N° 1 | OTTOBRE Attualità PREVENZIONE NELLE SCUOLE La Fondazione Insieme Per La Vista e Salmoiraghi & Viganò insieme nella prevenzione visiva nelle scuole. Lenti oftalmiche LUCE BLU E SISTEMI DI PROTEZIONE I REQUISITI NECESSARI PER UNA BUONA VISTA ADATTA AD UNA GUIDA SICURA CONSIGLI GENERALI PER UNA GUIDA SICURA Lenti a contatto CONFRONTO TRA LENTI A CONTATTO A GEOMETRIA TRADIZIONALE E LENTI A CONTATTO ESACURVE A GEOMETRIA INVERSA IN OCCHI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CORNEA Caso clinico LE MODIFICHE DELL’ACUTEZZA VISIVA E DELL’ASTIGMATISMO IN 90 PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CORNEA CON TECNICA PERFORANTE Nutrigenomica PUÒ L’ALIMENTAZIONE CURARE LE MALATTIE? VisionCare News OTTOBRE 2016 | 1 EDITORIALE Luigi Mele Medico Chirurgo Oculista - Napoli Vision Care: molti aspetti, un solo fine Cos’è il Vision Care? Oggi se ne parla sempre di più, ma pochi ne comprendono fino in fondo il valore e le potenzialità. Vision care significa un nuovo modo di concepire il mondo della visione, quell’insieme di atti, presidi, e tutto quanto risulta funzionale al bene della vista. Vision Care è, nel nostro caso specifico, una complessa attività di prevenzione e sensibilizzazione dell’utente finale, che vede coinvolte la Società Oftalmologica Italiana, la Fondazione Insieme per la Vista e il Centro Studi Salmoiraghi & Viganò. Quest’ultimo, quale organo tecnico scientifico di Salmoiraghi e Viganò, ritiene che la prevenzione visiva non possa prescindere dall’attività del Medico Chirurgo Oculista, per cui ha deciso di mettere tutte le proprie capacità e competenze, che provengono anche dai 150 anni di storia e dal radicamento nel territorio della stessa Salmoiraghi e Viganò, in prima battuta a disposizione della classe medica, ma, di riflesso, anche e soprattutto della comunità e del sociale: in altre parole, si pone come punto d’unione tra la scienza e la tecnica, a esclusivo vantaggio del paziente. Il VisionCare Journal è anche organo ufficiale della Società del Benessere Visivo e Nutraceutica (So.Be.Vi.N.) che, in stretta partnership con la Società Oftalmologica Italiana, Fondazione Insieme per la Vista e il Centro Studi Salmoiraghi e Viganò, darà vita a numerose campagne di screening e prevenzione delle malattie visive come, tra le altre, quella che partirà a gennaio 2017 rivolta a tutti i bambini delle scuole dell’infanzia e primarie. Da qui l’esigenza di dar vita a una rivista come questa, di ampio respiro, perché capace di abbracciare vari campi della medicina e della vita: non un magazine specializzato, quindi, ma multitasking, utile a un ampio ventaglio di professionisti, dall’oculista al farmacista, dal pediatra al nutrizionista o al dietologo, ad esempio. Con un solo, grande obiettivo: parlare di vision care nell’ottica dell’utente finale, quale, appunto, è il paziente. Luigi Mele OTTOBRE 2016 | 3 SOMMARIO VISION CARE, IL SOSTEGNO SOI 7. INTERVISTA SALMOIRAGHI & VIGANÒ E FONDAZIONE INSIEME PER LA VISTA: NELLE SCUOLE PER FARE PREVENZIONE 9. LUCE BLU E SISTEMI DI PROTEZIONE 16. CONSIGLI GENERALI PER UNA GUIDA SICURA 19. CONFRONTO TRA LENTI A CONTATTO A GEOMETRIA TRADIZIONALE E LENTI A CONTATTO ESACURVE A GEOMETRIA INVERSA IN OCCHI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CORNEA 22. LE MODIFICHE DELL’ACUTEZZA VISIVA E DELL’ASTIGMATISMO IN 90 PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CORNEA CON TECNICA PERFORANTE 25. NUTRIGENOMICA: PUÒ L’ALIMENTAZIONE CURARE LE MALATTIE? 29. VISIONCARE NEWS FGE Srl Reg. Rivelle, 7/F - 14050 Moasca (AT) Tel. 0141 1706694 - Fax 0141 856013 e-mail: [email protected] - www.fgeditore.it Anno I - N. 0 - 2016 Registrazione in corso presso il Tribunale di Asti 5. I REQUISITI NECESSARI PER UNA BUONA VISTA ADATTA AD UNA GUIDA SICURA Gruppo Editoriale S.r.l. EDITORIALE 13. FABIANO FGE 3. Direttore Editoriale e scientifico Luigi Mele Direttore Responsabile Ferdinando Fabiano Comitato scientifico Mario Bifani Manuela Bonci Carlo Cagini Decio Capobianco Ciro Caruso Barbara Kusa Caterina Gagliano Michele Lanza Luigi Mele Andrea Piantanida Bruno Piccoli Massimiliano Serafino Pasquale Troiano Salvatore Troisi Segreteria di redazione 0141 1706694 [email protected] Impaginazione e stampa FGE Srl Moasca (AT) OTTOBRE 2016 | 4 Chiuso in redazione Ottobre 2016 Matteo Piovella Presidente SOI “Società Oftalmologica Italiana” È con grande piacere che la Società Oftalmologica Italiana, da sempre impegnata nel miglioramento e nella cura della vista dei cittadini e attenta nel sostenere interventi che mirino a favorire la conoscenza su prevenzione, salute e benessere visivo, conferisce il proprio supporto a Vision Care visto l’importante obiettivo della pubblicazione. Si tratta di una conferma di una partnership di grande successo, fonte di grande soddisfazione, nel corso della quale abbiamo potuto mettere in campo diverse e importanti attività all’insegna di una seria collaborazione tra Medici Oftalmologi e Ottici, nel rispetto delle reciproche competenze e delle leggi vigenti. Nel compimento della propria mission la Società Oftalmologica Italiana, che rappresenta oltre quattromila oculisti, ha, infatti, trovato in Salmoiraghi & Viganò il partner ideale grazie alla competenza, alla professionalità, all’importante background di questa grande azienda e ai suoi 150 anni di storia. Inoltre è l’unica catena italiana a produrre lenti oftalmiche di alta qualità, sviluppate proprio con il patrocinio della SOI. Proprio per questi motivi, e riconoscendo la forte vocazione al dialogo professionale dell’azienda, la Società Oftalmologica Italiana sostiene il progetto di Salmoiraghi & Viganò e della rivista Vision Care che tratta sì della visione, ma in maniera innovativa e diversa perché si propone di fare informazione coinvolgendo tutti gli stakeholder e tutte le figure professionali, dal farmacista al pediatra sino al medico di base che quotidianamente si occupano della salute oculare dei nostri pazienti. Buona lettura, Matteo Piovella OTTOBRE 2016 | 5 L’INTERVISTA A MATTEO PIOVELLA, PRESIDENTE SOI, SOCIETÀ OFTALMOLOGICA ITALIANA SALMOIRAGHI & VIGANÒ E FONDAZIONE INSIEME PER LA VISTA: NELLE SCUOLE PER FARE PREVENZIONE ...ALL’ETÀ DI TRE ANNI, QUANDO INIZIANO LA SCUOLA MATERNA, POSSONO INSORGERE LE PATOLOGIE MAGGIORI, COME L’AMBLIOPIA E IL RETINOBLASTOMA, SOLO PER CITARNE UN PAIO. Secondo una recente indagine si stima che negli Stati Uniti da oggi al 2028 il numero di persone con gravi problemi visivi raddoppierà: si tratta di un dato straordinariamente sorprendente per un paese così industrializzato, nonostante gli importanti passi in avanti che sono stati compiuti nel campo dell’oculistica. La parola d’ordine è, dunque, salvaguardare, a partire dall’età scolastica «Il concetto di prevenzione della vista deve essere insegnato già dai primi anni di vita – spiega Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmologica Italiana – A supporto di tale affermazione esiste una motivazione importante che riguarda la precocità con cui deve essere effettuata una visita oculistica accurata: già nei bambini piccoli, all’età di tre anni, quando iniziano la scuola materna, possono insorgere le patologie maggiori, come l’ambliopia e il retinoblastoma, solo per citarne un paio. A queste si aggiungono i difetti visivi: miopia, ipermetropia e astigmatismo. Per gli ultimi due si parla di deficit congeniti, quindi anche i bimbi possono esserne affetti e, se presenti maggiormente in un occhio piuttosto che nell’altro, OTTOBRE 2016 | 7 possono dare origine al problema dell’occhio pigro». Per prevenire patologie e difetti agli occhi esiste solo una possibilità. «È fra i 3 e i 7 anni che l’occhio colonizza la metà posteriore del cervello, deputata a tutte le funzioni della vista, ad esempio a riconoscere i colori – afferma il medico oculista – La prevenzione è, quindi, fondamentale a questa età per diagnosticare malattie dell’occhio e deficit visivi: portare gli occhiali non funge solo da correzione, ma anche da vera e propria terapia con l’obiettivo di far recuperare la vista. Superato tale periodo d’età il cervello si è ormai stabilizzato e non è più possibile intervenire». I bambini sono perciò la categoria più delicata e necessitano di attenzioni maggiori. «In alcuni casi accade anche che i genitori non prendano in considerazione una visita oculistica per i propri figli neppure in presenza in famiglia di difetti congeniti», sottolinea Piovella. Proprio da queste considerazioni è nata nel 2014 Fondazione Insieme per la Vista, con la finalità sociale di operare nel campo dell’assistenza socio-sanitaria, nel settore medico farmaceutico e della ricerca I BAMBINI SONO PERCIÒ LA CATEGORIA PIÙ DELICATA E NECESSITANO DI ATTENZIONI MAGGIORI. scientifica. «L’obiettivo è riaccendere l’attenzione e far capire alle persone l’importanza dei controlli oculistici con messaggi propositivi, incentrati sulla salvaguardia del benessere visivo», aggiunge l’oculista. Il programma di prevenzione di Fondazione Insieme per la Vista, che partirà a febbraio 2017, prevede, oltre a un’intensa attività di sensibilizzazione, vere e proprie visite oculistiche per migliaia di bambini nelle scuole di tutta Italia, realizzate da oftalmologi, con la collaborazione di ortottisti, sulla base delle necessità dei piccoli pazienti. «Effettuare dei semplici screening visivi potrebbe far sfuggire malattie e difetti dell’occhio e, come spiegato, il problema, se non individuato e curato, potrebbe provocare un danno permanente della vista», evidenzia Piovella. E in questo progetto Salmoiraghi & Viganò risulta il partner ideale per la realizzazione di una campagna di prevenzione che verrà realizzata nelle scuole, precisamente per i bambini all’ultimo anno di scuola materna e al primo anno delle elementari. «Soi ha scelto Salmoiraghi & Viganò perché condivide il concetto che la prevenzione per i più piccoli deve essere OTTOBRE 2016 | 8 fatta solo attraverso accurate visite oculistiche, l’unica garanzia per poter effettuare una corretta diagnosi – sottolinea ancora Piovella - Collaborando da sempre con i medici oculisti, gli ottici di Salmoiraghi & Viganò sanno, infatti, quanto sia importante il lavoro di squadra, nel rispetto delle reciproche competenze: da una parte la diagnosi del medico, dall’altra la consulenza tecnica dell’ottico sulla montatura per i più piccoli, poiché i bambini hanno esigenze maggiori sia nella calzata e nella centratura sia nel cambio e nella manutenzione dell’occhiale, che è molto più frequente». La campagna di prevenzione verrà realizzata raggiungendo numerose scuole di tutta Italia, con il supporto di medici oculisti che metteranno a disposizione non solo la propria professionalità ma anche, laddove serva, la propria strumentazione per effettuare le visite. Il progetto “Vision Care Scuola” sarà annunciato durante la Giornata Mondiale della vista dedicata ai difetti visivi in età scolare, il 13 ottobre a Roma presso il senato della Repubblica e verrà ripreso in occasione del Congresso Nazionale della SOI che si terrà a fine novembre. LUCE BLU E SISTEMI DI PROTEZIONE Gianmario Reverdy Esperto di lenti progressive Milano Quando parliamo di luce, sia quella solare che quella artificiale, cioè radiazioni emesse da sorgenti luminose costruite dall’uomo, la nostra attenzione è stata spesso focalizzata sulla parte di spettro a bassa lunghezza d’onda, in particolare sulla componente UV non visibile con lunghezze d’onda fra 280 e 380 nm.(nanometri) e sulle radiazioni dello spettro visibile con lunghezza d’onda fra 380 e 500 nm., normalmente chiamata luce blu. Molto si è scritto e detto sulla pericolosità della radiazione ultravioletta per l’occhio e molto si è costruito in questi anni a protezione del nostro occhio; in particolare ricordiamo che alcuni dei materiali normalmente utilizzati per le lenti sono a completa protezione della radiazione UV. Perché tanto interesse per la luce blu? Perchè la moderna tecnologia ha costruito molte lampade di luce artificiale nell’intento soprattutto di ottimizzare la resa luminosa e diminuire il consumo di energia, ma l’idea non è stata sempre quella di copiare la luce solare, ma piuttosto di realizzare lampade che consentissero di ottenere i due OTTOBRE 2016 | 9 vantaggi sopra indicati, cioè maggiore resa e minor consumo, indipendentemente dalla qualità interna dell’emissione. Le vecchie lampade a filamento di tungsteno sono state pertanto sostituite con sistemi di illuminazione di maggiore efficienza e di minor costo di esercizio. In questa logica lo spettro luminoso di alcune di queste lampade è profondamente diverso da quello della luce solare. Le lampade alogene, i led, soprattutto quelli a luce bianca, ma anche gli stessi neon presentano composizioni spettrali con forti dominanti nella parte a bassa lunghezza d’onda, cioè nella cosiddetta luce blu. Uso e illuminazione degli strumenti digitali Il problema è diventato ancora più pressante in quanto gran parte degli strumenti digitali ormai di uso comune, quali gli schermi di computer, tablet, smartphone, i-phone, dispositivi GPS sono oggi illuminati attraverso l’uso di led bianchi la cui composizione spettrale dell’emissione luminosa presenta una forte componente nel campo di lunghezze d’onda fra 440 e 500 nm. con un picco attorno alla lunghezza d’on- TABELLA 1 Curva di emissione di una lampada a LED in confronto con la sensibilità dell’occhio. AFFATICAMENTO AGLI OCCHI, IRRITAZIONI, SECCHEZZA OCULARE, MAL DI TESTA E INSONNIA POSSONO ESSERE PERTANTO ALCUNI DEI FASTIDI MOLTO SPESSO RIFERITI DAGLI UTENTI DOPO UN UTILIZZO CONTINUATO DI SISTEMI DIGITALI. da di 460 nm. Questi illuminanti sono utilizzati perchè presentano una resa luminosa molto elevata a fronte di un consumo energetico particolarmente basso e sono pertanto molto interessanti per gli strumenti digitali portatili. L’utilizzo continuo e generalizzato di questi strumenti, anche per molte ore al giorno, comporta pertanto un’esposizione a radiazioni di corta lunghezza d’onda, in particolare con un picco a circa 460 nm. (massima emissione di un led a luce bianca) con le conseguenze relative a tale esposizione. Se poi si pensa che sovente questi strumenti vengono utilizzati proprio nelle ore serali e in condizioni di luce scarsa nell’ambiente, si può ben immaginare come questo utilizzo produca un’esposizione a radiazioni “tossiche” che potrebbero dar luogo a situazioni fastidiose. Affaticamento agli occhi, irritazioni, secchezza oculare, mal di testa e insonnia possono essere pertanto alcuni dei fastidi molto OTTOBRE 2016 | 10 spesso riferiti dagli utenti dopo un utilizzo continuato di sistemi digitali. Potremo anche aggiungere che questi problemi tendono ad aumentare nei sistemi di ultima generazione per la presenza di una maggiore luminosità e di un più elevato contrasto rispetto a dispositivi più datati. Gli effetti della luce blu Occorre allora ricordare che la radiazione blu, quella cioè con lunghezza d’onda fra 380 e 500 nm. circa, presenta non pochi problemi pur essendo di grande importanza in alcuni aspetti del processo visivo. Essa infatti: –si diffonde all’interno dell’occhio dieci volte in più rispetto alla radiazione rossa, creando un effetto “flou” durante la visione che diminuisce il contrasto generale della visione –l’occhio è poco sensibile a queste radiazioni e pertanto le stesse sono poco importanti per la definizione dell’immagine visiva –la medicina sembra ormai concorde nel ritenere che una parte di queste radiazioni sono tra le concause dell’insorgenza delle degenerazioni maculari legate all’età –occorre proteggere gli occhi, soprattutto nell’infanzia, quando il cristallino presenta la maggiore trasparenza e sovente la pupilla assume dimensioni di maggiore diametro. I danni da radiazioni a corta lunghezza d’onda, anche nel visibile, sono danni a lungo termine ovvero il risultato di effetti “tossici” che si sono accumulati nel tempo. Ma allora a cosa serve la luce blu ? Possiamo su questo tema indicare due argomenti di riflessione. –una corretta distribuzione delle varie gamme di radiazioni della luce visibile serve ad una giusta visione dei colori. Come è noto i colori sono percepiti in funzione della luce illuminante e pertanto se il campione di luce illuminante è la radiazione solare noi avremo una corretta visione dei colori solo se la luce utilizzata sarà quella solare o una luce artificiale di spettro somigliante. Tutte le volte infatti che la radiazione illuminante è di spettro fortemente diverso da quello solare la percezione dei colori può essere alterata. Ciò è noto quando l’illuminazione è data ad esempio da luci neon o a vapori di gas (es: le lampade gialle al sodio usate nell’illuminazione stradale …) o da lampade alogene o a led. Non è pertanto possibile un’eliminazione totale della componente blu di una luce artificiale se non ottenendo una alterazione nella percezione dei colori. Pertanto la componente di luce con lunghezza d’onda fra 380 e 500 nm. può essere attenuata, ma non eliminata se non si vuole alterare OTTOBRE 2016 | 11 OCCORRE PROTEGGERE GLI OCCHI SOPRATTUTTO NELL’INFANZIA QUANDO IL CRISTALLINO PRESENTA MAGGIORE TRASPARENZA. I TRATTAMENTI DI PROTEZIONE “BLUCONTROL” ASSOCIATI AI TRATTAMENTI ANTI RIFLESSO DANNO LUOGO AD UNA OTTIMA PROTEZIONE DALLA LUCE BLU. la percezione corretta dei colori. – l’effetto della radiazione visibile a corta lunghezza d’onda è ben più importante. Essa è alla base del processo, da parte del corpo umano della produzione della melatonina, ormone responsabile del corretto ciclo circadiano (dalle parole latine “circa” e “diem” = ciclo di quasi un giorno), cioè l’alternanza dei periodi di veglia e sonno. Un’esagerata esposizione a tali radiazioni, in particolare proprio attorno a 460 nm., produce un’alterazione del corretto ciclo sottoponendo l’individuo ad un’eccessiva eccitazione con conseguenti disturbi del sonno. La luce artificiale infatti, soprattutto se a forte componente di lunghezza d’onda corta, tende a far diminuire la produzione di melatonina, che associata ad un uso eccessivo e “ipnotico” dei mezzi di comunicazione digitale inibirebbe il bisogno di dormire, modificando il normale alternarsi del ritmo sonno-veglia. Passare pertanto molte ore, soprattutto quelle serali, utilizzando sistemi digitali, illuminati a led bianchi con prevalenza di emissione di radiazioni luminose nel campo blu visibile, può produrre stati di irritabilità ed eccitazione con conseguenti disturbi nella regolarità del proprio ciclo circadiano. I trattamenti di protezione alla luce blu A seguito di quanto sopra esposto sono stati realizzati trattamenti di superficie sulle nuove lenti organiche che in associazione con i trattamenti antiriflesso danno OTTOBRE 2016 | 12 luogo ad un’ottima protezione alla luce blu. Essi chiamati solitamente “blue control” sono particolarmente indicati per tutti coloro che passano molte ore al giorno davanti ad un computer o utilizzano in modo sistematico strumenti digitali, soprattutto di sera. Rispetto ad una lente dello stesso materiale possiamo notare che i trattamenti “blue control” presentano un riflesso residuo dalla particolare dominante azzurro-viola, mentre le lenti permangono trasparenti. Nell’uso, davanti ad un tablet, ma anche davanti ad un televisore con schermo a led appaiono immediati due effetti: –un aumento del contrasto generale che si evidenzia nella chiarezza dei bianchi e nella maggiore saturazione dei blu e dei rossi –un aumento della luminosità percepita, da attribuirsi alla diminuzione della luce diffusa (in particolare quella della componente blu) che, attenuando i contrasti, rende i colori in generale più appiattiti Possiamo quindi affermare che una certa attenzione alle problematiche legate agli effetti della luce blu, soprattutto a quella con lunghezza d’onda attorno a 460 nm., lungi dall’essere di poco conto può e deve fornire invece un utile elemento di attenzione in tutti coloro che sono assidui utilizzatori di sistemi digitali. Questi trattamenti, se ben proposti, devono pertanto trovare interesse e soddisfazione presso il grande pubblico, sensibile alla protezione dei propri occhi. I REQUISITI NECESSARI PER UNA BUONA VISTA ADATTA AD UNA GUIDA SICURA Valerio Verrecchia Medico Chirurgo Oculista - Cassino (FR) FIGURA 1 Le due immagini mostrano ottotipi computerizzati per la valutazione della sensibilità al contrasto: si vede che a parità di acuità visiva la seconda figura (inferiore) mostra un’alterazione in termini di riduzione della sensibilità al contrasto. È la qualità della visione che ne risulta compromessa (appannamento visivo, riduzione della nitidezza degli oggetti) e non la quantità • Acuità visiva: solitamente viene misurata facendo leggere delle lettere o altri simboli su un tabellone o su uno schermo posto a 3 o 5 metri di distanza; per acuità visiva si intende nella pratica quotidiana la cosiddetta acuità visiva morfoscopica o “minimo leggibile”, ossia il riconoscimento di una forma di un oggetto, la più piccola possibile ad una determinata distanza ed in posizione ferma e seduta. Ma parlare di acuità visiva in questi termini finisce per diventare limitativo perché si deve tener conto anche di altri fattori e non solo della funzionalità e del potere risolutivo della retina. L’esame di “quanto si vede” è un test psicofisico a tutti gli effetti: senza dubbio gioca un fattore predominante la perfetta composizione dell’occhio ma bisogna considerare anche l’approccio comportamentale e cognitivo all’atto visivo. In effetti è più facile riconoscere anche a distanza una letterina nello studio- ambiente rilassato del nostro Oculista di fiducia: allo stesso modo è più facile guidare anche in maniera spedita su una strada “familiare” senza stress o stanchezza! Guidare è un’azione dinamica e mutevole: a seconda delle diverse velocità gli occhi si concentrano su di un campo vi- OTTOBRE 2016 | 13 sivo sempre uguale e ristretto, il fuoco delle immagini si sposta in avanti (gli oggetti vicini perdono in dettaglio), diventa più difficile capire le profondità. L’acuità visiva è influenzata anche dall’illuminazione ambientale, dalla dilatazione della pupilla che ne è direttamente dipendente: luci troppo forti abbagliano la retina provocando cecità di qualche secondo; al buio l’occhio perde la capacità discriminativa centrale e nelle vicinanze immediate, mentre la visione laterale si mantiene buona. Inoltre di notte sono visibili solo gli oggetti fortemente contrastati. • Sensibilità al contrasto: misura la capacità della retina di percepire le differenze di illuminazione fra un oggetto e lo sfondo. Pur in presenza di un’acuità visiva perfettamente normale, la funzione visiva può risultare compromessa a causa di una ridotta sensibilità al contrasto. Per la misura della sensibilità al contrasto vengono utilizzati particolari immagini-test, in cui varia la luminosità relativa fra il carattere e lo sfondo, oppure sistemi computerizzati. Questo test dovrebbe essere di routine nel conseguimento della patente di guida allo stesso modo di come è obbligatorio per il conseguimento della patente Studio della sensibilità al contrasto La sensibilità al contrasto viene espressa non con un numero, come per l’acuità visiva, ma con una curva. Le alterazioni della curva della sensibilità al contrasto possono essere essenzialmente di quattro tipi. – Riduzione globale della sensibilità. Curva tutta spostata in basso rispetto alla curva di normalità: è espressione di una alterazione funzionale diffusa di tutte le cellule ganglionari come accade nella retinopatia diabetica. – Riduzione della sensibilità alle basse frequenze spaziali. Curva alterata solo nel primo tratto: è espressione di patologie che interessano solo le cellule ganglionari dei campi recettivi più periferici. – Riduzione della sensibilità alle medie frequenze spaziali. La curva si presenta alterata solo alle medie frequenze spaziali, risultando praticamente più schiacciata (bassa) nella parte centrale: è espressione di patologie che interessano selettivamente le cellule ganglionari dei campi recettivi paramaculari. – Riduzione della sensibilità alle alte frequenze spaziali. La curva presenta l’ultimo tratto con maggiore pendenza; è espressione di patologie che interessano la parte centrale maculare e che in genere producono anche riduzioni importanti dell’acuità visiva. IL SOGGETTO GLAUCOMATOSO, IN RELAZIONE AL SETTORE DI CAMPO VISIVO DANNEGGIATO, ALLA GUIDA, ADOTTERÀ DEI COMPORTAMENTI COMPENSATORI, COME QUELLO DI RUOTARE LA TESTA PER VEDERE MEGLIO O DI MANTENERE IL CENTRO DELLA CARREGGIATA... nautica nei soggetti ultrasessantenni o affetti da diabete, glaucoma, o altre patologie oculari invalidanti. La sensibilità al contrasto deve essere, almeno in un occhio, del 70% o più del normale, con lettura di ottotipo di 3/10. • Campo visivo per una guida sicura: in primo luogo è indispensabile possedere un buon campo visivo cioè una adeguata visione periferica, cioè tale da abbracciare, senza spostare lo sguardo o la testa, un orizzonte di 140°, 70° a destra e 70° a sinistra; un buon campo visivo è fondamentale in tutte le attività di guida ma soprattutto nella manovra di sorpasso ma anche nella normale marcia rettilinea; ciò consente di conservare così una adeguata distanza dal margine esterno stradale e dalla linea di delimitazione della corsia. OTTOBRE 2016 | 14 Soffrono di una riduzione della visione periferica principalmente i pazienti affetti da glaucoma cronico in quanto hanno perdita di sensibilità delle cellule nervose retiniche a causa del danno indotto dall’aumento della pressione oculare. Il soggetto glaucomatoso, in relazione al settore di campo visivo danneggiato, alla guida, adotterà dei comportamenti compensatori, come quello di ruotare la testa per vedere meglio o di mantenere il centro della carreggiata perché non si fida del mantenimento delle distanze laterali, e di andare a velocità bassa in quanto le alte velocità riducono ulteriormente la visione periferica. Altri soggetti, che potrebbero lamentare perdita di visione periferica e quindi difficoltà nel vedere il margine laterale stradale, sono i pazienti diabe- tici che, a causa dell’iperglicemia, presentano fibre nervose e vasi retinici danneggiati; inoltre in parecchi diabetici si rende necessaria una procedura laser (fotocoagulazione) che inevitabilmente “brucia” tessuto retinico provocando lacune visive periferiche. Altri casi riguardano, quei soggetti che, per problemi di funzionamento dei muscoli oculari, spesso associati a deficit neurologico, presentano difficoltà nello spostamento di sguardo laterale massimo (massima abduzione) per i quali diventa difficile guidare (sempre che abbiano potuto ottenere la patente stessa). La percezione visiva di chi si muove subisce alterazioni marcate in rapporto alle diverse velocità. A 110 km/h la vista si concentra su un campo visivo ristretto (circa 40°); nasce la sensazione di guardare come in un tunnel e vi è di conseguenza un abbassamento della capacità di individuare gli oggetti che si presentano ai lati e per ovviare a questo inconveniente è consigliabile distogliere momentaneamente gli occhi (e RALLENTARE!) in modo da dare la possibilità agli occhi di ricuperare. Inoltre alle alte velocità diventa più difficile avere una corretta percezione della profondità e quando il movimento degli occhi non è coordinato può verificarsi persino lo sdoppiamento della visione. • Accomodazione: anche l’accomodazione è alla base del veder bene, come detto in precedenza. Essa è definita come la capacità di cambiare rapidamente il fuoco degli occhi nello sguardo per lontano (più di 3 m) e per vicino (30-40 cm); è lo zoom del nostro occhio se lo si paragona alla macchina fotografica. Se l’immagine si trova a distanza ravvicinata, il cristallino aumenta di spessore per poter concentrare i raggi lu- minosi sulla retina dal momento che essi giungono divergenti all’occhio. Al contrario, quando l’immagine si trova lontano, il cristallino concentra facilmente i raggi luminosi sulla retina in quanto questi, giungono quasi paralleli all’occhio. Questo adattamento dinamico comincia a vacillare a partire dai 42-45 anni circa, indipendentemente dalla presenza di un difetto rifrattivo, per le modificazioni strutturali cui va incontro il sistema muscolare che regola l’attività del cristallino; si instaura in questo senso quella condizione fisiopatologia correlata all’età (presbiopia) che crea disturbi nella messa a fuoco dell’immagine da vicino. Ne deriva che la persona affetta può ancora godere di una soddisfacente visione per lontano e quindi condurre senza problemi l’automobile, ma gesti a media e breve distanza come leggere informazioni sul cruscotto, consultare il navigatore satellitare e cose simili ne risultano compromessi soprattutto in caso di bassa luminosità ambientale. • Acuità visiva dinamica: occorrerebbe poi una buona acuità visiva dinamica, cioè la capacità di vedere bene un’automobile, una persona, un segnale, un oggetto in generale mentre si è in movimento o mentre quando queste sono in movimento e alle diverse condizioni di guida (velocità, pioggia, nebbia). In realtà sembrerebbe che una buona visione in dinamismo sia il risultato di un allenamento neurologico-cerebrale a cui si sottopone di continuo il conducente di mezzi. È come voler dire che più si guida e più si diventa bravi a vedere mentre si guida, in assenza chiaramente di deficit visivi. Esempio classico quello dei piloti di Formula 1 o della Moto GP che non sono dei supereroi ma soggetti che, tra l’altro, hanno acquisito capacità estreme di guida grazie ad OTTOBRE 2016 | 15 LA PRESBIOPIA CREA DISTURBI NELLA MESSA A FUOCO DELL’IMMAGINE DA VICINO. LEGGERE INFORMAZIONI SUL CRUSCOTTO, CONSULTARE IL NAVIGATORE SATELLITARE E COSE SIMILI NE RISULTANO COMPROMESSI SOPRATTUTTO IN CASO DI BASSA LUMINOSITÀ AMBIENTALE. ... PREVENTIVARE ALMENO UNA VISITA OCULISTICA COMPLETA ALL’ANNO. un prolungato ed intenso allenamento fisico-mentale ed oculare. Ci sono dei circuiti automobilistici, come quello di Monaco-Montecarlo o quelli di semplici strade o Autostrade come quella ligure, dotati di tante gallerie e curve: in questi casi gli occhi dei piloti sono sottoposti a delle sollecitazioni intense e continue, dovute al passaggio rapido dalla luce al buio attraverso i tunnel ed al cambio rapido di direzione dettato dalle numerose curve. Il pilota diventa un tutt’uno con l’automobile e la pupilla diventa il pacemaker del corpo, cioè detta i tempi: dalla sua dilatazione e restringimento, infatti, in relazione al grado di luminosità ambientale, partono gli impulsi al cervello che li riconverte in segnali motori. Mediante scariche di acetilcolina (neurotrasmettitore del sistema parasimpatico che regola la dinamica muscolare pupillare), che stimolano le placche neuro-muscolari, il pilota reagisce impostando la curva, contraendo gli arti superiori, la testa ed il collo, inclina lievemente la testa stessa, cambia di continuo la fissazione dello sguardo su più punti, davanti a sé, tiene lo sguardo basso come a non voler concedere al suo sistema visivo ulteriori adattamenti. A fine corsa il dispendio energetico fisico e mentale comunque è elevato (un pilota di F1 può perdere anche 4 kg in gara!). Per questi “automobilisti” è obbligatorio l’utilizzo di specchi, montati su caschi od occhiali, leggeri, avvolgenti, antiriflesso e con tecnologia transition cioè che, in pochi secondi, si schiariscono o scuriscono in relazione alla luce ambientale. CONSIGLI GENERALI PER UNA GUIDA SICURA SE IL GUIDATORE HA PROBLEMI VISIVI È MOLTO IMPORTANTE INDOSSARE OCCHIALI, IN ALTERNATIVA SI POSSONO USARE LENTI A CONTATTO; QUANDO SULLA PATENTE È SCRITTO “GUIDA CON LENTI” NON È SOLO IMPORTANTE METTERLI MA È ANCHE OBBLIGATORIO... Per prima cosa si dovrebbe preventivare almeno una visita oculistica completa all’anno; essa deve comprendere lo studio della rifrazione con un visus per lontano e per vicino (per i pazienti dopo i 40-45 anni) naturale e corretto con lenti; l’esame obbiettivo del segmento anteriore, con particolare attenzione alla semeiotica corneale e del cristallino e alla determinazione della pressione intraoculare; l’esame del fondo oculare (retina, macula e papilla ottica) dopo dilatazione pupillare. In condizioni di assenza di alterazioni alla prima visita completa, la successiva può essere ripetuta anche solo dopo 3-4 anni; ma in caso di problemi visivi essa va ripetuta anche 2-3-4 volte l’anno a seconda del problema rilevato. Se il guidatore ha problemi visivi è molto importante indossare occhiali, in alternativa si possono usare len- OTTOBRE 2016 | 16 ti a contatto; quando sulla patente è scritto “guida con lenti” non è solo importante metterli ma è anche obbligatorio; il buon senso poi impone di usarli anche o quando, essendo magari passato molto tempo dall’ultimo esame di guida, è stato successivamente riscontrato un difetto visivo e sono state prescritte lenti per la visione da lontano. Si ricordi che una delle cause che determinano la stanchezza visiva è proprio la presenza di difetti non corretti, anche se coinvolgono un solo occhio. La visione binoculare, infatti, permette di valutare le distanze, senza contare che in auto non mancano le occasioni in cui un occhio, specialmente durante le manovre, può essere in parte coperto dal montante della portiera dell’auto. In generale occhiali ed airbag sono ritenuti un mix pericoloso per gli effetti che l’apertura di quest’ultimo può provocare all’automobilista munito di occhiali da vista o da sole indifferentemente. Molte riviste hanno più volte pubblicato allarmi lanciati dall’Istituto di Sicurezza Stradale della Fondazione Mapfre (uno dei maggiori gruppi assicurativi spagnoli) secondo il quale guidare un’auto portando occhiali con lenti in vetro minerale o cristallo può essere pericoloso perché, in caso di attivazione dell’airbag, l’impatto con il cuscino potrebbe romperli, con immaginabili conseguenze per gli occhi. Lo studio non intende proclamare la pericolosità degli airbag, ma è partito dalla constatazione che il 72% delle persone alla guida di un veicolo portano gli occhiali, con lenti da sole o correttive. La ricerca, durata due anni, si è svolta in due fasi, una prima teorica ed una seconda pratica, e ha consentito agli esperti di trarre alcune importanti conclusioni. I ricercatori hanno inforcato sul naso di gomma del dummie, il manichino utilizzato per i crash test, un bel paio di occhiali a montatura chiusa prima di lanciarlo a tutta velocità contro un ostacolo fisso, ottenendo informazioni molto utili: si è scoperto anche che se gli occhiali non si rompono nello schiacciamento tra airbag e viso, l’effetto è quello di una vera e propria protezione per i bulbi oculari, conseguenza che scende in caso di utilizzo di occhiali a montatura aperta. Lo scopo dei test era fornire una serie di consigli; eccoli: usare occhiali a montatura chiusa, informarsi sulla solidità della montatura e adottare quelle che non hanno parti metalliche (come nasello e cerniere), informarsi sulla resistenza delle lenti e regolare la posizione di guida mantenendo una distanza di sicurezza dalla corona dello sterzo di almeno 45 centimetri. – Utilizzare occhiali con la giusta correzione; adoperare gli occhiali da vista è di grande utilità ma è importante che abbiano la giusta correzione, che siano ben centrati davanti agli occhi, che abbiano lenti pulite, non rigate. Sarebbe, a tal proposito, opportuno riporli sempre nella custodia porta lenti e tenere a portata un panno adatto alla pulizia. – Nella guida diurna con foschia, pioggia intensa o nebbia si consigliano lenti antiriflesso, in quanto aumentano la capacità di percezione delle immagini. –Nella guida diurna con sole si consigliano lenti da sole (sempre a norma di legge). Su percorsi con gallerie l’uso di lenti solari con attenuazione del blu permette di vedere anche in galleria perché accentuano il contrasto oppure si possono usare lenti solari applicabili molto pratiche fisse o ribaltabili sugli occhiali da vista. Nel caso di sole intenso si consigliano per la guida le lenti polarizzate, perché riducono i riflessi indotti dal parabrezza o da fonti esterne, riducono l’abbagliamento, aumentano la saturazione dei colori migliorandone la percezione. Molte automobili sono dotate di parabrezza polarizzato, schermato. Esso evita l’irraggiamento solare nell’abitacolo, riducendo di molto quei riflessi tanto noiosi per la guida. Tuttavia si possono avere dei problemi in caso di utilizzo contemporaneo di occhiali con lenti polarizzate. Si potranno notare delle chiazze e aloni tipo arcobaleno o vedere nere delle parti del cruscotto che normalmente non lo sono. Basterà ruotare o spostare un po’ la testa (per far muovere l’occhiale) per vedere senza fastidi. Lo stesso discorso vale per l’uso OTTOBRE 2016 | 17 ADOPERARE GLI OCCHIALI DA VISTA È DI GRANDE UTILITÀ MA È IMPORTANTE CHE ABBIANO LA GIUSTA CORREZIONE, CHE SIANO BEN CENTRATI DAVANTI AGLI OCCHI, CHE ABBIANO LENTI PULITE, NON RIGATE. NEL CASO DI SOLE INTENSO SI CONSIGLIANO PER LA GUIDA LE LENTI POLARIZZATE, PERCHÉ RIDUCONO I RIFLESSI INDOTTI DAL PARABREZZA O DA FONTI ESTERNE, RIDUCONO L’ABBAGLIAMENTO, AUMENTANO LA SATURAZIONE DEI COLORI MIGLIORANDONE LA PERCEZIONE. contemporaneo di lenti polarizzate e casco con visiera polarizzata. Altro inconveniente dell’uso del parabrezza schermato-polarizzato è lo stop di propagazione del segnale GPS satellitare se si usano apparecchi tipo Tom-Tom o del Telepass, anche se normalmente una piccola parte del vetro resta “nuda” (in generale dietro lo specchietto retrovisore) proprio per consentire l’utilizzo di queste apparecchiature. Le lenti fotocromatiche si scuriscono al sole e si schiariscono all’ombra e negli ambienti interni, adattandosi meglio alle condizioni ambientali e di luminosità variabile, offrendo contemporaneamente un sollievo all’occhio; esse, purtroppo, funzionano poco e male dentro le auto con il parabrezza polarizzato. Se si viaggia in strade dove ci sono molte gallerie occorre usare lenti che eseguono velocemente tali variazioni, tipo le transition, o utilizzare gli specchi applicabili sugli occhiali da vista. Le lenti con colorazione degradante, cioè con decrescente schermatura OTTOBRE 2016 | 18 dall’alto al basso, grazie al loro disegno sono particolarmente adatte alla guida perché consentono una notevole attenuazione della luce solare ed una visibilità di strada ottimale; esse consentono anche di vedere bene il cruscotto, dove la luminosità è minore. In caso di maculopatie o alterazioni retiniche in generale (diabete, retinite pigmentosa, alterazioni dell’epitelio pigmentato retinico) utilizzare lenti filtranti medicali di colore giallo. Assorbono, oltre che all’UV, anche una parte dello spettro visibile a bassa lunghezza d’onda. I fotorecettori sensibili a questa zona dello spettro vengono deliberatamente foto-esposti: il contrasto, tra i fotorecettori più esposti e quelli meno esposti, viene conseguentemente incrementato consentendo una visione migliore. –Nella guida notturna si consigliano lenti trasparenti/bianche, eventualmente con trattamento antiriflesso dal momento che aumentano la capacità di contrasto. CONFRONTO TRA LENTI A CONTATTO A GEOMETRIA TRADIZIONALE E LENTI A CONTATTO ESACURVE A GEOMETRIA INVERSA IN OCCHI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CORNEA Luigi Mele Medico Chirurgo Oculista - Napoli Introduzione: Il trapianto di cornea perforante (PK) rappresenta una metodica chirurgica attraverso la quale il tessuto corneale alterato viene sostituito a tutto spessore con tessuto sano. Le complicanze post operatorie più frequenti sono rappresentate dal rigetto, dalla deiscenza della sutura e dal glaucoma post-chirurgico. L’inevitabile condizione, che ne rappresenta la regola e non una complicanza, è rappresentata dall’ astigmatismo residuo post-operatorio. La FIGURA 1 OTTOBRE 2016 | 19 correzione di quest’ ultimo, peraltro difficile, può avvenire attraverso diverse metodiche: il rimaneggiamento della sutura, il trattamento laser ad eccimeri (PRK), le incisioni radiali e le lenti a contatto (l.a.c.) rigide (RGP). Queste possono essere tradizionali tricurve (RGP) o ortocheratologiche esacurve (ESA), che differendo dalle prime, in quanto composte da 6 zone a differente curvatura, realizzerebbero un rimodellamento della superficie oculare. Nel nostro studio ci proponia- mo di confrontare l’efficacia delle lac-esacurve (ESA) rispetto alle lac RGP tradizionali a sei mesi dall’utilizzo, in pazienti sottoposti a PK attraverso il miglioramento della BCVA, della UCVA e della aberrometria attraverso l’analisi della coma. Pazienti e Metodi: Nel nostro studio abbiamo incluso cinque pazienti (cinque occhi), tutti sottoposti a cheratoplastica perforante per cheratocono. A trentasei mesi dall’intervento, tutti i pazienti, presentavano una UCVA media di 4/10, una BCVA media di 7/10, all’esame biomicroscopico un lembo trasparente, una coma media di 0.30 μm. (Foto 2) Le l.a.c. utilizzate erano di due tipi, quelle RGP tradizionali tricurve in PMMA e quelle ESA ortocheratologiche in Boston XO (Foto 1). La UCVA e la BCVA sono state valutate attraverso ottotipo a proiezione a 5 metri. La biomicroscopia è stata effettuata mediante lampada a fessura. La coma è stata calcolata attraverso aberrometria mediante analisi di Seidel. A tutti i pazienti sono state applicate in un primo momento le l.a.c. RGP e successivamente l.a.c. ortocheratologiche ESA, 4 ore al dì per 3 mesi. Abbiamo esaminato le modifiche dei parametri sopra citati a distanza di 30 minuti (T0), 3 ore (T1), 6 ore (T2) e 12 ore (T3) dalla rimozione di lac esacurve ortocheratologiche diurne e lac tradizionali tricurve, applicate per il periodo sopra citato. Risultati: Al tempo 0 (T0) i pazienti presentavano una UCVA media di 10/10 con l.a.c. esacurve FIGURA 2 FIGURA 3 FIGURA 4 OTTOBRE 2016 | 20 FIGURA 5 FIGURA 6 FIGURA 7 e 4/10 con l.a.c. tradizionali, un esame biomicroscopico inalterato, una coma di 0.13 μm con.l.a.c esacurve e di 0.30 μm con l.a.c. tradizionali (Foto 3). Al tempo 1 (T1) i pazienti presentavano una UCVA media di 10/10 con l.a.c. esacurve e 3/10 con l.a.c. tradizionali, un esame biomicroscopico inalterato, una coma di 0.14 μm con l.a.c. esacurve e di 0.30 μm con l.a.c. tradizionali (Foto 4). Al tempo 2 (T2) i pazienti presentavano una UCVA media di 8/10 con l.a.c. esacurve e 3/10 con l.a.c. tradizionali, un esame biomicroscopico inalterato, una coma di 0.18 μm con l.a.c. esacurve e di 0.30 μm con l.a.c. tradizionali (Foto 5). Al tempo 3 (T3) i pazienti presentavano una UCVA media di 4/10 con l.a.c. esacurve e 3/10 con.l.a.c tradizionali, un esame biomicroscopico inalterato, una coma di 0.30 μm con l.a.c esacurve e di 0.30 μm con l.a.c. tradizionali (Foto 6). Conclusioni: In tutti i pazienti si è osservato un miglioramento della UCVA media, della BCVA, della coma media fino a circa sei ore dalla rimozione delle l.a.c. esacurve, rispetto alle l.a.c. tradizionali, le quali non hanno determinato alcun miglioramento significativo dei suddetti parametri. Per tale motivo le l.a.c. esacurve si sono dimostrate le più adatte per il miglioramento del visus naturale e corretto, grazie alla riduzione della coma, per l’assenza di reazioni avverse fisiometaboliche e per il comfort ottimale. (Foto 7) OTTOBRE 2016 | 21 BIBLIOGRAFIA Smolek MK, Klyce S.D.: Zerniken polinomial fitting fails to represent all visually significant corneal aberrations. Invest Ophtalmol Vis Sci, 2003, 44(11): 4676-4681 T.D.:Aberrometry in the diagnosis of eye diseases. H, 1990, (8): 474-479 Calossi A.: La qualità ottica della cornea. Fabiano Editori. 2002 Calossi A, Vinciguerra P. Asfericità corneale e indici cheratorefrattivi. In Refr@ ctive.on-line topogr@ fy.on-line @berrometry. on-line (Vinciguerra P. ed). Rozzano (Milano), 2000 Bennet A.G. Francio J.L. The eye as an optical system. In: The Eye (Davson H. ed) New York: Accademy Press, 1962: 101. Holladay JT, Waring G.O. Optics and astigmatism (Waring G.O., ed). St. Louis: Mosby year book, 1992. Artal P, Guirao A, Berrio E. Compensation of the corneal aberrations by the interal optics in the human eye. 1 Vision 2001; 1: 1-8 Autori vari. Contattologia Medica. SOI Società Oftalmologica Italiana, Edizioni SOI, Fabiano Editori. Pag 97-120,156182. 353-370, 184230. LE MODIFICHE DELL’ACUTEZZA VISIVA E DELL’ASTIGMATISMO IN 90 PAZIENTI SOTTOPOSTI A TRAPIANTO DI CORNEA CON TECNICA PERFORANTE Mario Bifani Medico Chirurgo Oculista - Napoli Introduzione: La cheratoplastica perforante (PK) costituisce il presidio terapeutico chirurgico di elezione per tutte quelle condizioni patologiche in cui si verifichi una compromissione completa ed irreversibile del tessuto corneale. La PK infatti prevede l’ asportazione a tutto spessore della cornea “malata” e la sostituzione con una porzione equivalente di cornea sana proveniente da un donatore. Le indicazioni all’ intervento sono costituite da tutte quelle patologie che determinano una irreversibile alterazione della struttura della cornea con conseguente e progressiva diminuzione del visus (cheratocono, ectasie, distrofie, degenerazioni, leucomi centrali, traumi ecc.). Le controindicazioni sono costituite dall’ ipertono assoluto, assenza di funzionalità retinica, ipotono marcato e neovascolarizzazione massiva. Le principali complicanze post-operatorie sono il rigetto, l’astigmatismo elevato ed il glaucoma secondario. In questo studio ci proponiamo di valutare la BCVA, l’andamento dell’astigmatismo e le caratteristiche del lembo a 6, 12 e 24 mesi su 90 pazienti da noi sottoposti OTTOBRE 2016 | 22 ad intervento di cheratoplastica perforante. Pazienti: 90 occhi di 90 pazienti sono stati sottoposti ad intervento di cheratoplastica perforante. Il 41,1 % dei pazienti (37 occhi) erano maschi, mentre il 58,8 % (53 occhi) erano femmine. I pazienti presentavano una età media pari a 42,5 anni (range compreso tra 15 e 78 anni). Le patologie che avevano richiesto l’intervento chirurgico erano rappresentate nel 63,3 % (57 occhi) da cheratocono, nel 11,1 % (10 occhi) da cheratopatia bollosa, nel 7,7 % (7 occhi) da leucomi, nel 4,4 % (4 occhi) da rigetti di precedenti trapianti, nel 5,6 % (5 occhi) da distrofia di Fuchs, nel 2,2 % (2 occhi) da esiti di infezioni erpetiche, nel 1,1 % (1 occhio) da causticazione da alcali, nel 1,1 % (1 occhio) da distrofia corneale di Groenow II, nel 1,1 % (1 occhio) da astigmatismo elevato post-PK, nel 1,1 % (1 occhio) da descemetocele, nel 1,1 % (1 occhio) da ulcera da lente a contatto. La valutazione pre-operatoria comprendeva: –BCVA. –Esame biomicroscopico del segmento anteriore. –Oftalmometria. –Topografia corneale. La BCVA risultava compresa tra M.M. e 1/10 nel 86,7 % dei casi (78 occhi), tra 2/10 e 4/10 nel 11,1 % dei casi (10 occhi), tra 5/10 e 7/10 nel rimanente 2,2 % dei casi (2 occhi). Il Δk risultava rilevabile oftalmometricamente solo nel 20 % dei casi (18 occhi) e pari in media a 3,5 D, mentre non era determinabile nell’ 80 % dei pazienti (70 occhi), in quanto elevato e con mire estremamente irregolari. Metodi: La tecnica chirurgica utilizzata è stata la stessa per tutti i pazienti. In anestesia loco-regenerale si è proceduto alla trapanazione della cornea, mediante trapano a suzione di Hanna, del diametro di 8 mm ed apposizione di un lenticolo di 8,25 mm nel 93,3 % degli occhi (84 occhi), del diametro di 7,50 mm con apposizione di un lenticolo di 7,75 mm nel 2,2 % degli occhi (2 occhi) e del diametro di 8 mm ed apposizione di un lenticolo di pari diametro nel 2,2 % dei casi (2 occhi). Il lenticolo veniva quindi suturato al letto ricevente con l’utilizzo di una singola sutura continua nel 36,7 % (33 occhi), e di una doppia sutura continua antitorque nel 63,3 % (57 pazienti). Nel 8,8 % dei casi (8 occhi) è stata eseguita la triplice procedura (ECCE + IOL + PK), mentre nel 2,2 % dei pazienti (2 occhi) è stata impiantata IOL cosmetica a sospensione sclerale in quanto precedentemente sottoposti ad asportazione di iride e cristallino in seguito a trauma. I pazienti venivano medicati con una iniezione sottocongiuntivale di betametasone + gentamicina. La terapia consisteva di betametasone + cloramfenicolo coll. 1 gr. x 5 / die x 10 giorni e a dosi scalari per un mese, betametasone i.m. 4 mg x 1 / die per 3 giorni ed in seguito betametasone 1 mg cpr. x 1 / die per un mese, cefazolina 1 g x 2 per 3 giorni. Nel 2,2 % dei pazienti (2 occhi) sottoposti ad intervento di cheratoplastica perforante per infezione herpetica veniva ag- giunto aciclovir 400mg cpr x 4 / die, mentre nei 2 pazienti (2,2 %) operati per leucoma vascolarizzato veniva aggiunta alla terapia suddetta ciclosporina A cps. 100 mg. x 3 / die. La sutura veniva asportata fra i 12 ed i 18 mesi. Risultati: La valutazione post-operatoria comprendeva: –BCVA. –Esame biomicroscopico del segmento anteriore. –Esame oftalmometrico. –Topografia corneale. A 6 mesi dall’intervento il 22,2 % (20 occhi) presentava una BCVA compresa tra motu manu ed 1/10, il 30 % (27 occhi) tra 2/10 e 4/10, il 28,9 % (26 occhi) tra 5/10 e 7/10, mentre il 18,9 % (17 occhi) aveva una BCVA compresa tra 8/10 e 10/10. Il 14,4 % (13 occhi) presentavano un astigmatismo medio compreso tra 0 e 3 D, il 51,1 % (46 occhi) tra 3 e 6 D, il 37,7 % (34 occhi) tra 6 e 9 D, mentre il 3,3 % presentava un Δk > 9 D. Il 87,7 % dei pazienti (79 occhi) presentava all’esame obiettivo un lembo perfettamente trasparente con sutura ben tesa e lievi pieghe della membrana di Descemet. Nel 2,2 % dei casi (2 occhi) si è manifestato in seconda giornata uno scompenso precoce del lembo. Nell’ 11,1 % degli operati (10 occhi) il lembo si presentava modestamente edematoso con linea di rigetto endoteliale e rari precipitati sull’endotelio. Tale quadro obiettivo si è risolto nel giro di 20 giorni con opportuna terapia (betametasone collirio x 6 e betametasone o deflazacort per os x 2 a dosi scalari e solo in 5 pazienti LAC terapeutica). Nello 0.9 % (1 occhio) si è verificata una recidiva di infezione erpetica sul lembo trapiantato trattata con aciclovir cps 400mg x 4. A 12 mesi dall’intervento la BCVA risultava compresa tra motu manu e OTTOBRE 2016 | 23 TABELLA 1 Variazione dell’astigmatismo medio e dell’acutezza visiva tra il pre-operatorio e il post-operatorio nei 24 mesi. 1/10 nel 3,3 % dei pazienti (3 occhi), tra 2/10 e 4/10 nel 24,4 % dei pazienti (22 occhi), tra 5/10 e 7/10 nel 33,3 % dei pazienti (30 occhi), e tra 8/10 e 10/10 nel 38,9 % dei pazienti (35 occhi). Il 16,7 % (15 occhi) presentava un Δk compreso tra 0 e 3 D, il 61,1 % (55 occhi) tra 3 e 6 D, il 17,8 % (16 occhi) tra 6 e 9 D, mentre il 4,4 % (4 occhi) avevano un astigmatismo medio > 9 D. In questo stesso periodo si sono verificati altri due episodi di rigetto (2 occhi) risoltisi nel giro di 15 giorni con opportuna terapia medica. A 24 mesi dall’esecuzione dell’intervento, in seguito all’asportazione della sutura, lo 0,9 % dei pazienti (1 occhio) presentava una BCVA compresa tra motu manu e 1/10, il 13,3 % dei pazienti (12 occhi) tra 2/10 e 4/10, il 44,4 % dei pazienti (40 occhi) tra 5/10 e 7/10, mentre il 41,1 % dei pazienti (37 occhi) tra 8/10 e 10/10. Il 65,6 dei pazienti (59 occhi) presentava un astigmatismo medio compreso tra 0 e 3 D, il 23,3 % dei pazienti (21 occhi) tra 3 e 6 D, l’ 11,1 % (10 occhi) tra 6 e 9 D, mentre nessun paziente presentava un astigmatismo medio > 9 D. Si sono verificati due episodi di scompenso ( 2 occhi) regrediti dopo adeguata terapia medica. Nel 3,3 % dei casi (3 occhi) è stato riscontrato un elevato astigmatismo. In un caso sono state praticate incisioni rilassanti con punti di compressione; tuttavia l’insoddisfacente risultato refrattivo ot- tenuto ci ha indotto ad eseguire un reintervento. Negli altri due casi è stata eseguito un trattamento LASIK ottenendo una riduzione dell’astigmatismo di circa 8 D. Conclusioni: E’ stato possibile mettere in luce un graduale incremento della BCVA media che risultava pari a 0,09 in fase pre-operatoria, e che si presentava aumentata a 0,4, 0,64 e 0,7 rispettivamente dopo 6, 12 e 24 mesi dall’intervento. L’ astigmatismo medio era di 5,57 D a 6 mesi, a 12 mesi risultava di 4,83 D e di 3,14 D dopo 24mesi dall’intervento di cheratoplastica. Non sono state rilevate grosse differenze per quanto riguarda l’astigmatismo post-operatorio in seguito all’utilizzo di sutura continua antitorsione singola o doppia, così come in relazione al diametro del lembo utilizzato e del tempo di permanenza della sutura in situ. Un elevato astigmatismo iatrogeno si è presentato solamente nel 3,3 % dei pazienti (3 occhi) dove sia il reintervento sia l’esecuzione di una LASIK hanno consentito di ridurre se non di abolire del tutto l’ametropia presente. Durante tutto il follow-up si sono verificati reazioni di rigetto nel 16,6 % dei pazienti (15 occhi), tuttavia solamente nel 5,6 % dei casi (5 occhi), nonostante la terapia cortisonica effettuata, dopo i 24 mesi è stato necessario ricorrere alla rimozione del lembo rigettato e sostituzione di quest’ultimo con un nuovo lenticolo. OTTOBRE 2016 | 24 BIBLIOGRAFIA 1. Böhringer D, Dineva N, Maier P, Birnbaum F, Kirschkamp T, Reinhard T, Eberwein P. “Longterm follow-up of astigmatic keratotomy for corneal astigmatism after penetrating keratoplasty. Acta Ophthalmol. 2016 May 6 2. St Clair RM, Sharma A, Huang D, Yu F, Goldich Y, Rootman D, Yoo S, Cabot F, Jun J, Zhang L, Aldave AJ. Development of a nomogram for femtosecond laser astigmatic keratotomy for astigmatism afterkeratoplasty. J Cataract Refract Surg. 2016 Apr; 3. Shalash RB, Elshazly MI, Salama MM Combined intrastromal astigmatic keratotomy and laser in situ keratomileusis flap followed by photoablation to correct post-penetrating keratoplasty ametropia and high astigmatism: One-year follow-up. J Cataract Refract Surg. 2015 Oct; 4. Laíns I, Rosa AM, Guerra M, Tavares C, Lobo C, Silva MF, Quadrado MJ, Murta JN Irregular Astigmatism After Corneal Transplantation-Efficacy and Safety of Topography-Guided Treatment. Cornea. 2016 Jan; 5. Donoso R, Díaz C, Villavicencio P.Comparative study of keratoconus between Anwar's deep anterior lamellar keratoplasty versus converted penetrating keratoplasty. Arch Soc Esp Oftalmol. 2015 Jun; 6. Fares U, Sarhan AR, Dua HS. Management of postkeratoplasty astigmatism. J Cataract Refract Surg. 2012 Nov; NUTRIGENOMICA: PUÒ L’ALIMENTAZIONE CURARE LE MALATTIE? Lucio Buratto Medico Chirurgo Oculista - Milano Parliamo spesso di quanto una buona alimentazione possa aiutare a prevenire molte malattie, anche quelle degli occhi. Nulla di nuovo in realtà, perché l’intuizione che il modo in cui mangiamo potesse influire direttamente sulla nostra salute faceva già parte della medicina ippocratica. Questa intuizione si è tramutata in certezza però soltanto dopo i grandi studi epi- OTTOBRE 2016 | 25 demiologici del secolo scorso e con lo studio delle funzioni del DNA, le antiche dottrine hanno trovato conferme o smentite obiettive. In questo articolo affrontiamo il delicato tema della nutrigenomica, la scienza deputata a studiare le interazioni fra geni specifici e nutrienti, attingendo a quanto scritto Eugenio Del Toma, Primario Emerito di Die- PARTE I La prevenzione dietetica tologia e Diabetologia e Specialista in Scienza dell’Alimentazione e in Gastroenterologia che ha collaborato alla stesura del libro “Occhio e 256 Ricette per la vista” (FGE Editore) redatto in collaborazione con Lucio Buratto, Direttore del Centro Ambrosiano Oftalmico (CAMO). Secondo la nutrigenomica, le conseguenze del nostro stile alimentare dipendono dal profilo genetico, specifico di ogni individuo, ma anche l’avverarsi del destino trascritto nei geni può essere, a sua volta, rallentato o anticipato dallo stile alimentare. Esistono quindi predisposizioni razziali, etniche e familiari, nella risposta a determinati nutrienti e ciò spiega perché le risposte cliniche, ad esempio alla soia, siano notevolmente diverse nelle donne indiane rispetto alle donne europee. La nutrigenomica con lo studio dei polimorfismi (piccole, ma effettive, OCCHIO E RICETTE PER LA VISTA OTTOBRE 2016 | 26 differenze nella sequenza amminoacidica dei geni) fornisce spiegazioni plausibili sulla diversa efficacia clinica di prodotti legittimati, peraltro, da studi e casistiche non casuali. Ad esempio, un polimorfismo nel gene dell’angiotensina (ormone che stimola la vasocostrizione aumentando la pressione del sangue) potrebbe spiegare la diversa risposta degli ipertesi alle diete ricche di fibre alimentari, oppure altri polimorfismi giustificano il fatto che l’acido folico riduca l’incidenza del tumore del colon in alcuni studi, ma non in altri, condotti su gruppi etnici con abitudine alimentari diverse. Questi sono soltanto due esempi del fatto ben noto che alcune precauzioni alimentari si sono confermate utili nella prevenzione dei tumori in determinati studi, ma non in altri! Oggi sappiamo che i geni del singolo individuo sono coinvolti nella risposta alla presunta componen- te, benefica o dannosa, di un cibo: il problema diventa ben più complesso quando ci sono interferenze-interazioni con altri cibi. Forse si potrebbe fare un accostamento con quanto già accade con l’indice glicemico di un cibo testato in laboratorio e quello che invece è l’effetto dello stesso cibo inglobato in un pasto completo con la sovrapposizione e le interferenze di altri alimenti e delle variabili digestive! I progressi della nutrigenomica ci porteranno a comprendere in che modo un alimento, o meglio un particolare stile alimentare, interferisce nel funzionamento dell’organismo a livello molecolare; tutto ciò ha però, fin da ora, i suoi possibili risvolti commerciali e mistificatori. Alcune aziende, non soltanto americane, hanno puntato sul business ed hanno già realizzato kit nutrigenomici, cioè dei questionari e un’analisi del DNA che per il momento non giustificano le diete formulate e suggerite in cambio di qualche centinaio di dollari. Come ha specificato Gregory Kutz, Direttore della sezione Special Investigations del GAO (US Government Accountability Office), si tratta di predizioni senza alcun valore medico e scientifico e così ambigue nella formulazione che in realtà non forniscono alcuna informazione al consumatore che paga cifre importanti praticamente per nulla. Per capire a che punto siamo nello sviluppo e nell’applicazione della nutrigenomica, vale citare il paragone proposto da Josè M. Ordovas, direttore del Genomics Laboratory della Tufts University di Boston: “In termini di potenziale sviluppo delle nostre conoscenze oggi siamo al punto in cui eravamo nel 1980 nel campo dei computer. Giocavamo a quella specie di ping pong lentissimo su computer, lenti e primitivi, e guardate dove siamo oggi!». Per ora la nutrigenomica è un fatto culturale in divenire che tuttavia i clinici della nutrizione non devono sottovalutare, ma semmai approfondire per prepararsi ad utilizzarlo quando i tempi saranno maturi, ma anche per avvicinarsi fin d’ora, consapevolmente e senza preclusioni concettuali, al nuovo mondo dei functional food e delle diete sempre più personalizzate. Rappresentando l’alimentazione una necessità quotidiana, la nutrigenomica potrebbe costituire una sorta di terapia «continuativa» utilizzabile per tutta la vita, senza i rischi di tossicità concettualmente intrinseci all’impiego dei «farmaci». Ad esempio, per prevenire patologie oculari, si potrebbe autorizzare un diverso impiego preventivo di quelle vitamine che aiutano molto nella prevenzione, assumendole direttamente con i cibi che le contengono o per addizione (nutraceutical food): dalla vitamina A al β-carotene, alla vitamina E, alla vitamina B2, alla vitamina C, agli ω-3, alla luteina ecc Per iniziare con un’alimentazione corretta e utile per i nostri occhi, in attesa che la nutrigenomica si sviluppi, potete seguire i nostri consigli della nostra rubrica “Mangiare per gli occhi”: in ogni numero della rivista pubblichiamo una ricetta diversa con preziosi nutrienti per la salute dei nostri occhi! La ricetta è stata ripresa dal libro “Occhio e ricette per la vista” di Lucio Buratto. OTTOBRE 2016 | 27 Paella caraibica Ingredienti e dosi per 4 persone: 300 g di riso Arborio o Vialone 3 peperoni verdi 200 g di fagioli rossi già lessati 16 gamberoni sgusciati 2 grosse cipolle 1 spicchio d’aglio 4 bustine di zafferano 1 ananas 1 litro di brodo vegetale 1 mazzetto di prezzemolo tagliato sottile 6 cucchiai di olio extravergine d’oliva sale e pepe q.b. Preparazione Scaldare l’olio in una larga padella a due manici e far colorire i gamberoni. Estrarli e tenerli da parte. Nella stessa padella far rosolare l’aglio intero e le cipolle a spicchi, unire quindi i peperoni, affettati sottilmente a rondelle, dopo averli scottati al forno e sbucciati. Aggiungere il riso, girare e lasciar cuocere per qualche minuto; eliminare l’aglio. Aggiungere i gamberoni, tutti sgusciati (salvo 3-4 per bellezza che poi verranno messi in superficie) al riso e al resto; regolare di sale e pepe. Sbucciare l’ananas, eliminare il torsolo e altre parti non commestibili e tagliarlo a pezzi. Addizionare la polpa dell’ananas a pezzetti e abbondante prezzemolo tritato; lasciar cuocere per qualche minuto. Girare il tutto e aggiungere lo zafferano diluito in poca acqua tiepida. Aggiungere i fagioli, il brodo vegetale caldo e lasciar cuocere a fuoco lento per 20-25 minuti, finché il riso sarà cotto e avrà assorbito tutto il liquido. OTTOBRE 2016 | 28 Valutazione bromatologica a porzione Kcal 610 Proteine (%) 18,1 Lipidi (%) 25,6 Glucidi (%) 56,3 Fibra (g) 5,1 Colesterolo (mg) 0 Contenuti di valore per l’occhio: ★ ★ ★ Il peperone è una buona fonte di carotenoidi, soprattutto luteina. lo zafferano contiene un’altissima percentuale di luteina, alcune vitamine del gruppo B e sostanze attivatrici della digestione. I fagioli contengono proteine e fibre e sono una buona fonte di carotenoidi e flavonoidi. La cipolla contiene vitamina C e una buona quantità di flavonoidi (quercetina). L’ananas, zuccherino e saziante, è ricco di potassio e carotene; contiene la bromelina, un antinfiammatorio. I gamberi sono ricchi di -3 e oligominerali, ma soprattutto di astaxantina che ottengono dalle alghe di cui si nutrono. NEWS GIORNATA MONDIALE DELLA VISTA: A ROMA SI PARLERÀ DI MALATTIE OCULARI NEI BAMBINI Il 13 ottobre si terrà presso Palazzo Ferrajoli, in piazza Colonna, un simposio dal titolo “L’importanza e l’efficacia della prevenzione nelle patologie oculari in età scolare”. Coordinatore scientifico del convegno è Guido Ripandelli, mentre moderatore sarà Carlo Maria Villani, entrambi membri della Fondazione G.B. Bietti. Numerosi e di chiara fama gli oftalmologi che vi prenderanno parte: da Mario Stirpe a Filippo Cruciani, da Paolo Nucci a Giovanni Corsello, da Beata Kopczak a Matteo Piovella e Luigi Mele. In tale occasione, inoltre, verrà ufficializzata la collaborazione tra la fondazione SOI e Salmoiraghi&Viganò per la prevenzione nelle scuole. I lavori saranno aperti da Cesare Cursi, presidente dell’Osservatorio Sanità e Salute. All’evento saranno presenti anche importanti rappresentanti politici e governativi della Sanità, della Cultura e dell’Istruzione. A SOI FOCUS SU VISIONE E GUIDA In occasione del Convegno della Società Oftalmologica Italiana, Società Oftalmologica Italiana in programma a Roma dal 23 al 26 novembre, il Centro Studi 96° CONGRESSO NAZIONALE Salmoiraghi & Viganò, in collaborazione con Sibevin, la Società italiana benessere visivo e nutraceutica, ha organizzato un Simposio che affronterà le problematiche visive correlate alla guida e alle occupazioni ad alto rischio, quali saldatori e lavoratori esposti a rischio biologico, nell’ambito del grande capitolo della protezionistica L’obiettivo del Simposio, dal titolo “Il coinvolgimento visivo nella guida e nelle occupazioni a rischio: come identificarlo, come prevenirlo e quali tipologie di lenti consigliare” è fornire ai partecipanti informazioni sulle implicazioni fisiopatologiche e cliniche legate alla guida e alle attività lavorative ad alto rischi nonché le strategie semiologiche per individuarle e fronteggiarle. Verranno, inoltre, presentati gli ausili ottici di ...dove si incontrano i protagonisti dell ’oftalmologia ultimissima generazione finalizzati al miglioramento delle qualità visive, alla prevenzione dei danni e alla protezionistica in generale. Il tutto al fine di offrire all’oculista le nozioni tecniche necessarie per la prescrizione del miglior sistema correttivo in base alle necessità cliniche e alle esigenze personali del paziente. L’incontro avrà forti connotazioni di interattività in quanto vedrà i relatori interagire tra loro e direttamente con l’uditorio attraverso brevi relazioni seguite da discussione con modalità panel. Il Simposio si aprirà con l’intervento di Luigi Mele che illustrerà i meccanismi fisiopatologici che sottendono alla guida, la loro individuazione e implicazione; Decio Capobianco parlerà dei danni oculari di coloro che sono esposti al rischio fotochimico e biologico, mentre Bruno Piccoli introdurrà le implicazioni ergoftalmiche dei lavoratori esposti e le basi della protezionistica. Infine, Gioacchino Gesmundo presenterà le tipologie di presidi ottici disponibili e quali consigliare. Roma, mercoledì 23 - sabato 26 novembre 2016 Centro Congressi Rome Cavalieri OTTOBRE 2016 | 29 NEWS LUCE, OCCHIO E VISIONE: IN MOSTRA ANCHE DA SALMOIRAGHI & VIGANÒ Il punto vendita milanese della catena in piazza Cordusio ha ospitato dal 22 giugno al 5 luglio l’esposizione artistica, nata da un’idea dell’oftalmologo Lucio Buratto, che ha debuttato a ottobre 2015 ed era presente anche all’ultimo Mido La mostra “Luce, Occhio, Visione” è volta a sensibilizzare, da un lato, i giovani pittori a cimentarsi sul tema della visione e, dall’altro, a sostenere tramite donazioni attività di prevenzione e cura nell’ambito della vista. L’idea di dare vita a questa iniziativa in Italia a Buratto, appassionato di arte, è venuta durante uno dei suoi viaggi di lavoro, quando ha visitato la mostra “Miradas”, collezione di opere dedicate all’occhio organizzata dalla Fondazione Jorge Alio di Alicante, in Spagna. Impegnativa e stimolante la sfida lanciata ai giovani artisti. «L’oggetto della mostra può essere affrontato in diversi modi: uno sguardo ripreso nelle sue varie espressioni – afferma Buratto in una nota – oppure uno sguardo di chi teme la malattia oculare che può portare alla cecità. L’artista può dare alla sua opera una forma diversa a seconda del suo stato emotivo e percettivo». La mostra è stata organizzata insieme a Vision + Onlus, che sostiene progetti di sensibilizzazione nell’ambito delle malattie oculari. La rassegna, che ha aperto la strada a iniziative di Buratto che leghino arte e prevenzione della vista, ha ospitato una trentina di opere provenienti dalle accademie di Brera di Milano, dalle accademie di Torino, Bologna, Firenze e Napoli. Dopo essere stata esposta a ottobre 2015 nel capoluogo lombardo, durante il congresso internazionale VideoCatarattaRefrattiva, organizzato dallo stesso Buratto, e successivamente a Mido 2016, la mostra è approdata lo scorso giugno nel negozio Salmoiraghi & Viganò di piazza Cordusio. AD AGORDO UN WORKSHOP SU MONTATURE DA ADULTO E BAMBINO Lo stabilimento di Luxottica ha fatto da scenario a un seminario organizzato dal Centro Studi Salmoiraghi & Viganò a fine settembre Un update professionale nel cuore del Cadore, in una delle aziende italiane più importanti al mondo, Luxottica. Il Centro Studi Salmoiraghi & Viganò ha programmato dal 22 al 25 settembre, proprio nella sede del gruppo di eyewear, un on-site workshop dedicato alle “Montature da adulto e da bambino”, a cura dei dottori Luigi Mele e Andrea Piantanida e di Gioacchino Gesmundo, formatore tecnico Salmoiraghi & Viganò. Per meglio comprendere questo affascinante ambito è stata realizzata una visita presso lo stabilimento di Luxottica ad Agordo, che ha permesso di vedere il processo di progettazione, di design e di produzione delle montature. Alla formazione si sono affiancati anche momenti meno scientifici, che hanno comunque offerto un approfondimento culturale di Valdobbiadene, così da rendere la partecipazione interessante e stimolante al tempo stesso. Sono stati, infatti, visitati il Museo dell’Occhiale e Villa Sandi, una delle cantine più prestigiose di Valdobbiadene per una degustazione dei migliori prosecchi dell’azienda vinicola. OTTOBRE 2016 | 30 CON IL GLAUCOMA SI RISCHIANO ANCHE MALATTIE NEURODEGENERATIVE Una ricerca, finanziata dall’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, in collaborazione con l’Istituto di formazione, ricerca e riabilitazione per la disabilità visiva, ha fatto luce sul legame con Alzheimer, Sla e Parkinson I diffusi cambiamenti cerebrali presenti nel glaucoma possono essere rilevabili sin dai primi stadi della malattia e non coinvolgono il solo sistema visivo: sono i risultati di uno studio condotto da Paolo Frezzotti e Nicola De Stefano dell’Università di Siena. La ricerca, ripresa dai principali media specializzati, ha infatti messo in evidenza uno stretto legame tra il glaucoma e l’Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofica e la malattia di Parkinson, arrivando a ipotizzare che una significativa ed estesa neurodegenerazione potrebbe verificarsi in caso di questa patologia degli occhi. I ricercatori hanno studiato 57 pazienti affetti da glaucoma primario ad angolo aperto. L’analisi dei dati raccolti con la risonanza magnetica avrebbe mostrato una patogenesi complessa per questa forma di glaucoma e la condivisione di somiglianze con patologie neurodegenerative classiche, come Alzheimer e Parkinson. I ricercatori hanno anche registrato un’associazione tra le alterazioni della connettività cerebrale, strutturale e funzionale, all’interno e all’esterno del sistema visivo e rilevabili sin dai primi stadi, con le misurazioni classiche oftalmologiche dei danni alla retina e del campo visivo. Per tale ragione, concludono gli autori, questi risultati potrebbero portare a importanti ricadute in campo clinico. CATARATTA: LA VITAMINA C NE RIDUCE IL PEGGIORAMENTO DI UN TERZO Secondo uno studio britannico una dieta ricca di questa sostanza, già presente in elevate quantità nel fluido all’interno dell’occhio, potrebbe ostacolare lo sviluppo della malattia del 33%, grazie alle sue proprietà antiossidanti Che le vitamine possano ridurre il rischio di cataratta è ormai noto. In particolare la vitamina C ne ostacolerebbe il peggioramento, impedendo l’opacizzazione del cristallino. Lo sostengono in uno studio, pubblicato sulla rivista Ophthalmology, i ricercatori del King’s College di Londra, coordinati da Christopher Hammond. Gli autori hanno analizzato le abitudini alimentari e la salute oculare di 324 coppie di gemelle, dell’età media di sessant’anni, per un periodo di dieci anni. Hanno, quindi, scoperto che lo stile di vita aveva influito sul grado di progressione della cataratta più dei fattori genetici. Hanno, infatti, rilevato che le donne che seguivano una dieta ricca di vitamina C mostravano una riduzione del 33% del rischio di progressione della malattia. I fattori genetici influenzavano l’evoluzione del disturbo per il 35%, mentre quelli ambientali, che includevano anche il regime alimentare, avevano un’influenza pari al 65%. OTTOBRE 2016 | 31