2 e agisce su tessuti non ematopoietici come la cute, il polmone e i tessuti riproduttivi. Ha un ruolo importante nella guarigione delle ferite, nella psoriasi e nel cancro. Molti studi hanno infatti dimostrato che l’apoptosi delle cellule tumorali è conseguente a esposizione a IL 24 [206]. IL 27 riveste un ruolo importante nel regolare l’azione dei linfociti B e T. IL 4 induce la differenziazione delle cellule Th naive in cellule Th2, che dunque iniziano a secernere IL 4. Oltre a questo, ha molti altri ruoli biologici, 84 inclusa la stimolazione della proliferazione delle cellule B e T attivate e la differenziazione delle cellule B in plasmacellule, inducendo lo switch in IgE. Regola la risposta immunitaria umorale e adattativa. Riduce la produzione di cellule Th1, macrofagi, IFN# e cellule dendritiche. La sua overespressione è associata a sviluppo di allergie [207]. IL 5 è un’interleuchina prodotta dai linfociti Th2 e dai mastociti. Le sue funzioni sono di stimolare la crescita delle cellule B e aumentare la secrezione di immunoglobuline. È anche un mediatore chiave dell’attivazione degli eosinofili. Clinicamente è considerato causa di molte malattie allergiche, come la rinite allergica e l’asma [208]. IL 7 stimola la differenziazione delle cellule staminali ematopoietiche multi potenti nei progenitori delle cellule linfoidi (al contrario dei progenitori mieloidi, la cui differenziazione è stimolata da IL3). IL 9 è specificamente prodotta dai linfociti T CD4 positivi e agisce da regolatore di una varietà di cellule ematopoietiche. Stimola la proliferazione cellulare e previene l’apoptosi. Questo gene è stato identificato come un gene candidato per lo sviluppo dell’asma, poiché è determinante per lo sviluppo di iperresponsività bronchiale [209]. Altre citochine CD40LG codifica per una proteina che viene espressa sulla superficie delle cellule T e regola la funzione delle cellule B, legandosi a CD40 espresso sulla superficie dei linfociti B. Un difetto nell’espressione di questo gene determina un’incapacità a fare lo switch tra le varie classi immunoglobuliniche ed è associato a sindrome da iper-IgM. Media la proliferazione delle cellule B ed è appunto coinvolto nello switch delle catene immunoglobuliniche [210,211]. 85 Il rilascio di CD40L solubile da parte delle piastrine è in parte regolato da GP IIb/IIIa e potrebbe dunque essere utilizzato come marker nei pazienti con sindrome coronarica acuta. CSF 1 è il macrophage colony-stimulating factor, o M-CS; è un fattore di crescita ematopoietico che stimola le cellule staminali ematopoietiche a differenziarsi in macrofagi, quindi è coinvolto nella proliferazione, differenziazione e sopravvivenza dei monociti, dei macrofagi e delle cellule progenitrici degli osteociti. A livello osseo stimola gli osteoclasti e determina quindi innalzamento dei livelli di calcio plasmatici. Può anche essere coinvolto nello sviluppo della placenta: alti livelli di CSF 1 infatti sono osservati nell’epitelio dell’endometrio dell’utero gravidico, così come alti livelli del suo recettore CSF1R vengono espressi nel trofoblasto. Studi hanno dimostrato che l’attivazione di CSFR1 nel trofoblasto da parte di alti livelli locali di CSF 1 è essenziale per il normale impianto dell’embrione e per lo sviluppo della placenta [212]. Più recentemente è stato dimostrato che CSF-1 e CSF1R sono implicati nello sviluppo della ghiandola mammaria durante il normale sviluppo e durante la crescita neoplastica [213]. CSF 2 è il granulocyte-macrophage colony-stimulating factor (GM-CSF); è un fattore di crescita per i granulociti e macrofagi: CSF 2 stimola le cellule staminali a produrre granulociti (neutrofili, eosinofili e basofili) e monociti. I monociti escono dal circolo e migrano nei tessuti, dove poi matureranno in macrofagi e cellule dedritiche. Rappresenta una parte della cascata infiammatoria /immune, grazie alla quale l’attivazione di un piccolo numero di macrofagi può rapidamente portare a aumento del loro numero, un proocesso cruciale per sconfiggere le infezioni. IFNG codifica per IFN#, una citochina critica per la risposta immunitaria innata e adattativa contro le infezioni virali e batteriche intracellulari e per il 86 controllo dei tumori. L’importanza di IFN# nel sistema immunitario è dovuta in parte alla sua abilità nel’impedire la replicazione virale in modo diretto, ma soprattutto ai suoi effetti immunostimolanti e immunomodulatori. INF# è prodotto soprattutto dalle cellule NK, come parte della risposta innata, e dalle cellule Th1 CD4 positive e CD8 positive, una volta che la risposta immunitaria antigene-specifica si sia instaurata. Al contrario di IFN" e IFN! che possono essere espressi da tutte le cellule, IFN# è secreto dalle cellule Th1, dalle cellule T citotossiche e dalle cellule NK. Le sue principali funzioni sono antivirale, immunoregolatoria e antitumorale e vengono esplicate alterando la trascrizione di 30 geni e producendo così una varietà di effetti fisiologici e di risposte cellulari. Tra gli effetti più importanti: promuove l’attività delle cellule NK, incrementa la presentazione antigenica e l’attività lisosomica dei macrofagi, attiva l’ossido nitrico sintasi inducibile, induce la produzione di IgG2 e IgG3 dalle cellule B attivate, promuove la differenziazione Th1 e sopprime la differenziazione Th2, stimola le cellule normali ad aumentare l’espressione di MHCI e le cellule presentanti l’antigene ad aumentare l’espressione di MHCII, promuove l’adesione richiesta per la migrazione leucocitaria, induce l’espressione di fattori di difesa intrinseci [214]. LTA codifica per la proteina Lymphotoxin-alpha, un membro della famiglia dei tumor necrosis factor. È una citochina prodotta dai linfociti, altamente inducibile, che media un’ampia gamma di risposte infiammatorie, immunostimolanti ed antivirali. È anche coinvolta nella formazione degli organi linfoidi secondari durante lo sviluppo e gioca un importante ruolo nell’apoptosi, tanto che topi knock out per LTA non sviluppano le placche di Peyer né i linfonodi [215]. 87 NODAL codifica per una proteina membro della superfamiglia TGF!. Come molti altri membri di questa superfamiglia, è coinvolto nella differenziazione cellulare. È essenziale per la formazione del mesoderma e per la conseguente organizzazione delle strutture lungo l’asse mediano nel corso dello sviluppo embrionale [216]. Infatti l’asimmetria destra-sinistra delle vertebre nel corpo è determinata da un processo che utilizza la proteina NODAL. NODAL è espresso dal lato sinistro dell’organismo nelle fasi iniziali dello sviluppo. La non espressione di NODAL comporta l’assenza del primitivo scheletro assile e il fallimento della formazione del mesoderma, con conseguente arresto dello sviluppo appena dopo la gastrulazione [217]. NODAL è una citochina ampiamente distribuita: non è limitata solo ai vertebrati. Nel nostro studio è stato analizzato il profilo di espressione genica di citochine infiammatorie nel tessuto endometriale in pazienti affette da abortività spontanea ricorrente. La gravidanza nella specie umana è un processo inefficiente perché il 70% dei concepimenti fallisce e gli specifici meccanismi molecolari e/o cellulari che sottintendono il mantenimento di una normale gravidanza e l’induzione dell’aborto rimangono ancora poco studiati. Visto che il tessuto fetale è parzialmente allogenico rispetto alla madre, studi recenti hanno avanzato l’ipotesi di una patogenesi immunologica nell’aborto spontaneo [218]. Questi studi suggeriscono in particolare che in donne gravide le citochine prodotte dalle cellule Th-2 predominano su quelle prodotte dalle cellule Th-1 e ciò determina l’evoluzione positiva della gravidanza, mentre una predominante produzione di citochine Th-1 rispetto alle Th-2 determina più frequentemente un’evoluzione in aborto [71,218]. 88 Molti studi hanno valutano i livelli di citochine materne nell’aborto spontaneo ricorrente [219-224], ma sono molto pochi quelli che hanno valutato l’espressione citochimica a livello endometriale nella cosiddetta “finestra di impianto” [127-131]. I nostri dati fanno ipotizzare e sono, in considerazione del numero e del tipo di metodica applicata, una prova dell’attivazione massiccia e a tutti i livelli del sistema immunitario che trova poi nell’evento aborto il suo epifenomeno clinico. Circa l’aumento del gene codificante per la PPBP, la proteina codificata da questo gene è un fattore di crescita delle piastrine che appartiene alla famiglia delle CXC chemochine. E’un importante attivatore dei neutrofili e del plasminogeno oltre che modulatore di importanti processi intracellulari come la sintesi di DNA, la mitosi, l’accumulo di AMPc. Ma soprattutto segnaliamo il suo ruolo cruciale nell’indurre secrezione di prostaglandine che come noto inducono contrazioni uterine e che fase iniziale di gravidanza renderebbero l’utero poco recettivo rispetto all’impianto [225]. A questo punto è interessante notare come all’aumento di questo fattore si sia riscontrato parallelamente una diminuzione dell’IL 11 che ha un notevole effetto difensivo sui tessuti [226] e una funzione di accelerare la produzione delle piastrine. Probabilmente l’up-regolazione della PPBP assume anche un ruolo compensativo nell’ambito dell’omeostasi di tale linea cellulare. Tra i geni aumentati vi sono anche le BMP, proteine morfogenetiche dell’osso, che giocano un ruolo importante nello sviluppo di diversi tessuti ed organi [227]. Le BMP sono una famiglia di fattori multifunzionali che appartengono a loro volta alla grande famiglia del TGF-" [228]. Gli studi effettuati hanno dimostrato che le BMP giocano un ruolo importante sia nello sviluppo embrionale che nell’organismo adulto, sono infatti 89 implicate nella formazione e nel mantenimento del tessuto cardiaco, neuronale, osseo e cartilagineo [228]. Le BMP inoltre stimolano la migrazione, la proliferazione e il differenziamento delle cellule staminali mesenchimali durante l’embriogenesi e durante la riparazione e la rigenerazione tissutale nell’organismo adulto [229]. Ad oggi sono stati identificati e caratterizzati circa 20 membri di questa famiglia, tra i più studiati ricordiamo le BMP dalla 2 alla 8. Mediante l’utilizzo di animali transgenici si è potuto capire l’importanza dei geni delle BMP nello sviluppo di un organismo sano, in particolare la mancanza dei geni per le BMP-2 e 4 porta all’aborto spontaneo per il mancato sviluppo dello scheletro e degli annessi placentari [230]. La mancanza del gene per BMP-7 porta alla morte pretermine per gravi difetti dello scheletro, dei reni e degli occhi [231]. Apparentemente in contrasto con quanto descritto da questi autori, crediamo che la iperespressione genica da noi riscontrata, nel gruppo di pazienti con poliabortività, possa essere espressione di un meccanismo di compenso attivato dall’organismo per supportare lo sviluppo degli annessi e quindi l’impianto. Per quanto riguarda i geni down regolati, abbiamo trovato una down regolazione di molte interleuchine, in particolare della IL 4, IL 5, IL 7, IL 9, IL 11, IL 12, IL 12B, IL 13, IL 16, IL 17, IL 18, IL 22, IL 23, IL 24, IL 27. Ogni interleuchina svolge un ruolo più o meno specifico ma tutte sono strettamente correlate, in particolare la IL 4 è definito in letteratura fattore-1 stimolante le cellule B, per la sua attività di fattore di crescita per tali cellule, e nei Linfociti B induce "switch isotipico" verso IgE e inibisce il differenziamento verso i linfociti Th1. Dunque una sua down regolazione implicherebbe una maggiore espressione del cluster Th1, che verrebbe 90 confermata da una diminuzione dell’IL 5 che è promotrice della differenziazione Th2. Questo risultato, circa le IL 4, IL 5 e IL 9, è in accordo con i dati della recente letteratura che evidenziavano l’esistenza di un pattern Th1 nell’aborto interno. Molti meccanismi possono influenzare positivamente o negativamente l’azione di queste citochine nell’evoluzione del primo trimestre di gravidanza. I meccanismi immunologici ed endocrini coinvolti nel primo trimestre di gravidanza potrebbero ricondursi ad una relazione tra il trofoblasto umano e i linfociti della decidua: le cellule Th-2 della decidua producono citochine Th-2 che inducono il rilascio di hCG dal trofoblasto. L’hCG stimola la produzione di progesterone da parte del corpo luteo, e poi, potenzialmente attraverso il fattore inibente l’induzione del progesterone (PIBF), un aumento della secrezione delle citochine Th-2 e una riduzione delle citochine Th-1 [218]. Questa teoria può essere appropriata anche per la minaccia d’aborto con esito positivo. I nostri dati supportano l’ipotesi che l’aborto possa essere associato ad un’aumentata reattività Th-1 mentre, la gravidanza con esito positivo, avrebbe una reattività Th-1 non aumentata [232]. Le altre interleuchine risultate down-regolate sono segno di un sistema alterato, come la IL 13, che ha un ruolo inibitorio delle citochine infiammatorie, agendo sui linfociti nel sangue periferico o la IL 16, proteina chemoattraente per i linfociti, e la IL 17 al centro di molti studi, per il suo ruolo di attivatore di flogosi. Oppure la IL 18, che ha compiti simili alla prima forma, dove si divide nelle funzioni immunitarie e infiammatorie. Negli ultimi anni si sta studiando la loro funzione per un possibile utilizzo contro le malattie infiammatorie [233]. In caso di infezione sistemica, l'interleuchina 27 agisce in maniera simile al TNF-alfa, stimolando la produzione nel fegato delle cosiddette proteine di fase acuta. ha un importante compito di 91 regolazione dell'attività dei linfociti B e T, ed ha importanti proprietà immunosoppressive. La minore espressione di tutte queste molecole compromette globalmente queste funzioni creando i presupposti per un ambiente sfavorevole all’impianto embrionale. Il ruolo delle interleuchine nell’eziopatogenesi dell’aborto è stato studiato anche da Wilson et al. [221] che tuttavia, hanno osservato livelli di IL-12 significativamente più elevati negli aborti ricorrenti rispetto alle donne con gravidanza normale. E’ interessante notare come nel gruppo di studio le pazienti mostrino una down-regolazione di altre interleuchine, in particolare la IL 22 e la ILB12. Questi dati non sono in contrasto con quanto detto prima, semplicemente perché la famiglia delle interleuchine è talmente vasta che numerose e eterogenee sono le funzioni. La down-regolazione dell’interleuchina IL 22 è da mettere in relazione alla sua attività di promotrice dei fenomeni angiogenetici. E’ prodotta da TH17 CD4 e della cellule T, il suo ruolo è quello di cooperare con altre interleuchine la IL 17, e la IL 23 [234]. Queste interleuchine mediando l’angiogenesi potrebbero giocare un ruolo chiave al momento dell’impianto dell’embrione e nella formazione dei villi e quindi della placenta e la loro espressione deficitaria nel gruppo di studio potrebbe giustificare l’esito negativo della gravidanza. Per quanto riguarda il risultato dell’interleuchina 12, nota agli addetti ai lavori come IL-12, è una citochina, cioè una specie di “ormone” prodotto dal corpo umano che regola la comunicazione tra cellule, ed è dotata di numerosi e importanti effetti sul sistema immunitario, in particolare attiva cellule natural killer (NK). IL 12 induce cellule NK e linfociti T a produrre IFN! che andrà ad attivare nei macrofagi meccanismi battericidi. IL 12 assieme a IFN! induce il 92 differenziamento in Th1 dei CD4 le quali a loro vola producono IFN!. IL-12 potenzia inoltre l'attività citotossica dei CTL. Risulta evidente come questa citochina rappresenti un importante punto di collegamento tra immunità innata ed adattativa stimolandole entrambe. Potremmo ipotizzare che un suo deficit alteri questo delicato equilibrio determinando un alterazione incompatibile con il proseguimento della gravidanza. In base alle conoscenze attuali sappiamo, infatti, che la sopravvivenza del feto semi-allogenico è dovuta alla immunosoppressione materna. Il trofoblasto riesce ad eludere l’attacco da parte del sistema immunitario materno con vari meccanismi locali, tra cui la particolare configurazione dell’espressione delle molecole HLA di superficie che, come risaputo, sono coinvolte nella presentazione antigenica al sistema immunitario materno. In particolare il trofoblasto non esprime molecole MCH di classe Ia (HLA-A e HLA-B) con l’eccezione di molecole HLA-C, ma soprattutto esprime molecole non classiche quali le HLA-G e le HLA-E. Il ruolo delle HLA-G è, ad oggi, parzialmente conosciuto ma, si presuppone, secondo l’ipotesi più accreditata, che l’HLA-G, riveste un ruolo preminente nella resistenza del trofoblasto non villoso alla lisi mediata dalle cellule NK (natural killer), presenti in gran numero a livello uterino, inibendone l’attività citolitica e la loro migrazione transplacentare. Anche le molecole HLA-E inibirebbero le cellule NK a livello dell’interfaccia materno fetale. Secondo tale teoria, una risposta immunitaria materna eccessiva contro gli antigeni paterni, porterebbe alla genesi abnorme di cellule immunitarie e di citochine responsabili di abortività ripetuta. Più precisamente, secondo studi recenti, esistono differenze significative dei livelli di cellule NK nel sangue periferico nelle donne con abortività ripetuta/ricorrente rispetto ai gruppi di 93 controllo. Cellule NK sono state rinvenute anche nell’endometrio e nella decidua di donne con abortività ripetuta, anche se non si conosce il loro ruolo nel meccanismo di placentazione. Secondo queste ipotesi, le cellule NK della mucosa uterina contribuiscono alla risposta citochinica a livello dell’interfaccia materno fetale. Tale risposta è sia di tipo T-helper-1 (Th1) con sintesi di IL 2, IFN (interferone), TNF-alfa, sia di tipo T-helper-2(Th2) con sintesi di IL 4, IL 6 e IL 10. Oltre ai numerosi tipi di interleuchine che appaiono diminuite possiamo sottolineare come il nostro studio abbia evidenziato una down-regolazione anche di molti elementi della famiglia delle chemochine. L’analisi di espressione genica del tessuto ha mostrato un grande coinvolgimento delle molecole chemochine, sia in senso di up che di downregolazione. Il profilo genetico così tracciato ha mostrato un iper-espressione per la chemochina CCL21 e una down-espressione per CCL24, CCL19, CCL20, CCL22, CCL11, CCL1, CCL3, CCl5, CCL7, CCL8 e della CX3CL1. Le chemochine sono una famiglia di proteine che modula la migrazione direzionale nel luogo del bisogno dei linfociti. Il movimento è una caratteristica cruciale del sistema immunitario: senza la capacità di migrare rapidamente verso la zona interessata dal processo patologico, verrebbe meno la possibilità di una risposta adeguata ad insulti patogeni. La modificata espressione dei geni per le chemochine CCL21 e CCL19 attesta un’attivazione del sistema immunitario a tutti i livelli. Le due chemochine attraverso il recettore CCR7, espresso delle cellule dendritiche mature, guidano la cellula fin dentro l’area T dei linfonodi dove presenterà l’antigene al linfocita. 94 Inoltre le chemochine agiscono anche come molecole solubili generando il “gradiente chemochinico” la cui concentrazione nei fluidi segna un po’ la strada ai linfociti. Nel gruppo delle pazienti affette da poliabortività si riscontra una diminuzione delle chemochine CCL1, CCL24, CCL19, se pensiamo che tra le attività di queste molecole vi è, in aggiunta a quanto sopra, anche il controllo della differenziazione Th1/Th2 potremmo ipotizzare che la down-regolazione di queste molecole comporti uno sbilanciamento in senso Th1. Alla famiglia del TNF, invece, appartiene anche il gene ipo-espresso LTA, numerosi studi indicano una sua associazione con lo sviluppo di malattie autoimmunitarie .Un suo deficit comprometterebbe la migrazione di cellule immunitarie quali macrofagi e linfociti verso il sito di infezione. Vediamo inoltre la diminuzione di espressione del gene CD40LG, quindi della proteina da esso codificata, sulla superficie dei linfociti T con conseguente mancata regolazione delle funzioni dei linfociti B. Un suo deficit è stato associato allo sviluppo di sindromi mieloproliferative monolocali per incapacità delle immunoglobuline di effettuare un corretto switch maturativo. Tra i geni ipo-espressi nel tessuto endometriale di donne affette da poliabortività vi è anche un gene detto NODAL, la proteina codificata da tale gene è un membro della TGF-beta superfamiglia. Studi sui topi suggeriscono un ruolo centrale nella formazione del mesoderma e nella seguente formazione delle strutture assiali nello sviluppo embrionale ai primissimi stadi [235,236]; inoltre una sua alterazione è stata evidenziata in donne che sviluppavano complicanze gestazionali tra cui la preeclampsia [237]. Per ultimo, ma non per importanza, segnaliamo la down regolazione del gene CSF-1. I suoi livelli sono normalmente elevati in gravidanze fisiologiche a livello dell’epitelio endoteliale e alti sono normalmente i livelli del suo 95 recettore CSF1R nel trofoblasto. L’attivazione di tale recettore ad opera della proteina codificata da CSF-1 è essenziale nello sviluppo della normale placentazione e ancora prima del processo di impianto. Il nostro studio ha valutato in maniera estensiva la situazione locale endometriale delle citochine infiammatorie in una fase del ciclo mestruale antecedente all’eventuale impianto, aggiungendo un tassello alla complessità della regolazione dell’impianto e dei rapporti materno-fetali [238,239]. Tra i vari studi esistono considerevoli differenze che potrebbero essere dovute alla diversa popolazione di studio, alla diversa tempistica di campionamento, e al fatto se siano state misurate citocine in tutto il tessuto in esame o solo in una determinata popolazione cellulare; la presenza inoltre di complicati networks e le loro attività biologiche spesso sovrapponibili rendono l’interpretazione di tali dati molto complessa. 96 2.5 Conclusioni L'impianto è un processo biologico complesso che si fonda sulla comunicazione a due vie tra l'embrione e l'endometrio. Questo dialogo materno-embrionale richiede cambiamenti progesterone-dipendenti nell'endometrio per renderlo ricettivo ai segnali provenienti dall’embrione. I fattori che conferiscono la recettività endometriale sono, nel processo dell’evoluzione, altamente conservati. I principali regolatori del processo di impianto sono i fattori di crescita, le citochine e i loro recettori e le molecole di adesione cellulare come il recettore per il progesterone. I nostri dati supportano l’ipotesi di un’alterazione a molti livelli del sistema immunologico alla base dell’evento aborto. Il vasto numero di geni che appaiono alterati suggerisce parallelamente la grande complessità delle interazioni molecolari che si realizzano dopo il concepimento e che rendono l’impianto fenomeno estremamente complesso e a noi per lo più sconosciuto. Vi è ampia evidenza clinica che la refrattarietà dell'endometrio durante la finestra di impianto è causa di sub-fertilità e fallimento del trattamento di riproduzione assistita. Il nostro lavoro è volto a tracciare un profilo proteomico (valutazione dell’insieme delle proteine coinvolte nella funzionalità dei meccanismi biologici di specifiche attività cellulari) per determinare le caratteristiche molecolari di un endometrio ricettivo al fine di sfruttare queste conoscenze per fini diagnostici e terapeutici. Mentre capire il profilo molecolare che conferisce la recettività endometriale è importante nel contesto della subfertilità, altrettanto importante può essere capire i segnali che terminano la finestra di impianto per prevenire la perdita precoce della gravidanza. Le cellule dell'endometrio sono biosensori di qualità degli embrioni. Ci siamo chiesti quale sia la natura dei segnali 97 provenienti da embrioni anomali e quale sia il meccanismo che permette alle cellule endometriali di percepire e rispondere provocando la decidualizzazione. Queste domande rimangono ancora senza risposta. Ci sono stati numerosi tentativi di stabilire una base immunologica per la mancata gravidanza persistente anche se sinora non è stato possibile stabilire con certezza un nesso causale. Alcuni dati sembrano suggerire che i segnali della regolare differenziazione delle cellule dell’endometrio in cellule specializzate deciduali sono alterati nelle donne con aborti ripetuti. L’alterazione di uno o più segnali endocrini coinvolti in questa regolazione potrebbe essere causa dell’abortività ripetuta. I nostri risultati sembrano suggerire che la regolazione immunologica ed infiammatoria dell'ambiente endometriale gioca un ruolo chiave nell’abortività spontanea ricorrente. Il pattern di espressione genica endometriale delle citochine conferma una modifica tra il profilo Th1 e Th2 all’interfaccia materno-fetale negli aborti ricorrenti, in coerenza con la teoria immunologica. L'aspetto immunologico è stato già indagato, ma molto spesso gli studi presenti in Letteratura si riferiscono a livelli sierici di singole citochine scelte in base a studi precedenti o ad ipotetici meccanismi patogenetici. Il nostro studio ha valutato a livello locale, piuttosto che a livello sistemico, gli aspetti immunologici e infiammatori dell’abortività ricorrente analizzando nel complesso il coinvolgimento di tutte le citochine infiammatorie. L’attuale comprensione dei meccanismi patogenetici degli aborti spontanei ricorrenti inspiegati è ancora limitata; negli ultimi anni l’espansione della ricerca nella biologia molecolare ci sta permettendo di addentrarci più profondamente nella comprensione di alcuni tipi di aborti spontanei. In questo 98 orizzonte le citochine appaiono molto promettenti in quanto hanno un ruolo chiave nel sistema endocrino e immunitario. L’abortività spontanea ricorrente è spesso un problema inspiegabile e sono stati fatti molti tentativi da parte dei ricercatori per dare un potenziale aiuto alla pratica clinica, ma la nostra comprensione dei meccanismi che portano all’interruzione della gravidanza è ancora incompleta. Nonostante i recenti progressi nel campo della medicina riproduttiva, la diagnosi, la gestione, e ancor di più la terapia, per le coppie con abortività ricorrente sono ancora settori di ricerca. 99 Bibliografia 1. WHO Recommended Definitions. Terminology and format for statistical tables related to the prenatal period. Acta Obstet Gynecol Scand 1997;56:247-53 2. Garcia-Enguidanos A, Calle ME, Valero JA, Luna S, Domínguez-Rojas V. Risk factors in miscarriage: a review. Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol 2002;102:111-9 3. American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG). Management of recurrent early pregnancy loss. Practice Bulletin no. 24. Washington, DC: American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG); 2001 4. van den Boogaard E, Kaandorp SP, Franssen MT, Mol BW, Leschot NJ, et al. Consecutive or non-consecutive recurrent miscarriage: is there any difference in carrier status? Hum Reprod 2010;25:1411-4 5. Stirrat GM. Recurrent miscarriage. Lancet 1990;336:673-5 6. Coulam CB. Epidemiology of recurrent spontaneous abortion. Am J Reprod Immunol 1991;26:23-7 7. Vlaanderen W, Treffers PE Prognosis of subsequent pregnancies after recurrent spontaneous abortion in first trimester. Br Med J (Clin Res Ed) 1987;295:92-3 8. Mevorach-Zussman N, Bolotin A, Shalev H, Bilenko N, Mazor M, Bashiri A. Anxiety and deterioration of quality of life factors associated with recurrent miscarriage in an observational study. J Perinat Med 2012;40:495501 9. Regan L. Recurrent miscarriage. BMJ 1991;302:543-4 10. Alberman E. The epidemiology of repeated abortion. In: Beard RW, Sharp F, editors. Early Pregnancy Loss: Mechanisms and Treatment. London: RCOG Press;1988 p. 9-17 100 11. Lee R, Silver R. Recurrent pregnancy loss: Summary and clinical recommendations. Semin Reprod Med 2000;18;433-40 12. Ford HB, Schust DJ. Recurrent Pregnancy Loss: Etiology, Diagnosis, and Therapy. Rev Obstet Gynecol 2009;2:76-83 13. Stray-Pedersen B, Stray-Pedersen S. Etiologic factors and subsequent reproductive performance in 195 couples with a prior history of habitual abortion. Am J Obstet Gynecol 1984;148:140-6 14. Carp HJ, Toder V, Mashiach S, Nebel L, Serr DM. Recurrent miscarriage: a review of current concepts, immune mechanisms, and results of treatment. Obstet Gynecol Surv 1990;45:657-69. Review. 15. Royal College of Obstetricians and Gynaecologists. The Investigation and Treatment of Couples with Recurrent Miscarriage. Guideline No.17. London Revised 2003 May 16. Diedrich U, Hansmann I, Janke D, Opitz O, Probeck HD. Chromosome anomalies in 136 couples with a history of recurrent abortions. Hum Genet 1983;65:48-52 17. Carp H, Feldman B, Oelsner G, Schiff E. Parental karyotype and subsequent live births in recurrent miscarriage. Fertil Steril 2004;81:1296-301 18. Abalovich M, Amino N, Barbour LA, Cobin RH, De Groot LJ, Glinoer D, Mandel SJ, Stagnaro-Green A. Management of thyroid dysfunction during pregnancy and postpartum: an Endocrine Society Clinical Practice Guideline. J Clin Endocrinol Metab 2007;92:S1-47 19. Thatcher SS1, Jackson EM. Pregnancy outcome in infertile patients with polycystic ovary syndrome who were treated with metformin. Fertil Steril 2006;85:1002-9 20. Jakubowicz DJ, Iuorno MJ, Jakubowicz S, Roberts KA, Nestler JE. Effects of metformin on early pregnancy loss in the polycystic ovary syndrome. J Clin Endocrinol Metab 2002;87:524-9 101 21. Legro RS, Barnhart HX, Schlaff WD, Carr BR, Diamond MP, Carson SA, Steinkampf MP, Coutifaris C, McGovern PG, Cataldo NA, Gosman GG, Nestler JE, Giudice LC, Leppert PC, Myers ER; Cooperative Multicenter Reproductive Medicine Network. Clomiphene, metformin, or both for infertility in the polycystic ovary syndrome. N Engl J Med 2007;356:551-66 22. Preston FE, Rosendaal FR, Walker ID, Briët E, Berntorp E, Conard J, Fontcuberta J, Makris M, Mariani G, Noteboom W, Pabinger I, Legnani C, Scharrer I, Schulman S, van der Meer FJ. Increased fetal loss in women with heritable thrombophilia. Lancet. 1996;348:913-6 23. Rey E, Kahn SR, David M, Shrier I. Thrombophilic disorders and fetal loss: a meta-analysis. Lancet 2003;361:901-8 24. Krabbendam I, Franx A, Bots ML, Fijnheer R, Bruinse HW. Thrombophilias and recurrent pregnancy loss: a critical appraisal of the literature. Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol 2005;118:143-53 25. Wouters MG, Boers GH, Blom HJ, Trijbels FJ, Thomas CM, Borm GF, Steegers-Theunissen RP, Eskes TK. Hyperhomocysteinemia: a risk factor in women with unexplained recurrent early pregnancy loss. Fertil Steril 1993;60:820-5 26. Grandone E, Margaglione M, Colaizzo D, d'Addedda M, Cappucci G, Vecchione G, Sciannamé N, Pavone G, Di Minno G. Factor V Leiden is associated with repeated and recurrent unexplained fetal losses. Thromb Haemost. 1997;77:822-4 27. Johnson PM, Christmas SE, Vince GS. Immunological aspects of implantation and implantation failure. Hum Reprod1999;14:26-36 28. King A. Uterine leukocytes and decidualization. Hum Reprod Update 2000;6:28-36 29. Moffett A, Regan L, Braude P. Natural killer cells, miscarriage, and infertility. BMJ 2004;329:1283-5 102 30. Wold AS, Arici A. Natural killer cells and reproductive failure. Curr Opin Obstet Gynecol 2005;17:237-41 31. Rai R, Sacks G,Trew G. Natural killer cells and reproductive failure – theory, practice and prejudice. Hum Reprod 2005;20:1123-6 32. Le Bouteiller P, Piccinni MP. Human NK cells in pregnant uterus: why there? Am J Reprod Immunol 2008;59:401-6 33. Tuckerman E, Laird SM, Prakash A, Li TC. Prognostic value of the measurement of uterine natural killer cells in the endometrium of women with recurrent miscarriage. Hum Reprod 2007;22:2208-13 34. Bombell S, McGuire W. Cytokine polymorphisms in women with recurrent pregnancy loss: meta-analysis. Aust N Z J Obstet Gynaecol 2008;48:147-54 35. Royal College of Obstetricians and Gynaecologists. The Investigation and Treatment of Couples with Recurrent First- trimester and Second-trimester Miscarriage. Green–top Guideline No. 17. April 2011 36. Cameron MJ, Kelvin DJ. Cytokines, Chemokines and their Receptors. 20002005 Landes Bioscience. Eurekah Bioscience Collection 37. Cohen S, Bigazzi PE, Yoshida T. Commentary. Similarities of T cell function in cell-mediated immunity and antibody production. Cell Immunol 1974;12:150-9 38. Dumonde DC, Wolstencroft RA, Panayi GS. "Lymphokines": Non-antibody mediators of cellular immunity generated by lymphocyte activation. Nature 1969;224:38-42 39. Paul WE, Seder RA. Lymphocyte responses and cytokines. Cell 1994;76:241-51 40. Paul WE, Seder RA. Acquisition of lymphokine-producing phenotype by CD4+ T cells. Annu Rev Immunol 1994;12:635-73 41. Romagnani S. The Th1/Th2 paradigm. Immunol Today 1997;18:263-6 42. Luther SA, Cyster JG. Chemokines as regulators of T cell differentiation. Nat Immunol 2001;2:102-7 103 43. Mosmann TR, Cherwinski H, Bond MW. Two types of murine helper T cell clone. I. Definition according to profiles of lymphokine activities and secreted proteins. J Immunol 1986;136:2348-57 44. Medawar PB. Some immunological and endocrinological problems raised by the evolution of viviparity in vertebrates, Symp Soc Exp Biol Med 1953;7:320-38 45. Lim KJH, Odukoya OA, Li TC, Cooke ID. Cytokines and immuno-endocrine factors in recurrent miscarriage. Hum Reprod Update 1996;2:469-81 46. Entrican G. Immune regulation during pregnancy and host–pathogen interactions in infectious abortion. J Comp Pathol 2002;126:79-94 47. Ljunggren HG, Karre K. In search of the ‘missing self’: MHC molecules and NK cell recognition. Immunol Today 1990;11:237-44 48. King A, Burrows TD, Hiby SE, Bowen JM, Joseph S, Verma S, Lim PB, Gardner L, Le Bouteiller P, Ziegler A, Uchanska-Ziegler B, Loke YW. Surface expression of HLA-C antigen by human extravillous trophoblast. Placenta 2000;21:376-87 49. Hunt JS, Petroff MG, McIntire RH, Ober C. HLA-G and immune tolerance in pregnancy. FASEB J 2005;19:681-93 50. Ellis SA, Palmer MS, McMichael AJ. Human trophoblast and the choriocarcinoma cell line BeWo express a truncated HLA Class I molecule. J Immunol 1990;144:731-5 51. Kovats S, Main EK, Librach C, Stubblebine M, Fisher SJ, DeMars R. A class I antigen, HLA-G, expressed in human trophoblasts. Science 1990;248:220-3 52. Acar N, Ustunel I, Demir R. Uterine natural killer (uNK) cells and their missions during pregnancy: a review. Acta Histochem 2011;113:82-91 53. Ghiringhelli F, Menard C, Martin F, Zitvogel L. The role of regulatory T cells in the control of natural killer cells: relevance during tumor progression. Immunol Rev 2006;214:229-38 104 54. Trowsdale J, Betz AG. Mother's little helpers: mechanisms of maternal–fetal tolerance. Nat Immunol 2006;7:241-6 55. Heikkinen J, Mottonen M, Alanen A, Lassila O. Phenotypic characterization of regulatory T cells in the human deciduas. Clin Exp Immunol 2004;136:373-8 56. Tilburgs T, Roelen DL, van der Mast BJ, de Groot-Swings GM, Kleijburg C, Scherjon SA, Claas FH. Evidence for a selective migration of fetus-specific CD4+CD25 bright regulatory T cells from the peripheral blood to the decidua in human pregnancy. J Immunol 2008;180:5737-45 57. Arruvito L, Sanz M, Banham AH, Fainboim L. Expansion of CD4+CD25+ and FOXP3+ regulatory T cells during the follicular phase of the menstrual cycle: implications for human reproduction. J Immunol 2007;178:2572-8 58. Sasaki Y, Sakai M, Miyazaki S, Higuma S, Shiozaki A, Saito S. Decidual and peripheral blood CD4+CD25+ regulatory T cells in early pregnancy subjects and spontaneous abortion cases. Mol Hum Reprod 2004;10:347-53 59. Arruvito L, Billordo A, Capucchio M, Prada ME, Fainboim L. IL-6 transsignaling and the frequency of CD4+FOXP3+ cells in women with reproductive failure. J Reprod Immunol 2009;82:158-65 60. Hill JA. T-helper 1-type immunity to trophoblast: evidence for a new immunological mechanism for recurrent abortion in women. Hum Reprod 1995;2:114-20. Review. 61. Raghupathy R, Makhseed M, Azizieh F, Omu A, Gupta M, Farhat R. Cytokine production by maternal lymphocytes during normal human pregnancy and in unexplained recurrent spontaneous abortion. Hum Reprod 2000;15:713-8 62. Makhseed M, Raghupathy R, Azizieh F, Omu A, Al-Shamali E, Ashkanani L. Th1 and Th2 cytokine profiles in recurrent aborters with successful pregnancy and with subsequent abortions. Hum Reprod 2001;16:2219-26 105 63. Lea RG, Underwood J, Flanders KC, Hirte H, Banwatt D, Finotto S, Ohno I, Daya S, Harley C, Michel M, et al. A subset of patients with recurrent spontaneous abortion is deficient in transforming growth factor beta-2producing "suppressor cells" in uterine tissue near the placental attachment site. Am J Reprod Immunol 1995;34:52-64 64. Piccinni MP, Beloni L, Livi C, Maggi E, Scarselli G, Romagnani S. Defective production of both leukemia inhibitory factor and type 2 T-helper cytokines by decidual T cells in unexplained recurrent abortions. Nat Med 1998;4:1020-4 65. Vassiliadou N, Searle RF, Bulmer JN. Immunoregulatory activity of decidua in spontaneous early pregnancy loss. Hum Reprod 1999;14:2252-6 66. Michimata T, Sakai M, Miyazaki S, Ogasawara MS, Suzumori K, Aoki K, Nagata K, Saito S. Decrease of T-helper 2 and T-cytotoxic 2 cells at implantation sites occurs in unexplained recurrent spontaneous abortion with normal chromosomal content. Hum Reprod 2003;18:1523-8 67. Löhning M, Hegazy AN, Pinschewer DD, Busse D, Lang KS, Höfer T, Radbruch A, Zinkernagel RM, Hengartner H. Long-lived virus-reactive memory T cells generated from purified cytokine-secreting T helper type 1 and type 2 effectors. J Exp Med 2008;205:53-61 68. Mosmann TR, Sad S. Th1 and Th2 cells: different patterns of lymphokine secretion lead to different functional properties. Annu Rev Immunol Today 1989;7:138-46 69. Mosmann TR, Coffman RL. Heterogeneity of cytokine secretion patterns and functions of helper T cells. Adv Immunol 1989;46:111-47. Review. 70. Romagnani P, Annunziato F, Piccinni MP, Maggi E, Romagnani S. Th1/Th2 cells, their associated molecules and role in pathophysiology. Eur Cytokine Netw 2000;11:510-1 106 71. Wegmann TG, Lin H, Guilbert L, Mosmann TR. Bidirectional cytokine interactions in the maternal–fetal relationship: is successful pregnancy a Th2 phenomenon? Immunol Today 1993;14:353-7 72. Chaouat G, Zourbas S, Ostojic S, Lappree-Delage G, Dubanchet S, Ledee N, Martal J. A brief review of recent data on some cytokine expressions at the materno-foetal interface which might challenge the classical Th1/Th2 dichotomy. J Reprod Immunol 2002;53:241-56. Review 73. Raghupathy R. Th1-type immunity is incompatible with successful pregnancy. Immunol Today 1997;18:478-82. Review. 74. Clark DE, Smith SK, Licence D, Evans AL, Charnock-Jones DS. Comparison of expression patterns for placenta growth factor, vascular endothelial growth factor (VEGF), VEGF-B and VEGF-C in the human placenta throughout gestation. J Endocrinol 1998;159:459-67 75. Del Prete G, De Carli M, Lammel RM, D'Elios MM, Daniel KC, Giusti B, Abbate R, Romagnani S. Th1 and Th2 T-helper cells exert opposite regulatory effects on procoagulant activity and tissue factor production by human monocytes. Blood 1995;86:250-7 76. Raghupathy R, Makhseed M, Azizieh F, Hassan N, Al-Azemi M, Al-Shamali E. Maternal Th1- and Th2-type reactivity to placental antigens in normal human pregnancy and unexplained recurrent spontaneous abortions. Cell Immunol 1999;196:122-30 77. Rezaei A, Dabbagh A. T-helper (1) cytokines increase during early pregnancy in women with a history of recurrent spontaneous abortion. Med Sci Monit 2002;8:607-10 78. Hossein H, Mahroo M, Abbas A, Firouzeh A, Nadia H. Cytokine production by peripheral blood mononuclear cells in recurrent miscarriage. Cytokine 2004;28:83-6 79. Makhseed M, Raghupathy R, Azizieh F, Al-Azemi MM, Hassan NA, Bandar A. Mitogen-induced cytokine responses of maternal peripheral blood 107 lymphocytes indicate a differential Th-type bias in normal pregnancy and pregnancy failure. Am J Reprod Immunol 1999;42:273-81 80. Kwak-Kim JY, Chung-Bang HS, Ng SC, Ntrivalas EI, Mangubat CP, Beaman KD, Beer AE, Gilman-Sachs A. Increased T helper 1 cytokine responses by circulating T cells are present in women with recurrent pregnancy losses and in infertile women with multiple implantation failures after IVF. Hum Reprod 2003;18:767-73 81. Bates MD, Quenby S, Takakuwa K, Johnson PM, Vince GS. Aberrant cytokine production by peripheral blood mononuclear cells in recurrent pregnancy loss? Hum Reprod 2002;17:2439-44 82. Daher S, de Arruda Geraldes Denardi K, Blotta MH, Mamoni RL, Reck AP, Camano L, Mattar R. Cytokines in recurrent pregnancy loss. J Reprod Immunol 2004;62:151-7 83. Giannubilo SR, Landi B, Pozzi V, Sartini D, Cecati M, Stortoni P, Corradetti A, Saccucci F, Tranquilli AL, Emanuelli M. The involvement of inflammatory cytokines in the pathogenesis of recurrent miscarriage. Cytokine 2012;58:50-6 84. Bubanovic IV. Induction of thymic tolerance as possibility in prevention of recurrent spontaneous abortion. Med Hypotheses 2003;60:520-4 85. Porter TF, LaCoursiere Y, Scott JR. Immunotherapy for recurrent miscarriage. Cochrane Database Syst Rev CD2006;000112 86. Christiansen OB. Evidence-based investigations and treatments of recurrent pregnancy loss. Curr Opin Obstet Gynecol 2006;18:304-12 87. Pandey MK, Thakur S, Agrawal S. Lymphocyte immunotherapy and its probable mechanism in the maintenance of pregnancy in women with recurrent spontaneous abortion. Arch Gynecol Obstet 2004;269:161-72 88. Ruiz-Alonso M, Blesa D, Simón C. The genomics of the human endometrium. Biochim Biophys Acta 2012;1822:1931-42 108 89. Lessey BA. Assessment of endometrial receptivity. Fertil Steril 2011;96:5229 90. Hawkins SM, Matzuk MM. The menstrual cycle: basic biology. Ann N Y Acad Sci 2008;1135:10-8 91. Simón C, Martín JC, Pellicer A. Paracrine regulators of implantation. Baillieres Best Pract Res Clin Obstet Gynaecol 2000;14:815-26. Review. 92. Singh M, Chaudhry P, Asselin E. Bridging endometrial receptivity and implantation: network of hormones, cytokines, and growth factors. J Endocrinol 2011;210:5-14 93. Rashid NA, Lalitkumar S, Lalitkumar PG, Gemzell-Danielsson K. Endometrial receptivity and human embryo implantation. Am J Reprod Immunol 2011;66:23-30 94. Brosens JJ, Gellersen B. Something new about early pregnancy: decidual biosensoring and natural embryo selection. Ultrasound Obstet Gynecol 2010;36:1-5 95. Lessey BA. Endometrial receptivity and the window of implantation. Baillieres Best Pract Res Clin Obstet Gynaecol 2000;14:775-88. Review 96. Irizarry RA, Warren D, Spencer F, Kim IF, Biswal S, Frank BC, Gabrielson E, Garcia JG, Geoghegan J, Germino G, Griffin C, Hilmer SC, Hoffman E, Jedlicka AE, Kawasaki E, Martínez-Murillo F, Morsberger L, Lee H, Petersen D, Quackenbush J, Scott A, Wilson M, Yang Y, Ye SQ, Yu W. Multiple-laboratory comparison of microarray platforms. Nat Methods 2005;2:345-50 97. Bajpai AK, Davuluri S, Chandrashekar DS, Ilakya S, Dinakaran M, Acharya KK. MGEx-Udb: a mammalian uterus database for expression-based cataloguing of genes across conditions, including endometriosis and cervical cancer. PLoS One 2012;7:e36776 109 98. Sherwin R, Catalano R, Sharkey A. Large-scale gene expression studies of the endometrium: what have we learnt? Reproduction 2006;132:1-10. Review. 99. Ponnampalam AP, Weston GC, Trajstman AC, Susil B, Rogers PA. Molecular classification of human endometrial cycle stages by transcriptional profiling. Mol Hum Reprod 2004;10:879-93 100. Kao LC, Tulac S, Lobo S, lmani B, Yang JP, Gemieyer A. Global gene profiling in human endometrium during the window of implantation. Endocrinology 2002;143:2119-38 101. Carson DD, Lagow E, Thathiah A, Al-Shami R, Farach-Carson MC, Vernon M. Changes in gene expression during the early to mid-luteal (receptive phase) transition in human endometrium detected by high-density microarray screening. Mol Hum Reprod 2002;8:871-9 102. Borthwick JM. Charnoclc-Jones DS, Tom ML, Hull BD, Teimey R, Phillips SC. Determination of the transcript profile of human cndometrium. Mol Hum Reprod 2003;9:19-33 103. Riesewijk A, Martin J, Van Os R, Horcajadas JA, Polman J, Pellicer A. Gene expression profiling of human endometrial receptivity on days LH+2 versus LH+7 by microarray technology. Mol Hum Reprod 2003;9:253-64 104. Haouzi D, Mahmoud K, Fourar M, Bendhaou K, Dechaud H, De Vos J. Identification of new biomarkers of human endometrial receptivity in the natural cycle. Hum Reprod 2009;24:l98-205 105. Punyadeera C, Dassen H, Klomp J, Dunselman G, Kamps R, Dijcks F. Oestrogen-modulated gene expression in the human endometrium. Cell Mol Life Sci 2005;62:239-50 106. Revel A, Achache H, Stevens J, Smith Y, Reich R. MicroRNAs are associated with human embryo implantation defects. Hum Reprod 2011;26:2830-40 110 107. Van Vaerenbergh I, Mclntire R, Van Lommel L, Devroey P, Giudice L, Bourgain C. Gene expression during successful implantation in a natural cycle. Fertil Steril 2010;93:268.e15-268.el8 108. Yanaihara A, Otsuka Y, lwasaki S, Aida T, Tachikawa T, lrie T. Differences in gene expression in the proliferative human endometrium. Fertil Steril 2005;83(Suppl. l): l206-15 109. Horcajadas JA, Riesewijk A, Martin J, Cervero A, Mosselman S, Pellicer A. Global gene expression profiling of human endometrial receptivity. J Reprod Immunol 2004;63:41-9 110. Mirkin S, Arslan M, Churikov D, Corica A, Diaz JI, Williams S. ln search of candidate genes critically expressed in the human endometrium during the window of implantation. Hum Reprod 2005;20:2104-17 111. Talbi S, Hamilton AE, Vo KC, Tulac S, Overgaard MT, Dosiou C. Molecular phenotyping of human endometrium distinguishes menstrual cycle phases and underlying biological processes in normo-ovulatory women. Endocrinology 2006;147:1097-121 112. Critchley HO, Robertson KA, Forster T, Henderson TA, Williams AR, Ghazal P. Gene expression profiling of mid to late secretory phase endometrial biopsies from women with menstrual complaint. Am J Obstet Gynecol 2006;195:406.el-406.l6 113. Kuokkanen S, Chen B, Ojalvo L, Benard L, Santoro N, Pollard JW. Genomic profiling of microRNAs and messenger RNAs reveals hormonal regulation in microRNA expression in human endometrium. Biol Reprod 2010;82:791-801 114. Tseng LH, Chen I, Chen MY, Yan H, Wang CN, Lee CL. Genome- based expression profiling as a single standardized microarray platform for the diagnosis of endometrial disorder: an array of 126-gene model. Fertil Steril 2010;94:ll4-9 111 115. Diaz-Gimeno P, Horcajadas JA, Martinez-Conejero JA, Esteban FJ, Alama P, Pellicer A. A genomic diagnostic tool for human endometrial receptivity based on the transcriptomic signature. Fertil Steril 2011;95:50-60 116. Altmae S, Martinez-Conejero JA, Salumets A, Simon C, Horcajadas JA, Stavreus-Evers A. Endometrial gene expression analysis at the time of embryo implantation in women with unexplained infertility. Mol Hum Reprod 2010;16:178-87 117. Koler M, Achache H, Tsafrir A, Smith Y, Revel A, Reich R. Disrupted gene pattem in patients with repeated in vitro fertilization (IVF) failure. Hum Reprod 2009;24:2541-8 118. Tapia A, Gangi LM, Zegers-Hochschild F, Balmaceda J, Pommer R, Trejo L. Differences in the endometrial transcript profile during the receptive period between women who were refractory to implantation and those who achieved pregnancy. Hum Reprod 2008;23:340-51 119. Matsuzald S. DNA microarray analysis in endometriosis for development of more effective targeted therapies. Front Biosci (Elite Ed.) 2011;3:1139-53 120. Habermann JK, Bundgen NK, Gemoll T, Hautaniemi S, Lundgren C, Wangsa D. Genomic instability influences the transcriptome and proteome in endometrial cancer subtypes. Mol Cancer 2011;10:132 121. Horcajadas JA, Minguez P, Dopazo J, Esteban FJ, Dominguez F, Giudice LC. Controlled ovarian stimulation induces a functional genomic delay of the endometrium with potential clinical implications. J Clin Endocrinol Metab 2008;93:4500-10 122. Simon C, Oberye J, Bellver J, Vidal C, Bosch E, Horcajadas JA. Similar endometrial development in oocyte donors treated with either highor standard-dose GnRH antagonist compared to treatment with a GnRH agonist or in natural cycles. Hum Reprod 2005;20:3318-27 112 123. Giudice LC. Application of functional genommics to primate endometrium: insights into biological processes. Reprod Biol Endocrinol 2006;4:S4 124. Simon C, Gimeno MJ, Mercader A, O'Connor JE, Remohi J, Polan ML. Embryonic regulation of integrins beta 3, alpha 4, and alpha l in human endometrial epithelial cells in vitro. J Clin Endocrinol Metab 1997;82:260716. 125. Guzeloglu-Kayisli O, Kayisli UA, Taylor HS. The role of growth factors and cytokine during implantation: endocrine and paracrine interactions. Semin Reprod Med 2009;27:62-79 126. Krieg SA, Fan X, Hong Y, Sang QX, Giaccia A, Westphal LM, Lathi RB, Krieg AJ, Nayak NR. Global alteration in gene expression profiles of deciduas from women with idiopathic recurrent pregnancy loss. Mol Hum Reprod 2012;18:442-50 127. Lédée N, Munaut C, Aubert J, Sérazin V, Rahmati M, Chaouat G, Sandra O, Foidart JM. Specific and extensive endometrial deregulation is present before conception in IVF/ICSI repeated implantation failures (IF) or recurrent miscarriages. J Pathol 2011;225:554-64 128. Othman R, Omar MH, Shan LP, Shafiee MN, Jamal R, Mokhtar NM Microarray profiling of secretory-phase endometrium from patients with recurrent miscarriage. Reprod Biol 2012;12:183-99 129. von Wolff M, Thaler CJ, Strowitzki T, Broome J, Stolz W, Tabibzadeh S. Regulated expression of cytokines in human endometrium throughout the menstrual cycle: dysregulation in habitual abortion. Mol Hum Reprod 2000;6:627-34 130. K. Banerjee P, Jana SK, Pasricha P, Ghosh S, Chakravarty B, Chaudhury Proinflammatory cytokines induced altered expression of cyclooxygenase-2 gene results in unreceptive endometrium in women with idiopathic recurrent spontaneous miscarriage. Fertil Steril 2013;99:179-87 113 131. Jasper MJ, Tremellen KP, Robertson SA. Reduced expression of IL-6 and IL-1alpha mRNAs in secretory phase endometrium of women with recurrent miscarriage. J Reprod Immunol 2007;73:74-84 132. Li TC, Tuckerman EM, Laird SM. Endometrial factors in recurrent miscarriage. Hum Reprod Update 2002;8:43-52. Review 133. Banerjee P, Ghosh S, Dutta M, Subramani E, Khalpada J, Roychoudhury S, Chakravarty B, Chaudhury K. Identification of key contributory factors responsible for vascular dysfunction in idiopathic recurrent spontaneous miscarriage. PLoS One 2013;8:e80940 134. Suzuki D, Yamada A, Aizawa R, Funato S, Matsumoto T, Suzuki W, Takami M, Miyamoto Y, Suzawa T, Yamamoto M, Baba K, Kamijo R. BMP2 differentially regulates the expression of Gremlin1 and Gremlin2, the negative regulators of BMP function, during osteoblast differentiation. Calcif Tissue Int 2012;91:88-96 135. Lories RJ, Derese I, Ceuppens JL, Luyten FP. Bone morphogenetic proteins 2 and 6, expressed in arthritic synovium, are regulated by proinflammatory cytokines and differentially modulate fibroblast-like synoviocyte apoptosis. Arthritis Rheum. 2003;48:2807-18 136. Erickson GF, Fuqua L, Shimasaki S.J Analysis of spatial and temporal expression patterns of bone morphogenetic protein family members in the rat uterus over the estrous cycle. Endocrinol. 2004;182:203-17 137. Hromas R, Hufford M, Sutton J, Xu D, Li Y, Lu L. PLAB, a novel placental bone morphogenetic protein. Biochim Biophys Acta 1997;1354:404 138. Zhao GQ, Hogan BL. Evidence that mouse Bmp8a (Op2) and Bmp8b are duplicated genes that play a role in spermatogenesis and placental development. Mech Dev 1996;57:159-68 114 139. Nakashima K, Yanagisawa M, Arakawa H, Kimura N, Hisatsune T, Kawabata M, Miyazono K, Taga T. Synergistic signaling in fetal brain by STAT3-Smad1 complex bridged by p300. Science 1999;284:479-82 140. White PM, Morrison SJ, Orimoto K, Kubu CJ, Verdi JM, Anderson DJ. Neural crest stem cells undergo cell-intrinsic developmental changes in sensitivity to instructive differentiation signals. Neuron 2001;29:57-71 141. Kléber M, Lee HY, Wurdak H, Buchstaller J, Riccomagno MM, Ittner LM, Suter U, Epstein DJ, Sommer L. Neural crest stem cell maintenance by combinatorial Wnt and BMP signaling. J Cell Biol 2005;169:309-20 142. Cejalvo T, Sacedón R, Hernández-López C, Diez B, Gutierrez-Frías C, Valencia J, Zapata AG, Varas A, Vicente A. Bone morphogenetic protein2/4 signalling pathway components are expressed in the human thymus and inhibit early T-cell development. Immunology 2007;121:94-104 143. Plikus MV, Mayer JA, de la Cruz D, Baker RE, Maini PK, Maxson R, Chuong CM. Cyclic dermal BMP signalling regulates stem cell activation during hair regeneration. Nature 2008;451:340-4 144. Beck HN, Drahushuk K, Jacoby DB, Higgins D, Lein PJ. Bone morphogenetic protein-5 (BMP-5) promotes dendritic growth in cultured sympathetic neurons. BMC Neurosci 2001;2:12 145. Segklia A, Seuntjens E, Elkouris M, Tsalavos S, Stappers E, Mitsiadis TA, Huylebroeck D, Remboutsika E, Graf D. Bmp7 regulates the survival, proliferation, and neurogenic properties of neural progenitor cells during corticogenesis in the mouse. PLoS One 2012;7:e34088 146. You L, Kruse FE. Differential effect of activin A and BMP-7 on myofibroblast differentiation and the role of the Smad signaling pathway. Invest Ophthalmol Vis Sci 2002;43:72-81 147. Cheng H, Jiang W, Phillips FM, Haydon RC, Peng Y, Zhou L, Luu HH, An N, Breyer B, Vanichakarn P, Szatkowski JP, Park JY, He TC. 115 Osteogenic activity of the fourteen types of human bone morphogenetic proteins (BMPs). J Bone Joint Surg Am 2003;85-A:1544-52 148. Zeisberg EM, Tarnavski O, Zeisberg M, Dorfman AL, McMullen JR, Gustafsson E, Chandraker A, Yuan X, Pu WT, Roberts AB, Neilson EG, Sayegh MH, Izumo S, Kalluri R. Endothelial-to-mesenchymal transition contributes to cardiac fibrosis. Nat Med. 2007;13:952-61 149. Tseng YH, Kokkotou E, Schulz TJ, Huang TL, Winnay JN, Taniguchi CM, Tran TT, Suzuki R, Espinoza DO, Yamamoto Y, Ahrens MJ, Dudley AT, Norris AW, Kulkarni RN, Kahn CR. New role of bone morphogenetic protein 7 in brown adipogenesis and energy expenditure. Nature 2008;454:1000-4 150. Li QS, Qi HB. Expression of bone morphogenetic protein-2 in fetal membranes from pregnant women with premature rupture of membranes and its clinic significante. Zhonghua Fu Chan Ke Za Zhi. 2009;44:405-8 151. Kim GJ, Romero R, Kuivaniemi H, Tromp G, Haddad R, Kim YM, Kim MR, Nien JK, Hong JS, Espinoza J, Santolaya J, Yoon BH, Mazor M, Kim CJ. Expression of bone morphogenetic protein 2 in normal spontaneous labor at term, preterm labor, and preterm premature rupture of membranes. Am J Obstet Gynecol 2005;193:1137-43 152. Kodama A, Yoshino O, Osuga Y, Harada M, Hasegawa A, Hamasaki K, Takamura M, Koga K, Hirota Y, Hirata T, Takemura Y, Yano T, Taketani Y. Progesterone decreases bone morphogenetic protein (BMP) 7 expression and BMP7 inhibits decidualization and proliferation in endometrial stromal cells. Hum Reprod 2010;25:751-6 153. Stoikos CJ, Harrison CA, Salamonsen LA, Dimitriadis E. A distinct cohort of the TGFbeta superfamily members expressed in human endometrium regulate decidualization. Hum Reprod 2008;23:1447-56 154. Förster R, Davalos-Misslitz AC, Rot A. CCR7 and its ligands: balancing immunity and tolerance. Nat Rev Immunol 2008;8:362-71 116 155. Badr G, Borhis G, Treton D, Richard Y. IFN{alpha} enhances human B-cell chemotaxis by modulating ligand-induced chemokine receptor signaling and internalization. Int Immunol 2005;17:459-67 156. Reif K, Ekland EH, Ohl L, Nakano H, Lipp M, Förster R, Cyster JG. Balanced responsiveness to chemoattractants from adjacent zones determines B-cell position. Nature 2002;416:94-9 157. Badr G, Borhis G, Treton D, Moog C, Garraud O, Richard Y. HIV type 1 glycoprotein 120 inhibits human B cell chemotaxis to CXC chemokine ligand (CXCL) 12, CC chemokine ligand (CCL)20, and CCL21. J Immunol 2005;175:302-10 158. Rangel-Moreno J, Moyron-Quiroz JE, Hartson L, Kusser K, Randall TD. Pulmonary expression of CXC chemokine ligand 13, CC chemokine ligand 19, and CC chemokine ligand 21 is essential for local immunity to influenza. Proc Natl Acad Sci U S A 2007;104:10577-82 159. Cassier PA, Treilleux I, Bachelot T, Ray-Coquard I, Bendriss- Vermare N, Ménétrier-Caux C, Trédan O, Goddard-Léon S, Pin JJ, Mignotte H, Bathélémy-Dubois C, Caux C, Lebecque S, Blay JY. Prognostic value of the expression of C-Chemokine Receptor 6 and 7 and their ligands in nonmetastatic breast cancer. BMC Cancer 2011;11:213 160. Shields JD, Kourtis IC, Tomei AA, Roberts JM, Swartz MA. Induction of lymphoidlike stroma and immune escape by tumors that express the chemokine CCL21. Science 2010;328:749-52 161. Nancy P, Tagliani E, Tay CS, Asp P, Levy DE, Erlebacher A. Chemokine gene silencing in decidual stromal cells limits T cell access to the maternal-fetal interface. Science 2012;336:1317-21 162. Kim MJ, Romero R, Kim CJ, Tarca AL, Chhauy S, LaJeunesse C, Lee DC, Draghici S, Gotsch F, Kusanovic JP, Hassan SS, Kim JS. Villitis of unknown etiology is associated with a distinct pattern of chemokine upregulation in the feto-maternal and placental compartments: implications for 117 conjoint maternal allograft rejection and maternal anti-fetal graft-versus-host disease. J Immunol 2009;182:3919-27 163. Castor CW, Miller JW, Walz DA. Structural and biological characteristics of connective tissue activating peptide (CTAP-III), a major human platelet-derived growth factor. Proc Natl Acad Sci U S A 1983;80:765-9 164. Castor CW, Furlong AM, Carter-Su C. Connective tissue activation: stimulation of glucose transport by connective tissue activating peptide III. Biochemistry 1985;24:1762-7 165. Dominguez F, Pellicer A, Simon C. The chemokine connection: hormonal and embryonic regulation at the human maternal-embryonic interface--a review. Placenta 2003;24:S48-55 166. Fraccaroli L, Alfieri J, Leiros CP, Ramhorst R. Immunomodulatory effects of chemokines during the early implantation window. Front Biosci (Elite Ed). 2009;1:288-98 167. Hannan NJ, Salamonsen LA. Role of chemokines in the endometrium and in embryo implantation. Curr Opin Obstet Gynecol 2007;19:266-72 168. Ramhorst R, Patel R, Corigliano A, Etchepareborda JJ, Fainboim L, Schust D. Induction of maternal tolerance to fetal alloantigens by RANTES production. Am J Reprod Immunol 2006;56:302-11 169. Zhang Y1, Gu Y, Li JX, Li Y Correlations between chemokines CXCL12, CCL2, RANTES and early abortion. Zhonghua Yi Xue Za Zhi 2012;92:9-11 170. Robbiani DF, Finch RA, Jäger D, Muller WA, Sartorelli AC, Randolph GJ. The leukotriene C(4) transporter MRP1 regulates CCL19 (MIP-3beta, ELC)-dependent mobilization of dendritic cells to lymph nodes. Cell 2000;103:757-68 171. Buonamici S, Trimarchi T, Ruocco MG, Reavie L, Cathelin S, Mar BG, Klinakis A, Lukyanov Y, Tseng JC, Sen F, Gehrie E, Li M, Newcomb 118 E, Zavadil J, Meruelo D, Lipp M, Ibrahim S, Efstratiadis A, Zagzag D, Bromberg JS, Dustin ML, Aifantis I. CCR7 signalling as an essential regulator of CNS infiltration in T-cell leukaemia. Nature 2009;459:1000-4 172. Leick M, Catusse J, Follo M, Nibbs RJ, Hartmann TN, Veelken H, Burger M. CCL19 is a specific ligand of the constitutively recycling atypical human chemokine receptor CRAM-B. Immunology 2010;129:536-46 173. Patel VP, Kreider BL, Li Y, Li H, Leung K, Salcedo T, Nardelli B, Pippalla V, Gentz S, Thotakura R, Parmelee D, Gentz R, Garotta G. Molecular and functional characterization of two novel human C-C chemokines as inhibitors of two distinct classes of myeloid progenitors. J Exp Med 1997;185:1163-72 174. Menzies-Gow A, Ying S, Sabroe I, Stubbs VL, Soler D, Williams TJ, Kay AB. Eotaxin (CCL11) and eotaxin-2 (CCL24) induce recruitment of eosinophils, basophils, neutrophils, and macrophages as well as features of early- and late-phase allergic reactions following cutaneous injection in human atopic and nonatopic volunteers. J Immunol 2002;169:2712-8 175. Min JW, Lee JH, Park CS, Chang HS, Rhim TY, Park SW, Jang AS, Shin HD. Association of eotaxin-2 gene polymorphisms with plasma eotaxin-2 concentration. J Hum Genet 2005;50:118-23 176. Homey B, Dieu-Nosjean MC, Wiesenborn A, Massacrier C, Pin JJ, Oldham E, Catron D, Buchanan ME, Müller A, deWaal Malefyt R, Deng G, Orozco R, Ruzicka T, Lehmann P, Lebecque S, Caux C, Zlotnik A. Upregulation of macrophage inflammatory protein-3 alpha/CCL20 and CC chemokine receptor 6 in psoriasis. J Immunol 2000;164:6621-32 177. Reboldi A, Coisne C, Baumjohann D, Benvenuto F, Bottinelli D, Lira S, Uccelli A, Lanzavecchia A, Engelhardt B, Sallusto F. C-C chemokine receptor 6-regulated entry of TH-17 cells into the CNS through the choroid plexus is required for the initiation of EAE. Nat Immunol 2009;10:514-23 119 178. Ogilvie P, Bardi G, Clark-Lewis I, Baggiolini M, Uguccioni M. Eotaxin is a natural antagonist for CCR2 and an agonist for CCR5. Blood 2001;97:1920-4 179. Salcedo R, Young HA, Ponce ML, Ward JM, Kleinman HK, Murphy WJ, Oppenheim JJ. Eotaxin (CCL11) induces in vivo angiogenic responses by human CCR3+ endothelial cells. J Immunol 2001;166:7571-8 180. Villeda SA, Luo J, Mosher KI, Zou B, Britschgi M, Bieri G, Stan TM, Fainberg N, Ding Z, Eggel A, Lucin KM, Czirr E, Park JS, CouillardDesprés S, Aigner L, Li G, Peskind ER, Kaye JA, Quinn JF, Galasko DR, Xie XS, Rando TA, Wyss-Coray T. The ageing systemic milieu negatively regulates neurogenesis and cognitive function. Nature 2011;477:90-4 181. Godiska R, Chantry D, Raport CJ, Sozzani S, Allavena P, Leviten D, Mantovani A, Gray PW. Human macrophage-derived chemokine (MDC), a novel chemoattractant for monocytes, monocyte-derived dendritic cells, and natural killer cells. J Exp Med 1997;185:1595-604 182. Toulza F, Nosaka K, Tanaka Y, Schioppa T, Balkwill F, Taylor GP, Bangham CR. Human T-lymphotropic virus type 1-induced CC chemokine ligand 22 maintains a high frequency of functional FoxP3+ regulatory T cells. J Immunol 2010;185:183-9 183. Cocchi F, DeVico AL, Garzino-Demo A, Arya SK, Gallo RC, Lusso P. Identification of RANTES, MIP-1 alpha, and MIP-1 beta as the major HIV-suppressive factors produced by CD8+ T cells. Science 1995;270:18115 184. Pavkova Goldbergova M, Lipkova J, Pavek N, Gatterova J, Vasku A, Soucek M, Nemec P. RANTES, MCP-1 chemokines and factors describing rheumatoid arthritis. Mol Immunol 2012;52:273-8 185. Arenzana-Seisdedos F, Virelizier JL, Rousset D, Clark-Lewis I, Loetscher P, Moser B, Baggiolini M. HIV blocked by chemokine antagonist. Nature 1996;383:400 120 186. Bakhiet M, Tjernlund A, Mousa A, Gad A, Strömblad S, Kuziel WA, Seiger A, Andersson J. RANTES promotes growth and survival of human first-trimester forebrain astrocytes. Nat Cell Biol 2001;3:150-7 187. Pritts EA, Zhao D, Ricke E, Waite L, Taylor RN. PPAR-gamma decreases endometrial stromal cell transcription and translation of RANTES in vitro. J Clin Endocrinol Metab 2002;87:1841-4 188. Apolinario A, Majano PL, Alvarez-Pérez E, Saez A, Lozano C, Vargas J, García-Monzón C. Increased expression of T cell chemokines and their receptors in chronic hepatitis C: relationship with the histological activity of liver disease. Am J Gastroenterol 2002;97:2861-70 189. Tyner JW, Uchida O, Kajiwara N, Kim EY, Patel AC, O'Sullivan MP, Walter MJ, Schwendener RA, Cook DN, Danoff TM, Holtzman MJ. CCL5CCR5 interaction provides antiapoptotic signals for macrophage survival during viral infection. Nat Med 2005;11:1180-7 190. Karnoub AE, Dash AB, Vo AP, Sullivan A, Brooks MW, Bell GW, Richardson AL, Polyak K, Tubo R, Weinberg RA. Mesenchymal stem cells within tumour stroma promote breast cancer metastasis. Nature 2007;449:557-63 191. Van Damme J, Proost P, Lenaerts JP, Opdenakker G. Structural and functional identification of two human, tumor-derived monocyte chemotactic proteins (MCP-2 and MCP-3) belonging to the chemokine family. J Exp Med 1992;176:59-65 192. Blaszczyk J, Coillie EV, Proost P, Damme JV, Opdenakker G, Bujacz GD, Wang JM, Ji X. Complete crystal structure of monocyte chemotactic protein-2, a CC chemokine that interacts with multiple receptors. Biochemistry 2000;39:14075-81 193. Bazan JF, Bacon KB, Hardiman G, Wang W, Soo K, Rossi D, Greaves DR, Zlotnik A, Schall TJ. A new class of membrane-bound chemokine with a CX3C motif. Nature 1997;385:640-4 121 194. Lucas AD, Bursill C, Guzik TJ, Sadowski J, Channon KM, Greaves DR. Smooth muscle cells in human atherosclerotic plaques express the fractalkine receptor CX3CR1 and undergo chemotaxis to the CX3C chemokine fractalkine (CX3CL1). Circulation 2003;108:2498-504 195. Hannan NJ, Jones RL, Critchley HO, Kovacs GJ, Rogers PA, Affandi B, Salamonsen LA. Coexpression of fractalkine and its receptor in normal human endometrium and in endometrium from users of progestin-only contraception supports a role for fractalkine in leukocyte recruitment and endometrial remodeling. J Clin Endocrinol Metab 2004;89:6119-29 196. Sims NA, Jenkins BJ, Nakamura A, Quinn JM, Li R, Gillespie MT, Ernst M, Robb L, Martin TJ. Interleukin-11 receptor signaling is required for normal bone remodeling. J Bone Miner Res 2005;20:1093-102 197. Paiva P, Salamonsen LA, Manuelpillai U, Walker C, Tapia A, Wallace EM, Dimitriadis E. Interleukin-11 promotes migration, but not proliferation, of human trophoblast cells, implying a role in placentation. Endocrinology 2007;148:5566-72 198. Chen HF, Lin CY, Chao KH, Wu MY, Yang YS, Ho HN. Defective production of interleukin-11 by decidua and chorionic villi in human anembryonic pregnancy. J Clin Endocrinol Metab 2002;87:2320-8 199. Wynn TA. IL-13 effector functions. Annu Rev Immunol 2003;21:425- 56. Review 200. Chegini N, Ma C, Roberts M, Williams RS, Ripps BA. Differential expression of interleukins (IL) IL-13 and IL-15 throughout the menstrual cycle in endometrium of normal fertile women and women with recurrent spontaneous abortion. J Reprod Immunol 2002;56:93-110 201. Cruikshank WW, Kornfeld H, Center DM. Interleukin-16. J Leukoc Biol 2000;67:757-66. Review 202. Miossec P, Korn T, Kuchroo VK. Interleukin-17 and type 17 helper T cells. N Engl J Med 2009;361:888-98 122 203. Lee SK, Kim JY, Hur SE, Kim CJ, Na BJ, Lee M, Gilman-Sachs A, Kwak-Kim J. An imbalance in interleukin-17-producing T and Foxp3! regulatory T cells in women with idiopathic recurrent pregnancy loss. Hum Reprod 2011;26:2964-71 204. Al-Khateeb GM, Sater MS, Finan RR, Mustafa FE, Al-Busaidi AS, Al-Sulaiti MA, Almawi WY. Analysis of interleukin-18 promoter polymorphisms and changes in interleukin-18 serum levels underscores the involvement of interleukin-18 in recurrent spontaneous miscarriage. Fertil Steril 2011;96:921-6 205. Oppmann B, Lesley R, Blom B, Timans JC, Xu Y, Hunte B, Vega F, Yu N, Wang J, Singh K, Zonin F, Vaisberg E, Churakova T, Liu M, Gorman D, Wagner J, Zurawski S, Liu Y, Abrams JS, Moore KW, Rennick D, de Waal-Malefyt R, Hannum C, Bazan JF, Kastelein RA. Novel p19 protein engages IL-12p40 to form a cytokine, IL-23, with biological activities similar as well as distinct from IL-12. Immunity 2000;13:715-25 206. Wang M, Liang P. Interleukin-24 and its receptors. Immunology 2005;114:166-70 207. Sokol CL, Barton GM, Farr AG, Medzhitov R. A mechanism for the initiation of allergen-induced T helper type 2 responses. Nat Immunol 2008;9:310-8 208. Sanderson CJ. Interleukin-5, eosinophils, and disease. Blood 1992;79:3101-9. Review 209. Renauld JC, Houssiau F, Druez C, Uyttenhove C, Vink A, Van Snick J. Interleukin-9. Int Rev Exp Pathol 1993;34:99-109. Review 210. Gauchat JF, Aubry JP, Mazzei G, Life P, Jomotte T, Elson G, Bonnefoy JY. Human CD40-ligand: molecular cloning, cellular distribution and regulation of expression by factors controlling IgE production. FEBS Lett 1993;315:259-66 123 211. DiSanto JP, Bonnefoy JY, Gauchat JF, Fischer A, de Saint Basile G. CD40 ligand mutations in x-linked immunodeficiency with hyper-IgM. Nature 1993;361:541-3 212. Stanley ER, Berg KL, Einstein DB, Lee PS, Pixley FJ, Wang Y, Yeung YG. Biology and action of colony--stimulating factor-1. Mol Reprod Dev 1997;46:4-10. Review 213. Gout I, Dhand R, Panayotou G, Fry MJ, Hiles I, Otsu M, Waterfield MD. Expression and characterization of the p85 subunit of the phosphatidylinositol 3-kinase complex and a related p85 beta protein by using the baculovirus expression system. Biochem J 1992;288:395-405 214. Schoenborn JR, Wilson CB. Regulation of interferon-gamma during innate and adaptive immune responses. Adv Immunol 2007;96:41-101. Review 215. Akirav E, Liao S, Ruddle N. “Chapter 2: Lymphoid Tissues and Organs”. In Paul, William (Book). Fundamental Immunology (6th ed.). Philadelphia, PA: Lippincott Williams & Wilkins. 2008; pp 27-55 216. Hamada H, Meno C, Watanabe D, Saijoh Y. Establishment of vertebrate left-right asymmetry. Nat Rev Genet 2002;3:103-13. Review 217. Zhou X, Sasaki H, Lowe L, Hogan BL, Kuehn MR. Nodal is a novel TGF-beta-like gene expressed in the mouse node during gastrulation. Nature 1993;361:543-7 218. Saito S. Cytokine network at the feto-maternal interface. J Reprod Immunol 2000;47:87-103. Review 219. Mallmann P, Mallmann R, Krebs D. Determination of tumor necrosis factor alpha (TNF alpha) and interleukin 2 (IL 2) in women with idiopathic recurrent miscarriage. Arch Gynecol Obstet 1991;249:73-8 220. Kilpatrick DC. Soluble interleukin-2 receptors in recurrent miscarriage and the effect of leukocyte immunotherapy. Immunol Lett 1992;34:201-6 124 221. Wilson R, McInnes I, Leung B, McKillop JH, Walker JJ. Altered interleukin 12 and nitric oxide levels in recurrent miscarriage. Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol 1997;75:211-4 222. Vassiliadis S, Ranella A, Papadimitriou L, Makrygiannakis A, Athanassakis I. Serum levels of pro- and anti-inflammatory cytokines in nonpregnant women, during pregnancy, labour and abortion. Mediators Inflamm 1998;7:69-72 223. Koumantaki Y, Matalliotakis I, Sifakis S, Kyriakou D, Neonaki M, Goymenou A, Koumantakis E. Detection of interleukin-6, interleukin-8, and interleukin-11 in plasma from women with spontaneous abortion. Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol 2001;98:66-71 224. MacLean MA, Wilson R, Thomson JA, Krishnamurthy S, Walker JJ Am J. Changes in immunologic parameters in normal pregnancy and spontaneous abortion. Obstet Gynecol 1991;165:890-5 225. Hristov M, Zernecke A, Bidzhekov K, Liehn EA, Shagdarsuren E, Ludwig A, Weber C. Importance of CXC chemokine receptor 2 in the homing of human peripheral blood endothelial progenitor cells to sites of arterial injury. Circ Res 2007;100:590-7 226. Kiessling S, Muller-Newen G, Leeb SN, Hausmann M, Rath HC, Strater J, Spottl T, Schlottmann K, Grossmann J, Montero-Julian FA, Scholmerich J, Andus T, Buschauer A, Heinrich PC, Rogler G. Functional expression of the interleukin-11 receptor alpha-chain and evidence of antiapoptotic effects in human colonic epithelial cells. J Biol Chem 2004;279:10304-15 227. Babensee JE, McIntire LV, Mikos AG. Growth factor delivery for tissue engineering. Pharm Res 2000;17:497-504. Review 228. Chen H, Shi S, Acosta L, Li W, Lu J, Bao S, Chen Z, Yang Z, Schneider MD, Chien KR, Conway SJ, Yoder MC, Haneline LS, Franco D, 125 Shou W. BMP10 is essential for maintaining cardiac growth during murine cardiogenesis. Development 2004;131:2219-31 229. Suzuki A, Thies RS, Yamaji N, Song JJ, Wozney JM, Murakami K, Ueno N. A truncated bone morphogenetic protein receptor affects dorsalventral patterning in the early Xenopus embryo. Proc Natl Acad Sci U S A 1994;91:10255-9 230. Steinbeisser H, Fainsod A, Niehrs C, Sasai Y, De Robertis EM. The role of gsc and BMP-4 in dorsal-ventral patterning of the marginal zone in Xenopus: a loss-of-function study using antisense RNA. EMBO J 1995;14:5230-43 231. Serra R, Johnson M, Filvaroff EH, LaBorde J, Sheehan DM, Derynck R, Moses HL. Expression of a truncated, kinase-defective TGF-beta type II receptor in mouse skeletal tissue promotes terminal chondrocyte differentiation and osteoarthritis. J Cell Biol 1997;139:541-52 232. Paradisi R, Porcu E, Venturoli S, Maldini-Casadei M, Boni P. Maternal serum levels of pro-inflammatory cytokines in missed and threatened abortion. Am J Reprod Immunol 2003;50:302-8 233. Schmitz J, Owyang A, Oldham E, Song Y, Murphy E, McClanahan TK, Zurawski G, Moshrefi M, Qin J, Li X, Gorman DM, Bazan JF, Kastelein RA. IL-33, an interleukin-1-like cytokine that signals via the IL-1 receptorrelated protein ST2 and induces T helper type 2-associated cytokines. Immunity 2005;23:479-90 234. Kapessidou P, Poulin L, Dumoutier L, Goldman M, Renauld JC, Braun MY. Interleukin-22 deficiency accelerates the rejection of full major histocompatibility complex-disparate heart allografts. Transplant Proc 2008;40:1593-7 235. Hueng DY, Lin GJ, Huang SH, Liu LW, Ju DT, Chen YW, Sytwu HK, Chang C, Huang SM, Yeh YS, Lee HM, Ma HI. Inhibition of Nodal 126 suppresses angiogenesis and growth of human gliomas. J Neurooncol 2011;104:21-31 236. Brown S, Teo A, Pauklin S, Hannan N, Cho CH, Lim B, Vardy L, Dunn NR, Trotter M, Pedersen R, Vallier L. Activin/Nodal signaling controls divergent transcriptional networks in human embryonic stem cells and in endoderm progenitors. Stem Cells 2011;29:1176-85 237. Nadeem L, Munir S, Fu G, Dunk C, Baczyk D, Caniggia I, Lye S, Peng C. Nodal signals through activin receptor-like kinase 7 to inhibit trophoblast migration and invasion: implication in the pathogenesis of preeclampsia. Am J Pathol. 2011;178:1177-89 238. Dimitriadis E, Nie G, Hannan NJ, Paiva P, Salamonsen LA. Local regulation of implantation at the human fetal-maternal interface. Int J Dev Biol 2010;54:313-22. Review. 239. Laird SM, Tuckerman EM, Cork BA, Linjawi S, Blakemore AI, Li TC. A review of immune cells and molecules in women with recurrent miscarriage. Hum Reprod Update 2003;9:163-74 127