NURSING <
TERAPIA DELLA BAMBOLA
Farmaci e caregiver: test sulla validità
> di IVO CILESI *
LA VALENZA TERAPEUTICA NELL’UTILIZZO DELLA BAMBOLA, CON PAZIENTI AFFETTI DA DEMENZA SENILE CHE PRESENTANO DISTURBI COMPORTAMENTALI IMPORTANTI, ASSUME SIGNIFICATI SIMBOLICI IN RELAZIONE ALLE POTENZIALITÀ
REGRESSIVE CHE L’OGGETTO BAMBOLA EVIDENZIA. LA BAMBOLA È UNO STRUMENTO CHE FAVORISCE L’ATTIVAZIONE DI MEMORIE FAVORENDO L’ACCUDIMENTO, SOPRATTUTTO MATERNO.
> Ivo Cilesi
PREMESSA
I percorsi terapeutici attivati sono modulati
e proposti dopo una importante osservazione delle dinamiche comportamentali
dei pazienti inseriti nella sperimentazione.
L’utilizzo della bambola terapeutica evoca dinamiche relazionali proprie dell’infanzia e nella progressiva perdita delle capacità e abilità nelle persone affette da demenze importanti e particolarmente problematiche, la bambola diviene uno strumento simbolico contenitore dei vissuti
materni e paterni.
La bambola è il bambino da accudire, da
curare, da accarezzare, da guardare, da
stringere e in questa alternanza stimolando emozioni arcaiche i pazienti riconoscono vero l’oggetto inanimato e la cura
della bambola favorisce la diminuzione di
gravi disturbi comportamentali. Il peso
della bambola, la posizione allargata
delle gambe, il materiale impiegato per la
sua costruzione e lo stesso sguardo laterale, favoriscono l’approccio e la cura
della persona. Il percorso formativo tenta
di evidenziare le potenzialità delle bambole terapeutiche per la gestione e in alcuni casi la diminuzione dei disturbi com-
portamentali Questo è importante per
una effettiva diminuzione del carico farmacologico e di conseguenza per una migliore qualità di vita delle persone.
Le sperimentazioni
nelle strutture Alzheimer
Le diverse sperimentazioni della terapia
della bambola attivate in 25 strutture
Alzheimer in Italia hanno evidenziato alcuni parametri a mio parere interessanti.
Sicuramente le bambole terapeutiche
hanno dimostrato di essere maggiormente efficaci con pazienti che evidenziavano disturbi del comportamento quali
l’agitazione, l’ansia, wandering, disturbi
del sonno. E questo miglioramento si
presenta con modalità differenti a seconda del disturbo e dell’obbiettivo da perseguire.
Ad esempio, nei disturbi d’ansia l’intervento con la bambola, anche al bisogno,
agisce come una qualunque terapia farmacologia interessa varie dinamiche
emozionali. La bambola, abbiamo verificato, nei disturbi d’ansia favorisce il rilassamento e questo è collegato più all’aspetto non verbale che all’aspetto verbale
e si attiva soprattutto con il contatto stretto
con la bambola-bambino (abbraccio).
Nel disturbo del wandering si è evidenziato un sensibile incremento dei momenti di pausa. Per accudire e curare il bambino-bambola è necessario fermarsi; per
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cambiarla è necessario fermarsi; per abbracciarla e coccolarla è necessario fermarsi. Quindi nelle sperimentazioni collegate al disturbo wandering abbiamo verificato un sensibile aumento dei momenti
di pausa collegate ad una diminuzione
dei metri-chilometri percorsi dal paziente
nella giornata. Per quanto riguarda lo
stato di agitazione l’intervento riguarda
una continuata sommistrazione della
bambola nei momenti indicati dal protocollo, con la possibilità di intervenire al
bisogno se il momento collegato all’intensità del disturbo lo consiglia. Nei disturbi
del sonno la terapia della bambola è utile
per il ripristino del ritmo sonno-veglia.
Quindi favorisce il rilassamento in vari
momenti e situazioni.
E’ interessante rilevare come la somministrazione della bambola terapeutica
ha portato ad una diminuzione della terapia farmacologia nei pazienti trattati, con
una significativa diminuzione anche delle
terapie al bisogno. Come vedremo analizzando i dati di una sperimentazione nei
reparti Alzheimer del Pio Albergo Trivulzio. Inoltre è dimostrata l’efficacia nella
stimolazione della memoria procedurale,
grazie alla vestizione della bambola che
il paziente collega alle sue capacità, riattivando le sue capacità procedurali di vestizione. Devo rilevare che è molto importante che la consegna della bambola al
paziente segua una codificata metodo-
logia di approccio, questo per rafforzare
l’impatto emozionale con l’oggetto-bambola. Inoltre è fondamentale, come è accaduto, che il progetto di inserimento
della terapia della bambola sia condiviso
da tutto lo staff operativo.
E’ importante valutare altre problematiche
trattabili con questa terapia come la gestione degli stati di agitazione durante le
attività assistenziali:
• momento del bagno;
• momento dell’igiene;
• cambi dei presidi.
E’ inoltre fondamentale che ci sia un giusto equilibrio del carico farmacologico e
che ogni variazione venga segnalata
sull’apposita scheda.
La terapia della bambola come altre terapie non farmacologiche deve essere attivata a titolo preventivo, quindi prima di
importanti somministrazioni farmacologiche.
Inoltre è molto importante che ogni variazione venga riportata sulle schede e attentamente valutata.
La terapia della bambola incide in modo
importante in tre diverse aree.
Area pazienti
Miglioramento delle condizioni psicofisiche delle persone affette da varie forme
di demenza (diminuzioni dei disturbi com-
portamentali e miglioramento dello stato
di benessere della persona) inserite scale
di valutazione (MMSE valutazione dello
stato cognitivo, scheda somministrata
prima e durante il trattamento non farmacologico per monitorare eventuali variazioni del livello cognitivo).
Area operatori
Diminuzione delle problematiche relative
a stress e burn out, diminuzione, dove la
bambola è inserita, del carico di lavoro
assistenziale e sanitario. La terapia della
bambola favorisce la rimotivazione dei
gruppi di lavoro, favorisce l’uscita dalla
routine all’interno delle differenti attività di
lavoro. Allo stesso tempo facilita e incrementa le dinamiche osservative degli
operatori.
Area familiari
La terapia della bambola, proprio per la
sua specificità e flessibilità, è possibile inserirla anche a domicilio. E’ utile una formazione del caregiver. Si riscontra che in
ambito domiciliare diventa uno strumento
utile per gestire situazioni collegate a
disturbi comportamentali che in fase
acuta sono difficilmente gestibili da parte
dei familiari.
PIO ALBERGO TRIVULZIO
Si tratta di una relazione relativa ad un periodo di osservazione giugno/dicembre
2010. I pazienti inseriti nella sperimentazione sono stati selezionati in base a:
• Grave deterioramento cognitivo.
• Presenza di disturbi comportamentali.
• Difficili nella gestione assistenziale.
• In trattamento farmacologico con parziale beneficio.
Modalità e tempi di trattamento
I soggetti (5 donne e 1 uomo) sono stati
individuati utilizzando la stesura del PAI
e sono stati guardati attentamente per 15
giorni utilizzando schede di osservazione
appositamente realizzate per la registrazione del comportamento osservato dietro lo stimolo della bambola. A conclusione dell’osservazione, verificata l’accettazione e l’attivazione affettiva con la bambola (nei 15 giorni di osservazione), si è
provveduto con protocollo individuale di
somministrazione, all’inserimento in tera-
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pia dei pazienti selezionati, consegnando
la bambola secondo fasce orarie concordate in équipe. Un solo soggetto (uomo)
per aggravamento clinico ha dovuto interrompere nel mese di luglio la terapia.
Efficacia della terapia
Dall’esame dei punteggi delle scale di valu tazione (NPI, MMSE, CORNELL,
CDR), dalle osservazioni riportate dagli
operatori sulle schede specifiche, dalle
riunioni per la compilazione del PAI si è
evidenziato:
• riduzione del disturbo comportamentale
per tutti i soggetti, in particolare per due
pazienti;
• riduzione terapia farmacologica relativa
a due pazienti;
• mai somministrato farmaco al bisogno
a due pazienti;
• per nessun paziente aumento di terapia
farmacologica;
• per tutti i pazienti è stata facilitata una
maggior permanenza negli ambiti comunitari (maggior tolleranza alle situazioni di
gruppo);
• per una paziente la bambola è servita
anche come aiuto nel momento del pasto
• la bambola ha stimolato in molti soggetti
il sorriso ed espressioni materne.
La percezione
dei caregiver professionali
La verifica dell’utilità e dell’efficacia della
terapia della bambola attraverso la percezione dei caregiver è stata quindi testata attraverso un questionario distribuito
al personale di due sezioni RSA Alzheimer (26 operatori geriatrici, 8 infermieri,
2 medici, 2 coordinatrici, 2 fisioterapisti,
1 educatore sociale), lasciando circa 1
mese di tempo. Sono stati compilati e riconsegnati in forma anonima 21 questionari (51%).
L’età dei rispondenti era così distribuita:
• 38 % dei soggetti aveva età compresa
tra i 30 e 40 anni,
• 43 % tra i 40 e 50 anni,
• 9.5 % inferiore a 30 anni,
• 9.5 % oltre i 50 anni.
• Considerati gli anni di esperienza,
emergeva che il 38% aveva oltre 10 anni
di esperienza con ospiti dementi, il 28%
lavorava nei nuclei protetti dai 6 ai 10 anni
ed il 28% aveva un’ esperienza inferiore
ai 5 anni.
L’indagine ha rilevato:
• il beneficio della terapia,
• le reazioni dei pazienti,
• il coinvolgimento emotivo di chi fornisce
loro assistenza,
• l’adeguatezza della formazione teorica
e della assistenza formativa durante lo
svolgimento della terapia nonché il gradimento dei parenti degli assistiti.
Il 48% delle risposte ha sostenuto la
valutazione positiva. Il beneficio si riflette
nella riduzione/assenza di disturbi del
comportamento, quali: movimento aberrante, aggressività, agitazione, ansia, apatia, depressione, disturbo del sonno. Il
personale ha sostenuto con convinzione
che si è sentito di agire a beneficio del
benessere dell’anziano. I sentimenti provati dal personale nei confronti dell’anziano che utilizza la bambola sono per 86%
connotati da tenerezza. Circa la formazione si nota che il 43% degli intervistati
ritiene utile approfondire ulteriormente,
mentre i restanti hanno risposto dividendosi in modo uguale tra forse e no. Relativamente all’opinione dei parenti degli
assistiti si è rilevato che il personale ne ha
percepito l’opinione certamente positiva
nel 43% dei casi, indecisa nel 38%, negativa nel 19% dei casi.
Conclusioni
Il feedback del personale di assistenza
all’uso della bambola è stato globalmente
positivo. Il progetto di implementare il
coinvolgimento del caregiver formale,
nell’attuazione di terapie non farmacologiche, in atto al Pio Albergo Trivulzio nei
Nuclei Alzheimer RSA appare utile; infatti,
la possibilità di esprimere la propria opinione, anche emozionale, rinforza la
compliance all’adozione di strategie ambientali, aumenta la coesione dell’équipe
e riduce il rischio di burn out.
* Responsabile Servizio Terapie non
Farmacologiche Area Alzheimer Fondazione
S. Maria Ausiliatrice ( Bergamo) - Supervisore
Terapie non Farmacologiche Area Alzheimer
Pio Albergo Trivulzio ( Milano ) - Consulente
Centri Alzheimer Goteborg ( Svezia)
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