Il cinema 3D: occhiali speciali per un`immersione senza pari

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Il cinema 3D: occhiali speciali per un’immersione
senza pari
18 November 2016
Una tecnologia unica per vivere il cinema a tutto tondo, nell’attesa
del 4D.
E fu subito cinema
Tutto cominciò con una locomotiva che sembrava staccarsi dallo schermo per catapultarsi sulla
sala. L’immagine era così evidente e palpabile che alcuni spettatori si alzarono di scatto dalle
sedie scappando terrorizzati. Era il 1903 e la sala era il “Salon indien”, il famoso sotterraneo
del Grand Cafè di Parigi, dove i fratelli Lumière stavano proiettando il loro film L’arrivée du
train en gare de La Ciotat.
La visione stereoscopica
Da quell’epoca lontana sono state prodotte alcune centinaia di film e di programmi
televisivi stereoscopici, basati cioè su una tecnica che trasmette un’illusione
di tridimensionalità come quella generata dalla visione umana.
Gli occhi, infatti, vedono lo stesso soggetto da due posizioni differenti (a distanza di circa 6
cm l’una dall’altra), il cervello unisce queste due immagini ed elabora la profondità.
Le immagini concepite per essere guardate in 3D si chiamano anaglifi e consistono di figure
separate stampate l’una sopra l’altra. Osservandole tramite lenti colorate si fondono in una
forma tridimensionale.
La lunga strada per ottenere un effetto “reale”
I momenti magici per la terza dimensione cinematografica furono gli anni Cinquanta e il periodo
che va dal 1973 al 1985 — quello dello Squalo 3, per intenderci. Per seguire in quegli anni una
pellicola in 3D servivano occhiali speciali con lenti di colore differente. I più comuni erano di
cartone e avevano una lente rossa e una blu (o verde). Il proiettore mandava, in
contemporanea, due immagini colorate: blu (per l’occhio sinistro) e rossa (per quello destro).
Gli occhiali colorati servivano a bloccare una delle due immagini e a lasciar giungere all’occhio
solo quella giusta. Questo sistema consentiva di ricreare immagini tridimensionali, ma la loro
qualità e il realismo dell’effetto 3D erano molto bassi.
Alla metà degli anni Ottanta l’invenzione sembrava caduta nell’oblio, finché George Lucas nel
2005 non affermò ufficialmente la sua intenzione di ridistribuire i sei film della saga di Star Wars
in 3D, riportando così in auge questa tecnologia. Seguirono anni di esperimenti febbrili, ma nel
febbraio del 2012 uscì in tutto il mondo La minaccia fantasma, il primo dei capitoli “stellari” —
secondo l’ordine cronologico della trama — interamente in 3D. La tecnologia era nuova e
rivoluzionaria e coinvolgeva ogni “passaggio”, dai proiettori agli occhiali per godersi lo
spettacolo.
Le lenti polarizzate
Per risolvere il problema della bassa qualità del 3D a lenti colorate, furono creati dei nuovi
occhiali 3D con lenti polarizzate che non limitavano la percezione dei colori e, in più,
eliminavano buona parte dei difetti del sistema a lenti colorate. Questo tipo di tecnologia
richiede due proiettori sincronizzati (anziché uno solo), capaci di proiettare separatamente,
sullo schermo, le immagini per l’occhio destro e quelle per l’occhio sinistro. L’occhio sinistro
vede le immagini del proiettore sinistro, il destro vede le immagini del proiettore destro. Il
cervello, poi, percepisce le differenze, unisce le due immagini e ricrea il senso di profondità.
Il cinema 4D
Il cinema 4D sfrutta una tecnologia multidimensionale e multisensoriale, che combina la
visione 3D alla struttura della sala di proiezione e a una serie di effetti “fisici” che in essa si
possano ricreare. L’obiettivo è quello di riprodurre la realtà nel modo più “vero” possibile: con
un soffio di brezza che scompiglia i capelli degli spettatori, con le poltrone che si muovono
come se seguissero il rollio di una barca o il volo di un aeroplano, con spruzzi d’acqua
improvvisi che sfiorano il viso, oppure odori che ricordano un bosco e via dicendo. Una
tecnologia accattivante applicata per ora soprattutto nei parchi di divertimento. Attrezzare le
sale cinematografiche per accoglierla significherebbe, infatti, stravolgerle e sarebbe quindi
molto costoso. Peccato, perché l’idea ci sembra meravigliosa: nel buio della sala
cinematografica, che già di per sé fa sognare, s’indossano un paio di occhiali 3D di ultima
generazione e, tra soffi di vento, profumi e gocce d’acqua, si finisce catapultati in un mondo
fantastico con la stessa percezione del mondo reale.
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