VENITE A ME, VOI TUTTI CHE SIETE AFFATICATI E OPPRESSI, E IO VI RISTO RERÒ. PRENDETE IL MIO A ppunti GIOGO SOPRA DI VOI E IMPARATE DA ME, CHE di guarigione SONO MITE E UMILE DI CUORE, E TROVERETE RISTORO PER LE VOSTRE ANIME. IL MIO GIOGO INFATTI È DOLCE, E IL MIO CARICO LEGGERO. MATTEO [11, 28-30] PER SAPERNE DI PIÙ SUI DISTURBI DELL’UMORE INFORMAZIONE, CONSIGLI UTILI, AIUTO RECIPROCO “Della vita non bisogna temere nulla. Bisogna solo capire.” Marie Curie PROGETTO IDEATO E CURATO DA Maria Bagnato Laura Bellini Donatella Fidanza CPS - CENTRO PSICO-SOCIALE Via Ugo Betti, 189 - Milano Per ricevere la copia in formato PDF inviare richiesta a: [email protected] A zi e nd a O s p e d a li e r a Fa t e b e ne f r a t e l li e O ft a l m ic o DIPARTIMENTO DI NEUROSCIENZE PREFAZIONE “Ritengo che il futuro del lavoro sociale, e più in generale dello stato sociale, non dipenda da classificazioni o procedure né da un atteggiamento riduzionistico rispetto alla varietà e alla complessità dei bisogni e dei problemi umani. Dipende, invece, dagli standard morali della società di cui siamo tutti abitanti. Sono questi standard etici, ben più della razionalità e dell’accuratezza degli operatori sociali, a trovarsi, oggi, in crisi e a repentaglio”. (Zygmunt Bauman) D a alcuni anni l’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli-Oftalmico e il suo Dipartimento di Neuroscienze – in sintonia con le profonde modificazioni dei bisogni della cittadinanza e per dare risposte adeguate e appropriate a problematiche nascenti che si sono rivelate antesignane per l’area metropolitana e per l’intero paese – hanno intrapreso una serie di azioni coordinate e integrate con tre obiettivi principali: u u u Azioni di Prevenzione; Sostegno alla Fragilità; Intensificazione del rapporto Ospedale - Territorio - Rete Sociale. Questi obiettivi si sono concentrati in tre aree: Infanzia-Adolescenza a) Ambulatorio per le vittime del Bullismo in collaborazione con le Associazioni di Privato Sociale “ Liberamente” e Fondazione Amico Charly b) Progetto Sperimentale “Trattamento acuto di soggetti adolescenti con tentato suicidio” c) Ambulatorio per Disturbi del Comportamento Alimentare d) Ambulatorio per ADHD adolescenti e Giovani adulti ed Esordi Precoci Disturbi Bipolari Salute di genere a) Centro Studi Prevenzione e Cura dei Disturbi Depressivi nella Donna con specifica attenzione alla Depressione in gravidanza e nel Post Partum con la collaborazione di Progetto Itaca e Fondazione Vozza per attività di Assistenza a Domicilio b) Osservatorio Epidemiologico Depressione in Gravidanza e Post Partum c) Intervento precoce a favore dei bambini di mamme affette da Depressione Post Partum Supporto alle Fragilità e Inclusione Sociale a) Centro per diagnosi e cura dei Disturbi Depressivi e di Ansia in collaborazione con Fondazione Idea e Progetto Itaca; b) Progetto Innovativo di Residenzialità Leggera con finanziamento regionale per l’apertura di 14 posti in appartamento per persone con sofferenza psichica in collaborazione con le Associazioni di Privato Sociale “Aiutiamoli”, “Diversamente” e ”Cascina Verde”; c) Servizio di Psiconcologia presso l’Unità Operativa di Oncologia e l’Ospice in collaborazione con “Umana” e Psicocardiologia d) Gruppi di Yoga Sky per pazienti affetti da Depressione e Disturbi d’Ansia; e) Gruppi di Azioni Innovative Territoriali (GRAIT), Attività di Inclusione e di Partecipazione Sociale in collaborazione con Imprese Sociali e Volontariato di Quartiere quali: Cooperativa Procaccini 14, Associazione Polisportiva Bonola Boys, Gruppi di Auto Mutuo-Aiuto, Cantiere dell’Arte, Casa della Carità, Cooperativa “DettoFatto”, Progetto Itaca, Cariplo, Amnesty International e in particolare con l’Assessorato alla Salute del Comune di Milano. 3 Q uesto libro nasce da un’esperienza terapeutica in atto da diversi anni presso il CPS di Via Betti. È infatti la raccolta e l’organizzazione del materiale informativo fornito alle persone affette da Disturbo dell’Umore e ai loro familiari che hanno frequentato i Gruppi Psicoeducativi a loro dedicati dal Servizio. Il materiale è stato arricchito e integrato in corso d’opera con il contributo attivo dei partecipanti stessi. La Psicoeducazione si pone l’obiettivo di fornire alle persone affette da un Disturbo Psichico informazioni utili alla comprensione della propria sofferenza. Gli interventi psicoeducativi favoriscono una adesione più consapevole ai trattamenti e un utilizzo delle risorse personali nella prevenzione e nella gestione degli episodi di malattia e dei diversi problemi a essi connessi. Il libro è destinato direttamente alle persone affette da Disturbi dell’Umore e ai loro familiari e fa riferimento alla cultura dell’Empowerment che, partendo dalla centralità della persona, tende all’affermazione di mature espressioni della soggettività, all’ampliamento delle libertà e dei diritti, allo sviluppo delle potenzialità, della padronanza, della responsabilizzazione. In Psichiatria, l’Empowerment può essere definito come una consapevole e responsabile progettualità generativa della Persona. A partire da questa definizione l’Empowerment può essere proposto come obiettivo generale della presa in carico delle persone affette da sofferenza psichica. Molti interventi attuati all’interno del Dipartimento di Neuroscienze dal GRAIT seguono come concetti-guida la salute mentale, la prevenzione e la lotta allo stigma e vanno considerati come altrettanti vettori di Empowerment. In una società in continuo cambiamento e in continua definizione di nuovi bisogni, la collaborazione tra Ospedale e Privato-Sociale può diventare un punto di aggregazione e di riferimento. Appare sempre più evidente la necessità di dare vita a una cultura della reciprocità, della solidarietà, della collaborazione, della responsabiliz- 4 “La sofferenza umana non è lineare. Perché dovrebbe esserlo la risposta? E quindi… quale spirito del tempo dobbiamo interpretare? L’utopia oggi pare un’eresia perché nel mondo regna un’ideologia del presente e dell’evidenza che sembra rendere obsoleti sia le lezioni del passato, sia il desiderio di immaginare l’avvenire”. (Marc Augé) zazione dove ognuno possa dare il suo contributo. La cultura della cittadinanza attiva è quella che vede nella cooperazione e integrazione tra Istituzioni - Aziende Ospedaliere - Associazionismo non solo un valore ma un approccio necessario alla gestione della res publica. La cultura, come ricorda Magris, in ogni campo, è anzitutto una sintassi, un ordine delle cose. La capacità di non sommare chili a litri e di non mettere il soggetto all’accusativo, perché in tal modo si scambiano i ruoli tra chi ruba e chi viene derubato, tra chi uccide e chi viene ucciso. Oggi è questa sintassi – linguistica, culturale, intellettuale, morale – che sta disgregandosi in un budino appiccicoso in cui è possibile dire tutto e il contrario di tutto. Perciò l’alleanza tra Servizio Pubblico, e cittadini-utenti, la capacità di comunicare, informare, dare strumenti di comprensione diventa uno dei punti di incontro e coesione per rispondere ai bisogni delle persone soprattutto di quelle portatrici di fragilità e sofferenza. A ppunti di guarigione Prof. Claudio Mencacci Direttore del Dipartimento di Neuroscienze Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano Milano 25 ottobre 2010 CARATTERISTICHE DEI DISTURBI DELL’UMORE Perché è nato questo progetto e cosa ci aspettiamo produca A che cosa serve un programma psicoeducativo per Cittadini Utenti Quanto ne sappiamo? Quali sono i Disturbi dell’Umore Riconoscere i segni della Depressione: Come cambia il comportamento di chi è Depresso Riconoscere i sintomi della Depressione: Come la Depressione cambia il modo di pensare sè stessi e gli altri Stati Misti, Ipomania e Mania Temperamento, Personalità e Disturbo: cosa appartiene alla persona e cosa al sintomo 8 13 16 20 29 35 48 55 TRATTAMENTO DEI DISTURBI DELL’UMORE I TRATTAMENTI FARMACOLOGICI LA PSICOTERAPIA 119 COME RICONOSCERE E PREVENIRE LE RICADUTE 122 PROBLEM SOLVING STRATEGIE DI SOLUZIONE DEI PROBLEMI L’AUTO MUTUO AIUTO PER COLORO CHE SOFFRONO O HANNO SOFFERTO DI UN DISTURBO DELL’UMORE RIFERIMENTI ASSISTENZIALI E GIURIDICI 65 A CHI MI RIVOLGO SE NON STO BENE? Pensiero Depressivo, desiderio di morte, ideazione suicidaria 73 QUANTO NE SAPPIAMO ORA? 83 BIBLIOGRAFIA E TESTI CONSIGLIATI Convivere con il Disturbo dell’Umore 92 109 STILI DI VITA E GESTIONE DELLO STRESS Cause e fattori scatenanti dei Disturbi dell’Umore Sessualità e Disturbi dell’Umore 98 RINGRAZIAMENTI 132 135 141 144 145 145 145 Perché e cosa ci aspettiamo produca FOTO ISTOCKPHOTO/DANLEAP è nato questo progetto La Depressione è un Disturbo molto diffuso. Si stima che circa il 15-20% delle persone in Italia abbiano almeno un Episodio Depressivo nel corso della loro vita. I Disturbi dell’Umore modificano profondamente il comportamento di chi ne soffre e il suo modo di relazionarsi con gli altri, e hanno un impatto drammatico sugli equilibri delle persone e delle loro famiglie. 8 Per motivi spesso legati ai ritmi di lavoro, questa conseguenza del Disturbo viene presa in considerazione solo marginalmente anche dagli specialisti: i familiari di una persona Depressa possono avere la sensazione di essere lasciati soli ad affrontare un problema per il quale non sono preparati e sperimentano sensazioni di impotenza e frustrazione. 9 È riconosciuto da numerosi studi che una buona conoscenza di un problema di salute pone chi ne soffre e chi gli sta accanto in una posizione più attiva, e migliora l’evoluzione nel tempo del Disturbo. Essi sono ancora, a volte, non riconosciuti o sottostimati perfino dai medici di base: in media una persona viene invitata a consultare uno specialista dopo quattro anni dall’inizio dei Disturbi. Noi operatori del CPS di Via Betti ci siamo proposti di organizzare una serie di incontri per le persone affette da Disturbo dell’Umore. Vorremmo che questi incontri fornissero informazioni, consigli pratici e supporti utili per affrontare la gestione di un periodo difficile come quello creato dall’insorgere di un Episodio Depressivo o Maniacale. Riteniamo che i cittadini utenti abbiano il diritto etico e legale di essere informati in mo- 10 do estensivo sui propri Disturbi e sul trattamento di questi. È riconosciuto da numerosi studi che una buona conoscenza di un problema di salute pone chi ne soffre, e chi gli sta accanto, in una posizione più attiva e migliora l’evoluzione nel tempo del Disturbo. Abbiamo scelto di raccogliere le persone in gruppo anziché dare informazioni solo individualmente poiché crediamo che la possibilità di condividere il proprio problema con chi ne abbia un’autentica esperienza, e non solo con gli operatori, riduca la sensazione di essere soli ad affrontare una situazione drammatica e favorisca una comprensione più profonda delle informazioni. Inoltre partecipare a un gruppo consente di scambiarsi strategie di soluzione alternative a quelle già tentate o semplicemente di condividerne di impensate. Questa esperienza è proponibile a un numero limitato di persone. Pertanto chiediamo ai partecipanti di essere presenti in modo continuativo: questo favorirà l’assimilazione dei contenuti e lo svilupparsi di un buon sentimento di gruppo. FOTO ISTOCKPHOTO/DANLEAP Nonostante l’elevata diffusione e la disabilità che producono, i Disturbi dell’Umore sono poco conosciuti e circolano a proposito credenze immaginarie e irrazionali. Vogliamo infine ricordare che questo progetto è iniziato nel 2004 ed è stato strutturato chiedendo a molti cittadini utenti del Centro Psico Sociale cosa si aspettassero e come lo immaginassero. Da allora alcune persone che hanno partecipato alle scorse edizioni continuano a lavorare con noi operatori nella ricerca di temi di interesse comune e di una modalità più condivisa per trattarli. Gli operatori del CPS 11 A CHE COSA SERVE UN PROGRAMMA PSICOEDUCATIVO FOTO ISTOCKPHOTO/IIVAN-96 PER CITTADINI UTENTI La Psicoeducazione è una metodologia che prevede un approccio terapeutico multidisciplinare e ha come obiettivi il riconoscimento della malattia, l’informazione sui farmaci e sulle terapie non farmacologiche, la possibilità di riconoscere precocemente i sintomi 13 ti con il Centro Psico-Sociale (CPS) e la presenza di altre figure professionali all’interno dei gruppi, oltre a quella dello psichiatra, inducono la persona a sentirsi parte attiva del suo trattamento, potenziano un’adeguata alleanza terapeuPer quanto riguarda i Disturbi dell’Umo- tica incentrata sulla collaborazione, sulre, è stata constatata l’utilità della Psi- l’informazione e sulla fiducia. coeducazione sul miglioramento del de- Partecipare a un programma psicoeducativo dà maggiori opportunità di monicorso clinico. Si sono osservati: torare la propria salute e, come conseguenza, tutela le persone nei confronti u una riduzione del numero degli Episodi e dei ricoveri dei fattori di stress e vulnerabilità. L’obiettivo primario di qualsiasi trattamento, sia psicologico sia farmacologico, dovrebbe essere sempre la cura di una malattia o, quanto meno, il miglioramento dei sintomi. u un miglioramento della qualità assistenziale percepita u il rafforzamento dell’alleanza terapeutica con l’équipe curante u una migliore aderenza alle terapie u aumento della capacità della persona di chiedere aiuto in situazioni critiche La Psicoeducazione è una metodologia che prevede un approccio terapeutico multidisciplinare e ha come obiettivi il riconoscimento della malattia, l’informazione sui farmaci e sulle terapie non farmacologiche, la possibilità di riconoscere precocemente i sintomi. L’incremento della frequenza dei contat14 La non comprensione del proprio Disturbo aggrava il decorso delle problematiche psichiatriche, in quanto, al malessere causato dai sintomi, si aggiunge quello derivante dal non sentirsi capiti dagli altri e dal non avere chiaro che cosa sta accadendo, né che cosa bisogna aspettarsi. La persona che non conosce la propria malattia si sente incapace di padroneggiare la sua vita e di fare piani per il futuro. Come dice una persona che abbiamo in cura: “Ci si sente assolutamente indifesi di fronte ai capricci inaspettati del proprio stato d’animo”. La Psicoeducazione favorisce la “comprensione” del protagonista rispetto a quello che gli sta succedendo, fattore fondamentale per ottenere un certo benessere psicologico e una migliore qualità di vita. La persona smette di sentirsi colpevole di quello che gli sta accadendo per diventare protagonista attiva del percorso terapeutico e quindi responsabile della propria cura. Conoscere altre persone che soffrono dello stesso Disturbo e potersi confrontare con loro rompe l’isolamento nel quale spesso ci si trova e favorisce la crescita di un realistico senso di fiducia. Ognuno può apprendere dagli errori e dalle soluzioni che altri hanno sperimentato e indirizzare così i propri comportamenti e pensieri in una direzione più efficace per il proprio benessere. L’esperienza di conduzione di questi gruppi ci conferma che i partecipanti, grazie ai contributi degli altri, possono acquisire strategie di fronteggiamento dei loro problemi alle quali non avrebbero mai pensato. A partecipare al nostro programma psicoeducativo sono state invitate persone che soffrono di Disturbo dell’Umore ma che, al momento, non sono all’interno di un Episodio Depressivo o Maniacale. Se, nel corso degli incontri, qualcuna delle persone dovesse sperimentare sintomi che le impediscono di beneficiare dell’esperienza, sarà impegno del curante valutare l’eventuale sospensione del programma. I conduttori avranno il compito di garantire a ciascun partecipante la possibilità di esprimere, se lo desidera, le proprie opinioni ed esperienze. Ci sembra importante sottolineare, all’inizio del corso, le regole alle quali il gruppo è bene che si attenga per il buon funzionamento dello stesso: Riservatezza: i partecipanti sono tenuti a non comunicare al di fuori del gruppo ciò che viene raccontato dagli altri membri. Presenza: i partecipanti sono invitati a una frequenza continuativa. Questo facilita un buon clima all’interno del gruppo e un migliore apprendimento dei contenuti e garantisce quella atmosfera di fiducia che è fondamentale per l’efficacia di questa esperienza. Puntualità: il rispetto degli orari è essenziale per il buon svolgimento degli incontri. 15 e sa Qu o t n n a pp i a m o ? 16 ? ?? ? ? ? ? ? ? 1 LA SCOMPARSA DEI SINTOMI NEI DISTURBI DELL’UMORE AUTORIZZA LA SOSPENSIONE DELLA TERAPIA FARMACOLOGICA Vero o Falso o 2 LE PERSONE CON UN CARATTERE “DEBOLE” SONO PREDISPOSTE A SVILUPPARE UN DISTURBO DELL’UMORE Vero o Falso o 3 DI SOLITO L’INIZIO DI UN EPISODIO DEPRESSIVO O MANIACALE È: A - Improvviso e imprevedibile o C - Preceduto da disturbi fisici o B - Preceduto da sintomi premonitori o 17 NON POTRÀ MAI SVILUPPARE EPISODI MANIACALI Vero o 5 LA TERAPIA PREVENTIVA SULLE RICADUTE È NECESSARIA SOLO DOPO NUMEROSI EPISODI DI MALATTIA Vero o 6 Falso o A - Una settimana o B - Tre settimane “VULNERABILITÀ GENETICA” AD AMMALARSI MAGGIORE RISPETTO ALLA POPOLAZIONE GENERALE Vero o 11 DURANTE LA FASE ACUTA DI UN EPISODIO DEPRESSIVO È MEGLIO: A - Costringersi a fare più cose possibili per sentirsi meno inutili B - Occuparsi dello stretto indispensabile rimandando il resto C - Rimanere a letto il più possibile 12 DURANTE LA FASE ACUTA DI UN EPISODIO MANIACALE È MEGLIO: A – Sfruttare l’aumento dell’energia per fare più cose possibili B – Evitare il più possibile gli stimoli del mondo esterno o C - Due mesi C – Aumentare l’assunzione di antidepressivi o 7 È SCONSIGLIABILE UNA GRAVIDANZA PER UNA DONNA CON UN DISTURBO DELL’UMORE A - Si, sempre o B - No, mai C - No, ma richiede particolare attenzione il periodo post partum 8 o o UNO STILE DI VITA “REGOLARE” RIDUCE I FATTORI SCATENANTI DI EPISODIO MANIACALE Vero o 9 Falso o IL RISCHIO DI SUICIDIO NEI DISTURBI DELL’UMORE SI PUÒ IN BUONA PARTE PREVENIRE Vero o 18 LE PERSONE CHE HANNO PARENTI AFFETTI DA UN DISTURBO DELL’UMORE HANNO UNA Falso o DOPO QUANTO TEMPO DALL’INIZIO DI UNA TERAPIA ANTIDEPRESSIVA CI SI DEVE ATTENDERE UNA RIDUZIONE DEI SINTOMI? 10 Falso o ? ?? ? ? ? ? ? ? CHI HA SEMPRE SOFFERTO SOLO DI DEPRESSIONE ? ?? ? ? ? ? ? ? 4 13 LA PERSONA CON UN DISTURBO DELL’UMORE SARÀ SEMPRE POTENZIALMENTE A RISCHIO DI RICADUTE Vero o 14 PERCHÉ UNA PERSONA CON UN DISTURBO DELL’UMORE PUÒ AVVANTAGGIARSI DI UNA TERAPIA PSICOLOGICA? A – Perché così può smettere l’assunzione dei farmaci B – Perché sfogandosi non si rischiano più ricadute C – Perché alcuni aspetti del carattere interferiscono con la gestione del Disturbo e con il prendersi cura di sé Data e nome Falso o o o o o o o Falso o o o o 19 20 La classificazione dei DISTURBI DELL’UMORE è basata sulla distinzione tra Disturbi Depressivi e Disturbi Bipolari QUALI SONO I DISTURBI DELL’UMORE La diagnosi di un Disturbo dell’Umore ha un significato preciso e va accuratamente distinta da... u la tristezza come emozione, sperimen- tata da ogni essere umano, che generalmente segue eventi quali perdite significative, delusioni d’aspettative, eventi di separazione o di morte. Le caratteristiche delle emozioni sono quelle della transitorietà e della capacità di modificarsi in risposta a stimoli esterni; u la sindrome da alterazione dell’umore, in cui alla tristezza si associano altri sintomi Depressivi, quando compare all’interno di un Disturbo Psicotico o di un Disturbo Mentale Organico. Si formula la diagnosi di Disturbo dell’Umore solo quando una sindrome da alterazione dell’umore, Depressiva o maniacale, non si verifica all’interno di altri Disturbi psichici. La classificazione dei Disturbi dell’Umore è basata sulla distinzione tra Disturbi Depressivi e Disturbi Bipolari. Si tratta di Disturbi a decorso Episodico; le uniche forme a decorso protratto sono la Distimia e la Ciclotimia. 21 FOTO ISTOCKPHOTO/BLINDSPOT DISTURBI DEPRESSIVI (DDM) Disturbo Depressivo Maggiore È noto anche come Depressione Unipolare e Disturbo Unipolare: si tratta di un Disturbo Depressivo Episodico grave. Questa diagnosi si formula quando nella vita della persona sono presenti uno o più Episodi Depressivi Maggiori. I sintomi devono essere presenti per almeno due settimane e rappresentano una modificazione rispetto al funzionamento precedente. È più comune nelle donne che negli uomini (2:1). Spesso vi è una variazione diurna dei sintomi con peggioramento nelle prime ore del mattino. Possono essere presenti rallentamento o agitazione psicomotoria. L’età più comune di esordio è intorno ai 40 anni, ma può manifestarsi a ogni età. 22 23 Depressivo Maggiore segue fre- quentemente eventi stressanti psicosociali come lutti, separazio- ni, divorzi, insuccessi oppure può seguire la nascita di un figlio. Tra le manifestazioni più frequenti si evidenzia una maggiore facili- tà al pianto, irritabilità, tendenza a rimuginare, ansia, fobie, preoc- cupazione eccessiva per la salute fisica, lamentele di dolori. L’impatto del Disturbo sul fun- Disturbo Distimico Meno grave del DDM, è più comune e cronico nelle donne. L’esordio è spesso graduale e insidioso. Si manifesta più spesso dopo una storia di stress cronico o perdite improvvise; spesso coesiste con altri Disturbi, ad esempio abuso di sostanze, Disturbi di Personalità e Disturbo Ossessivo Compulsivo. Dovrebbero essere presenti almeno due dei seguenti sintomi: zionamento globale della perso- 1] scarso o eccessivo appetito to induce facilmente problemi 3] facile affaticabilità na è molto elevato: se non curaconiugali, occupazionali, scola- stici, abuso di sostanze, aumento di utilizzo dei servizi medici. 24 FOTO ISTOCKPHOTO/BLINDSPOT L’esordio del DDM - Disturbo 2] disturbi del sonno 4] scarsa autostima 5] scarsa capacità di concentrazione o difficoltà nel prendere decisioni 25 Disturbo Bipolare I La diagnosi viene formulata in caso di almeno un Episodio Maniacale completo o Misto nella storia della persona, spesso sufficientemente grave da richiedere il ricovero in ospedale. Gli Episodi Maniacali si alternano a Episodi Depressivi Maggiori, Episodi Ipomaniacali o Misti. DISTURBI BIPOLARI Disturbo Bipolare II La diagnosi viene formulata in presenza di almeno un Episodio Depressivo e almeno uno Ipomaniacale o Misto, ma nessun Episodio Maniacale. Disturbo Ciclotimico È una forma meno grave di Disturbo Bipolare con periodi alternanti di ipomania e di Depressione moderata. I sintomi devono essere presenti per almeno due anni. Ha la stessa frequenza nei due sessi. Di solito inizia in modo insidioso e si manifesta nella tarda adolescenza o all’inizio dell’età adulta. 26 Il rischio nel corso della vita per il Disturbo Depressivo Maggiore varia dal 10 al 25% per le donne e dal 5 al 12% per gli uomini; non sembra in relazione con l’etnia, l’educazione, il reddito o lo stato civile. La prevalenza nel corso della vita per il Disturbo Bipolare varia dallo 0,4% all’1,6%, senza differenza tra uomini e donne: negli uomini è più frequente un esordio con Episodio Maniacale, nelle donne con uno Depressivo. Negli uomini generalmente il numero di Episodi Maniacali nella vita è uguale a o supera quelli Depressivi mentre nelle donne avviene prevalentemente il contrario. Almeno il 60% delle persone che hanno avuto un Episodio Depressivo Maggiore può averne un secondo. Le persone che hanno avuto due Episodi hanno il 70% di probabilità di averne un terzo e dopo tre Episodi la probabilità di un quarto è del 90%. Sia il Disturbo Depressivo Maggiore che quello Bipolare possono avere un andamento stagionale. In tal caso l’esordio e la remissione degli Episodi si presentano prevalentemente in un caratteristico periodo dell’anno. Le donne costituiscono il 60-90% delle persone con andamento stagionale. 27 Riconoscere i segni della Depressione Come cambia il comportamento di chi è Depresso di chi è Depresso il comportamento Come cambia Riconoscere i segni della Depressione 29 29 La Depressione clinica comporta un’accentuazione nell’inten- sità e nella durata di emozioni altrimenti normali. IL TERMINE “DEPRESSIONE” Questo rende a volte difficili la va- NEL LINGUAGGIO COMUNE: amici e i familiari stessi tendono È VAGO E ABUSATO DI CONSEGUENZA LE PERSONE CHE NE SOFFRONO SI TROVANO SPESSO ASSIMILATE AD ALTRE CON PROBLEMI MOLTO DIFFERENTI O ADDIRITTURA A CHI NON HA AVUTO CHE TRANSITORI PERIODI DI DEMORALIZZAZIONE IN RISPOSTA 30 A COMUNI EVENTI DI VITA lutazione e la diagnosi: spesso gli a minimizzare la gravità dei pro- blemi della persona affetta, dal momento che alcune manifestazioni appaiono loro come risposte normali ai casi della vita. Viene colto da tutti l’aspetto patologico degli stati Depressivi gravi solo quando, per la loro intensità, pervasività e persistenza, ostacolano le normali funzioni sociali e fisiologiche della persona. Potremmo essere di fronte a un Episodio Depressivo Maggiore secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, IV Edizione (DSM-IV), nel caso in cui vengano rispettati i seguenti cinque criteri: tenzione anche sugli aspetti non verbali, come la mimica e il comportamento, e gli aspetti paraverbali della comunicazione, come il tono di voce. È possibile che alcuni individui presentino un quadro di aumentata irritabilità e/o lamentele di tipo somatico come dolori, in virtù dei sentimenti di tristezza. Quando nel bambino o nell’adolescente è presente un quadro di irritabilità e di intensa rabbia è sempre opportuno diIl primo criterio richiede che cinque (o stinguerlo dal comportamento in rispopiù) dei sintomi che andremo a descrive- sta a una frustrazione da parte del core siano contemporaneamente presenti siddetto “bambino viziato”. durante un periodo di due settimane e rappresentino un cambiamento rispetto [2] Marcata diminuzione di interesse al precedente livello di funzionamento. o piacere per tutte, o quasi tutte, le atÈ da evidenziare che uno o più dei sinto- tività per la maggior parte del giorno, mi deve essere costituito da “umore quasi ogni giorno (come riportato dal Depresso” oppure “perdita di interesse soggetto o come osservato da altri). o piacere”. Non vanno inclusi i sintomi che siano evidentemente dovuti a una Questo criterio è riscontrato nella quasi condizione medica generale, oppure i totalità dei casi, anche se in misure dideliri o le allucinazioni che siano incon- verse. Il soggetto potrebbe riferire (o esgrui all’umore. sere evidente agli altri) una significativa perdita di interesse e/o di piacere an[1] Umore Depresso per la maggior che nello svolgere attività legate al temparte del giorno, quasi ogni giorno, co- po libero e al divertimento come gli hobme riportato dal soggetto (es., si sente by o un’attività sportiva. In alcuni individui triste o vuoto) o come osservato dagli c’è una riduzione significativa dell’intealtri (es., appare lamentoso). resse e del desiderio sessuale. Criterio A Nota. Nei bambini e negli adolescenti l’umore può essere irritabile. [3] Significativa perdita di peso, senza essere a dieta, o aumento di peso (es., Il soggetto descrive il proprio umore un cambiamento superiore al 5% del come triste, Depresso, senza uscita, peso corporeo in un mese), oppure dispento, ecc. È possibile che la tristezza minuzione o aumento dell’appetito possa venire negata, pertanto il clinico quasi ogni giorno. esperto potrà cercare di farla emerge- Nota. Nei bambini, considerare l’incapacità di re nel corso del colloquio puntando l’at- raggiungere i normali livelli ponderali. 31 Solitamente l’appetito è ridotto al punto che alcuni soggetti riferiscono uno sforzo nel mangiare. Come evidenzia il DSM, alcuni individui, specialmente quelli in ambiente ambulatoriale, possono presentare un aumento dell’appetito oppure ricercare un cibo specifico come ad esempio dolci o altri carboidrati. Nel caso in cui le alterazioni dell’appetito siano gravi è possibile osservare una modificazione significativa del peso corporeo (aumento o riduzione) in un lasso di tempo breve. tà di stare seduti o dal passeggiare continuamente avanti e indietro. Potrebbe presentarsi anche un rallentamento del pensiero, del movimento e dell’eloquio con lunghe pause prima delle risposte, abbassamento del volume, mutacismo, ecc. Sia l’agitazione che il rallentamento, per essere considerati sintomi, devono essere abbastanza gravi da risultare evidenti ad altri osservatori e non essere riducibili a un sensazione soggettiva. [6] Faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno. [4] Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno. La ridotta “energia”, la faticabilità e l’astenia sono piuttosto comuni. È possiL’insonnia, più che l’ipersonnia, è il di- bile che il soggetto riferisca una stansturbo del sonno maggiormente asso- chezza continua anche senza aver svolciato con il Disturbo Depressivo Maggio- to attività fisica. Ciò che caratterizza re. Il DSM fa notare come l’insonnia tipi- ogni attività, anche la più semplice, è la ca riscontrata in questi individui sia l’in- sensazione dello sforzo. Questo potrebsonnia centrale ovvero con risvegli du- be ridurre l’efficienza nello svolgere dei rante la notte e difficoltà a riprendere compiti, compresi quelli quotidiani come sonno. Può essere presente anche diffi- il lavarsi o il vestirsi. coltà a addormentarsi (insonnia iniziale) e più raramente, come già affermato, [7] Sentimenti di svalutazione o di un eccesso di sonno (ipersonnia). colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti), quasi ogni [5] Agitazione o rallentamento psico- giorno (non semplicemente autoaccumotorio, quasi ogni giorno (osservabi- sa o sentimenti di colpa per essere le dagli altri, non semplicemente sen- ammalato). timenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato). Come riporta il DSM, il senso di svalutazione o di colpa, nel caso di un Episodio Il quinto criterio indica le alterazioni psi- Depressivo Maggiore, può comprendecomotorie che si possono riscontrare re valutazioni negative non realistiche quali sintomi di un Episodio Depressivo inerenti il proprio valore, oppure ruminaMaggiore. L’agitazione può essere ad zioni o sensi di colpa su piccoli errori del esempio rappresentata da un’incapaci- passato. 32 Capita che tali soggetti interpretino alcu- tentativo di suicidio, o l’ideazione di un ni eventi della vita quotidiana, oggettiva- piano specifico per commettere suicidio. mente neutri o insignificanti, come dimostrazione dei propri difetti; i soggetti provano un senso di responsabilità esagerato rispetto a eventi sfavorevoli, che può sfociare nel delirio. Il secondo criterio da rispettare prevede [8] Ridotta capacità di pensare o di che i sintomi non soddisfino i criteri per concentrarsi, o indecisione, quasi ogni un Episodio Misto. giorno (come impressione soggettiva o osservata dagli altri). Criterio B Ci può essere da parte di molti soggetti l’impressione di una compromissione delle capacità di pensare, concentrarsi e/o prendere decisioni. Sono individui che possono apparire facilmente distraibili o lamentarsi di disturbi mnesici. In chi svolge attività che richiedono un certo impegno intellettivo si può notare un’incapacità, rispetto a prima, a svolgere i compiti richiesti in modo adeguato anche in caso di lievi problemi di concentrazione. Nei bambini la scarsa concentrazione potrebbe evidenziarsi con una brusca riduzione dei voti. Negli anziani la lamentela principale può riguardare i disturbi della memoria. In questo caso occorre distinguere tale sintomo da quelli iniziali della demenza. I disturbi della memoria scompaiono nel caso in cui l’Episodio Depressivo venga trattato efficacemente. Criterio C I sintomi causano disagio clinicamente significativo e compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, o di altre aree importanti. Criterio D I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (es., una droga di abuso, un medicamento) o di una condizione medica generale (es., ipotiroidismo). Criterio E I sintomi non sono meglio giustificati da lutto, cioè dopo la perdita di una persona amata, i sintomi persistono per più di due mesi, o sono caratterizzati da una compromissione funzionale mar[9] Pensieri ricorrenti di morte (non so- cata, autosvalutazione patologica, idealo paura di morire), ricorrente ideazione zione suicidaria, sintomi psicotici o ralsuicidaria senza un piano specifico, o un lentamento psicomotorio. 33 FOTO CORRADO BURATTI Riconoscere i sintomi della Depressione Come la Depressione cambia il modo di pensare sé stessi e gli altri sé stessi e gli altri cambia il modo di pensare Come la Depressione Riconoscere i sintomi della Depressione 35 Sintomi psichici Riconoscere i sintomi della Depressione I sintomi Depressivi possono essere distinti tra quelli riguardanti l’Affettività, l’Ideazione e il Comportamento Affettività Sentimento della tristezza vitale (mancanza di slancio vitale); le persone sono Depresse, tristi, melanconiche. · Incapacità di provare piacere da tutto ciò che prima era in grado di darlo. Le cose che dovrebbero far gioire lasciano dolorosamente indifferenti; la stimolazione da parte di parenti e amici a non prendersela, a farsi animo e a cercare di reagire cadono nel vuoto, anzi, producono nel Depresso sentimenti di colpa per non riuscire a comportarsi come gli altri. · Sentimento della mancanza di sentimento. Il Depresso ha la convinzione di non riuscire più a provare sentimenti o emozioni. Il mondo è svuotato di affetti; c’è indifferenza per gli altri, familiari compresi. Nonostante ciò, questa convinzione è accompagnata da sentimenti dolorosi. · Arresto della coscienza del tempo · 36 interiore. La persona Depressa non riesce a immaginare un passato e un futuro diversi dal doloroso presente, non riesce a vedere la propria condizione come una situazione transitoria. Vive il presente dilatato, immutabile, sempre connotato dal dolore. Anche il ricordo del passato è gravemente distorto in senso negativo. · Alterazione del vissuto corporeo. Il corpo può essere percepito pesante, lento, ingombrante. Ideazione · Il rallentamento delle funzioni psichi- che diventa sempre più accentuato con l’aggravarsi della Depressione. · I ricordi sono evocati con difficoltà, gli sforzi di attenzione e di concentrazione sono impossibili. · L’ideazione povera, l’inaridimento affettivo, il rallentamento motorio possono giungere fino all’arresto psicomotorio. Interrotti il flusso del pensie- ro e la motricità, resta, tuttavia, una gravissima sofferenza soggettiva. · Idee di autosvalutazione e indegnità centrate su temi di colpa, inadeguatezza e disistima. · Visione negativa di sé, del mondo e del futuro (Triade cognitiva di Beck). Ciò che accadrà non ha altra possibilità che essere negativo. · Delirio. Quando il pessimismo, la sfiducia e le idee di rovina giungono ad essere inaccessibili alla critica e a ogni esame di realtà, si possono strutturare deliri con le seguenti tematiche: di colpa: la persona si accusa di una serie di colpe e misfatti non commessi; di malattia: la persona è convinta di essere affetta da una malattia sicuramente mortale senza alcuna possibilità di cura; di rovina economica: la persona ritiene di essere rovinata economicamen- te per lo più a causa dell’incapacità a gestire i propri affari. · Idee autolesive e rischio di suicidio. · Possono comparire anche idee deli- ranti con contenuto persecutorio. Comportamento · Inibizione motoria. Il Depresso si muove con fatica, c’è una netta riduzione dei movimenti spontanei e il linguaggio diventa progressivamente meno fluido. · Espressività ridotta, disinteressata, monotonia della voce. Il Depresso ha difficoltà a scegliersi quello che deve indossare; si veste sempre in modo uguale, monotematico, si mette la prima cosa che capita; non si cura del proprio aspetto né dell’igiene. · Alterazione della volontà. Il Depresso è indeciso in ogni cosa: ogni scelta per quanto piccola gli sembra impossibile. · Ansia. 37 Principali modificazioni nella Depressione (Triade cognitiva di Beck) Nel corso della Depressione sono tre le principali modificazioni cognitive [Triade] che costringono il soggetto a vedere sé stesso. il proprio mondo e il proprio futuro in modo differente rispetto al consueto. Il progressivo prevalere di questi modelli cognitivi conduce agli altri fenomeni che sono associati allo stato Depressivo. La prima componente della Triade è il modello d’interpretazione negativa delle esperienze. La persona interpreta costantemente le proprie interazioni con l’ambiente come manifestazioni di sconfitta, privazione o denigrazione. Vede la sua vita costellata da un susseguirsi di fardelli, ostacoli o situazioni traumatiche che lo sminuiscono in maniera notevole. La seconda componente è il modello di visione negativa di sé. Egli si considera deficiente, inadeguato o indegno e tende ad attribuire le esperienze spiacevoli a un proprio difetto fisico, mentale o morale. Inoltre, egli si considera indesiderabile e indegno a causa di questo presunto difetto e tende per questo a respingere sé stesso. 38 Riconoscere i sintomi della Depressione Umore Depresso Aaron Beck La Depressione Bollati Boringhieri La terza componente consiste nel vedere negativamente il futuro. La persona prevede che le sue difficoltà o sofferenze attuali continueranno all’infinito. Nel guardare il futuro, egli vede una vita d’incessanti avversità, frustrazioni e privazioni. Lo schema illustra la relazione tra i modelli cognitivi e i sintomi affettivi e motivazionali. Visione negativa del mondo Visione negativa di sé Visione negativa del futuro Paralisi della volontà Desideri di elusione Desideri suicidi Aumento della dipendenza Effetto dei Modelli Cognitivi sugli affetti e sulle motivazioni, nella Depressione 39 “Mi sento morire” “Mi sento morire. Sto male anche fisicamente. Il lavoro mi fa morire. Ho la paura tremenda di non riuscire a superare la crisi. Ho tutta questa angoscia. La sofferenza che ho è tremenda. Sono irrigidita nello sforzo di rimanere calma e di controllarmi. Il momento più tragico è il risveglio. Non vorrei mai addormentarmi per non avere questo risveglio. Mi sento imbevuta di sofferenza. Inumana. Una persona non dovrebbe poter soffrire così.” “Ieri mattina ho incominciato a stare male. Questa angoscia che tornava a galla. Questo senso di terrore, non di paura, di disperazione: mi sento disperata. È un senso di disperazione per questa tristezza che mi si è incollata addosso. Non so veramente come tirare avanti. Non so a cosa aggrapparmi.” “Capisco di essere pesante. Così non posso continuare. Le mattine passate nel terrore. Sono una malata costretta a lavorare. Sono veramente preoccupata. Mi sembra di entrare in uno stato di cronicità: come se fosse entrata den- 40 tro di me. Sono talmente confusa e disperata. Lo stato d’animo non cambia. Adesso mi sento precipitare. Questi giorni di vacanza avrebbero dovuto portarmi avanti: non indietro. Il fatto di dovere riprendere il lavoro, ieri, mi terrorizzava. Si può soffrire così: le sembra umano? Questa è la mia vita. Chi è al di fuori non si rende conto della impossibilità di uscirne fuori. Spero di non morire.” “I giorni si ripetono e si inseguono senza fine, e ogni cosa si fa effimera e sfuggente, ma la malinconia non passa: invischiata in un dolore che non ha nulla del dolore fisico.” “Provo un senso di vergogna. Ieri mattina mi disprezzavo. Non riesco a controllarmi quando mi trovo in questi momenti. Fino a quando riuscirò a portare avanti questa sofferenza? Ci sono Depressioni che durano eternamente, e la mia è una di queste. Sono talmente invischiata in questo dolore che mi pare impossibile che possa togliermi questo peso dallo stomaco. Quasi non le credo; quasi mi sembra impossibile sentirmi dire che guarirò. Dalla disperazione più nera a una certa serenità. Mi interessa soltanto di guarire. È più che una sofferenza fisica. Ci si sente diversi dalle altre persone: le guardo come persone di un altro pianeta.” I brani di queste pagine e delle successive sono tratti da “Malinconia”, di Eugenio Bornia Feltrinelli 2001 41 “Non c’è perdono possibile per le colpe che ho commesso. Non c’è più niente da fare. Nessuno può più fare nulla per me. Sono sempre stata una nullità. Tutte le decisioni che ho preso nella mia vita sono state sbagliate. Non ho mai fatto nulla di buono: ho rovinato tutta la mia famigli,: anche i miei figli. Non creda a loro se non sono d’accordo con quanto sto dicendole: li ho cresciuti io, li ho cresciuti in qualche maniera perché sono incapace e anche loro sono diventati come me. Per me non è cambiato nulla in questi mesi: penso sempre alle stesse cose: niente di bello, niente di sereno. Sono schiacciata da questa colpa senza perdono.” “Ho commesso infiniti errori. A casa mia c’è la miseria. Si spezzerà tutto il tessuto connettivo. Ci saranno anche i debiti. Quale indicibile sofferenza. Ho commesso tali pasticci che la pena minima potrebbe essere la morte. Queste cose sono la verità. Sono arrivato a questo punto irreversibile. È troppo tardi: mentre noi parliamo sta avvenendo un cataclisma nella mia famiglia. La miseria verrà: la miseria nera, anzi, c’è già. Non potrò sfuggire al mio destino: la morte civile, morale e fisica. Sono finito in ogni senso. Non ho più alcuna speranza. Mia moglie e i miei figli andranno sul lastrico: è il mio atto di morte. Per me non c’è più niente da fare. Mi sento annientato anche solo nel sentire metà delle cose che le ho raccontato.” “Estranea: è così che mi sento. Non ho più l’angoscia di allora avevo l’impressione che il grande dolore, l’angoscia, mi schiacciasse. L’angoscia si è di nuovo impossessata di me. Non è la prima volta, e di conseguenza la temo. Ma non sono in grado di 42 “Mi sento male: ho male alla testa e alla schiena. In alcuni momenti mi sembra di non volere più bene a nessuno: questo pensiero mi tormenta. Non voglio morire: ho paura di morire ma ho anche paura di vivere. Sono l’unica persona al mondo a soffrire e a fare soffrire gli altri in questo modo. Non riesco a fare nulla. Sono sicura di essere colpita da una malattia senza speranza. La sento dentro di me: lavora ininterrottamente. Gli altri cercano di consolarmi ma non mi dicono la verità. Sono condannata a morte.” reagire anche se mi rendo conto di entrare di nuovo in crisi. Mi sento come prigioniera nelle sabbie mobili. E i tentativi per uscirne fuori sono sempre più blandi e disperati, e raggiungono solo lo scopo di farmi precipitare più a fondo.” “Ieri mi sentivo dentro una speranza non motivata. Non speravo nel miglioramento della situazione familiare. Avevo solo nel cuore una speranza: la speranza. Prima, pensavo di non potere sperare se non in una speranza determinata: ieri, improvvisamente, è nata in me una diversa speranza. Nel cuore, questa speranza. Era bello: benché sia durata poco. Oggi ad esempio, non c’è più questa speranza nel cuore. L’avevo così negata questa speranza. Questa speranza immotivata contiene in realtà un sacco di cose: anche il futuro. Una speranza che comprendeva il futuro. Ma un futuro che era vita tutto sommato. La presenza di un avvenire. Non è facile concretizzare in parole quello che sento. Il futuro mi spaventava, prima, perché vedevo la ripetizione di un presente. Ieri, non avvertivo più questo senso negativo: non mi ponevo, non mi fissavo, delle tappe da raggiungere: c’era una libertà di avvenimenti. Mi sembrava di poter credere.” “Questo sentirmi così lontana da tutti mi angoscia profondamente, mi fa piacere quello che mi ha detto. Forse domani non è così lontano: anche se messa di fronte alle responsabilità mi sento naufragare.” Nei giorni scorsi sono stata bene. Stamattina il risveglio non è stato così pesante: una tristezza, poi, più che un’angoscia. Un senso di rassegnazione anche sul piano della salute. Mi sento vuota, Molto vuota. Non mi sento ancora “Sentendomi capita non mi sono sentita più male. Mi è stato di aiuto inserire la malattia in un fatto puramente umano. Il fatto che un’altra persona mi comprendesse dal punto di vista umano mi ha aiutata moltissimo. Non mi sento sola. Solo con il suo aiuto riesco a resistere. Quella che sto vivendo la si può definire un’avventura.” io. Mi sento in balìa delle persone e della situazione. Ci si sente come costretti a camminare su due gambe rotte. Mi sento tutta a pezzi. Si prova una sofferenza tremenda: come ricercare qualcosa che non si raggiunge mai. Mi chiedo spesso come un organismo possa superare tutto questo. Possibile che non ci si consumi con tutto questo? Nonostante tutto questo stillicidio l’organismo resiste. Mi sembra un mistero. Non ha alcuna presa da alcun punto di vista organico? Mi sento veramente monotona. Ci sono dei momenti in cui mi sento liberata da questo peso. Stamattina è stata una mattinata difficile. Ci si trova a terra da un momento all’altro. Come mai si arriva a questo? Un crollo improvviso. Mi sento veramente morta. Mi sento con dentro niente. Mi ritrovo senza nessun desiderio. Sono un po’ più cosciente e di conseguenza ne sento di più il peso. Sono in un baratro.” 43 “ 44 “ Mi rendo conto di non assolvere i miei doveri, e così nasce il senso di colpa, una profonda tristezza e il rimpianto struggente per la mia persona che un tempo sapeva vivere e che adesso piuttosto malamente sopravvive. Il risveglio del mattino è il momento più tragico: dopo la pausa notturna ricomincio a soffrire, sento il cuore stretto come in una morsa d’acciaio e, per quanto mi ripeta che devo reagire, mi abbandono a scene di disperazione perché non riesco a sopportare l’idea di rimanere da sola e di dovere sopportare quella che, in tempi normali, sarebbe per me una comune giornata di lavoro. La musica mi procura una sofferenza acutissima probabilmente perché rievoca una sensazione di benessere e di serenità che ora non posso provare. Il rimpianto per i momenti migliori provoca la sofferenza. Sono molti i momenti in cui credo che il dolore non mi consenta di resistere, qualche volta ho paura di morire, molto più spesso temo che la mia angoscia finisca con l’essere permanente. “ “ Sono esasperata da questa sofferenza. Mi faccio anche rabbia ma non riesco a uscirne. Non ne posso più. Non ce la faccio più a vivere così. Cosa posso fare? Mi rendo conto dell’assurdità del mio comportamento. Non riesco nemmeno a dirle quale tipo di sofferenza sia: è qualcosa di quasi fisico. Razionalmente dovrei dire: non ho una ragione particolare per stare male e nondimeno sto male. È una situazione assurda. Mi sento solo dire che tutto dipende da me. Sembra che io mi voglia adagiare. Intanto, sento un grande vuoto intorno. Incomincio veramente ad essere disperata nella mia situazione. Cosa faccio, visto che anche con l’aiuto dei farmaci non sono riuscita a uscirne? Mi sento colpevole. Provo un senso di vergogna. Mi detesto. È una cosa disumana: non ne posso più. Questa sofferenza mi annulla. Il pensiero di portare con me questa sofferenza è tremendo. Non è facile morire. Sono perfino ingrassata. Cerco disperatamente di non lasciarmi sommergere. Mi sento morire. 45 i: l e e repentino d ella ecipitoso vi ta lo pr l e c ,i us r ngh el iot d a tit r p o o s ce di n get ta to ta bell a c i l a de te n m o c continuamente l o su p er a ia na mente.” olosa eric ep inghiot t i t o c e nt i “ L a s p e olte dalla spu v ma di .” te en a arcobalen o a temera rietà, proprio là d a bell icat o v e del rum ore con g g era i ap sup iù componente s ri ggiamente e p elva eri ù s c ol pi o s am lo è l’ a z n ra e della vita , tino pen re “La speranza è l ’ a rcob ale n o get tat o e 46 ru mo r pre di nuovo ric ompon ma e sem en te a spu l l a si: d e t con l o tin iv d uam a i en a n t ti e ent iam agg lv se o “La speranza è l’arcobaleno gettato al di sopra del ruscello precipitoso e repentino della vita, inghiottito centinaia di volte dalla spuma e sempre di nuovo ricomponentesi: continuamente lo supera con delicata bella temerarietà, proprio là dove rumoreggia più selvaggiamente e pericolosamente.” di nu e r ov p m o se proprio là dov e a gi eg , à t ie r a r e del ruscello p a rec r p ip so it di os l a da Umano troppo umano di Friedrich Nietzsche - Adelphi 1965 47 } 48 Spesso mi sono chiesto se, potendo scegliere, avrei preferito essere affetto da Disturbo Bipolare. Se il litio non fosse stato disponibile o non avesse funzionato su di me, la risposta sarebbe semplicemente no, e sarebbe una risposta piena di terrore. Ma il litio su di me agisce e penso perciò di potermi permettere questa domanda. Abbastanza stranamente, penso che sceglierei di essere affetto da questa malattia. È una questione complicata. La Depressione è spaventosamente al di là delle parole, dei suoni o delle immagini: non sceglierei di affrontarne un’altra, se profonda e lunga. Sgretola lentamente i rapporti con gli altri attraverso il sospetto, la mancanza di fiducia e di autostima, l’incapacità di gioire della vita, di camminare, parlare o pensare normalmente, il venire meno delle energie, il terrore di notte, il terrore di giorno. Non se ne può dire niente di buono: ti fa vivere l’esperienza di essere vecchi e ammalati, di essere lenti nel pensare, senza grazia, finezza e coordinazione dei movimenti. È quando si è orribili, quando manca la speranza in ciò che la vita ti può offrire. Quando le persone dicono di sapere ciò che significa essere Depressi, perché hanno vissuto un divorzio, perso il lavoro oppure litigato con qualcu- no, mi arrabbio. Quelle esperienze sono accompagnate da sentimenti. La Depressione invece è del tutto piatta, senza “sapore” e sterile. Inoltre è autentica, assolutamente autentica, tanto che gli altri, quando sei Depresso, non tollerano di starti vicino. Pensano di doverlo fare e possono anche provarci, ma tu sai e loro sanno che tu sei come una spina nel fianco: sei irritabile e diffidente, senza umorismo, spento, ipercritico ed esigente e nessuna rassicurazione ti è mai sufficiente. Sei spaventato e spaventi gli altri, sei “non uguale a te stesso in niente, ma presto lo sarai”, tuttavia sai che non è vero. Allora perché voglio avere a che fare con questa malattia? Perché sinceramente penso di averne ricavato una maggiore ricchezza e profondità di sentimenti; ho vissuto più esperienze e di intensità maggiore; ho amato di più e sono stato più amato; ho riso più spesso per aver pianto più spesso; ho apprezzato maggiormente le primavere grazie ai miei inverni; ho indossato la morte “vicina come la stoffa che ti veste” più intensamente e l’ho apprezzata di più – insieme alla vita; ho visto negli altri le qualità migliori e i difetti peggiori e ho, a poco a poco, capito l’importanza di occuparsi degli altri, della lealtà e di guardare attraverso le cose. Penso di avere esplorato il respiro, la profondità e l’ampiezza della mia mente e del mio cuore e di essermi reso conto di quanto entrambi siano fragili e inconoscibili, in ultima analisi. Depresso, ho strisciato sulle mani e sulle ginocchia, solo per attraversare una stanza e l’ho fatto per mesi e mesi. Ma, normale o Euforico, ho camminato più veloce, ho pensato più rapidamente e ho amato più intensamente della maggior parte delle persone che conosco. E ritengo che, in gran parte, ciò sia dovuto alla mia malattia. Credo che mi abbia fatto conoscere i limiti della mia mente, della mia educazione, della mia famiglia, dell’istruzione e degli amici. Le innumerevoli crisi Ipomaniacali, oltre a quelle maniacali, ognuna di esse, hanno regalato alla mia vita un diverso livello di sensibilità, di sentimenti, di pensieri. Anche quando ero psicotico al massimo grado, delirante, allucinato, frenetico, ero consapevole di scoprire nuovi angoli della mia mente e del mio cuore. Alcuni erano incredibili e meravigliosi, mi toglievano il fiato e sentivo che sarei potuto morire proprio in quel momento, ma che quelle immagini mi avrebbero salvato. Quando mi sentivo di nuovo normale, non riuscivo a immaginare di tornare a una vita incolore, perché ho conosciuto quegli angoli sconfinati e le loro Il brano a lato, scritto da una persona affetta da Disturbo Bipolare, pone in rilievo alcuni effetti positivi della malattia che molte persone, dopo essersi ristabilite grazie alla terapia, raccontano di avere sperimentato. Stati Misti, Ipomania e Mania Nel corso di un Disturbo Bipolare, oltre agli Episodi Depressivi Maggiori, possono comparire Stati Misti, Episodi Ipomaniacali e Maniacali. ~ 49 50 Stati Misti Ipomania Mania Gli Stati Misti possono genericamente essere definiti come la presenza simultanea di sintomi Depressivi e Maniacali, possono manifestarsi come fasi di transizione tra Episodi di polarità diversa o come Episodi a sé stanti. Sono i più soggetti agli errori diagnostici e terapeutici e la loro definizione rimane vaga, malgrado si presentino nel 40% delle persone affette da Disturbo Bipolare. La caratteristica più saliente degli Stati Misti è la variabilità e labilità dell’umore: gli Stati Misti spesso assomigliano agli Episodi Maniacali nell’energia dell’eloquio e nell’iperattività fisica mentre l’umore e i segni e i sintomi vegetativi (per esempio il ritmo sonno-veglia o i cambiamenti dell’appetito) tendono a essere di natura Depressiva. I cambiamenti dell’umore che influenzano il comportamento nell’ipomania possono essere modesti o pronunciati. L’umore di solito è pieno di brio, senza incertezze ed Euforico, ma con una sfumatura di irritabilità. All’euforia si accompagna un autentico senso di benessere fisico e mentale, una sensazione che trasporta la persona in un nuovo mondo di idee e possibilità senza limiti. Una persona cui fu diagnosticato un Episodio Ipomaniacale di malattia rispose: “Se sono malato, questa è la più splendida malattia che abbia mai avuto”. Il pensiero dell’ipomaniacale è accelerato, passa rapidamente da un argomento a un altro, le idee scorrono spontaneamente e con grande facilità. A causa del flusso di pensieri accelerato e per la perdita di inibizioni le attività artistiche vengono favorite. L’attività e il comportamento vengono notevolmente intensificati, le persone diventano apparentemente instancabili, fermamente determinate, più grintose e aggressive. Le funzioni sensoriali sono estremamente vigili, le sensazioni più intense. La Mania differisce dallo stato Ipomaniacale soprattutto per quanto riguarda l’Affettività, l’Ideazione e il Comportamento. L’umore non differisce molto, anche se la sensazione soggettiva di disagio è intensa e manifesta. Affettività Euforia: l’espansività Maniacale comporta stati d’animo fugaci. La persona ha un’elevata stima di sé, una sensazione di superiorità (è in pratica un difetto di critica perché le prestazioni non sono migliori) e non fa le cose ordinarie che fanno gli altri (non c’è bisogno di fare le cose di tutti i giorni). Gli istinti vitali sono esaltati: non dorme (perché non gli serve), non mangia (o lo fa in modo disordinato), aumentano gli atteggiamenti seduttivi e a sfondo sessuale. · Ridotta tolleranza alle frustrazioni. · Disforia: il Maniacale, pur essendo Euforico, non è gioviale, è spesso aggressivo, irascibile e recriminatorio. Disprezza il mondo esterno e gli altri, che non ritiene alla sua altezza. · Ideazione · Tutto diventa possibile, scompaiono la riflessione, l’equilibrio. · A causa di una iperattività la persona non riesce a stare ferma, ha un continuo vorticare di idee e di pensieri, e tenta di realizzare immediatamente progetti e fantasie. Ha un continuo turbinare di idee e fa di tutto al momento per realizzarle per poi cambiare subito idea. · Sono presenti indebolimento delle funzioni di sintesi, della capacità di riflessione e riduzione dell’attenzione con difficoltà a concentrarsi su un argomento, a seguire un discorso, a svolgere sino in fondo un determinato tema. · Aspetto ludico: il Maniacale gioca come un bambino, con atteggiamenti scherzosi, può parlare per neologismi, fare associazioni per assonanza. · Tematiche di grandezza caratterizzate da ipervalutazione delle proprie qualità e capacità che possono giungere a un livello delirante (delirio di forza, genealogico, di invenzione). A volte sono presenti tematiche di persecuzione comprensibilmente collegate con i sentimenti di ostilità e aggressività che il Maniacale inevitabilmente suscita negli altri. 51 52 Tratto da Berkow R, ed.: Merck Manual, ed. 15, p 1518. Merck Sharp & Dohme Research Laboratories, Rahway, NJ, 1987. Per gentile concessione. · Espressività mimico-gestuale e verbale esagerata (agitazione psicomotoria): logorrea, giochi di parole, motteggi, ma tutto in modo superficiale; a un certo livello di eccitamento può accadere che il ritmo delle idee rapidissimo superi le possibilità di verbalizzare e mettere in pratica tali idee: si può giungere così al raro blocco psicomotorio che pone non semplici problematiche diagnostiche. · Nonostante l’esuberanza della sua espressività verbo-mimico-gestuale e motoria la persona in stato Maniacale manca di una reale comunicazione e di un autentico incontro con l’altro, che viene degradato a oggetto dei propri desideri o a spettatore della propria grandezza. · Comportamento stravagante e disinibito: il Maniacale vede il mondo pigro, lento, che non gli va dietro. Intraprende continue iniziative senza riuscire a portarne a termine alcuna; racconta intemperanze sessuali e avventure ma non le porta quasi mai a compimento. Spende moltissimo e può dilapidare in breve tempo anche ingenti patrimoni. Differenze cliniche tra Depressione e Mania Comportamento UMORE MANIFESTAZIONI PSICOLOGICHE ASSOCIATE Sindrome Depressiva Sindrome Maniacale Depresso, irritabile o ansioso (tuttavia la persona può sorridere o negare la modificazione soggettiva dell’umore e lamentarsi invece di dolori o altri problemi organici) Crisi di pianto (tuttavia la persona può lamentarsi di essere incapace di piangere o di provare emozioni) Esaltato, irritabile od ostile Mancanza di fiducia in sé stessi; scarsa autostima; disprezzo per sé stessi Scarsa capacità di concentrazione; indecisione Ridotte gratificazioni; perdita di interesse per le attività abituali; perdita dei legami affettivi; ritiro sociale Attese negative; disperazione; senso di impotenza; accresciuta dipendenza dagli altri Ricorrenti pensieri di morte o suicidio MANIFESTAZIONI SOMATICHE SINTOMI PSICOTICI Rallentamento psicomotorio; facile affaticabilità; agitazione Anoressia e calo ponderale oppure aumento di peso Insonnia o ipersonnia Irregolarità mestruali o amenorrea Anedonia; perdita del desiderio sessuale Deliri di indegnità e colpevolezza Deliri di riferimento e di persecuzione Deliri di malattia (nichilistici, somatici o ipocondriaci) Deliri di povertà Allucinazioni Depressive nella sfera uditiva, visiva e (raramente) olfattiva Momentanee fasi di pianto (come parte di una sindrome mista) Eccessiva autostima; tendenza a vantarsi; grandiosità Fuga dei pensieri; associazioni per assonanza (nuovi pensieri indotti dal suono delle parole piuttosto che dal loro significato); distraibilità Aumento di interesse per le nuove attività, la gente, le occupazioni creative; maggiore coinvolgimento nella vita degli altri (che si sentono infastiditi a causa del comportamento invadente e indiscreto del paziente); sprechi negli acquisti; avventatezza sessuale; pazzi investimenti economici Agitazione psicomotoria; eutonia (accresciuto senso di benessere fisico) Possibile perdita di peso da aumento dell’attività e da disattenzione per corrette abitudini alimentari Ridotta necessità di sonno Aumento del desiderio sessuale Deliri di grandezza e di talento eccezionale Deliri di assistenza; deliri di riferimento e di persecuzione Deliri di eccezionale salute mentale e fisica Deliri di ricchezza, di origini aristocratiche o di altra identità grandiosa Allucinazioni uditive o visive fugaci 53 Temperamento, Personalità e Disturbo: cosa appartiene alla persona e cosa al sintomo FOTO ISTOCKPHOTO/NRUSSON I termini temperamento e personalità sono spesso utilizzati come sinonimi per indicare l’insieme delle caratteristiche stabili che si esprimono nel modo di sentire, percepire, pensare e agire della persona. In realtà ogni singolo termine fa riferimento a elementi precisi e ben definiti. Il temperamento è la caratteristica costituzionale che indica il livello di energia e la qualità dell’umore che determinano il particolare modo individuale di rispondere agli stimoli esterni. La personalità nasce dall’interazione tra fattori acquisiti e fattori costituzionali tipici di un individuo e riconoscibili fin dall’adolescenza o dalla giovinezza. 55 IL DISTURBO BIPOLARE E IL DISTURBO DEPRESSIVO MAGGIORE SONO DISTURBI DELL’UMORE, QUINDI PER CAPIRE MEGLIO DI CHE COSA SI TRATTA È NECESSARIO RIFLETTERE SUL SIGNIFICATO DI “UMORE” L’UMORE (dal latino humor-is, nome generico che indica i liquidi organici e la linfa dei vegetali), come sostengono Perini et al. (2006), è la disposizione affettiva di base, non accessibile al- l’osservazione diretta, ma che può essere desunta dai comportamenti, dalla mimica e dai contenuti di pensiero espressi dalla persona. “L’umore è la risultante di qualità e ca- ratteristiche, in parte acquisite e in parte innate, intrinseche alla costitu- zione della persona. Il tono dell’umore oscilla fisiologicamente tra il polo della tristezza e quello della gioia” (Perini et al., 2006), quindi condiziona tutta l’affettività. L’AFFETTIVITÀ è la capacità di provare emozioni e sentimenti che in ogni persona si differenziano a seconda dello stimolo che li ha causati e, ancor di più, in funzione di quella disposizione affettiva di base definita “umore”. 56 E il TEMPERAMENTO che ruolo ha? In un certo senso possiamo considerare il temperamento, almeno in parte, come sinonimo di umore fondamentale di una persona. Vediamo di spiegarci meglio: L’umore di fondo è l’umore fondamentale, ossia una disposizione affettiva di base, geneticamente determinata, che risente di vari fattori biologici (per esesempio il quadro ormonale, l’assetto neurotrasmettitoriale cerebrale, ecc.) e di fattori ambientali. Spesso la persona non ne è pienamente consapevole. L’umore di fondo viene influenzato, ad esempio, dal ritmo sonno-veglia, dal momento della giornata, dalla stagione, dalla quantità e qualità della luce, ecc. Si può parlare, in tal senso, di temperamento. Avvenimenti o circostanze particolari (ad esempio come una brutta notizia oppure una bella notizia) possono intervenire su questo umore di base (temperamento) e determinare un umore di sfondo, caratterizzato da gioia o tristezza e motivato appunto dall’avvenimento/circostanza. È necessario considerare che ci sono persone che, per loro natura, presentano un umore tendenzialmente un po’ spostato verso il polo Maniacale. Il loro tono dell’umore, come accade a tutte le persone, oscilla, ma le oscillazioni risultano essere, per così dire, un po’ calibrate verso l’alto. Si parla in tal caso di temperamenti ipertimici. Per contro, esistono persone in cui le oscillazioni dell’umore tendono a essere calibrate verso il basso. In tal caso si parla di temperamenti distimici. Nella persona ipertimica, di fronte a un evento favorevole o sfavorevole, le oscillazioni risulteranno sempre più vicine al polo Maniacale rispetto a quelle della media delle persone esposte ai medesimi accadimenti in quanto il livello del tono dell’umore di base (temperamento o fondo) è di per sé un po’ più alto. Nella persona distimica si verifica l’esatto contrario: anch’essa tenderà a rispondere agli eventi con delle amplificazioni fisiologiche delle oscillazioni del tono dell’umore, ma saranno sempre comunque più spostate verso il polo Depressivo rispetto alla media delle persone, in quanto l’umore di fondo o temperamento è di per sé più vicino al polo Depressivo. 57 ANALIZZIAMO NELLO SPECIFICO I DUE TEMPERAMENTI CITATI: 1 58 Che cosa accade nei Disturbi dell’Umore? 2 TEMPERAMENTO IPERTIMICO TEMPERAMENTO DISTIMICO “È caratterizzato da un umore e livello di energia stabilmente elevati in cui prevalgono ottimismo, allegria, esuberanza tendente all’irritabilità quando le persone vengono contrariate, impulsività, una particolare resistenza fisica, loquacità, estroversione, ridotto bisogno di sonno. Tale modo di ‘essere e di agire’, che si evidenzia fin dalla giovane età, è spesso presente nei personaggi di successo, in persone brillanti, ricche di vivacità intellettuale e artistica. Si tratta di una condizione che può costituire un terreno fertile per l’insorgenza di un Disturbo dell’Umore Bipolare.” (Perini et al., 2006). Questo tipo di Temperamento, talvolta, può comportare un disadattamento in ambito sociale e lavorativo in quanto, in alcune persone, l’eccessiva stima di sé, l’eccessiva sicurezza nelle proprie qualità e capacità, l’impulsività, la disinibizione possono condurre ad agiti irresponsabili. È caratterizzato da un tono dell’umore stabilmente Depresso, da un persistente sentimento di tristezza, basso livello di energia, evidente soprattutto al mattino, ipersonnia, scarsa autostima, tendenza all’autosvalutazione e ad una visione pessimistica globale. È presente una costante insicurezza che spinge a evitare di assumere iniziative e conduce a sentimenti di inade- guatezza e di colpa. La vita di relazione è in genere piuttosto limitata, con diffi- coltà nell’intraprendere nuove amicizie, introversione e passività nei rapporti in- terpersonali. Anche questa condizione può rappresentare un terreno fertile su cui può insorgere un Disturbo Depressivo Maggiore. Il nostro umore, dunque, fluttua costantemente; talora si tratta di modificazioni quasi impercettibili, brevissime; a volte più accentuate, più lunghe, ma comunque transitorie. “Quando l’umore si modifica in senso Depressivo o Euforico in modo persistente e accentuato e dà luogo ad una vera sofferenza psichica e fisica e ad evidenti ripercussioni sul nostro comportamento abituale e sulle nostre capacità adattive, riducendo le possibilità di rispondere adeguatamente alle comuni esigenze della vita quotidiana, ci troviamo di fronte a un Disturbo dell’Umore.” (B. Carpiniello, 2006). Sulla base di quanto evidenziato, abbiamo visto come i Disturbi dell’Umore siano largamente influenzati da fattori genetici. Ma cosa viene ereditato? Non si eredita il Disturbo in sé ma una certa “vulnerabilità” di quei sistemi che regolano il tono dell’umore, dunque un temperamento o umore di fondo predisposto al Disturbo. Anche gli eventi di vita rivestono un ruolo importante nel decorso del Disturbo, ma in assenza di tale vulnerabi- lità, gli stress ambientali o le esperien- ze traumatiche non possono, da soli, determinare l’insorgenza del Disturbo. Nello specifico possiamo considerare che per un’alta “vulnerabilità” al Disturbo sarà sufficiente anche uno stress di bassa intensità per provocare uno stato di malattia; viceversa, per una bas- sa vulnerabilità al Disturbo sarà neces- sario uno stress d’intensità molto forte perché si verifichi il Disturbo. 59 Eutimia: tono dell’umore non bloccato, che oscilla fisiologicamente tra la gioia e la tristezza ECCITAMENTO MANIACALE ECCITAMENTO MANIACALE IPOMANIA IPOMANIA EUFORIA EUFORIA GIOIA GIOIA EUTIMIA TRISTEZZA TRISTEZZA DISTIMIA DISTIMIA DEPRESSIONE DEPRESSIONE ANGOSCIA DEPRESSIVA ANGOSCIA DEPRESSIVA Figura 1 Figura 2 Il tono dell’umore oscilla fisiologicamente nel tempo, a seconda del momento della giornata, del ritmo sonno/veglia, della quantità e della qualità della luce, ecc: si tratta dell’umore di fondo o temperamento, geneticamente determinato. In questo caso, visto che le oscillazioni sono comprese tra la normale gioia e la normale tristezza si parla di “eutimia”. 60 Cosa succede quando sull’umore di fondo interviene un evento esterno Fonte: (Perini et al., 2006) esito positivo di un esame universitario Sono evidenziati alcuni eventi che determinano un ampliamento delle oscillazioni dell’umore. Alla notizia dell’esito positivo di un esame segue un periodo di buon umore (gioia) mentre dopo un esito negativo avremo un umore triste. Alla notizia della vincita della lotteria abbiamo un periodo di umore particolarmente gioioso, Euforico, non ancora considerato patologico. esito negativo dell’esame per la patente vincita alla lotteria Fonte: (Perini et al., 2006) 61 Temperamento Ipertimico e Temperamento Distimico Disturbo Bipolare: dal Temperamento Ipertimico all’Episodio Maniacale ECCITAMENTO MANIACALE ECCITAMENTO MANIACALE IPOMANIA IPOMANIA EUFORIA EUFORIA GIOIA GIOIA TRISTEZZA TRISTEZZA DISTIMIA DEPRESSIONE DEPRESSIONE ANGOSCIA DEPRESSIVA ANGOSCIA DEPRESSIVA Figura 3 Figura 4 In questo grafico è riportato l’esempio delle oscillazioni del tono dell’umore nei Temperamenti Ipertimici (gioia/euforia) e Distimici. La linea scura rappresenta l’andamento tipico del Temperamento Ipertimico, mentre la linea chiara rappresenta l’andamento tipico del temperamento Distimico. 62 Episodio Maniacale DISTIMIA Fonte: (Perini et al., 2006) In questo grafico vediamo un possibile andamento del tono dell’umore di un soggetto che soffre di Disturbo Bipolare I in una fase ipertimica e che dopo alcuni eventi di vita sviluppa un Episodio di Subeccitamento Maniacale prima e un Episodio Maniacale poi. esito positivo di un esame universitario esito negativo dell’esame per la patente Fonte: (Perini et al., 2006) 63 Cause e fattori scatenanti dei Disturbi dell’Umore La tendenza attuale riguardo alle cause dei Disturbi dell’Umore è quella di considerare uno schema multifattoriale, che vede implicati diversi aspetti: FOTO ISTOCKPHOTO/BLINDSPOT eredo-genetici: gli studi condotti, con- siderati nel loro complesso, suggeriscono che vi sia una predisposizione ereditaria ai Disturbi dell’Umore, avendo riscontrato una maggiore probabilità di sviluppo di tale Disturbo in famiglie con uno o più parenti affetti; biologico-metabolici: ad esempio di- sfunzioni ormonali, alterazioni del funzionamento di neurotrasmettitori, in particolare la noradrenalina e la serotonina, alterazioni organiche o metaboliche; 65 psicologici: tra cui si individuano ca- ratteristiche di personalità predisponenti, fattori familiari (educazione, cultura, modalità di relazione e interazione) e i traumi conseguenti a eventi a forte carica emotiva o a particolare significato affettivo che possono funzionare da fattore scatenante la malattia oppure precipitante. Fra i principali fattori traumatizzanti ricordiamo la perdita di persone significative (morte o abbandono), o di status o ruolo (pensionamento, licenziamento,..) o ancora, importanti delusioni, frustrazioni, fallimenti; socio-ambientali: oltre a eventi traumatici e al ruolo della famiglia, risulta importante il supporto e il sostegno che l’individuo riceve dalla società nel superare o mitigare le conseguenze degli “stress”. I possibili fattori scatenanti di un Episodio di Disturbo dell’Umore possono includere: Cambiamenti stagionali · La morte della persona amata /partner · Scarsi contatti sociali · Perdita del lavoro /disoccupazione · Malattia fisica cronica · Trasloco /perdita dei contatti sociali · Conflitti cronici sul lavoro · Problemi coniugali · Parto · Abuso cronico di droga o alcool · Determinati farmaci (es. cortisone, antineoplastici, alcuni antiipertensivi…) · Il fatto di essere vittime di un crimine o incidente · Povertà · 66 Non si conosce una causa specifica dei Disturbi dell’Umore; le ricerche condotte hanno portato alla conclusione che essi siano il risultato di influenze genetiche, biologiche e psicologiche, combinate con eventi stressanti. Alcuni tipi di Disturbi dell’Umore sono ricorrenti in certe famiglie suggerendo che una vulnerabilità biologica può essere ereditata. Gli studi sulle famiglie in cui membri di più generazioni hanno sviluppato il Disturbo Bipolare hanno riscontrato che i soggetti con la malattia hanno un assetto genetico in qualche modo diverso da quelli che non si ammalano. Peraltro non è vero il contrario: non tutti quelli che hanno l’assetto genetico di vulnerabilità al Disturbo Bipolare si ammaleranno del Disturbo. È verosimile che altri fattori addizionali siano responsabili dell’insorgenza del Disturbo come stress nella vita di casa, al lavoro o a scuola. In alcune famiglie il Disturbo Depressivo Maggiore sembra trasmettersi da una generazione all’altra; viceversa può anche succedere che si ammalino di Disturbo Depressivo Maggiore persone che non hanno alcuna storia familiare di Depressione. Il Disturbo Depressivo Maggiore è spesso associato con delle modificazioni della struttura cerebrale o del funzionamento cerebrale. Un Episodio Depressivo Maggiore può essere scatenato da una perdita seria, da difficoltà relazionali, da problemi finanziari o da qualche cambiamento della vita quotidiana (sgradito, ma qualche volta persino desiderato). Molto spesso l’esordio del Disturbo Depressivo Maggiore è legato ad una combinazione di fattori genetici psicologici e ambientali. Episodi successivi del Disturbo sono tipicamente precipitati anche da eventi stressanti lievi, o anche in assenza di eventi stressanti. Le donne fanno esperienza della Depressione con una frequenza circa doppia rispetto agli uomini. In questo dato giocano una rilevante influenza i cambiamenti dell’assetto ormonale, che si verificano in concomitanza con: · · · · · le mestruazioni le gravidanze gli aborti il periodo post partum la menopausa Molte donne devono far fronte ad altri stress, quali la responsabilità sia sul lavoro sia a casa; il fatto di essere sole nel crescere un figlio; il prendersi cura dei bambini o dei genitori anziani. Molte donne sono poi anche particolarmente vulnerabili dopo la nascita di un figlio. 67 I fattori che possono portare alla Depressione post partum in alcune donne sono i cambiamenti ormonali e fisici, così come le responsabilità aggiuntive di farsi carico di una nuova vita. Mentre certi stati transitori di malinconia sono frequenti e normali nelle neo-madri, la presenza di un Episodio Depressivo Maggiore invece non è un evento normale, e richiede un intervento specialistico. Gli uomini tendono meno ad ammet- tere di essere Depressi, e i medici sono meno portati ad averne il sospetto. La Depressione può anche colpire la salute fisica nell’uomo in modo differente rispetto alla donna. Studi recenti dimostrano che, mentre la Depressione è associata a un aumentato rischio di patologia coronarica in entrambi i sessi, soltanto negli uomini è associata a una quota più alta di mortalità. Tipicamente la Depressione nell’uomo non si rivela come senso di mancanza di speranza o di impossibilità di trovare aiuto, ma piuttosto nell’essere irritabile, arrabbiato, e scoraggiato; una tale Depressione può dunque essere difficile da riconoscere. Anche quando un uomo realizza di essere Depresso, cerca aiuto meno volentieri di una donna. L’incoraggiamento e il supporto di altri 68 membri della famiglia preoccupati può fare la differenza. Sul posto di lavoro, laddove esista sensibilità verso la salute mentale, esiste una maggiore possibilità di aiutare gli uomini a comprendere e accettare la Depressione come malattia reale che necessita di un trattamento. La Depressione è una malattia del cervello o un problema psicologico? In medicina lo studio delle varie malat- tie si è sempre basato sulla individua- fatti, grazie allo sviluppo di tecniche so- li e dalla loro modalità di funzionamento fisticate che visualizzano le strutture (fisiologia nervosa e ruolo dei vari neucerebrali e ne studiano i complessi rotrasmettitori). meccanismi, si è cominciato a ipotizzare alcuni modelli che possono spiega- Secondo il modello “psicologico” ciò in termini biologici. to, i nostri pensieri e le nostre emozioni re le cause delle malattie psichiatriche che determina il nostro comportamensono fattori psicologici, vale a dire l’ap- In psichiatria si è sempre discusso prendimento da figure significative, le sull’origine delle malattie e i vari spe- interazioni sociali, l’elaborazione sogcialisti per ragioni storiche si sono gettiva dell’esperienza e cosi via. sempre schierati a favore dell’una o dell’altra teoria. Man mano che le conoscenze sono medi specifici per combatterle. Per fa- I modelli che da sempre si sono con- logico sia in ambito psicologico, i due e descrivere le alterazioni strutturali vato dalla tradizione medica e neuro- È indubbio che nelle malattie psichia- zione delle cause e sulla ricerca dei rire questo è fondamentale osservare dell’organo colpito e le alterazioni delle sue funzioni. Se questo è stato relativamente semplice per organi e ap- parati per i quali si ha una buona conoscenza della struttura e della fun- zione perché possono essere studiati direttamente (ad esempio cuore, pol- moni, reni ecc.), non lo è altrettanto per il cervello. Solo negli ultimi anni in- andate aumentando sia in ambito bio- trapposti sono quello “biologico”, deri- modelli si sono sempre più integrati. logica, e che ha sempre considerato i triche siano stati individuati fattori Disturbi psichici delle malattie in ana- causali sia di tipo biologico sia di tipo logia alle malattie mediche, e quello psicologico. “psicologico” che si rifà più a fattori introspettivi e di sviluppo soggettivo. Il fatto importante da rilevare è che Secondo il modello “biologico” il com- continuamente. Qualsiasi fenomeno portamento, i pensieri e le emozioni so- questi due tipi di fattori interagiscono psichico infatti induce modificazioni bio- no determinati dalle strutture cerebra- logiche rilevabili a livello cerebrale e, al 69 contrario, modificazioni della struttura o delle funzioni del cervello inducono modificazioni psicologiche. La questio- Il Disturbo dell’Umore è una malattia ereditaria? ne quindi se la Depressione sia una Lo studio della ereditarietà genetica malattia del cervello o se abbia un’origi- delle malattie psichiatriche pone, a difne psicologica è in realtà un falso pro- blema. Fattori biologici e fattori psicolo- gici sono due aspetti di uno stesso fe- nomeno di cui uno può essere causa dell’altro e viceversa. Nel valutare un Disturbo dell’Umore e nel ricostruire la storia della persona (esordio del Disturbo, rapporto con possibili eventi della vita, frequenza, ritmo di compar- sa dei sintomi ecc.) non è quindi utile cercare esclusivamente cause biologi- che o cause psicologiche, perché sia l’una che l’altra impostazione, se consi- derate singolarmente, trascurano ferenza delle malattie mediche, maggiori problemi. Infatti nel caso delle ma- lattie psichiatriche si discute ancora su sulle famiglie e dagli studi sui gemelli e, condata ed ereditano un patrimonio interpretazioni. problema. Se infatti i due gemelli ven- È stato rilevato infatti che un soggetto fatti crescere in ambienti diversi, essi anche se si tratta di dati statistici, for- genetico identico, hanno dato un valido niscono interessanti basi per eventuali contributo alla comprensione di questo gono separati alla nascita e vengono A questo proposito è necessario prene hanno una importante componen- Di fronte a questo dato si potrebbe co- parte dall’ambiente esterno, dagli appartenenti alla stessa famiglia condi- le” e “innato” (ereditato) e su quanto sia invece “acquisito” dalle influenze ambientali esterne. cisare che alcune forme di Depressio- te “acquisita”, dipendono cioè in gran È molto più utile e costruttivo invece vengono affrontati. Altre forme Deconsiderare entrambi i determinanti pressive (ad esempio gli Episodi che si manifestano nell’ambito di un Distur- persona e dell’esordio e dello sviluppo bo Bipolare) hanno una prevalente componente genetica. del suo Disturbo. 70 l’Umore provengono dalle osservazioni sviluppano cioè dalla stessa cellula fe- ha una maggiore probabilità di amma- mostrano una probabilità molto simile di ammalarsi di un Disturbo dell’Umolarsi di un Disturbo dell’Umore se vi sore. Questa probabilità non è però idenno tra ascendenti e collaterali altri tica: ciò significa che le influenze amcomponenti ammalati e che il rischio bientali giocano comunque un ruolo imaumenta quanto più stretto è il rapporportante, anche se parziale. to di parentela. quanto della malattia sia “costituziona- aspetti altrettanto importanti della vita eventi di vita spiacevoli (stressanti) e dalle modalità con cui questi eventi psichica della persona. per una maggiore comprensione della I dati sulla ereditarietà dei Disturbi del- Gli studi sui gemelli “omozigoti”, che si munque obiettare il fatto che i soggetti vidono ambiente, abitudini, atteggia- In sintesi, una componente ereditaria nella genesi dei Disturbi dell’Umore è accertata, in particolare per il Distur- bo Bipolare, ma è importante sottoli- neare che fattori ambientali e influenmenti, modalità di affrontare i problemi ze esterne favoriscono la manifestae così via. Un individuo quindi cresce e zione della malattia. Ciò che si eredita si sviluppa in un particolare ambiente e quindi non è tanto la malattia in se geneticamente. malattia si sviluppi. “acquisisce” caratteristiche analoghe a stessa quanto la predisposizione, il quelle dei familiari ma non le eredita terreno biologico favorevole perché la 71 FOTO ISTOCKPHOTO/ANGELHELL PENSIERO DEPRESSIVO DESIDERIO DI MORTE IDEAZIONE SUICIDARIA Non è necessario dire che l’infelicità esteriore ha relativamente poco a che fare col suicidio. Il suicidio è un comportamento complesso e multicausale che coinvolge molte componenti biologiche, psicosociali e culturali ma malgrado questo la sua prevenzione è quasi esclusivamente lavoro dei medici. Il suicidio spesso appare agli estranei come una perversione supremamente immotivata e attuata per ragioni che sembrano banali o addirittura impercettibili. Ci sono due fattori importanti che spiegano questo: il suicidio è un evento relativamente raro nella popolazione ma più del 90% delle vittime di suicidio e del 90% di quelli che tentano il suicidio hanno almeno un Disturbo psichiatrico presente al momento dell’atto e, d’altra parte, la grande maggioranza (quasi il 100% delle donne e l’80% degli uomini) delle vittime di suicidio contattano il medico di base o un servizio psichiatrico nel loro ultimo anno di vita. Nel migliore dei casi esse leniscono il senso di colpa dei vivi, placano le menti razionali, incoraggiano i sociologi nella loro ricerca di teorie convincenti. Il tentativo o il compimento di un suici- dio da parte di una persona in fase di Depressione trova spiegazione nello stato d’animo che essa vive quotidianamente e spesso appare la conse- guenza logica dell’assetto emotivo-cognitivo indotto dalla condizione De- pressiva. Tanto più è difficile per la persona attribuire un significato a Le persone affette da Disturbo dell’Umore hanno una quota di decessi questo stato o tanto più sorprende e per suicidio 30 volte superiore a disorienta per la differenza rispetto alquella osservata nella popolazione la propria normalità, tanto più elevato generale. Ma le motivazioni reali appartengono al mondo interiore, a volte contraddittorio, labirintico e perlopiù impossibile a scorgersi. (Alvarez, 1973) 74 CHE STATO D’ANIMO PRECEDE IL SUICIDIO, E COSA LO RENDE PIÙ PROBABILE 74 Il 60% delle persone che muoiono per suicidio sono affette da Disturbi dell’Umore e nella maggior parte dei casi da un Disturbo Bipolare. La mortalità sull’arco della vita per suicidio nel Disturbo Bipolare è attestata intorno al 20%. La percentuale di persone con storia di tentativi di suicidio varia tra il 20 e il 56%. è il rischio di suicidio. Non a caso il periodo più a rischio per i comportamen- ti suicidari sono i primi cinque anni dall’inizio della malattia, quando la per- sona si trova ad affrontare condizioni ancora poco conosciute. 75 Il più delle volte il suicidio è la conclusio- Una falsa premessa che è alla bane di un vissuto interiore, doloroso e dise dei desideri suicidi è la convinziolaniante, in cui sono frequenti i dubbi ne della persona che starebbero sul porre in essere o meno il suicidio. Questo vissuto interiore spesso attraversa una serie di passaggi: in un primo momento la persona che soffre comincia a prendere in considerazione l’idea del suicidio, non in maniera veramente intenzionale, ma come una possibile soluzione ai propri problemi e al proprio dolore. Il suicidio appare come un’ultima via di fuga da percorrere nel caso che gli eventi o la propria condizione precipitassero. Ciò dà la possibilità di immaginare la propria morte in maniera positiva. Non si ha più paura di essa ma la si vede come un conforto e un sollievo; · · successivamente, quella che è un’idea di suicidio incomincia a prendere le sembianze di una vera e propria intenzione di porre termine alla propria esistenza. Si valutano pro e contro della scelta finale, ci si trova a combattere contro sentimenti opposti, fra la voglia di vivere e quella di morire, fra disperazione e speranza; infine, viene presa la decisione di togliersi la vita. · 76 tutti meglio se lei morisse. Dal momento che considera sé stessa indegna e si ritiene un peso, le appare falsa l’argomentazione che la famiglia soffrirebbe se lei morisse. Come è possibile che soffrano per la perdita di un peso? Una paziente immaginava di fare un favore ai genitori uccidendosi. Non solo avrebbe posto fine alle proprie sofferenze, ma avrebbe sollevato loro dalle responsabilità psicologiche e finanziarie: “Sto semplicemente portando via del denaro ai miei genitori. Lo potrebbero impiegare con miglior profitto. Non dovrebbero mantenermi. Mio padre non dovrebbe lavorare tanto e potrebbe viaggiare. Io sono infelice prendendo il loro denaro e loro con esso potrebbero essere felici”. (A. Beck, 1967) LE MOTIVAZIONI PSICOLOGICHE SOTTOSTANTI ALL’IDEAZIONE SUICIDARIA E AL SUICIDIO TENTATO O RIUSCITO ALL’INTERNO DI UN DISTURBO DELL’UMORE DI SOLITO SONO COSTITUITE DA: affidarsi a un sistema di supporto. Non basta che esista un sistema di supporto, occorre che la persona vi si voglia affidare e spesso il sentimento di vergogna inibisce questo processo; disperazione, intesa come il credere impossibile qualsiasi cambiamento rispetto allo stato di sofferenza attuale o perdita di fiducia in strumenti che possano operare il cambiamento. È la convinzione che il proprio stato emotivo non possa avere mai fine; · · · desolazione. La desolazione non impli- sentimenti di isolamento; sensazione di imminente perdita del controllo sui propri sentimenti e sui propri comportamenti. · LE CARATTERISTICHE COMUNI PRESENTI IN ALMENO IL 95% DEI TENTATIVI DI SUICIDIO SONO: ca solo un senso di disperazione sulla possibilità di cambiamento, ma anche la sensazione che la vita sia impossibile · lo scopo: la ricerca di una soluzione. In senza tale cambiamento; questo caso il suicidio diventa una risposta, apparentemente l’unica possibile; · senso di colpa, che in genere porta con sé odio verso sé stessi e bisogno di · l’obiettivo: la cessazione della sensapunizione; zione di consapevolezza nei confronti della sofferenza vitale e dei problemi; · rabbia, sia quella non specifica che quella diretta verso se stessi o altri; · lo stimolo: l’insopportabilità della sofferenza psicologica. Il suicidio è una ri· vergogna e umiliazione. La persona sposta esclusivamente umana a un affetta da Depressione può vergognar- estremo dolore psicologico; si persino dell’ideazione suicidaria ed essere riluttante a cercare aiuto o ad · la sensazione emotiva: disperazione e 77 abbandono. “Non c’è niente che io possa 50% della persone affette da Disturbo fare (eccetto che uccidermi) e non c’è al- dell’Umore abbiano tentato il suicidio cuno che possa essermi d’aiuto”; almeno una volta nella vita, con una maggiore esposizione per le donne che · lo stato percettivo: la costrizione che per gli uomini; il dato però può essere interessa sia l’emozione che l’intelletto. parzialmente falsato dal fatto che le “Non c’è null’altro da fare. L’unica via donne, raccontando la propria storia, d’uscita è la morte”; ammettono di solito con franchezza passati comportamenti suicidari, ma · l’azione: la fuga o l’uscita. “Almeno mi questi vengono spesso camuffati dagli tirerò fuori da questo tormento”. uomini come esercizio di attività estremamente rischiose, incidenti d’auto o abuso di alcool e droghe; I FATTORI CHE AUMENTANO IL RISCHIO DI SUICIDIO NELLE PERSONE · presenza di ansia elevata nel corso AFFETTE DA UN DISTURBO DEL- dell’Episodio, soprattutto sotto forma di attacchi di panico; L’UMORE SONO: storia familiare di suicidio. Una storia di suicidio in famiglia può aumentare grandemente la frequenza di comportamenti suicidi nei Depressi, sia maschi che femmine; abuso di sostanze. L’alcool e le droghe, anche se spesso ricercati nei momenti di difficoltà come lenimento alla sofferenza, diminuiscono il controllo sull’impulsività, alterano la capacità di giudizio e disinibiscono il comporta· esordio giovanile della malattia (infe- mento autolesivo; riore ai 18 anni); · Episodi Misti. Lo stato Misto è la fase cli· precedenti tentativi di suicidio. Il 44% nica del Disturbo che comporta maggior dei suicidi ha una storia di tentativi di rischio di suicidio. La combinazione di sinsuicidio, il rischio relativo aumenta per tomi Depressivi, ipervigilanza mentale e ogni tentativo. Si stima che dal 25 al comportamento apprensivo e irrequieto · 78 · appare particolarmente pericolosa. Gli Stati Misti possono infatti rappresentare un incremento di affetti e sensazioni Depressive accompagnato da uno stato particolarmente disforico, innalzato livello di energia e impulsività. Il ritardo di pensiero e di azione che paralizza la realizzazione del desiderio nella persona con Depressione Pura è totalmente assente negli Episodi Misti ed espone a un rischio elevatissimo di nuocere a se stessi; · agitazione; dalizzazioni per Depressione; presenza di deliri, soprattutto quelli su contenuti ipocondriaci; · gravi disturbi del sonno o eccessiva preoccupazione per il sonno disturbato; · Non rientrano tra i fattori di rischio, se non nel periodo immediatamente successivo all’accadimento, gli eventi di vita negativi. Possono costituire solo un fattore sca· eventi di vita negativi durante l’infan- tenante per la messa in atto di tentativi zia (ad esempio lutti di persone affetti- di suicidio o di suicidio quando si verifivamente molto significative, abbando- cano nel corso di un Episodio. no da parte di un genitore, abusi fisici o sessuali); APPAIONO FATTORI O CARATTERI· disoccupazione; STICHE PROTETTIVE NEI CONFRONTI DEL SUICIDIO: · vivere soli; · la capacità di controllare il proprio comportamento; · non aderenza alla terapia; · stagione dell’anno. L’apice dei suicidi la capacità di rapportarsi tempestivaavviene nel mese di maggio, con un mente e in modo significativo con qualsecondo picco a ottobre, in tutto il cun altro in presenza di familiari e amici mondo, compreso l’emisfero sud. Ne- che possano dare un sostegno morale. gli stessi periodi si ha il picco di ospe- La Depressione mette a dura prova e im· 79 poverisce le relazioni già esistenti e impedisce che se ne formino di nuove. Il sostegno della famiglia e degli amici dipende largamente dal modo in cui la persona ha coltivato le relazioni sociali prima che sopraggiunga la Depressione. Alcuni riescono ad assicurarsi questo sostegno meglio di altri: spesso alla persona Depressa passiva e triste viene offerto aiuto, specialmente se in condizioni normali è estroversa e piena di gioia di vivere. Sfortunatamente, la persona che si trova nella Depressione più pericolosa, vale a dire che è più perturbata, volubile, irritabile e delirante, è quella che con più probabilità scoraggia ogni tentativo di aiuto; Qualora la persona Depressa, il medi- co che si occupa di lei o i familiari che le vivono accanto percepiscano l’ag- gravarsi o il precipitare del rischio di suicidio, la forma di protezione più elevata è costituita dal ricovero. La degenza in ospedale riduce gli sti- moli per la persona, avvertiti in que- ste condizioni perlopiù come dolorosi, la solleva dal decidere se attuare o meno il suicidio e la priva dei mezzi per attuarlo. Nel caso la persona Depressa non sia consapevole della drammaticità della la motivazione a essere aiutati e la sua attuale condizione e non sia possipropensione ad affrontare attivamente bile accordarsi con lei circa l’utilità, le il problema; modalità e la durata del ricovero, que· le risorse che facilitano il processo te- sto può essere effettuato in maniera rapeutico e il ritorno a una buona qualicoatta (Trattamento Sanitario Obbligatà della vita dopo l’Episodio; ad esempio, qualificazione professionale, intelli- torio, secondo la Legge 833, art. 34). genza, stato di benessere fisico, capa- Questa decisione viola temporaneacità comunicative, atteggiamento fidu- mente la libertà di scelta della percioso, una relazione affettiva stabile; sona, anteponendole la necessità di · · la volontà e la capacità di seguire il re- gime terapeutico prescritto. 80 un provvedimento urgente che tuteli la sua salute. COME PROTEGGERCI? Le persone sofferenti di un Disturbo dell’Umore commettono o tentano il suicidio nella maggioranza dei casi (79-80%) nel corso di un Episodio Depressivo Misto o Puro, nel 20% dei casi in stato di Mania Disforica e praticamente mai in Mania Euforica o al di fuori di un Episodio. eccellenti e medi ma anche fra i non responder. Il che significa che i non responder hanno la stessa o più alta frequenza di ricadute con il litio ma anche per loro la riduzione del comportamento suicidario è comunque alta. Se una persona con Disturbo dell’Umore Unipolare o Bipolare non risponde al litio ma ha avuto tentativi di suicidio o una storia familiare di suicidio non dovrebbe sospendere il litio ma aggiungere un secondo stabilizzante. Ne consegue che la diagnosi precoce di Depressione e il tempestivo intervento terapeutico e più in generale il trattamento efficace degli Episodi e la stabilizzazione dei periodi di benessere sono cruciali per Gli interventi psicosociali, psicola prevenzione del suicidio. terapeutici e psicoeducativi speIn diversi studi risulta che i ten- cifici per i Disturbi dell’Umore tativi di suicidio prima e dopo aumentano significativamente terapia con sali di litio diminui- l’effetto della farmacoterapia scono significativamente, non non solo in termini di prevenziosolo fra i responder (chi rispon- ne delle ricadute ma anche ride positivamente alla terapia) spetto al rischio di suicidio. 81 FOTO ISTOCKPHOTO/LOWBALL-JACK Sessualità e Disturbi dell’Umore “In concomitanza con il tipo più grave di delirio (quello maniacale) si verifica un periodo di impudicizia e di immodestia”. (Areteo di Cappadocia, 150 d.C.) 83 I fondamentali bisogni psicologici dell’individuo possono essere rappresentati tramite quattro concetti psicologici che descrivono le organizzazioni interne della persona: attaccamento, autonomia, identità sessuale e autostima. Trattandosi di organizzazioni interdipendenti, lo scompenso di una di esse si ripercuote sulle altre, mentre l’equilibrio dell’individuo si configura come una ragionevole armonia tra esse. Qualora il bambino risulti ostacolato alla soddisfazione del bisogno di attaccamento, anche i rimanenti bisogni saranno sottoposti a una risonanza negativa, la cui intensità sarà direttamente proporzionale al grado di frustrazione affettiva e psicologica subita (Spitz, 1965; Winnicott, 1970; Bowlby, 1973; Mahler et al.). L’identità sessuale è un primario elemento nell’organizzazione psicologica dell’individuo. Verso i 2-3 anni avviene l’identificazione di “genere” (riconoscimento soggettivo dell’appartenenza a un determinato sesso), e successivamente (3-5 anni) si sviluppa gradualmente l’iden84 tificazione con un adulto del proprio sesso (solitamente le figure genitoriali) che si completa verso i 15-16 anni. (Crépault, 1988) Lo sviluppo di un’identità sessuale non conflittuale prevede così che il soggetto sia in grado di coniugare due importanti aspetti: l’identità e la sessualità. In questa prospettiva, l’organizzazione sessuale può essere rappresentata come un modello che prevede un’attiva interazione tra tenerezza ed erotismo, miscela dinamica che vede prevalere l’una o l’altra istanza a seconda della personalità del soggetto. La sessualità diviene una modalità di scambio e comunicazione tra individualità e istintualità naturali, di segno sicuramente maturativi (Baldaro Verde, 1988). Nell’eventualità che uno dei fattori indicati assuma un ruolo prevalente, la sessualità e la sua manifestazione subiranno un cambiamento qualitativo. Lo sbilanciamento della sessualità sul versante della tenerezza la renderà insoddisfacente, attenuerà sensibilmente la dimensione del piacere, originando un vissuto di delusione e frustrazione. Quando la sessualità assume invece unicamente una connotazione erotica, nell’individuo possono svilupparsi blocchi di natura emotivo-affettiva (paura della “prestazione”, di “lasciarsi andare”, dell’inadeguatezza fisica e psicologica, del rifiuto, del senso di colpa, del giudizio negativo). Sessualità, relazioni affettive e Disturbi dell’Umore “Basandomi sulla mia esperienza, i sintomi dello stato Maniacale relativi al sesso sembrano fra tutti gli altri essere quelli più forti e importanti. Le consuete inibizioni scompaiono e l’attività sessuale, invece di essere considerata in contrasto con la religione come è tipico della nostra società occidentale e cristiana, vi diviene associata”. (Custance, 1952) 85 “Qualsiasi cosa facessi, il mio livello di energia non diminuiva. Il sesso era diventato troppo intenso per essere piacevole e mentre lo praticavo, sentivo la mente imprigionata da linee nere di luce che mi terrorizzavano”. (Anonimo) 86 “La fase Depressiva è di solito vista dal coniuge come una malattia sulla quale il paziente può esercitare solo un controllo limitato. Qui il coniuge è in grado di fornire notevoli cure fisiche e un aiuto morale e il paziente in fase Depressiva solitamente esprime una buona quantità di sensi di colpa e di autoaccusa, parlando a volte del coniuge in termini di lode e di gratitudine. Al contrario l’atteggiamen- to del coniuge è soggetto a un marcato cambiamento quando il paziente attraversa la fase Maniacale, percepita come un atto ostinato e malevolo. Solo a parole la Mania viene riconosciuta come una malattia: esiste sempre infatti un nascosto convincimento che il Maniacale possa in realtà controllare le proprie azioni e non lo faccia solo per malizia, per egoismo e per mancanza di riguardo. Legato al motivo per cui il coniuge si sente tradito e avverte una diminuzione della stima di sé vi è il problema dell’infedeltà coniugale. Spesso i pazienti parlano di divorzio, compiono avances sessuali nei confronti di altre persone, iniziano nuove relazioni extraconiugali. In tutte queste situazioni il coniuge si sente intrappolato, con la sensazione di non riuscire a risolvere il problema, preso in un turbine di attività, minacciato personalmente, senza più potere di far rispettare certe condizioni”. C (Janowsky, 1970) ome abbiamo visto, il comportamento sessuale delle persone è vario e determinato da una complessa interazione di fattori. È influenzato dalle relazioni con gli altri, dalle circostanze di vita e dalla cultura in cui si vive. La sessualità è intrecciata alla personalità generale, alla conformazione biologica e a un generale senso di sé. In Depressione e Mania si verificano intense modificazioni nel desiderio e nel comportamento sessuale: tali fluttuazioni sono sufficientemente importanti da essere entrate tra i criteri diagnostici degli Episodi e da essere utilizzate come strumenti tra i più validi per l’autovalutazione e la valutazione esterna di Depressione e Mania. L’“ipersessualità” viene osservata nella maggioranza (50-60%) delle persone in fase Maniacale. Senza distinzione tra i sessi appare esserci un aumento del desiderio sessuale con conseguente accresciuta frequenza di rapporti sessuali: mentre le donne si mostrano, in percentuale superiore agli uomini, sessualmente provocanti e seduttive, negli uomini spesso si associa all’atto sessuale una maggiore quota di aggressività. Possono comparire in entrambi i sessi comportamenti socialmente disapprovati, quali promiscuità omo ed eterosessuale. Di contro la Depressione determina modificazioni del comportamento che hanno a che fare con la relazione di coppia, perturbando inevitabilmente anche la sfera sessuale. Tre quarti delle persone Depresse sperimentano un calo del desiderio sessuale. Oltre a questo disturbo possono comparire disfunzione erettile negli uomini e anorgasmia nella donne. I maschi sembrano avere più problemi delle femmine, senza dimenticare però che la differenza potrebbe dipendere dal fatto che le donne sovente si rifugiano ancora nella cortina di una maggiore riservatezza nel raccontare questi aspetti dell’Episodio. L’attività sessuale va incontro ad alterazioni quantitative e qualitative. In molti casi la Depressione si può presentare con un’alterazione della funzione sessuale come sintomo iniziale; più spesso ancora, una Depressione può mascherarsi dietro un sintomo sessuale. In uno studio sull’adattamento sociale nelle persone Depresse la situazione sessuale coniugale e non coniugale appariva la più 87 compromessa, indipendentemente dalla gravità del Disturbo ed emergeva quindi come un’alterazione costante della Depressione, più di quanto non lo apparissero le difficoltà nei rapporti con i figli, il senso di colpa nei confronti dei familiari, le preoccupazioni per loro e l’incapacità di occupare il tempo libero. In diversi studi è stato analizzato l’impatto della Depressione sulle relazioni affettive preesistenti all’Episodio. Tralasciando la sfera sessuale, la persona Depressa tende comunque a chiudersi in se stessa, a non provare o non manifestare i sentimenti nei confronti del partner, riduce drasticamente le attività in comune, non prova e non manifesta interessi, non è propositiva, è irascibile, ha una visione negativa del passato e del futuro e passa gran parte del tempo a dormire (quando gli altri sono svegli) o sta sveglia (quando gli altri dormono). Sono stati riportati come variazioni negative del rapporto di coppia durante la Depressione l’aumento di attriti, di comunicazione inadeguata, di dipendenza, di aperta ostilità, di risentimento e sensi di colpa, di rapporti sessuali mediocri e di carenza di affetto. La risoluzione dell’Episodio riportava la relazione tra i coniugi alle modalità precedenti, senza elevato rischio di separazione. La vita affettiva delle persone affette da Disturbo Bipolare non trattato o trattato inadeguatamente tende a essere turbolenta, fluttuante, incerta. In una comparazione tra Unipolari e Bipolari è 88 stata trovata una differenza significativa di separazioni relativa ai due gruppi: 57% tra i Bipolari verso 8% tra gli Unipolari. Gli effetti più disgreganti sulle relazioni affettive sono stati attribuiti alla Mania: spesso la separazione era stata richiesta dopo un attacco Maniacale e mai prima che il coniuge Bipolare avesse sperimentato almeno un Episodio di Mania. Le coppie più a rischio apparivano quelle in cui uno dei partner era affetto da Disturbo Bipolare II (in cui compaiono solo Episodi Depressivi e Ipomaniacali), come se gli Episodi Ipomaniacali venissero letti più facilmente dal coniuge come un insieme di comportamenti sgradevoli dipendenti dalla volontà o espressioni di “reali sentimenti” del coniuge affetto, mentre le manie conclamate (ad esempio con allucinazioni, manie di grandezza, agitazione, umore esaltato) più facilmente venissero colte come “veri” Episodi di malattia. In un altro studio si richiedeva ai coniugi Unipolari e Bipolari di esprimere un giudizio personale sull’impatto delle fasi di malattia sulla loro relazione affettiva. Mentre la Mania veniva universalmente riconosciuta come distruttiva sul sistema familiare, la Depressione secondo la maggior parte dei Bipolari (55%) e Unipolari (64%) era causa unicamente di piccole rotture dell’equilibrio coniugale. L’uso di terapie stabilizzanti efficaci è risultato in tutti gli studi migliorare la qualità delle relazioni affettive e coniugali e dare loro maggiore durata nel tempo. Psicofarmaci e sessualità Una terapia farmacologica può creare spesso problemi sessuali che, se non affrontati, vengono vissuti con tale disagio da indurre le persone a interrompere il trattamento. Ciò avviene più facilmente quando, come per i Disturbi dell’Umore, la terapia è prevista per un tempo discretamente lungo. Le persone tendono a non parlare spontaneamente di questi problemi, oppure a farlo con imbarazzo. 89 Quando la disfunzione insorge nella faIn genere aiutano a mantenere la decisione di assumere la terapia per il se dell’eccitamento, si concretizza come riduzione del desiderio sessuale e della tempo necessario i seguenti fattori: propensione ad avere rapporti sessuali, e quindi, nell’uomo, con la mancanza del· comunicare e discutere con il proprio l’erezione, e nella donna con la mancanza medico e con il partner riguardo alla na- della lubrificazione vaginale. I disturbi deltura, alla transitorietà e alla possibilità l’orgasmo possono determinare nei due di riduzione di questi effetti collaterali; sessi anorgasmia, precocità o ritardo del· adottare delle strategie per rendere l’orgasmo e orgasmo doloroso. Vari neurotrasmettitori sono coinvolsoddisfacente il rapporto sessuale pur in presenza delle alterazioni dovute al ti nel controllo del comportamento sesfarmaco (ad esempio aumentare i “pre- suale: in particolare la serotonina, la noliminari” per compensare un calo del de- radrenalina e la dopamina. siderio o di eccitamento); Antidepressivi · fare spesso il bilancio tra aspetti positiLa risoluzione della Depressione convi e negativi della terapia; sente in genere anche una risoluzione del· la possibilità di modulare il dosaggio o di la disfunzione sessuale secondaria all’alsostituire il farmaco con un altro ad ana- terazione del tono dell’umore. D’altro canloga azione terapeutica ma con tale ef- to, però, gli antidepressivi contribuiscono a generare problemi sessuali, tanto che fetto collaterale ridotto o assente; · la possibilità di correggere la disfunzio- molte persone preferiscono interrompene con un altro farmaco (es. Viagra o re il trattamento anche in caso di buona risposta clinica. Il calo del desiderio è il diCialis). sturbo più frequente ma molte persone possono presentare disturbi dell’erezioÈ sempre necessario nella valutazione di questi effetti collaterali parlare aperta- ne, dell’eiaculazione e dell’orgasmo. Quemente al proprio curante delle condizioni sti problemi si manifestano nel 20-40% della propria funzione sessuale prima del- delle persone che assumono queste teral’Episodio Depressivo, di eventuali malat- pie: gli antidepressivi, che più frequentetie fisiche (es. ipertensione, diabete) e dei mente sono responsabili di un calo del defarmaci assunti per la loro terapia, in ma- siderio, sono clorimipramina (anafranil), niera da circoscrivere precisamente la imipramina (tofranil), sertralina (zoloft), quota di responsabilità degli psicofarma- amitriptilina (laroxyl), fluoxetina (prozac, fluoxeren), desimipramina (nortimil), paci sui disturbi sessuali. 90 roxetina (seroxat, eutimil, sereupin). Sono stati segnalati disturbi dell’erezione con desimipramina, nortriptilina (noritren), amitriptilina, clorimipramina. Gli SSRI [selective serotonin reuptake inhibitors ovvero inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina] sono risultati capaci di determinare anche disturbi dell’orgasmo e dell’eiaculazione, che viene ritardata a volte in maniera consistente. Il modo più semplice di porre rimedio al disturbo del desiderio sessuale consiste nel ridurre il dosaggio del farmaco, con il rischio però di andare sotto la soglia terapeutica, oppure provare a sostituire la molecola. Gli antidepressivi che inducono meno disturbi a livello sessuale sono: mirtazapina (remeron), trazodone (trittico), duloxetina (cymbalta, xeristar), agomelatina (valdoxan, thymanax). Antipsicotici I farmaci che maggiormente creano problemi sessuali sono clorpromazina (largactil), sulpiride (solian), aloperidolo (serenase, haldol) e risperidone (risperdal). Quasi tutti i neurolettici tradizionali provocano disturbi dell’erezione, nelle donne disturbi mestruali fino all’amenorrea (interruzione del ciclo mestruale), con ripercussioni psicologiche talora di grande peso sulla vita sessuale. Alcuni antipsicotici di nuova generazione, utilizzati nel controllo della Mania e talvolta come stabilizzanti, provocano meno effetti collaterali di questo tipo. Litio Le disfunzioni sessuali da sali di litio insorgono nella fase iniziale della terapia, possono essere limitate a brevi periodi e andare incontro a remissione spontanea in 2-3 mesi. Tra le persone che iniziando una terapia con sali di litio lamentano disfunzioni sessuali, la maggior parte riferisce un calo del desiderio, una parte minore inibizione della fase eccitatoria. Quando insorgono disturbi e laddove sia possibile si tenta di ridurre il dosaggio del farmaco, altrimenti si può sostituire il litio con altri stabilizzanti dell’umore. Se anche questi farmaci creano problemi di tollerabilità, può essere preso in considerazione il passaggio dal trattamento preventivo del Disturbo dell’Umore a quello curativo, mediante terapia degli Episodi Depressivi e Maniacali quando si presentano. Il rischio di questa strategia è di andare incontro a un numero maggiore di Episodi. Spesso tutti questi provvedimenti non sono necessari in quanto basta aspettare due o tre mesi dall’inizio del trattamento per avere una scomparsa spontanea della sintomatologia sessuale. Ansiolitici (benzodiazepine) Le benzodiazepine non provocano problemi erettili mentre è accertata la loro capacità di ritardare l’eiaculazione (sono utilizzate, insieme ad alcuni SSRI, per curare l’eiaculazione precoce) e frequentemente di causare inibizione dell’orgasmo. 91 92 FOTO ISTOCKPHOTO/ALDRA Convivere con il Disturbo dell’Umore L a diagnosi di un Disturbo dell’Umore scatena vissuti e reazioni diversi nelle persone, in funzione del carattere e dell’ambiente in cui vivono. Tuttavia molte angosce e paure sembrano condivise. Alcuni aspetti del Disturbo appaiono sconvolgenti: emergono preoccupazioni circa le conseguenze degli Episodi sul funzionamento sociale successivo, sulle relazioni interpersonali attuali e potenziali, sulle speranze nel futuro in generale, sulla intrinseca imprevedibilità del decorso del Disturbo e quindi la paura delle ricadute. Inoltre è difficile accettare l’idea di soffrire di un Disturbo cronico, grave e pericoloso per la propria vita, che di solito richiede, per essere tenuto sotto controllo, visite mediche per lunghi periodi, l’assunzione di farmaci con effetti collaterali, l’acquisizione di buone conoscenze personali sull’argomento e la impossibilità di ignorarlo o “archiviarlo”. Spesso le origini biologiche del Disturbo sono poco convincenti per la persona e si scatenano letture le più disparate degli accaduti prima e nel corso degli Episodi. Quasi sempre terminato l’Episodio acuto l’autostima della persona subisce evidentemente dei danni e molti continuano per lungo tempo a mettere in dubbio la propria capacità di giudizio, di valutare la situazione e di capire le loro relazioni con gli altri. 93 La cura di un Disturbo dell’Umore non può limitarsi al trattamento degli Episodi o alla loro prevenzione farmacologica. Le reazioni psicologiche che il Disturbo suscita in una persona, soprattutto se di impatto negativo sul suo funzionamento globale e sulla sua qualità della vita, devono essere prese in considerazione. Data la soggettività delle reazioni non esistono delle prescrizioni valide per tutti: è importante che nella relazione tra una persona e il proprio curante queste paure o angosce trovino spazio. Poter dichiarare le proprie difficoltà rispetto al Disturbo, anziché accantonarle o negarle, è il primo passo per affrontarle ed elaborarle. Per fronteggiare al meglio un Disturbo grave è necessario averlo accettato e compreso, altrimenti tutto il trattamento verrà influenzato dai dubbi e dalle resistenze della persona. L’Episodio Depressivo e Maniacale, soprattutto agli inizi del Disturbo e se in età giovanile, equivalgono a un “trauma” nel corso di vita della persona e lasciano molte domande e difficoltà a livello psicologico. Se queste non vengono prese in considerazione, ostacolano la ripresa di una buona qualità della vita malgrado non siano più presenti segni o sintomi di malattia. Non è possibile ignorare questi aspetti e “pretendere” che una persona sia pronta e disponibile a proseguire il proprio cammino di vita e a 94 intraprendere la complessa e lunga terapia prevista per questo Disturbo. Riportiamo di seguito delle esperienze soggettive che ci sono sembrate esemplificative degli interrogativi, delle paure e delle angosce che questo Disturbo può generare. “Quando sei Euforico ti senti irresistibile. Le idee e le sensazioni sono rapide, frequenti, come stelle cadenti e tu le segui finché non ne trovi di migliori e di più brillanti. La timidezza scompare, trovi improvvisamente le parole e i gesti giusti, il potere di sedurre e di accattivarti gli altri, la sensazione di sicurezza. La sensualità ti pervade e il desiderio di sedurre e di essere sedotti è irresistibile. La disinvoltura, la sensazione di forza, potere, benessere, onnipotenza economica ed Euforia ora ti riempiono fin nelle ossa. Ma a un certo momento tutto ciò cambia. Le idee rapide diventano troppo rapide e sono veramente troppe; una confusione travolgente sostituisce la chiarezza di pensiero, la memoria svanisce. L’allegria e l’interesse per gli amici diventano paura e preoccupazione. Ogni cosa che prima si muoveva insieme a te ora è contro di te. Diventi irritabile, arrabbiato, spaventato, incontrollabile. Non finirà mai. La follia si scava la propria realtà. Avanza continuamente e alla fine ti ritrovi a essere solo il racconto degli altri, di ciò che hai fatto (i tuoi comportamenti strani, frenetici, senza senso) poiché la Mania ha almeno la pietà di oscurarti parzialmente la memoria. E cosa c’è dopo le medi- cine, lo psichiatra, la disperazione, la Depressione e i farmaci? Tutte quelle sensazioni incredibili da dipanare. Chi sarà tanto gentile da dirti che cosa? Chi sa che cosa? Che cosa ho fatto? Perché? E, ancora più angosciante, quando succederà di nuovo? Poi ci sono anche le seccature, le medicine da prendere, il risentimento, la dimenticanza, arrabbiarsi, dimenticarsene, ma prenderle sempre. Gli assegni scoperti da coprire, la carta di credito ritirata, le spiegazioni da dare sul lavoro, il doversi scusare, ricordi intermittenti di persone indistinte (che cosa gli ho fatto?), gli amici che se ne sono andati o sono seccati, un matrimonio rovinato. E sempre, quando succederà di nuovo? Quali dei miei sentimenti sono veri? Quale me sono io? Quello selvaggio, impulsivo, confuso e pazzo? O quello timido, riservato, disperato, suicida, perseguitato dalla sfortuna e stanco? Forse un po’, speriamo molto, di entrambi, che poi significa nessuno dei due.” (Anonimo) Paura delle recidive “Se alla fine della galleria vediamo una luce, sono i fari di un treno che sta arrivando.” (Lowell, 1977) “Rimangono le domande: ci saranno altri Episodi? Quanto spesso? Saranno altrettanto debilitanti? Nessuno può fornire garanzie e neppure risposte attendibili. E nel frattempo che sarà della mia capacità di lavorare, di guadagnarmi da vivere, di avere un’occupazione e di fare fronte alle mie responsabilità? Le qualità di un medico sono molto diverse da quelle di un poeta. Un assistente di ospedale non vale nulla se non è affidabile. E la mia inaffidabilità è già evidente.” (Anonimo) “Nulla di ciò, tuttavia, allontanava la tristezza di soffrire di una malattia che non sembrava tale, di non sapere come e quando me ne sarei liberato, di non sapere neppure perché mi era capitato, di avere sbarre di ferro alla finestra, anche se quelle sbarre erano ornate da riccioli. Sarei mai, mai uscito? E se sì, che cosa avrei fatto? Dove sarei andato?” (Logan, 1976) Paura dell’ereditarietà “Fin da quando ero piccola mi è stato detto che ero proprio come mia madre. Avevo lo stesso nome e quasi subito ho iniziato a pensare che sarei stata ricoverata in ospedale all’età di 21 anni, come era successo a lei… Ero sicura che sarebbero venuti e mi avrebbero portata via… Sentivo che l’unico modo per differenziare i miei pensieri e sentimenti da quelli di mia madre sarebbe stato che lei morisse e spesso l’ho odiata e ho desiderato la sua morte, soprattutto quando era in fase Maniacale.” (Anthony, 1975) 95 Vergogna “Chi non abbia provato la mortificazione di essere stato matto, non può rendersi conto di cosa significhi”. (Reiss, 1910) “Come posso tornare a teatro dopo tutto ciò che ho fatto ai miei amici, dopo tutti i pettegolezzi che circolano e dopo che tutte quelle persone mi hanno visto in questo strano stato? Crederà mai nessuno, finché vivo, che sto di nuovo bene?” (Logan, 1976) Ripercussioni sulle relazioni “Nell’aprile del 1977, quando ho iniziato a sentirmi Depresso, non solo io lo negavo a me stesso ma altrettanto facevano i miei amici e i miei colleghi. Interpretavano il mio ritiro graduale dalle attività, la mancanza di allegria, la mia tranquillità come irritazione per qualche errore. Dopo quasi quattro settimane mia moglie mi chiese insistentemente di rivolgermi a un dottore. I bambini non mi dicevano nulla. I colleghi non me ne parlavano e gli specialisti (psichiatri, psicologi e assistenti sociali) della clinica dove lavoravo tacevano. Ciononostante sono sicuro che alcuni, se non tutti, avevano capito che qualcosa non andava in me (se non l’avessero capito, non dovrebbero lavorare nel campo delle malattie mentali). Perché i colleghi partecipavano a una “cospirazione del silenzio” non dichiarata? 96 Forse se avessero ipotizzato la mia Depressione e io fossi stato solo molto stanco per loro sarebbe stato estremamente imbarazzante. Oppure le persone non amano interferire o entrare nella vita degli altri. E poi come potevano gestire la situazione senza farmi sentire a disagio? Il fatto che io fossi il direttore poteva anch’esso contribuire. Suppongo che gli amici non abbiano detto nulla perché non credevano fosse vero… Quando ero nella fase Ipomaniacale nessuno dei colleghi me lo ha detto in faccia. Anche qui essi seguivano la regola sociale della non interferenza. Siccome ero già stato Depresso in precedenza, pensavano fosse probabilmente un periodo di recupero e convalescenza e mi concedevano il beneficio del dubbio.” (Endler, 1982) Alcune elaborazioni “La malattia Maniaco-depressiva mi ha regalato, come fa a quasi tutti quelli che ne soffrono, un’esperienza religiosa ed emotiva intensa. È genuina? Forse la domanda è posta in modo sbagliato e perciò non è possibile rispondere. Ma non posso rinnegarla, come se non avesse senso, e continuare come se non fosse mai avvenuta. È una parte di me troppo intima, è indimenticabile e non la si può evitare. Durante il mio strano viaggio ho incontrato altitudini e profondità vertiginose.” (Custance, 1952) “Che strane vite abbiamo, persino per dei poeti! Sembra che in questo ci sia qualcosa di non individuale, preordinato, al di là di qualunque cosa noi possiamo fare. Io e te abbiamo vissuto tante volte gli stessi ruzzoloni e gli stessi balzi. La nostra età deve essere molto avanzata. Entrambi siamo scesi nella voragine a profondità tali, forse ai limiti della sopportazione.” (da una lettera di Lowell a Berryman, 1962) “La Depressione è un malessere subdolo, è arrivata come un virus, non mi ha dato nessun avvertimento, mi è scoppiata dentro. Mi sono ritrovato incapace di prendere una qualsiasi decisione, anche la più semplice, mi sono ritrovato spaventato, in ansia perenne, affetto da fobie a me sconosciute (ad esempio non riuscivo più a entrare nella vasca da bagno), per alzarmi dal letto dovevo proprio costringermi, poi, per non farmi mancare nulla, ho iniziato a tartagliare e mi sono venuti, alternati, tic sia alla palpebra destra che sinistra. Mi sentivo così spento da sentirmi uno zombie (non so quanto non lo fossi). Poi sono arrivato al CPS, non so come ma ci sono arrivato, forse semplicemente parlando e esternando alle persone a me vicine il mio stato “ex-emotivo”. Al CPS ho avuto la fortuna di incrociare due persone che mi hanno aiutato veramente e con loro, senza remore, ho parlato di tanto se non di tutto. Mi sono state prescritte delle pillole; inizialmente le vedevo come la di- chiarazione di una mia incapacità. Piano piano le ho accettate e oggi non mi crea nessun problema assumerle, anche perché sono assolutamente cosciente di averne bisogno e ho la consapevolezza che mi aiutano davvero. Dopo i primi colloqui con il medico ho percepito che dal fondo del pozzo stavo risalendo, sia pur lentamente; parte dei disturbi più appariscenti andavano scomparendo (tartaglio e tic) e anche gli altri diminuivano. Poi è arrivato il gruppo: al primo incontro non sono riuscito a proferire parola ma nel corso del tempo ho capito molte cose e nell’ordine: non ero il solo ad avere il mio disturbo, anche se le manifestazioni erano differenti; di fatto sintomi, reazioni e stati d’animo erano comuni a quelli degli altri partecipanti e questa è stata per me una notizia ‘bomba’ anche perché chi ne parlava era ovviamente in uno stato di recupero dalla malattia più avanzato rispetto a me e mi dimostrava anche che la strada da percorrere era quella giusta. Prima di sentirmi male avevo la percezione di essere invincibile, immortale, invulnerabile (chissà se un po’ più di umiltà mi avrebbe evitato questa esperienza??). Poi mi sono sentito e visto proprio all’opposto, così debole e imbelle: oggi so di non essere né in un modo né nell’altro, ma mi accetto e cerco di scoprirmi. Tutto sommato credo di essere più sereno ora di quanto non lo fossi prima della malattia.” (Luciano, 2006) 97 98 FOTO GIOVANNI PRIVITERA I Disturbi dell’Umore, nelle varie espressività cliniche, sono tra i Disturbi psichiatrici più frequenti nella popolazione generale; pertanto il problema dell’approccio terapeutico è estremamente importante. Occorre come prima cosa osservare che in presenza di un Disturbo dell’Umore clinicamente evidente, la terapia farmacologica è il primo e più importante atto medico. I trattamenti farmacologici Infatti i diversi Episodi del Disturbo, Depressivi e Maniacali, senza trattamento si protraggono per diversi mesi, mentre le terapie ne accorciano sensibilmente la durata. Inoltre il decorso spontaneo dei Disturbi dell’Umore ha un carattere ricorrente, per cui è probabile che gli Episodi si ri- petano nel corso della vita più volte. Le strategie terapeutiche utilizzabili sono due: quella esclusivamente “di cura” degli Episodi quando si manifestano, e quella “preventiva”. Generalmente al secondo Episodio di Depressione Unipolare o dal primo, in caso di Disturbo Bipolare, si consiglia la strategia preventiva. 99 La strategia preventiva consente di ridurre: il numero degli Episodi, con il grave carico di problemi e sofferenze a essi legato. Si pensi alle ripercussioni della Depressione e della Mania sulla salute fisica, sulle relazioni importanti, sull’attività lavorativa e sulle risorse economiche delle persone; · il senso di impotenza, di scarsa continuità nei progetti e di instabilità che il ripetersi degli Episodi genera; · le esperienze di ospedalizzazione, che spesso sono necessarie per il trattamento degli Episodi gravi; · i danni neuronali, di recente scoperta, che il ripetersi degli Episodi comporta; · l’aumento di vulnerabilità: dopo ogni ricaduta la persona diventa più vulnerabile o sensibile nei confronti di nuove situazioni di scompenso. Inoltre senza trattamento l’intervallo di tempo tra un Episodio e il successivo spesso si accorcia e la durata degli Episodi aumenta. · Il problema dell’adesione al trattamento “È stato poco dopo avere cominciato la cura psichiatrica, l’interminabile interrogatorio finalmente era finito. Il mio psichiatra mi guardò, nessuna incertezza nella sua voce: malattia Maniaco Depressiva. Ho ammirato la sua schiettezza. Gli ho augurato locuste sulla sua terra e peste sulla sua casa; muta con incredibile rabbia. Ho sorriso affabilmente, mi ha ricambiato il sorriso. La guerra era appena cominciata”. (Jamison, 2006) La relazione che le persone hanno con i farmaci spesso rispecchia alcuni tratti del loro carattere. Chi ha maggiore difficoltà a ricorrere alle altre persone in caso di bisogno, sente più problematica una riduzione della propria indipendenza, pensa di “doversela sempre cavare con le proprie forze”, trova difficile affidarsi almeno parzialmente ad altri o a sentirli come una risorsa, spesso ricorre a un medico in una fase di malattia più avanzata, mostra maggiori difficoltà ad accettare l’idea di un trattamento farmacologico, tende a enfatizzarne gli effetti collaterali e ad abbandoDate queste considerazioni la strategia narlo più facilmente appena ristabilito il curativa viene utilizzata solo quando la benessere. Inoltre una relazione di fidupersona manifesti una preclusione as- cia nei confronti del proprio curante facisoluta verso quella preventiva. literà una buona aderenza alla terapia. 100 Al di là delle differenze personologiche, il problema dell’adesione al trattamento non appartiene solo alla psichiatria ma è evidente in tutte le specialità mediche che si occupano di malattie croniche: è stato spesso evidenziato nelle malattie cardiache e per il diabete. Malgrado nel Disturbo Bipolare la cattiva adesione al trattamento sia uno dei problemi più frequenti e la principale causa di ricorrenza del Disturbo, si stima che 40-45% delle persone Bipolari non prendano le medicine come vengono loro prescritte. Tra le cause principali di questo pericoloso comportamento vengono spesso citati: gli effetti collaterali (sono più demotivanti al trattamento quelli che alterano funzioni psichiche, come l’attenzione o la veglia, rispetto a quelli fisici), la “nostalgia” delle fasi Ipomaniacali, il fastidio rispetto all’idea che il proprio umore sia controllato da un farmaco, la negazione della malattia, la convinzione che “l’Episodio appena terminato sarà l’ultimo”, il timore che i farmaci inducano dipendenza o abbiano effetti negativi a lungo termine. Chi rifiuta maggiormente le terapie sono le persone giovani, più i maschi che le femmine, chi ha avuto solo Episodi Ipomaniacali o Maniacali Euforici espansivi, senza componenti disforiche, allucinazioni o deliri. Alcune persone trovano inconcepibile che si chieda loro di assumere medicine che agiscono sull’umore, sull’energia, sul senso di sé, sul sonno, sull’entusiasmo, tutte componenti che appartengono alla nostra nozione di chi siamo come esseri umani. Gli stabilizzanti modificano tutto questo e ciò a volte sembra inaccettabile. Il problema dell’accettazione della terapia è un problema psicologico e come tale va trattato, con interventi psicoterapici e psicoeducativi. Una relazione collaborativa e coinvolgente fin dall’inizio con il proprio curante, un sostegno informato e non controllante da parte dei familiari, un’adeguata informazione sugli obiettivi delle terapie, il riconoscimento dei segni precoci di ricaduta con possibilità di modificazioni altrettanto tempestive delle terapie, una buona conoscenza della natura, del decorso naturale della malattia e delle conseguenze della mancata cura in termini di rischio di ricaduta, la consapevolezza del rischio di suicidio legato agli Episodi Depressivi, il ricordo del dolore comunque sempre legato alla Depressione, la conoscenza dell’attività neurotrofica (mantenimento di un buon funzionamento dei neuroni) svolta dagli stabilizzanti possono contribuire a convincere una persona dell’utilità di una strategia preventiva facendo sì che da esecutore di prescrizioni diventi soggetto attivo del proprio trattamento. 101 · fluoxetina (Prozac) con dosaggi tra i 20-80 mg/die · fluvoxamina (Maveral) con dosaggi tra i 100-300 mg/die ANTIDEPRESSIVI TRICICLICI Sono stati i più usati per circa 30 an- · paroxetina (Seroxat o Sereupin) ni. Hanno un’azione antidepressiva che con dosaggi tra i 20-40 mg/die si accompagna, in misura più o meno · sertralina (Zoloft) accentuata, a sedazione. Inoltre sono con dosaggio di 100-200 mg/die · citalopram (Elopram o Seropram) da tenere presenti gli effetti collatera- con dosaggio di 20-40 mg/die li di tipo anticolinergico (ridotta saliva- · escitalopram (Entact o Cipralex) zione, difficoltà a urinare, stitichezza, con dosaggio 10-30 mg/die difficoltà a mettere a fuoco le immagini vicine, confusione negli eccessi di do- INIBITORI SELETTIVI DELLA saggio), cardiologico e di riduzione del- RICAPTAZIONE DELLA SEROTONINA la pressione arteriosa che, special- E DELLA NORADRENALINA mente nella persona anziana, possono Sono i farmaci antidepressivi di più rearrivare a rappresentare una con- cente apparizione la loro azione può estroindicazione assoluta. Per questi mo- sere più potente di quella degli SSRI: tivi occorre introdurre progressiva- possiederebbero un’efficacia simile a mente questi farmaci nella terapia, fi- quella dei triciclici con meno effetti secondari, i quali sono limitati a quelli gano ad arrivare alla dose terapeutica. strici, riduzione della salivazione, stipsi, · imipramina (Tofranil) disturbi urinari, aumento della sudoracon dosaggio tra 100 e 300 mg/die zione. Sono: · amitriptilina (Laroxyl) · venlafaxina (Efexor) con dosaggio tra 100 e 250 mg/die ai dosaggi di 150-300 mg/die · nortriptilina (Noritren) · duloxetina (Cymbalta o Xeristar) con dosaggio tra 100 e 250 mg/die al dosaggio di 60-120 mg/die · clorimipramina (Anafranil) · mirtazapina (Remeron) con dosaggio di almeno 150-200 mg/die al dosaggio di 30-60 mg/die. TRA I FARMACI ANTIDEPRESSIVI, SI RICORDANO: Il trattamento degli Episodi Depressivi Mentre gli antidepressivi vengono sempre utilizzati nella Depressione Unipolare, in quella Bipolare si associano al rischio di indurre un Episodio Maniacale, Ipomaniacale, Misto o un decorso a cicli rapidi. Pertanto nei Disturbi Bipolari dovrebbero essere sempre impiegati insieme allo stabilizzante. Nessun farmaco antidepressivo ha un’efficacia immediata e per la comparsa dei benefici bisogna attendere dai 10 ai 21 giorni dal raggiungimento della dose adeguata. Tenendo conto che tutti gli effetti collaterali si manifestano fin dall’inizio del trattamento, nei primi giorni di cura spesso la sensazione è quella di un peggioramento della propria situazione. Se non si viene avvisati di questo 102 problema il rischio di interrompere precocemente il trattamento e di rimanere poco disponibili nei riguardi dei successivi è molto elevato. Tutti gli antidepressivi vanno utilizzati al loro dosaggio terapeutico: un dosaggio insufficiente o l’assunzione non regolare ne alterano l’efficacia. Alla scomparsa dei sintomi il trattamento con antidepressivo va comunque mantenuto per sei mesi, altrimenti il rischio di ricaduta è molto elevato. Nelle forme Unipolari gli antidepressivi vengono utilizzati anche come terapia di mantenimento o prevenzione delle recidive, nelle forme Bipolari si utilizzano gli stabilizzanti; l’antidepressivo, quando utilizzato, rimane in terapia per un tempo più breve. INIBITORI SELETTIVI DELLA RICAPTAZIONE DELLA SEROTONINA (SSRI) Gli effetti collaterali prevalenti sono confinati a quelli gastrici e sessuali. Possono indurre un incremento dell’ansia nei primi giorni di assunzione, hanno meno probabilità dei triciclici di indurre Episodi Maniacali nelle Depressioni Bipolari. ALTRI MECCANISMI D’AZIONE · agomelatina (Valdoxan, Thymanax) ai dosaggi di 150-300 mg/die È un agonista melatonergico e antagonista dei recettori 5-HT2c. Si utilizza con dosaggio da 25 a 50 mg/die. Gli effetti collaterali più frequenti sono nausea e capogiri. 103 Il trattamento degli Episodi Maniacali e Ipomaniacali Il tipo di trattamento di queste fasi dipende dall’intensità dei sintomi. Il trattamento precoce ne può impedire la progressione e spesso evita provvedimenti quali il ricovero o trattamenti molto sedativi. Esistono diverse categorie di farmaci impiegati a questo scopo: NEUROLETTICI O ANTIPSICOTICI CLASSICI Specialmente quelli ad azione più spiccatamente sedativa quali clorpromazina (Largactil), promazina (Talofen), clotiapina (Entumin) sono stati quelli più spesso utilizzati oltre all’aloperidolo (Serenase). Attualmente, se possibile, è più indicato l’uso degli antipsicotici atipici per la minore incidenza di effetti collaterali. Quelli classici possono indurre rigidità muscolare, tremori, sensazione di profondo abbattimento, comparsa di irrequietezza alle gambe. Antipsicotici di seconda generazione. Sono farmaci più recenti, che raggiungono l’efficacia dei precedenti mantenendo una maggiore tollerabilità. Molti 104 di essi possono essere utilizzati anche come stabilizzanti, variando il dosaggio rispetto a quello utilizzato per la fase Maniacale. I più utilizzati sono: olanzapina (Zyprexa) i cui principali effetti collaterali riguardano alterazioni metaboliche e aumento di peso; risperidone (Risperdal), che può indurre effetti collaterali simili all’aloperidolo ma più lievi, e aumento della prolattina con blocco del ciclo mestruale nelle donne e problemi di erezione negli uomini; quetiapina (Seroquel), che induce solo calo della pressione arteriosa soprattutto nei primi giorni di assunzione; aripiprazolo (Abilify). L’uso delle benzodiazepine è da sconsigliare, se non a dosi massicce o per via endovenosa, perché alle dosi mediobasse, tendono a disinibire ulteriormente la persona in fase Maniacale. L’aumento di dosaggio del farmaco utilizzato come stabilizzante può ridurre fino a spegnere i sintomi Ipomaniacali. Per quelli Maniacali la lentezza di questa procedura o la necessità di un intervento urgente fanno preferire spesso altri trattamenti. si ma un metallo presente in natura che viene aumentato oltre i valori fisiologici per l’organismo umano quando viene usato come terapia. Si utilizza nella sua forma carbonata, a una dose media di 900 mg/die in 2 somministrazioni. Tale dosaggio va raggiunto nel giro di qualche giorno e monitorato con il controllo dei livelli ematici, che devono essere compresi tra 0.5-1.2 mEq/l. Tale terapia deve essere continuata, in caso di risultato positivo, per alcuni anni, avendo una funzione preventiva sulle ricadute. Tre sono le principali controindicazioni: · insufficienza · cardiopatia I trattamenti stabilizzanti Si chiamano stabilizzanti quelle terapie deputate a mantenere la stabilità del tono dell’umore nel tempo, con la finalità di evitare che si producano nuovi Episodi, o almeno che si riducano la gravità e la durata delle recidive. Nelle forme Bipolari il trattamento più classico è il litio, usato come terapia dal 1949. Il litio non è un farmaco di sinte- renale · ipotiroidismo Prima di iniziare la terapia è necessario sottoporsi a esami che escludano queste condizioni. Gli effetti secondari più caratteristici del litio sono il tremore intenzionale (che aumenta quando si è impegnati in movimenti fini), la diarrea, l’aumento della sete e conseguentemente una più frequente necessità di urinare, a volte la ritenzione idrica con incremento del peso. Il litio richiede da parte di chi lo usa una profonda conoscenza della sostanza, delle interazioni con alcuni farmaci di 105 ESAMI DA ESEGUIRE PRIMA E DURANTE IL TRATTAMENTO CON LITIO Prima Esami ematochimici di routine comprendenti azotemia, clearance della creatinina, creatinininemia, elettroliti sierici. Durante Da ripetere ogni 6-12 mesi o secondo indicazione clinica. Elettrocardiogramma. Da ripetere ogni 6-12 mesi o secondo indicazione clinica. Valutazione pressione arteriosa. Emocromo con formula leucocitaria. Test di gravidanza. Batteria neurocognitiva. Recidiva e/o intensificazione di un precedente effetto collaterale transitorio o lieve · Difficoltà di concentrazione, diminuzione delle capacità cognitive · Debolezza muscolare, pesantezza degli arti · Irritabilità · Nausea Da ripetere ogni 6-12 mesi o secondo indicazione clinica. Da ripetere ogni 6-12 mesi o secondo indicazione clinica. Da ripetere ogni mese per 3 mesi o secondo indicazione clinica. Moderata Consigliare metodiche anticoncezionali. Litiemia: settimanalmente per le prime 4 settimane di trattamento poi mensilmente per 3 mesi, poi ogni 3 mesi o secondo indicazione clinica; devono trascorrere 12 ore tra l’ultima assunzione e il prelievo. uso comune (antinfiammatori e diuretici), delle cause di disidratazione (febbre, vomito, ipersudorazione, diarrea) che possono portare a livelli ematici eccessivi il sale, della potenziale tossicità in caso di sovradosaggio e di inutilità in caso di assunzione così disordinata da far scendere i livelli ematici sotto la soglia terapeutica. Nel caso di una cattiva risposta al litio o della impossibilità di somministrarlo, si possono utilizzare altri stabilizzanti quali la carbamazepina (Tegretol), l’oxcarbamazepina (Tolep) o il valproato di sodio (Depakin), che pur essendo stati inizialmente utilizzati come antiepilettici hanno poi mostrato una buona capaci106 Lieve Da ripetere ogni 6-12 mesi o secondo indicazione clinica. Esame urine completo. Ormoni tiroidei (FT3, FT4, TSH). INTOSSICAZIONE DA LITIO tà di stabilizzazione dell’umore. Il valproato si è dimostrato efficace anche nelle forme a cicli rapidi e negli Stati Misti, dove l’efficacia del litio appare limitata. Tra i suoi effetti collaterali principali i più disturbanti sono l’aumento di peso e la sedazione. Un altro antiepilettico utilizzato come stabilizzante è la lamotrigina (Lamictal) che però appare più efficace nella prevenzione della Depressione che della Mania. Come già detto, alcuni antipsicotici atipici, prevalentemente l’olanzapina, la quetiapina e l’aripiprazolo, possono essere utilizzati come farmaci di mantenimento, soprattutto nella prevenzione della Mania. CONDIZIONI CHE POSSONO ALTERARE LA LITIEMIA Patologie cliniche (specialmente con vomito, diarrea o anoressia) Dieta iposodica Intensa attività fisica Età avanzata Gravidanza Concomitante uso di altri farmaci (FANS, diuretici, ecc.) Scarsa compliance Effetto q q Qq q Q q Q · · · · · · · · · · · Sonnolenza, stanchezza Torpore, disorientamento, confusione Eloquio confuso o indistinto Visione offuscata Andatura barcollante Tremore grossolano della mano Irrequietezza Contrazioni muscolari Tremore della mandibola Vertigini Vomito Grave Intensificazione di uno dei sintomi precedenti · Apatia marcata, alterazione della coscienza che può progredire sino al coma · Atassia · Tremore irregolare della mano · Prominenti contrazioni muscolari generalizzate · Movimenti coreiformi/parkinsoniani 107 FOTO LORENZO VOLTA La Psicoterapia Nella cura dei Disturbi dell’Umore è importante tenere presente il percorso psicologico che molto spesso le persone affette da tali Disturbi compiono, anche in modo inconsapevole. 109 All’interno di questo percorso è possibile individuare alcune tappe La prima tappa: riconoscere il Disturbo Ovviamente non s’intende che una persona debba essere in grado di compiere un’autodiagnosi, ma piuttosto si ponga il problema di verificare se il proprio malessere sia una forma di Depressione da curare o piuttosto un generico disagio. Il compito di una diagnosi precisa spetta allo specialista in psichiatria. Ma qui nascono spesso dei problemi; non poche paure, opinioni errate, false credenze o pregiudizi possono ostacolare l’accesso alle cure. Alcuni pregiudizi riguardano l’idea che “sentirsi Depressi” sia normale quando per esempio si subiscono situazioni di vita negative; tuttavia non tutte le persone che vivono momenti difficili sono Depresse. Spesso l’essere Depressi viene vissuto con un forte senso d’inferiorità, qualcosa di cui vergognarsi. Altre volte, chi soffre di Depressione non pensa di essere una persona malata ma un “debole di carattere”, uno che non sa muoversi nella vita, che si affligge e affligge gli altri con le sue inutili lamentele. 110 La seconda tappa: superare le paure e i pregiudizi sulle cure La difficoltà di fare ciò risiede spesso nella natura stessa della Depressione che comporta un atteggiamento di totale sfiducia e mancanza di speranza tali da far ritenere inutili le cure stesse. Altro motivo di difficoltà è il ritenere che i Disturbi mentali siano forme di sofferenza di natura diversa rispetto alle malattie fisiche e che siano legati esclusivamente a problematiche di natura ambientale, per cui viene rifiutato l’intervento tecnico esterno volto a modificare quei fattori “interni” di ordine biologico e psicologico che sono alla base del Disturbo. Altro potente fattore che tiene lontano dalle cure è il timore dello stigma: chi si rivolge allo psichiatra è per definizione “matto”. A ciò si lega la diffusa paura dell’uso degli psicofarmaci, considerati, erroneamente, nocivi in quanto “bruciano” le cellule del sistema nervoso provocando danni irreparabili oppure “modificano” il carattere e la volontà delle persone, inducendo la dipendenza. Il terza tappa: la scelta del curante Alcune volte la prima scelta ricade sul medico di famiglia, la persona di cui ci si fida e che meglio ci conosce. Egli avrà come primo compito quello di confermare o meno se quel malessere sia una forma di Depressione. Per vari motivi, molti scelgono di rivolgersi direttamente allo specialista, sulla base della casualità o, più spesso, sulla scorta di consigli o suggerimenti da parte di persone di fiducia. Lo specialista in questione è lo psichiatra, tuttavia molti, per scarsa conoscenza delle differenze o per i pregiudizi, si rivolgono al neurologo o allo psicologo in quanto nell’immaginario collettivo il rivolgersi a tali figure fa correre meno rischi di essere stigmatizzati come persone “matte”. La quarta tappa: eseguire le cure Per quanto riguardo il discorso delle cure, è necessario considerare che il rimedio che può andare bene in un caso può non risultare utile in un altro caso; inoltre, data la complessità di tali Disturbi, spesso è necessario ricorrere a più strategie differenti associate tra loro. Come abbiamo già avuto modo di spiegare, la cura dei Disturbi dell’Umore si articola in trattamenti farmacologici e non farmacologici. I Disturbi dell’Umore sono malattie con una forte componente biologica; la trasmissione familiare della Depressione e della Mania indicano chiaramente l’importanza cruciale dei fattori genetici nell’eziologia. Tuttavia numerosi studi hanno evidenziato l’importanza anche di fattori stressanti di natura psicologica, interpersonale, ambientale coinvolti nell’eziologia della Depressione. Questo ha portato, in ambito terapeutico, alla combinazione di farmacoterapia e psicoterapia nel trattamento di alcuni Disturbi dell’Umore. Per quanto riguarda la terapia degli Episodi Depressivi, 111 l’efficacia di tale associazione è rispecchiata negli studi che ne suggeriscono la superiorità rispetto a ciascuna modalità terapeutica considerata isolatamente. La terapia farmacologica e la psicoterapia si indirizzano verso differenti sintomi bersaglio. I sintomi della Depressione che rispondono meglio alla terapia farmacologica sono: i segni vegetativi, l’anedonia, il rallentamento psicomotorio, i deliri e le allucinazioni uditive. I sintomi che rispondono meglio alla psicoterapia sono: la bassa autostima, gli eccessivi sensi di colpa, la mancanza di motivazione, le problematiche interpersonali, i sentimenti cronici di disperazione e il ritiro sociale. 112 Oltre ai benefici della combinazione tra psicoterapia e farmacoterapia, ci sono altre diverse ragioni che possono indicare l’opportunità di interventi psicologici nel trattamento dei Disturbi dell’Umore. Innanzitutto, la psicoterapia potrebbe essere indicata per pazienti con problemi di mancata aderenza: ad esempio, alcuni pazienti Depressi rifiutano le terapie mediche per diverse ragioni, ad esempio il non sentirsi degni di migliorare oppure il timore di essere stigmatizzati come malati mentali. I Disturbi dell’Umore occupano una delle aree in cui il dibattito in ambito psicoterapeutico ha mostrato maggiore vivacità sia dal punto di vista clinico che scientifico. Tutte le psicoterapie si fondano sulla creazione di un particolare rapporto di fiducia tra chi cura e chi è curato e su una sorta di “contratto” terapeutico, che consiste nell’impegno a raggiungere determinati obiettivi. Ogni psicoterapia presuppone l’esistenza di una teoria che fornisca un modello esplicativo dei vari Disturbi psichici da curare e dei meccanismi psicologici sui quali l’intervento psicoterapeutico va ad agire. Le forme di psicoterapia oggi conosciute sono innumerevoli e molto diverse tra loro. Uno dei problemi maggiori in ambito psicoterapeutico è la scarsezza di conoscenze scientificamente accettabili sulla loro reale efficacia nei vari tipi di disagio psichico. Analizzeremo i principali approcci psicoterapeutici utilizzati nella cura dei Disturbi dell’Umore, individuando i potenziali aspetti positivi e le relative premesse teoriche. La Psicoanalisi La terapia psicoanalitica si orienta, prevalentemente, all’interpretazione delle cause e alla cura delle Depressioni Unipolari e/o ricorrenti. Si basa sul presupposto teorico che ogni forma di sofferenza mentale sia legata a conflitti di natura inconscia, che risalgono all’infanzia, che vanno riportati alla luce affinché possano essere risolti. Considerando gli aspetti essenziali, potremmo affermare che, secondo l’originaria ipotesi freudiana, la persona Depressa avrebbe subito nella primissima infanzia una sorta di delusione nella relazione “primaria”, ossia con la figura ma- terna, a causa di una sostanziale carenza o totale assenza di adeguate cure affettive. Questo renderebbe la persona Depressa particolarmente vulnerabile alle eventuali perdite o minaccia di perdite successive, che starebbero alla base della Depressione. Tale patologia sarebbe, dunque, l’espressione di un fondamentale processo di autoaggresività, che di fatto nasconde un’aggressività originariamente rivolta all’ “oggetto d’amore” deludente. Successivamente la teoria psicoanalitica ha modificato le ipotesi sulle origini della Depressione arrivando a formulare, sempre sulla base di alterate esperienze di attaccamento infantili, l’esistenza di una personalità predisponente alla Depressione, caratterizzata da un costante bisogno di affetto, rassicurazione o ammirazione. Una personalità, dunque, essenzialmente, dipendente dalle gratificazioni altrui con il fine di alimentare l’autostima. La Depressione ,dunque, avrebbe origine dalla eventuale frustrazione del bisogno di “dipendenza”di queste persone così predisposte. L’obiettivo della psicoanalisi, come metodo di cura, consiste nel favorire un miglioramento sintomatologico, ma soprattutto tentare di modificare la struttura di personalità predisponente alla Depressione, attraverso il ripristino della capacità di stabilire rapporti interpersonali basati sulla 113 fiducia, di superare le delusioni e perdite, di migliorare l’autostima. Tale approccio psicoterapeutico si avvale di una tecnica di tipo “interpretativo”. Attraverso lo stabilirsi di una intensa relazione terapeutica con l’analista (detta “transfert”), il paziente rivive inconsciamente, proiettandoli sul suo terapeuta, i desideri, le fantasie, le emozioni originariamente vissuti nei confronti delle persone significative della propria infanzia. Il terapeuta, attraverso l’interpretazione del significato dei comportamenti, dei sogni, dei processi di pensiero del suo paziente, gli permetterà di raggiungere la consapevolezza e, dunque, la risoluzione dei conflitti profondi che starebbero alla base della Depressione. La psicoanalisi è una tecnica piuttosto lunga e dispendiosa, che potrebbe durare anche diversi anni; nel tempo sono state introdotte notevoli modificazioni che hanno portato alle “psicoterapie psicodinamiche brevi”, di durata più limitata. Queste psicoterapie, pur essendo basate sulla tecnica dell’interpretazione, si pongono obiettivi più limitati, che non mirano a una modificazione profonda della personalità ma si pongono come obiettivo la risoluzione dei problemi attuali che sembrano alla base dell’Episodio Depressivo (per esempio una situazione di conflitto interpersonale). 114 La psicoterapia Cognitivo Comportamentale Si basa sul presupposto che la persona Depressa abbia sviluppato, a partire dall’infanzia, delle “strutture cognitive” (cioè schemi mentali, convinzioni di base, ritenute stabili e invarianti) sulla base delle quali interpreta in modo distorto e negativo la realtà da lui vissuta. La teoria cognitiva pone come presupposto di base il concetto che sin da piccoli sviluppiamo delle “convinzioni di base” su noi stessi, sugli altri e sul mondo, so- prattutto sulla base delle prime e fondamentali esperienze di vita accadute nella prima infanzia. Consideriamo l’esempio di un bambino verso il quale i genitori, per vari motivi, hanno sempre espresso scarse attenzioni e poco affetto, sottoponendolo a un’educazione molto rigida e severa. Questo bambino, per la natura stessa del pensiero infantile, sarà più incline a credere che la mancanza di affetto da parte dei suoi genitori dipenda più dalla sua incapacità di suscitare il loro affetto piuttosto che dalla incapacità dei suoi di esprimere adeguatamente amore. In tal modo il bambino svilupperà la convinzione di base di essere una persona “poco amabile”. Se egli non riuscirà a farsi un amichetto per il suo modo schivo di fare, la sua convinzione troverà ulteriori conferme, radicandosi sempre di più nelle ulteriori esperienze. Queste negative “convinzioni di base” diventano strutture mentali latenti, pronte ad attivarsi in qualsiasi momento; pertanto se accade un evento particolarmente negativo (per esempio la fine di una importante relazione faticosamente costruita), tali convinzioni si attivano, inducendo questa persona a interpretare automaticamente in modo negativo quanto è accaduto, come ennesima conferma della propria non amabilità, con la conseguente disperazione. In conclusione, per la teoria cognitiva, le persone Depresse hanno una visione di sé come inadeguata, incapace, poco amabile, non degna di fiducia. Il mondo è concepito come qualcosa di negativo ed eccessivamente impegnativo. Le aspettative sul futuro sono essenzialmente di fallimento e di sofferenza. La persona Depressa, nella interpretazione della realtà, diviene vittima di “errori cognitivi” che si manifestano attraverso “pensieri automatici” e che la inducono a deformare sistematicamente il senso di ciò che vive. La persona Depressa, di fronte all’incapacità di portare a termine un determinato compito (trascurando ovviamente tutti gli altri compiti portati a termine), si convincerà del fatto che “se ho fallito in questo compito, significa che sono un fallito”. La psicoterapia Cognitivo-Comportamentale si avvale di tecniche finalizzate a far emergere, identificare e modificare le modalità di pensiero “disfunzionali” che sarebbero alla base della Depressione, attraverso il coinvolgimento attivo della persona nel processo terapeutico, definito di tipo “socratico” in quanto basato sulla capacità di autosservazione. Tale tecnica comprende anche una serie di interventi più propriamente “comportamentali” che consistono nella prescrizione di specifici compiti e attività volti a combattere alcuni aspetti della sintomatologia Depressiva. 115 fondamentale per la riduzione dei sintomi; la psicoterapia interpersonale si focalizza sul miglioramento del funzionamento interpersonale della persona Depressa. Uno dei presupposti di base è che la Depressione abbia come conseguenza dei problemi interpersonali o, viceversa, che i problemi interpersonali abbiano un ruolo rilevante nello scatenare un Episodio Depressivo. L’obiettivo di tale approccio psicoterapeutico non è quello di tentare una “ricostruzione” della struttura di personalità della persona sofferente, ma piuttosto mira a raggiungere due finalità: 1] migliorare sia sintomi Depressivi sia l’autostima della persona; 2] aiutare la persona a sviluppare strategie più efficaci per affrontaSi è sviluppata negli ultimi anni come re e risolvere problemi e difficoltà forma di intervento relativamente bre- di tipo interpersonale. Psicoterapia Interpersonale 116 ve (12-16 sedute a cadenza settimanale), nato elettivamente per il trattamento della Depressione e poi successivamente modificato per il trattamento anche di altri Disturbi. Si basa su un approccio psicobiologico, che parte dall’assunto che la Depressione sia basata su tre componenti: sintomi, esperienze interpersonali, particolari tratti di personalità. L’associazione psicoterapia e farmacoterapia è considerata La prima finalità si consegue attraverso un approccio di tipo “psicoeducativo”, teso a spiegare al paziente la natura della Depressione avvalendosi di un modello psicobiologico, fornendo informazioni sui sintomi, sul decorso, sulle potenziali conseguenze e sui trattamenti farmacologici. La seconda si basa su una fase iniziale caratterizzata dall’acquisizione di tutte le informazioni utili a ricostruire il mondo delle relazioni interpersonali della persona, presenti e passate, e il loro eventuale rapporto con l’attuale Episodio Depressivo. Generalmente i tipi di problemi interpersonali sono riconducibili a 4 grandi aree: voro, matrimonio, ecc.); in tal caso la terapia è focalizzata sul rivedere il nuovo ruolo in modo meno restrittivo, più positivo, aiutando la persona a migliorare l’autostima, il senso di competenza e capacità rispetto alle necessità imposte dal nuovo ruolo. Infine, per quanto riguarda l’area dei deficit interperso1] il lutto nali, ci si occupa di problemi ripetuti o 2] i conflitti di ruolo protratti nei rapporti interpersonali; in tal caso la psicoterapia mirerà a ridur3] le transizioni di ruolo re l’isolamento sociale della persona 4] deficit interpersonali Depressa attraverso una ricostruzione Per quanto riguarda il lutto, la Depres- storica delle sue relazioni passate e a sione è in rapporto con la perdita di favorire l’adozione di nuove strategie una persona cara per cui lo scopo della nella ricerca e nel mantenimento di terapia è di facilitare il processo di lutto nuove relazioni. aiutando la persona a ritrovare rapidamente i propri interessi e possibilmente delle relazioni sostitutive. Nei conflitti di ruolo, la Depressione è legata a diLa Psicoterapia vergenze tra le aspettative della persona e quelle di chi le è vicino rispetto ad e il Disturbo Bipolare aspetti rilevanti della vita come la gestione della relazione con i figli. La psi- “Nelle linee guida per il trattamento del coterapia mira ad aiutare la persona a Disturbo Bipolare si raccomanda l’inteindividuare l’oggetto della disputa, a grazione di farmacoterapia e psicotescegliere comportamenti e modalità di rapia, allo scopo di aiutare il paziente a comunicazione più adeguati, a ridefini- riconoscere i fattori di rischio e gli re le proprie aspettative sugli altri. Nel- eventi scatenanti delle ricadute, di mile transizioni di ruolo, si tratta di difficol- gliorare la gestione dello stress, di frontà legate a cambiamenti importanti nel teggiare le emergenze o le recidive del ciclo di vita della persona (per esempio Disturbo, di attenuare i sintomi residui il pensionamento, inizio di un nuovo la- talvolta resistenti”. (Perini et al., 2006) 117 118 Alcuni studi clinici hanno evidenziato che alcuni tipi di psicoterapia sono efficaci nel migliorare i sintomi Depressivi e nel prevenire le ricadute. Vediamo, secondo Perini et al. (2006), quali forme di psicoterapia sono impiegate nel trattamento del Disturbo Bipolare: · Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale: focalizzata sulla educazione riguardo al Disturbo, all’adesione alle terapie farmacologiche, al cambiamento dei pensieri negativi che possono condurre alla Depressione, alla soluzione dei problemi e al raggiungimento degli obiettivi; · Psicoterapia focalizzata sulla famiglia: il cui focus principale è l’educazione dei famigliari riguardo al DisturIn questo Disturbo bo e il miglioramento della comunicagli obiettivi principali di zione e della capacità di affrontare e una psicoterapia sono: risolvere i problemi all’interno della 1] aiutare a trovare il modo di affrontafamiglia; re gli Episodi passati o attuali; 2] discutere di un piano a lungo termi- · Psicoterapia Interpersonale: focalizzata al miglioramento delle relazioni e ne data la possibilità di Episodi futuri; 3] accettare un regime terapeutico a delle abilità di interagire con altre perlungo termine; sone, riducendo la tensione che il Di4] identificare e sviluppare strategie sturbo può provocare nelle relazioni; per combattere lo stress; 5] migliorare il funzionamento scolasti- · Psicoterapia dei Ritmi Sociali: volco/lavorativo; ta a ristabilire e mantenere i ritmi di 6] migliorare relazioni famigliari, coniuvita sociali e personali per rendere gali, amicali; stabili i ritmi corporei, specie il ritmo 7] affrontare il problema dello stigma sonno- veglia. sociale. FOTO ISTOCKPHOTO/MILOSLU Qual è il momento migliore per intraprendere una psicoterapia? Quando, sicuramente, sia passato l’Episodio acuto e la persona si trovi in uno stato prossimo all’eutimia, pur perdurando i sintomi residui. Quindi deve essere superato l’Episodio di Mania/Ipomania che non permetterebbe la piena collaborazione richiesta dalla psicoterapia. Se la persona è in stato Depressivo è possibile già iniziare dei colloqui psicoterapeutici, sebbene anche in questo caso l’Episodio Depressivo deve aver superato il momento di massima espressione. Si può, dunque, affermare che “la Psicoterapia è una terapia di mantenimento piuttosto che una terapia della fase acuta.” (Perini et al., 2006) STILI DI VITA E GESTIONE DELLO STRESS La regolarità dello stile di vita e la capacità di gestire lo stress sono fattori importanti per l’impatto sul decorso del Disturbo Bipolare e diventano strumenti di terapia che ogni persona affetta da questo Disturbo dovrebbe conoscere e utilizzare. 119 Regolarità dello stile di vita Spesso le persone con un Disturbo Bipolare dell’Umore sono molto disordinate nell’organizzazione del proprio tempo e hanno bisogno di dare maggiore regolarità alle proprie abitudini. È molto importante per la persona trovare orari e abitudini che non pregiudichino il mantenimento di un umore stabile ma che consentano un buon adattamento sociale e una buona qualità soggettiva della vita. Uno stile “monastico” difficilmente tollerato dalla persona non ha possibilità di diventare un’abitudine duratura nel tempo, mentre ricordiamo che per una buona prevenzione delle ricadute sono necessari tempi prolungati. Gli elementi più importanti nella regolarizzazione degli stili di vita sono: Mantenere la maggiore regolarità possibile del sonno. In fase Depressiva sarebbe utile dormire meno di quanto ci sembri necessario. In fase Ipomaniacale il sonno può essere indotto o prolungato con l’ausilio di ipnoinduttori. Tenere un eventuale registro del sonno può aiutare con il tempo a mettere in relazione irregolarità nel proprio ritmo di sonno con variazioni del tono dell’umore: se si diventa buoni osservatori di sè in questo campo è più facile capire verso quale fase si sta andando. 120 Una persona adulta dovrebbe dormire tra le 7 e le 9 ore ininterrotte. È importante sapere che, se si esce la sera e si fa tardi, andrebbero compensate le ore perse. È assolutamente sconsigliato saltare una notte di sonno per qualsiasi motivo. È sconsigliato anche il “riposino” pomeridiano per non compromettere il sonno notturno, soprattutto se si è in fase Depressiva. Per chi soffre di Disturbo Bipolare è sconsigliato un ritmo di lavoro che preveda turni notturni: se possibile bisognerebbe consultarsi con il proprio medico e chiedere l’esenzione dall’orario notturno per motivi di salute. Se si pratica una dieta per ridurre il peso corporeo non dovrebbe essere rigidissima e andrebbe sempre fatta sotto controllo. Acquisire delle buone abitudini alimentari è sicuramente preferibile a praticare diete alternate a recupero del peso. Praticare regolarmente un’ attività motoria mediamente sostenuta o un’attività sportiva. Paradossalmente questa attività fa stare meglio quando la si desidera meno, in fase Depressiva o quando l’umore è stabile. Infatti quando si entra in fase Ipomaniacale o maniacale, malgrado risulti più gradevole e meno faticosa, andrebbe temporaneamente sospesa perché troppo stimolante. Consigli utili per una buona igiene del sonno ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ Ventilare durante il giorno la stanza dove si dorme la notte Non mangiare eccessivamente a cena o dopo cena Evitare di assumere caffè, tè o cioccolato nel pomeriggio (sono sostanze stimolanti) Se si fuma non farlo nella mezz’ora prima di andare a dormire (la nicotina contenuta nel tabacco è uno stimolante) Non lavorare, non discutere, non praticare attività sportiva, non concentrarsi nella mezz’ora prima di andare a dormire. Se è possibile praticare un’attività rilassante Smettere di guardare la TV o il monitor del PC almeno mezz’ora prima di andare a dormire poiché la luce dello schermo è stimolante Non trascorrere a letto del tempo che non sia quello dedicato al sonno Lo stress e la sua gestione La parola “stress”, come “Depressione”, è molto utilizzata nel linguaggio di tutti i giorni ma in realtà ha un significato ben preciso: è la risposta automatica, non volontaria, dell’organismo a qualsiasi cambiamento ambientale esterno o interno (stimolo) per adeguarsi a nuove richieste. La risposta implica una attivazione motoria e mentale. L’intensità dello stress dipenderà sia dalla tipologia dello stimolo, sia da come la persona lo vive e dalle risorse che può mettere in campo per affrontarlo. Mentre all’inizio l’iperattivazione può essere efficace per rispondere meglio a una richiesta, dopo un certo limite, che è individuale, l’organismo e il comportamento cominciano a soffrirne. Infatti ipertensione, asma, insonnia, ansia, affaticamento e disturbi gastrici possono essere causati o peggiorati da uno stress prolungato. Lo stress è un importante fattore scatenante degli Episodi, soprattutto dei primi, all’inizio del Disturbo. Se una persona con un Disturbo Bipolare viene sottoposta a uno stress prolungato può rischiare una ricaduta, sia perché lo stress induce cambiamenti ormonali e neurotrasmettitoriali che possono scatenare una fase, sia perché incide negativamente sulla regolarità del sonno e questo a sua volta può indurre una ricaduta. Non necessariamente gli eventi stressanti negativi scatenano fasi Depressive e quelli positivi delle reazioni Ipomaniacali: spesso la “polarità” dell’Episodio scatenato non è congrua con l’evento scatenante. È quindi estremamente importante che chi soffre di un Disturbo Bipolare impari ad arrestare o alleviare lo stress prima che questo provochi una ricaduta. Esistono diverse tecniche che consentono di farlo: alcune sono più fisiche, quali quelle di rilassamento muscolare o di controllo della respirazione, altre sono più cognitive, come quelle di razionalizzazione o di risoluzione dei problemi. Sono tecniche relativamente semplici che possono essere apprese dopo un training individuale e che contribuiscono efficacemente alla prevenzione delle ricadute. 121 C PR OM EV E EN RI IR CO E NO LE S RI CE CA RE DU TE E 122 L’ esperienza insegna che le ricadute Depressive o Maniacali sono precedute da segnali che, per ognuno, sono sempre uguali.Spesso gli amici e i parenti hanno imparato a riconoscerli ma non l’interessato perché adotta inconsapevolmente un meccanismo di negazione. Generalmente questi segnali precedono di alcune (o molte) settimane l’ insorgere della malattia. La convinzione errata che in alcuni casi la ricaduta compaia improvvisamente, “a ciel sereno”, è probabilmente fondata sulla non individuazione o scarsa attenzione ai segni precoci. Spesso, inoltre, si riconoscono eventi stressanti (eventi grilletto) che favoriscono le ricadute: ad esempio, nel caso di Episodi Depressivi, eventi che possano suscitare la sensazione di inadeguatezza o di abbandono o, nel caso di Episodi Maniacali, periodi prolungati di iperattività. Un evento o situazione potenzialmente stressante (stressor) ha impatto diverso su ogni persona e dipende dalle caratteristiche sia dello stressor che dell’individuo. È importante quindi individuare a quali stressor si è particolarmente sensibili. Riconoscere i segni premonitori e gli eventi ‘grilletto’ permette di prevenire nuovi Episodi di malattia o di intervenire precocemente riducendone la gravità e la durata: essere vulnerabili a un Disturbo dell’Umore non significa essere condannati a riammalarsi. Riconoscere i segni premonitori e imparare a gestire i momenti di crisi o “a rischio” permette: di riprendere il controllo sulla propria salute e facilita l’assunzione di un ruolo attivo: non si è più schiavi di una ¿ 123 LA SECONDA SCHEDA indica quali comportamenti possono aiutare a gestire meglio i momenti di crisi o di malattia. Anche in questo caso bisogna rifarsi alla propria esperienza. Vanno indicati comportamenti precisi (ad esempio non basta segnalare genericamente attività LE SCHEDE ALLEGATE dovrebbero fa- piacevoli ma elementi specifici come cilitare questo compito. passeggiare con il cane al parco.) Serve per avere già pronte una serie di LA PRIMA SCHEDA è finalizzata a ri- indicazioni che, nei momenti di crisi, è levare i segni precoci: richiede un lavo- meno facile poter organizzare; è una ro anche faticoso perché, meglio se specie d’impegno con se stessi e con con l’aiuto di familiari o di amici, biso- gli altri a mantenere questi propositi. gna ripercorrere con la memoria i precedenti Episodi Depressivi e Maniacali. I segni precoci non vanno confusi con i LA TERZA SCHEDA serve a monitoraprimi sintomi che denotano già uno re i segni precoci: alcune voci sono già stato, seppur iniziale, di malattia. Pos- indicate, a queste ne vanno aggiunte alsono spesso ricordare in forma atte- tre per personalizzare la scheda. nuata i sintomi, ma rientrano ancora in Va compilata quotidianamente, preferiuno stato mentale sano: sentire di ave- bilmente la sera prima di coricarsi. Quere più energia, essere più propositivi è sto punto è molto importante perché la positivo; va valutato come segnale solo compilazione retrospettiva (ad esempio se questo stato differisce da quello che a fine settimana) rende l’ autovalutazione consideriamo il nostro stato abituale e scarsamente affidabile. All’inizio è noioso se riconosciamo che in passato ha pre- ma successivamente diventa un’abitudiceduto un Episodio Maniacale. ne e richiede pochi minuti di attenzione. Questa scheda va tenuta in evidenza e Alcuni potrebbero sentirsi più malati o fobisognerebbe darne copia alle persone calizzare troppo l’attenzione sul timore di con cui si convive o che si frequentano una nuova crisi, magari in un periodo di con assiduità in modo che collaborino a benessere: in realtà la compilazione della segnalare elementi che pur presenti scheda permette di segnalare i momenti l’interessato può non avere ancora no- critici e quindi consente, quando i paratato (meccanismo di disattenzione se- metri sono nella norma, di indicare che si lettivo o di negazione). è in un periodo non ‘a rischio’. malattia che irrompe improvvisamente e che poi ci fa sentire passivi, nelle mani del curante e dei farmaci prescritti; ¿ responsabilizza rispetto al proprio stato di salute e induce una maggior attenzione verso se stessi. 124 SEGNI PRECOCI DI UMORE DEPRESSO ¿ perdita d’interesse o di piacere nelle attività, inclusa la sessualità; ¿ riduzione della concentrazione o dell’energia; ¿ senso di inadeguatezza; ¿ pensieri ossessivi; ¿ rituali; ¿ ansia; ¿ indecisione; ¿ variazioni del numero di ore di sonno o della sua qualità; ¿ aumento o diminuzione dell’appetito; ¿ sintomi fisici quali cefalea, dolori, problemi digestivi; SEGNI PRECOCI DI UMORE ELEVATO ¿ minor bisogno di sonno; ¿ aumento dell’energia fisica ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ irritabilità; (ad esempio minor stanchezza malgrado si sia più attivi); maggior loquacità; essere più distratti; avere un sacco di idee; maggior progettualità; senso di urgenza nel fare le cose; aumento delle attività; A) CONTATTARE IL CURANTE B) IDENTIFICARE POSSIBILI EVENTI SCATENANTI C) EVITARE ALCOLICI o sostanze psicoattive non prescritte D) MANTERE LE ORE DI SONNO COSTANTI secondo la propria abitudine 125 Comportamenti DA ADOTTARE SE SONO EUFORICO ¿ stare moli; in una stanza solo e senza sti- di polemizzare con me o contraddirmi; ¿ stare calmi, ignorare le mie provocazioni; che se non si riesce a dormire; ¿ non dirmi di stare calmo ma cercare ¿ stare con amici tranquilli e rilassanti; di tranquillizzarmi parlando lentamen¿ ascoltare musica rilassante; te e con un tono di voce basso; ¿ fare esercizio fisico come camminare ¿ pormi dei limiti, se eccedo, in modo o nuotare; fermo ma calmo; ¿ utilizzare tecniche di rilassamento; ¿ prendere in consegna le chiavi della ¿ programmare attività quotidiane gramia macchina, il bancomat, la carta devoli che non richiedano molta condi credito e gli assegni; centrazione; ¿ avvertire il curante; ¿ ecc ¿ ecc. ¿ non sottoporsi a emozioni; ¿ dormire a sufficienza; ¿ stare nella propria camera da letto an- Comportamenti DA ADOTTARE SE SONO DEPRESSO ¿ programmare una moderata attività quotidiana con occupazioni gradevoli; ¿ non aspettarsi di “funzionare” bene come quando non si è Depressi; ¿ cercare di riconoscere i pensieri negativi come sintomi della malattia e quindi non realistici; ¿ ecc. Comportamenti DA EVITARE SE SONO DEPRESSO ¿ stare tutto il giorno a letto; ¿ bere alcolici; ¿ prendere decisioni importanti; ¿ ecc. 126 Comportamenti DI PARENTI E AMICI CHE POTREBBERO AIUTARMI SE SONO DEPRESSO ¿ riconoscere che, quando sono Depres- so, io sia il miglior giudice del mio stato; insistere troppo; ¿ stimolarmi ma non ¿ evitare frasi tipo: “mettici un po’ di buona volontà”; che la Depressione come è arrivata così passerà; ¿ ecc. ¿ ricordarmi Comportamenti DI PARENTI E AMICI CHE POTREBBERO AIUTARMI SE SONO EUFORICO ¿ evitare Comportamenti DA EVITARE SE SONO EUFORICO ¿ bere alcolici, caffè; ¿ fare acquisti; ¿ guidare la macchina; ¿ prendere decisioni importanti; ¿ sottoporsi a stimoli eccessivi come stare nella folla in ambienti rumorosi, nei negozi, andare a feste; ¿ giochi e attività di gruppo; ¿ discussioni; ¿ ecc. 127 Scheda di monitoraggio dei segni precoci GIORNO 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 UMORE ELEVATO + 4 UMORE ELEVATO + 3 UMORE ELEVATO + 2 UMORE ELEVATO + 1 UMORE NORMALE 0 UMORE NORMALE - 1 UMORE DEPRESSO - 2 UMORE DEPRESSO - 3 UMORE DEPRESSO - 4 ANSIETÀ DA 1 A 5 IRRITABILITÀ DA 1 A 5 PESO ORE DI SONNO ALTRI SEGNI PRECOCI NOTE 128 129 Fattori di rischio e fattori di protezione nel Disturbo Bipolare FATTORI DI RISCHIO CHE POTENZIANO LE POSSIBILITÀ DI AMMALARCI Eventi di vita stressanti Perdita del posto di lavoro, inizio o interruzione di una relazione affettiva, nascita di un figlio. Abuso di alcol o altre sostanze Assunzione smodata o Episodica di alcolici, assunzione di cocaina, LSD o Ecstasy, uso eccessivo di marijuana. Deprivazione del sonno Conflittualità familiari interpersonali Discontinuità nell’assunzione farmacologica Modificare gli orari, eccedere nello stare svegli, modificazioni repentine nei ritmi sonno/veglia. Eccessivo criticismo da parte di genitori, coniuge o partner: modalità di relazione provocatoria e/o ostile nei confronti dei componenti familiari o dei colleghi. Interrompere all’improvviso l’assunzione dello stabilizzatore dell’umore, assumere la terapia con discontinuità saltando una o più assunzioni. FATTORI CHE CI PROTEGGONO DALL’AMMALARCI 130 Monitorare il proprio umore e ciò che ne scatena le fluttuazioni Compilare quotidianamente una tabella dell’umore o dei ritmi sociali. Mantenere regolari le abitudini diurne e notturne Andare a dormire e svegliarsi sempre allo stesso orario; avere un’agenda prevedibile. Poter contare sul sostegno sociale e familiare Comunicazione limpida con i propri parenti, in caso di necessità chiedere aiuto alle vostre figure significative. Impegnarsi a essere costanti nel trattamento medico e psico-sociale Rimanere in costante regime terapeutico, fare la psicoterapia, frequentare i gruppi di supporto. Contratto per prevenire la Mania Nome del vostro Psichiatra Recapito telefonico Studio Recapito telefonico in caso di emergenza Nome del vostro Terapeuta Recapito telefonico Studio Recapito telefonico in caso di emergenza Recapito telefonico Ospedale di zona Numero del Pronto Soccorso ¿ Elencate i vostri primi sintomi prodromici caratteristici dell’Episodio maniacale. ¿ Elencate le circostanze all’interno delle quali c’è maggiore probabilità che si presentino tali sintomi prodromici. ¿ Chiedete a uno o più membri della vostra famiglia di aggiungere alla lista altri primi segni premonitori da loro osservati e , se pertinente, le circostanze all’interno delle quali questi sono comparsi. ¿ Elencate quali comportamenti potete assumere nel momento in cui stanno per presentarsi questi sintomi (esempio: contattare il vostro medico, andare a fare il dosaggio della litiemia, aderire strettamente al vostro regime terapeutico, provare ad andare a dormire con regolarità, seguire routine strutturate per l’ora in cui andare a dormire e quella in cui svegliarsi, evitare l’assunzione di alcolici, droghe, caffeina, mollare le vostre carte di credito e le chiavi dell’automobile, evitare di fare investimenti finanziari e/o di assumere altre importanti decisioni, evitare le situazioni sessuali a rischio). ¿ Elencate quali comportamenti possono assumere i vostri familiari, i vostri amici o le altre figure per voi importanti (chiamare il vostro medico, dirvi quale comportamento state assumendo che li sta preoccupando, dirvi quando si preoccupano di voi, trattenervi dal fare programmi, chiamare il pronto soccorso, ricordarvi di assumere la terapia, accompagnarvi dal medico, prendersi cura dei vostri figli, accompagnarvi quando voi uscite la sera, aiutarvi a gestire il vostro denaro, aiutarvi a mantenere cicli sonno-veglia regolari, aiutarvi a stare lontano da alcol e droghe). ¿ Elencate cosa volete che faccia il vostro psichiatra (esempio: incontrarvi in caso di emergenza, prescrivervi il controllo della litiemia, rivalutare se necessario il vostro regime terapeutico, contattare l’ospedale e prendere rdi per un eventuale ricovero). Data Firma 131 PROBLEM SOLVING FOTO LORENZO VOLTA STRATEGIE DI SOLUZIONE DEI PROBLEMI 132 Il Problem Solving (PS) trae origine, tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, dal lavoro di D’Zurilla e Goldfried come strategia per la generalizzazione delle competenze sociali; Liberman e Falloon sono stati i primi a impiegare il PS nei training di abilità sociali con persone affette da Disturbi Psicotici. Il PS si è progressivamente affermato come una strategia di base in molti interventi di tipo cognitivo-comportamentale e ha acquisito un ruolo centrale in una varietà di interventi nel campo dei Disturbi d’Ansia e dei Disturbi Depressivi. Si tratta di una strategia che può permettere a tutti di identificare soluzioni efficaci alle difficoltà che si incontrano nella vita quotidiana, aumentando i comportamenti funzionali: la sua conoscenza e la sua applicazione incrementano le possibilità di rispondere con la modalità più efficace alle situazioni difficili in cui ci si trova. Si tratta di conoscere e sviluppare le abilità necessarie a identificare e rispondere in modo attivo a: ¿ tutto quello che rappresenta un elemento di stress, ¿ i conflitti personali, ¿ l’insieme di situazioni che ostacolano il raggiungimento dei propri obiettivi e del proprio benessere. L’addestramento a questa strategia è diventato negli ultimi anni uno dei metodi più significativi con cui gli operatori dei Centri di Salute Mentale possono aiutare le persone che hanno in cura. La constatazione di riuscire a padroneggiare le situazioni stressanti, di origine interpersonale e intrapersonale, aumenta il desiderio di fare nuove esperienze, rinforza l’immagine di sé e l’autoefficacia. La vita consiste in una costante risoluzione di problemi di maggiore o minore intensità. (Cosa mi metto? – Che strada prendo per andare al lavoro? – Devo licenziare un dipendente? – Cambio casa? – Cambio partner? – Come mi confronto con quel collega aggressivo?) Le decisioni complesse possono rappresentare uno stress e compromette- re la qualità di vita di coloro che le devono prendere; a volte determinano periodi di ansia e insonnia, che, nei Disturbi dell’Umore, possono contribuire a scatenare un Episodio. Il PS è tema importante nella psicoeducazione soprattutto delle persone con un Disturbo Bipolare, per tale motivo può essere utile apprendere qualche strategia, ricordando che non bisogna mai prendere decisioni importanti nel caso in cui ci sia anche solo il sospetto che stia iniziando un Episodio Depressivo o Maniacale. Il PS è una tecnica che consente di strutturare il modo di prendere le proprie decisioni e si giova di un setting di gruppo; aiuta chi lo pratica a sviluppare le proprie capacità personali e a fare i conti con la propria emotività; permette di vedere soluzioni laddove sembra impossibile trovarne e di “recuperare” energie e risorse che non si pensava di possedere. La persona potrà poi utilizzare le strategie apprese nei vari momenti della vita quotidiana. I training di PS agiscono come fattore protettivo nei confronti della vulnerabilità allo stress. Il PS favorisce il “come” pensare, piuttosto che il “cosa” pensare: non impone ai partecipanti soluzioni predeterminate, ma si propone di insegnare delle strategie di pensiero che consentano la scelta di una soluzione fondata su un’accurata valutazione delle proprie azioni e di quelle altrui. Permette di accostarsi a diverse soluzioni di fronte a una situazione problematica, di prevedere le possibili conseguenze di un’azione, di pianifi133 Il PS affronta quattro tipologie di problematiche di crescente complessità: ¿ individuazione e definizione di problemi pratici ¿ risoluzione di problemi interpersonali ¿ risoluzione di problemi intrapersonali ¿ gestione delle situazioni di crisi e sofferenza Il lavoro è focalizzato sui problemi legati all’esperienza concreta dei partecipanti. L’obiettivo è favorire l’acquisizione di nuove strategie, piuttosto che la sola risoluzione del problema. La partecipazione attiva è parte integrante dell’attività. Le abilità di PS vengono insegnate come mezzo per facilitare il raggiungimento degli obiettivi personali scelti. I passaggi di questa formazione sono i seguenti: ¿ definire il problema, comprendere la distanza tra il punto in cui la persona si trova e dove vorrebbe essere, quali sono le condizioni necessarie per il cambiamento, quali sono gli ostacoli incontrati; definire obiettivi realistici e concreti; valutare costi e benefici e breve e lungo termine; ¿ pensare creativamente per trovare una soluzione alternativa: pensare ad un’ampia gamma di risposte possibili, anche quelle più bizzarre o che sembrano insensate (fornire cioè tutte le soluzioni possibili: tutto ha valore, quindi non si dà in questa fase un giudizio di qualità 134 o efficacia delle alternative proposte). Per agevolare questo tipo di risposte si utilizza la tecnica del brainstorming (tempesta di idee), che consiste nel produrre spontaneamente il maggior numero di alternative a un problema, nell’annotarle per iscritto, per poi valutarle; ¿ anticipare le conseguenze positive e negative di ogni soluzione; ¿ scegliere la soluzione migliore: nella lunga lista di soluzioni pensate si sceglie quella che procura alla persona maggiori benefici e minori costi. La soluzione deve essere efficace rispetto agli obiettivi da raggiungere e soprattutto deve essere possibile; bisogna pertanto valutare la probabilità che tale alternativa risolva il problema (per facilità è possibile assegnare un punteggio a ogni soluzione). Bisogna poi valutare se, in relazione alla risposta scelta, l’ansia si riduce e il benessere aumenta, e considerare il tempo e lo sforzo che richiede e i suoi effetti a lungo termine. Se si è dato un punteggio a ognuno di questi fattori, basterà sommarli per osservare quale sia la soluzione più redditizia. Ovviamente quello presentato è un metodo molto meccanico e artificioso per prendere decisioni che però rende possibile esemplificare in maniera controllata il modo che ciascuno ha di fare delle scelte; chi apprende questo metodo e impara a praticarlo, riduce la tendenza ad affrontare un problema in modo impulsivo ed è meno afflitto da situazioni di ansia. FOTO ISTOCKPHOTO/JOHNWOODCOCK care ed eseguire un certo numero di passi verso un dato obiettivo. L’AUTO MUTUO AIUTO PER COLORO CHE SOFFRONO O HANNO SOFFERTO DI UN DISTURBO DELL’UMORE L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, definisce l’Auto Mutuo Aiuto come l’insieme di tutte le misure adottate per promuovere, mantenere o recuperare la salute, intesa come benessere fisico, psichico e sociale di una comunità. Restituisce ai cittadini responsabilità e protagonismo. 135 L’Auto Mutuo Aiuto (AMA) è un modo di trattare i problemi, le situazioni di crisi che ciascuno si può trovare ad affrontare nella vita: malattie, separazioni, dipendenze, lutti... I gruppi di AMA sono costituiti da persone che condividono il medesimo problema e si incontrano per confrontarsi e sostenersi reciprocamente, rompere l’isolamento, raccontarsi le proprie esperienze di vita, scambiarsi informazioni e soluzioni, condividere sofferenze e conquiste, con l’obiettivo di scoprirsi risorsa per sé e per gli altri. Lo scopo del gruppo abbraccia e riflette i bisogni e gli obiettivi di ciascuno dei membri. L’AMA si fonda quindi sull’azione partecipata delle persone che nel gruppo si attivano e aiutano, portando qualcosa di sè, la propria storia, la propria esperienza, la conoscenza e le competenze che ne derivano, le proprie risorse. Fa leva sulla volontà delle persone di giocare un ruolo attivo. Base di questo approccio è la parità, la mutualità e lo scambio reciproco. 136 Funzioni principali dell’AMA Caratteristiche dei gruppi di AMA ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ i gruppi di AMA sono formati da un minimo di 4/5 persone a un massimo di 12 e sono aperti a nuovi inserimenti; non sono gruppi terapeutici; sono autogestiti o con facilitatore esterno; sono gratuiti; i partecipanti si incontrano regolarmente durante l’anno: una volta ogni 7/14 giorni; l’accesso deve essere facile; i partecipanti sono coinvolti in prima persona, ascoltando e comunicando: ogni membro del gruppo è protagonista del cambiamento che vuole ottenere, è la prima risorsa per sé e per il gruppo. Nel gruppo i problemi sono affrontati dal basso, facendo leva sulla motivazione, l’interesse e l’esperienza delle persone direttamente interessate piuttosto che attraverso la presa in carico di un professionista; scoprire di avere punti in comune con gli altri aiuta i membri del gruppo a sentirsi meno soli nell’affrontare un problema; si dà e riceve aiuto; entrare in contatto con idee e concezioni diverse può aiutare a modificare e ristrutturare le proprie opinioni e atteggiamenti; nel gruppo di AMA si possono creare nuove amicizie, generare quindi rapporti di sostegno e affetto; questo coinvolgimento emotivo incentiva la crescita e il benessere dei membri del gruppo. ¿ ¿ ¿ valorizzare le risorse dei partecipanti: fare leva sui punti di forza piuttosto che sulle debolezze; ciò permette di rafforzare le abilità fondamentali per il benessere personale e interpersonale di ciascuno, e al tempo stesso di apprendere nuove abilità; la costruzione del gruppo, la formazione cioè tra i componenti del gruppo di un senso del “noi” o identità collettiva. Questo processo è possibile individuando tutti quei problemi, bisogni, interessi, desideri e obiettivi che accomunano i partecipanti affinchè si accettino l’un l’altro come risorsa di sostegno reciproco; apprendere a usare in modo intenzionale il proprio Sé; tale processo si compone di due dimensioni: l’autoriflessione sulla propria vita e sulle proprie esperienze e il riferimento a sé, cioè la narrazione della propria vita e delle proprie esperienze. Il processo di condivisione delle storie di vita offre ai membri del gruppo un’opportunità per comprendere meglio i propri sentimenti e atteggiamenti e a capirsi meglio con gli altri; ciò permette al gruppo nuove visuali e nuovi spunti di riflessione. Obiettivi comuni ai gruppi AMA ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ aiutare i partecipanti a esprimere i propri sentimenti sviluppare la capacità di riflettere sui propri comportamenti aumentare le capacità individuali nell’affrontare i problemi aumentare la stima di sé, delle proprie abilità e risorse, lavorando su una maggiore consapevolezza personale facilitare la nascita di nuove amicizie Il facilitatore Il facilitatore è quella persona che si mette a disposizione del gruppo per facilitarne il buon funzionamento ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ facilita la comunicazione e i processi del gruppo tutela un buon clima di gruppo cura l’accoglienza dei nuovi partecipanti è di aiuto nei momenti critici del gruppo incentiva il gruppo verso l’autonomia: il suo ruolo è quindi a termine ha un atteggiamento rassicurante, non direttivo, d’interesse aperto, di non giudizio Regole nei gruppi AMA ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ ¿ puntualità impegno di presenza riservatezza ( non riferire all’esterno ciò che viene detto all’interno del gruppo) raccontarsi quando lo si desidera partire da sè parlando in prima persona atteggiamento non giudicante in situazione di disagio rispetto al gruppo affrontare il problema in gruppo e con le persone direttamente coinvolte quando si decide di terminare la propria esperienza, comunicarlo al gruppo spiegando il motivo della scelta. Il gruppo è autonomo quando ha raggiunto identità di gruppo, un progetto condiviso e la capacità di gestire gli incontri. 137 La Depressione e i Gruppi di Auto Mutuo Aiuto Sono Depressa: lo so perché me l’ha detto il medico che mi cura. Il saperlo è già un passo avanti, perché prima pensavo di avere svariate malattie, tutte gravissime, nonostante gli esami e i test cui mi ero sottoposta dicessero il contrario. I miei mi girano intorno con fare circospetto, come se avessi qualcosa di contagioso e, di tanto in tanto, tornano alla carica con qualche frase che gli mette a posto la coscienza nei miei confronti:”Reagisci! Non ti manca niente…Non stare tutto il giorno così! Ma non vedi che bei figli e che bravo marito hai?! Ecc.Ecc”, ma che mi provoca un fastidio rancoroso. Mi danno anche fastidio i loro sguardi preoccupati. Insomma, in casa situazione pesante, afosa, paludosa, soffocante. Quando poi esco, sto alla larga dai conoscenti che quando mi incontrano mi dicono: “Ma che bella faccia hai!”oppure:”Non ti chiedo neanche come stai, tanto si vede…” e incominciano a raccontarmi i loro guai, mentre io vorrei scappare da loro, dai loro discorsi e soprattutto dall’angoscia che mi cresce dentro. E così: ci sono io, malata, che chissà quando mai tornerò a stare come prima, manco me lo ricordo più come stavo prima…Io, inadeguata a ogni nuova giornata che mi si innalza davanti come una montagna ogni mattina. E poi ci sono gli altri, loro, i sani, lontani da me anni luce, minacciosi, sempre pronti a darmi consigli o a criticarmi, come se la mia condizione fosse una colpa. Mia, naturalmente. 138 Ho solo voglia di chiudermi in casa e non vedere più nessuno, al massimo lo psichiatra o lo psicologo, che tanto sono abituati a vedere gente come me e, anche se non possono capirmi del tutto, ( perché anche loro fanno parte sei “sani”), almeno mi ascoltano. Poi un giorni mi viene a trovare Gabriella, è da tanto che non la vedo. Arriva all’improvviso, senza telefonarmi prima, altrimenti avrei cercato una scusa per non incontrarla. Ma ormai è qui. Mi sento prendere dal panico e cerco di mascherare il mio stato d’animo con una finta e forzata allegria, ma, dopo i primi convenevoli, il discorso langue, spero che non voglia raccontarmi tutti questi anni che sono passati senza vederci, ma soprattutto spero che se ne vada al più presto. Gabriella invece resta, e pian piano il dialogo si fa più personale, più intimo e mi ritrovo a piangere senza ritegno raccontandole la mia misera condizione. Gabriella non giudica, non consiglia, semplicemente mi ascolta con affettuosa attenzione. Non so quanto tempo passa, ma non me ne importa: alla fine mi ritrovo più sollevata e ben disposta verso di lei. È allora che lei mi parla dei gruppi di auto mutuo aiuto. Chi ne ha mai sentito parlare? E poi, che cosa le viene in mente di propormi di andare in un gruppo di persone a raccontare i fatti miei? A parte il fatto che non ne ho voglia, non ha capito che preferisco evitarla, la gente? Che ogni volta che incontro qualcuno di “loro” sto più male? E poi a che cosa serve? Ho già lo psichiatra, lo psicologo, le medicine… Gabriella allora mi spiega di avere avuto anche lei problemi come i miei, quindi non mi sta dando uno dei soliti consigli: sa di cosa par- lo. Nel gruppo di auto mutuo aiuto ha trovato persone come me e come lei, persone con esperienze di vita diverse, ma accomunate dalla sofferenza della Depressione. Mi spiega che il gruppo non sostituisce i medici e i farmaci, quelli fanno parte del percorso personale di ciascuno. Il gruppo è un’occasione in più, è un forte sostegno emotivo per ogni partecipante. Mi sento un po’ confusa e anche dubbiosa: devo andare a raccontare i fatti miei a estranei o a persone che di solito incontro per strada e non sanno niente di me? Non sono obbligata a parlare, mi spiega ancora Gabriella, il gruppo dà a ciascuno lo spazio per sfogarsi, se vuole, ma non l’obbligo. Non c’è neppure l’obbligo di iscrizione o di frequenza. Mi dice che posso provare ad andare una volta, senza alcun impegno. Se accrescerà la mia ansia, tanti saluti e amici come prima. Solo io posso sapere se va bene per me, ma devo provarci: se faccio il primo passo, resterò esattamente dove sono adesso. Inoltre la frequenza è totalmente gratuita e anche questo non è da sottovalutare. Il giovedì successivo, alle 19, mi trovo all’appuntamento con Gabriella che mi accompagna al gruppo. Sono tesa, angosciata al punto che mi sento come se dovessi vomitare: ma cosa ci faccio qui, seduta davanti a questa gente, perché le ho dato retta, già ho fatto fatica a uscire, adesso poi tutte queste facce nuove…Oddio, c’è anche la signora che abita al quarto piano…Ormai ci sono e resto, ma non dico una parola. Quanto poi a tornare… La serata ha inizio, Gabriella mi presenta brevemente e poi chiede a ciascuno di presentarsi a mio beneficio. ( Mi rendo conto che Gabriella ha un suo ruolo all’interno del gruppo: è la facilitatrice, cioè deve cercare di facilitare il dialogo tra le persone, stando attenta che ognuno abbia il proprio spazio ma che non ne prenda troppo. Deve anche incoraggiare le persone che si tengono un po’ in disparte. Inoltre, e questo lo capirò meglio in seguito, ha il compito di essere attenta alle varie dinamiche che si instaurano all’interno del gruppo, per fare in modo che il clima sia funzionale al dialogo). Man mano che le persone raccontano la loro storia, parlando di fatti, ma anche di sentimenti e di emozioni, incomincio a riconoscere in alcuni di loro i miei sentimenti e le mie paure, le mie angosce e le mie sofferenze. Sento che le persone che sono presenti al gruppo non assomigliano agli “altri”, quelli di fuori, ma assomigliano a me, li riconosco e incomincio a sentirmi a “casa”. Quando tutti si sono presentati, vengo gentilmente invitata a farlo a mia volta, se ne ho voglia. A quel punto sono pronta svuotare il sacco e parlo “con il cuore in mano”, incoraggiata da ciò che ho già sentito e dal clima di rispettosa attenzione nei miei confronti. Butto tutto fuori di getto, un po’ confusamente, ma in questo momento le emozioni che ho tenuto dentro da tanto si fanno strada ed escono allo scoperto senza chiedermi il permesso. Alla fine sono un po’ stordita, ma guardo intorno un po’ incerta, ma mi sento sollevata. Qualcuno dice ciò che ha provato quando io ho raccontato un certo Episodio, altri commentano altre parti del mio exploit, il tutto senza ombra di giudizio o di critica. Qualcuno esprime un affettuoso incoraggiamento. Mi vengono dette le “regole” che il gruppo segue per essere efficace: si parla uno per volta; parla solo chi vuole; quando uno parla gli al139 140 re. Attraverso il gruppo ho ripreso fiducia oltre che in me stessa, anche nelle persone e mi sono resa conto che essere autenticamente se stessi può costare fatica, ma ne vale la pena. La consapevolezza di sé aiuta anche a capire meglio gli altri e tutto ciò viene fatto attraverso l’ascolto e l’impegno personale. In definitiva mi rendo conto di essere cambiata, di essere diventata più forte e tutto ciò è avvenuto grazie anche all’aiuto del gruppo. Il giovedì è diventato un punto di riferimento irrinunciabile: se ho bisogno di sfogarmi, quello è il posto, se non ne ho bisogno so che potrò essere d’aiuto a qualcun altro e questo aumenta la mia autostima. In ogni caso ne traggo vantaggio. Da un po’ di tempo ormai frequento il gruppo e, insieme alle altre persone, sto facendo questo cammino di scoperta delle mie potenzialità, alcune delle quali non sapevo di ave- Anna Bologna Un’altra domanda che mi sento di fare è: ma il gruppo crea dipendenza? E se dopo non puoi più farne a meno? A parte il fatto che la dipendenza prevede un comportamento compulsivo, cioè costringe a fare cose indipendentemente dalla propria volontà, e non mi sembra che sia questo il caso, tutti noi abbiamo piccole o grandi dipendenze (il caffè dopo i pasti, l’ascolto della stessa trasmissione radiofonica alla stessa ora, le abitudini domestiche quotidiane, ecc.) che fanno normalmente parte della nostra vita e che non mettiamo neppure in discussione. Allora perché sentire come una minaccia alla propria libertà quell’ora e mezza settimanale che scelgo io di frequentare e che, oltre tutto, mi aiuta a stare meglio? RIFERIMENTI ASSISTENZIALI E GIURIDICI L’amministrazione di sostegno La nostra legislazione prevede istituti giuridici di protezione che possono essere attivati, a volte in maniera molto semplice, in quei momenti della vita di un singolo quando si verifica un evento avverso: una malattia che impedisce la cura di sé o del proprio patrimonio, la necessi- Modello ML BENEFICI INFRA allegato alla Procedura per il riconoscimento dell’invalidità civile - Edizione 2008 tri ascoltano; ciò che viene detto nel gruppo non deve essere riportato fuori; quando ci si incontra fuori dal gruppo non si parla di ciò che è stato detto in quella sede. Regole semplici e, se vogliamo, ovvie, ma soprattutto funzionali agli scopi del gruppo. Già, quali sono gli scopi del gruppo? perché non è un gruppo terapeutico, non c’è uno psicologo o uno psichiatra che propone tematiche e al quale le persone si rivolgono quale esperto. E poi, perché mettere insieme una decina di Depressi, con il rischio che passino il tempo a piangersi addosso e si deprimano ancora di più? Queste domande non me le sono fatte io dal momento che, dopo il primo incontro, mi sentivo un po’ come un naufrago che tocca terra e quindi non avevo nulla da chiarirmi in proposito. Queste domande ce le rivolgono le persone che conoscono l’auto mutuo aiuto solo dal di fuori e, giustamente, hanno dei dubbi. Il fatto è che gli esperti nel campo della Depressione, siamo noi che la stiamo vivendo o che l’abbiamo passata e perciò sappiamo esattamente di cosa si tratta. Inoltre abbiamo sì questo problema che ci condiziona non poco la vita, ma abbiamo anche delle risorse che, se riusciamo a riconoscere e utilizzare, ci aiuteranno a trovare la nostra strada personale per stare meglio, nei modi e nei tempi di cui ciascuno ha bisogno. A questo serve il gruppo: a supportarci a vicenda e a incoraggiarci in questo cammino squisitamente individuale. tà di una tutela di terzi deboli o anche minori, eccessi comportamentali che possono portare danno a sé o a terzi, ecc. Da pochi anni è stato introdotto nel nostro codice civile, in aggiunta agli istituti della tutela e della curatela, quello dell’amministrazione di sostegno. Questo istituto ha caratteristiche di grande semplicità e flessibilità e il suo impiego diviene sempre più diffuso. In sintesi, si tratta di un ricorso all’ufficio del giudice tutelare del tribunale competente per territorio per richiedere la nomina di un amministratore, parente o no, a sostegno di sogget- BENEFICI NON ECONOMICI FORNITURA GRATUITA DI PROTESI, PRESIDI E AUSILI in connessione alle infermità invalidanti ai sensi del Decreto Ministeriale 27 agosto 1999, n. 32 (U.O. Protesica e Riabilitativa. ISCRIZIONE ALLE LISTE SPECALI PRESSO I CENTRI PER L’IMPIEGO DELLA PROVINCIA per i soggetti riconosciuti COLLOCABILI ai sensi della Legge 68/99, nella fascia d’età 15/64 anni. Dai 15 ai 18 è necessario che sul verbale di invalidità sia stata espressa anche la percentuale (pari o superiore al 46%). TESSERA DI ESENZIONE DAL PAGAMENTO DEL TICKET su prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, diagnostica strumentale e di laboratorio (Ufficio Scelta e Revoca). * BENEFICI ECONOMICI ** ASSEGNO MENSILE erogato dall’Inps a seguito di determinazione del Comune di Milano (Ufficio Invalidi Civili, via Statuto 17) ai sensi della Legge 118/71 ai soggetti in età lavorativa (18/64 anni) che non superino il limite di reddito stabilito annualmente e dichiarino con autocertificazione di non svolgere alcuna attività lavorativa. PENSIONE DI INABILITÀ NON REVERSIBILE erogata dall’Inps a seguito di determinazione del Comune di Milano (Ufficio Invalidi Civili, via Statuto 17) ai soggetti in età lavorativa (18/64 anni) che non superino il limite di reddito stabilito annualmente. INDENNITÀ DI ACCOMPAGNAMENTO NON REVERSIBILE erogata dall’Inps a seguito di determinazione del Comune di Milano (Ufficio Invalidi Civili, via Statuto 17) senza limiti di reddito e di età, purché il soggetto non sia ricoverato in Istituto a titolo gratuito. INDENNITÀ DI FREQUENZA erogata dall’Inps a seguito di determinazione del Comune di Milano (Ufficio Invalidi Civili, via Statuto 17) in relazione al reddito e alla frequenza di Centri Ambulatoriali o diurni pubblici o privati, purché operanti in regime convenzionale, specializzati nel trattamento terapeutico o riabilitazione e nel recupero di persone portatrici di Handicap p alla frequenza di scuole pubbliche e/o private di ogni ordine e grado (compresi gli asili nido), nonché Centri di Formazione o di Addestramento Professionale. ADULTI DA 18 A 64 ANNI NON MINORI INVALIDO TUTTI Codice Codice Dal 34 Dal 46 Dal 67 Dal 74 100% Codice 05-06 01 07 al 45% al 66% al 73% al 99% Sì Sì Sì Sì Sì Sì No ** Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Sì Solo se Solo se collocabile collocabile Sì Sì Sì 141 ti riconosciuti fragili da un giudice nel corso di un vero e proprio procedimento legale, senza costi e dai tempi assolutamente ragionevoli (circa 60 giorni). I parenti, le istituzioni (anche il CPS), lo stesso interessato possono proporre questo ricorso in carta libera allegando una marca giudiziaria di 8 euro. Va detto anche che non ci si protegge da eventi infausti solo col ricorso al tribunale. Forme di previdenza sono anche le varie forme di delega a persone di fiducia a operare in caso di bisogno in propria vece: dalle varie forme di intestazione e vincoli in ambito bancario e nell’intestazione di beni, alla semplice scrittura privata che attribuisce alla persona di fiducia facoltà particolari nel caso di verifica di certi eventi, anche se quest’ultima formula può avere più una forza morale che non giuridica. L’invalidità civile È considerato invalido civile il cittadino (di età compresa tra 18 e 65 anni) che ha menomazioni congenite o acquisite e che ha una riduzione della capacità lavorativa non inferiore ad 1/3. Sono presi in considerazione, a specifiche condizioni, anche i minori e gli ultrasessantacinquenni. La domanda va fatta dall’interessato all’ASL di residenza e deve essere accompagnata da un certificato medico che attesti le menomazioni. Una commissione esamina la domanda, visita il richiedente ed emette il suo giudizio con un documento scritto, il verbale d’invalidità. Il diverso grado d’invalidità dà diritto a diversi benefici: gratuità di protesi, iscrizione nelle liste speciali per il collocamento, esenzione dal pagamento di ticket, tessera agevolata o gratuita per l’uso dei mezzi pubblici, un assegno o pensione d’invalidità, un’indennità di accompagnamento (vedi tabella alla pagina precedente). 142 CENNI DI LEGISLAZIONE PSICHIATRICA La prima legge nazionale sull’assistenza psichiatrica in Italia risale al 1904. La legge 36 era una legge di ordine pubblico, non metteva al primo posto la cura dei “malati di mente” bensì la protezione della società. E per fare ciò subordinava la cura alla custodia. L’“internamento” veniva motivato dalla pericolosità per sé e per gli altri o dal pubblico scandalo derivanti dal comportamento della persona. Il ricovero coatto avveniva con la certificazione di un medico e l’ordinanza del questore. Entro 15 giorni il direttore del manicomio terminava l’osservazione, la inviava al procuratore del Regno o, dal 1946, della Repubblica ed entro i successivi 15 giorni la persona veniva dimessa o sottoposta a ricovero definitivo e quindi interdetta, con conseguente perdita dei diritti civili. Il ricovero poteva anche essere volontario, ma si svolgeva con le stesse regole di quello coatto. In entrambi i casi, l’eventuale revoca del ricovero definitivo era vincolata a una certificazione di guarigione o al fatto che la famiglia, con l’autorizzazione del direttore del manicomio, “ritirasse l’alienato”. Queste procedure sono rimaste inalterate fino al 1968 (Legge Mariotti) quando vennero introdotte delle correzioni alla legge precedente che mettevano dei limiti alle dimensioni dei manicomi, facilitavano la possibilità di trasformare il ricovero coatto in volontario, e abolivano la vecchia iscrizione al casellario giudiziale del ricoverato. Per la prima volta il “malato di mente” venne considerato come una persona con una ma- lattia pari alle altre e pertanto bisognoso di cure. Venivano inoltre istituite alcune attività preventive e riabilitative fuori dalle mura manicomiali, ponendo le basi della tutela della salute mentale a livello territoriale. Il 13 maggio 1978 fu approvata la legge 180 (“Norme per gli accertamenti e i trattamenti sanitari volontari e obbligatori” ), nello stesso anno inserita nella legge 833 che istituì il Servizio Sanitario Nazionale. La legge 833 stabilisce un principio fondamentale: alla base del trattamento sanitario, deve esserci non più un giudizio di pericolosità oppure di pubblico scandalo ma prima di tutto il bisogno di cura di ogni singola persona. Il trattamento sanitario è di norma volontario e viene effettuato, come pure la prevenzione e la riabilitazione, nei presidi e nei servizi extraospedalieri operanti nel territorio. Il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) Quando le condizioni psichiche di una persona sono di gravità tale da rendere necessaria una terapia urgente o una proposta di ricovero urgente in ambiente specialistico, il medico può trovarsi nella condizione di operare pur avendo avuto un deciso rifiuto da parte della persona, priva in quel momento di critica o consapevolezza di malattia (ad esempio psicosi acute, Episodi Maniacali, rischi di suicidio, delirium tremens). In tali situazioni può essere proposto e attuato un TSO. In linea generale è previsto che il ricovero ospedaliero in regime di TSO venga disposto solo quando è impossibile ottenere il consenso e/o trattare a domicilio la persona. Più precisamente l’articolo 34 della legge 833 stabilisce espressamente che il ricovero obbligatorio in regime di degenza ospedaliera sia subordinato al verificarsi di tre condizioni: ¿ ¿ ¿ che esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici che gli stessi non vengano accettati dalla persona che sia impossibile adottare tempestive e idonee misure sanitarie extraospedaliere La giustificazione di un TSO deve essere ricercata tuttavia non solo nell’urgenza di un eventuale intervento terapeutico ma anche e soprattutto in caratteristiche cliniche del quadro psicopatologico che rendano impossibile l’adozione di mezzi diversi da quelli del ricovero ospedaliero. La richiesta di TSO deve contenere precise motivazioni. L’obiettivo è quello di rendere il TSO una misura di carattere transitorio e comunque periodicamente controllata, così da evitare quell’abbandono terapeutico e giuridico delle persone, quell’isolamento in cui sfociava l’internamento manicomiale. Le legge prevede che il TSO venga proposto da un medico, non necessariamente psichiatra, che sia sempre convalidato da un medico del Servizio Pubblico, che la richiesta venga accolta dal Sindaco, in qualità di massima autorità sanitaria locale. L’ordinanza di ricovero emessa dal Sindaco viene trasmessa al Giudice Tutelare entro 48 ore. Questo passaggio ha un carattere di tutela e di vigilanza sulla corretta esecuzione del trattamento a garanzia dei diritti della persona, non da alcun carattere giudiziario o penale al provvedimento. L’ordinanza del sindaco permette ai medici di intervenire temporaneamente contro la volontà della persona e di limitarne le libertà personali. Il ricovero può avvenire esclusivamente presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) che è situato nell’Ospedale Pubblico competente per territorio. La durata massima del TSO è di 7 giorni, prorogabile su richiesta del curante del SPDC dove la persona è ricoverata. La legge prevede che la persona stessa, o chiunque altro, possa fare ricorso contro il provvedimento di TSO, rivolgendosi al Giudice Tutelare del Tribunale competente. 143 Presso la nostra Azienda è possibile accedere a: Ambulatorio per la Depressione e Ansia, Ospedale Fatebenefratelli , Tel. 0263632788 Ambulatorio per la Depressione in gravidanza, Ospedale Macedonio Melloni, Tel. 0263633343 Qu m 144 Esistono inoltre dei Centri per la Cura integrata dei Disturbi dell’Umore presso quasi tutte le Aziende Ospedaliere di Milano, pubbliche o convenzionate, che operano senza vincoli di residenza. ia CPS Zona 1, Via Conca del Naviglio 45, Tel. 0258111941, A.O. Policlinico CPS Zona 2 e 9, Via Cherasco 7, Tel. 0264445434/7, A.O. Niguarda CPS Zona 3, Via Settembrini 32, Tel. 0263632852/3/4, A.O. Fatebenefratelli CPS Zona 4, Viale Puglie 33, Tel. 0255012275/91, A.O. Fatebenefratelli CPS Zona 5 e 15, Via Conca del Naviglio 45, Tel. 0281843305, A.O. S.Paolo A questo punto consigliamo di rispondere nuovamente alle domande all’inizio del libro e di annotare se alcune delle nostre risposte sono cambiate. Vediamo se è migliorata la nostra “competenza” sui Disturbi dell’Umore. s app Il primo cui rivolgersi è il Medico di Medicina Generale, che conoscendoci è avvantaggiato nell’identificare cambiamenti rispetto alla nostra “normalità” e formulare una diagnosi. Il Medico di Medicina Generale può già avviare una terapia oppure inviarci presso una struttura specializzata. Nella Città di Milano sono attivi i Centri Psicosociali (CPS) deputati alla tutela della salute mentale, presso i quali lavorano operatori con diverse specializzazioni (Assistenti Sociali, Educatori Professionali, Infermieri, Psichiatri, Psicologi). È possibile accedervi per una visita con o senza l’impegnativa emessa dal Medico di Base. In base alla residenza cambia il CPS di riferimento e l’Azienda Ospedaliera presso la quale è possibile essere ricoverati in caso di bisogno. L’azzonamento sanitario non corrisponde all’attuale del Comune di Milano, con una ripartizione in 9 zone, ma al precedente, suddiviso in 20 zone. to ne n a o o ra ? A CHI MI RIVOLGO SE NON STO BENE? CPS Zona 6, Via Procaccini 14, Tel. 0263632731/2, A.O. Fatebenefratelli CPS Zona 7, Via Livigno 3, Tel. 0264445554/7, A.O. Niguarda CPS Zona 8, Via Litta Modignani 61, Tel. 0264445269/70, A.O. Niguarda CPS Zona 10, Via Asiago9, Tel. 0225539232, A.O. Policlinico CPS Zona 11, C.so Plebisciti 6, Tel. 026445013/28/57, A.O. Niguarda CPS Zona 12, Via Bianco, Tel. 026445045/6/7, A.O. Niguarda CPS Zona 13, Via Fantoli 7, Tel. 0258013132, A.O. Policlinico CPS Zona 14, Via Barabino 6, Tel. 0281843357, A.O. S.Paolo CPS Zona 16, Via S. Vigilio 43, Tel. 0281843380, A.O. S.Paolo CPS Zona 17, Via Perosi 1, Tel. 0248951099, A.O. S.Carlo CPS Zona 18, Via Mosca 12, Tel. 0248929184, A.O. S.Carlo CPS Zona 19/1, Via Betti 189, Tel. 0239043686/7, A.O. Sacco CPS Zona 19/2, Via Betti 189, Tel. 0263632862/3, A.O. Fatebenefratelli CPS Zona 20, Via Aldini 72, Tel. 0233200672, A.O. Sacco Bibliografia e testi consigliati Di seguito vi forniamo le risposte corrette. 1 2 3 4 5 6 7 American Psychiatric Association “DSM-IV-TR ” - Masson 2001 American Psychiatric Association “Linee guida per il trattamento del Disturbo Depressivo Maggiore” - Masson 2001 L. Barbieri, I. Boggian, D. Lamonaca “Problem Solving nella riabilitazione psichiatrica” - Erickson 2008 T. Beck “La Depressione” - Bollati Boringhieri 1978 E. Bornia “Malinconia” - Feltrinelli 2001 B. Carpiniello “La Depressione” - Giovanni Fioriti 2006 F. Colom, E. Vieta “Manuale di psicoeducazione per il Disturbo Bipolare” - Giovanni Fioriti 2006 K. Gibbons “A occhi chiusi” - Baldini & Castoldi 1997 F. K. Goodwin, K. Redfield Jamison “Malattia Maniaco-depressiva” - McGraw-Hill 1994 A. Koukopoulos, G. Sani “La terapia a lungo termine e la ricerca di un benessere stabile nei pazienti Bipolari” Giovanni Fioriti 2006 D. J. Miklowitz “Il Disturbo Bipolare. Una guida per la sopravvivenza” - Giovanni Fioriti 2005 D. J. Miklowitz “Il Disturbo Bipolare. Una guida per la sopravvivenza” - Giovanni Fioriti 2005 G. Perini, C. Pavan, A. Di Florio, F. Sessa, G. Magnolfi “Il Disturbo Bipolare” - Giovanni Fioriti 2006 K. Redfield Jamison “Toccato dal fuoco” - Tea 1997 K. Redfield Jamison “Una mente inquieta” - Tea 1998 K. Redfield Jamison “Rapida scende la notte” - Tea 2003 = = = = = = = F F B F F B C 8 9 10 11 12 13 14 = = = = = = = V V V B B V C Ringraziamenti Un grazie assoluto a Silvia Rosina, dalla cui creatività è nata l’idea di trasformare in un libro il supporto informativo dei nostri gruppi e dalla cui caparbietà la sua concretizzazione. Grazie a tutti i partecipanti alle quattro edizioni dei nostri Corsi “Per saperne di più sui Disturbi dell’Umore”: Cristina A, Roberta B, Giorgio C, Anna Maria C, Igino C, Paolo D, Antonio G, Giovanni G, Rosaria L, Pietro L, Aurora P, Battista S, Robert S, Anna V, e i loro familiari nel 2004. Luciano B, Cristina B, Piera B, Roberto C, Marianna L, Emanuele N, Laura O, Laura P, Milena P, Antonietta P, Diana Q, Ornella T, Raffaele V, nel 2006. Andrè B, Maria C, Marinella G, Francesca L, Antonio M, Danielle O, Mattia S, Antonio S, e i loro familiari nel 2007. Lucia A, Carlo C, Valentina D, Salvatore D, Giuseppe G, Giuliana L, Giulio N, Robert O, Laura P, Silvia R, Marisa S nel 2009. Con la loro esperienza, il loro coinvolgimento e i preziosi suggerimenti ci hanno condotto al formato attuale del Corso, come figura in questo libro. Si ringraziano inoltre: Umberto Berton, Stefano Melis, Stefano Reati e Domenico Rosina per il contributo alla realizzazione editoriale. Ringraziamo la Regione Lombardia e la Direzione Generale dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano per il sostegno a questo progetto. 145 PER SAPERNE DI PIÙ SUI DISTURBI DELL’UMORE A ppunti di guarigione È un Progetto ideato e curato da: Maria Bagnato, Laura Bellini, Donatella Fidanza CPS - Centro Psico-Sociale, Via Ugo Betti, 189 - Milano Tel 02 6363.2862/3 - Fax 02 6363.2863 - [email protected] A zi e n d a O s p e d a l i e r a F a t e b e n e f r a t e l l i e O f t a l m i c o Dipartimento di Neuroscienze Hanno collaborato alla realizzazione editoriale: Umberto Berton, Stefano Melis, Stefano Reati, Domenico Rosina, Silvia Rosina In copertina: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce, e il mio carico leggero.” Matteo [11, 28-30] Finito di stampare nel dicembre 2010 presso Press Point Srl di Abbiategrasso.