Sessualità e Disturbi dell`Umore

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VENITE A ME, VOI TUTTI
CHE SIETE AFFATICATI E
OPPRESSI, E IO VI RISTO
RERÒ. PRENDETE IL MIO
A ppunti
GIOGO
SOPRA DI VOI E
IMPARATE DA ME, CHE
di guarigione
SONO MITE
E UMILE DI
CUORE, E TROVERETE
RISTORO PER LE VOSTRE
ANIME. IL MIO GIOGO
INFATTI È DOLCE, E IL MIO
CARICO LEGGERO.
MATTEO [11, 28-30]
PER SAPERNE DI PIÙ
SUI DISTURBI DELL’UMORE
INFORMAZIONE, CONSIGLI UTILI, AIUTO RECIPROCO
“Della vita non bisogna
temere nulla.
Bisogna solo capire.”
Marie Curie
PROGETTO IDEATO E CURATO DA
Maria Bagnato
Laura Bellini
Donatella Fidanza
CPS - CENTRO PSICO-SOCIALE
Via Ugo Betti, 189 - Milano
Per ricevere la copia in formato PDF inviare richiesta a:
[email protected]
A zi e nd a O s p e d a li e r a
Fa t e b e ne f r a t e l li e O ft a l m ic o
DIPARTIMENTO DI NEUROSCIENZE
PREFAZIONE
“Ritengo che il futuro del lavoro sociale, e
più in generale dello stato sociale, non dipenda da classificazioni o procedure né
da un atteggiamento riduzionistico rispetto alla varietà e alla complessità dei
bisogni e dei problemi umani. Dipende, invece, dagli standard morali della società
di cui siamo tutti abitanti. Sono questi
standard etici, ben più della razionalità e
dell’accuratezza degli operatori sociali, a
trovarsi, oggi, in crisi e a repentaglio”.
(Zygmunt Bauman)
D
a alcuni anni l’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli-Oftalmico e il
suo Dipartimento di Neuroscienze – in sintonia con le profonde modificazioni dei bisogni della cittadinanza e
per dare risposte adeguate e appropriate a problematiche nascenti che si
sono rivelate antesignane per l’area
metropolitana e per l’intero paese –
hanno intrapreso una serie di azioni coordinate e integrate con tre obiettivi
principali:
u
u
u
Azioni di Prevenzione;
Sostegno alla Fragilità;
Intensificazione del rapporto
Ospedale - Territorio - Rete Sociale.
Questi obiettivi si sono concentrati in
tre aree:
Infanzia-Adolescenza
a) Ambulatorio per le vittime del Bullismo in
collaborazione con le Associazioni di Privato
Sociale “ Liberamente” e Fondazione Amico
Charly
b) Progetto Sperimentale “Trattamento
acuto di soggetti adolescenti con tentato
suicidio”
c) Ambulatorio per Disturbi del Comportamento Alimentare
d) Ambulatorio per ADHD adolescenti e Giovani adulti ed Esordi Precoci Disturbi Bipolari
Salute di genere
a) Centro Studi Prevenzione e Cura dei Disturbi Depressivi nella Donna con specifica
attenzione alla Depressione in gravidanza e
nel Post Partum con la collaborazione di Progetto Itaca e Fondazione Vozza per attività
di Assistenza a Domicilio
b) Osservatorio Epidemiologico Depressione in Gravidanza e Post Partum
c) Intervento precoce a favore dei bambini
di mamme affette da Depressione Post
Partum
Supporto alle Fragilità e Inclusione
Sociale
a) Centro per diagnosi e cura dei Disturbi Depressivi e di Ansia in collaborazione con Fondazione Idea e Progetto Itaca;
b) Progetto Innovativo di Residenzialità Leggera con finanziamento regionale per l’apertura di 14 posti in appartamento per persone con sofferenza psichica in collaborazione
con le Associazioni di Privato Sociale “Aiutiamoli”, “Diversamente” e ”Cascina Verde”;
c) Servizio di Psiconcologia presso l’Unità
Operativa di Oncologia e l’Ospice in collaborazione con “Umana” e Psicocardiologia
d) Gruppi di Yoga Sky per pazienti affetti da
Depressione e Disturbi d’Ansia;
e) Gruppi di Azioni Innovative Territoriali
(GRAIT), Attività di Inclusione e di Partecipazione Sociale in collaborazione con Imprese
Sociali e Volontariato di Quartiere quali:
Cooperativa Procaccini 14, Associazione
Polisportiva Bonola Boys, Gruppi di Auto
Mutuo-Aiuto, Cantiere dell’Arte, Casa della
Carità, Cooperativa “DettoFatto”, Progetto
Itaca, Cariplo, Amnesty International e in
particolare con l’Assessorato alla Salute
del Comune di Milano.
3
Q
uesto libro nasce da un’esperienza terapeutica in atto da diversi
anni presso il CPS di Via Betti.
È infatti la raccolta e l’organizzazione del
materiale informativo fornito alle persone affette da Disturbo dell’Umore e ai loro familiari che hanno frequentato i
Gruppi Psicoeducativi a loro dedicati dal
Servizio. Il materiale è stato arricchito e
integrato in corso d’opera con il contributo attivo dei partecipanti stessi.
La Psicoeducazione si pone l’obiettivo
di fornire alle persone affette da un Disturbo Psichico informazioni utili alla
comprensione della propria sofferenza. Gli interventi psicoeducativi favoriscono una adesione più consapevole ai
trattamenti e un utilizzo delle risorse
personali nella prevenzione e nella gestione degli episodi di malattia e dei diversi problemi a essi connessi.
Il libro è destinato direttamente alle persone affette da Disturbi dell’Umore e ai
loro familiari e fa riferimento alla cultura dell’Empowerment che, partendo
dalla centralità della persona, tende all’affermazione di mature espressioni
della soggettività, all’ampliamento delle
libertà e dei diritti, allo sviluppo delle potenzialità, della padronanza, della responsabilizzazione.
In Psichiatria, l’Empowerment può essere definito come una consapevole e
responsabile progettualità generativa
della Persona. A partire da questa definizione l’Empowerment può essere
proposto come obiettivo generale della presa in carico delle persone affette
da sofferenza psichica.
Molti interventi attuati all’interno del Dipartimento di Neuroscienze dal GRAIT
seguono come concetti-guida la salute
mentale, la prevenzione e la lotta allo
stigma e vanno considerati come altrettanti vettori di Empowerment.
In una società in continuo cambiamento e in continua definizione di nuovi bisogni, la collaborazione tra Ospedale e Privato-Sociale può diventare
un punto di aggregazione e di riferimento. Appare sempre più evidente la
necessità di dare vita a una cultura
della reciprocità, della solidarietà, della collaborazione, della responsabiliz-
4
“La sofferenza umana non è lineare.
Perché dovrebbe esserlo la risposta?
E quindi… quale spirito del tempo
dobbiamo interpretare?
L’utopia oggi pare un’eresia
perché nel mondo regna un’ideologia
del presente e dell’evidenza
che sembra rendere obsoleti
sia le lezioni del passato, sia il desiderio
di immaginare l’avvenire”.
(Marc Augé)
zazione dove ognuno possa dare il suo
contributo.
La cultura della cittadinanza attiva è
quella che vede nella cooperazione e integrazione tra Istituzioni - Aziende Ospedaliere - Associazionismo non solo un valore ma un approccio necessario alla gestione della res publica.
La cultura, come ricorda Magris, in
ogni campo, è anzitutto una sintassi, un
ordine delle cose. La capacità di non
sommare chili a litri e di non mettere il
soggetto all’accusativo, perché in tal
modo si scambiano i ruoli tra chi ruba
e chi viene derubato, tra chi uccide e
chi viene ucciso. Oggi è questa sintassi
– linguistica, culturale, intellettuale,
morale – che sta disgregandosi in un
budino appiccicoso in cui è possibile dire tutto e il contrario di tutto.
Perciò l’alleanza tra Servizio Pubblico, e
cittadini-utenti, la capacità di comunicare, informare, dare strumenti di comprensione diventa uno dei punti di incontro e coesione per rispondere ai bisogni
delle persone soprattutto di quelle portatrici di fragilità e sofferenza.
A ppunti
di guarigione
Prof. Claudio Mencacci
Direttore del Dipartimento
di Neuroscienze
Azienda Ospedaliera
Fatebenefratelli e Oftalmico
di Milano
Milano 25 ottobre 2010
CARATTERISTICHE
DEI DISTURBI DELL’UMORE
Perché è nato questo progetto
e cosa ci aspettiamo produca
A che cosa serve un programma
psicoeducativo per Cittadini Utenti
Quanto ne sappiamo?
Quali sono i Disturbi dell’Umore
Riconoscere i segni della Depressione:
Come cambia il comportamento
di chi è Depresso
Riconoscere i sintomi della Depressione:
Come la Depressione cambia il modo
di pensare sè stessi e gli altri
Stati Misti, Ipomania e Mania
Temperamento, Personalità e Disturbo:
cosa appartiene alla persona
e cosa al sintomo
8
13
16
20
29
35
48
55
TRATTAMENTO
DEI DISTURBI DELL’UMORE
I TRATTAMENTI
FARMACOLOGICI
LA PSICOTERAPIA
119
COME RICONOSCERE
E PREVENIRE LE RICADUTE
122
PROBLEM SOLVING
STRATEGIE DI SOLUZIONE
DEI PROBLEMI
L’AUTO MUTUO AIUTO
PER COLORO CHE SOFFRONO
O HANNO SOFFERTO
DI UN DISTURBO DELL’UMORE
RIFERIMENTI ASSISTENZIALI
E GIURIDICI
65
A CHI MI RIVOLGO
SE NON STO BENE?
Pensiero Depressivo, desiderio di morte,
ideazione suicidaria
73
QUANTO NE SAPPIAMO ORA?
83
BIBLIOGRAFIA E TESTI
CONSIGLIATI
Convivere con il Disturbo dell’Umore
92
109
STILI DI VITA
E GESTIONE DELLO STRESS
Cause e fattori scatenanti
dei Disturbi dell’Umore
Sessualità e Disturbi dell’Umore
98
RINGRAZIAMENTI
132
135
141
144
145
145
145
Perché
e cosa
ci aspettiamo produca
FOTO ISTOCKPHOTO/DANLEAP
è nato questo progetto
La Depressione è un Disturbo molto diffuso.
Si stima che circa il 15-20% delle persone in Italia abbiano almeno
un Episodio Depressivo nel corso della loro vita.
I Disturbi dell’Umore modificano profondamente il comportamento di
chi ne soffre e il suo modo di relazionarsi con gli altri, e hanno un impatto drammatico sugli equilibri delle persone e delle loro famiglie.
8
Per motivi spesso legati ai ritmi di lavoro, questa conseguenza
del Disturbo viene presa in considerazione solo marginalmente
anche dagli specialisti: i familiari di una persona Depressa possono avere la sensazione di essere lasciati soli ad affrontare un
problema per il quale non sono preparati e sperimentano sensazioni di impotenza e frustrazione.
9
È riconosciuto da numerosi studi
che una buona conoscenza
di un problema di salute pone
chi ne soffre e chi gli sta accanto
in una posizione più attiva,
e migliora l’evoluzione nel tempo
del Disturbo.
Essi sono ancora, a volte, non riconosciuti o
sottostimati perfino dai medici di base: in
media una persona viene invitata a consultare uno specialista dopo quattro anni dall’inizio dei Disturbi.
Noi operatori del CPS di Via Betti ci siamo proposti di organizzare una serie di incontri per le
persone affette da Disturbo dell’Umore.
Vorremmo che questi incontri fornissero informazioni, consigli pratici e supporti utili per
affrontare la gestione di un periodo difficile
come quello creato dall’insorgere di un Episodio Depressivo o Maniacale.
Riteniamo che i cittadini utenti abbiano il diritto etico e legale di essere informati in mo-
10
do estensivo sui propri Disturbi e sul trattamento di questi.
È riconosciuto da numerosi studi che una
buona conoscenza di un problema di salute
pone chi ne soffre, e chi gli sta accanto, in
una posizione più attiva e migliora l’evoluzione
nel tempo del Disturbo.
Abbiamo scelto di raccogliere le persone in
gruppo anziché dare informazioni solo individualmente poiché crediamo che la possibilità di condividere il proprio problema con chi
ne abbia un’autentica esperienza, e non solo
con gli operatori, riduca la sensazione di essere soli ad affrontare una situazione drammatica e favorisca una comprensione più
profonda delle informazioni.
Inoltre partecipare a un gruppo consente di
scambiarsi strategie di soluzione alternative
a quelle già tentate o semplicemente di condividerne di impensate.
Questa esperienza è proponibile a un numero limitato di persone.
Pertanto chiediamo ai partecipanti di essere
presenti in modo continuativo: questo favorirà l’assimilazione dei contenuti e lo svilupparsi di un buon sentimento di gruppo.
FOTO ISTOCKPHOTO/DANLEAP
Nonostante l’elevata diffusione e la disabilità che producono, i Disturbi dell’Umore sono poco conosciuti e circolano a proposito
credenze immaginarie e irrazionali.
Vogliamo infine ricordare che questo progetto è iniziato nel 2004 ed è stato strutturato
chiedendo a molti cittadini utenti del Centro
Psico Sociale cosa si aspettassero e come
lo immaginassero. Da allora alcune persone
che hanno partecipato alle scorse edizioni
continuano a lavorare con noi operatori nella
ricerca di temi di interesse comune e di una
modalità più condivisa per trattarli.
Gli operatori del CPS
11
A CHE COSA SERVE
UN PROGRAMMA
PSICOEDUCATIVO
FOTO ISTOCKPHOTO/IIVAN-96
PER CITTADINI UTENTI
La Psicoeducazione è una metodologia che prevede
un approccio terapeutico multidisciplinare e ha come obiettivi il riconoscimento della malattia, l’informazione sui farmaci e sulle terapie non farmacologiche,
la possibilità di riconoscere precocemente i sintomi
13
ti con il Centro Psico-Sociale (CPS) e la
presenza di altre figure professionali all’interno dei gruppi, oltre a quella dello
psichiatra, inducono la persona a sentirsi parte attiva del suo trattamento, potenziano un’adeguata alleanza terapeuPer quanto riguarda i Disturbi dell’Umo- tica incentrata sulla collaborazione, sulre, è stata constatata l’utilità della Psi- l’informazione e sulla fiducia.
coeducazione sul miglioramento del de- Partecipare a un programma psicoeducativo dà maggiori opportunità di monicorso clinico. Si sono osservati:
torare la propria salute e, come conseguenza, tutela le persone nei confronti
u una riduzione
del numero degli Episodi e dei ricoveri dei fattori di stress e vulnerabilità.
L’obiettivo primario di qualsiasi trattamento, sia psicologico sia farmacologico, dovrebbe essere sempre la cura di
una malattia o, quanto meno, il miglioramento dei sintomi.
u
un miglioramento
della qualità assistenziale percepita
u
il rafforzamento dell’alleanza
terapeutica con l’équipe curante
u
una migliore aderenza alle terapie
u
aumento della capacità della persona
di chiedere aiuto in situazioni critiche
La Psicoeducazione è una metodologia
che prevede un approccio terapeutico
multidisciplinare e ha come obiettivi il riconoscimento della malattia, l’informazione sui farmaci e sulle terapie non farmacologiche, la possibilità di riconoscere precocemente i sintomi.
L’incremento della frequenza dei contat14
La non comprensione del proprio Disturbo aggrava il decorso delle problematiche psichiatriche, in quanto, al
malessere causato dai sintomi, si aggiunge quello derivante dal non sentirsi capiti dagli altri e dal non avere chiaro che cosa sta accadendo, né che cosa bisogna aspettarsi. La persona che
non conosce la propria malattia si sente incapace di padroneggiare la sua vita e di fare piani per il futuro.
Come dice una persona che abbiamo in
cura: “Ci si sente assolutamente indifesi
di fronte ai capricci inaspettati del proprio stato d’animo”.
La Psicoeducazione favorisce la “comprensione” del protagonista rispetto a
quello che gli sta succedendo, fattore
fondamentale per ottenere un certo
benessere psicologico e una migliore
qualità di vita. La persona smette di
sentirsi colpevole di quello che gli sta
accadendo per diventare protagonista
attiva del percorso terapeutico e quindi responsabile della propria cura.
Conoscere altre persone che soffrono
dello stesso Disturbo e potersi confrontare con loro rompe l’isolamento nel
quale spesso ci si trova e favorisce la
crescita di un realistico senso di fiducia.
Ognuno può apprendere dagli errori e
dalle soluzioni che altri hanno sperimentato e indirizzare così i propri
comportamenti e pensieri in una direzione più efficace per il proprio benessere. L’esperienza di conduzione di
questi gruppi ci conferma che i partecipanti, grazie ai contributi degli altri,
possono acquisire strategie di fronteggiamento dei loro problemi alle
quali non avrebbero mai pensato.
A partecipare al nostro programma
psicoeducativo sono state invitate persone che soffrono di Disturbo dell’Umore ma che, al momento, non sono
all’interno di un Episodio Depressivo o
Maniacale. Se, nel corso degli incontri,
qualcuna delle persone dovesse sperimentare sintomi che le impediscono di
beneficiare dell’esperienza, sarà impegno del curante valutare l’eventuale sospensione del programma.
I conduttori avranno il compito di garantire a ciascun partecipante la possibilità
di esprimere, se lo desidera, le proprie
opinioni ed esperienze.
Ci sembra importante sottolineare, all’inizio del corso, le regole alle quali il gruppo è bene che si attenga per il buon funzionamento
dello stesso:
Riservatezza: i partecipanti sono
tenuti a non comunicare al di fuori
del gruppo ciò che viene raccontato dagli altri membri.
Presenza: i partecipanti sono invitati a una frequenza continuativa. Questo facilita un buon clima
all’interno del gruppo e un migliore apprendimento dei contenuti e garantisce quella atmosfera di fiducia che è fondamentale per l’efficacia di questa
esperienza.
Puntualità: il rispetto degli orari
è essenziale per il buon svolgimento degli incontri.
15
e sa
Qu
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n
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o
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16
? ?? ? ? ? ? ? ?
1
LA SCOMPARSA DEI SINTOMI NEI DISTURBI DELL’UMORE
AUTORIZZA LA SOSPENSIONE DELLA TERAPIA FARMACOLOGICA
Vero o
Falso o
2
LE PERSONE CON UN CARATTERE “DEBOLE” SONO PREDISPOSTE
A SVILUPPARE UN DISTURBO DELL’UMORE
Vero o
Falso o
3
DI SOLITO L’INIZIO DI UN EPISODIO DEPRESSIVO O MANIACALE È:
A - Improvviso e imprevedibile
o
C - Preceduto da disturbi fisici
o
B - Preceduto da sintomi premonitori
o
17
NON POTRÀ MAI SVILUPPARE EPISODI MANIACALI
Vero o
5
LA TERAPIA PREVENTIVA SULLE RICADUTE È NECESSARIA
SOLO DOPO NUMEROSI EPISODI DI MALATTIA
Vero o
6
Falso o
A - Una settimana
o
B - Tre settimane
“VULNERABILITÀ GENETICA” AD AMMALARSI MAGGIORE RISPETTO ALLA POPOLAZIONE GENERALE
Vero o
11
DURANTE LA FASE ACUTA DI UN EPISODIO DEPRESSIVO È MEGLIO:
A - Costringersi a fare più cose possibili per sentirsi meno inutili
B - Occuparsi dello stretto indispensabile rimandando il resto
C - Rimanere a letto il più possibile
12
DURANTE LA FASE ACUTA DI UN EPISODIO MANIACALE È MEGLIO:
A – Sfruttare l’aumento dell’energia per fare più cose possibili
B – Evitare il più possibile gli stimoli del mondo esterno
o
C - Due mesi
C – Aumentare l’assunzione di antidepressivi
o
7
È SCONSIGLIABILE UNA GRAVIDANZA PER UNA DONNA CON UN DISTURBO DELL’UMORE
A - Si, sempre
o
B - No, mai
C - No, ma richiede particolare attenzione il periodo post partum
8
o
o
UNO STILE DI VITA “REGOLARE” RIDUCE I FATTORI SCATENANTI DI EPISODIO MANIACALE
Vero o
9
Falso o
IL RISCHIO DI SUICIDIO NEI DISTURBI DELL’UMORE SI PUÒ IN BUONA PARTE PREVENIRE
Vero o
18
LE PERSONE CHE HANNO PARENTI AFFETTI DA UN DISTURBO DELL’UMORE HANNO UNA
Falso o
DOPO QUANTO TEMPO DALL’INIZIO DI UNA TERAPIA ANTIDEPRESSIVA
CI SI DEVE ATTENDERE UNA RIDUZIONE DEI SINTOMI?
10
Falso o
? ?? ? ? ? ? ? ?
CHI HA SEMPRE SOFFERTO SOLO DI DEPRESSIONE
? ?? ? ? ? ? ? ?
4
13
LA PERSONA CON UN DISTURBO DELL’UMORE SARÀ SEMPRE
POTENZIALMENTE A RISCHIO DI RICADUTE
Vero o
14
PERCHÉ UNA PERSONA CON UN DISTURBO DELL’UMORE
PUÒ AVVANTAGGIARSI DI UNA TERAPIA PSICOLOGICA?
A – Perché così può smettere l’assunzione dei farmaci
B – Perché sfogandosi non si rischiano più ricadute
C – Perché alcuni aspetti del carattere interferiscono
con la gestione del Disturbo e con il prendersi cura di sé
Data e nome
Falso o
o
o
o
o
o
o
Falso o
o
o
o
19
20
La classificazione
dei DISTURBI
DELL’UMORE
è basata sulla
distinzione tra
Disturbi Depressivi
e Disturbi Bipolari
QUALI SONO
I DISTURBI DELL’UMORE
La diagnosi di
un Disturbo
dell’Umore ha
un significato
preciso e va
accuratamente
distinta da...
u la tristezza come emozione, sperimen-
tata da ogni essere umano, che generalmente segue eventi quali perdite significative, delusioni d’aspettative, eventi di separazione o di morte. Le caratteristiche delle emozioni sono quelle della transitorietà
e della capacità di modificarsi in risposta
a stimoli esterni;
u la sindrome da alterazione dell’umore,
in cui alla tristezza si associano altri sintomi Depressivi, quando compare all’interno di un Disturbo Psicotico o di un Disturbo Mentale Organico.
Si formula la diagnosi di Disturbo dell’Umore solo quando una sindrome da
alterazione dell’umore, Depressiva o
maniacale, non si verifica all’interno di
altri Disturbi psichici.
La classificazione dei Disturbi dell’Umore è basata sulla distinzione tra Disturbi
Depressivi e Disturbi Bipolari.
Si tratta di Disturbi a decorso Episodico;
le uniche forme a decorso protratto sono
la Distimia e la Ciclotimia.
21
FOTO ISTOCKPHOTO/BLINDSPOT
DISTURBI
DEPRESSIVI
(DDM)
Disturbo
Depressivo
Maggiore
È noto anche come Depressione Unipolare e Disturbo Unipolare: si tratta di un
Disturbo Depressivo Episodico grave.
Questa diagnosi si formula quando nella
vita della persona sono presenti uno o più
Episodi Depressivi Maggiori.
I sintomi devono essere presenti per
almeno due settimane e rappresentano
una modificazione rispetto al funzionamento precedente.
È più comune nelle donne che negli uomini (2:1).
Spesso vi è una variazione diurna dei sintomi con peggioramento nelle prime ore
del mattino.
Possono essere presenti rallentamento
o agitazione psicomotoria.
L’età più comune di esordio è intorno ai 40
anni, ma può manifestarsi a ogni età.
22
23
Depressivo Maggiore segue fre-
quentemente eventi stressanti
psicosociali come lutti, separazio-
ni, divorzi, insuccessi oppure può
seguire la nascita di un figlio.
Tra le manifestazioni più frequenti si evidenzia una maggiore facili-
tà al pianto, irritabilità, tendenza
a rimuginare, ansia, fobie, preoc-
cupazione eccessiva per la salute fisica, lamentele di dolori.
L’impatto del Disturbo sul fun-
Disturbo
Distimico
Meno grave del DDM,
è più comune e cronico nelle donne.
L’esordio è spesso graduale e insidioso.
Si manifesta più spesso dopo una storia di stress cronico o perdite improvvise; spesso coesiste con altri Disturbi, ad esempio abuso di sostanze, Disturbi di Personalità e Disturbo Ossessivo Compulsivo.
Dovrebbero essere presenti
almeno due dei seguenti sintomi:
zionamento globale della perso-
1] scarso o eccessivo appetito
to induce facilmente problemi
3] facile affaticabilità
na è molto elevato: se non curaconiugali, occupazionali, scola-
stici, abuso di sostanze, aumento di utilizzo dei servizi medici.
24
FOTO ISTOCKPHOTO/BLINDSPOT
L’esordio del DDM - Disturbo
2] disturbi del sonno
4] scarsa autostima
5] scarsa capacità di concentrazione
o difficoltà nel prendere decisioni
25
Disturbo
Bipolare I
La diagnosi viene formulata in caso di almeno un Episodio Maniacale completo o
Misto nella storia della persona, spesso
sufficientemente grave da richiedere il
ricovero in ospedale. Gli Episodi Maniacali si alternano a Episodi Depressivi
Maggiori, Episodi Ipomaniacali o Misti.
DISTURBI
BIPOLARI
Disturbo
Bipolare II
La diagnosi viene formulata in presenza di almeno un Episodio Depressivo e
almeno uno Ipomaniacale o Misto, ma
nessun Episodio Maniacale.
Disturbo
Ciclotimico
È una forma meno grave di Disturbo Bipolare con periodi alternanti di ipomania e di Depressione moderata. I sintomi devono essere presenti per almeno
due anni.
Ha la stessa frequenza nei due sessi.
Di solito inizia in modo insidioso e si manifesta nella tarda adolescenza o all’inizio dell’età adulta.
26
Il rischio nel corso della vita per il Disturbo
Depressivo Maggiore varia dal 10 al 25%
per le donne e dal 5 al 12% per gli uomini;
non sembra in relazione con l’etnia, l’educazione, il reddito o lo stato civile.
La prevalenza nel corso della vita per il
Disturbo Bipolare varia dallo 0,4%
all’1,6%, senza differenza tra uomini e
donne: negli uomini è più frequente un
esordio con Episodio Maniacale, nelle
donne con uno Depressivo.
Negli uomini generalmente il numero di
Episodi Maniacali nella vita è uguale a
o supera quelli Depressivi mentre nelle
donne avviene prevalentemente il contrario.
Almeno il 60% delle persone che hanno
avuto un Episodio Depressivo Maggiore
può averne un secondo.
Le persone che hanno avuto due Episodi
hanno il 70% di probabilità di averne un
terzo e dopo tre Episodi la probabilità di
un quarto è del 90%.
Sia il Disturbo Depressivo Maggiore che
quello Bipolare possono avere un andamento stagionale.
In tal caso l’esordio e la remissione degli
Episodi si presentano prevalentemente
in un caratteristico periodo dell’anno.
Le donne costituiscono il 60-90% delle
persone con andamento stagionale.
27
Riconoscere i segni della Depressione
Come cambia
il comportamento
di chi è Depresso
di chi è Depresso
il comportamento
Come cambia
Riconoscere i segni della Depressione
29
29
La Depressione clinica comporta un’accentuazione nell’inten-
sità e nella durata di emozioni
altrimenti normali.
IL TERMINE “DEPRESSIONE”
Questo rende a volte difficili la va-
NEL LINGUAGGIO COMUNE:
amici e i familiari stessi tendono
È VAGO E ABUSATO
DI CONSEGUENZA LE
PERSONE CHE NE SOFFRONO
SI TROVANO SPESSO
ASSIMILATE AD ALTRE CON
PROBLEMI MOLTO DIFFERENTI
O ADDIRITTURA
A CHI NON HA AVUTO
CHE TRANSITORI PERIODI
DI DEMORALIZZAZIONE
IN RISPOSTA
30
A COMUNI EVENTI DI VITA
lutazione e la diagnosi: spesso gli
a minimizzare la gravità dei pro-
blemi della persona affetta, dal
momento che alcune manifestazioni appaiono loro come risposte normali ai casi della vita.
Viene colto da tutti l’aspetto patologico degli stati Depressivi gravi
solo quando, per la loro intensità,
pervasività e persistenza, ostacolano le normali funzioni sociali e
fisiologiche della persona.
Potremmo essere di fronte a un
Episodio Depressivo Maggiore
secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, IV Edizione
(DSM-IV), nel caso in cui vengano rispettati i seguenti cinque criteri:
tenzione anche sugli aspetti non verbali, come la mimica e il comportamento,
e gli aspetti paraverbali della comunicazione, come il tono di voce. È possibile che alcuni individui presentino un
quadro di aumentata irritabilità e/o lamentele di tipo somatico come dolori,
in virtù dei sentimenti di tristezza.
Quando nel bambino o nell’adolescente
è presente un quadro di irritabilità e di
intensa rabbia è sempre opportuno diIl primo criterio richiede che cinque (o stinguerlo dal comportamento in rispopiù) dei sintomi che andremo a descrive- sta a una frustrazione da parte del core siano contemporaneamente presenti siddetto “bambino viziato”.
durante un periodo di due settimane e
rappresentino un cambiamento rispetto [2] Marcata diminuzione di interesse
al precedente livello di funzionamento.
o piacere per tutte, o quasi tutte, le atÈ da evidenziare che uno o più dei sinto- tività per la maggior parte del giorno,
mi deve essere costituito da “umore quasi ogni giorno (come riportato dal
Depresso” oppure “perdita di interesse soggetto o come osservato da altri).
o piacere”. Non vanno inclusi i sintomi
che siano evidentemente dovuti a una Questo criterio è riscontrato nella quasi
condizione medica generale, oppure i totalità dei casi, anche se in misure dideliri o le allucinazioni che siano incon- verse. Il soggetto potrebbe riferire (o esgrui all’umore.
sere evidente agli altri) una significativa
perdita di interesse e/o di piacere an[1] Umore Depresso per la maggior che nello svolgere attività legate al temparte del giorno, quasi ogni giorno, co- po libero e al divertimento come gli hobme riportato dal soggetto (es., si sente by o un’attività sportiva. In alcuni individui
triste o vuoto) o come osservato dagli c’è una riduzione significativa dell’intealtri (es., appare lamentoso).
resse e del desiderio sessuale.
Criterio A
Nota. Nei bambini e negli adolescenti l’umore
può essere irritabile.
[3] Significativa perdita di peso, senza
essere a dieta, o aumento di peso (es.,
Il soggetto descrive il proprio umore un cambiamento superiore al 5% del
come triste, Depresso, senza uscita, peso corporeo in un mese), oppure dispento, ecc. È possibile che la tristezza minuzione o aumento dell’appetito
possa venire negata, pertanto il clinico quasi ogni giorno.
esperto potrà cercare di farla emerge- Nota. Nei bambini, considerare l’incapacità di
re nel corso del colloquio puntando l’at- raggiungere i normali livelli ponderali.
31
Solitamente l’appetito è ridotto al punto
che alcuni soggetti riferiscono uno sforzo nel mangiare. Come evidenzia il DSM,
alcuni individui, specialmente quelli in
ambiente ambulatoriale, possono presentare un aumento dell’appetito oppure ricercare un cibo specifico come ad
esempio dolci o altri carboidrati.
Nel caso in cui le alterazioni dell’appetito
siano gravi è possibile osservare una
modificazione significativa del peso corporeo (aumento o riduzione) in un lasso
di tempo breve.
tà di stare seduti o dal passeggiare continuamente avanti e indietro. Potrebbe
presentarsi anche un rallentamento del
pensiero, del movimento e dell’eloquio
con lunghe pause prima delle risposte,
abbassamento del volume, mutacismo,
ecc. Sia l’agitazione che il rallentamento,
per essere considerati sintomi, devono
essere abbastanza gravi da risultare evidenti ad altri osservatori e non essere riducibili a un sensazione soggettiva.
[6] Faticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno.
[4] Insonnia o ipersonnia quasi ogni
giorno.
La ridotta “energia”, la faticabilità e
l’astenia sono piuttosto comuni. È possiL’insonnia, più che l’ipersonnia, è il di- bile che il soggetto riferisca una stansturbo del sonno maggiormente asso- chezza continua anche senza aver svolciato con il Disturbo Depressivo Maggio- to attività fisica. Ciò che caratterizza
re. Il DSM fa notare come l’insonnia tipi- ogni attività, anche la più semplice, è la
ca riscontrata in questi individui sia l’in- sensazione dello sforzo. Questo potrebsonnia centrale ovvero con risvegli du- be ridurre l’efficienza nello svolgere dei
rante la notte e difficoltà a riprendere compiti, compresi quelli quotidiani come
sonno. Può essere presente anche diffi- il lavarsi o il vestirsi.
coltà a addormentarsi (insonnia iniziale)
e più raramente, come già affermato, [7] Sentimenti di svalutazione o di
un eccesso di sonno (ipersonnia).
colpa eccessivi o inappropriati (che
possono essere deliranti), quasi ogni
[5] Agitazione o rallentamento psico- giorno (non semplicemente autoaccumotorio, quasi ogni giorno (osservabi- sa o sentimenti di colpa per essere
le dagli altri, non semplicemente sen- ammalato).
timenti soggettivi di essere irrequieto o rallentato).
Come riporta il DSM, il senso di svalutazione o di colpa, nel caso di un Episodio
Il quinto criterio indica le alterazioni psi- Depressivo Maggiore, può comprendecomotorie che si possono riscontrare re valutazioni negative non realistiche
quali sintomi di un Episodio Depressivo inerenti il proprio valore, oppure ruminaMaggiore. L’agitazione può essere ad zioni o sensi di colpa su piccoli errori del
esempio rappresentata da un’incapaci- passato.
32
Capita che tali soggetti interpretino alcu- tentativo di suicidio, o l’ideazione di un
ni eventi della vita quotidiana, oggettiva- piano specifico per commettere suicidio.
mente neutri o insignificanti, come dimostrazione dei propri difetti; i soggetti provano un senso di responsabilità esagerato rispetto a eventi sfavorevoli, che
può sfociare nel delirio.
Il secondo criterio da rispettare prevede
[8] Ridotta capacità di pensare o di che i sintomi non soddisfino i criteri per
concentrarsi, o indecisione, quasi ogni un Episodio Misto.
giorno (come impressione soggettiva
o osservata dagli altri).
Criterio B
Ci può essere da parte di molti soggetti
l’impressione di una compromissione
delle capacità di pensare, concentrarsi
e/o prendere decisioni. Sono individui
che possono apparire facilmente distraibili o lamentarsi di disturbi mnesici.
In chi svolge attività che richiedono un
certo impegno intellettivo si può notare
un’incapacità, rispetto a prima, a svolgere i compiti richiesti in modo adeguato
anche in caso di lievi problemi di concentrazione. Nei bambini la scarsa concentrazione potrebbe evidenziarsi con una
brusca riduzione dei voti.
Negli anziani la lamentela principale
può riguardare i disturbi della memoria. In questo caso occorre distinguere
tale sintomo da quelli iniziali della demenza. I disturbi della memoria scompaiono nel caso in cui l’Episodio Depressivo venga trattato efficacemente.
Criterio C
I sintomi causano disagio clinicamente
significativo e compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, o di altre
aree importanti.
Criterio D
I sintomi non sono dovuti agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (es., una
droga di abuso, un medicamento) o di
una condizione medica generale (es.,
ipotiroidismo).
Criterio E
I sintomi non sono meglio giustificati da
lutto, cioè dopo la perdita di una persona amata, i sintomi persistono per più
di due mesi, o sono caratterizzati da
una compromissione funzionale mar[9] Pensieri ricorrenti di morte (non so- cata, autosvalutazione patologica, idealo paura di morire), ricorrente ideazione zione suicidaria, sintomi psicotici o ralsuicidaria senza un piano specifico, o un lentamento psicomotorio.
33
FOTO CORRADO BURATTI
Riconoscere i sintomi della Depressione
Come la Depressione
cambia il modo di pensare
sé stessi e gli altri
sé stessi e gli altri
cambia il modo di pensare
Come la Depressione
Riconoscere i sintomi della Depressione
35
Sintomi psichici
Riconoscere i sintomi della Depressione
I sintomi Depressivi possono essere distinti tra quelli riguardanti l’Affettività, l’Ideazione e il Comportamento
Affettività
Sentimento della tristezza vitale
(mancanza di slancio vitale); le persone
sono Depresse, tristi, melanconiche.
· Incapacità di provare piacere da tutto ciò che prima era in grado di darlo.
Le cose che dovrebbero far gioire lasciano dolorosamente indifferenti; la
stimolazione da parte di parenti e
amici a non prendersela, a farsi animo e a cercare di reagire cadono nel
vuoto, anzi, producono nel Depresso
sentimenti di colpa per non riuscire a
comportarsi come gli altri.
· Sentimento della mancanza di sentimento. Il Depresso ha la convinzione
di non riuscire più a provare sentimenti o emozioni. Il mondo è svuotato
di affetti; c’è indifferenza per gli altri,
familiari compresi. Nonostante ciò,
questa convinzione è accompagnata
da sentimenti dolorosi.
· Arresto della coscienza del tempo
·
36
interiore. La persona Depressa non
riesce a immaginare un passato e un
futuro diversi dal doloroso presente,
non riesce a vedere la propria condizione come una situazione transitoria.
Vive il presente dilatato, immutabile,
sempre connotato dal dolore.
Anche il ricordo del passato è gravemente distorto in senso negativo.
· Alterazione del vissuto corporeo.
Il corpo può essere percepito pesante, lento, ingombrante.
Ideazione
· Il rallentamento delle funzioni psichi-
che diventa sempre più accentuato
con l’aggravarsi della Depressione.
· I ricordi sono evocati con difficoltà,
gli sforzi di attenzione e di concentrazione sono impossibili.
· L’ideazione povera, l’inaridimento affettivo, il rallentamento motorio possono giungere fino all’arresto psicomotorio. Interrotti il flusso del pensie-
ro e la motricità, resta, tuttavia, una
gravissima sofferenza soggettiva.
· Idee di autosvalutazione e indegnità
centrate su temi di colpa, inadeguatezza e disistima.
· Visione negativa di sé, del mondo e
del futuro (Triade cognitiva di Beck).
Ciò che accadrà non ha altra possibilità che essere negativo.
· Delirio. Quando il pessimismo, la
sfiducia e le idee di rovina giungono
ad essere inaccessibili alla critica e
a ogni esame di realtà, si possono
strutturare deliri con le seguenti tematiche:
di colpa: la persona si accusa di una serie di colpe e misfatti non commessi;
di malattia: la persona è convinta di
essere affetta da una malattia sicuramente mortale senza alcuna possibilità di cura;
di rovina economica: la persona ritiene di essere rovinata economicamen-
te per lo più a causa dell’incapacità a
gestire i propri affari.
· Idee autolesive e rischio di suicidio.
· Possono comparire anche idee deli-
ranti con contenuto persecutorio.
Comportamento
· Inibizione motoria. Il Depresso si
muove con fatica, c’è una netta riduzione dei movimenti spontanei e il
linguaggio diventa progressivamente meno fluido.
· Espressività ridotta, disinteressata,
monotonia della voce. Il Depresso ha
difficoltà a scegliersi quello che deve
indossare; si veste sempre in modo
uguale, monotematico, si mette la prima cosa che capita; non si cura del
proprio aspetto né dell’igiene.
· Alterazione della volontà. Il Depresso
è indeciso in ogni cosa: ogni scelta per
quanto piccola gli sembra impossibile.
· Ansia.
37
Principali
modificazioni
nella
Depressione
(Triade cognitiva di Beck)
Nel corso della Depressione sono tre le principali modificazioni cognitive [Triade] che costringono il soggetto a vedere sé stesso. il
proprio mondo e il proprio futuro in modo differente rispetto al consueto.
Il progressivo prevalere di questi modelli cognitivi conduce agli altri fenomeni che sono associati allo stato Depressivo.
La prima componente della Triade è il modello d’interpretazione negativa delle esperienze.
La persona interpreta costantemente le proprie interazioni con l’ambiente come manifestazioni di sconfitta, privazione o denigrazione.
Vede la sua vita costellata da un susseguirsi di
fardelli, ostacoli o situazioni traumatiche che
lo sminuiscono in maniera notevole.
La seconda componente è il modello di visione negativa di sé. Egli si considera deficiente,
inadeguato o indegno e tende ad attribuire le
esperienze spiacevoli a un proprio difetto fisico, mentale o morale. Inoltre, egli si considera indesiderabile e indegno a causa di questo presunto difetto e tende per questo a respingere sé stesso.
38
Riconoscere i sintomi della Depressione
Umore Depresso
Aaron Beck
La Depressione
Bollati Boringhieri
La terza componente consiste nel vedere
negativamente il futuro. La persona prevede
che le sue difficoltà o sofferenze attuali continueranno all’infinito. Nel guardare il futuro,
egli vede una vita d’incessanti avversità, frustrazioni e privazioni.
Lo schema illustra la relazione tra i modelli
cognitivi e i sintomi affettivi e motivazionali.
Visione negativa del mondo
Visione negativa di sé
Visione negativa del futuro
Paralisi della volontà
Desideri di elusione
Desideri suicidi
Aumento della dipendenza
Effetto dei Modelli Cognitivi sugli affetti
e sulle motivazioni, nella Depressione
39
“Mi sento morire”
“Mi sento morire. Sto male anche fisicamente. Il lavoro mi fa morire. Ho la paura tremenda di non riuscire a
superare la crisi. Ho tutta questa angoscia. La sofferenza
che ho è tremenda. Sono irrigidita nello sforzo di rimanere calma e di controllarmi. Il momento più tragico è il risveglio. Non vorrei mai addormentarmi per non avere questo
risveglio. Mi sento imbevuta di sofferenza. Inumana. Una
persona non dovrebbe poter soffrire così.”
“Ieri mattina ho incominciato a stare male. Questa angoscia che tornava a galla. Questo senso di terrore, non di
paura, di disperazione: mi sento disperata. È un senso di
disperazione per questa tristezza che mi si è incollata addosso. Non so veramente come tirare avanti. Non so a cosa
aggrapparmi.”
“Capisco di essere pesante. Così non posso continuare. Le mattine passate nel terrore. Sono una malata costretta a lavorare. Sono veramente preoccupata. Mi sembra di entrare in uno stato di cronicità: come se fosse entrata den-
40
tro di me. Sono talmente confusa e disperata. Lo stato d’animo non cambia. Adesso mi sento precipitare. Questi giorni
di vacanza avrebbero dovuto portarmi avanti: non indietro.
Il fatto di dovere riprendere il lavoro, ieri, mi terrorizzava. Si può soffrire così: le sembra umano? Questa è la
mia vita. Chi è al di fuori non si rende conto della impossibilità di uscirne fuori. Spero di non morire.”
“I giorni si ripetono e si inseguono senza fine, e ogni
cosa si fa effimera e sfuggente, ma la malinconia non passa: invischiata in un dolore che non ha nulla del dolore
fisico.”
“Provo un senso di vergogna. Ieri mattina mi disprezzavo. Non riesco a controllarmi quando mi trovo in questi
momenti. Fino a quando riuscirò a portare avanti questa sofferenza? Ci sono Depressioni che durano eternamente, e la mia
è una di queste. Sono talmente invischiata in questo dolore
che mi pare impossibile che possa togliermi questo peso dallo stomaco. Quasi non le credo; quasi mi sembra impossibile
sentirmi dire che guarirò. Dalla disperazione più nera a una
certa serenità. Mi interessa soltanto di guarire. È più che
una sofferenza fisica. Ci si sente diversi dalle altre persone: le guardo come persone di un altro pianeta.”
I brani di queste pagine e delle successive
sono tratti da “Malinconia”, di Eugenio Bornia
Feltrinelli 2001
41
“Non c’è perdono possibile per le colpe che ho commesso. Non c’è più niente
da fare. Nessuno può più
fare nulla per me. Sono
sempre stata una nullità.
Tutte le decisioni che ho
preso nella mia vita sono
state sbagliate. Non ho
mai fatto nulla di buono:
ho rovinato tutta la mia
famigli,: anche i miei figli. Non creda a loro se
non sono d’accordo con
quanto sto dicendole: li
ho cresciuti io, li ho cresciuti in qualche maniera
perché sono incapace e anche loro sono diventati
come me. Per me non è cambiato nulla in questi mesi: penso sempre alle
stesse cose: niente di
bello, niente di sereno.
Sono schiacciata da questa
colpa senza perdono.”
“Ho commesso infiniti errori. A casa mia c’è la
miseria. Si spezzerà tutto il tessuto connettivo. Ci saranno anche i debiti. Quale indicibile
sofferenza. Ho commesso tali pasticci che la pena minima potrebbe essere la morte. Queste cose
sono la verità. Sono arrivato a questo punto irreversibile. È troppo tardi: mentre noi parliamo sta avvenendo un cataclisma nella mia famiglia. La miseria verrà: la miseria nera, anzi,
c’è già. Non potrò sfuggire al mio destino: la
morte civile, morale e fisica. Sono finito in
ogni senso. Non ho più alcuna speranza. Mia moglie e i miei figli andranno sul lastrico: è il
mio atto di morte. Per me non c’è più niente da
fare. Mi sento annientato anche solo nel sentire metà delle cose che le ho raccontato.”
“Estranea: è così che mi sento. Non ho più l’angoscia di
allora avevo l’impressione
che il grande dolore, l’angoscia, mi schiacciasse. L’angoscia si è di nuovo impossessata di me. Non è la prima volta, e di conseguenza la
temo. Ma non sono in grado di
42
“Mi sento male: ho
male alla testa e
alla schiena. In
alcuni momenti mi
sembra di non volere più bene a nessuno: questo pensiero mi tormenta.
Non voglio morire:
ho paura di morire
ma ho anche paura di
vivere. Sono l’unica persona al mondo
a soffrire e a fare
soffrire gli altri
in questo modo. Non
riesco a fare nulla. Sono sicura di
essere colpita da
una malattia senza
speranza. La sento
dentro di me: lavora ininterrottamente. Gli altri cercano di consolarmi
ma non mi dicono la
verità. Sono condannata a morte.”
reagire anche se mi rendo conto di entrare di nuovo in crisi. Mi sento come prigioniera nelle sabbie mobili. E i
tentativi per uscirne fuori
sono sempre più blandi e disperati, e raggiungono solo
lo scopo di farmi precipitare più a fondo.”
“Ieri mi sentivo dentro una speranza non
motivata. Non speravo nel miglioramento
della situazione familiare. Avevo solo
nel cuore una speranza: la speranza. Prima, pensavo di non potere sperare se non
in una speranza determinata: ieri, improvvisamente, è nata in me una diversa
speranza. Nel cuore, questa speranza. Era
bello: benché sia durata poco. Oggi ad
esempio, non c’è più questa speranza nel
cuore. L’avevo così negata questa speranza. Questa speranza immotivata contiene
in realtà un sacco di cose: anche il futuro. Una speranza che comprendeva il futuro. Ma un futuro che era vita tutto sommato. La presenza di un avvenire. Non è
facile concretizzare in parole quello che
sento. Il futuro mi spaventava, prima,
perché vedevo la ripetizione di un presente. Ieri, non avvertivo più questo senso negativo: non mi ponevo, non mi fissavo, delle tappe da raggiungere: c’era
una libertà di avvenimenti. Mi sembrava
di poter credere.”
“Questo sentirmi così
lontana da tutti mi angoscia profondamente, mi
fa piacere quello che mi
ha detto. Forse domani
non è così lontano: anche se messa di fronte
alle responsabilità mi
sento naufragare.”
Nei giorni scorsi sono
stata bene. Stamattina
il risveglio non è stato
così pesante: una tristezza, poi, più che
un’angoscia. Un senso di
rassegnazione anche sul
piano della salute. Mi
sento vuota, Molto vuota. Non mi sento ancora
“Sentendomi capita non
mi sono sentita più male. Mi è stato di aiuto
inserire la malattia in
un fatto puramente umano. Il fatto che un’altra persona mi comprendesse dal punto di vista umano mi ha aiutata
moltissimo. Non mi sento sola. Solo con il suo
aiuto riesco a resistere. Quella che sto vivendo la si può definire un’avventura.”
io. Mi sento in balìa
delle persone e della situazione. Ci si sente come costretti a camminare
su due gambe rotte. Mi
sento tutta a pezzi. Si
prova una sofferenza
tremenda: come ricercare
qualcosa che non si raggiunge mai. Mi chiedo
spesso come un organismo
possa superare tutto
questo. Possibile che
non ci si consumi con
tutto questo? Nonostante
tutto questo stillicidio
l’organismo resiste. Mi
sembra un mistero. Non ha
alcuna presa da alcun
punto di vista organico?
Mi sento veramente monotona. Ci sono dei momenti in cui mi sento liberata da questo peso. Stamattina è stata una mattinata difficile. Ci si
trova a terra da un momento all’altro. Come
mai si arriva a questo?
Un crollo improvviso. Mi
sento veramente morta.
Mi sento con dentro niente. Mi ritrovo senza nessun desiderio. Sono un
po’ più cosciente e di
conseguenza ne sento di
più il peso. Sono in un
baratro.”
43
“
44
“
Mi rendo conto di non assolvere i
miei doveri, e così nasce il senso di
colpa, una profonda tristezza e il rimpianto struggente per la mia persona
che un tempo sapeva vivere e che adesso piuttosto malamente sopravvive.
Il risveglio del mattino è il momento più tragico: dopo la pausa notturna ricomincio a soffrire, sento il
cuore stretto come in una morsa d’acciaio e, per quanto mi ripeta che devo reagire, mi abbandono a scene di
disperazione perché non riesco a sopportare l’idea di rimanere da sola e
di dovere sopportare quella che, in
tempi normali, sarebbe per me una comune giornata di lavoro.
La musica mi procura una sofferenza
acutissima probabilmente perché rievoca una sensazione di benessere e di
serenità che ora non posso provare. Il
rimpianto per i momenti migliori provoca la sofferenza.
Sono molti i momenti in cui credo
che il dolore non mi consenta di resistere, qualche volta ho paura di
morire, molto più spesso temo che la
mia angoscia finisca con l’essere
permanente.
“
“
Sono esasperata da questa sofferenza. Mi faccio anche rabbia ma non
riesco a uscirne. Non ne posso più.
Non ce la faccio più a vivere così.
Cosa posso fare? Mi rendo conto dell’assurdità del mio comportamento.
Non riesco nemmeno a dirle quale
tipo di sofferenza sia: è qualcosa di
quasi fisico. Razionalmente dovrei
dire: non ho una ragione particolare per stare male e nondimeno sto male. È una situazione assurda. Mi sento solo dire che tutto dipende da me.
Sembra che io mi voglia adagiare.
Intanto, sento un grande vuoto intorno. Incomincio veramente ad essere disperata nella mia situazione.
Cosa faccio, visto che anche con
l’aiuto dei farmaci non sono riuscita a uscirne?
Mi sento colpevole. Provo un senso di vergogna. Mi detesto. È una cosa disumana: non ne posso più. Questa sofferenza mi annulla. Il pensiero di portare con me questa sofferenza è tremendo. Non è facile morire. Sono perfino ingrassata. Cerco disperatamente di non lasciarmi
sommergere. Mi sento morire.
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dalla spuma
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bella temerarietà,
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rumoreggia
più selvaggiamente
e pericolosamente.”
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da Umano troppo umano di Friedrich Nietzsche - Adelphi 1965
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48
Spesso mi sono chiesto se, potendo scegliere, avrei preferito essere affetto da Disturbo Bipolare. Se il litio
non fosse stato disponibile o non avesse funzionato su di me, la risposta sarebbe semplicemente no, e sarebbe
una risposta piena di terrore. Ma il litio
su di me agisce e penso perciò di potermi permettere questa domanda.
Abbastanza stranamente, penso che
sceglierei di essere affetto da questa
malattia. È una questione complicata.
La Depressione è spaventosamente al di là delle parole, dei suoni o delle
immagini: non sceglierei di affrontarne
un’altra, se profonda e lunga. Sgretola
lentamente i rapporti con gli altri attraverso il sospetto, la mancanza di fiducia e di autostima, l’incapacità di gioire
della vita, di camminare, parlare o pensare normalmente, il venire meno delle energie, il terrore di notte, il terrore
di giorno. Non se ne può dire niente di
buono: ti fa vivere l’esperienza di essere vecchi e ammalati, di essere lenti
nel pensare, senza grazia, finezza e coordinazione dei movimenti.
È quando si è orribili, quando manca la speranza in ciò che la vita ti può
offrire.
Quando le persone dicono di sapere ciò che significa essere Depressi,
perché hanno vissuto un divorzio, perso il lavoro oppure litigato con qualcu-
no, mi arrabbio. Quelle esperienze sono accompagnate da sentimenti. La
Depressione invece è del tutto piatta,
senza “sapore” e sterile.
Inoltre è autentica, assolutamente
autentica, tanto che gli altri, quando
sei Depresso, non tollerano di starti vicino. Pensano di doverlo fare e possono anche provarci, ma tu sai e loro
sanno che tu sei come una spina nel
fianco: sei irritabile e diffidente, senza
umorismo, spento, ipercritico ed esigente e nessuna rassicurazione ti è
mai sufficiente. Sei spaventato e spaventi gli altri, sei “non uguale a te stesso in niente, ma presto lo sarai”, tuttavia sai che non è vero.
Allora perché voglio avere a che
fare con questa malattia? Perché sinceramente penso di averne ricavato
una maggiore ricchezza e profondità
di sentimenti; ho vissuto più esperienze e di intensità maggiore; ho amato
di più e sono stato più amato; ho riso
più spesso per aver pianto più spesso; ho apprezzato maggiormente le
primavere grazie ai miei inverni; ho indossato la morte “vicina come la stoffa che ti veste” più intensamente e l’ho apprezzata di più – insieme alla vita; ho visto negli altri le qualità migliori e i difetti peggiori e ho, a poco a poco, capito l’importanza di occuparsi
degli altri, della lealtà e di guardare
attraverso le cose.
Penso di avere esplorato il respiro,
la profondità e l’ampiezza della mia
mente e del mio cuore e di essermi reso conto di quanto entrambi siano fragili e inconoscibili, in ultima analisi.
Depresso, ho strisciato sulle mani e
sulle ginocchia, solo per attraversare
una stanza e l’ho fatto per mesi e mesi.
Ma, normale o Euforico, ho camminato più veloce, ho pensato più rapidamente e ho amato più intensamente
della maggior parte delle persone che
conosco. E ritengo che, in gran parte,
ciò sia dovuto alla mia malattia. Credo
che mi abbia fatto conoscere i limiti
della mia mente, della mia educazione, della mia famiglia, dell’istruzione e
degli amici.
Le innumerevoli crisi Ipomaniacali,
oltre a quelle maniacali, ognuna di esse, hanno regalato alla mia vita un diverso livello di sensibilità, di sentimenti, di pensieri. Anche quando ero psicotico al massimo grado, delirante, allucinato, frenetico, ero consapevole di
scoprire nuovi angoli della mia mente
e del mio cuore. Alcuni erano incredibili e meravigliosi, mi toglievano il fiato
e sentivo che sarei potuto morire proprio in quel momento, ma che quelle
immagini mi avrebbero salvato.
Quando mi sentivo di nuovo normale, non riuscivo a immaginare di tornare a una vita incolore, perché ho conosciuto quegli angoli sconfinati e le loro
Il brano a lato, scritto da una persona
affetta da Disturbo Bipolare,
pone in rilievo alcuni effetti positivi
della malattia che molte persone,
dopo essersi ristabilite grazie alla terapia,
raccontano di avere sperimentato.
Stati Misti,
Ipomania
e Mania
Nel corso di un
Disturbo Bipolare,
oltre agli Episodi
Depressivi Maggiori,
possono comparire
Stati Misti,
Episodi Ipomaniacali
e Maniacali.
~
49
50
Stati Misti
Ipomania
Mania
Gli Stati Misti possono genericamente
essere definiti come la presenza simultanea di sintomi Depressivi e Maniacali, possono manifestarsi come fasi di
transizione tra Episodi di polarità diversa o come Episodi a sé stanti.
Sono i più soggetti agli errori diagnostici e terapeutici e la loro definizione rimane vaga, malgrado si presentino nel
40% delle persone affette da Disturbo
Bipolare.
La caratteristica più saliente degli Stati
Misti è la variabilità e labilità dell’umore:
gli Stati Misti spesso assomigliano agli
Episodi Maniacali nell’energia dell’eloquio e nell’iperattività fisica mentre
l’umore e i segni e i sintomi vegetativi
(per esempio il ritmo sonno-veglia o i
cambiamenti dell’appetito) tendono a
essere di natura Depressiva.
I cambiamenti dell’umore che influenzano il comportamento nell’ipomania possono essere modesti o pronunciati.
L’umore di solito è pieno di brio, senza incertezze ed Euforico, ma con una sfumatura di irritabilità. All’euforia si accompagna un autentico senso di benessere fisico e mentale, una sensazione che trasporta la persona in un nuovo mondo di
idee e possibilità senza limiti. Una persona cui fu diagnosticato un Episodio Ipomaniacale di malattia rispose: “Se sono
malato, questa è la più splendida malattia che abbia mai avuto”.
Il pensiero dell’ipomaniacale è accelerato, passa rapidamente da un argomento a un altro, le idee scorrono
spontaneamente e con grande facilità.
A causa del flusso di pensieri accelerato e per la perdita di inibizioni le attività
artistiche vengono favorite.
L’attività e il comportamento vengono
notevolmente intensificati, le persone
diventano apparentemente instancabili, fermamente determinate, più grintose e aggressive.
Le funzioni sensoriali sono estremamente vigili, le sensazioni più intense.
La Mania differisce dallo stato Ipomaniacale soprattutto per quanto riguarda l’Affettività, l’Ideazione e il Comportamento. L’umore non differisce molto,
anche se la sensazione soggettiva di disagio è intensa e manifesta.
Affettività
Euforia: l’espansività Maniacale comporta stati d’animo fugaci. La persona
ha un’elevata stima di sé, una sensazione di superiorità (è in pratica un difetto
di critica perché le prestazioni non sono
migliori) e non fa le cose ordinarie che
fanno gli altri (non c’è bisogno di fare le
cose di tutti i giorni). Gli istinti vitali sono
esaltati: non dorme (perché non gli serve), non mangia (o lo fa in modo disordinato), aumentano gli atteggiamenti seduttivi e a sfondo sessuale.
· Ridotta tolleranza alle frustrazioni.
· Disforia: il Maniacale, pur essendo
Euforico, non è gioviale, è spesso aggressivo, irascibile e recriminatorio. Disprezza il mondo esterno e gli altri,
che non ritiene alla sua altezza.
·
Ideazione
· Tutto
diventa possibile, scompaiono
la riflessione, l’equilibrio.
· A causa di una iperattività la persona non riesce a stare ferma, ha un
continuo vorticare di idee e di pensieri, e tenta di realizzare immediatamente progetti e fantasie.
Ha un continuo turbinare di idee e fa di
tutto al momento per realizzarle per
poi cambiare subito idea.
· Sono presenti indebolimento delle
funzioni di sintesi, della capacità di riflessione e riduzione dell’attenzione
con difficoltà a concentrarsi su un
argomento, a seguire un discorso, a
svolgere sino in fondo un determinato tema.
· Aspetto ludico: il Maniacale gioca come un bambino, con atteggiamenti
scherzosi, può parlare per neologismi,
fare associazioni per assonanza.
· Tematiche di grandezza caratterizzate da ipervalutazione delle proprie
qualità e capacità che possono giungere a un livello delirante (delirio di
forza, genealogico, di invenzione).
A volte sono presenti tematiche di
persecuzione comprensibilmente collegate con i sentimenti di ostilità e aggressività che il Maniacale inevitabilmente suscita negli altri.
51
52
Tratto da Berkow R, ed.: Merck Manual, ed. 15, p 1518. Merck Sharp & Dohme Research Laboratories, Rahway, NJ, 1987. Per gentile concessione.
· Espressività mimico-gestuale e verbale esagerata (agitazione psicomotoria): logorrea, giochi di parole, motteggi, ma tutto in modo superficiale; a un
certo livello di eccitamento può accadere che il ritmo delle idee rapidissimo
superi le possibilità di verbalizzare e
mettere in pratica tali idee: si può giungere così al raro blocco psicomotorio
che pone non semplici problematiche
diagnostiche.
· Nonostante l’esuberanza della sua
espressività verbo-mimico-gestuale e
motoria la persona in stato Maniacale
manca di una reale comunicazione e di
un autentico incontro con l’altro, che
viene degradato a oggetto dei propri
desideri o a spettatore della propria
grandezza.
· Comportamento stravagante e disinibito: il Maniacale vede il mondo pigro,
lento, che non gli va dietro. Intraprende continue iniziative senza riuscire a
portarne a termine alcuna; racconta
intemperanze sessuali e avventure ma
non le porta quasi mai a compimento.
Spende moltissimo e può dilapidare in
breve tempo anche ingenti patrimoni.
Differenze cliniche tra Depressione e Mania
Comportamento
UMORE
MANIFESTAZIONI
PSICOLOGICHE ASSOCIATE
Sindrome Depressiva
Sindrome Maniacale
Depresso, irritabile o ansioso
(tuttavia la persona può sorridere o
negare la modificazione soggettiva
dell’umore e lamentarsi invece di dolori o altri problemi organici)
Crisi di pianto
(tuttavia la persona può lamentarsi
di essere incapace di piangere o di
provare emozioni)
Esaltato, irritabile od ostile
Mancanza di fiducia in sé stessi;
scarsa autostima; disprezzo per sé stessi
Scarsa capacità di concentrazione;
indecisione
Ridotte gratificazioni; perdita di interesse
per le attività abituali;
perdita dei legami affettivi; ritiro sociale
Attese negative; disperazione; senso di
impotenza; accresciuta dipendenza dagli altri
Ricorrenti pensieri di morte o suicidio
MANIFESTAZIONI
SOMATICHE
SINTOMI PSICOTICI
Rallentamento psicomotorio;
facile affaticabilità; agitazione
Anoressia e calo ponderale oppure
aumento di peso
Insonnia o ipersonnia
Irregolarità mestruali o amenorrea
Anedonia; perdita del desiderio sessuale
Deliri di indegnità e colpevolezza
Deliri di riferimento e di persecuzione
Deliri di malattia (nichilistici, somatici
o ipocondriaci)
Deliri di povertà
Allucinazioni Depressive nella sfera uditiva, visiva e (raramente) olfattiva
Momentanee fasi di pianto
(come parte di una sindrome mista)
Eccessiva autostima;
tendenza a vantarsi; grandiosità
Fuga dei pensieri; associazioni per assonanza (nuovi pensieri indotti dal suono delle
parole piuttosto che dal loro significato);
distraibilità
Aumento di interesse per le nuove attività,
la gente, le occupazioni creative; maggiore
coinvolgimento nella vita degli altri (che si
sentono infastiditi a causa del comportamento invadente e indiscreto del paziente);
sprechi negli acquisti; avventatezza
sessuale; pazzi investimenti economici
Agitazione psicomotoria; eutonia
(accresciuto senso di benessere fisico)
Possibile perdita di peso da aumento
dell’attività e da disattenzione
per corrette abitudini alimentari
Ridotta necessità di sonno
Aumento del desiderio sessuale
Deliri di grandezza e di talento eccezionale
Deliri di assistenza; deliri di riferimento e
di persecuzione
Deliri di eccezionale salute mentale e fisica
Deliri di ricchezza, di origini aristocratiche
o di altra identità grandiosa
Allucinazioni uditive o visive fugaci
53
Temperamento,
Personalità e Disturbo:
cosa appartiene
alla persona
e cosa al sintomo
FOTO ISTOCKPHOTO/NRUSSON
I termini temperamento e personalità sono
spesso utilizzati come sinonimi per indicare l’insieme delle caratteristiche stabili che si esprimono nel modo di sentire, percepire, pensare
e agire della persona.
In realtà ogni singolo termine fa riferimento a
elementi precisi e ben definiti.
Il temperamento è la caratteristica costituzionale che indica il livello di energia e la qualità dell’umore che determinano il particolare modo individuale di rispondere agli stimoli esterni.
La personalità nasce dall’interazione tra fattori acquisiti e fattori costituzionali tipici di un individuo e riconoscibili fin dall’adolescenza o dalla giovinezza.
55
IL DISTURBO
BIPOLARE E
IL DISTURBO
DEPRESSIVO
MAGGIORE SONO
DISTURBI
DELL’UMORE,
QUINDI PER CAPIRE
MEGLIO DI CHE
COSA SI TRATTA
È NECESSARIO
RIFLETTERE
SUL SIGNIFICATO
DI “UMORE”
L’UMORE (dal latino humor-is, nome
generico che indica i liquidi organici e
la linfa dei vegetali), come sostengono
Perini et al. (2006), è la disposizione
affettiva di base, non accessibile al-
l’osservazione diretta, ma che può essere desunta dai comportamenti, dalla
mimica e dai contenuti di pensiero
espressi dalla persona.
“L’umore è la risultante di qualità e ca-
ratteristiche, in parte acquisite e in
parte innate, intrinseche alla costitu-
zione della persona. Il tono dell’umore
oscilla fisiologicamente tra il polo della
tristezza e quello della gioia” (Perini et
al., 2006), quindi condiziona tutta l’affettività.
L’AFFETTIVITÀ è la capacità di provare emozioni e sentimenti che in ogni
persona si differenziano a seconda
dello stimolo che li ha causati e, ancor
di più, in funzione di quella disposizione
affettiva di base definita “umore”.
56
E il TEMPERAMENTO
che ruolo ha?
In un certo senso possiamo considerare il temperamento, almeno in parte,
come sinonimo di umore fondamentale di una persona. Vediamo di spiegarci meglio:
L’umore di fondo è l’umore fondamentale, ossia una disposizione affettiva di base, geneticamente determinata, che risente di vari fattori biologici
(per esesempio il quadro ormonale,
l’assetto neurotrasmettitoriale cerebrale, ecc.) e di fattori ambientali.
Spesso la persona non ne è pienamente consapevole.
L’umore di fondo viene influenzato, ad
esempio, dal ritmo sonno-veglia, dal
momento della giornata, dalla stagione, dalla quantità e qualità della luce,
ecc. Si può parlare, in tal senso, di
temperamento.
Avvenimenti o circostanze particolari
(ad esempio come una brutta notizia
oppure una bella notizia) possono intervenire su questo umore di base
(temperamento) e determinare un
umore di sfondo, caratterizzato da
gioia o tristezza e motivato appunto
dall’avvenimento/circostanza.
È necessario considerare che ci sono
persone che, per loro natura, presentano un umore tendenzialmente un po’
spostato verso il polo Maniacale. Il loro tono dell’umore, come accade a tutte le persone, oscilla, ma le oscillazioni
risultano essere, per così dire, un po’
calibrate verso l’alto. Si parla in tal caso di temperamenti ipertimici.
Per contro, esistono persone in cui le
oscillazioni dell’umore tendono a essere calibrate verso il basso. In tal caso si
parla di temperamenti distimici.
Nella persona ipertimica, di fronte a
un evento favorevole o sfavorevole, le
oscillazioni risulteranno sempre più vicine al polo Maniacale rispetto a quelle della media delle persone esposte
ai medesimi accadimenti in quanto il livello del tono dell’umore di base (temperamento o fondo) è di per sé un po’
più alto.
Nella persona distimica si verifica l’esatto contrario: anch’essa tenderà a rispondere agli eventi con delle amplificazioni fisiologiche delle oscillazioni del
tono dell’umore, ma saranno sempre
comunque più spostate verso il polo Depressivo rispetto alla media delle persone, in quanto l’umore di fondo o temperamento è di per sé più vicino al polo
Depressivo.
57
ANALIZZIAMO NELLO SPECIFICO
I DUE TEMPERAMENTI CITATI:
1
58
Che cosa accade
nei Disturbi dell’Umore?
2
TEMPERAMENTO IPERTIMICO
TEMPERAMENTO DISTIMICO
“È caratterizzato da un umore e livello di
energia stabilmente elevati in cui prevalgono ottimismo, allegria, esuberanza
tendente all’irritabilità quando le persone vengono contrariate, impulsività, una
particolare resistenza fisica, loquacità,
estroversione, ridotto bisogno di sonno.
Tale modo di ‘essere e di agire’, che si
evidenzia fin dalla giovane età, è spesso
presente nei personaggi di successo, in
persone brillanti, ricche di vivacità intellettuale e artistica. Si tratta di una condizione che può costituire un terreno fertile per l’insorgenza di un Disturbo dell’Umore Bipolare.” (Perini et al., 2006).
Questo tipo di Temperamento, talvolta,
può comportare un disadattamento in
ambito sociale e lavorativo in quanto, in
alcune persone, l’eccessiva stima di sé,
l’eccessiva sicurezza nelle proprie qualità e capacità, l’impulsività, la disinibizione possono condurre ad agiti irresponsabili.
È caratterizzato da un tono dell’umore
stabilmente Depresso, da un persistente sentimento di tristezza, basso
livello di energia, evidente soprattutto
al mattino, ipersonnia, scarsa autostima, tendenza all’autosvalutazione e ad
una visione pessimistica globale.
È presente una costante insicurezza
che spinge a evitare di assumere iniziative e conduce a sentimenti di inade-
guatezza e di colpa. La vita di relazione
è in genere piuttosto limitata, con diffi-
coltà nell’intraprendere nuove amicizie,
introversione e passività nei rapporti in-
terpersonali. Anche questa condizione
può rappresentare un terreno fertile
su cui può insorgere un Disturbo Depressivo Maggiore.
Il nostro umore, dunque, fluttua costantemente; talora si tratta di modificazioni quasi impercettibili, brevissime;
a volte più accentuate, più lunghe, ma
comunque transitorie.
“Quando l’umore si modifica in senso Depressivo o Euforico in modo
persistente e accentuato e dà luogo ad una vera sofferenza psichica e
fisica e ad evidenti ripercussioni sul nostro
comportamento abituale e sulle nostre capacità adattive, riducendo le
possibilità di rispondere
adeguatamente alle comuni esigenze della vita
quotidiana, ci troviamo
di fronte a un Disturbo
dell’Umore.”
(B. Carpiniello, 2006).
Sulla base di quanto evidenziato, abbiamo visto come i Disturbi dell’Umore
siano largamente influenzati da fattori
genetici.
Ma cosa viene ereditato?
Non si eredita il Disturbo in sé ma una
certa “vulnerabilità” di quei sistemi che
regolano il tono dell’umore, dunque un
temperamento o umore di fondo predisposto al Disturbo.
Anche gli eventi di vita rivestono un
ruolo importante nel decorso del Disturbo, ma in assenza di tale vulnerabi-
lità, gli stress ambientali o le esperien-
ze traumatiche non possono, da soli,
determinare l’insorgenza del Disturbo.
Nello specifico possiamo considerare
che per un’alta “vulnerabilità” al Disturbo sarà sufficiente anche uno stress di
bassa intensità per provocare uno stato di malattia; viceversa, per una bas-
sa vulnerabilità al Disturbo sarà neces-
sario uno stress d’intensità molto forte perché si verifichi il Disturbo.
59
Eutimia: tono dell’umore non bloccato, che
oscilla fisiologicamente tra la gioia e la tristezza
ECCITAMENTO
MANIACALE
ECCITAMENTO
MANIACALE
IPOMANIA
IPOMANIA
EUFORIA
EUFORIA
GIOIA
GIOIA
EUTIMIA
TRISTEZZA
TRISTEZZA
DISTIMIA
DISTIMIA
DEPRESSIONE
DEPRESSIONE
ANGOSCIA
DEPRESSIVA
ANGOSCIA
DEPRESSIVA
Figura 1
Figura 2
Il tono dell’umore oscilla fisiologicamente nel
tempo, a seconda del momento della giornata,
del ritmo sonno/veglia, della quantità e della
qualità della luce, ecc: si tratta dell’umore di fondo o temperamento, geneticamente determinato. In questo caso, visto che le oscillazioni sono
comprese tra la normale gioia e la normale tristezza si parla di “eutimia”.
60
Cosa succede quando sull’umore di fondo
interviene un evento esterno
Fonte: (Perini et al., 2006)
esito positivo
di un esame
universitario
Sono evidenziati alcuni eventi che determinano
un ampliamento delle oscillazioni dell’umore.
Alla notizia dell’esito positivo di un esame segue
un periodo di buon umore (gioia) mentre dopo
un esito negativo avremo un umore triste. Alla
notizia della vincita della lotteria abbiamo un periodo di umore particolarmente gioioso, Euforico, non ancora considerato patologico.
esito negativo
dell’esame
per la patente
vincita
alla lotteria
Fonte: (Perini et al., 2006)
61
Temperamento Ipertimico
e Temperamento Distimico
Disturbo Bipolare:
dal Temperamento Ipertimico all’Episodio Maniacale
ECCITAMENTO
MANIACALE
ECCITAMENTO
MANIACALE
IPOMANIA
IPOMANIA
EUFORIA
EUFORIA
GIOIA
GIOIA
TRISTEZZA
TRISTEZZA
DISTIMIA
DEPRESSIONE
DEPRESSIONE
ANGOSCIA
DEPRESSIVA
ANGOSCIA
DEPRESSIVA
Figura 3
Figura 4
In questo grafico è riportato l’esempio
delle oscillazioni del tono dell’umore nei
Temperamenti Ipertimici (gioia/euforia) e
Distimici.
La linea scura rappresenta l’andamento
tipico del Temperamento Ipertimico, mentre la linea chiara rappresenta l’andamento tipico del temperamento Distimico.
62
Episodio
Maniacale
DISTIMIA
Fonte: (Perini et al., 2006)
In questo grafico vediamo un possibile andamento del tono dell’umore di un soggetto che soffre
di Disturbo Bipolare I in una fase
ipertimica e che dopo alcuni eventi
di vita sviluppa un Episodio di Subeccitamento Maniacale prima e
un Episodio Maniacale poi.
esito positivo
di un esame
universitario
esito negativo
dell’esame
per la patente
Fonte: (Perini et al., 2006)
63
Cause e fattori scatenanti
dei Disturbi dell’Umore
La tendenza attuale riguardo alle cause dei Disturbi dell’Umore è quella di
considerare uno schema multifattoriale, che vede implicati diversi aspetti:
FOTO ISTOCKPHOTO/BLINDSPOT
eredo-genetici: gli studi condotti, con-
siderati nel loro complesso, suggeriscono che vi sia una predisposizione ereditaria ai Disturbi dell’Umore, avendo riscontrato una maggiore probabilità di
sviluppo di tale Disturbo in famiglie con
uno o più parenti affetti;
biologico-metabolici: ad esempio di-
sfunzioni ormonali, alterazioni del funzionamento di neurotrasmettitori, in particolare la noradrenalina e la serotonina,
alterazioni organiche o metaboliche;
65
psicologici: tra cui si individuano ca-
ratteristiche di personalità predisponenti, fattori familiari (educazione, cultura, modalità di relazione e interazione) e
i traumi conseguenti a eventi a forte carica emotiva o a particolare significato
affettivo che possono funzionare da fattore scatenante la malattia oppure precipitante. Fra i principali fattori traumatizzanti ricordiamo la perdita di persone
significative (morte o abbandono), o di
status o ruolo (pensionamento, licenziamento,..) o ancora, importanti delusioni,
frustrazioni, fallimenti;
socio-ambientali: oltre a eventi traumatici e al ruolo della famiglia, risulta importante il supporto e il sostegno che l’individuo riceve dalla società nel superare
o mitigare le conseguenze degli “stress”.
I possibili fattori scatenanti
di un Episodio di Disturbo dell’Umore
possono includere:
Cambiamenti stagionali
· La morte della persona amata /partner
· Scarsi contatti sociali
· Perdita del lavoro /disoccupazione
· Malattia fisica cronica
· Trasloco /perdita dei contatti sociali
· Conflitti cronici sul lavoro
· Problemi coniugali
· Parto
· Abuso cronico di droga o alcool
· Determinati farmaci (es. cortisone, antineoplastici, alcuni antiipertensivi…)
· Il fatto di essere vittime di un crimine o incidente
· Povertà
·
66
Non si conosce una causa specifica dei
Disturbi dell’Umore; le ricerche condotte hanno portato alla conclusione che
essi siano il risultato di influenze genetiche, biologiche e psicologiche, combinate con eventi stressanti.
Alcuni tipi di Disturbi dell’Umore sono
ricorrenti in certe famiglie suggerendo
che una vulnerabilità biologica può essere ereditata.
Gli studi sulle famiglie in cui membri di
più generazioni hanno sviluppato il Disturbo Bipolare hanno riscontrato che
i soggetti con la malattia hanno un assetto genetico in qualche modo diverso
da quelli che non si ammalano.
Peraltro non è vero il contrario: non
tutti quelli che hanno l’assetto genetico di vulnerabilità al Disturbo Bipolare
si ammaleranno del Disturbo.
È verosimile che altri fattori addizionali siano responsabili dell’insorgenza
del Disturbo come stress nella vita di
casa, al lavoro o a scuola. In alcune famiglie il Disturbo Depressivo Maggiore
sembra trasmettersi da una generazione all’altra; viceversa può anche
succedere che si ammalino di Disturbo Depressivo Maggiore persone che
non hanno alcuna storia familiare di
Depressione. Il Disturbo Depressivo
Maggiore è spesso associato con delle modificazioni della struttura cerebrale o del funzionamento cerebrale.
Un Episodio Depressivo Maggiore può
essere scatenato da una perdita seria, da difficoltà relazionali, da problemi finanziari o da qualche cambiamento della vita quotidiana (sgradito, ma
qualche volta persino desiderato).
Molto spesso l’esordio del Disturbo
Depressivo Maggiore è legato ad una
combinazione di fattori genetici psicologici e ambientali. Episodi successivi
del Disturbo sono tipicamente precipitati anche da eventi stressanti lievi, o
anche in assenza di eventi stressanti.
Le donne fanno esperienza della Depressione con una frequenza circa
doppia rispetto agli uomini.
In questo dato giocano una rilevante
influenza i cambiamenti dell’assetto
ormonale, che si verificano in concomitanza con:
·
·
·
·
·
le mestruazioni
le gravidanze
gli aborti
il periodo post partum
la menopausa
Molte donne devono far fronte ad altri
stress, quali la responsabilità sia sul lavoro sia a casa; il fatto di essere sole
nel crescere un figlio; il prendersi cura
dei bambini o dei genitori anziani.
Molte donne sono poi anche particolarmente vulnerabili dopo la nascita di
un figlio.
67
I fattori che possono portare alla Depressione post partum in alcune donne sono i cambiamenti ormonali e fisici, così come le responsabilità aggiuntive di farsi carico di una nuova vita.
Mentre certi stati transitori di malinconia
sono frequenti e normali nelle neo-madri,
la presenza di un Episodio Depressivo
Maggiore invece non è un evento normale, e richiede un intervento specialistico.
Gli uomini tendono meno ad ammet-
tere di essere Depressi, e i medici sono meno portati ad averne il sospetto.
La Depressione può anche colpire la
salute fisica nell’uomo in modo differente rispetto alla donna.
Studi recenti dimostrano che, mentre
la Depressione è associata a un aumentato rischio di patologia coronarica in entrambi i sessi, soltanto negli
uomini è associata a una quota più alta di mortalità.
Tipicamente la Depressione nell’uomo
non si rivela come senso di mancanza
di speranza o di impossibilità di trovare
aiuto, ma piuttosto nell’essere irritabile, arrabbiato, e scoraggiato; una tale
Depressione può dunque essere difficile da riconoscere.
Anche quando un uomo realizza di essere Depresso, cerca aiuto meno volentieri di una donna.
L’incoraggiamento e il supporto di altri
68
membri della famiglia preoccupati può
fare la differenza. Sul posto di lavoro,
laddove esista sensibilità verso la salute mentale, esiste una maggiore possibilità di aiutare gli uomini a comprendere e accettare la Depressione come
malattia reale che necessita di un trattamento.
La Depressione è una
malattia del cervello o un
problema psicologico?
In medicina lo studio delle varie malat-
tie si è sempre basato sulla individua-
fatti, grazie allo sviluppo di tecniche so-
li e dalla loro modalità di funzionamento
fisticate che visualizzano le strutture (fisiologia nervosa e ruolo dei vari neucerebrali e ne studiano i complessi rotrasmettitori).
meccanismi, si è cominciato a ipotizzare alcuni modelli che possono spiega-
Secondo il modello “psicologico” ciò
in termini biologici.
to, i nostri pensieri e le nostre emozioni
re le cause delle malattie psichiatriche
che determina il nostro comportamensono fattori psicologici, vale a dire l’ap-
In psichiatria si è sempre discusso prendimento da figure significative, le
sull’origine delle malattie e i vari spe- interazioni sociali, l’elaborazione sogcialisti per ragioni storiche si sono gettiva dell’esperienza e cosi via.
sempre schierati a favore dell’una o
dell’altra teoria.
Man mano che le conoscenze sono
medi specifici per combatterle. Per fa-
I modelli che da sempre si sono con-
logico sia in ambito psicologico, i due
e descrivere le alterazioni strutturali
vato dalla tradizione medica e neuro- È indubbio che nelle malattie psichia-
zione delle cause e sulla ricerca dei rire questo è fondamentale osservare
dell’organo colpito e le alterazioni delle sue funzioni. Se questo è stato relativamente semplice per organi e ap-
parati per i quali si ha una buona conoscenza della struttura e della fun-
zione perché possono essere studiati
direttamente (ad esempio cuore, pol-
moni, reni ecc.), non lo è altrettanto
per il cervello. Solo negli ultimi anni in-
andate aumentando sia in ambito bio-
trapposti sono quello “biologico”, deri- modelli si sono sempre più integrati.
logica, e che ha sempre considerato i
triche siano stati individuati fattori
Disturbi psichici delle malattie in ana- causali sia di tipo biologico sia di tipo
logia alle malattie mediche, e quello psicologico.
“psicologico” che si rifà più a fattori introspettivi e di sviluppo soggettivo.
Il fatto importante da rilevare è che
Secondo il modello “biologico” il com-
continuamente. Qualsiasi fenomeno
portamento, i pensieri e le emozioni so-
questi due tipi di fattori interagiscono
psichico infatti induce modificazioni bio-
no determinati dalle strutture cerebra- logiche rilevabili a livello cerebrale e, al
69
contrario, modificazioni della struttura
o delle funzioni del cervello inducono
modificazioni psicologiche. La questio-
Il Disturbo dell’Umore è
una malattia ereditaria?
ne quindi se la Depressione sia una Lo studio della ereditarietà genetica
malattia del cervello o se abbia un’origi- delle malattie psichiatriche pone, a difne psicologica è in realtà un falso pro-
blema. Fattori biologici e fattori psicolo-
gici sono due aspetti di uno stesso fe-
nomeno di cui uno può essere causa
dell’altro e viceversa. Nel valutare un
Disturbo dell’Umore e nel ricostruire la
storia della persona (esordio del Disturbo, rapporto con possibili eventi
della vita, frequenza, ritmo di compar-
sa dei sintomi ecc.) non è quindi utile
cercare esclusivamente cause biologi-
che o cause psicologiche, perché sia
l’una che l’altra impostazione, se consi-
derate singolarmente, trascurano
ferenza delle malattie mediche, maggiori problemi. Infatti nel caso delle ma-
lattie psichiatriche si discute ancora su
sulle famiglie e dagli studi sui gemelli e,
condata ed ereditano un patrimonio
interpretazioni.
problema. Se infatti i due gemelli ven-
È stato rilevato infatti che un soggetto
fatti crescere in ambienti diversi, essi
anche se si tratta di dati statistici, for- genetico identico, hanno dato un valido
niscono interessanti basi per eventuali contributo alla comprensione di questo
gono separati alla nascita e vengono
A questo proposito è necessario prene hanno una importante componen-
Di fronte a questo dato si potrebbe co-
parte dall’ambiente esterno, dagli
appartenenti alla stessa famiglia condi-
le” e “innato” (ereditato) e su quanto
sia invece “acquisito” dalle influenze
ambientali esterne.
cisare che alcune forme di Depressio-
te “acquisita”, dipendono cioè in gran
È molto più utile e costruttivo invece vengono affrontati. Altre forme Deconsiderare entrambi i determinanti pressive (ad esempio gli Episodi che si
manifestano nell’ambito di un Distur-
persona e dell’esordio e dello sviluppo bo Bipolare) hanno una prevalente
componente genetica.
del suo Disturbo.
70
l’Umore provengono dalle osservazioni sviluppano cioè dalla stessa cellula fe-
ha una maggiore probabilità di amma- mostrano una probabilità molto simile
di ammalarsi di un Disturbo dell’Umolarsi di un Disturbo dell’Umore se vi sore. Questa probabilità non è però idenno tra ascendenti e collaterali altri
tica: ciò significa che le influenze amcomponenti ammalati e che il rischio
bientali giocano comunque un ruolo imaumenta quanto più stretto è il rapporportante, anche se parziale.
to di parentela.
quanto della malattia sia “costituziona-
aspetti altrettanto importanti della vita eventi di vita spiacevoli (stressanti) e
dalle modalità con cui questi eventi
psichica della persona.
per una maggiore comprensione della
I dati sulla ereditarietà dei Disturbi del- Gli studi sui gemelli “omozigoti”, che si
munque obiettare il fatto che i soggetti
vidono ambiente, abitudini, atteggia-
In sintesi, una componente ereditaria
nella genesi dei Disturbi dell’Umore è
accertata, in particolare per il Distur-
bo Bipolare, ma è importante sottoli-
neare che fattori ambientali e influenmenti, modalità di affrontare i problemi ze esterne favoriscono la manifestae così via. Un individuo quindi cresce e zione della malattia. Ciò che si eredita
si sviluppa in un particolare ambiente e
quindi non è tanto la malattia in se
geneticamente.
malattia si sviluppi.
“acquisisce” caratteristiche analoghe a stessa quanto la predisposizione, il
quelle dei familiari ma non le eredita terreno biologico favorevole perché la
71
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PENSIERO DEPRESSIVO
DESIDERIO DI MORTE
IDEAZIONE SUICIDARIA
Non è necessario dire che
l’infelicità esteriore ha relativamente
poco a che fare col suicidio.
Il suicidio è un comportamento complesso e multicausale che coinvolge
molte componenti biologiche, psicosociali e culturali ma malgrado questo la sua prevenzione è quasi esclusivamente lavoro dei medici.
Il suicidio spesso appare agli estranei
come una perversione supremamente
immotivata e attuata per ragioni che
sembrano banali o addirittura impercettibili.
Ci sono due fattori importanti che spiegano questo: il suicidio è un evento relativamente raro nella popolazione ma
più del 90% delle vittime di suicidio e
del 90% di quelli che tentano il suicidio
hanno almeno un Disturbo psichiatrico
presente al momento dell’atto e, d’altra parte, la grande maggioranza (quasi il 100% delle donne e l’80% degli uomini) delle vittime di suicidio contattano
il medico di base o un servizio psichiatrico nel loro ultimo anno di vita.
Nel migliore dei casi esse leniscono
il senso di colpa dei vivi, placano le menti
razionali, incoraggiano i sociologi
nella loro ricerca di teorie convincenti.
Il tentativo o il compimento di un suici-
dio da parte di una persona in fase di
Depressione trova spiegazione nello
stato d’animo che essa vive quotidianamente e spesso appare la conse-
guenza logica dell’assetto emotivo-cognitivo indotto dalla condizione De-
pressiva. Tanto più è difficile per la
persona attribuire un significato a
Le persone affette da Disturbo dell’Umore hanno una quota di decessi questo stato o tanto più sorprende e
per suicidio 30 volte superiore a
disorienta per la differenza rispetto alquella osservata nella popolazione
la propria normalità, tanto più elevato
generale.
Ma le motivazioni reali appartengono
al mondo interiore, a volte contraddittorio,
labirintico e perlopiù impossibile a scorgersi.
(Alvarez, 1973)
74
CHE STATO D’ANIMO
PRECEDE IL SUICIDIO,
E COSA LO RENDE
PIÙ PROBABILE
74
Il 60% delle persone che muoiono per
suicidio sono affette da Disturbi dell’Umore e nella maggior parte dei casi da un Disturbo Bipolare. La mortalità sull’arco
della vita per suicidio nel Disturbo Bipolare è attestata intorno al 20%. La percentuale di persone con storia di tentativi di
suicidio varia tra il 20 e il 56%.
è il rischio di suicidio. Non a caso il periodo più a rischio per i comportamen-
ti suicidari sono i primi cinque anni
dall’inizio della malattia, quando la per-
sona si trova ad affrontare condizioni
ancora poco conosciute.
75
Il più delle volte il suicidio è la conclusio- Una falsa premessa che è alla bane di un vissuto interiore, doloroso e dise dei desideri suicidi è la convinziolaniante, in cui sono frequenti i dubbi
ne della persona che starebbero
sul porre in essere o meno il suicidio.
Questo vissuto interiore spesso
attraversa una serie di passaggi:
in un primo momento la persona che
soffre comincia a prendere in considerazione l’idea del suicidio, non in maniera veramente intenzionale, ma come
una possibile soluzione ai propri problemi e al proprio dolore. Il suicidio appare
come un’ultima via di fuga da percorrere nel caso che gli eventi o la propria
condizione precipitassero.
Ciò dà la possibilità di immaginare la
propria morte in maniera positiva.
Non si ha più paura di essa ma la si vede come un conforto e un sollievo;
·
· successivamente, quella che è un’idea
di suicidio incomincia a prendere le
sembianze di una vera e propria intenzione di porre termine alla propria esistenza. Si valutano pro e contro della
scelta finale, ci si trova a combattere
contro sentimenti opposti, fra la voglia
di vivere e quella di morire, fra disperazione e speranza;
infine, viene presa la decisione di togliersi la vita.
·
76
tutti meglio se lei morisse. Dal momento che considera sé stessa indegna e si ritiene un peso, le appare falsa l’argomentazione che la famiglia soffrirebbe se lei morisse.
Come è possibile che soffrano per
la perdita di un peso? Una paziente immaginava di fare un favore ai
genitori uccidendosi. Non solo
avrebbe posto fine alle proprie sofferenze, ma avrebbe sollevato loro
dalle responsabilità psicologiche e
finanziarie: “Sto semplicemente
portando via del denaro ai miei genitori. Lo potrebbero impiegare
con miglior profitto. Non dovrebbero mantenermi. Mio padre non dovrebbe lavorare tanto e potrebbe
viaggiare. Io sono infelice prendendo il loro denaro e loro con esso potrebbero essere felici”.
(A. Beck, 1967)
LE MOTIVAZIONI PSICOLOGICHE SOTTOSTANTI ALL’IDEAZIONE SUICIDARIA E
AL SUICIDIO TENTATO O RIUSCITO ALL’INTERNO DI UN DISTURBO DELL’UMORE DI SOLITO SONO COSTITUITE DA:
affidarsi a un sistema di supporto. Non
basta che esista un sistema di supporto, occorre che la persona vi si voglia
affidare e spesso il sentimento di vergogna inibisce questo processo;
disperazione, intesa come il credere
impossibile qualsiasi cambiamento rispetto allo stato di sofferenza attuale o
perdita di fiducia in strumenti che possano operare il cambiamento. È la convinzione che il proprio stato emotivo
non possa avere mai fine;
·
·
· desolazione. La desolazione non impli-
sentimenti di isolamento;
sensazione di imminente perdita del
controllo sui propri sentimenti e sui
propri comportamenti.
·
LE CARATTERISTICHE COMUNI PRESENTI IN ALMENO IL 95% DEI TENTATIVI DI SUICIDIO SONO:
ca solo un senso di disperazione sulla
possibilità di cambiamento, ma anche
la sensazione che la vita sia impossibile · lo scopo: la ricerca di una soluzione. In
senza tale cambiamento;
questo caso il suicidio diventa una risposta, apparentemente l’unica possibile;
· senso di colpa, che in genere porta
con sé odio verso sé stessi e bisogno di · l’obiettivo: la cessazione della sensapunizione;
zione di consapevolezza nei confronti
della sofferenza vitale e dei problemi;
· rabbia, sia quella non specifica che
quella diretta verso se stessi o altri;
· lo stimolo: l’insopportabilità della sofferenza psicologica. Il suicidio è una ri· vergogna e umiliazione. La persona sposta esclusivamente umana a un
affetta da Depressione può vergognar- estremo dolore psicologico;
si persino dell’ideazione suicidaria ed
essere riluttante a cercare aiuto o ad · la sensazione emotiva: disperazione e
77
abbandono. “Non c’è niente che io possa 50% della persone affette da Disturbo
fare (eccetto che uccidermi) e non c’è al- dell’Umore abbiano tentato il suicidio
cuno che possa essermi d’aiuto”;
almeno una volta nella vita, con una
maggiore esposizione per le donne che
· lo stato percettivo: la costrizione che per gli uomini; il dato però può essere
interessa sia l’emozione che l’intelletto. parzialmente falsato dal fatto che le
“Non c’è null’altro da fare. L’unica via donne, raccontando la propria storia,
d’uscita è la morte”;
ammettono di solito con franchezza
passati comportamenti suicidari, ma
· l’azione: la fuga o l’uscita. “Almeno mi questi vengono spesso camuffati dagli
tirerò fuori da questo tormento”.
uomini come esercizio di attività estremamente rischiose, incidenti d’auto o
abuso di alcool e droghe;
I FATTORI CHE AUMENTANO IL RISCHIO DI SUICIDIO NELLE PERSONE · presenza di ansia elevata nel corso
AFFETTE DA UN DISTURBO DEL- dell’Episodio, soprattutto sotto forma
di attacchi di panico;
L’UMORE SONO:
storia familiare di suicidio. Una storia
di suicidio in famiglia può aumentare
grandemente la frequenza di comportamenti suicidi nei Depressi, sia maschi che femmine;
abuso di sostanze. L’alcool e le droghe, anche se spesso ricercati nei momenti di difficoltà come lenimento alla
sofferenza, diminuiscono il controllo
sull’impulsività, alterano la capacità di
giudizio e disinibiscono il comporta· esordio giovanile della malattia (infe- mento autolesivo;
riore ai 18 anni);
· Episodi Misti. Lo stato Misto è la fase cli· precedenti tentativi di suicidio. Il 44% nica del Disturbo che comporta maggior
dei suicidi ha una storia di tentativi di rischio di suicidio. La combinazione di sinsuicidio, il rischio relativo aumenta per tomi Depressivi, ipervigilanza mentale e
ogni tentativo. Si stima che dal 25 al comportamento apprensivo e irrequieto
·
78
·
appare particolarmente pericolosa. Gli
Stati Misti possono infatti rappresentare
un incremento di affetti e sensazioni Depressive accompagnato da uno stato
particolarmente disforico, innalzato livello
di energia e impulsività. Il ritardo di pensiero e di azione che paralizza la realizzazione del desiderio nella persona con Depressione Pura è totalmente assente negli Episodi Misti ed espone a un rischio
elevatissimo di nuocere a se stessi;
·
agitazione;
dalizzazioni per Depressione;
presenza di deliri, soprattutto quelli
su contenuti ipocondriaci;
·
gravi disturbi del sonno o eccessiva
preoccupazione per il sonno disturbato;
·
Non rientrano tra i fattori di rischio,
se non nel periodo immediatamente
successivo all’accadimento, gli eventi
di vita negativi.
Possono costituire solo un fattore sca· eventi di vita negativi durante l’infan- tenante per la messa in atto di tentativi
zia (ad esempio lutti di persone affetti- di suicidio o di suicidio quando si verifivamente molto significative, abbando- cano nel corso di un Episodio.
no da parte di un genitore, abusi fisici o
sessuali);
APPAIONO FATTORI O CARATTERI· disoccupazione;
STICHE PROTETTIVE NEI CONFRONTI DEL SUICIDIO:
· vivere soli;
· la capacità di controllare il proprio
comportamento;
· non aderenza alla terapia;
· stagione dell’anno. L’apice dei suicidi
la capacità di rapportarsi tempestivaavviene nel mese di maggio, con un mente e in modo significativo con qualsecondo picco a ottobre, in tutto il cun altro in presenza di familiari e amici
mondo, compreso l’emisfero sud. Ne- che possano dare un sostegno morale.
gli stessi periodi si ha il picco di ospe- La Depressione mette a dura prova e im·
79
poverisce le relazioni già esistenti e impedisce che se ne formino di nuove. Il sostegno della famiglia e degli amici dipende
largamente dal modo in cui la persona
ha coltivato le relazioni sociali prima che
sopraggiunga la Depressione. Alcuni riescono ad assicurarsi questo sostegno
meglio di altri: spesso alla persona Depressa passiva e triste viene offerto aiuto, specialmente se in condizioni normali
è estroversa e piena di gioia di vivere.
Sfortunatamente, la persona che si trova
nella Depressione più pericolosa, vale a
dire che è più perturbata, volubile, irritabile e delirante, è quella che con più probabilità scoraggia ogni tentativo di aiuto;
Qualora la persona Depressa, il medi-
co che si occupa di lei o i familiari che
le vivono accanto percepiscano l’ag-
gravarsi o il precipitare del rischio di
suicidio, la forma di protezione più elevata è costituita dal ricovero.
La degenza in ospedale riduce gli sti-
moli per la persona, avvertiti in que-
ste condizioni perlopiù come dolorosi,
la solleva dal decidere se attuare o
meno il suicidio e la priva dei mezzi
per attuarlo.
Nel caso la persona Depressa non sia
consapevole della drammaticità della
la motivazione a essere aiutati e la
sua attuale condizione e non sia possipropensione ad affrontare attivamente
bile accordarsi con lei circa l’utilità, le
il problema;
modalità e la durata del ricovero, que· le risorse che facilitano il processo te- sto può essere effettuato in maniera
rapeutico e il ritorno a una buona qualicoatta (Trattamento Sanitario Obbligatà della vita dopo l’Episodio; ad esempio, qualificazione professionale, intelli- torio, secondo la Legge 833, art. 34).
genza, stato di benessere fisico, capa- Questa decisione viola temporaneacità comunicative, atteggiamento fidu- mente la libertà di scelta della percioso, una relazione affettiva stabile;
sona, anteponendole la necessità di
·
· la volontà e la capacità di seguire il re-
gime terapeutico prescritto.
80
un provvedimento urgente che tuteli
la sua salute.
COME PROTEGGERCI?
Le persone sofferenti di un Disturbo dell’Umore commettono
o tentano il suicidio nella maggioranza dei casi (79-80%) nel
corso di un Episodio Depressivo
Misto o Puro, nel 20% dei casi
in stato di Mania Disforica e praticamente mai in Mania Euforica
o al di fuori di un Episodio.
eccellenti e medi ma anche fra
i non responder.
Il che significa che i non responder hanno la stessa o più alta
frequenza di ricadute con il litio
ma anche per loro la riduzione
del comportamento suicidario
è comunque alta.
Se una persona con Disturbo
dell’Umore Unipolare o Bipolare non risponde al litio ma ha
avuto tentativi di suicidio o una
storia familiare di suicidio non
dovrebbe sospendere il litio
ma aggiungere un secondo
stabilizzante.
Ne consegue che la diagnosi
precoce di Depressione e il
tempestivo intervento terapeutico e più in generale il trattamento efficace degli Episodi
e la stabilizzazione dei periodi
di benessere sono cruciali per
Gli interventi psicosociali, psicola prevenzione del suicidio.
terapeutici e psicoeducativi speIn diversi studi risulta che i ten- cifici per i Disturbi dell’Umore
tativi di suicidio prima e dopo aumentano significativamente
terapia con sali di litio diminui- l’effetto della farmacoterapia
scono significativamente, non non solo in termini di prevenziosolo fra i responder (chi rispon- ne delle ricadute ma anche ride positivamente alla terapia) spetto al rischio di suicidio.
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FOTO ISTOCKPHOTO/LOWBALL-JACK
Sessualità
e Disturbi dell’Umore
“In concomitanza con
il tipo più grave di delirio
(quello maniacale)
si verifica un periodo
di impudicizia
e di immodestia”.
(Areteo di Cappadocia, 150 d.C.)
83
I fondamentali bisogni psicologici dell’individuo possono essere rappresentati
tramite quattro concetti
psicologici che descrivono
le organizzazioni interne
della persona: attaccamento, autonomia, identità sessuale e autostima.
Trattandosi di organizzazioni interdipendenti, lo scompenso di una di esse si
ripercuote sulle altre, mentre l’equilibrio
dell’individuo si configura come una ragionevole armonia tra esse.
Qualora il bambino risulti ostacolato
alla soddisfazione del bisogno di attaccamento, anche i rimanenti bisogni saranno
sottoposti a una risonanza negativa, la cui
intensità sarà direttamente proporzionale al grado di frustrazione affettiva e psicologica subita (Spitz, 1965; Winnicott,
1970; Bowlby, 1973; Mahler et al.).
L’identità sessuale è un primario elemento nell’organizzazione psicologica
dell’individuo. Verso i 2-3 anni avviene
l’identificazione di “genere” (riconoscimento soggettivo dell’appartenenza a un
determinato sesso), e successivamente
(3-5 anni) si sviluppa gradualmente l’iden84
tificazione con un adulto del proprio sesso (solitamente le figure genitoriali) che si
completa verso i 15-16 anni.
(Crépault, 1988)
Lo sviluppo di un’identità sessuale non
conflittuale prevede così che il soggetto
sia in grado di coniugare due importanti
aspetti: l’identità e la sessualità. In questa
prospettiva, l’organizzazione sessuale
può essere rappresentata come un modello che prevede un’attiva interazione
tra tenerezza ed erotismo, miscela dinamica che vede prevalere l’una o l’altra
istanza a seconda della personalità del
soggetto.
La sessualità diviene una modalità di
scambio e comunicazione tra individualità e istintualità naturali, di segno sicuramente maturativi (Baldaro Verde, 1988).
Nell’eventualità che uno dei fattori indicati assuma un ruolo prevalente, la sessualità e la sua manifestazione subiranno un
cambiamento qualitativo.
Lo sbilanciamento della sessualità sul
versante della tenerezza la renderà insoddisfacente, attenuerà sensibilmente
la dimensione del piacere, originando un
vissuto di delusione e frustrazione.
Quando la sessualità assume invece
unicamente una connotazione erotica, nell’individuo possono svilupparsi blocchi di
natura emotivo-affettiva (paura della “prestazione”, di “lasciarsi andare”, dell’inadeguatezza fisica e psicologica, del rifiuto, del
senso di colpa, del giudizio negativo).
Sessualità, relazioni affettive
e Disturbi dell’Umore
“Basandomi sulla mia esperienza, i sintomi dello
stato Maniacale relativi al sesso sembrano fra
tutti gli altri essere quelli più forti e importanti.
Le consuete inibizioni scompaiono e l’attività
sessuale, invece di essere considerata in contrasto
con la religione come è tipico della nostra società
occidentale e cristiana, vi diviene associata”.
(Custance, 1952)
85
“Qualsiasi cosa facessi, il
mio livello di energia non
diminuiva. Il sesso era diventato troppo intenso
per essere piacevole e
mentre lo praticavo, sentivo la mente imprigionata
da linee nere di luce che mi
terrorizzavano”.
(Anonimo)
86
“La fase Depressiva è di solito vista dal coniuge come
una malattia sulla quale il
paziente può esercitare solo un controllo limitato.
Qui il coniuge è in grado di
fornire notevoli cure fisiche e un aiuto morale e il
paziente in fase Depressiva solitamente esprime
una buona quantità di sensi di colpa e di autoaccusa,
parlando a volte del coniuge in termini di lode e di
gratitudine.
Al contrario l’atteggiamen-
to del coniuge è soggetto a
un marcato cambiamento
quando il paziente attraversa la fase Maniacale,
percepita come un atto
ostinato e malevolo.
Solo a parole la Mania viene riconosciuta come una
malattia: esiste sempre infatti un nascosto convincimento che il Maniacale
possa in realtà controllare
le proprie azioni e non lo
faccia solo per malizia, per
egoismo e per mancanza
di riguardo.
Legato al motivo per cui il
coniuge si sente tradito e
avverte una diminuzione
della stima di sé vi è il problema dell’infedeltà coniugale. Spesso i pazienti parlano di divorzio, compiono
avances sessuali nei confronti di altre persone, iniziano nuove relazioni extraconiugali.
In tutte queste situazioni il
coniuge si sente intrappolato, con la sensazione di
non riuscire a risolvere il
problema, preso in un turbine di attività, minacciato
personalmente, senza più
potere di far rispettare
certe condizioni”.
C
(Janowsky, 1970)
ome abbiamo visto, il comportamento sessuale delle persone è
vario e determinato da una complessa interazione di fattori. È influenzato
dalle relazioni con gli altri, dalle circostanze di vita e dalla cultura in cui si vive. La
sessualità è intrecciata alla personalità
generale, alla conformazione biologica e
a un generale senso di sé. In Depressione e Mania si verificano intense modificazioni nel desiderio e nel comportamento
sessuale: tali fluttuazioni sono sufficientemente importanti da essere entrate tra i
criteri diagnostici degli Episodi e da essere utilizzate come strumenti tra i più validi per l’autovalutazione e la valutazione
esterna di Depressione e Mania.
L’“ipersessualità” viene osservata nella maggioranza (50-60%) delle persone
in fase Maniacale. Senza distinzione tra i
sessi appare esserci un aumento del desiderio sessuale con conseguente accresciuta frequenza di rapporti sessuali:
mentre le donne si mostrano, in percentuale superiore agli uomini, sessualmente provocanti e seduttive, negli uomini
spesso si associa all’atto sessuale una
maggiore quota di aggressività. Possono
comparire in entrambi i sessi comportamenti socialmente disapprovati, quali
promiscuità omo ed eterosessuale.
Di contro la Depressione determina
modificazioni del comportamento che
hanno a che fare con la relazione di coppia, perturbando inevitabilmente anche la
sfera sessuale. Tre quarti delle persone
Depresse sperimentano un calo del desiderio sessuale. Oltre a questo disturbo
possono comparire disfunzione erettile
negli uomini e anorgasmia nella donne. I
maschi sembrano avere più problemi delle femmine, senza dimenticare però che
la differenza potrebbe dipendere dal fatto che le donne sovente si rifugiano ancora nella cortina di una maggiore riservatezza nel raccontare questi aspetti dell’Episodio. L’attività sessuale va incontro
ad alterazioni quantitative e qualitative. In
molti casi la Depressione si può presentare con un’alterazione della funzione sessuale come sintomo iniziale; più spesso
ancora, una Depressione può mascherarsi dietro un sintomo sessuale. In uno
studio sull’adattamento sociale nelle persone Depresse la situazione sessuale coniugale e non coniugale appariva la più
87
compromessa, indipendentemente dalla
gravità del Disturbo ed emergeva quindi
come un’alterazione costante della Depressione, più di quanto non lo apparissero le difficoltà nei rapporti con i figli, il senso di colpa nei confronti dei familiari, le
preoccupazioni per loro e l’incapacità di
occupare il tempo libero.
In diversi studi è stato analizzato l’impatto della Depressione sulle relazioni affettive preesistenti all’Episodio. Tralasciando la sfera sessuale, la persona Depressa tende comunque a chiudersi in se
stessa, a non provare o non manifestare
i sentimenti nei confronti del partner, riduce drasticamente le attività in comune,
non prova e non manifesta interessi, non
è propositiva, è irascibile, ha una visione
negativa del passato e del futuro e passa
gran parte del tempo a dormire (quando
gli altri sono svegli) o sta sveglia (quando
gli altri dormono). Sono stati riportati come variazioni negative del rapporto di
coppia durante la Depressione l’aumento
di attriti, di comunicazione inadeguata, di
dipendenza, di aperta ostilità, di risentimento e sensi di colpa, di rapporti sessuali mediocri e di carenza di affetto.
La risoluzione dell’Episodio riportava la
relazione tra i coniugi alle modalità precedenti, senza elevato rischio di separazione.
La vita affettiva delle persone affette
da Disturbo Bipolare non trattato o trattato inadeguatamente tende a essere
turbolenta, fluttuante, incerta. In una
comparazione tra Unipolari e Bipolari è
88
stata trovata una differenza significativa
di separazioni relativa ai due gruppi: 57%
tra i Bipolari verso 8% tra gli Unipolari.
Gli effetti più disgreganti sulle relazioni affettive sono stati attribuiti alla Mania:
spesso la separazione era stata richiesta
dopo un attacco Maniacale e mai prima
che il coniuge Bipolare avesse sperimentato almeno un Episodio di Mania.
Le coppie più a rischio apparivano
quelle in cui uno dei partner era affetto da
Disturbo Bipolare II (in cui compaiono solo Episodi Depressivi e Ipomaniacali), come se gli Episodi Ipomaniacali venissero
letti più facilmente dal coniuge come un insieme di comportamenti sgradevoli dipendenti dalla volontà o espressioni di “reali
sentimenti” del coniuge affetto, mentre le
manie conclamate (ad esempio con allucinazioni, manie di grandezza, agitazione,
umore esaltato) più facilmente venissero
colte come “veri” Episodi di malattia.
In un altro studio si richiedeva ai coniugi Unipolari e Bipolari di esprimere un
giudizio personale sull’impatto delle fasi di
malattia sulla loro relazione affettiva.
Mentre la Mania veniva universalmente
riconosciuta come distruttiva sul sistema
familiare, la Depressione secondo la maggior parte dei Bipolari (55%) e Unipolari
(64%) era causa unicamente di piccole
rotture dell’equilibrio coniugale.
L’uso di terapie stabilizzanti efficaci è
risultato in tutti gli studi migliorare la qualità delle relazioni affettive e coniugali e dare loro maggiore durata nel tempo.
Psicofarmaci e sessualità
Una terapia farmacologica può creare spesso
problemi sessuali che, se non affrontati, vengono vissuti con tale disagio da indurre le persone a interrompere il trattamento. Ciò avviene
più facilmente quando, come per i Disturbi dell’Umore, la terapia è prevista per un tempo discretamente lungo. Le persone tendono a non
parlare spontaneamente di questi problemi,
oppure a farlo con imbarazzo.
89
Quando la disfunzione insorge nella faIn genere aiutano a mantenere la decisione di assumere la terapia per il se dell’eccitamento, si concretizza come
riduzione del desiderio sessuale e della
tempo necessario i seguenti fattori:
propensione ad avere rapporti sessuali, e
quindi, nell’uomo, con la mancanza del· comunicare e discutere con il proprio
l’erezione, e nella donna con la mancanza
medico e con il partner riguardo alla na- della lubrificazione vaginale. I disturbi deltura, alla transitorietà e alla possibilità l’orgasmo possono determinare nei due
di riduzione di questi effetti collaterali;
sessi anorgasmia, precocità o ritardo del· adottare delle strategie per rendere l’orgasmo e orgasmo doloroso.
Vari neurotrasmettitori sono coinvolsoddisfacente il rapporto sessuale pur
in presenza delle alterazioni dovute al ti nel controllo del comportamento sesfarmaco (ad esempio aumentare i “pre- suale: in particolare la serotonina, la noliminari” per compensare un calo del de- radrenalina e la dopamina.
siderio o di eccitamento);
Antidepressivi
· fare spesso il bilancio tra aspetti positiLa risoluzione della Depressione convi e negativi della terapia;
sente in genere anche una risoluzione del· la possibilità di modulare il dosaggio o di la disfunzione sessuale secondaria all’alsostituire il farmaco con un altro ad ana- terazione del tono dell’umore. D’altro canloga azione terapeutica ma con tale ef- to, però, gli antidepressivi contribuiscono
a generare problemi sessuali, tanto che
fetto collaterale ridotto o assente;
· la possibilità di correggere la disfunzio- molte persone preferiscono interrompene con un altro farmaco (es. Viagra o re il trattamento anche in caso di buona
risposta clinica. Il calo del desiderio è il diCialis).
sturbo più frequente ma molte persone
possono presentare disturbi dell’erezioÈ sempre necessario nella valutazione di
questi effetti collaterali parlare aperta- ne, dell’eiaculazione e dell’orgasmo. Quemente al proprio curante delle condizioni sti problemi si manifestano nel 20-40%
della propria funzione sessuale prima del- delle persone che assumono queste teral’Episodio Depressivo, di eventuali malat- pie: gli antidepressivi, che più frequentetie fisiche (es. ipertensione, diabete) e dei mente sono responsabili di un calo del defarmaci assunti per la loro terapia, in ma- siderio, sono clorimipramina (anafranil),
niera da circoscrivere precisamente la imipramina (tofranil), sertralina (zoloft),
quota di responsabilità degli psicofarma- amitriptilina (laroxyl), fluoxetina (prozac,
fluoxeren), desimipramina (nortimil), paci sui disturbi sessuali.
90
roxetina (seroxat, eutimil, sereupin).
Sono stati segnalati disturbi dell’erezione con desimipramina, nortriptilina
(noritren), amitriptilina, clorimipramina.
Gli SSRI [selective serotonin reuptake
inhibitors ovvero inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina] sono risultati
capaci di determinare anche disturbi dell’orgasmo e dell’eiaculazione, che viene ritardata a volte in maniera consistente.
Il modo più semplice di porre rimedio
al disturbo del desiderio sessuale consiste nel ridurre il dosaggio del farmaco,
con il rischio però di andare sotto la soglia terapeutica, oppure provare a sostituire la molecola. Gli antidepressivi che inducono meno disturbi a livello sessuale
sono: mirtazapina (remeron), trazodone
(trittico), duloxetina (cymbalta, xeristar),
agomelatina (valdoxan, thymanax).
Antipsicotici
I farmaci che maggiormente creano
problemi sessuali sono clorpromazina
(largactil), sulpiride (solian), aloperidolo
(serenase, haldol) e risperidone (risperdal). Quasi tutti i neurolettici tradizionali
provocano disturbi dell’erezione, nelle
donne disturbi mestruali fino all’amenorrea (interruzione del ciclo mestruale), con
ripercussioni psicologiche talora di grande peso sulla vita sessuale.
Alcuni antipsicotici di nuova generazione, utilizzati nel controllo della Mania e
talvolta come stabilizzanti, provocano meno effetti collaterali di questo tipo.
Litio
Le disfunzioni sessuali da sali di litio insorgono nella fase iniziale della terapia,
possono essere limitate a brevi periodi e
andare incontro a remissione spontanea
in 2-3 mesi. Tra le persone che iniziando
una terapia con sali di litio lamentano disfunzioni sessuali, la maggior parte riferisce un calo del desiderio, una parte minore inibizione della fase eccitatoria.
Quando insorgono disturbi e laddove
sia possibile si tenta di ridurre il dosaggio
del farmaco, altrimenti si può sostituire il litio con altri stabilizzanti dell’umore. Se anche questi farmaci creano problemi di tollerabilità, può essere preso in considerazione il passaggio dal trattamento preventivo del Disturbo dell’Umore a quello curativo, mediante terapia degli Episodi Depressivi e Maniacali quando si presentano. Il rischio di questa strategia è di andare incontro a un numero maggiore di Episodi.
Spesso tutti questi provvedimenti non
sono necessari in quanto basta aspettare due o tre mesi dall’inizio del trattamento per avere una scomparsa spontanea
della sintomatologia sessuale.
Ansiolitici (benzodiazepine)
Le benzodiazepine non provocano
problemi erettili mentre è accertata la
loro capacità di ritardare l’eiaculazione
(sono utilizzate, insieme ad alcuni SSRI,
per curare l’eiaculazione precoce) e frequentemente di causare inibizione dell’orgasmo.
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FOTO ISTOCKPHOTO/ALDRA
Convivere
con il Disturbo
dell’Umore
L
a diagnosi di un Disturbo dell’Umore scatena vissuti e reazioni diversi nelle persone, in
funzione del carattere e dell’ambiente
in cui vivono. Tuttavia molte angosce e
paure sembrano condivise. Alcuni
aspetti del Disturbo appaiono sconvolgenti: emergono preoccupazioni circa
le conseguenze degli Episodi sul funzionamento sociale successivo, sulle
relazioni interpersonali attuali e potenziali, sulle speranze nel futuro in
generale, sulla intrinseca imprevedibilità del decorso del Disturbo e quindi
la paura delle ricadute. Inoltre è difficile accettare l’idea di soffrire di un Disturbo cronico, grave e pericoloso per
la propria vita, che di solito richiede,
per essere tenuto sotto controllo, visite mediche per lunghi periodi, l’assunzione di farmaci con effetti collaterali,
l’acquisizione di buone conoscenze
personali sull’argomento e la impossibilità di ignorarlo o “archiviarlo”. Spesso le origini biologiche del Disturbo sono poco convincenti per la persona e
si scatenano letture le più disparate
degli accaduti prima e nel corso degli
Episodi. Quasi sempre terminato l’Episodio acuto l’autostima della persona
subisce evidentemente dei danni e
molti continuano per lungo tempo a
mettere in dubbio la propria capacità
di giudizio, di valutare la situazione e di
capire le loro relazioni con gli altri.
93
La cura di un Disturbo dell’Umore non
può limitarsi al trattamento degli Episodi o alla loro prevenzione farmacologica. Le reazioni psicologiche che il Disturbo suscita in una persona, soprattutto se di impatto negativo sul suo funzionamento globale e sulla sua qualità
della vita, devono essere prese in considerazione. Data la soggettività delle
reazioni non esistono delle prescrizioni
valide per tutti: è importante che nella
relazione tra una persona e il proprio
curante queste paure o angosce trovino spazio. Poter dichiarare le proprie
difficoltà rispetto al Disturbo, anziché
accantonarle o negarle, è il primo passo per affrontarle ed elaborarle. Per
fronteggiare al meglio un Disturbo grave è necessario averlo accettato e
compreso, altrimenti tutto il trattamento verrà influenzato dai dubbi e dalle resistenze della persona. L’Episodio
Depressivo e Maniacale, soprattutto
agli inizi del Disturbo e se in età giovanile, equivalgono a un “trauma” nel corso
di vita della persona e lasciano molte
domande e difficoltà a livello psicologico. Se queste non vengono prese in
considerazione, ostacolano la ripresa
di una buona qualità della vita malgrado non siano più presenti segni o sintomi di malattia. Non è possibile ignorare
questi aspetti e “pretendere” che una
persona sia pronta e disponibile a proseguire il proprio cammino di vita e a
94
intraprendere la complessa e lunga terapia prevista per questo Disturbo.
Riportiamo di seguito delle esperienze
soggettive che ci sono sembrate esemplificative degli interrogativi, delle paure e delle angosce che questo Disturbo
può generare.
“Quando sei Euforico ti senti irresistibile. Le
idee e le sensazioni sono rapide, frequenti, come stelle cadenti e tu le segui finché non ne
trovi di migliori e di più brillanti. La timidezza
scompare, trovi improvvisamente le parole e
i gesti giusti, il potere di sedurre e di accattivarti gli altri, la sensazione di sicurezza. La
sensualità ti pervade e il desiderio di sedurre
e di essere sedotti è irresistibile. La disinvoltura, la sensazione di forza, potere, benessere, onnipotenza economica ed Euforia ora ti
riempiono fin nelle ossa. Ma a un certo momento tutto ciò cambia. Le idee rapide diventano troppo rapide e sono veramente troppe; una confusione travolgente sostituisce la
chiarezza di pensiero, la memoria svanisce.
L’allegria e l’interesse per gli amici diventano
paura e preoccupazione. Ogni cosa che prima si muoveva insieme a te ora è contro di
te. Diventi irritabile, arrabbiato, spaventato,
incontrollabile. Non finirà mai. La follia si scava la propria realtà. Avanza continuamente e
alla fine ti ritrovi a essere solo il racconto degli altri, di ciò che hai fatto (i tuoi comportamenti strani, frenetici, senza senso) poiché la
Mania ha almeno la pietà di oscurarti parzialmente la memoria. E cosa c’è dopo le medi-
cine, lo psichiatra, la disperazione, la Depressione e i farmaci? Tutte quelle sensazioni incredibili da dipanare. Chi sarà tanto gentile
da dirti che cosa? Chi sa che cosa? Che cosa ho fatto? Perché? E, ancora più angosciante, quando succederà di nuovo? Poi ci
sono anche le seccature, le medicine da
prendere, il risentimento, la dimenticanza, arrabbiarsi, dimenticarsene, ma prenderle
sempre. Gli assegni scoperti da coprire, la
carta di credito ritirata, le spiegazioni da dare sul lavoro, il doversi scusare, ricordi intermittenti di persone indistinte (che cosa gli ho
fatto?), gli amici che se ne sono andati o sono seccati, un matrimonio rovinato. E sempre, quando succederà di nuovo? Quali dei
miei sentimenti sono veri? Quale me sono io?
Quello selvaggio, impulsivo, confuso e pazzo?
O quello timido, riservato, disperato, suicida,
perseguitato dalla sfortuna e stanco? Forse
un po’, speriamo molto, di entrambi, che poi
significa nessuno dei due.”
(Anonimo)
Paura delle recidive
“Se alla fine della galleria vediamo una luce,
sono i fari di un treno che sta arrivando.”
(Lowell, 1977)
“Rimangono le domande: ci saranno altri Episodi? Quanto spesso? Saranno altrettanto
debilitanti? Nessuno può fornire garanzie e
neppure risposte attendibili. E nel frattempo
che sarà della mia capacità di lavorare, di
guadagnarmi da vivere, di avere un’occupazione e di fare fronte alle mie responsabilità?
Le qualità di un medico sono molto diverse
da quelle di un poeta. Un assistente di ospedale non vale nulla se non è affidabile. E la mia
inaffidabilità è già evidente.”
(Anonimo)
“Nulla di ciò, tuttavia, allontanava la tristezza di soffrire di una malattia che non sembrava tale, di non sapere come e quando
me ne sarei liberato, di non sapere neppure perché mi era capitato, di avere sbarre
di ferro alla finestra, anche se quelle sbarre erano ornate da riccioli.
Sarei mai, mai uscito? E se sì, che cosa
avrei fatto? Dove sarei andato?”
(Logan, 1976)
Paura dell’ereditarietà
“Fin da quando ero piccola mi è stato detto
che ero proprio come mia madre. Avevo lo
stesso nome e quasi subito ho iniziato a
pensare che sarei stata ricoverata in ospedale all’età di 21 anni, come era successo
a lei… Ero sicura che sarebbero venuti e mi
avrebbero portata via… Sentivo che l’unico
modo per differenziare i miei pensieri e
sentimenti da quelli di mia madre sarebbe
stato che lei morisse e spesso l’ho odiata e
ho desiderato la sua morte, soprattutto
quando era in fase Maniacale.”
(Anthony, 1975)
95
Vergogna
“Chi non abbia provato la mortificazione di
essere stato matto, non può rendersi conto di cosa significhi”.
(Reiss, 1910)
“Come posso tornare a teatro dopo tutto
ciò che ho fatto ai miei amici, dopo tutti i
pettegolezzi che circolano e dopo che tutte
quelle persone mi hanno visto in questo
strano stato? Crederà mai nessuno, finché vivo, che sto di nuovo bene?”
(Logan, 1976)
Ripercussioni sulle relazioni
“Nell’aprile del 1977, quando ho iniziato a
sentirmi Depresso, non solo io lo negavo a
me stesso ma altrettanto facevano i miei
amici e i miei colleghi. Interpretavano il mio
ritiro graduale dalle attività, la mancanza di
allegria, la mia tranquillità come irritazione
per qualche errore. Dopo quasi quattro
settimane mia moglie mi chiese insistentemente di rivolgermi a un dottore. I bambini
non mi dicevano nulla. I colleghi non me ne
parlavano e gli specialisti (psichiatri, psicologi e assistenti sociali) della clinica dove lavoravo tacevano. Ciononostante sono sicuro che alcuni, se non tutti, avevano capito
che qualcosa non andava in me (se non
l’avessero capito, non dovrebbero lavorare
nel campo delle malattie mentali).
Perché i colleghi partecipavano a una “cospirazione del silenzio” non dichiarata?
96
Forse se avessero ipotizzato la mia Depressione e io fossi stato solo molto stanco per loro sarebbe stato estremamente
imbarazzante. Oppure le persone non
amano interferire o entrare nella vita degli
altri. E poi come potevano gestire la situazione senza farmi sentire a disagio? Il fatto
che io fossi il direttore poteva anch’esso
contribuire. Suppongo che gli amici non abbiano detto nulla perché non credevano
fosse vero… Quando ero nella fase Ipomaniacale nessuno dei colleghi me lo ha detto
in faccia. Anche qui essi seguivano la regola sociale della non interferenza. Siccome
ero già stato Depresso in precedenza,
pensavano fosse probabilmente un periodo di recupero e convalescenza e mi concedevano il beneficio del dubbio.”
(Endler, 1982)
Alcune elaborazioni
“La malattia Maniaco-depressiva mi ha regalato, come fa a quasi tutti quelli che ne
soffrono, un’esperienza religiosa ed emotiva intensa. È genuina? Forse la domanda è
posta in modo sbagliato e perciò non è
possibile rispondere. Ma non posso rinnegarla, come se non avesse senso, e continuare come se non fosse mai avvenuta. È
una parte di me troppo intima, è indimenticabile e non la si può evitare. Durante il
mio strano viaggio ho incontrato altitudini
e profondità vertiginose.”
(Custance, 1952)
“Che strane vite abbiamo, persino per dei
poeti! Sembra che in questo ci sia qualcosa di non individuale, preordinato, al di là di
qualunque cosa noi possiamo fare. Io e te
abbiamo vissuto tante volte gli stessi ruzzoloni e gli stessi balzi. La nostra età deve
essere molto avanzata. Entrambi siamo
scesi nella voragine a profondità tali, forse
ai limiti della sopportazione.”
(da una lettera di Lowell a Berryman, 1962)
“La Depressione è un malessere subdolo,
è arrivata come un virus, non mi ha dato
nessun avvertimento, mi è scoppiata dentro. Mi sono ritrovato incapace di prendere una qualsiasi decisione, anche la più
semplice, mi sono ritrovato spaventato,
in ansia perenne, affetto da fobie a me
sconosciute (ad esempio non riuscivo più
a entrare nella vasca da bagno), per alzarmi dal letto dovevo proprio costringermi, poi, per non farmi mancare nulla, ho
iniziato a tartagliare e mi sono venuti, alternati, tic sia alla palpebra destra che sinistra. Mi sentivo così spento da sentirmi
uno zombie (non so quanto non lo fossi).
Poi sono arrivato al CPS, non so come
ma ci sono arrivato, forse semplicemente
parlando e esternando alle persone a me
vicine il mio stato “ex-emotivo”. Al CPS ho
avuto la fortuna di incrociare due persone che mi hanno aiutato veramente e con
loro, senza remore, ho parlato di tanto se
non di tutto. Mi sono state prescritte delle pillole; inizialmente le vedevo come la di-
chiarazione di una mia incapacità. Piano
piano le ho accettate e oggi non mi crea
nessun problema assumerle, anche perché sono assolutamente cosciente di
averne bisogno e ho la consapevolezza
che mi aiutano davvero. Dopo i primi colloqui con il medico ho percepito che dal
fondo del pozzo stavo risalendo, sia pur
lentamente; parte dei disturbi più appariscenti andavano scomparendo (tartaglio
e tic) e anche gli altri diminuivano.
Poi è arrivato il gruppo: al primo incontro
non sono riuscito a proferire parola ma nel
corso del tempo ho capito molte cose e
nell’ordine: non ero il solo ad avere il mio disturbo, anche se le manifestazioni erano
differenti; di fatto sintomi, reazioni e stati
d’animo erano comuni a quelli degli altri
partecipanti e questa è stata per me una
notizia ‘bomba’ anche perché chi ne parlava era ovviamente in uno stato di recupero
dalla malattia più avanzato rispetto a me e
mi dimostrava anche che la strada da percorrere era quella giusta. Prima di sentirmi male avevo la percezione di essere invincibile, immortale, invulnerabile (chissà
se un po’ più di umiltà mi avrebbe evitato
questa esperienza??). Poi mi sono sentito
e visto proprio all’opposto, così debole e
imbelle: oggi so di non essere né in un modo né nell’altro, ma mi accetto e cerco di
scoprirmi. Tutto sommato credo di essere
più sereno ora di quanto non lo fossi prima
della malattia.”
(Luciano, 2006)
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98
FOTO GIOVANNI PRIVITERA
I Disturbi dell’Umore, nelle
varie espressività cliniche,
sono tra i Disturbi psichiatrici più frequenti nella popolazione generale; pertanto il problema dell’approccio terapeutico è estremamente importante. Occorre come prima cosa osservare che in presenza di un
Disturbo dell’Umore clinicamente evidente, la terapia
farmacologica è il primo e
più importante atto medico.
I trattamenti
farmacologici
Infatti i diversi Episodi del Disturbo, Depressivi e Maniacali, senza trattamento si
protraggono per diversi mesi, mentre le terapie ne accorciano sensibilmente la
durata.
Inoltre il decorso spontaneo
dei Disturbi dell’Umore ha un
carattere ricorrente, per cui
è probabile che gli Episodi si ri-
petano nel corso della vita più
volte. Le strategie terapeutiche utilizzabili sono due: quella esclusivamente “di cura”
degli Episodi quando si manifestano, e quella “preventiva”.
Generalmente al secondo Episodio di Depressione Unipolare o dal primo, in caso di Disturbo Bipolare, si consiglia la
strategia preventiva.
99
La strategia preventiva
consente di ridurre:
il numero degli Episodi, con il grave
carico di problemi e sofferenze a essi
legato. Si pensi alle ripercussioni della
Depressione e della Mania sulla salute
fisica, sulle relazioni importanti, sull’attività lavorativa e sulle risorse economiche delle persone;
· il senso di impotenza, di scarsa continuità nei progetti e di instabilità che il ripetersi degli Episodi genera;
· le esperienze di ospedalizzazione, che
spesso sono necessarie per il trattamento degli Episodi gravi;
· i danni neuronali, di recente scoperta,
che il ripetersi degli Episodi comporta;
· l’aumento di vulnerabilità: dopo ogni ricaduta la persona diventa più vulnerabile o sensibile nei confronti di nuove situazioni di scompenso. Inoltre senza
trattamento l’intervallo di tempo tra un
Episodio e il successivo spesso si accorcia e la durata degli Episodi aumenta.
·
Il problema dell’adesione
al trattamento
“È stato poco dopo avere cominciato la
cura psichiatrica, l’interminabile interrogatorio finalmente era finito. Il mio
psichiatra mi guardò, nessuna incertezza nella sua voce: malattia Maniaco
Depressiva. Ho ammirato la sua schiettezza. Gli ho augurato locuste sulla sua
terra e peste sulla sua casa; muta con
incredibile rabbia. Ho sorriso affabilmente, mi ha ricambiato il sorriso. La
guerra era appena cominciata”.
(Jamison, 2006)
La relazione che le persone hanno
con i farmaci spesso rispecchia alcuni
tratti del loro carattere. Chi ha maggiore difficoltà a ricorrere alle altre persone in caso di bisogno, sente più problematica una riduzione della propria indipendenza, pensa di “doversela sempre
cavare con le proprie forze”, trova difficile affidarsi almeno parzialmente ad altri
o a sentirli come una risorsa, spesso ricorre a un medico in una fase di malattia più avanzata, mostra maggiori difficoltà ad accettare l’idea di un trattamento farmacologico, tende a enfatizzarne gli effetti collaterali e ad abbandoDate queste considerazioni la strategia narlo più facilmente appena ristabilito il
curativa viene utilizzata solo quando la benessere. Inoltre una relazione di fidupersona manifesti una preclusione as- cia nei confronti del proprio curante facisoluta verso quella preventiva.
literà una buona aderenza alla terapia.
100
Al di là delle differenze personologiche, il problema dell’adesione al trattamento non appartiene solo alla psichiatria ma è evidente in tutte le specialità
mediche che si occupano di malattie
croniche: è stato spesso evidenziato
nelle malattie cardiache e per il diabete.
Malgrado nel Disturbo Bipolare la
cattiva adesione al trattamento sia uno
dei problemi più frequenti e la principale causa di ricorrenza del Disturbo, si
stima che 40-45% delle persone Bipolari non prendano le medicine come
vengono loro prescritte.
Tra le cause principali di questo pericoloso comportamento vengono spesso citati: gli effetti collaterali (sono più demotivanti al trattamento quelli che alterano funzioni psichiche, come l’attenzione o la veglia, rispetto a quelli fisici), la
“nostalgia” delle fasi Ipomaniacali, il fastidio rispetto all’idea che il proprio umore
sia controllato da un farmaco, la negazione della malattia, la convinzione che
“l’Episodio appena terminato sarà l’ultimo”, il timore che i farmaci inducano dipendenza o abbiano effetti negativi a lungo termine. Chi rifiuta maggiormente le
terapie sono le persone giovani, più i maschi che le femmine, chi ha avuto solo
Episodi Ipomaniacali o Maniacali Euforici
espansivi, senza componenti disforiche,
allucinazioni o deliri. Alcune persone trovano inconcepibile che si chieda loro di
assumere medicine che agiscono sull’umore, sull’energia, sul senso di sé, sul
sonno, sull’entusiasmo, tutte componenti che appartengono alla nostra nozione di chi siamo come esseri umani. Gli
stabilizzanti modificano tutto questo e
ciò a volte sembra inaccettabile.
Il problema dell’accettazione della terapia è un problema psicologico e come
tale va trattato, con interventi psicoterapici e psicoeducativi. Una relazione
collaborativa e coinvolgente fin dall’inizio
con il proprio curante, un sostegno informato e non controllante da parte dei
familiari, un’adeguata informazione sugli obiettivi delle terapie, il riconoscimento dei segni precoci di ricaduta con possibilità di modificazioni altrettanto tempestive delle terapie, una buona conoscenza della natura, del decorso naturale della malattia e delle conseguenze
della mancata cura in termini di rischio
di ricaduta, la consapevolezza del rischio di suicidio legato agli Episodi Depressivi, il ricordo del dolore comunque
sempre legato alla Depressione, la
conoscenza dell’attività neurotrofica
(mantenimento di un buon funzionamento dei neuroni) svolta dagli stabilizzanti possono contribuire a convincere
una persona dell’utilità di una strategia
preventiva facendo sì che da esecutore
di prescrizioni diventi soggetto attivo del
proprio trattamento.
101
· fluoxetina (Prozac)
con dosaggi tra i 20-80 mg/die
· fluvoxamina (Maveral)
con dosaggi tra i 100-300 mg/die
ANTIDEPRESSIVI TRICICLICI
Sono stati i più usati per circa 30 an- · paroxetina (Seroxat o Sereupin)
ni. Hanno un’azione antidepressiva che con dosaggi tra i 20-40 mg/die
si accompagna, in misura più o meno · sertralina (Zoloft)
accentuata, a sedazione. Inoltre sono con dosaggio di 100-200 mg/die
· citalopram (Elopram o Seropram)
da tenere presenti gli effetti collatera- con dosaggio di 20-40 mg/die
li di tipo anticolinergico (ridotta saliva- · escitalopram (Entact o Cipralex)
zione, difficoltà a urinare, stitichezza, con dosaggio 10-30 mg/die
difficoltà a mettere a fuoco le immagini vicine, confusione negli eccessi di do- INIBITORI SELETTIVI DELLA
saggio), cardiologico e di riduzione del- RICAPTAZIONE DELLA SEROTONINA
la pressione arteriosa che, special- E DELLA NORADRENALINA
mente nella persona anziana, possono Sono i farmaci antidepressivi di più rearrivare a rappresentare una con- cente apparizione la loro azione può estroindicazione assoluta. Per questi mo- sere più potente di quella degli SSRI:
tivi occorre introdurre progressiva- possiederebbero un’efficacia simile a
mente questi farmaci nella terapia, fi- quella dei triciclici con meno effetti secondari, i quali sono limitati a quelli gano ad arrivare alla dose terapeutica.
strici, riduzione della salivazione, stipsi,
· imipramina (Tofranil)
disturbi urinari, aumento della sudoracon dosaggio tra 100 e 300 mg/die
zione. Sono:
· amitriptilina (Laroxyl)
· venlafaxina (Efexor)
con dosaggio tra 100 e 250 mg/die
ai dosaggi di 150-300 mg/die
· nortriptilina (Noritren)
· duloxetina (Cymbalta o Xeristar)
con dosaggio tra 100 e 250 mg/die
al dosaggio di 60-120 mg/die
· clorimipramina (Anafranil)
· mirtazapina (Remeron)
con dosaggio di almeno 150-200 mg/die al dosaggio di 30-60 mg/die.
TRA I FARMACI ANTIDEPRESSIVI,
SI RICORDANO:
Il trattamento
degli Episodi Depressivi
Mentre gli antidepressivi vengono sempre utilizzati nella Depressione Unipolare, in quella Bipolare si associano al rischio di indurre un Episodio Maniacale,
Ipomaniacale, Misto o un decorso a cicli rapidi. Pertanto nei Disturbi Bipolari
dovrebbero essere sempre impiegati
insieme allo stabilizzante. Nessun farmaco antidepressivo ha un’efficacia
immediata e per la comparsa dei benefici bisogna attendere dai 10 ai 21
giorni dal raggiungimento della dose
adeguata. Tenendo conto che tutti gli
effetti collaterali si manifestano fin dall’inizio del trattamento, nei primi giorni
di cura spesso la sensazione è quella di
un peggioramento della propria situazione. Se non si viene avvisati di questo
102
problema il rischio di interrompere precocemente il trattamento e di rimanere poco disponibili nei riguardi dei successivi è molto elevato. Tutti gli antidepressivi vanno utilizzati al loro dosaggio
terapeutico: un dosaggio insufficiente o
l’assunzione non regolare ne alterano
l’efficacia. Alla scomparsa dei sintomi il
trattamento con antidepressivo va comunque mantenuto per sei mesi, altrimenti il rischio di ricaduta è molto elevato. Nelle forme Unipolari gli antidepressivi vengono utilizzati anche come
terapia di mantenimento o prevenzione
delle recidive, nelle forme Bipolari si utilizzano gli stabilizzanti; l’antidepressivo,
quando utilizzato, rimane in terapia per
un tempo più breve.
INIBITORI SELETTIVI DELLA RICAPTAZIONE
DELLA SEROTONINA (SSRI)
Gli effetti collaterali prevalenti sono confinati a quelli gastrici e sessuali. Possono indurre un incremento dell’ansia nei
primi giorni di assunzione, hanno meno
probabilità dei triciclici di indurre Episodi Maniacali nelle Depressioni Bipolari.
ALTRI MECCANISMI D’AZIONE
· agomelatina (Valdoxan, Thymanax)
ai dosaggi di 150-300 mg/die
È un agonista melatonergico e antagonista dei recettori 5-HT2c. Si utilizza con
dosaggio da 25 a 50 mg/die.
Gli effetti collaterali più frequenti sono
nausea e capogiri.
103
Il trattamento
degli Episodi Maniacali
e Ipomaniacali
Il tipo di trattamento di queste fasi dipende dall’intensità dei sintomi. Il trattamento precoce ne può impedire la progressione e spesso evita provvedimenti quali
il ricovero o trattamenti molto sedativi.
Esistono diverse categorie di farmaci
impiegati a questo scopo:
NEUROLETTICI
O ANTIPSICOTICI CLASSICI
Specialmente quelli ad azione più spiccatamente sedativa quali clorpromazina (Largactil), promazina (Talofen), clotiapina (Entumin) sono stati quelli più
spesso utilizzati oltre all’aloperidolo
(Serenase). Attualmente, se possibile, è
più indicato l’uso degli antipsicotici atipici per la minore incidenza di effetti collaterali. Quelli classici possono indurre
rigidità muscolare, tremori, sensazione
di profondo abbattimento, comparsa di
irrequietezza alle gambe.
Antipsicotici di seconda generazione.
Sono farmaci più recenti, che raggiungono l’efficacia dei precedenti mantenendo una maggiore tollerabilità. Molti
104
di essi possono essere utilizzati anche
come stabilizzanti, variando il dosaggio
rispetto a quello utilizzato per la fase
Maniacale. I più utilizzati sono: olanzapina (Zyprexa) i cui principali effetti collaterali riguardano alterazioni metaboliche e aumento di peso; risperidone (Risperdal), che può indurre effetti collaterali simili all’aloperidolo ma più lievi, e aumento della prolattina con blocco del ciclo mestruale nelle donne e problemi di
erezione negli uomini; quetiapina (Seroquel), che induce solo calo della pressione arteriosa soprattutto nei primi giorni di assunzione; aripiprazolo (Abilify).
L’uso delle benzodiazepine è da sconsigliare, se non a dosi massicce o per via
endovenosa, perché alle dosi mediobasse, tendono a disinibire ulteriormente la persona in fase Maniacale.
L’aumento di dosaggio del farmaco utilizzato come stabilizzante può ridurre fino a spegnere i sintomi Ipomaniacali.
Per quelli Maniacali la lentezza di questa procedura o la necessità di un intervento urgente fanno preferire spesso
altri trattamenti.
si ma un metallo presente in natura che
viene aumentato oltre i valori fisiologici
per l’organismo umano quando viene
usato come terapia. Si utilizza nella sua
forma carbonata, a una dose media di
900 mg/die in 2 somministrazioni. Tale dosaggio va raggiunto nel giro di qualche giorno e monitorato con il controllo
dei livelli ematici, che devono essere
compresi tra 0.5-1.2 mEq/l.
Tale terapia deve essere continuata, in
caso di risultato positivo, per alcuni anni, avendo una funzione preventiva sulle
ricadute.
Tre sono le principali controindicazioni:
· insufficienza
· cardiopatia
I trattamenti
stabilizzanti
Si chiamano stabilizzanti quelle terapie
deputate a mantenere la stabilità del tono dell’umore nel tempo, con la finalità
di evitare che si producano nuovi Episodi, o almeno che si riducano la gravità e
la durata delle recidive.
Nelle forme Bipolari il trattamento più
classico è il litio, usato come terapia dal
1949. Il litio non è un farmaco di sinte-
renale
· ipotiroidismo
Prima di iniziare la terapia è necessario
sottoporsi a esami che escludano queste condizioni.
Gli effetti secondari più caratteristici
del litio sono il tremore intenzionale
(che aumenta quando si è impegnati in
movimenti fini), la diarrea, l’aumento
della sete e conseguentemente una
più frequente necessità di urinare, a
volte la ritenzione idrica con incremento del peso.
Il litio richiede da parte di chi lo usa una
profonda conoscenza della sostanza,
delle interazioni con alcuni farmaci di
105
ESAMI DA ESEGUIRE PRIMA E DURANTE IL TRATTAMENTO CON LITIO
Prima
Esami ematochimici di routine comprendenti azotemia, clearance della creatinina, creatinininemia, elettroliti sierici.
Durante
Da ripetere ogni 6-12 mesi o secondo indicazione clinica.
Elettrocardiogramma.
Da ripetere ogni 6-12 mesi o secondo indicazione clinica.
Valutazione pressione arteriosa.
Emocromo con formula leucocitaria.
Test di gravidanza.
Batteria neurocognitiva.
Recidiva e/o intensificazione di un precedente
effetto collaterale transitorio o lieve
· Difficoltà di concentrazione, diminuzione
delle capacità cognitive
· Debolezza muscolare, pesantezza degli arti
· Irritabilità
· Nausea
Da ripetere ogni 6-12 mesi o secondo indicazione clinica.
Da ripetere ogni 6-12 mesi o secondo indicazione clinica.
Da ripetere ogni mese per 3 mesi o secondo indicazione clinica.
Moderata
Consigliare metodiche anticoncezionali.
Litiemia: settimanalmente per le prime 4 settimane di trattamento poi
mensilmente per 3 mesi, poi ogni 3 mesi o secondo indicazione clinica;
devono trascorrere 12 ore tra l’ultima assunzione e il prelievo.
uso comune (antinfiammatori e diuretici), delle cause di disidratazione (febbre,
vomito, ipersudorazione, diarrea) che
possono portare a livelli ematici eccessivi il sale, della potenziale tossicità in caso di sovradosaggio e di inutilità in caso
di assunzione così disordinata da far
scendere i livelli ematici sotto la soglia
terapeutica.
Nel caso di una cattiva risposta al litio o
della impossibilità di somministrarlo, si
possono utilizzare altri stabilizzanti quali la carbamazepina (Tegretol), l’oxcarbamazepina (Tolep) o il valproato di sodio (Depakin), che pur essendo stati inizialmente utilizzati come antiepilettici
hanno poi mostrato una buona capaci106
Lieve
Da ripetere ogni 6-12 mesi o secondo indicazione clinica.
Esame urine completo.
Ormoni tiroidei (FT3, FT4, TSH).
INTOSSICAZIONE DA LITIO
tà di stabilizzazione dell’umore. Il valproato si è dimostrato efficace anche
nelle forme a cicli rapidi e negli Stati Misti, dove l’efficacia del litio appare limitata. Tra i suoi effetti collaterali principali
i più disturbanti sono l’aumento di peso
e la sedazione. Un altro antiepilettico utilizzato come stabilizzante è la lamotrigina (Lamictal) che però appare più efficace nella prevenzione della Depressione che della Mania.
Come già detto, alcuni antipsicotici atipici, prevalentemente l’olanzapina, la
quetiapina e l’aripiprazolo, possono essere utilizzati come farmaci di mantenimento, soprattutto nella prevenzione
della Mania.
CONDIZIONI CHE POSSONO
ALTERARE LA LITIEMIA
Patologie cliniche
(specialmente con vomito,
diarrea o anoressia)
Dieta iposodica
Intensa attività fisica
Età avanzata
Gravidanza
Concomitante uso di altri farmaci
(FANS, diuretici, ecc.)
Scarsa compliance
Effetto
q
q
Qq
q
Q
q
Q
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
·
Sonnolenza, stanchezza
Torpore, disorientamento, confusione
Eloquio confuso o indistinto
Visione offuscata
Andatura barcollante
Tremore grossolano della mano
Irrequietezza
Contrazioni muscolari
Tremore della mandibola
Vertigini
Vomito
Grave
Intensificazione di uno dei sintomi precedenti
· Apatia marcata, alterazione della coscienza
che può progredire sino al coma
· Atassia
· Tremore irregolare della mano
· Prominenti contrazioni muscolari generalizzate
· Movimenti coreiformi/parkinsoniani
107
FOTO LORENZO VOLTA
La Psicoterapia
Nella cura dei Disturbi
dell’Umore è importante tenere
presente il percorso psicologico
che molto spesso le persone
affette da tali Disturbi compiono,
anche in modo inconsapevole.
109
All’interno di questo percorso è possibile individuare alcune tappe
La prima tappa:
riconoscere il Disturbo
Ovviamente non s’intende che una
persona debba essere in grado di
compiere un’autodiagnosi, ma piuttosto si ponga il problema di verificare
se il proprio malessere sia una forma
di Depressione da curare o piuttosto
un generico disagio. Il compito di una
diagnosi precisa spetta allo specialista in psichiatria. Ma qui nascono
spesso dei problemi; non poche paure, opinioni errate, false credenze o
pregiudizi possono ostacolare l’accesso alle cure. Alcuni pregiudizi riguardano l’idea che “sentirsi Depressi” sia
normale quando per esempio si subiscono situazioni di vita negative; tuttavia non tutte le persone che vivono
momenti difficili sono Depresse. Spesso l’essere Depressi viene vissuto con
un forte senso d’inferiorità, qualcosa
di cui vergognarsi. Altre volte, chi soffre di Depressione non pensa di essere una persona malata ma un “debole
di carattere”, uno che non sa muoversi nella vita, che si affligge e affligge gli
altri con le sue inutili lamentele.
110
La seconda tappa:
superare le paure
e i pregiudizi sulle cure
La difficoltà di fare ciò risiede spesso
nella natura stessa della Depressione
che comporta un atteggiamento di totale sfiducia e mancanza di speranza
tali da far ritenere inutili le cure stesse.
Altro motivo di difficoltà è il ritenere
che i Disturbi mentali siano forme di
sofferenza di natura diversa rispetto alle malattie fisiche e che siano legati
esclusivamente a problematiche di natura ambientale, per cui viene rifiutato
l’intervento tecnico esterno volto a modificare quei fattori “interni” di ordine
biologico e psicologico che sono alla
base del Disturbo. Altro potente fattore che tiene lontano dalle cure è il timore dello stigma: chi si rivolge allo psichiatra è per definizione “matto”. A ciò
si lega la diffusa paura dell’uso degli
psicofarmaci, considerati, erroneamente, nocivi in quanto “bruciano” le
cellule del sistema nervoso provocando danni irreparabili oppure “modificano” il carattere e la volontà delle persone, inducendo la dipendenza.
Il terza tappa:
la scelta del curante
Alcune volte la prima scelta ricade sul
medico di famiglia, la persona di cui ci
si fida e che meglio ci conosce. Egli
avrà come primo compito quello di confermare o meno se quel malessere sia
una forma di Depressione. Per vari motivi, molti scelgono di rivolgersi direttamente allo specialista, sulla base della
casualità o, più spesso, sulla scorta di
consigli o suggerimenti da parte di persone di fiducia. Lo specialista in questione è lo psichiatra, tuttavia molti, per
scarsa conoscenza delle differenze o
per i pregiudizi, si rivolgono al neurologo o allo psicologo in quanto nell’immaginario collettivo il rivolgersi a tali figure
fa correre meno rischi di essere stigmatizzati come persone “matte”.
La quarta tappa:
eseguire le cure
Per quanto riguardo il discorso delle
cure, è necessario considerare che il
rimedio che può andare bene in un caso può non risultare utile in un altro caso; inoltre, data la complessità di tali Disturbi, spesso è necessario ricorrere a
più strategie differenti associate tra loro. Come abbiamo già avuto modo di
spiegare, la cura dei Disturbi dell’Umore si articola in trattamenti farmacologici e non farmacologici.
I Disturbi dell’Umore sono malattie con
una forte componente biologica; la trasmissione familiare della Depressione
e della Mania indicano chiaramente
l’importanza cruciale dei fattori genetici nell’eziologia. Tuttavia numerosi studi
hanno evidenziato l’importanza anche
di fattori stressanti di natura psicologica, interpersonale, ambientale coinvolti
nell’eziologia della Depressione. Questo
ha portato, in ambito terapeutico, alla
combinazione di farmacoterapia e
psicoterapia nel trattamento di alcuni
Disturbi dell’Umore. Per quanto riguarda la terapia degli Episodi Depressivi,
111
l’efficacia di tale associazione è rispecchiata negli studi che ne suggeriscono
la superiorità rispetto a ciascuna modalità terapeutica considerata isolatamente. La terapia farmacologica e la
psicoterapia si indirizzano verso differenti sintomi bersaglio. I sintomi della
Depressione che rispondono meglio alla terapia farmacologica sono: i segni
vegetativi, l’anedonia, il rallentamento
psicomotorio, i deliri e le allucinazioni
uditive. I sintomi che rispondono meglio
alla psicoterapia sono: la bassa autostima, gli eccessivi sensi di colpa, la mancanza di motivazione, le problematiche
interpersonali, i sentimenti cronici di disperazione e il ritiro sociale.
112
Oltre ai benefici della combinazione tra psicoterapia e farmacoterapia, ci sono altre diverse
ragioni che possono indicare
l’opportunità di interventi psicologici nel trattamento dei Disturbi dell’Umore. Innanzitutto, la
psicoterapia potrebbe essere
indicata per pazienti con problemi di mancata aderenza: ad
esempio, alcuni pazienti Depressi rifiutano le terapie mediche
per diverse ragioni, ad esempio
il non sentirsi degni di migliorare
oppure il timore di essere stigmatizzati come malati mentali.
I Disturbi dell’Umore occupano una delle aree in cui il dibattito in ambito psicoterapeutico ha mostrato maggiore vivacità sia dal punto di vista clinico che
scientifico.
Tutte le psicoterapie si fondano sulla
creazione di un particolare rapporto di
fiducia tra chi cura e chi è curato e su
una sorta di “contratto” terapeutico,
che consiste nell’impegno a raggiungere determinati obiettivi.
Ogni psicoterapia presuppone l’esistenza di una teoria che fornisca un
modello esplicativo dei vari Disturbi psichici da curare e dei meccanismi psicologici sui quali l’intervento psicoterapeutico va ad agire.
Le forme di psicoterapia oggi conosciute sono innumerevoli e molto diverse
tra loro. Uno dei problemi maggiori in
ambito psicoterapeutico è la scarsezza
di conoscenze scientificamente accettabili sulla loro reale efficacia nei vari tipi di disagio psichico.
Analizzeremo i principali approcci psicoterapeutici utilizzati nella cura dei Disturbi dell’Umore, individuando i potenziali aspetti positivi e le relative premesse teoriche.
La Psicoanalisi
La terapia psicoanalitica si orienta, prevalentemente, all’interpretazione delle
cause e alla cura delle Depressioni Unipolari e/o ricorrenti. Si basa sul presupposto teorico che ogni forma di sofferenza mentale sia legata a conflitti di
natura inconscia, che risalgono all’infanzia, che vanno riportati alla luce affinché possano essere risolti. Considerando gli aspetti essenziali, potremmo
affermare che, secondo l’originaria ipotesi freudiana, la persona Depressa
avrebbe subito nella primissima infanzia una sorta di delusione nella relazione “primaria”, ossia con la figura ma-
terna, a causa di una sostanziale carenza o totale assenza di adeguate cure affettive. Questo renderebbe la persona Depressa particolarmente vulnerabile alle eventuali perdite o minaccia
di perdite successive, che starebbero
alla base della Depressione. Tale patologia sarebbe, dunque, l’espressione di
un fondamentale processo di autoaggresività, che di fatto nasconde un’aggressività originariamente rivolta all’
“oggetto d’amore” deludente.
Successivamente la teoria psicoanalitica ha modificato le ipotesi sulle origini
della Depressione arrivando a formulare, sempre sulla base di alterate esperienze di attaccamento infantili, l’esistenza di una personalità predisponente alla Depressione, caratterizzata da
un costante bisogno di affetto, rassicurazione o ammirazione. Una personalità, dunque, essenzialmente, dipendente dalle gratificazioni altrui con il fine di
alimentare l’autostima.
La Depressione ,dunque, avrebbe origine dalla eventuale frustrazione del bisogno di “dipendenza”di queste persone
così predisposte. L’obiettivo della psicoanalisi, come metodo di cura, consiste nel favorire un miglioramento sintomatologico, ma soprattutto tentare di
modificare la struttura di personalità
predisponente alla Depressione, attraverso il ripristino della capacità di stabilire rapporti interpersonali basati sulla
113
fiducia, di superare le delusioni e perdite, di migliorare l’autostima. Tale approccio psicoterapeutico si avvale di
una tecnica di tipo “interpretativo”.
Attraverso lo stabilirsi di una intensa
relazione terapeutica con l’analista
(detta “transfert”), il paziente rivive inconsciamente, proiettandoli sul suo terapeuta, i desideri, le fantasie, le emozioni originariamente vissuti nei confronti delle persone significative della
propria infanzia. Il terapeuta, attraverso l’interpretazione del significato dei
comportamenti, dei sogni, dei processi
di pensiero del suo paziente, gli permetterà di raggiungere la consapevolezza e, dunque, la risoluzione dei conflitti profondi che starebbero alla base
della Depressione.
La psicoanalisi è una tecnica piuttosto
lunga e dispendiosa, che potrebbe durare anche diversi anni; nel tempo sono state introdotte notevoli modificazioni che hanno portato alle “psicoterapie
psicodinamiche brevi”, di durata più limitata. Queste psicoterapie, pur essendo basate sulla tecnica dell’interpretazione, si pongono obiettivi più limitati, che non mirano a una modificazione profonda della personalità ma si
pongono come obiettivo la risoluzione
dei problemi attuali che sembrano alla
base dell’Episodio Depressivo (per
esempio una situazione di conflitto interpersonale).
114
La psicoterapia
Cognitivo Comportamentale
Si basa sul presupposto che la persona Depressa abbia sviluppato, a partire
dall’infanzia, delle “strutture cognitive”
(cioè schemi mentali, convinzioni di base, ritenute stabili e invarianti) sulla base delle quali interpreta in modo distorto e negativo la realtà da lui vissuta. La
teoria cognitiva pone come presupposto di base il concetto che sin da piccoli sviluppiamo delle “convinzioni di base”
su noi stessi, sugli altri e sul mondo, so-
prattutto sulla base delle prime e fondamentali esperienze di vita accadute
nella prima infanzia. Consideriamo
l’esempio di un bambino verso il quale i
genitori, per vari motivi, hanno sempre
espresso scarse attenzioni e poco affetto, sottoponendolo a un’educazione
molto rigida e severa. Questo bambino,
per la natura stessa del pensiero infantile, sarà più incline a credere che la
mancanza di affetto da parte dei suoi
genitori dipenda più dalla sua incapacità di suscitare il loro affetto piuttosto
che dalla incapacità dei suoi di esprimere adeguatamente amore. In tal
modo il bambino svilupperà la convinzione di base di essere una persona
“poco amabile”. Se egli non riuscirà a
farsi un amichetto per il suo modo schivo di fare, la sua convinzione troverà ulteriori conferme, radicandosi sempre
di più nelle ulteriori esperienze. Queste
negative “convinzioni di base” diventano
strutture mentali latenti, pronte ad attivarsi in qualsiasi momento; pertanto
se accade un evento particolarmente
negativo (per esempio la fine di una importante relazione faticosamente costruita), tali convinzioni si attivano, inducendo questa persona a interpretare
automaticamente in modo negativo
quanto è accaduto, come ennesima
conferma della propria non amabilità,
con la conseguente disperazione. In
conclusione, per la teoria cognitiva, le
persone Depresse hanno una visione
di sé come inadeguata, incapace, poco
amabile, non degna di fiducia. Il mondo
è concepito come qualcosa di negativo
ed eccessivamente impegnativo. Le
aspettative sul futuro sono essenzialmente di fallimento e di sofferenza. La
persona Depressa, nella interpretazione della realtà, diviene vittima di “errori
cognitivi” che si manifestano attraverso “pensieri automatici” e che la inducono a deformare sistematicamente il
senso di ciò che vive. La persona Depressa, di fronte all’incapacità di portare a termine un determinato compito
(trascurando ovviamente tutti gli altri
compiti portati a termine), si convincerà del fatto che “se ho fallito in questo
compito, significa che sono un fallito”.
La psicoterapia Cognitivo-Comportamentale si avvale di tecniche finalizzate
a far emergere, identificare e modificare le modalità di pensiero “disfunzionali” che sarebbero alla base della Depressione, attraverso il coinvolgimento
attivo della persona nel processo terapeutico, definito di tipo “socratico” in
quanto basato sulla capacità di autosservazione. Tale tecnica comprende
anche una serie di interventi più propriamente “comportamentali” che consistono nella prescrizione di specifici
compiti e attività volti a combattere alcuni aspetti della sintomatologia Depressiva.
115
fondamentale per la riduzione dei sintomi; la psicoterapia interpersonale si focalizza sul miglioramento del funzionamento interpersonale della persona
Depressa. Uno dei presupposti di base
è che la Depressione abbia come conseguenza dei problemi interpersonali o,
viceversa, che i problemi interpersonali
abbiano un ruolo rilevante nello scatenare un Episodio Depressivo.
L’obiettivo di tale approccio psicoterapeutico non è quello di tentare una “ricostruzione” della struttura di personalità della persona sofferente, ma piuttosto mira a raggiungere due finalità:
1] migliorare sia sintomi Depressivi sia l’autostima della persona;
2] aiutare la persona a sviluppare
strategie più efficaci per affrontaSi è sviluppata negli ultimi anni come re e risolvere problemi e difficoltà
forma di intervento relativamente bre- di tipo interpersonale.
Psicoterapia
Interpersonale
116
ve (12-16 sedute a cadenza settimanale), nato elettivamente per il trattamento della Depressione e poi successivamente modificato per il trattamento anche di altri Disturbi. Si basa su un
approccio psicobiologico, che parte
dall’assunto che la Depressione sia basata su tre componenti: sintomi, esperienze interpersonali, particolari tratti
di personalità. L’associazione psicoterapia e farmacoterapia è considerata
La prima finalità si consegue attraverso un approccio di tipo “psicoeducativo”, teso a spiegare al paziente la natura della Depressione avvalendosi di un
modello psicobiologico, fornendo informazioni sui sintomi, sul decorso, sulle
potenziali conseguenze e sui trattamenti farmacologici.
La seconda si basa su una fase iniziale
caratterizzata dall’acquisizione di tutte
le informazioni utili a ricostruire il mondo delle relazioni interpersonali della
persona, presenti e passate, e il loro
eventuale rapporto con l’attuale Episodio Depressivo. Generalmente i tipi di
problemi interpersonali sono riconducibili a 4 grandi aree:
voro, matrimonio, ecc.); in tal caso la
terapia è focalizzata sul rivedere il nuovo ruolo in modo meno restrittivo, più
positivo, aiutando la persona a migliorare l’autostima, il senso di competenza e capacità rispetto alle necessità imposte dal nuovo ruolo. Infine, per quanto riguarda l’area dei deficit interperso1] il lutto
nali, ci si occupa di problemi ripetuti o
2] i conflitti di ruolo
protratti nei rapporti interpersonali; in
tal caso la psicoterapia mirerà a ridur3] le transizioni di ruolo
re l’isolamento sociale della persona
4] deficit interpersonali
Depressa attraverso una ricostruzione
Per quanto riguarda il lutto, la Depres- storica delle sue relazioni passate e a
sione è in rapporto con la perdita di favorire l’adozione di nuove strategie
una persona cara per cui lo scopo della nella ricerca e nel mantenimento di
terapia è di facilitare il processo di lutto nuove relazioni.
aiutando la persona a ritrovare rapidamente i propri interessi e possibilmente delle relazioni sostitutive. Nei conflitti
di ruolo, la Depressione è legata a diLa Psicoterapia
vergenze tra le aspettative della persona e quelle di chi le è vicino rispetto ad e il Disturbo Bipolare
aspetti rilevanti della vita come la gestione della relazione con i figli. La psi- “Nelle linee guida per il trattamento del
coterapia mira ad aiutare la persona a Disturbo Bipolare si raccomanda l’inteindividuare l’oggetto della disputa, a grazione di farmacoterapia e psicotescegliere comportamenti e modalità di rapia, allo scopo di aiutare il paziente a
comunicazione più adeguati, a ridefini- riconoscere i fattori di rischio e gli
re le proprie aspettative sugli altri. Nel- eventi scatenanti delle ricadute, di mile transizioni di ruolo, si tratta di difficol- gliorare la gestione dello stress, di frontà legate a cambiamenti importanti nel teggiare le emergenze o le recidive del
ciclo di vita della persona (per esempio Disturbo, di attenuare i sintomi residui
il pensionamento, inizio di un nuovo la- talvolta resistenti”. (Perini et al., 2006)
117
118
Alcuni studi clinici hanno evidenziato
che alcuni tipi di psicoterapia sono efficaci nel migliorare i sintomi Depressivi
e nel prevenire le ricadute. Vediamo,
secondo Perini et al. (2006), quali forme di psicoterapia sono impiegate nel
trattamento del Disturbo Bipolare:
· Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale: focalizzata sulla educazione
riguardo al Disturbo, all’adesione alle
terapie farmacologiche, al cambiamento dei pensieri negativi che possono condurre alla Depressione, alla
soluzione dei problemi e al raggiungimento degli obiettivi;
· Psicoterapia focalizzata sulla famiglia: il cui focus principale è l’educazione
dei famigliari riguardo al DisturIn questo Disturbo
bo e il miglioramento della comunicagli obiettivi principali di
zione e della capacità di affrontare e
una psicoterapia sono:
risolvere i problemi all’interno della
1] aiutare a trovare il modo di affrontafamiglia;
re gli Episodi passati o attuali;
2] discutere di un piano a lungo termi- · Psicoterapia Interpersonale: focalizzata al miglioramento delle relazioni e
ne data la possibilità di Episodi futuri;
3] accettare un regime terapeutico a
delle abilità di interagire con altre perlungo termine;
sone, riducendo la tensione che il Di4] identificare e sviluppare strategie
sturbo può provocare nelle relazioni;
per combattere lo stress;
5] migliorare il funzionamento scolasti- · Psicoterapia dei Ritmi Sociali: volco/lavorativo;
ta a ristabilire e mantenere i ritmi di
6] migliorare relazioni famigliari, coniuvita sociali e personali per rendere
gali, amicali;
stabili i ritmi corporei, specie il ritmo
7] affrontare il problema dello stigma
sonno- veglia.
sociale.
FOTO ISTOCKPHOTO/MILOSLU
Qual è il momento migliore
per intraprendere una psicoterapia?
Quando, sicuramente, sia passato l’Episodio acuto e la persona si trovi in uno
stato prossimo all’eutimia, pur perdurando i sintomi residui. Quindi deve essere superato l’Episodio di Mania/Ipomania che non permetterebbe la piena
collaborazione richiesta dalla psicoterapia. Se la persona è in stato Depressivo è possibile già iniziare dei colloqui
psicoterapeutici, sebbene anche in
questo caso l’Episodio Depressivo deve
aver superato il momento di massima
espressione.
Si può, dunque, affermare che “la Psicoterapia è una terapia di mantenimento piuttosto che una terapia della
fase acuta.” (Perini et al., 2006)
STILI DI VITA
E GESTIONE DELLO STRESS
La regolarità dello stile di
vita e la capacità di gestire lo stress sono fattori
importanti per l’impatto
sul decorso del Disturbo
Bipolare e diventano strumenti di terapia che ogni
persona affetta da questo
Disturbo dovrebbe conoscere e utilizzare.
119
Regolarità dello stile di vita
Spesso le persone con un Disturbo Bipolare dell’Umore sono molto disordinate nell’organizzazione del proprio tempo e hanno
bisogno di dare maggiore regolarità alle
proprie abitudini. È molto importante per
la persona trovare orari e abitudini che
non pregiudichino il mantenimento di un
umore stabile ma che consentano un buon
adattamento sociale e una buona qualità
soggettiva della vita. Uno stile “monastico”
difficilmente tollerato dalla persona non ha
possibilità di diventare un’abitudine duratura nel tempo, mentre ricordiamo che per
una buona prevenzione delle ricadute sono
necessari tempi prolungati.
Gli elementi più importanti
nella regolarizzazione
degli stili di vita sono:
Mantenere la maggiore regolarità possibile
del sonno. In fase Depressiva sarebbe utile
dormire meno di quanto ci sembri necessario. In fase Ipomaniacale il sonno può essere
indotto o prolungato con l’ausilio di ipnoinduttori. Tenere un eventuale registro del sonno
può aiutare con il tempo a mettere in relazione irregolarità nel proprio ritmo di sonno con
variazioni del tono dell’umore: se si diventa
buoni osservatori di sè in questo campo è più
facile capire verso quale fase si sta andando.
120
Una persona adulta dovrebbe dormire tra
le 7 e le 9 ore ininterrotte. È importante
sapere che, se si esce la sera e si fa tardi,
andrebbero compensate le ore perse. È
assolutamente sconsigliato saltare una
notte di sonno per qualsiasi motivo. È sconsigliato anche il “riposino” pomeridiano per
non compromettere il sonno notturno, soprattutto se si è in fase Depressiva.
Per chi soffre di Disturbo Bipolare è sconsigliato un ritmo di lavoro che preveda turni notturni: se possibile bisognerebbe consultarsi con il proprio medico e chiedere
l’esenzione dall’orario notturno per motivi
di salute.
Se si pratica una dieta per ridurre il peso
corporeo non dovrebbe essere rigidissima
e andrebbe sempre fatta sotto controllo.
Acquisire delle buone abitudini alimentari è
sicuramente preferibile a praticare diete
alternate a recupero del peso.
Praticare regolarmente un’ attività motoria mediamente sostenuta o un’attività
sportiva. Paradossalmente questa attività
fa stare meglio quando la si desidera meno, in fase Depressiva o quando l’umore è
stabile. Infatti quando si entra in fase Ipomaniacale o maniacale, malgrado risulti
più gradevole e meno faticosa, andrebbe
temporaneamente sospesa perché troppo stimolante.
Consigli utili per una buona
igiene del sonno
¿
¿
¿
¿
¿
¿
¿
Ventilare durante il giorno la stanza dove si
dorme la notte
Non mangiare eccessivamente a cena o dopo cena
Evitare di assumere caffè, tè o cioccolato nel
pomeriggio (sono sostanze stimolanti)
Se si fuma non farlo nella mezz’ora prima di
andare a dormire (la nicotina contenuta nel
tabacco è uno stimolante)
Non lavorare, non discutere, non praticare
attività sportiva, non concentrarsi nella mezz’ora prima di andare a dormire. Se è possibile praticare un’attività rilassante
Smettere di guardare la TV o il monitor del
PC almeno mezz’ora prima di andare a dormire poiché la luce dello schermo è stimolante
Non trascorrere a letto del tempo che non
sia quello dedicato al sonno
Lo stress e la sua gestione
La parola “stress”, come “Depressione”, è
molto utilizzata nel linguaggio di tutti i giorni
ma in realtà ha un significato ben preciso: è
la risposta automatica, non volontaria, dell’organismo a qualsiasi cambiamento ambientale esterno o interno (stimolo) per adeguarsi a nuove richieste. La risposta implica
una attivazione motoria e mentale. L’intensità dello stress dipenderà sia dalla tipologia
dello stimolo, sia da come la persona lo vive e
dalle risorse che può mettere in campo per
affrontarlo. Mentre all’inizio l’iperattivazione
può essere efficace per rispondere meglio a
una richiesta, dopo un certo limite, che è individuale, l’organismo e il comportamento cominciano a soffrirne. Infatti ipertensione,
asma, insonnia, ansia, affaticamento e disturbi gastrici possono essere causati o
peggiorati da uno stress prolungato.
Lo stress è un importante fattore scatenante
degli Episodi, soprattutto dei primi, all’inizio
del Disturbo. Se una persona con un Disturbo Bipolare viene sottoposta a uno stress
prolungato può rischiare una ricaduta, sia
perché lo stress induce cambiamenti ormonali e neurotrasmettitoriali che possono scatenare una fase, sia perché incide negativamente sulla regolarità del sonno e questo a
sua volta può indurre una ricaduta. Non necessariamente gli eventi stressanti negativi
scatenano fasi Depressive e quelli positivi delle reazioni Ipomaniacali: spesso la “polarità”
dell’Episodio scatenato non è congrua con
l’evento scatenante. È quindi estremamente
importante che chi soffre di un Disturbo Bipolare impari ad arrestare o alleviare lo stress
prima che questo provochi una ricaduta. Esistono diverse tecniche che consentono di farlo: alcune sono più fisiche, quali quelle di rilassamento muscolare o di controllo della respirazione, altre sono più cognitive, come quelle
di razionalizzazione o di risoluzione dei problemi. Sono tecniche relativamente semplici che
possono essere apprese dopo un training individuale e che contribuiscono efficacemente
alla prevenzione delle ricadute.
121
C
PR OM
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IR CO
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LE S
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CA RE
DU
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E
122
L’
esperienza insegna che le ricadute Depressive o Maniacali sono precedute da segnali che,
per ognuno, sono sempre uguali.Spesso gli amici e i parenti hanno imparato
a riconoscerli ma non l’interessato perché adotta inconsapevolmente un
meccanismo di negazione.
Generalmente questi segnali precedono di alcune (o molte) settimane l’ insorgere della malattia. La convinzione
errata che in alcuni casi la ricaduta
compaia improvvisamente, “a ciel sereno”, è probabilmente fondata sulla non
individuazione o scarsa attenzione ai
segni precoci.
Spesso, inoltre, si riconoscono eventi
stressanti (eventi grilletto) che favoriscono le ricadute: ad esempio, nel caso di Episodi Depressivi, eventi che possano suscitare la sensazione di inadeguatezza o di abbandono o, nel caso di
Episodi Maniacali, periodi prolungati di
iperattività. Un evento o situazione potenzialmente stressante (stressor) ha
impatto diverso su ogni persona e dipende dalle caratteristiche sia dello
stressor che dell’individuo. È importante quindi individuare a quali stressor si
è particolarmente sensibili.
Riconoscere i segni premonitori e gli
eventi ‘grilletto’ permette di prevenire nuovi Episodi di malattia o di intervenire precocemente riducendone la gravità e la durata: essere vulnerabili a un
Disturbo dell’Umore non significa essere condannati a riammalarsi.
Riconoscere i segni premonitori e imparare a gestire i momenti di crisi o
“a rischio” permette:
di riprendere il controllo sulla propria salute e facilita l’assunzione di un
ruolo attivo: non si è più schiavi di una
¿
123
LA SECONDA SCHEDA indica quali comportamenti possono aiutare a gestire
meglio i momenti di crisi o di malattia.
Anche in questo caso bisogna rifarsi alla
propria esperienza. Vanno indicati comportamenti precisi (ad esempio non basta segnalare genericamente attività
LE SCHEDE ALLEGATE dovrebbero fa- piacevoli ma elementi specifici come
cilitare questo compito.
passeggiare con il cane al parco.)
Serve per avere già pronte una serie di
LA PRIMA SCHEDA è finalizzata a ri- indicazioni che, nei momenti di crisi, è
levare i segni precoci: richiede un lavo- meno facile poter organizzare; è una
ro anche faticoso perché, meglio se specie d’impegno con se stessi e con
con l’aiuto di familiari o di amici, biso- gli altri a mantenere questi propositi.
gna ripercorrere con la memoria i precedenti Episodi Depressivi e Maniacali.
I segni precoci non vanno confusi con i LA TERZA SCHEDA serve a monitoraprimi sintomi che denotano già uno re i segni precoci: alcune voci sono già
stato, seppur iniziale, di malattia. Pos- indicate, a queste ne vanno aggiunte alsono spesso ricordare in forma atte- tre per personalizzare la scheda.
nuata i sintomi, ma rientrano ancora in Va compilata quotidianamente, preferiuno stato mentale sano: sentire di ave- bilmente la sera prima di coricarsi. Quere più energia, essere più propositivi è sto punto è molto importante perché la
positivo; va valutato come segnale solo compilazione retrospettiva (ad esempio
se questo stato differisce da quello che a fine settimana) rende l’ autovalutazione
consideriamo il nostro stato abituale e scarsamente affidabile. All’inizio è noioso
se riconosciamo che in passato ha pre- ma successivamente diventa un’abitudiceduto un Episodio Maniacale.
ne e richiede pochi minuti di attenzione.
Questa scheda va tenuta in evidenza e Alcuni potrebbero sentirsi più malati o fobisognerebbe darne copia alle persone calizzare troppo l’attenzione sul timore di
con cui si convive o che si frequentano una nuova crisi, magari in un periodo di
con assiduità in modo che collaborino a benessere: in realtà la compilazione della
segnalare elementi che pur presenti scheda permette di segnalare i momenti
l’interessato può non avere ancora no- critici e quindi consente, quando i paratato (meccanismo di disattenzione se- metri sono nella norma, di indicare che si
lettivo o di negazione).
è in un periodo non ‘a rischio’.
malattia che irrompe improvvisamente
e che poi ci fa sentire passivi, nelle mani del curante e dei farmaci prescritti;
¿ responsabilizza rispetto al proprio
stato di salute e induce una maggior
attenzione verso se stessi.
124
SEGNI PRECOCI
DI UMORE DEPRESSO
¿ perdita
d’interesse o di piacere
nelle attività, inclusa la sessualità;
¿ riduzione della concentrazione
o dell’energia;
¿ senso di inadeguatezza;
¿ pensieri ossessivi;
¿ rituali;
¿ ansia;
¿ indecisione;
¿ variazioni del numero
di ore di sonno o della sua qualità;
¿ aumento o diminuzione dell’appetito;
¿ sintomi fisici quali cefalea,
dolori, problemi digestivi;
SEGNI PRECOCI
DI UMORE ELEVATO
¿
minor bisogno di sonno;
¿
aumento dell’energia fisica
¿
¿
¿
¿
¿
¿
¿
irritabilità;
(ad esempio minor stanchezza
malgrado si sia più attivi);
maggior loquacità;
essere più distratti;
avere un sacco di idee;
maggior progettualità;
senso di urgenza nel fare le cose;
aumento delle attività;
A) CONTATTARE IL CURANTE
B) IDENTIFICARE POSSIBILI EVENTI SCATENANTI
C) EVITARE ALCOLICI o sostanze psicoattive non prescritte
D) MANTERE LE ORE DI SONNO COSTANTI secondo la propria abitudine
125
Comportamenti
DA ADOTTARE
SE SONO EUFORICO
¿ stare
moli;
in una stanza solo e senza sti-
di polemizzare con me o contraddirmi;
¿ stare calmi, ignorare le mie provocazioni;
che se non si riesce a dormire;
¿ non dirmi di stare calmo ma cercare
¿ stare con amici tranquilli e rilassanti;
di tranquillizzarmi parlando lentamen¿ ascoltare musica rilassante;
te e con un tono di voce basso;
¿ fare esercizio fisico come camminare ¿ pormi dei limiti, se eccedo, in modo
o nuotare;
fermo ma calmo;
¿ utilizzare tecniche di rilassamento;
¿ prendere in consegna le chiavi della
¿ programmare attività quotidiane gramia macchina, il bancomat, la carta
devoli che non richiedano molta condi credito e gli assegni;
centrazione;
¿ avvertire il curante;
¿ ecc
¿ ecc.
¿ non sottoporsi a emozioni;
¿ dormire a sufficienza;
¿ stare nella propria camera da letto an-
Comportamenti
DA ADOTTARE
SE SONO DEPRESSO
¿ programmare
una moderata attività quotidiana con occupazioni
gradevoli;
¿ non aspettarsi di “funzionare” bene
come quando non si è Depressi;
¿ cercare di riconoscere i pensieri
negativi come sintomi della malattia e quindi non realistici;
¿ ecc.
Comportamenti
DA EVITARE
SE SONO DEPRESSO
¿ stare tutto il giorno a letto;
¿ bere alcolici;
¿ prendere decisioni importanti;
¿ ecc.
126
Comportamenti
DI PARENTI E AMICI
CHE POTREBBERO AIUTARMI
SE SONO DEPRESSO
¿ riconoscere che, quando sono Depres-
so, io sia il miglior giudice del mio stato;
insistere troppo;
¿ stimolarmi ma non
¿ evitare frasi tipo:
“mettici un po’ di buona volontà”;
che la Depressione
come è arrivata così passerà;
¿ ecc.
¿ ricordarmi
Comportamenti
DI PARENTI E AMICI
CHE POTREBBERO AIUTARMI
SE SONO EUFORICO
¿ evitare
Comportamenti
DA EVITARE
SE SONO EUFORICO
¿ bere alcolici, caffè;
¿ fare acquisti;
¿ guidare la macchina;
¿ prendere decisioni importanti;
¿ sottoporsi a stimoli eccessivi
come
stare nella folla in ambienti rumorosi,
nei negozi, andare a feste;
¿ giochi e attività di gruppo;
¿ discussioni;
¿ ecc.
127
Scheda di monitoraggio dei segni precoci
GIORNO
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
UMORE ELEVATO + 4
UMORE ELEVATO + 3
UMORE ELEVATO + 2
UMORE ELEVATO + 1
UMORE NORMALE 0
UMORE NORMALE - 1
UMORE DEPRESSO - 2
UMORE DEPRESSO - 3
UMORE DEPRESSO - 4
ANSIETÀ DA 1 A 5
IRRITABILITÀ DA 1 A 5
PESO
ORE DI SONNO
ALTRI SEGNI PRECOCI
NOTE
128
129
Fattori di rischio e fattori di protezione nel Disturbo Bipolare
FATTORI DI RISCHIO CHE POTENZIANO LE POSSIBILITÀ DI AMMALARCI
Eventi di vita stressanti
Perdita del posto di lavoro, inizio o interruzione di
una relazione affettiva, nascita di un figlio.
Abuso di alcol o altre sostanze
Assunzione smodata o Episodica di alcolici, assunzione di cocaina, LSD o Ecstasy, uso eccessivo di marijuana.
Deprivazione del sonno
Conflittualità familiari interpersonali
Discontinuità nell’assunzione
farmacologica
Modificare gli orari, eccedere nello stare svegli,
modificazioni repentine nei ritmi sonno/veglia.
Eccessivo criticismo da parte di genitori, coniuge o partner: modalità di relazione provocatoria
e/o ostile nei confronti dei componenti familiari
o dei colleghi.
Interrompere all’improvviso l’assunzione dello
stabilizzatore dell’umore, assumere la terapia
con discontinuità saltando una o più assunzioni.
FATTORI CHE CI PROTEGGONO DALL’AMMALARCI
130
Monitorare il proprio umore
e ciò che ne scatena le fluttuazioni
Compilare quotidianamente una tabella dell’umore o dei ritmi sociali.
Mantenere regolari le abitudini
diurne e notturne
Andare a dormire e svegliarsi sempre allo stesso orario; avere un’agenda prevedibile.
Poter contare sul sostegno sociale
e familiare
Comunicazione limpida con i propri parenti, in
caso di necessità chiedere aiuto alle vostre figure significative.
Impegnarsi a essere costanti nel
trattamento medico e psico-sociale
Rimanere in costante regime terapeutico, fare la
psicoterapia, frequentare i gruppi di supporto.
Contratto per prevenire la Mania
Nome del vostro Psichiatra
Recapito telefonico Studio
Recapito telefonico in caso di emergenza
Nome del vostro Terapeuta
Recapito telefonico Studio
Recapito telefonico in caso di emergenza
Recapito telefonico Ospedale di zona
Numero del Pronto Soccorso
¿ Elencate i vostri primi sintomi prodromici
caratteristici dell’Episodio maniacale.
¿ Elencate le circostanze all’interno delle quali c’è maggiore probabilità che si presentino
tali sintomi prodromici.
¿ Chiedete a uno o più membri della vostra famiglia di aggiungere alla lista altri primi segni premonitori da loro osservati e , se pertinente, le circostanze all’interno delle quali
questi sono comparsi.
¿ Elencate quali comportamenti potete assumere nel momento in cui stanno per presentarsi questi sintomi (esempio: contattare il
vostro medico, andare a fare il dosaggio della litiemia, aderire strettamente al vostro regime terapeutico, provare ad andare a dormire con regolarità, seguire routine strutturate per l’ora in cui andare a dormire e quella in cui svegliarsi, evitare l’assunzione di alcolici, droghe, caffeina, mollare le vostre carte di credito e le chiavi dell’automobile, evitare di fare investimenti finanziari e/o di assumere altre importanti decisioni, evitare le situazioni sessuali a rischio).
¿ Elencate quali comportamenti possono assumere i vostri familiari, i vostri amici o le altre
figure per voi importanti (chiamare il vostro
medico, dirvi quale comportamento state assumendo che li sta preoccupando, dirvi quando si preoccupano di voi, trattenervi dal fare
programmi, chiamare il pronto soccorso, ricordarvi di assumere la terapia, accompagnarvi dal medico, prendersi cura dei vostri figli, accompagnarvi quando voi uscite la sera,
aiutarvi a gestire il vostro denaro, aiutarvi a
mantenere cicli sonno-veglia regolari, aiutarvi a stare lontano da alcol e droghe).
¿ Elencate cosa volete che faccia il vostro psichiatra (esempio: incontrarvi in caso di emergenza, prescrivervi il controllo della litiemia,
rivalutare se necessario il vostro regime terapeutico, contattare l’ospedale e prendere
rdi per un eventuale ricovero).
Data
Firma
131
PROBLEM
SOLVING
FOTO LORENZO VOLTA
STRATEGIE DI
SOLUZIONE
DEI PROBLEMI
132
Il Problem Solving (PS) trae origine, tra la fine degli
anni Sessanta e i primi anni Settanta, dal lavoro di
D’Zurilla e Goldfried come strategia per la generalizzazione delle competenze sociali; Liberman e Falloon sono stati i primi a impiegare il PS nei training
di abilità sociali con persone affette da Disturbi Psicotici. Il PS si è progressivamente affermato come
una strategia di base in molti interventi di tipo cognitivo-comportamentale e ha acquisito un ruolo
centrale in una varietà di interventi nel campo dei
Disturbi d’Ansia e dei Disturbi Depressivi.
Si tratta di una strategia che può permettere a tutti di identificare soluzioni
efficaci alle difficoltà che si incontrano
nella vita quotidiana, aumentando i comportamenti funzionali: la sua conoscenza e la sua applicazione incrementano
le possibilità di rispondere con la modalità più efficace alle situazioni difficili in
cui ci si trova.
Si tratta di conoscere e sviluppare le
abilità necessarie a identificare e rispondere in modo attivo a:
¿ tutto quello che rappresenta un elemento di stress,
¿ i conflitti personali,
¿ l’insieme di situazioni che ostacolano
il raggiungimento dei propri obiettivi e
del proprio benessere.
L’addestramento a questa strategia è
diventato negli ultimi anni uno dei metodi più significativi con cui gli operatori dei
Centri di Salute Mentale possono aiutare le persone che hanno in cura.
La constatazione di riuscire a padroneggiare le situazioni stressanti, di origine
interpersonale e intrapersonale, aumenta il desiderio di fare nuove esperienze, rinforza l’immagine di sé e l’autoefficacia. La vita consiste in una costante risoluzione di problemi di maggiore o minore intensità. (Cosa mi metto? – Che strada prendo per andare al
lavoro? – Devo licenziare un dipendente?
– Cambio casa? – Cambio partner? –
Come mi confronto con quel collega aggressivo?)
Le decisioni complesse possono rappresentare uno stress e compromette-
re la qualità di vita di coloro che le devono prendere; a volte determinano periodi di ansia e insonnia, che, nei Disturbi
dell’Umore, possono contribuire a scatenare un Episodio. Il PS è tema importante nella psicoeducazione soprattutto delle persone con un Disturbo Bipolare, per tale motivo può essere utile apprendere qualche strategia, ricordando
che non bisogna mai prendere decisioni importanti nel caso in cui ci sia anche
solo il sospetto che stia iniziando un Episodio Depressivo o Maniacale.
Il PS è una tecnica che consente di
strutturare il modo di prendere le proprie decisioni e si giova di un setting di
gruppo; aiuta chi lo pratica a sviluppare
le proprie capacità personali e a fare i
conti con la propria emotività; permette
di vedere soluzioni laddove sembra impossibile trovarne e di “recuperare”
energie e risorse che non si pensava di
possedere. La persona potrà poi utilizzare le strategie apprese nei vari momenti della vita quotidiana. I training di
PS agiscono come fattore protettivo nei
confronti della vulnerabilità allo stress.
Il PS favorisce il “come” pensare, piuttosto che il “cosa” pensare: non impone ai
partecipanti soluzioni predeterminate,
ma si propone di insegnare delle strategie di pensiero che consentano la scelta di una soluzione fondata su un’accurata valutazione delle proprie azioni e di
quelle altrui. Permette di accostarsi a
diverse soluzioni di fronte a una situazione problematica, di prevedere le possibili conseguenze di un’azione, di pianifi133
Il PS affronta quattro tipologie di problematiche di crescente complessità:
¿ individuazione e definizione di problemi pratici
¿ risoluzione di problemi interpersonali
¿ risoluzione di problemi intrapersonali
¿ gestione delle situazioni di crisi e sofferenza
Il lavoro è focalizzato sui problemi legati
all’esperienza concreta dei partecipanti.
L’obiettivo è favorire l’acquisizione di
nuove strategie, piuttosto che la sola risoluzione del problema. La partecipazione attiva è parte integrante dell’attività.
Le abilità di PS vengono insegnate come
mezzo per facilitare il raggiungimento
degli obiettivi personali scelti.
I passaggi di questa formazione sono i
seguenti:
¿ definire il problema, comprendere la
distanza tra il punto in cui la persona si
trova e dove vorrebbe essere, quali sono le condizioni necessarie per il cambiamento, quali sono gli ostacoli incontrati; definire obiettivi realistici e concreti; valutare costi e benefici e breve e lungo termine;
¿ pensare creativamente per trovare
una soluzione alternativa: pensare ad
un’ampia gamma di risposte possibili,
anche quelle più bizzarre o che sembrano insensate (fornire cioè tutte le soluzioni possibili: tutto ha valore, quindi non
si dà in questa fase un giudizio di qualità
134
o efficacia delle alternative proposte).
Per agevolare questo tipo di risposte si
utilizza la tecnica del brainstorming
(tempesta di idee), che consiste nel produrre spontaneamente il maggior numero di alternative a un problema, nell’annotarle per iscritto, per poi valutarle;
¿ anticipare le conseguenze positive e
negative di ogni soluzione;
¿ scegliere la soluzione migliore: nella
lunga lista di soluzioni pensate si sceglie
quella che procura alla persona maggiori benefici e minori costi. La soluzione deve essere efficace rispetto agli
obiettivi da raggiungere e soprattutto
deve essere possibile; bisogna pertanto
valutare la probabilità che tale alternativa risolva il problema (per facilità è possibile assegnare un punteggio a ogni soluzione). Bisogna poi valutare se, in relazione alla risposta scelta, l’ansia si riduce e il benessere aumenta, e considerare il tempo e lo sforzo che richiede e i
suoi effetti a lungo termine.
Se si è dato un punteggio a ognuno di
questi fattori, basterà sommarli per osservare quale sia la soluzione più redditizia. Ovviamente quello presentato è un
metodo molto meccanico e artificioso
per prendere decisioni che però rende
possibile esemplificare in maniera controllata il modo che ciascuno ha di fare
delle scelte; chi apprende questo metodo e impara a praticarlo, riduce la tendenza ad affrontare un problema in modo impulsivo ed è meno afflitto da situazioni di ansia.
FOTO ISTOCKPHOTO/JOHNWOODCOCK
care ed eseguire un certo numero di
passi verso un dato obiettivo.
L’AUTO MUTUO AIUTO
PER COLORO CHE SOFFRONO
O HANNO SOFFERTO DI
UN DISTURBO DELL’UMORE
L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità,
definisce l’Auto Mutuo Aiuto come l’insieme
di tutte le misure adottate per promuovere,
mantenere o recuperare la salute, intesa
come benessere fisico, psichico e sociale di
una comunità.
Restituisce ai cittadini responsabilità e protagonismo.
135
L’Auto Mutuo Aiuto (AMA) è un
modo di trattare i problemi, le
situazioni di crisi che ciascuno
si può trovare ad affrontare nella vita: malattie, separazioni, dipendenze, lutti...
I gruppi di AMA sono costituiti
da persone che condividono il
medesimo problema e si incontrano per confrontarsi e sostenersi reciprocamente, rompere
l’isolamento, raccontarsi le proprie esperienze di vita, scambiarsi informazioni e soluzioni,
condividere sofferenze e conquiste, con l’obiettivo di scoprirsi
risorsa per sé e per gli altri. Lo
scopo del gruppo abbraccia e riflette i bisogni e gli obiettivi di
ciascuno dei membri.
L’AMA si fonda quindi sull’azione
partecipata delle persone che nel
gruppo si attivano e aiutano, portando qualcosa di sè, la propria
storia, la propria esperienza, la conoscenza e le competenze che ne
derivano, le proprie risorse.
Fa leva sulla volontà delle persone
di giocare un ruolo attivo. Base di
questo approccio è la parità, la
mutualità e lo scambio reciproco.
136
Funzioni principali
dell’AMA
Caratteristiche
dei gruppi di AMA
¿
¿
¿
¿
¿
¿
¿
¿
¿
¿
¿
i gruppi di AMA sono formati da un minimo di 4/5 persone a un massimo di 12 e
sono aperti a nuovi inserimenti;
non sono gruppi terapeutici;
sono autogestiti o con facilitatore esterno;
sono gratuiti;
i partecipanti si incontrano regolarmente
durante l’anno: una volta ogni 7/14 giorni;
l’accesso deve essere facile;
i partecipanti sono coinvolti in prima persona, ascoltando e comunicando: ogni membro del gruppo è protagonista del cambiamento che vuole ottenere, è la prima risorsa per sé e per il gruppo. Nel gruppo i problemi sono affrontati dal basso, facendo leva sulla motivazione, l’interesse e l’esperienza delle persone direttamente interessate piuttosto che attraverso la presa in
carico di un professionista;
scoprire di avere punti in comune con gli
altri aiuta i membri del gruppo a sentirsi
meno soli nell’affrontare un problema;
si dà e riceve aiuto;
entrare in contatto con idee e concezioni
diverse può aiutare a modificare e ristrutturare le proprie opinioni e atteggiamenti;
nel gruppo di AMA si possono creare nuove amicizie, generare quindi rapporti di sostegno e affetto; questo coinvolgimento
emotivo incentiva la crescita e il benessere
dei membri del gruppo.
¿
¿
¿
valorizzare le risorse dei partecipanti: fare
leva sui punti di forza piuttosto che sulle
debolezze; ciò permette di rafforzare le abilità fondamentali per il benessere personale e interpersonale di ciascuno, e al tempo
stesso di apprendere nuove abilità;
la costruzione del gruppo, la formazione
cioè tra i componenti del gruppo di un senso del “noi” o identità collettiva. Questo processo è possibile individuando tutti quei
problemi, bisogni, interessi, desideri e
obiettivi che accomunano i partecipanti affinchè si accettino l’un l’altro come risorsa
di sostegno reciproco;
apprendere a usare in modo intenzionale il
proprio Sé; tale processo si compone di
due dimensioni: l’autoriflessione sulla propria vita e sulle proprie esperienze e il riferimento a sé, cioè la narrazione della propria vita e delle proprie esperienze. Il processo di condivisione delle storie di vita offre ai membri del gruppo un’opportunità
per comprendere meglio i propri sentimenti e atteggiamenti e a capirsi meglio
con gli altri; ciò permette al gruppo nuove
visuali e nuovi spunti di riflessione.
Obiettivi comuni
ai gruppi AMA
¿
¿
¿
¿
¿
aiutare i partecipanti a esprimere i propri
sentimenti
sviluppare la capacità di riflettere sui propri comportamenti
aumentare le capacità individuali nell’affrontare i problemi
aumentare la stima di sé, delle proprie abilità e risorse, lavorando su una maggiore
consapevolezza personale
facilitare la nascita di nuove amicizie
Il facilitatore
Il facilitatore è quella persona che si mette a
disposizione del gruppo per facilitarne il
buon funzionamento
¿
¿
¿
¿
¿
¿
facilita la comunicazione e i processi del
gruppo
tutela un buon clima di gruppo
cura l’accoglienza dei nuovi partecipanti
è di aiuto nei momenti critici del gruppo
incentiva il gruppo verso l’autonomia: il suo
ruolo è quindi a termine
ha un atteggiamento rassicurante, non direttivo, d’interesse aperto, di non giudizio
Regole nei gruppi AMA
¿
¿
¿
¿
¿
¿
¿
¿
¿
puntualità
impegno di presenza
riservatezza ( non riferire all’esterno ciò
che viene detto all’interno del gruppo)
raccontarsi quando lo si desidera
partire da sè parlando in prima persona
atteggiamento non giudicante
in situazione di disagio rispetto al gruppo
affrontare il problema in gruppo e con le
persone direttamente coinvolte
quando si decide di terminare la propria
esperienza, comunicarlo al gruppo spiegando il motivo della scelta.
Il gruppo è autonomo quando ha raggiunto
identità di gruppo, un progetto condiviso e
la capacità di gestire gli incontri.
137
La Depressione e i Gruppi
di Auto Mutuo Aiuto
Sono Depressa: lo so perché me l’ha detto il medico che mi cura. Il saperlo è già un passo avanti, perché prima pensavo di avere svariate malattie, tutte gravissime, nonostante gli
esami e i test cui mi ero sottoposta dicessero il
contrario.
I miei mi girano intorno con fare circospetto, come se avessi qualcosa di contagioso
e, di tanto in tanto, tornano alla carica con
qualche frase che gli mette a posto la coscienza nei miei confronti:”Reagisci! Non ti manca
niente…Non stare tutto il giorno così! Ma non
vedi che bei figli e che bravo marito hai?!
Ecc.Ecc”, ma che mi provoca un fastidio rancoroso. Mi danno anche fastidio i loro sguardi
preoccupati. Insomma, in casa situazione pesante, afosa, paludosa, soffocante.
Quando poi esco, sto alla larga dai conoscenti che quando mi incontrano mi dicono:
“Ma che bella faccia hai!”oppure:”Non ti chiedo
neanche come stai, tanto si vede…” e incominciano a raccontarmi i loro guai, mentre io vorrei scappare da loro, dai loro discorsi e soprattutto dall’angoscia che mi cresce dentro.
E così: ci sono io, malata, che chissà
quando mai tornerò a stare come prima, manco me lo ricordo più come stavo prima…Io, inadeguata a ogni nuova giornata che mi si innalza
davanti come una montagna ogni mattina.
E poi ci sono gli altri, loro, i sani, lontani da
me anni luce, minacciosi, sempre pronti a darmi consigli o a criticarmi, come se la mia condizione fosse una colpa.
Mia, naturalmente.
138
Ho solo voglia di chiudermi in casa e non
vedere più nessuno, al massimo lo psichiatra o
lo psicologo, che tanto sono abituati a vedere
gente come me e, anche se non possono capirmi del tutto, ( perché anche loro fanno parte
sei “sani”), almeno mi ascoltano.
Poi un giorni mi viene a trovare Gabriella,
è da tanto che non la vedo. Arriva all’improvviso, senza telefonarmi prima, altrimenti avrei
cercato una scusa per non incontrarla. Ma ormai è qui.
Mi sento prendere dal panico e cerco di
mascherare il mio stato d’animo con una finta
e forzata allegria, ma, dopo i primi convenevoli,
il discorso langue, spero che non voglia raccontarmi tutti questi anni che sono passati senza
vederci, ma soprattutto spero che se ne vada
al più presto.
Gabriella invece resta, e pian piano il dialogo si fa più personale, più intimo e mi ritrovo
a piangere senza ritegno raccontandole la mia
misera condizione. Gabriella non giudica, non
consiglia, semplicemente mi ascolta con affettuosa attenzione.
Non so quanto tempo passa, ma non me
ne importa: alla fine mi ritrovo più sollevata e
ben disposta verso di lei.
È allora che lei mi parla dei gruppi di auto
mutuo aiuto. Chi ne ha mai sentito parlare? E
poi, che cosa le viene in mente di propormi di
andare in un gruppo di persone a raccontare i
fatti miei? A parte il fatto che non ne ho voglia,
non ha capito che preferisco evitarla, la gente?
Che ogni volta che incontro qualcuno di “loro”
sto più male? E poi a che cosa serve? Ho già lo
psichiatra, lo psicologo, le medicine…
Gabriella allora mi spiega di avere avuto
anche lei problemi come i miei, quindi non mi
sta dando uno dei soliti consigli: sa di cosa par-
lo. Nel gruppo di auto mutuo aiuto ha trovato
persone come me e come lei, persone con
esperienze di vita diverse, ma accomunate dalla sofferenza della Depressione.
Mi spiega che il gruppo non sostituisce i
medici e i farmaci, quelli fanno parte del percorso personale di ciascuno. Il gruppo è un’occasione in più, è un forte sostegno emotivo per
ogni partecipante.
Mi sento un po’ confusa e anche dubbiosa: devo andare a raccontare i fatti miei a
estranei o a persone che di solito incontro per
strada e non sanno niente di me?
Non sono obbligata a parlare, mi spiega
ancora Gabriella, il gruppo dà a ciascuno lo
spazio per sfogarsi, se vuole, ma non l’obbligo.
Non c’è neppure l’obbligo di iscrizione o di frequenza. Mi dice che posso provare ad andare
una volta, senza alcun impegno. Se accrescerà
la mia ansia, tanti saluti e amici come prima.
Solo io posso sapere se va bene per me,
ma devo provarci: se faccio il primo passo, resterò esattamente dove sono adesso. Inoltre la
frequenza è totalmente gratuita e anche questo non è da sottovalutare.
Il giovedì successivo, alle 19, mi trovo all’appuntamento con Gabriella che mi accompagna al gruppo. Sono tesa, angosciata al punto
che mi sento come se dovessi vomitare: ma
cosa ci faccio qui, seduta davanti a questa gente, perché le ho dato retta, già ho fatto fatica a
uscire, adesso poi tutte queste facce
nuove…Oddio, c’è anche la signora che abita al
quarto piano…Ormai ci sono e resto, ma non dico una parola. Quanto poi a tornare…
La serata ha inizio, Gabriella mi presenta
brevemente e poi chiede a ciascuno di presentarsi a mio beneficio. ( Mi rendo conto che Gabriella ha un suo ruolo all’interno del gruppo: è
la facilitatrice, cioè deve cercare di facilitare il
dialogo tra le persone, stando attenta che
ognuno abbia il proprio spazio ma che non ne
prenda troppo. Deve anche incoraggiare le persone che si tengono un po’ in disparte. Inoltre, e
questo lo capirò meglio in seguito, ha il compito
di essere attenta alle varie dinamiche che si instaurano all’interno del gruppo, per fare in modo che il clima sia funzionale al dialogo).
Man mano che le persone raccontano la
loro storia, parlando di fatti, ma anche di sentimenti e di emozioni, incomincio a riconoscere
in alcuni di loro i miei sentimenti e le mie paure,
le mie angosce e le mie sofferenze. Sento che
le persone che sono presenti al gruppo non assomigliano agli “altri”, quelli di fuori, ma assomigliano a me, li riconosco e incomincio a sentirmi a “casa”.
Quando tutti si sono presentati, vengo
gentilmente invitata a farlo a mia volta, se ne
ho voglia. A quel punto sono pronta svuotare il
sacco e parlo “con il cuore in mano”, incoraggiata da ciò che ho già sentito e dal clima di rispettosa attenzione nei miei confronti. Butto
tutto fuori di getto, un po’ confusamente, ma in
questo momento le emozioni che ho tenuto
dentro da tanto si fanno strada ed escono allo
scoperto senza chiedermi il permesso. Alla fine
sono un po’ stordita, ma guardo intorno un po’
incerta, ma mi sento sollevata.
Qualcuno dice ciò che ha provato quando
io ho raccontato un certo Episodio, altri commentano altre parti del mio exploit, il tutto senza ombra di giudizio o di critica.
Qualcuno esprime un affettuoso incoraggiamento.
Mi vengono dette le “regole” che il gruppo
segue per essere efficace: si parla uno per volta; parla solo chi vuole; quando uno parla gli al139
140
re. Attraverso il gruppo ho ripreso fiducia oltre
che in me stessa, anche nelle persone e mi sono resa conto che essere autenticamente se
stessi può costare fatica, ma ne vale la pena.
La consapevolezza di sé aiuta anche a capire meglio gli altri e tutto ciò viene fatto attraverso l’ascolto e l’impegno personale. In definitiva mi rendo conto di essere cambiata, di essere diventata più forte e tutto ciò è avvenuto
grazie anche all’aiuto del gruppo.
Il giovedì è diventato un punto di riferimento irrinunciabile: se ho bisogno di sfogarmi,
quello è il posto, se non ne ho bisogno so che
potrò essere d’aiuto a qualcun altro e questo
aumenta la mia autostima. In ogni caso ne
traggo vantaggio.
Da un po’ di tempo ormai frequento il
gruppo e, insieme alle altre persone, sto facendo questo cammino di scoperta delle mie potenzialità, alcune delle quali non sapevo di ave-
Anna Bologna
Un’altra domanda che mi sento di fare è:
ma il gruppo crea dipendenza? E se dopo non
puoi più farne a meno?
A parte il fatto che la dipendenza prevede
un comportamento compulsivo, cioè costringe
a fare cose indipendentemente dalla propria
volontà, e non mi sembra che sia questo il caso, tutti noi abbiamo piccole o grandi dipendenze (il caffè dopo i pasti, l’ascolto della stessa
trasmissione radiofonica alla stessa ora, le abitudini domestiche quotidiane, ecc.) che fanno
normalmente parte della nostra vita e che non
mettiamo neppure in discussione. Allora perché sentire come una minaccia alla propria libertà quell’ora e mezza settimanale che scelgo
io di frequentare e che, oltre tutto, mi aiuta a
stare meglio?
RIFERIMENTI
ASSISTENZIALI
E GIURIDICI
L’amministrazione di sostegno
La nostra legislazione prevede istituti giuridici
di protezione che possono essere attivati, a volte in maniera molto semplice, in quei momenti
della vita di un singolo quando si verifica un
evento avverso: una malattia che impedisce la
cura di sé o del proprio patrimonio, la necessi-
Modello ML BENEFICI INFRA allegato alla Procedura per il riconoscimento dell’invalidità civile - Edizione 2008
tri ascoltano; ciò che viene detto nel gruppo
non deve essere riportato fuori; quando ci si incontra fuori dal gruppo non si parla di ciò che è
stato detto in quella sede.
Regole semplici e, se vogliamo, ovvie, ma
soprattutto funzionali agli scopi del gruppo.
Già, quali sono gli scopi del gruppo? perché non è un gruppo terapeutico, non c’è uno
psicologo o uno psichiatra che propone tematiche e al quale le persone si rivolgono quale
esperto. E poi, perché mettere insieme una decina di Depressi, con il rischio che passino il
tempo a piangersi addosso e si deprimano ancora di più?
Queste domande non me le sono fatte io
dal momento che, dopo il primo incontro, mi
sentivo un po’ come un naufrago che tocca terra e quindi non avevo nulla da chiarirmi in proposito. Queste domande ce le rivolgono le persone che conoscono l’auto mutuo aiuto solo
dal di fuori e, giustamente, hanno dei dubbi.
Il fatto è che gli esperti nel campo della
Depressione, siamo noi che la stiamo vivendo o
che l’abbiamo passata e perciò sappiamo esattamente di cosa si tratta. Inoltre abbiamo sì
questo problema che ci condiziona non poco la
vita, ma abbiamo anche delle risorse che, se
riusciamo a riconoscere e utilizzare, ci aiuteranno a trovare la nostra strada personale per
stare meglio, nei modi e nei tempi di cui ciascuno ha bisogno.
A questo serve il gruppo: a supportarci a
vicenda e a incoraggiarci in questo cammino
squisitamente individuale.
tà di una tutela di terzi deboli o anche minori,
eccessi comportamentali che possono portare
danno a sé o a terzi, ecc.
Da pochi anni è stato introdotto nel nostro codice civile, in aggiunta agli istituti della tutela e
della curatela, quello dell’amministrazione di
sostegno.
Questo istituto ha caratteristiche di grande
semplicità e flessibilità e il suo impiego diviene
sempre più diffuso.
In sintesi, si tratta di un ricorso all’ufficio del
giudice tutelare del tribunale competente per
territorio per richiedere la nomina di un amministratore, parente o no, a sostegno di sogget-
BENEFICI NON ECONOMICI
FORNITURA GRATUITA DI PROTESI, PRESIDI E AUSILI in connessione alle infermità invalidanti ai sensi del Decreto Ministeriale 27 agosto 1999, n.
32 (U.O. Protesica e Riabilitativa.
ISCRIZIONE ALLE LISTE SPECALI PRESSO I CENTRI PER L’IMPIEGO
DELLA PROVINCIA per i soggetti riconosciuti COLLOCABILI ai sensi della Legge 68/99, nella fascia d’età 15/64 anni. Dai 15 ai 18 è necessario che sul verbale di invalidità sia stata espressa anche la percentuale
(pari o superiore al 46%).
TESSERA DI ESENZIONE DAL PAGAMENTO DEL TICKET su prestazioni di
assistenza specialistica ambulatoriale, diagnostica strumentale e di laboratorio (Ufficio Scelta e Revoca). *
BENEFICI ECONOMICI **
ASSEGNO MENSILE erogato dall’Inps a seguito di determinazione del Comune di Milano (Ufficio Invalidi Civili, via Statuto 17) ai sensi della Legge
118/71 ai soggetti in età lavorativa (18/64 anni) che non superino il limite di reddito stabilito annualmente e dichiarino con autocertificazione di non
svolgere alcuna attività lavorativa.
PENSIONE DI INABILITÀ NON REVERSIBILE erogata dall’Inps a seguito di
determinazione del Comune di Milano (Ufficio Invalidi Civili, via Statuto 17)
ai soggetti in età lavorativa (18/64 anni) che non superino il limite di reddito stabilito annualmente.
INDENNITÀ DI ACCOMPAGNAMENTO NON REVERSIBILE erogata dall’Inps a seguito di determinazione del Comune di Milano (Ufficio Invalidi Civili, via Statuto 17) senza limiti di reddito e di età, purché il soggetto non sia
ricoverato in Istituto a titolo gratuito.
INDENNITÀ DI FREQUENZA erogata dall’Inps a seguito di determinazione del
Comune di Milano (Ufficio Invalidi Civili, via Statuto 17) in relazione al reddito
e alla frequenza di Centri Ambulatoriali o diurni pubblici o privati, purché operanti in regime convenzionale, specializzati nel trattamento terapeutico o riabilitazione e nel recupero di persone portatrici di Handicap p alla frequenza di
scuole pubbliche e/o private di ogni ordine e grado (compresi gli asili nido),
nonché Centri di Formazione o di Addestramento Professionale.
ADULTI DA 18 A 64 ANNI
NON MINORI
INVALIDO
TUTTI
Codice Codice Dal 34 Dal 46 Dal 67 Dal 74 100% Codice
05-06
01
07 al 45% al 66% al 73% al 99%
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
No
**
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Sì
Solo se Solo se
collocabile collocabile
Sì
Sì
Sì
141
ti riconosciuti fragili da un giudice nel corso di
un vero e proprio procedimento legale, senza
costi e dai tempi assolutamente ragionevoli
(circa 60 giorni). I parenti, le istituzioni (anche il
CPS), lo stesso interessato possono proporre
questo ricorso in carta libera allegando una
marca giudiziaria di 8 euro. Va detto anche che
non ci si protegge da eventi infausti solo col ricorso al tribunale. Forme di previdenza sono
anche le varie forme di delega a persone di fiducia a operare in caso di bisogno in propria
vece: dalle varie forme di intestazione e vincoli
in ambito bancario e nell’intestazione di beni,
alla semplice scrittura privata che attribuisce
alla persona di fiducia facoltà particolari nel caso di verifica di certi eventi, anche se quest’ultima formula può avere più una forza morale
che non giuridica.
L’invalidità civile
È considerato invalido civile il cittadino (di età
compresa tra 18 e 65 anni) che ha menomazioni congenite o acquisite e che ha una riduzione della capacità lavorativa non inferiore ad
1/3. Sono presi in considerazione, a specifiche
condizioni, anche i minori e gli ultrasessantacinquenni.
La domanda va fatta dall’interessato all’ASL di
residenza e deve essere accompagnata da un
certificato medico che attesti le menomazioni.
Una commissione esamina la domanda, visita il
richiedente ed emette il suo giudizio con un documento scritto, il verbale d’invalidità. Il diverso
grado d’invalidità dà diritto a diversi benefici:
gratuità di protesi, iscrizione nelle liste speciali per il collocamento, esenzione dal pagamento di ticket, tessera agevolata o gratuita
per l’uso dei mezzi pubblici, un assegno o pensione d’invalidità, un’indennità di accompagnamento (vedi tabella alla pagina precedente).
142
CENNI DI
LEGISLAZIONE
PSICHIATRICA
La prima legge nazionale sull’assistenza psichiatrica in Italia risale al 1904. La legge 36
era una legge di ordine pubblico, non metteva
al primo posto la cura dei “malati di mente”
bensì la protezione della società. E per fare ciò
subordinava la cura alla custodia. L’“internamento” veniva motivato dalla pericolosità per
sé e per gli altri o dal pubblico scandalo derivanti dal comportamento della persona. Il ricovero coatto avveniva con la certificazione di un
medico e l’ordinanza del questore.
Entro 15 giorni il direttore del manicomio terminava l’osservazione, la inviava al procuratore
del Regno o, dal 1946, della Repubblica ed entro i successivi 15 giorni la persona veniva dimessa o sottoposta a ricovero definitivo e quindi interdetta, con conseguente perdita dei diritti civili. Il ricovero poteva anche essere volontario, ma si svolgeva con le stesse regole di quello coatto. In entrambi i casi, l’eventuale revoca
del ricovero definitivo era vincolata a una certificazione di guarigione o al fatto che la famiglia,
con l’autorizzazione del direttore del manicomio, “ritirasse l’alienato”.
Queste procedure sono rimaste inalterate fino al 1968 (Legge Mariotti) quando vennero
introdotte delle correzioni alla legge precedente che mettevano dei limiti alle dimensioni
dei manicomi, facilitavano la possibilità di trasformare il ricovero coatto in volontario, e
abolivano la vecchia iscrizione al casellario
giudiziale del ricoverato.
Per la prima volta il “malato di mente” venne
considerato come una persona con una ma-
lattia pari alle altre e pertanto bisognoso di
cure. Venivano inoltre istituite alcune attività
preventive e riabilitative fuori dalle mura manicomiali, ponendo le basi della tutela della salute mentale a livello territoriale.
Il 13 maggio 1978 fu approvata la legge 180
(“Norme per gli accertamenti e i trattamenti
sanitari volontari e obbligatori” ), nello stesso
anno inserita nella legge 833 che istituì il Servizio Sanitario Nazionale. La legge 833 stabilisce
un principio fondamentale: alla base del trattamento sanitario, deve esserci non più un giudizio di pericolosità oppure di pubblico scandalo
ma prima di tutto il bisogno di cura di ogni singola persona. Il trattamento sanitario è di norma volontario e viene effettuato, come pure la
prevenzione e la riabilitazione, nei presidi e nei
servizi extraospedalieri operanti nel territorio.
Il TSO
(Trattamento Sanitario Obbligatorio)
Quando le condizioni psichiche di una persona sono di gravità tale da rendere necessaria una terapia urgente o una proposta di ricovero urgente
in ambiente specialistico, il medico può trovarsi
nella condizione di operare pur avendo avuto un
deciso rifiuto da parte della persona, priva in quel
momento di critica o consapevolezza di malattia
(ad esempio psicosi acute, Episodi Maniacali, rischi di suicidio, delirium tremens). In tali situazioni
può essere proposto e attuato un TSO.
In linea generale è previsto che il ricovero ospedaliero in regime di TSO venga disposto solo
quando è impossibile ottenere il consenso e/o
trattare a domicilio la persona. Più precisamente l’articolo 34 della legge 833 stabilisce
espressamente che il ricovero obbligatorio in
regime di degenza ospedaliera sia subordinato
al verificarsi di tre condizioni:
¿
¿
¿
che esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici
che gli stessi non vengano accettati dalla
persona
che sia impossibile adottare tempestive e
idonee misure sanitarie extraospedaliere
La giustificazione di un TSO deve essere ricercata tuttavia non solo nell’urgenza di un eventuale intervento terapeutico ma anche e soprattutto in caratteristiche cliniche del quadro
psicopatologico che rendano impossibile l’adozione di mezzi diversi da quelli del ricovero
ospedaliero. La richiesta di TSO deve contenere precise motivazioni. L’obiettivo è quello di
rendere il TSO una misura di carattere transitorio e comunque periodicamente controllata,
così da evitare quell’abbandono terapeutico e
giuridico delle persone, quell’isolamento in cui
sfociava l’internamento manicomiale.
Le legge prevede che il TSO venga proposto da
un medico, non necessariamente psichiatra,
che sia sempre convalidato da un medico del
Servizio Pubblico, che la richiesta venga accolta dal Sindaco, in qualità di massima autorità
sanitaria locale. L’ordinanza di ricovero emessa dal Sindaco viene trasmessa al Giudice Tutelare entro 48 ore. Questo passaggio ha un
carattere di tutela e di vigilanza sulla corretta
esecuzione del trattamento a garanzia dei diritti della persona, non da alcun carattere giudiziario o penale al provvedimento.
L’ordinanza del sindaco permette ai medici di
intervenire temporaneamente contro la volontà
della persona e di limitarne le libertà personali. Il
ricovero può avvenire esclusivamente presso il
Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC)
che è situato nell’Ospedale Pubblico competente per territorio. La durata massima del TSO è
di 7 giorni, prorogabile su richiesta del curante
del SPDC dove la persona è ricoverata.
La legge prevede che la persona stessa, o chiunque altro, possa fare ricorso contro il provvedimento di
TSO, rivolgendosi al Giudice Tutelare del Tribunale competente.
143
Presso la nostra Azienda è possibile accedere a:
Ambulatorio per la Depressione e Ansia,
Ospedale Fatebenefratelli ,
Tel. 0263632788
Ambulatorio per la Depressione in gravidanza,
Ospedale Macedonio Melloni,
Tel. 0263633343
Qu
m
144
Esistono inoltre dei Centri per la Cura integrata dei
Disturbi dell’Umore presso quasi tutte le Aziende
Ospedaliere di Milano, pubbliche o convenzionate,
che operano senza vincoli di residenza.
ia
CPS Zona 1, Via Conca del Naviglio 45,
Tel. 0258111941, A.O. Policlinico
CPS Zona 2 e 9, Via Cherasco 7,
Tel. 0264445434/7, A.O. Niguarda
CPS Zona 3, Via Settembrini 32,
Tel. 0263632852/3/4, A.O. Fatebenefratelli
CPS Zona 4, Viale Puglie 33,
Tel. 0255012275/91, A.O. Fatebenefratelli
CPS Zona 5 e 15, Via Conca del Naviglio 45,
Tel. 0281843305, A.O. S.Paolo
A questo punto consigliamo di rispondere nuovamente alle domande all’inizio del libro e di annotare
se alcune delle nostre risposte sono cambiate.
Vediamo se è migliorata la nostra “competenza”
sui Disturbi dell’Umore.
s app
Il primo cui rivolgersi è il Medico di Medicina Generale, che conoscendoci è avvantaggiato nell’identificare cambiamenti rispetto alla nostra
“normalità” e formulare una diagnosi. Il Medico
di Medicina Generale può già avviare una terapia oppure inviarci presso una struttura specializzata.
Nella Città di Milano sono attivi i Centri Psicosociali (CPS) deputati alla tutela della salute mentale, presso i quali lavorano operatori con diverse
specializzazioni (Assistenti Sociali, Educatori Professionali, Infermieri, Psichiatri, Psicologi).
È possibile accedervi per una visita con o senza
l’impegnativa emessa dal Medico di Base. In base alla residenza cambia il CPS di riferimento e
l’Azienda Ospedaliera presso la quale è possibile
essere ricoverati in caso di bisogno.
L’azzonamento sanitario non corrisponde all’attuale del Comune di Milano, con una ripartizione in 9
zone, ma al precedente, suddiviso in 20 zone.
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A CHI
MI RIVOLGO
SE NON STO
BENE?
CPS Zona 6, Via Procaccini 14,
Tel. 0263632731/2, A.O. Fatebenefratelli
CPS Zona 7, Via Livigno 3,
Tel. 0264445554/7, A.O. Niguarda
CPS Zona 8, Via Litta Modignani 61,
Tel. 0264445269/70, A.O. Niguarda
CPS Zona 10, Via Asiago9,
Tel. 0225539232, A.O. Policlinico
CPS Zona 11, C.so Plebisciti 6,
Tel. 026445013/28/57, A.O. Niguarda
CPS Zona 12, Via Bianco,
Tel. 026445045/6/7, A.O. Niguarda
CPS Zona 13, Via Fantoli 7,
Tel. 0258013132, A.O. Policlinico
CPS Zona 14, Via Barabino 6,
Tel. 0281843357, A.O. S.Paolo
CPS Zona 16, Via S. Vigilio 43,
Tel. 0281843380, A.O. S.Paolo
CPS Zona 17, Via Perosi 1,
Tel. 0248951099, A.O. S.Carlo
CPS Zona 18, Via Mosca 12,
Tel. 0248929184, A.O. S.Carlo
CPS Zona 19/1, Via Betti 189,
Tel. 0239043686/7, A.O. Sacco
CPS Zona 19/2, Via Betti 189,
Tel. 0263632862/3, A.O. Fatebenefratelli
CPS Zona 20, Via Aldini 72,
Tel. 0233200672, A.O. Sacco
Bibliografia
e testi consigliati
Di seguito vi forniamo le risposte corrette.
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7
American Psychiatric Association “DSM-IV-TR ” - Masson 2001
American Psychiatric Association “Linee guida per il trattamento del Disturbo Depressivo Maggiore” - Masson 2001
L. Barbieri, I. Boggian, D. Lamonaca “Problem Solving
nella riabilitazione psichiatrica” - Erickson 2008
T. Beck “La Depressione” - Bollati Boringhieri 1978
E. Bornia “Malinconia” - Feltrinelli 2001
B. Carpiniello “La Depressione” - Giovanni Fioriti 2006
F. Colom, E. Vieta “Manuale di psicoeducazione per il Disturbo Bipolare” - Giovanni Fioriti 2006
K. Gibbons “A occhi chiusi” - Baldini & Castoldi 1997
F. K. Goodwin, K. Redfield Jamison “Malattia Maniaco-depressiva” - McGraw-Hill 1994
A. Koukopoulos, G. Sani “La terapia a lungo termine e la ricerca di un benessere stabile nei pazienti Bipolari”
Giovanni Fioriti 2006
D. J. Miklowitz “Il Disturbo Bipolare. Una guida per la sopravvivenza” - Giovanni Fioriti 2005
D. J. Miklowitz “Il Disturbo Bipolare. Una guida per la sopravvivenza” - Giovanni Fioriti 2005
G. Perini, C. Pavan, A. Di Florio, F. Sessa, G. Magnolfi “Il Disturbo Bipolare” - Giovanni Fioriti 2006
K. Redfield Jamison “Toccato dal fuoco” - Tea 1997
K. Redfield Jamison “Una mente inquieta” - Tea 1998
K. Redfield Jamison “Rapida scende la notte” - Tea 2003
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Ringraziamenti
Un grazie assoluto a Silvia Rosina, dalla cui creatività è nata l’idea di trasformare in un libro il supporto informativo dei
nostri gruppi e dalla cui caparbietà la sua concretizzazione.
Grazie a tutti i partecipanti alle quattro edizioni dei nostri
Corsi “Per saperne di più sui Disturbi dell’Umore”: Cristina
A, Roberta B, Giorgio C, Anna Maria C, Igino C, Paolo D, Antonio G, Giovanni G, Rosaria L, Pietro L, Aurora P, Battista
S, Robert S, Anna V, e i loro familiari nel 2004.
Luciano B, Cristina B, Piera B, Roberto C, Marianna L, Emanuele N, Laura O, Laura P, Milena P, Antonietta P, Diana Q,
Ornella T, Raffaele V, nel 2006.
Andrè B, Maria C, Marinella G, Francesca L, Antonio M, Danielle O, Mattia S, Antonio S, e i loro familiari nel 2007.
Lucia A, Carlo C, Valentina D, Salvatore D, Giuseppe G, Giuliana L, Giulio N, Robert O, Laura P, Silvia R, Marisa S nel
2009. Con la loro esperienza, il loro coinvolgimento e i preziosi suggerimenti ci hanno condotto al formato attuale del
Corso, come figura in questo libro. Si ringraziano inoltre:
Umberto Berton, Stefano Melis, Stefano Reati e Domenico
Rosina per il contributo alla realizzazione editoriale.
Ringraziamo la Regione Lombardia e la Direzione
Generale dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli
di Milano per il sostegno a questo progetto.
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PER SAPERNE DI PIÙ SUI DISTURBI DELL’UMORE
A ppunti
di guarigione
È un Progetto ideato e curato da:
Maria Bagnato, Laura Bellini, Donatella Fidanza
CPS - Centro Psico-Sociale, Via Ugo Betti, 189 - Milano
Tel 02 6363.2862/3 - Fax 02 6363.2863 - [email protected]
A zi e n d a O s p e d a l i e r a F a t e b e n e f r a t e l l i e O f t a l m i c o
Dipartimento di Neuroscienze
Hanno collaborato alla realizzazione editoriale:
Umberto Berton, Stefano Melis, Stefano Reati, Domenico Rosina, Silvia Rosina
In copertina:
“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me,
che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce, e il mio carico leggero.”
Matteo [11, 28-30]
Finito di stampare nel dicembre 2010 presso Press Point Srl di Abbiategrasso.
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