DISTURBI DEL COMPORTAMENTO IN ETÀ EVOLUTIVA CLINICA E DIAGNOSI DIFFERENZIALE DR. ALBERTO PERMUNIAN NEUROPSICHIATRA INFANTILE PRESIDIO RIABILITATIVO «VILLA MARIA» VIGARDOLO (VI) VICENZA - 24 MAGGIO 2013 ADHD e altri disturbi del comportamento quali alleanze, strategie educative e organizzative a scuola Vicenza, 24 maggio 2013 Con questa relazione vorrei Definire la comparsa delle prime competenze sociali nel bambino dalla prima infanzia, con riferimento in particolare alle competenze emotive e a quelle di autoregolazione Chiarire cosa intendiamo per aggressività nel bambino Definire un gruppo eterogeneo di patologie, ma che può anche essere considerato in un continuum in parte sequenziale Discutere i criteri di diagnosi, l’epidemiologia, i fattori di rischio, la diagnosi differenziale Proporre una breve riflessione sul trattamento, e in particolare su come ambiente possa intervenire come fattore protettivo rispetto all’insorgenza o all’espressione di tali condizioni patologiche Le emozioni 1 Funzione evolutiva rendere più efficace la reazione dell’individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata, anche ai fini della sopravvivenza Possono essere Primarie, spontanee ed a significativa componente innata comuni ai primati non umani e ai bambini di età inferiore ad un anno Felicità–Tristezza–Rabbia–Paura–Sorpresa–Disprezzo-Disgusto. Secondarie, risultano dalla valutazione che l’individuo fa su di sé o sul proprio comportamento in rapporto a norme interiorizzate. Sono tipicamente umane e non innate, poiché si sviluppano intorno ai 18 mesi, quando l’individuo è in grado di riconoscere se stesso e distinguersi dall’altro. Empatia–Orgoglio–Senso di colpa–Vergogna–Invidia Possono essere espresse sul piano: nonverbale: mimica, gesti verbale fisico (es. impallidire, sudare, battito cardiaco) Le emozioni 2 Ogni bambino, nel corso del suo sviluppo deve sviluppare il sistema delle competenze emotive. Tale sistema ha un suo input Comprensione emozionale verbale e non verbale Elaborazione dei propri stati emotivi e differenziazione da quelli altrui un suo output Espressione emozionale utilizzo del vocabolario dei sentimenti, componente verbale utilizzare i gesti e le espressioni per esprimere messaggi emotivi, componente non verbale dimostrare coinvolgimento empatico manifestare emozioni sociali un suo apparato di Regolazione fronteggiare le emozioni negative e quelle positive o le situazioni che le suscitano controllare l’espressione manifesta di emozioni socialmente disapprovate Le emozioni 3 Fasi evolutive La prima risposta sorriso fa sorgere nei genitori comportamenti di attenzione e cura garanzia della sopravvivenza rafforza la relazione genitori-bambino e promuove lo sviluppo A 3 mesi: emozioni primarie - felicità, rabbia, tristezza, paura, sorpresa, interesse A 7mesi: un bambino è in grado di percepire le espressioni del viso e diverse tonalità della voce e di reagire a queste A 8 mesi: paura dell’estraneo Controllare la spinta esplorativa Il bambino rimane vicino ai genitori, è diffidente nei confronti degli estranei La paura dell‘estraneo richiama nelle persone di riferimento il bisogno di proteggere il bambino In questo periodo evolvono anche le dinamiche di attaccamento, il bambino si stacca dalla figura di riferimento ed inizia ad esplorare l’ambiente A 18 – 20 mesi prime parole che esprimono sentimenti per indicare le emozioni base di altri comprensione di parole semplici che si riferiscono ad emozioni Le emozioni 4 Fino ai 2 anni discorsi rudimentali relativi alle emozioni comprensione passiva è maggiore rispetto all‘utilizzo attivo Dai 3 anni emozioni più complesse – colpa, orgoglio, possono differenziare tra il vissuto soggettivo e l‘espressione esterna delle emozioni I bambini acquisiscono delle strategie per non lasciarsi in balia delle emozioni Fino 4 anni denominazione frequente delle emozioni altrui discorsi dettagliati relativi alle emozioni 4-6 anni: vocabolario per emozioni complesse 6-12 anni: ulteriore incremento del vocabolario emotivo Competenza emotiva influenzata da: caratteristiche individuali temperamento famiglia con il crescere dell‘età i coetanei Competenza linguistica Competenza emotiva Competenza sociale Autoregolazione Autoregolazione portare la condizione emotiva ad un livello ottimale, rispetto a misura ed intensità allo scopo di permettere di raggiungere i propri obiettivi rispettare norme e regole della società Fasi 1° fase: L‘adulto di riferimento regola il livello di eccitazione del neonato. 2° fase: Il neonato assume i primi livelli di regolazione. 3° fase: Il bambino e gli adulti di riferimento regolano le emozioni. 4° fase: Il bambino in età prescolare regola in modo autonomo le proprie emozioni, sotto la guida dei genitori. 5° fase: Il bambino in età scolare si autoregola E’ alla base delle capacità di impegnarsi in attività senza distrarsi (attenzione) ricordare gli obiettivi delle proprie azioni compiere i passi necessari per raggiungerli (pianificazione) Terzo anno di vita si sviluppano le capacità di: Inibizione delle risposte automatiche Mantenere e manipolare informazioni recenti al fine di guidare un comportamento (Memoria di Lavoro) Capacità di posticipare una gratificazione Aggressività 1 Deriva dal latino ad = “verso, contro, allo scopo di”, e gradior = “vado, procedo, avanzo”; ha quindi il significato di “andare incontro”, “andare verso”. Aggressività diverso da rabbia, violenza o distruttività. La prima sorgente dell’aggressività corpo del neonato motilità e sensazioni E’ collegata con il movimento L’adulto contiene e guida il bambino, primariamente dal punto di vista fisico. Primo anno di vita l'aggressività del bambino (pianti, urla, etc.) è funzionale alla tendenza esplorativa e anche a contrastare le frustrazioni (in reazione al non poter ottenere subito ciò che desidera). Capacità di aggredire l'ambiente: fondamentale per la costruzione dell'identità e della sicurezza interiore Aggressività indispensabile per distaccarsi progressivamente delle figure genitoriali graduale riconoscimento dell’altro come diverso da sé Aggressività 2 Processo di emancipazione e di integrazione di sé. Aggressività “buona” maggiore autonomia e possibilità di distinguere se stesso dall’altro. Intorno ai sedici mesi, il bambino impara a dire spesso “no” per rispondere alle richieste che gli vengono poste: si tratta di un momento evolutivo cruciale, che rappresenta il primo concetto astratto da lui posseduto. Aggressività impulso da indirizzare l’adulto è importante, durante momenti di crisi o di opposizione, per definire i limiti, il concetto di pericolo, e un dare un contenimento, così che il piccolo non viva la propria aggressività o la rabbia come qualcosa di dirompente. Se positiva evoluzione della componente aggressiva buona capacità di essere e di interagire con il mondo esterno, l’aggressività può essere adeguata alle situazioni o canalizzata in attività creative (sport, competizione nei vari campi nel mondo economico, del lavoro, voracità nel leggere una rivista o al desiderio di costruirsi una cultura) Durante lo sviluppo normale, il massimo dell’aggressività si osserva intorno ai DUE ANNI di età. Aggressività 3 Reazione (crisi) di aggressività nel bambino, può essere di tipo affettiva: Impulsiva, reattiva o difensiva Improvvisa, spesso associata ad uno stato affettivo intenso (rabbia, paura), non programmata né finalizzata all’ottenimento di un vantaggio, esplosiva ed esplicita. La reazione è spesso legata alla percezione non realistica e persecutoria di una minaccia esterna, della quale il soggetto è del tutto convinto (distorsione cognitiva), per cui egli tende a reagire con aggressività eccessiva. Minore abilità nelle competenze sociali (rispondere a molestie, gestire fallimenti, trovare compromessi, sostenere la pressione dei coetanei), maggiore presenza di sintomi internalizzati (es. ansia, tristezza); ha più rara evoluzione dissociale predatoria: Strumentale, goal diretta, offensiva, premeditata Non impulsiva, finalizzata all’ottenimento di un vantaggio, programmata, spesso subdola e furtiva, spesso non associata ad uno stato affettivo significativo. L’obiettivo è ottenere il possesso di un oggetto (object-oriented) o il dominio su una persona (person-oriented). Si esprime attraverso la coercizione, o l’attacco a scopo di furto, o la vittimizzazione dei più deboli Associata alla presenza di tratti definiti come calloso-anemozionali, caratterizzati da: deficit di empatia mancanza di senso di colpa manifestazioni emotive povere maggiore rischio di evoluzione antisociale. Processo della risposta comportamentale Competenze emotive - Situazioni ambientali - Espressioni verbali o non verbali - Movenze - Intonazioni Competenze di autoregolazione Pregresse esperienze ambientali Creazione di un’immagine approssimativa • della realtà • delle intenzioni degli altri Elaborazione della risposta comportamentale più adatta E se qualcosa non funziona Disfunzionamento dei meccanismi che regolano Emozioni… Difficoltà di interpretare i messaggi emotivi verbali o non verbali Difficoltà di decodifica delle emozioni e informazioni sociali Difficoltà a valutare i segnali non ostili di una situazione Difficoltà di controllo e di gestione delle proprie emozioni Scarsa capacità di prendere in considerazione il punto di vista altrui (empatia) Autoregolazione… Compromessa capacità di conformare il proprio comportamento alle richieste dell'ambiente Bisogno impellente di soddisfazione delle proprie necessità Elaborazione di una risposta comportamentale disadattiva Attivazione impropria • dei meccanismi di arousal emozionale • della risposta fight or flight Quali disturbi del comportamento Attenzione Tutti abbiamo qualche tratto di un “disturbo”, ma i soggetti “diagnosticati” si collocano all'estremo La diagnosi categoriale in psichiatria, anche se utile per la sua praticità, presenta grossi problemi di validità. I disturbi psicologici si distribuiscono in un continuum, sono dimensionali e non categoriali (possiamo essere più o meno depressi, più o meno ansiosi..). Decorso del disturbo del comportamento - Demotivazione - Difficoltà di apprendimento - Iperattività - impulsività - disattenzione - Comportamento distruttivo - Bassa autostima - Tratti di ansia - Scarse attitudini sociali -Disturbate relazioni familiari - Problemi di apprendimento - Disturbo oppositivo - Allontanamento dalla scuola - Disturbo dell’umore -Comportamento provocatorio - Comportamento antisociale - Disturbo di condotta - Abuso di sostanze stupefacenti ETA’ Protocollo Diagnostico Valutazione medica, neurologica (soft neurological signs) e psichiatrica Informazioni da fonti multiple (genitori, insegnanti ed altri adulti significativi) per la valutazione della situazione sociale e familiare. La diagnosi è clinica, i test (K-SADS, CBCL, CDI, S-DAI, S-DAG, Conner’s RS, SCOD-I, SCO-G, CGAS, CGI, etc. ) possono essere utili per valutare la severità del disturbo e seguine l’evoluzione nel tempo Sviluppo psicomotorio e del linguaggio, valutazione del livello cognitivo, apprendimento con strumenti diagnostici standardizzati in bambini italiani Esami strumentali (EEG, ECG, esami ematochimici specifici) sulla base di specifici sospetti diagnostici Disturbi del comportamento Disturbi da deficit di attenzione e da comportamento dirompente (DSM-IV-TR) Disturbo da deficit di attenzione/Iperattività (ADHD) Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) Disturbo di Condotta (DC) Disturbo da Comportamento dirompente non altrimenti specificato Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività (Attention Deficit/Hyperactivity Disorder) ADHD 1 Definizione Disturbo evolutivo dell’autocontrollo di origine neurobiologica che interferisce con il normale svolgimento delle comuni attività quotidiane: andare a scuola, giocare con i coetanei, convivere serenamente con i genitori e, in generale, inserirsi normalmente nella società L’ ADHD è un disturbo neuro-comportamentale: – a eziologia complessa – a base neurobiologica – con marcata componente genetica – persiste durante l’adolescenza e l’età adulta in una elevata percentuale di casi – può condizionare impatti negativi su molteplici aree di funzionamento ADHD 2 Diagnosi Criteri diagnotici A. Sei o più sintomi di Inattenzione o di Iperattività’/Impulsività (presenti da almeno sei mesi) B. Esordio prima dei 7 anni di età. C. Disturbo presente in almeno due contesti (casa, scuola, gioco, etc.) D. Compromissione significativa del funzionamento globale (scolastico, sociale, occupazionale etc) Tipologia: prevalentemente inattentivo prevalentemente iperattivo/impulsivo tipo combinato ADHD 3 Sintomi Sintomi di Inattenzione Scarsa cura per i dettagli, errori di distrazione Labilita’ attentiva Sembra non ascoltare quando si parla con lui/lei Non segue le istruzioni, non porta a termine le attivita’ Ha difficolta’ ad organizzarsi Evita le attivita’ che richiedono attenz. sostenuta (compiti) Perde gli oggetti E’ facilmente distraibile da stimoli esterni Si dimentica facilmente cose abituali Iperattività Irrequieto, non riesce a star fermo su una sedia In classe si alza spesso quando dovrebbe star seduto Corre o si arrampica quando non dovrebbe Ha difficoltà a giocare tranquillamente Sempre in movimento, come “attivato da un motorino” Parla eccessivamente Impulsività Risponde prima che la domanda sia completata Ha difficoltà ad aspettare il proprio turno Interrompe / si intromette in attivita’ di coetanei o adulti ADHD 4 Epidemiologia Prime formulazioni della diagnosi inizi 900, ma solo anni ‘80 identificato come disturbo La frequenza è del 3-5 % della popolazione infantile, anche se questi valori possono variare molto da Paese a Paese. E più frequente nei maschi che nelle femmine, rapporto di 3:1. Età di insorgenza molto precoce, si possono avere evidenze della presenza del disturbo già dai 3 anni. ADHD 5 Comorbidità Molto frequenti (più del 50%) Disturbo oppositivo o disturbo di condotta ADHD e DOP Lahey e Loeber, relazione tra ADHD, DOP e DC: tra i bambini con ADHD solo quelli che mostrano una comorbidità con DOP svilupperanno un DC e un sottogruppo dei minori con DC evolverà poi in DPA DC DPA ADHD influenza sviluppo, decorso e gravità del DC: ragazzi con DC ed ADHD in comorbidità mostrano comportamenti distruttivi ad insorgenza più precoce, un’importante aggressività fisica ed un DC più persistente. La maggioranza dei bambini <12 aa con DOP e/o DC hanno anche ADHD, ma adolescenti con DC ad esordio tardivo spesso (7080%) non hanno ADHD. L’ADHD come precursore di DOP/DC ad esordio precoce (e prognosticamente più grave)? Frequenti (fino al 40%) Disturbi specifici dell’apprendimento Associazione del disturbo della lettura con l’ADHD in relazione al sottotipo di ADHD ADHD- sottotipo combinato 18% ADHD- sottotipo inattentivo 26% ADHD- qualsiasi sottotipo 37% ADHD-discalculia 6-18% ADHD-disortografia 65% Disturbi d’ansia Disturbo evolutivo della coordinazione ADHD DC Distruttività Persistenza del DC ADHD 5 Comorbidità Meno frequenti (fino al 20%) Tic Depressione Rari Disturbi dello spettro autistico Circa l’80% dei pazienti presenta almeno una comorbidità e circa il 60% dei pazienti presenta almeno due comorbidità ADHD 6 Fattori di rischio Neurologici Le evidenze neurologiche spiegano circa il 5% dei casi Lesioni cerebrali (in particolare a livello della corteccia pre-frontale) Nascita prematura Ritardo nello sviluppo motorio e linguistico Genetici Stevenson (1994), riassumendo numerosi studi condotti su gemelli mono ed eterozigoti conclude che il DDAI sarebbe determinato per l’80% da fattori ereditari I figli di genitori con la sindrome hanno fino al 50% di probabilità di svilupparla in seguito (Barkley, 2001) Psicopatologia in famiglia I fratelli di bambini DDAI hanno una probabilità da 5 a 7 volte superiore di sviluppare DDAI Ambientali 15-20% possono essere spiegati in base a cause contingenti – ambientali Fumo e alcool in gravidanza, associato o meno ad altri problemi di salute della madre Assenza di un genitore Problemi di salute o ritardi di sviluppo del bambino, Condizioni socio-economiche svantaggiate Esposizione ad elevate quantità di piombo nella prima infanzia Precoce insorgenza di elevati livelli di attività motoria Stile educativo familiare, atteggiamenti critici o direttivi, in particolare della madre durante i primi anni di vita del bambino Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) Definizione Comportamento ricorrente negativista, ostile, di sfida senza gravi violazioni delle norme sociali o dei diritti altrui Atteggiamento Dispettoso e vendicativo Arrabbiato e rancoroso Suscettibile o irritato dagli altri DOP 1 Diagnosi Almeno 4 dei seguenti sintomi (significativamente più frequenti che nei coetanei) negli ultimi 6 mesi spesso va in collera spesso litiga con gli adulti spesso sfida attivamente o si rifiuta di rispettare la/le richieste o regole degli adulti spesso irrita deliberatamente le persone spesso accusa gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento è spesso suscettibile o facilmente irritato dagli altri è spesso arrabbiato e rancoroso è spesso dispettoso e vendicativo Significativa compromissione funzionale (sociale, accademica, lavorativa) Se >18 aa. escludere Dist. Antisociale di Personalita’ DOP 2 Epidemiologia Presente prevalentemente nella popolazione maschile tra il 6 e il 16% dei soggetti Incidenza in aumento (M.: 6-16%; F.: 2-9%); Aumento dell’incidenza in adolescenza anche se l’età media di insorgenza è tra 8 e 10 anni; nei maschi il disturbo insorge più precocemente ed è 3-4 volte più frequente; Differenze di manifestazione clinica in base al sesso: MASCHI: aggressività fisica, problemi di disciplina scolastica FEMMINE: menzogne, assenze da scuola DOP 3 Fattori di rischio Genetici Familiarità nei genitori per ADHD o disturbi dirompenti del comportamento, disturbi dell’umore o disturbo antisociale di personalità, madri con disturbo depressivo Ambientali Separazione o divorzio Disturbo da uso di sostanze in famiglia Problemi finanziari della famiglia Incoerenza educativa Permissivismo, mancanza di regole definite Incoerenza, alternanza di ricompense e punizioni senza precise ragioni Rifiuto, rapporto con i genitori freddo e poco comunicativo Disinteresse, impossibilità per i genitori di conoscere bene il bambino Uso eccessivo delle punizioni, volere insegnare al bambino a non usare la violenza usandola contro di lui Iperprotezione, controllo genitoriale eccessivo che ostacola le esperienze del bambino Stati di deprivazione affettiva Obesità (causa o effetto?) Disturbo di Condotta (DC) Definizione Il disturbo della condotta è caratterizzato da una tendenza stabile alla violazione delle regole e dei diritti altrui (aggressioni a persone o animali, distruzione di proprietà, frode o furto, gravi violazioni di regole, ecc.). Aggressione ad animali o persone Distruzione di proprietà Frode o furto Gravi violazioni di regole Il disturbo della condotta ad esordio precoce antisociale. disturbo di personalità DC 1 Diagnosi Aggressione a persone o animali (minacce, scontri fisici, uso di armi, crudeltà fisica su persone o animali, coercizioni sessuali) Distruzione di proprietà (appiccare il fuoco, o distruggere proprietà in altro modo) Frode o furto (entrare in un edificio o in un auto per rubare, mentire per ottenere vantaggi, furto in negozi) Gravi violazioni di regole (fuggire di casa almeno 2 volte, passare la notte fuori di casa prima di 13 anni contro il volere dei genitori, marinare sistematicamente la scuola) Presenza di tre (o più) di tali criteri nei 12 mesi precedenti, con significativa compromissione funzionale, con almeno un criterio presente negli ultimi 6 mesi Si distingue in base all’età di esordio: ad Esordio nella Fanciullezza: esordio di almeno un criterio caratteristico del Disturbo della Condotta prima dei 10 anni di età ad Esordio nell’Adolescenza: assenza di tutti i criteri caratteristici del Disturbo della Condotta prima dei 10 anni di età Il disturbo della Condotta può essere diagnosticato in soggetti che hanno più di 18 anni ma solo se non vengono soddisfatti i criteri del Disturbo Antisociale di Personalità DC 2 Epidemiologia La prevalenza del Disturbo della Condotta sembra essersi accresciuta negli ultimi decenni e può essere maggiormente osservata negli ambienti urbani piuttosto che in quelli rurali. Le percentuali variano ampliamente a seconda della natura della popolazione campionata e dei metodi di valutazione, studi condotti sulla popolazione generale riportano percentuali che variano da meno dell’1% a più del 10%. I tassi di prevalenza sono maggiori tra gli uomini che tra le donne, l’esordio del Disturbo della Condotta può verificarsi anche in età prescolare, ma i primi sintomi significativi emergono nel periodo tra la media infanzia e la media adolescenza. DC 3 Fattori di rischio Genetici Psicopatologia dei genitori, depressione materna (specie se associata a comportamenti coercitivi) Ambientali Ridotte interazioni positive (calore/affetto) Abuso di sostanze e comportamenti antisociali nei genitori (soprattutto padre) Genitori che si percepiscono incapaci di regolare il comportamento dei figli Genitori “distratti” verso i figli o troppo rigidamente severi Genitori oscillanti in modo incoerente, imprevedibile e caotico tra affetto senza freni e indifferenza glaciale Difficoltà economiche Bambino con basso QIV e ritardo nella lettura Attaccamento: insicuro ambivalente/resistente Disorganizzato Alternanza di condotte di ritiro e isolamento del bambino, con episodici e improvvisi scoppi d’ira. Dell’ambiente allargato Svantaggio socioeconomico Modelli aggressivi adulti, negativistici, provocatori, tirannici e vincolanti verso il genitore, stile relazionale coercitivo Comunita’: aree urbane, quartieri, singoli isolati Disturbi del comportamento Diagnosi differenziale Tra ADHD, DOP e DC Considerare i criteri diagnostici Tra DOP e DC, il DOP non include di solito aggressioni contro persone o animali, distruzione di proprietà o abitudine a furto e frode Normalità Vivacità fisiologica Problemi ambientali inadeguato supporto scolastico (lieve ritardo / particolare vivacità intellettiva) inadeguato supporto familiare (ambiente caotico, divorzio, abuso, abbandono) Disturbi neurologici e patologie mediche Disturbi sensitivi (sordità , deficit visivi) Epilessia Dist. Tiroidei Trauma Cranico Ascessi / neoplasie lobo frontale Abuso di sostanze Intossicazione da piombo Farmaci (Antistaminici, benzodiazepine,beta-agonisti, antiepeilettici) Altri disturbi psichiatrici Ritardo mentale/”disturbo dell’apprendimento” Autismo (spettro) Disturbo dell’attaccamento Disturbi sensoriali (deficit visivo/uditivo) Disturbi dell’umore Alti disturbi psicotici Trattamento 1 I disturbi del comportamento rappresentano una delle più frequenti cause di intervento in età evolutiva, dotata di un valore predittivo in termini di adattamento psicosociale. Considerarli sempre disturbi cronici Trattamento non farmacologico Il trattamento inizia fin dal primo incontro, la prima fase di valutazione diagnostica diventa quindi preparatoria per bno/adol e genitori ad un intervento terapeutico Trattamento in acuto/cronico Alleanza terapeutica con b.no/adole e con genitori Importanza di intervento che interessi tutti gli ambienti di vita e su difficoltà scolastiche Individuazione di punti di forza da cui partire Porre obiettivi condivisi Riduzione comportamenti aggressivi Adattamento alle richieste scolastiche Creazione di una “rete” di supporto sul territorio Interventi coerenti tra i vari operatori del caso Trattamento 2 Attività psicoeducativa di gruppo, rinforzo sociale intrinseco Colloqui individuali Intervento clinico multimodale Colloqui con i genitori Terapia farmacologica Colloqui sociali Lavoro in rete con equipe scolastica e territorio Trattamento 3 L’individuo rappresenta un equilibrio tra le innate (genetiche) e acquisite influenze biologiche e le acquisite influenze ambientali Se esiste una fragilità sul piano biologico all’insorgenza di un disturbo, l’ambiente può non impedire, o favorire, una piena espressione del disturbo Se esiste una fragilità sul piano biologico, l’ambiente può agire da fattore protettivo Biologia Ambiente Trattamento 4 Neuroscienze: nel corso del tempo il cervello è sempre disposto a “riformarsi” e a “modificarsi”. Le connessioni neurali possono essere modificate dall’esperienza dall’ evoluzione biologica fenomeno di “plasticità sinaptica” o “neuronale”. L’esperienza modifica (materialmente) il cervello, fenomeno che avviene non solo durante l’ infanzia, bensì lungo l’intera nostra esistenza. Le parole dell’insegnante inviano un impulso d’attività elettrica nel cervello di chi ascolta o legge attraverso milioni di cellule cerebrali. Le parole lasciano una “traccia” nella mente. Comunicare con gli altri cambia “materialmente” il nostro cervello, La conoscenza (l’apprendimento) pertanto “scolpisce” il nostro cervello, creando sempre nuove connessioni tra neuroni (ed eliminandone altre) Ciò che conta nello sviluppo mentale del bambino non è “quanta” stimolazione gli viene offerta ma “come” gli adulti “adattano” quel che dicono o fanno alle parole e alle azioni del bambino. Trattamento 5 Trattamento Farmacologico ADHD Stimolanti Atomoxetina Segnalazioni sull’utilizzo anche di a Metilfenidato anfetamine Antiipertensivi (guanfacina XR, clonidina) Antidepressivi (Triciclici, bupropione) Altri (Agonisti 5HT7, Antagonisti H3, etc) DOP e DC e altri disturbi del comportamento NAS Differenza di riposta tra individui con tratti impulsivi e quelli con tratti calloso-anemozionali (meno responsivi) Terapia basata sul Sintomo Stabilizzanti il tono dell’umore (Li, CBZ, VPA) Antipsicotici, atipici : efficacia sulle forme legate a psicosi, mania, condotta. Utilità in acuto Clonidina,Beta-bloccanti SSRI efficaci nelle forme croniche di aggressività impulsiva (es. disturbi di personalità). Evitare in bipolari. Effetto graduale, non utile in acuto Benzodiazepine Conclusioni I disturbi dirompenti del comportamento in età evolutiva dimostrano un significativo impatto in termini di frequenza relativa pervasività, impegno dell’ambiente di vita a tutti i livelli permanenza nel tempo, evolutività L’ambiente svuole un ruolo significativo nell’insorgenza… …ma anche nella cura… Diagnosi precoce Grazie dell’attenzione Famiglia Bambino Scuola Servizi